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Coronavirus, 2844 nuovi positivi e 27 decessi nelle ultime 24 ore

ROMA (ITALPRESS) – Sono 2.844 i nuovi casi di Coronavirus registrati in Italia nelle ultime 24 ore, e 27 i decessi che portano il totale delle vittime, da inizio emergenza, a 35.968. Nelle ultime 24 ore sono stati eseguiti 118.932 tamponi, per un totale di 11.691.391. E’ quanto si legge nel bollettino del Ministero della Salute e della Protezione Civile di oggi.
Il totale dei dimessi/guariti è di 231.217 (+1.247), mentre gli attuali positivi sono 55.566 (+1.569). Ad oggi sono 3.205 i ricoverati con sintomi, di questi 297 si trovano in terapia intensiva, mentre in isolamento domiciliare ci sono 52.064 persone.
La regione dove è stato registrato il maggior numero di nuovi casi, nelle ultime 24 ore, è ancora la Campania (401), seguita da Lombardia (393), Piemonte (279), Veneto (276) e Lazio (261).
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Coronavirus, 2.499 nuovi casi positivi e 23 decessi

ROMA (ITALPRESS) – Dopo l’impennata di ieri restano stabili i dati sui contagi da Coronavirus. Nelle ultime 24 ore, secondo il bollettino elaborato dal ministero della Salute e dalla Protezione civile nazionale, sono 2.499 i nuovi casi di contagio in Italia, 49 meno di ieri, quando i tamponi risultati positivi erano 2.548. In tutto, i positivi italiani da inizio pandemia toccano quindi quota 319.908. Attualmente le persone positive al Covid-19 sono 53.997, 350 in più rispetto a ieri. Di questi, 3.142 sono ricoverati con sintomi, 294 sono in terapia intensiva (ieri erano 290) e 50.561 in isolamento domiciliare.
I tamponi effettuati nelle ultime 24 ore sono stati 120.301, circa duemila più di ieri. Oggi si registrano inoltre 23 decessi, il numero delle vittime sale quindi a 35.941. La regione con il maggior numero di nuovi positivi è la Lombardia (307), seguita da Campania (392), Lazio (264), Toscana (223) e Piemonte (219). La Regione Piemonte segnala che dei 219 casi, 58 sono riallineamenti riferiti alla giornata di ieri. Molise (4) e Valle d’Aosta (11) le regioni con il minor numero di nuovi casi. A livello di ricoveri, la regione più in sofferenza è il Lazio con 678, seguito dalla Campania con 439, dalla Sicilia con 30e e dalla Lombardia con 302. Le terapie intensive più affollate sono quelle di Lazio (49), Campania (39) e Lombardia (39). Non ci sono pazienti in terapia intensiva in Trentino, in Alto Adige, nella Valled’Aosta e in Molise.
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Coronavirus, impennata di nuovi casi e 24 morti

ROMA (ITALPRESS) – Sono 2.548 i nuovi casi di Coronavirus in Italia, circa 700 in più rispetto a ieri, quando i tamponi risultati positivi furono 1.851. In tutto, i positivi italiani da inizio pandemia toccano quindi quota 317.409.
Lo rileva il bollettino giornaliero elaborato dal ministero della Salute e dalla Protezione civile nazionale. Attualmente le persone positive al Covid-19 sono 52.647, circa 1.500 più di ieri, quando erano 51.263, di questi 3.097 sono ricoverati con sintomi, 291 sono in terapia intensiva (ieri erano 280) e 49.259 in isolamento domiciliare. I tamponi effettuati nelle ultime 24 ore sono stati 118.326, 13mila circa più di ieri, quando furono 105.564. Oggi si registrano inoltre 24 decessi, il numero delle vittime sale quindi a 35.918. La regione con il maggior numero di nuovi positivi è il Veneto con 445, seguito dalla Campania (390) e dalla Lombardia 324. Un solo nuovo caso in Valle D’Aosta e Molise, mentre non ci sono regioni Covid free al momento.
A livello di ricoveri, la regione più in sofferenza è il Lazio con 666, seguito dalla Campania con 421 e dalla Sicilia con 307. Le terapie intensive più affollate sono quelle di Campania, Lazio e Lombardia, rispettivamente con (38, 49 e 35 casi). Non ci sono pazienti in terapia intensiva in Trentino Alto Adige e Molise.
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Operato con stampa 3D al Rizzoli Bologna, ragazzo guarito dopo 10 anni

