ROMA (ITALPRESS) – “Decreto Rilancio, al via l’iter parlamentare: investire sugli infermieri e avanti tutta su rilancio dell’assistenza territoriale attraverso l’Infermiere di famiglia e di comunità. Partendo dal primo passo contenuto nel testo di revisione dell’assistenza territoriale, si cancellino gli errori del passato che hanno mostrato i loro effetti nell’emergenza COVID e si rafforzi il ruolo della professione infermieristica a tutela del Servizio sanitario pubblico”. La Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI), il più numeroso ordine professionale d’Italia con i suoi oltre 450mila iscritti che rappresentano il 61% del personale sanitario in forza al Ssn e il 45% di tutto il personale che opera nella sanità del nostro paese, ha inviato in questo senso una lettera-appello ai deputati impegnati nel dibattito sul decreto Rilancio.
Nella lettera si sollecita in modo esplicito “a salvaguardare le previsioni contenute nel Dl approvato dal Governo di riforma dell’assistenza territoriale che rafforza i presidi a sostegno dei pazienti COVID e di quelli fragili, cronici, non autosufficienti, attraverso l’aumento del personale infermieristico di 9.600 unità e l’attivazione e la valorizzazione di figure come l’infermiere di famiglia e di comunità”.
“Un primo, necessario reintegro degli organici, ridotti dai decennali blocchi del turn over che ha portato il numero di infermieri”, sottolinea la Fnopi, che richiama quanto sottolineato nei giorni scorsi dalla Corte dei Conti nel Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica, nel nostro Paese a un livello “molto inferiore alla media europea”, con limiti ai margini di un loro utilizzo “nonostante il crescente ruolo che questi possono svolgere in un contesto di popolazione sempre più anziana”.
Nell’appello si sottolinea che “l’emergenza sanitaria in corso ha dimostrato quanto gli infermieri siano un tassello fondamentale dell’assistenza sanitaria grazie alle loro competenze scientifiche, relazionali e tecniche evolute, rendendoli dunque i professionisti più impegnati nella rete dei servizi alla persona e alla collettività e si invitano i parlamentari a cancellare gli errori di programmazione del passato che hanno lasciato da parte gli aspetti della prevenzione e della rete territoriale di assistenza. In questo modo il personale ha dovuto affrontare l’eccezionalità dell’evento pandemico con gli schemi organizzativi esistenti – spesso rivoluzionati dall’emergenza – e con i pochi strumenti a disposizione”.
Per questo la FNOPI propone “tre possibili miglioramenti al testo attuale. Il primo riguarda l’introduzione e l’attivazione dell’infermiere di famiglia e di comunità in tutte le Regioni, specificandone l’operatività nell’ambito dei distretti e conferendogli un ruolo di governo nell’ambito dei servizi infermieristici. Il secondo prevede un aumento del personale negli ospedali, legato all’aumento dei posti letto nella rete di emergenza: gli standard prevedono almeno 24 infermieri ogni 8 posti letto di terapia intensiva e 12 ogni 8 posti letto di terapia semintensiva e quindi, mancherebbero all’appello circa 17.000 infermieri. Il terzo riguarda il riconoscimento di un compenso adeguato al personale impegnato nell’emergenza (bonus 1.000 euro). Anche per equilibrare il nodo legato alla retribuzione degli infermieri, oggi tra le più basse di Europa”.
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Fnopi “Investire su infermieri e assistenza territoriale”
Coronavirus, Speranza “Battaglia non è ancora vinta, serve prudenza”
ROMA (ITALPRESS) – “Non è ancora finita, il virus circola ma grazie alle cose che abbiamo fatto in queste settimane, grazie ai comportamenti degli italiani e alle misure del governo e delle regioni abbiamo un quadro epidemiologico sicuramente migliore”. Lo dichiara il ministro della Salute, Roberto Speranza, nel giorno della riapertura dei confini regionali. “Bisogna procedere con cautela e prudenza e le regole che abbiamo imparato in queste settimane dobbiamo continuare a seguirle, perchè sono la chiave per la battaglia contro il Covid. Il virus – aggiunge – è ancora molto pericoloso. Noi abbiamo fatto scelte drastiche e gli uomini e le donne di questo paese hanno fatto sacrifici enormi. è stato fatto un pezzo di strada importante ma la battaglia ancora non è vinta. Dobbiamo continuare a lavorare sulla prudenza fino a quando non ci sarà la scoperta di un vaccino che ci consentirà, finalmente, di vincere questa battaglia. Fino ad allora avremo bisogno della massima attenzione e cautela”, conclude il ministro.
