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Coronavirus, 175 nuovi contagiati e 8 morti in più, dato più basso

ROMA (ITALPRESS) – A oggi, il totale delle persone che hanno contratto il coronavirus è di 240.136, con un incremento rispetto al 26 giugno di 175 nuovi casi. Lo rende noto il ministero della Salute. Il numero totale di attualmente positivi è di 16.836, con una decrescita di 802 assistiti rispetto al 26 giugno. Tra gli attualmente positivi, 97 sono in cura presso le terapie intensive, con un decremento di 8 pazienti rispetto al 26 giugno. 1.260 persone sono ricoverate con sintomi, con un decremento di 96 pazienti rispetto al 26 giugno. 15.479 persone sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi. Rispetto al 26 giugno i nuovi deceduti sono 8 (dato più basso) e portano il totale a 34.716. Il numero complessivo dei dimessi e guariti sale invece a 188.584, con un incremento di 969 persone rispetto al 26 giugno. Il numero di tamponi effettuati nelle ultime ventiquattro ore ammonta a 61.351, per un totale di 5.277.273.
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Dl Rilancio, Fnopi “Bene proposte Regioni per infermiere di famiglia”

ROMA (ITALPRESS) – I nuovi infermieri di famiglia e comunità previsti nel decreto Rilancio dovranno avere un ruolo di governo nell’ambito dei servizi infermieristici distrettuali. E fino a fine anno le Regioni possono, “in relazione ai modelli organizzativi regionali, procedere, anche in deroga ai vincoli previsti dalla legislazione vigente, ad assumere con contratti di lavoro subordinato, con decorrenza successiva al 14 maggio 2020 e fino al 31 dicembre 2020, o, in deroga all’articolo 7 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, ad acquisire prestazioni di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa, con decorrenza successiva al 14 maggio 2020 e fino al 31 dicembre 2020” infermieri che, come dice già il decreto non si trovino in costanza di rapporto di lavoro subordinato con strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche e private accreditate, in numero non superiore a otto unità infermieristiche ogni 50.000 abitanti. Poi dal 2021 le aziende e gli enti del Ssn possono procedere al reclutamento di infermieri in numero non superiore ad 8 unità ogni 50.000 abitanti, attraverso assunzioni.
E’ questa la proposta di emendamento al Dl Rilancio messa a punto dalla Commissione salute delle Regioni che attende solo il via libera all’accordo sui finanziamenti per essere consegnata a Governo e Parlamento.
Per l’esigenza – come spiegano le stesse Regioni – di privilegiare le assunzioni con rapporto di lavoro subordinato rispetto ai contratti di lavoro autonomo, in linea con quanto previsto dal decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.
Un ulteriore passo positivo non solo per il reintegro di parte degli organici che nonostante la perdita di 12mila unità in dieci anni e la carenza rispetto a tutti gli standard di almeno 53mila unità, diminuiscono dell’1,7% in soli tre anni, dai 269.151 nel 2014 a 264.703 nel 2017 con riduzioni più marcate in Abruzzo, Liguria, Friuli-Venezia Giulia e Molise, come ha evidenziato il recentissimo rapporto dell’Università Cattolica Osservasalute.
E Osservasalute sottolinea che la scelta di privilegiare risparmi di spesa di cui il taglio al personale è uno degli effetti maggiori, ha dimostrato il suo effetto negativo durante la pandemia.
“Per noi è un punto di forza essenziale prevedere che l’infermiere di famiglia partecipi all’attuazione dei piani di assistenza territoriale per l’identificazione e la gestione dei contatti, l’organizzazione dell’attività di sorveglianza attiva e ricopra un ruolo di responsabilità nell’ambito dei processi infermieristici a livello distrettuale”, commenta Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni sanitarie (FNOPI).
“E’ un’esigenza – aggiunge – legata alla necessità di garantire il potenziamento della presa in carico sul territorio e a domicilio dei soggetti affetti da SARS-COV-2, ma più in generale anche e in modo stabile dalle persone che versano in condizione di fragilità”.
“Ci auguriamo che Parlamento e Governo ascoltino le Regioni che sul territorio sono i veri gestori e organizzatori del sistema sanitario – conclude – riguardo alla centralità dei servizi infermieristici e dell’infermiere di famiglia e di comunità all’interno del distretto. Bene le assunzioni a partire dal 2021, che devono essere a tempo indeterminato per il rafforzamento e il rilancio del servizio sanitario pubblico e per andare incontro ai veri bisogni dei cittadini. Secondo la recente ricerca Fnopi-Censis, il 91,4% degli italiani (il 95,1% delle persone con patologie croniche, il 92,6% dei cittadini nel Sud) ritiene l’infermiere di famiglia o di comunità una soluzione per potenziare le terapie domiciliari e riabilitative e la sanità di territorio, fornendo così l’assistenza necessaria alle persone non autosufficienti e con malattie croniche”.
