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Coronavirus, 5.456 nuovi positivi e 26 decessi nelle ultime 24 ore

ROMA (ITALPRESS) – Sono 5.456 i nuovi casi di Coronavirus registrati in Italia nelle ultime 24 ore, e 26 i decessi che portano il totale delle vittime a 36.166. Nelle ultime 24 ore sono stati eseguiti 104.658 tamponi, per un totale di 12.564.713 da inizio emergenza. E’ quanto si legge nel bollettino del ministero della Salute e della Protezione Civile di oggi.
Il totale dei dimessi/guariti, ad oggi, è di 239.709 (+1.184), mentre gli attuali positivi sono 79.075. Ad oggi sono 4.519 i ricoverati con sintomi, di questi 420 si trovano in terapia intensiva, mentre in isolamento domiciliare ci sono 74.136 persone.
La Lombardia si conferma la regione dove, nelle ultime 24 ore, è stato registrato il maggior numero di nuovi casi (1.032), seguita da Campania (633), Toscana (517), Veneto (438), Piemonte (409) e Liguria (386).
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Coronavirus, Arcuri “in arrivo 5 milioni di test rapidi”

ROMA (ITALPRESS) – “Ieri abbiamo chiuso la gara per acquisire almeno 5 milioni di test rapidi antigenici, per aumentare la possibilità di rintracciare prima e meglio il virus”. Lo ha detto il Commissario Straordinario all’Emergenza Domenico Arcuri, nel corso del programma di Raitre “Mezz’ora in più”.
“Trentanove imprese hanno risposto a questa richiesta. In una settimana, massimo 10 giorni, li acquisiremo – ha detto ancora Arcuri – Vogliamo continuare le dotazioni negli aeroporti, nei porti, ma anche ai medici di base, nelle scuole”. “I medici di territorio sono delle persone straordinarie, hanno avuto molte vittime, e abbiamo il dovere di attrezzarli di più e meglio, e loro di collaborare ancora di più”, ha precisato Arcuri. “Le scuole reggono il contagio ed è stata un’operazione meritevole per tutti riaprirle, bisogna continuare a proteggerle con tamponi rapidi in casi di contagiati”, ha concluso.
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Coronavirus, 5.724 nuovi positivi e 29 decessi nelle ultime 24 ore

ROMA (ITALPRESS) – Sono 5.724 i nuovi casi di Coronavirus registrati in Italia nelle ultime 24 ore, e 29 i decessi che portano il totale delle vittime a 36.140. Nelle ultime 24 ore sono stati eseguiti 133.084 tamponi, per un totale di 12.460.055 da inizio emergenza. E’ quanto si legge nel bollettino del ministero della Salute e della Protezione Civile di oggi. Il totale dei dimessi/guariti è di 238.525, mentre gli attuali positivi sono 74.829. Ad oggi sono 4.336 i ricoverati con sintomi, di questi 390 si trovano in terapia intensiva, mentre in isolamento domiciliare ci sono 70.103 persone. La regione dove è stato registrato il maggior numero di nuovi casi, nelle ultime 24 ore, è la Lombardia (1.140), seguita da Campania (664), Veneto (561), Toscana (548), Piemonte (499) e Lazio (384).
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Coronavirus, 5.372 nuovi casi e 28 decessi

ROMA (ITALPRESS) – Non si ferma l’aumento dei contagi da
coronavirus in Italia. I nuovi casi superano quota 5mila, per
l’esattezza nelle ultime 24 ore se ne registrano 5.372. E’ quanto
riporta il bollettino di Ministero della Salute – Istituto
Superiore di Sanità. Aumentano anche i decessi, che salgono a 28 (+6 rispetto a ieri). Record di tamponi: 129.471, in aumento rispetto ai 128.098 mila di ieri. Gli attualmente positivi sono 70.110 (+4.18). In crescita i ricoverati con sintomi, oggi sono 4.086 (+161), di questi 387 (+29) si trovano in terapia intensiva. In isolamento domiciliare invece ci sono 65.637 persone. Gli aumenti maggiori di casi in Lombardia (983), Campania (757), Veneto (595). La regione con l’incremento minore è il Molise (11).
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Covid, meno ricoverati in terapia intensiva sul totale