BOLOGNA (ITALPRESS) – Non riusciva ad afferrare gli oggetti, nè ad allacciarsi i bottoni, a causa del suo braccio destro che non poteva funzionare perchè era cresciuto in modo deforme dopo una brutta frattura del gomito all’età di sette anni, e con un danno estetico importante. Quel bimbo che oggi ha sedici anni, dopo quasi dieci anni, è tornato a una mobilità normale grazie a un delicato intervento eseguito all’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, nel giugno scorso, dall’equipe della Chirurgia della Spalla e del Gomito diretta dal dottor Roberto Rotini, che per affrontare una situazione così complessa ha applicato una tecnica chirurgica innovativa sviluppata con la start up biomedicale E-lisa. “Di fronte a una compromissione così grave del gomito, che si era deformato su più piani, era impossibile eseguire in modo tradizionale l’intervento di osteotomia, che attraverso l’asportazione di un cuneo d’osso lo riporta alla posizione normale – spiega Rotini -. L’intervento è stato realizzato grazie a una pianificazione preoperatoria ‘computer assisted’, che ci ha permesso di definire le linee di taglio da seguire per correggere su diversi piani l’osso deformato. Dopo una simulazione virtuale della tecnica il team di E-lisa ha realizzato strumenti ad hoc da utilizzare in sala operatoria, pezzi unici stampati in 3D senza i quali non sarebbe stato possibile operare”. Il primo passo è stata la tac del gomito deformato e di quello sano per progettare il percorso chirurgico con il supporto di un modello informatico: una successione di piccole asportazioni di tessuto dall’osso, calcolate per arrivare alla possibilità di ruotare l’omero di circa sessanta gradi e per ripristinare l’anatomia normale della parte terminale dell’omero. “Con lo stesso modello di calcolo avanzato abbiamo progettato specifiche ‘guidè di taglio – continua Rotini – che sono state indispensabili in sala operatoria: applicandole sull’osso, hanno consentito di eseguire incisioni perfette su più piani benchè molto piccole. Molto utile è stato anche simulare l’intervento su un modello stampato in 3D che riproduceva fedelmente l’anatomia alterata del gomito, passaggio intermedio tra la pianificazione virtuale e la sala operatoria”. A tre mesi dall’intervento, il braccio destro del ragazzo è tornato a funzionare correttamente, riportandolo dopo quasi dieci anni a una vita del tutto autonoma e normale. “Questo intervento – commenta il direttore generale del Rizzoli Anselmo Campagna – rappresenta perfettamente il ruolo del Rizzoli: trovare soluzioni nei casi più difficili. E’ possibile grazie alla ricerca, nostro elemento distintivo visto che siamo un IRCCS, un ospedale di ricerca, da quasi quarant’anni e rappresentiamo il punto di riferimento per le malattie ortopediche in Italia, oltre a essere un centro scientificamente riconosciuto a livello internazionale”. “Ancora una volta il Rizzoli si conferma un’eccellenza sul piano clinico, in stretta relazione con l’attività di ricerca, che ha permesso di restituire a questo ragazzo una qualità di vita che rischiava di andare perduta – ha commentato l’assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna Raffaele Donini. – A lui e alla sua famiglia un abbraccio e un augurio per il futuro, e all’equipe della Chirurgia della Spalla e del Gomito diretta dal dottor Roberto Rotini il plauso da parte mia anche a nome della giunta regionale. Se siamo orgogliosi della sanità della nostra regione c’è un motivo, e anche oggi, ancora una volta, ne abbiamo avuto conferma”.
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Un biomarcatore consente di prevedere quanto sarà grave il Covid-19