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Nuovi consiglieri per gli ospedali del Gruppo San Donato

MILANO (ITALPRESS) – Nuove professionalità entrano nei consigli di amministrazione degli ospedali del Gruppo San Donato, con la nomina di alcuni nuovi consiglieri per i consigli di amministrazione di Policlinico San Donato, Ospedale San Raffaele, Casa di Cura La Madonnina, Istituti Clinici Zucchi, Istituto Clinico Villa Aprica, Istituti Ospedalieri Bergamaschi e H San Raffaele Resnati.
Invariata la governance degli ospedali del Gruppo e della capofila, Policlinico San Donato, con presidente Angelino Alfano e vice presidente Paolo Rotelli, insieme a Kamel Ghribi, che mantiene la carica di presidente del GSD Middle East. Nel consiglio di amministrazione composto da Federico Ghizzoni, Marco Rotelli, Nicola Grigoletto e Vittorio Emanuele Falsitta entra Augusta Iannini, vicepresidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali e già a capo dell’Ufficio Legislativo del Ministero della Giustizia. La stessa Iannini entra anche nel consiglio di amministrazione dell’Ospedale San Raffaele, insieme ai consiglieri Patrick Cohen, amministratore delegato del Gruppo AXA Italia e a Flavio Valeri, già amministratore delegato di Deutsche Bank Ag.
Roberto Maroni, fino al 2018 governatore di Regione Lombardia, due volte ministro dell’Interno e Ministro del Lavoro, è stato nominato consigliere per gli Istituti Clinici Zucchi, storica struttura brianzola del Gruppo San Donato.
Per il consiglio di amministrazione della Casa di Cura La Madonnina entrano i consiglieri Ilaria Romagnoli, Head of Italy Wealth Management di Rothschild e Caterina Bima, notaio, consigliere di amministrazione di UniCredit Leasing S.p.A, di ASTM S.p.A e di Fondazione CSR – Cassa Risparmio di Torino.
Per gli Istituti Ospedalieri Bergamaschi, entra nel consiglio di amministrazione l’avvocato Angelo Capelli, dello Studio Legale Associato Capelli & Baranca di Bergamo.
Gianni Papa, già direttore generale di Unicredit, viene nominato consigliere del consiglio di amministrazione dell’Istituto Clinico Villa Aprica, nonchè di H San Raffaele Resnati.
“Con questi nuovi ingressi proseguiamo nel percorso di crescita e integrazione di importanti competenze e professionalità che abbiamo impostato negli ultimi tre anni – afferma Paolo Rotelli, vice presidente del Gruppo San Donato -. Dopo l’impegno in prima linea nell’emergenza Covid-19, oggi ci prepariamo alle sfide che attendono il sistema sanitario italiano, certi di poter offrire un contributo scientifico e sanitario straordinario. Ringrazio i consiglieri uscenti per la collaborazione e l’impegno”.
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Sanità digitale, sì a documento congiunto Consiglio Ingegneri-Agid

ROMA (ITALPRESS) – Il Comitato italiano dell’Ingegneria dell’Informazione (C3I), organo del Consiglio nazionale degli Ingegneri, e l’Agenzia per l’Italia digitale (AgID) collaborano alla realizzazione di un protocollo d’intesa finalizzato all’armonizzazione delle principali soluzioni eHealth su tutto il territorio italiano. Le due linee di intervento prioritarie, congiuntamente portate avanti dal C3I e da AgID, mirano all’attuazione di un’opera di sensibilizzazione rivolta ai cittadini sull’utilizzo di innovazioni operative come il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) e alla definizione di nuove linee di indirizzo per lo sviluppo di strumenti di Telemedicina interoperabili con FSE.
E’ quanto emerso dalla web conference voluta dal presidente del Consiglio nazionale degli Ingegneri (CNI), Armando Zambrano, e coordinata da Alessandro Astorino, consigliere eletto del Consiglio operativo del Comitato italiano dell’Ingegneria dell’Informazione (C3I) con delega alla Sanità Digitale.