ROMA (ITALPRESS) – In media in Italia il 6,55% dei ricoverati per COVID-19 ricorre al setting assistenziale della terapia intensiva. Il dato era dell’8,17% la scorsa settimana. La Toscana rappresenta la Regione che attualmente registra il rapporto più elevato tra ricoverati in terapia intensiva sui ricoverati totali (19%), il Friuli Venezia Giulia e le Marche si attestano al 17%. Seguono Sardegna con il 13% e la Lombardia all’11%, la Regione Lazio al 5%.
E’ quanto emerso dalla 23ma puntata dell’Instant Report Covid-19
– https://altems.unicatt.it/altems-covid-19 – una iniziativa dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica di confronto sistematico dell’andamento della diffusione del Sars-COV-2 a livello nazionale.
L’analisi riguarda tutte le 21 Regioni e Province Autonome con un focus dedicato alle Regioni in cui è stato maggiore il contagio (Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Marche e Lazio).
Analizzando il tasso di saturazione dei Posti Letto di Terapia Intensiva sui nuovi posti letto attivati post DL 34/2020, Le Regioni con il tasso di saturazione più alto sono: Liguria, Campania e Sardegna. In particolare, se consideriamo la dotazione di posti letto originaria, ovvero prima dei piani regionali di riorganizzazione della rete ospedaliera, il 16% dei posti letto di terapia intensiva in Liguria, il 15,5% in Campania e il 14 in Sardegna sono occupati da pazienti Covid-19.
Le percentuali scendono rispettivamente al 10,1%, 9,5% e 8,3 se prendiamo in considerazione la dotazione prevista in risposta ai dettami del DL 34/2020.
Il tasso di saturazione medio calcolato sull’intera penisola è del 6,6% se consideriamo la dotazione pre DL 34 e del 4% se, invece, teniamo in considerazione i nuovi posti letto di TI.
Per quanto riguarda l’incremento del tasso di saturazione dei PL di terapia intensiva (considerando anche i PL previsti in risposta ai dettami del DL 34/2020) rispetto all’aggiornamento della settimana precedente, le percentuali più alte si registrano in Valle d’Aosta (+5,6%), Umbria (+3,9%) e Campania (+3,1%). Al contrario, è possibile apprezzare un decremento del numero di ricoverati i TI in Molise (-2,3%), Molise (-1,2%) e Veneto (-0,7%).
Dal report è stata avviata un’analisi di confronto tra il tasso di saturazione dei Posti Letto di Terapia intensiva alla data del 20 marzo (picco epidemia Covid-19) rispetto al tasso di saturazione dei Posti Letto di Terapia intensiva alla data del 6 ottobre.
Nella maggior parte delle regioni, il tasso di saturazione odierno, probabilmente grazie anche all’incremento dei posti letto, è ben lontano dai livelli di marzo 2020: si guardi, ad esempio alla Lombardia e alle Marche. Entrambe durante la fase più critica dell’emergenza viaggiano con tassi di occupazione superiori al 100% mentre ad oggi si attestano rispettivamente al 3 e al 2%.
Infatti, il valore medio italiano di saturazione al 20 marzo era del 52% mentre oggi si ferma al 4%. Tuttavia, è interessante notare che Campania (12% vs. 9%), Lazio (8% vs. 6%) e Sardegna (11% vs. 8%) sono le uniche Regioni che registrano tassi odierni di saturazioni molto vicini a quelli, seppur modesti, raggiunti durante il picco della fase emergenziale.
“Il tasso di saturazione dei posti letto di terapia intensiva continua a crescere, seppur con percentuali molto basse – sostiene il Professor Americo Cicchetti, Professore Ordinario di Organizzazione Aziendale presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore -. Per il momento, comunque, non dobbiamo preoccuparci – continua il Professor Cicchetti: nella maggior parte delle Regioni, il tasso di saturazione odierno, probabilmente grazie anche all’incremento dei posti letto, è ben lontano dai livelli di marzo 2020”.
Si confermano le differenze importanti in termini di incidenza della diffusione del Covid-19 nelle diverse Regioni che proseguono anche nella Fase 2. I dati (al 06 Ottobre) mostrano che la percentuale di casi attualmente positivi (n = 60.134) sulla popolazione nazionale è pari allo 0,10% (sensibilmente in aumento rispetto ai dati del 29/09 in cui si registrava lo 0,08%). La percentuale di casi (n= 330.263) sulla popolazione italiana è in sensibile aumento, passando dallo 0,52% allo 0,55%.
Dal report #21, si introduce una nuova analisi in termini di monitoraggio della prevalenza derivante dal confronto negli ultimi mesi (Prevalenza periodale del 8 agosto – 6 settembre e del 7 settembre – 6 ottobre (per 100.000 abitanti) si denota come nella maggior parte delle regioni tale indice è raddoppiato. In particolare, nell’ultimo mese la prevalenza di periodo nei 30 giorni è più che raddoppiata. La differenza più significativa riguarda la Liguria, la provincia di Trento, la Sardegna e la Campania. In particolare, il valore nazionale della prevalenza di periodo è incrementato notevolmente passando da 67,20 (nel periodo 8 agosto – 6 settembre) a 140,21 (nel periodo 7 settembre – 6 ottobre).
Per quanto riguarda la ricerca del virus attraverso i tamponi, il trend nazionale sul tasso dei tamponi effettuati (per 1000 abitanti) continua ad aumentare rispetto alle scorse settimane, ed è pari a 10,13 tamponi per 1000 abitanti (era pari a 9,11 la settimana scorsa). Relativamente al tasso settimanale di nuovi tamponi, i valori più alti vengono registrati nelle regioni del nord (Veneto e P.A di Trento). Il valore più basso viene registrato nella Regione Puglia (5,32).
Per il monitoraggio nella fase 2 è fondamentale il rapporto tra numero delle persone positive e il numero di persone testate nella settimana. Le Regioni associate ad un numero di tamponi realizzati al di sopra della media nazionale ed in linea con i casi registrati risultano essere, in particolare, Liguria e PA Trento. Tra la gran parte delle Regioni solo una minoranza dei casi accertati di COVID-19 risulta diagnosticata a partire dai test di screening. Nella maggior parte delle Regioni la quasi totalità dei nuovi casi accertati di COVID-19 risulta diagnosticata a partire dal sospetto clinico ad eccezione della Calabria, della Basilicata e della Puglia.
L’andamento generale registra pattern diversi nelle Regioni del Nord. Le Regioni contraddistinte da un indice più stabile nell’ultimo mese sono l’Emilia-Romagna e la Lombardia. Si segnala un trend in diminuzione nella Regione Toscana e Friuli-Venezia Giulia. Il valore medio registrato nell’ultima settimana nelle Regioni del Nord dall’indicatore è pari a 4,94%.
Nelle Regioni del Centro si registra un andamento in diminuzione durante l’ultima settimana nel Lazio, in Umbria ed in Molise. Nelle Marche l’indicatore subisce una lieve variazione in aumento per poi diminuire lievemente durante le ultime due settimane. Si segnala in Abruzzo un trend crescente durante l’ultima settimana ed in Molise un trend decrescente nelle ultime due settimane. Il valore medio registrato nell’ultima settimana nelle Regioni del Centro dall’indicatore è pari a 8,85%.
Nelle Regioni del Sud si registra un trend stabile in Campania nelle ultime tre settimane ed un trend in diminuzione in Puglia. Si segnala un trend in aumento in Sicilia. La Basilicata registra nell’ultima settimana un valore dell’indicatore par a 7,94%. Il valore medio registrato nell’ultima settimana nelle Regioni del Centro è pari a 7,96%.
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Covid, contratto Janssen-Commissione Ue per candidato vaccino