ROMA (ITALPRESS) – Un nuovo biomarcatore potrebbe rappresentare un indicatore di rischio per le forme gravi di Covid-19. Si chiama calprotectina fecale e il suo dosaggio aiuterebbe dunque a individuare e a attenzionare i pazienti più a rischio sin dal momento della diagnosi. Una lettera appena pubblicata su Digestive and Liver Disease rivela infatti che la presenza di elevati livelli di calprotectina fecale si associa a forme più aggressive di infezione polmonare da SARS CoV-2, in particolare negli uomini.
Autrice della lettera è Veronica Ojetti, responsabile UOS Organizzazione delle procedure in emergenza urgenza del Dipartimento di Scienze dell’emergenza, anestesiologiche e della rianimazione della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e ricercatore di Medicina Interna all’Università Cattolica, campus di Roma.
L’idea di dosare i livelli di questo marcatore di infiammazione intestinale, per valutarne la correlazione con la gravità della malattia, nasce dall’osservazione che molti pazienti con COVID-19 presentano sintomi gastrointestinali, in particolare diarrea. L’interessamento intestinale del COVID-19 è dovuto al fatto che a questo livello sono particolarmente numerosi i recettori ACE-2, che rappresentano la porta d’ingresso del virus nelle cellule.
La calprotectina è una proteina prodotta da un tipo particolare di globuli bianchi (i neutrofili) e segnala la presenza di un danno a carico della mucosa intestinale. Il suo dosaggio si effettua su un campione di feci. E’ un esame di facile esecuzione, reperibile presso numerosi laboratori.
“Trovare la calprotectina nelle feci – spiega la gastroenterologa Ojetti – è indice della migrazione dei neutrofili nell’intestino e quindi dell’instaurarsi di un processo infiammatorio. La novità di questo studio è che un elevato livello di calprotectina delle feci, anche al momento della diagnosi di COVID-19, può rappresentare un fattore predittivo di una maggior aggressività della malattia, in particolare a livello polmonare (polmonite da SARS CoV-2)”.
“Dunque – aggiunge – monitorare la calprotectina fecale può aiutare il medico a valutare una possibile evoluzione della malattia in senso peggiorativo”.
I sintomi gastrointestinale nel COVID-19 sono la diarrea, vomito e dolori addominali. Nello studio realizzato al Gemelli, su 65 pazienti, uno su 4 presentava sintomi gastro-intestinali che correlavano con elevati livelli calprotectina. “Questi sintomi – prosegue Ojetti – compaiono spesso prima dell’interessamento polmonare. Quindi i pazienti con sintomi gastrointestinali e elevati livelli di calprotectina andrebbero considerati a rischio di sviluppo di una malattia polmonare. Il livello di rischio aumenta quando i livelli di calprotectina fecale superano i 50 mcg/gr. Dallo studio sono stati esclusi pazienti con malattie infiammatorie intestinali (che hanno elevati livelli di calprotectina legati alla loro malattia di base), pazienti oncologici o con cardiopatie e nefropatie gravi”.
“I risultati del nostro studio, al quale hanno contribuito gli infettivologi Massimo Fantoni e Rita Murri e le dottoresse Eliana Troiani e Teresa De Michele dell’UOC di Chimica, Biochimica e Biologia Molecolare Clinica, diretta dal professor Andrea Urbani, sono molto promettenti ma andranno confermati da ulteriori studi, anche effettuati nel corso del follow up del COVID-19”, conclude Ojetti.
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Coronavirus, 1.851 nuovi positivi e 19 decessi nelle ultime 24 ore

ROMA (ITALPRESS) – Sono 1.851 i nuovi casi di Coronavirus registrati in Italia nelle ultime 24 ore, e 19 i decessi che portano il totale delle vittime in Italia a 35.894. Nelle ultime 24 ore sono stati eseguiti 105.564 tamponi, per un totale di 11.333.922 da inizio emergenza. E’ quanto riporta il bollettino del Ministero della Salute e della Protezione Civile di oggi.
Il totale dei dimessi/guariti è di 227.704 (+1.198), mentre gli attuali positivi sono 51.263 (+633). Ad oggi sono 3.047 i ricoverati con sintomi, di questi 280 si trovano in terapia intensiva, mentre in isolamento domiciliare ci sono 47.936 persone.
La regione dove è stato registrato il maggior numero di nuovi casi, nelle ultime 24 ore, è la Campania (287), seguita da Lazio (210), Lombardia (201), Piemonte e Sicilia (170).
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Nel Lazio 210 nuovi casi di Covid e 5 decessi