All’evento ha partecipato, tra gli altri, la responsabile del
Servizio Ecosistemi dell’area Trasformazione Digitale di AgID, Enrica Massella. “La sanità digitale è un ambito nel quale AgID è da sempre molto impegnata – ha spiegato Massella – e per questa ragione abbiamo deciso di partire da due iniziative concrete e fattibili cui potranno fare seguito molte altre azioni”.
“La prima delle due iniziative – ha continuato – mira alla definizione di un dissemination plan sul territorio del FSE, lo strumento attraverso il quale il cittadino può tracciare e consultare tutta la storia della propria vita sanitaria, condividendola con i professionisti sanitari. Quegli stessi dati – ha precisato Masella – possono altresì essere messi a disposizione, in forma anonima, per studio, ricerca e pianificazione della spesa sul territorio ma solo se saremo in grado di sopperire alla mancanza di omogeneità nei livelli di implementazione e utilizzo del FSE nelle diverse regioni italiane”.
Il secondo filone di attività per il quale AgID ritiene “fondamentale” il contributo professionale dell’Ordine degli Ingegneri riguarda la stesura delle linee guida dei dispositivi interoperabili con FSE che possono essere utilizzati per la Telemedicina.
“Già molte regioni – ha chiarito Masella – operano in questo senso, come Veneto, Toscana ed Emilia Romagna. Ma si deve fare di più. E per far sì che questo avvenga, non si può continuare ad utilizzare dispositivi personali su smartwatch o tablet, ma è fondamentale individuare, attraverso pareri tecnici e professionali, quali devono essere i requisiti cui un device deve essere conforme per poter essere effettivamente destinato alla gestione di dati di qualità che raccolgono le informazioni degli assistiti”.
“Oggi nasce un nuovo tavolo tecnico operativo in materia di sanità digitale – ha spiegato invece Astorino – che vuole essere un punto di coordinamento per tutti gli Ordini Territoriali, veri protagonisti con AgID del cambiamento che stiamo cercando di mettere in atto”.
“La nostra categoria – ha continuato Astorino – è costituita da professionisti di elevata preparazione, competenza e conoscenza di tutte le realtà delle strutture sanitarie”. “Per questa ragione – ha concluso il consigliere del C3I – il ruolo degli ingegneri deve essere considerato importante e irrinunciabile nel team di professionisti per la gestione ordinaria della salute, della sicurezza dei pazienti e degli operatori sanitari. Grazie ad AgID per l’attenzione che ci ha sempre riservato”.
Le due priorità indicate dall’Agenzia per l’Italia Digitale hanno raccolto il parere favorevole dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
“C’è molto lavoro da fare – ha dichiarato il direttore del Centro nazionale Tecnologie Innovative in Sanità Pubblica dell’ISS, Mauro Grigioni – ma anche una sfida formidabile da vincere: mettere in contatto la ricerca scientifica e universitaria con il dato traslazionale della clinica. Se riuscissimo a centrare quest’obiettivo, saremmo in grado di creare un volano di innovazione e di crescita per l’intero tessuto industriale del Paese”.
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In Lombardia 156 nuovi casi di coronavirus e 16 decessi

MILANO (ITALPRESS) – Sono 156 i nuovi casi positivi oggi in Lombardia, di cui 51 a seguito di test sierologici e 72 debolmente positivi, e 16 i decessi da coronavirus. Ieri i positivi erano stati 170, i morti 22. Lo riferisce il consueto bollettino regionale sui dati epidemiologici.
“I dati di oggi – spiega l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera – evidenziano un ulteriore importante calo dei pazienti ricoverati nei nostri ospedali, che si assestano a quota 501 rispetto ai 620 di ieri. Dei 156 casi positivi di oggi, 72 evidenziano una positività ‘debolè e 51 sono riferiti a test sierologici”. Superato il milione di tamponi effettuati.
I morti da coronavirus oggi sono 16, rispetto ai 22 di ieri, per un totale di 16.624. I guariti sono oggi 492 mentre in terapia intensiva sono ricoverate 47 persone, con un calo di una persona rispetto a ieri. Più marcato il calo dei ricoverati negli altri reparti, sono 121 in meno rispetto ai ieri, per un numero complessivo di 501.
Trend stabile del contagio nel Milanese, dove oggi i nuovi casi di coronavirus sono 33, di cui 10 nella città di Milano. Diminuiscono i nuovi positivi al covid in provincia di Bergamo: oggi 44, contro i 79 di ieri. Per quanto riguarda le altre province lombarde i casi sono nella media degli ultimi giorni, in fase calante: 27 a Brescia, 9 a Como, 3 a Lecco, 3 a Lodi, 5 a Mantova, 9 a Monza Brianza, 3 a Pavia, 7 a Sondrio e 8 a Varese.