ROMA (ITALPRESS) – Johnson & Johnson ha annunciato oggi che la Commissione Europea ha approvato un contratto preliminare di acquisto secondo cui Janssen fornirà 200 milioni di dosi del suo candidato vaccino contro il COVID-19 ai Paesi membri dell’UE a seguito dell’approvazione o autorizzazione da parte delle autorità regolatorie. I Paesi membri dell’UE avranno anche l’opzione di acquistare fino a 200 milioni di dosi supplementari.
“La pandemia di COVID-19 continua a minacciare le popolazioni di tutto il mondo. Abbiamo la responsabilità di garantire l’accesso al nostro vaccino contro il COVID-19 non appena sarà pronto. Siamo grati del supporto della Commissione e degli Stati membri al nostro candidato vaccino e ai nostri sforzi di ricerca e sviluppo”, afferma Paul Stoffels, M.D., vice presidente del Comitato Esecutivo e Chief Scientific Officer, Johnson & Johnson.
Questo accordo segue la conclusione dei colloqui esplorativi avviati con la Commissione Europea. L’azienda ha un dialogo in corso con diversi interlocutori, tra cui governi nazionali e organizzazioni mondiali, “per rendere il candidato vaccino accessibile a livello globale, una volta che ne sia stata dimostrata l’efficacia, la sicurezza e che sia stato approvato dalle autorità regolatorie”, si legge in una nota.
Separatamente dall’accordo con la Commissione UE, nel quadro più ampio dell’impegno dell’azienda nel contrastare la pandemia di COVID-19, Johnson & Johnson ha annunciato che prevede di destinare fino a 500 milioni di dosi del vaccino per assicurare l’accesso ai Paesi a più basso reddito; le consegne inizieranno a metà del prossimo anno dopo l’approvazione o autorizzazione degli organi competenti. “Consapevoli dello straordinario fabbisogno globale di vaccini anti-COVID-19, lavoriamo senza sosta per accrescere ancor più il numero di dosi disponibili – prosegue la nota -. Johnson & Johnson sta sviluppando e testando il candidato vaccino di Janssen contro il COVID-19 in conformità a rigorosi standard etici e a solidi principi scientifici. L’azienda sta valutando un regime a dose singola nel suo trial registrativo di fase 3 su larga scala, esteso a diversi Paesi, iniziato in settembre (Ensemble). Più avanti nel corso di quest’anno si prevede l’inizio di un secondo studio di fase 3 con un regime a due dosi. Johnson & Johnson è impegnata a garantire la trasparenza e a condividere delle informazioni relative allo studio Ensemble di Fase 3.1”.
Il vaccino sperimentale di Janssen contro il Covid-19 utilizza la tecnologia AdVac. La stessa tecnologia è stata usata per sviluppare il regime vaccinale di Janssen contro l’Ebola approvato dalla CE, ed è alla base dei suoi candidati vaccini per i virus HIV, RSV e Zika. Ad oggi, più di 100.000 persone sono state vaccinate utilizzando la piattaforma AdVac di Janssen. “Sulla base delle conoscenze sulla stabilità dei nostri vaccini, prevediamo che il nostro candidato vaccino sia compatibile con i canali di distribuzione standard senza la necessità di nuove infrastrutture distributive”, conclude la nota.
(ITALPRESS).