ROMA (ITALPRESS) – “Su oltre 10 mila tamponi oggi nel Lazio si registrano 210 casi e di questi 110 a Roma, cinque i decessi e 106 i guariti”. Così l’assessore alla Sanità della Regione, Alessio D’Amato, che aggiunge: “Diminuiscono i casi con mille tamponi in più, ma bisogna mantenere alta l’attenzione. Da giugno triplicato il tasso dei testati, dimezzata letalità e mortalità inferiore quattro volte la media nazionale (dati osservatorio nazionale sulla salute delle regioni)”. “Nella Asl Roma 1 – prosegue D’Amato – sono 49 i casi nelle ultime 24 ore e di questi ventuno sono i casi con link familiare o contatto di un caso già noto. Si registra un decesso. Nella Asl Roma 2 sono 46 casi nelle ultime 24 ore e tra questi otto sono i contatti di casi già noti e isolati e cinque casi individuati su segnalazione del medico di medicina generale. Nella Asl Roma 3 sono 15 i casi nelle ultime 24 ore e si tratta di quattro contatti di un casi già noti e isolati. Nove i casi con link a un cluster noto dove è in corso l’indagine epidemiologica. Nella Asl Roma 4 sono 12 i casi nelle ultime 24 ore e si tratta di sette contatti di casi già noti e isolati. Tre casi individuati su segnalazione del medico di medicina generale e uno in fase di pre-ospedalizzazione. Nella Asl Roma 5 sono 26 i casi nelle ultime 24 ore e si tratta di quindici contatti di casi già noti e isolati, uno individuato su segnalazione del medico di medicina generale. Nella Asl Roma 6 sono 25 i casi nelle ultime 24 ore e si tratta di un caso con link dalla Sardegna. Dodici i contatti di casi già noti e isolati. Un caso individuato in fase di pre-ospedalizzazione e uno su segnalazione del medico di medicina generale. Si registra un decesso”.
“Nelle province – sottolinea l’assessore D’Amato – si registrano 37 casi e un decesso nelle ultime 24 ore. Nella Asl di Latina sono quindici i casi e si tratta di un caso con link dalla Sardegna, uno dalla Puglia e uno dalla Grecia. Quattro i casi con link famigliari di casi conosciuti. Un caso individuato in fase di pre-ospedalizzazione. Nella Asl di Frosinone si registrano undici casi e si tratta di contatti di casi già noti e isolati. Nella Asl di Viterbo si registrano tre casi e si tratta di un contatto di un caso già noto e isolato. Nella Asl di Rieti sono otto i casi e si tratta di contatti di casi già noti e isolati. si registra un decesso”, conclude l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato.
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Aifa, in gravidanza prescritti farmaci a 7 donne su 10

ROMA (ITALPRESS) – “Il 73,1% delle donne ha ricevuto almeno una prescrizione durante la gravidanza, il 57,1% nei tre trimestri precedenti la gravidanza e il 59,3% nei tre trimestri successivi al parto”. Questo il quadro che emerge dal primo Rapporto nazionale sull’uso dei farmaci in gravidanza realizzato dall’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali (OsMed) dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa). Obiettivo dello studio, presentato oggi in diretta Youtube dalla sede dell’Agenzia Italiana, è “ottenere informazioni utili per monitorare l’appropriatezze prescrittiva e migliorare la pratica clinica”.
Lo studio evidenzia come “i farmaci più prescritti in gravidanza
rientrano nella categoria terapeutica del sangue e degli organi
emopoietici (47,9%, con un picco di prevalenza nel primo
trimestre). Seguono gli antimicrobici per uso sistemico (33,2%), i farmaci del sistema genito-urinario e ormoni sessuali (20,8%), i farmaci attivi sul sistema gastrointestinale e metabolismo (12,1%) e i preparati ormonali sintetici, esclusi ormoni sessuali
(11,2%)”. I quattro principi attivi maggiormente utilizzati in
gravidanza sono l’acido folico (34,6%), il progesterone (19%), il
solfato ferroso (18,8%) e l’amoxicillina/acido clavulanico
(11,5%); i primi due con un utilizzo più concentrato nel primo
trimestre, che decresce significativamente nel secondo e nel
terzo, il solfato ferroso soprattutto nel terzo trimestre e
l’amoxicillina/acido clavulanico stabile nel corso della
gravidanza. “Mi fa molto piacere introdurre questo Rapporto – commenta in apertura il direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini – l’ultimo nuovo arrivato nella storica collana dei rapporti OsMed, l’Osservatorio AIFA sull’impiego dei medicinali che da ormai venti anni rappresenta il principale strumento di monitoraggio dei consumi e della spesa dei medicinali sul territorio nazionale. Il Rapporto sull’uso dei Farmaci in gravidanza – continua il DG – è speciale e segna una svolta nell’utilizzo dei dati, perchè interroga e lega database di diversa natura sfruttando un modello virtuoso di collaborazione tra istituzioni, gruppi di lavoro e ricercatori”. “Gli obiettivi del Rapporto – ha affermato Francesco Trotta, dirigente del settore HTA ed economia del farmaco e dell’Ufficio Monitoraggio della spesa farmaceutica e rapporti con le Regioni di AIFA – sono il monitoraggio e l’analisi delle prescrizioni in gravidanza e della varietà delle pratiche prescrittive tra regioni e in sottogruppi di popolazione”.
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