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Coronavirus, 259 nuovi casi, torna il segno più per le terapie intensive

ROMA (ITALPRESS) – Al 26 giugno, il totale delle persone che hanno contratto il coronavirus che causa il Covid-19 è di 239.961, con un incremento rispetto al 25 giugno di 259 nuovi casi. Lo rende noto il ministero della Salute. Il numero totale di attualmente positivi è di 17.638, con una decrescita di 665 assistiti rispetto al 25 giugno. Tra gli attualmente positivi, 105 sono in cura presso le terapie intensive, con un incremento di 2 pazienti rispetto al 25 giugno. 1.356 persone sono ricoverate con sintomi, con un decremento di 159 pazienti rispetto al 25 giugno. 16.177 persone sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi. Rispetto al 25 giugno i nuovi deceduti sono 30 e portano il totale a 34.708. Il numero complessivo dei dimessi e guariti sale invece a 187.615, con un incremento di 890 persone rispetto al 25 giugno. Il numero di tamponi effettuati nelle ultime ventiquattro ore ammonta a 52.768, per un totale di 5.215.922.
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Sanità, in E.Romagna via libera a progetto torre biomedica Sant’Orsola

BOLOGNA (ITALPRESS) – Cinque piani fuori terra, attorno a una corte centrale, e due livelli interrati. Sale studio, laboratori di ricerca e un padiglione didattico. Procede il percorso verso la realizzazione della torre biomedica, complesso di edifici destinati alla didattica e alla ricerca biomedicale all’interno del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi. Un progetto finanziato dall’Università, che rientra nell’ampio piano di investimenti – per il quale la Regione Emilia Romagna ha già assegnato oltre 57 milioni di euro – che innalzerà ulteriormente l’eccellenza, all’interno dalla sanità regionale e nazionale, della struttura ospedaliero-universitaria di Bologna. Dopo Città metropolitana e Comune, anche la Giunta regionale dell’Emilia Romagna ha formalizzato in una delibera il proprio assenso all’intesa per la realizzazione delle opere previste nel progetto. “Ci auguriamo che i lavori possano partire al più presto – commenta l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini – Il progetto della torre sarà ‘consacratò alla ricerca e alla didattica”. Come spiegato dal rettore dell’Università di Bologna Francesco Ubertini, “quello della torre biomedica è il più grande investimento dell’Alma Mater presso il comparto ospedaliero del Sant’Orsola; con l’ulteriore via libera della Regione contiamo di proseguire bandire i lavori entro il 2020 e iniziare l’anno seguente”. Per costruire la torre biomedica – secondo il cronoprogramma, la conclusione dei lavori è prevista entro il 2023 – sarà necessario procedere alla demolizione, per fasi, dei padiglioni 22 (Isola ecologica) e 17 (Palazzina Cup), in cui verrà mantenuta parte del livello interrato esistente. Seguirà la costruzione di due edifici dedicati rispettivamente alla ricerca scientifica e alla didattica. La torre si svilupperà per cinque piani fuori terra attorno a una corte centrale e due livelli interrati. Il progetto prevede anche sale studio e laboratori di ricerca, mentre il padiglione didattico, collegato funzionalmente con il piano terra della torre, si svilupperà su due piani mantenendo parte dell’interrato esistente del padiglione 17.
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Coronavirus, Assogenerici “Bando Ue ci impedirà di lavorare”

ROMA (ITALPRESS) – Le aziende devono rimboccarsi le maniche per produrre e accantonare entro l’autunno i farmaci necessari per contrastare la potenziale seconda ondata di COVID-19. E i Governi «dovrebbero usare i mesi estivi per garantirsi il rifornimento di medicinali per le terapie intensive e per sviluppare una strategia sostenibile per la preparazione alle crisi». Questo il consiglio di Medicines for Europe ed Efpia – che rappresentano la totalità delle farmaceutiche europee – in uno statement congiunto in cui sollecitano una collaborazione diretta con i governi nazionali, tramite un gruppo di lavoro misto con le aziende produttrici, per pianificare congiuntamente una potenziale seconda ondata COVID-19.