IVI al fianco delle donne con patologie oncologiche

ROMA (ITALPRESS) – Ottobre è il mese della prevenzione del tumore al seno, patologia che costituisce circa il 30% della totalità delle patologie tumorali diagnosticate alla popolazione femminile e che nel 2019, in Italia, ha colpito circa 53.200 donne. La prevenzione è un’arma fondamentale per combattere la malattia, e mai come quest’anno, in cui il lockdown ha costretto molte persone a rimandare numerose visite di controllo, è doveroso ricordare l’importanza di effettuare controlli di routine e screening oncologici.
Fortunatamente, la medicina ha fatto passi da gigante e registra continui progressi: oggi l’87% delle donne riesce a sconfiggere il tumore al seno. Le terapie oncologiche, che permettono alle donne di sopravvivere e lasciarsi la malattia alle spalle, possono però minare la fertilità, compromettendo le possibilità di avere figli. E’ per questo che IVI suggerisce a tutte le donne cui è stata diagnosticata una patologia oncologica di sottoporsi quanto prima al trattamento di preservazione della fertilità. Dal 2007 a oggi, oltre 1.300 pazienti colpite dal tumore (nel 35% dei casi cancro alla mammella) si sono rivolte a IVI per sottoporsi a questo tipo di trattamenti.
Oggi la tecnica più diffusa è la vitrificazione degli ovociti, che garantisce tassi di successo analoghi all’utilizzo di ovociti freschi: attraverso la vitrificazione, gli ovociti vengono conservati mediante un raffreddamento ultrarapido che evita la formazione di cristalli di ghiaccio, proteggendo così gli ovuli per il tempo necessario.
“In passato – afferma la dottoressa Daniela Galliano, ginecologa esperta in Medicina della Riproduzione e Direttrice del Centro IVI di Roma – una diagnosi di tumore escludeva ogni probabilità di una gravidanza futura, dato che le potenti terapie utilizzate per debellare la malattia rischiano di compromettere la normale funzionalità dell’apparato riproduttivo femminile. Oggi, invece, anche le pazienti cui viene diagnosticata una patologia oncologica non sono costrette a rinunciare al loro desiderio di maternità perchè, anche dopo terapie così invasive, possono ottenere una gravidanza grazie alle tecniche di preservazione della fertilità”.
“Si tratta di trattamenti ancora poco conosciuti, soprattutto in Italia, Paese in cui si fa fatica a parlare di infertilità. Tuttavia – ha continuato la dottoressa Galliano – a livello globale il ricorso a queste tecniche in caso di terapie oncologiche si sta diffondendo sempre di più. IVI dal 2007 promuove un programma gratuito di preservazione della fertilità chiamato “Madre dopo il cancro, Padre dopo il cancro”: finora 1.372 donne con patologie oncologiche, di cui 484 con tumore al seno, hanno scelto di rivolgersi ai nostri centri per sottoporsi a questi trattamenti. La vitrificazione di ovociti ha permesso la nascita di 35 bambini sani: ognuno di loro rappresenta un motivo per non perdere la speranza. Altre 22 gravidanze sono state comunque possibili in pazienti che, dopo aver sconfitto il cancro, hanno fatto ricorso alla fecondazione eterologa”.
“Noi di IVI – ha concluso la dottoressa Galliano – siamo molto sensibili al tema. Specialmente ad ottobre, mese della prevenzione, vogliamo essere ancora più vicini a tutte le donne e ricordare loro l’importanza della prevenzione, come primo atto d’amore verso sè stessi e i propri cari”.
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Vaccini, Farmacisti a Regione Sicilia “assicurare più ampia copertura”