«Le carenze in Europa durante i mesi estivi sono meno probabili – scrivono – tuttavia, in caso di una seconda ondata in autunno, ci sono rischi di approvvigionamento per l’Europa, soprattutto nei farmaci bloccanti neuromuscolari (miorilasanti e curarosimili, indispensabili per l’intubazione tracheale in chirurgia e in terapia intensiva per favorire la ventilazione controllata, ndr)».
L’analisi muove da 5 punti chiave: nessun Paese ha acquisito l’immunità di gregge nella prima ondata della pandemia; ciascun Paese risponderà alla seconda ondata analogamente a come ha risposto alla prima; allo stesso modo lo sviluppo della seconda ondata sarà simile alla prima; solo i casi che approdano in terapia intensiva determinano la domanda dei medicinali “critici”; il numero di morti giornaliere diminuisce circa 28 giorni dall’inizio di eventuale misure di lockdown.
Stando ai tre scenari tracciati da Kearney, a valere sui dati di mortalità da Covid-19 al 21 maggio, nella migliore delle ipotesi la seconda ondata di pandemia genererebbe oltre 33mila nuovi decessi; nella peggiore quasi 100mila. E la situazione più complessa potrebbe essere quella del Regno Unito, Italia, Francia, Olanda, Svezia e Belgio. E per di più il tutto a bocce ferme, ovvero senza poter considerare nelle proiezioni il fattore turismo, destinato comunque a incidere in qualche modo sull’eventuale ripresa dei contagi. Nel frattempo – segnala ancora Kearney – «Solo pochi produttori segnalano problemi sul rifornimento di principi attivi – in particolare bloccanti neuromuscolari e sedativi – per la capacità del fornitore a breve termine e per l’uso proprio da parte del produttore stesso».
Stando così le cose – è la conclusione – «le aziende hanno bisogno di richieste chiare da parte degli Stati membri per prepararsi adeguatamente». Ovvero per mantenere accesi i motori degli stabilimenti nel periodo estivo e far scorta di quanto potrebbe servire in autunno.
“Peccato che la richiesta avanzata nei mesi scorsi dalle aziende di avviare un dialogo costruttivo con l’UE per l’adozione di regole trasparenti e flessibili in merito alle forniture – spiega Assogenerici in una nota – finisca ora per scontrarsi con la joint procurement initiative SANTE / 2020 / C3 / 29 (procedura di gara europea congiunta tra più Stati Membri) per la fornitura di medicinali usati per pazienti in terapia intensiva soggetti alla nuova malattia del coronavirus/ COVID-19): la procedura – contemplato dalla normativa comunitaria – è la stessa adottata in marzo per garantire l’approvvigionamento di dispositivi di protezione e ventilatori per gli Stati UE. Il bando in questione però non è mai stato pubblicato: è stata mandata una lettera d’invito ad un panel selezionato di aziende, attraverso l’elenco dei responsabili europei di farmacovigilanza delle diverse realtà farmaceutiche attive nell’UE”.
«Le aziende europee si erano augurate un dialogo tecnico trasparente tra produttori e l’UE per affrontare questioni quali licenze nazionali, licenze di importazione / esportazione di stupefacenti, obblighi di fornitura e così via. L’obiettivo era quello di mantenere, in relazione alla pandemia, la flessibilità necessaria per spostare rapidamente i medicinali tra i Paesi in base alle esigenze dei pazienti. E il modello di collaborazione instaurato in Italia con AIFA», commenta il presidente di Assogenerici, Enrique Hausermann. «L’assenza di impegni sui volumi che questa procedura europea presenta, non consente alle aziende di programmare le proprie capacità produttive ed entra in conflitto con le procedure d gara nazionali; non è chiaro, infatti, se e come l’offerta congiunta modifichi i preesistenti contratti di fornitura con i singoli Paesi, che le aziende sarebbero comunque tenute ad onorare – aggiunge -; non ci sono risposte sulle licenze di esportazione/ importazione degli stupefacenti. Addirittura non si specifica il punto di consegna dei prodotti, un fattore che influisce direttamente sui costi per il produttore – conclude Hàusermann. – In questo modo si stressa inutilmente il comparto produttivo e lo si paralizza: rischiamo solo di accumulare scorte per evadere ordini che potrebbero non essere mai effettuati. Nessuna azienda può permetterselo. Aggiungo infine: ci risulta che l’Italia sia tra i paesi aderenti all’iniziativa: se così fosse ci rammarica il fatto che non vi sia stato nessun contatto con le organizzazioni industriali, quantomeno esplorativo e interlocutorio rispetto alla programmazione delle esigenze. Rimaniamo disponibili al dialogo, ma non condividiamo il processo».
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