PALERMO (ITALPRESS) – “Gli Ordini dei Farmacisti della Regione Sicilia, tenuto conto della decisione – assunta nella riunione del 14 settembre dalla Conferenza Stato-Regioni – di destinare alla distribuzione privata in farmacia solo l’1,5% dei vaccini antinfluenzali acquisiti dalle Regioni e manifestando il proprio plauso per la recente Ordinanza della Regione Lazio, sulla prevenzione e la gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 e sull’implementazione delle sedi vaccinali, chiedono alla Regione di mettere a disposizione delle farmacie aperte al pubblico una quota di dosi di vaccino da destinare alla popolazione attiva”. E’ quanto si legge in una lettera firmata dal presidente dell’Ordine dei Farmacisti della provincia di Agrigento, Maurizio Pace, e inviata al governatore della Sicilia,
Nello Musumeci, all’assessore regionale della Salute, Ruggero Razza, ed al presidente della VI Commissione Sanità dell’Ars, Margherita La Rocca Ruvolo”.
“Come è noto – si legge nella lettera -, vi è un rischio fondato che chi non ha diritto all’immunizzazione gratuita abbia difficoltà a trovare il vaccino in farmacia, considerato che, come segnalato dall’industria farmaceutica, la quantità di dosi prodotte è sufficiente esclusivamente per coprire il fabbisogno delle Regioni per i soggetti rientranti nelle fasce protette”.
“In effetti – prosegue la lettera -, sono molto numerose le richieste arrivate nelle farmacie per prenotare i vaccini a pagamento e la scarsità delle dosi di vaccino destinate alle stesse renderebbe impossibile la vaccinazione dei cittadini che non rientrano nelle categorie a rischio e che provvedono privatamente ad acquistarlo con oneri a proprio carico. Si chiede, pertanto, di consentire il reperimento nelle farmacie di dosi di vaccino antiinfluenzale, al fine di raggiungere l’obiettivo generale di copertura vaccinale e assicurare che il Servizio Sanitario Regionale possa fronteggiare l’aumento di domanda anche per persone di età compresa tra 18-59 anni”.
“Soltanto attraverso il coinvolgimento dei farmacisti e delle farmacie nella campagna stagionale antinfluenzale 2020-21, con la possibilità – oltre che di dispensare, anche di somministrare il vaccino analogamente alla Regione Lazio – si potrà assicurare la più ampia copertura vaccinale della popolazione, particolarmente importante in un momento emergenziale come quello attuale”, conclude la missiva dell’Ordine dei Farmacisti, che auspica “un tempestivo intervento”.
(ITALPRESS).