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Pisano “In 500mila hanno scaricato app Immuni in 24 ore”
“Dopo 24 ore abbiamo già avuto 500mila download, questo significa che l’applicazione è stata apprezzata nella sua semplicità e i cittadini ne hanno capito l’utilità”. Lo ha detto la ministra per l’Innovazione Paola Pisano al Tg1 a proposito della App Immuni. “I cittadini ne hanno compreso l’utilità”. “Siamo il primo grande paese in Europa – prosegue – tra i primi al mondo, ‘Immunì è stata sviluppata nel pieno rispetto della privacy”.
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Coronavirus, 318 nuovi casi e 55 decessi
ROMA (ITALPRESS) – A oggi, 2 giugno, il totale delle persone che hanno contratto il virus è di 233.515, con un incremento rispetto a ieri di 318 nuovi casi.
Il numero totale di attualmente positivi è di 39.893, con una decrescita di 1.474 assistiti rispetto a ieri.
Tra gli attualmente positivi, 408 sono in cura presso le terapie intensive, con una decrescita di 16 pazienti rispetto a ieri.
5.916 persone sono ricoverate con sintomi, con un decremento di 183 pazienti rispetto a ieri.
33.569 persone, pari all’84% degli attualmente positivi, sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi.
Rispetto a ieri i deceduti sono 55 e portano il totale a 33.530. Il numero complessivo dei dimessi e guariti sale invece a 160.092, con un incremento di 1.737 persone rispetto a ieri.
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Dal Garante della Privacy via libera all’app “Immuni”
ROMA (ITALPRESS) – Il Garante per la protezione dei dati personali ha autorizzato il ministero della Salute ad avviare il trattamento relativo al Sistema di allerta Covid-19 (app “Immuni”). Sulla base della valutazione d’impatto trasmessa dal ministero, il trattamento di dati personali effettuato nell’ambito del Sistema “può essere considerato proporzionato, essendo state previste misure volte a garantire in misura sufficiente il rispetto dei diritti e le libertà degli interessati, che attenuano i rischi che potrebbero derivare da trattamento – spiega il Garante in una nota -. Tenuto conto della complessità del sistema di allerta e del numero dei soggetti potenzialmente coinvolti, il Garante ha comunque ritenuto di dare una serie di misure volte a rafforzare la sicurezza dei dati delle persone che scaricheranno la app. Tali misure potranno essere adottate nell’ambito della sperimentazione del Sistema, così da garantire che nella fase di attuazione ogni residua criticità sia risolta”.
In particolare, l’Autorità ha chiesto che “gli utenti siano informati adeguatamente in ordine al funzionamento dell’algoritmo di calcolo utilizzato per la valutazione del rischio di esposizione al contagio. E dovranno essere portati a conoscenza del fatto che il sistema potrebbe generare notifiche di esposizione che non sempre riflettono un’effettiva condizione di rischio. Gli utenti dovranno avere inoltre la possibilità di disattivare temporaneamente l’app attraverso una funzione facilmente accessibile nella schermata principale”.
I dati raccolti attraverso il sistema di allerta non potranno essere trattati per finalità non previste dalla norma che istituisce l’app.
Dovrà anche essere garantita la trasparenza del trattamento a fini statistico-epidemiologici dei dati raccolti e individuate modalità adeguate a proteggerli, evitando ogni forma di riassociazione a soggetti identificabili e adottando idonee misure di sicurezza e tecniche di anonimizzazione. Dovranno essere introdotte misure volte ad assicurare il tracciamento delle operazioni compiute dagli amministratori di sistema sui sistemi operativi, sulla rete e sulle basi dati.
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178 nuovi casi di coronavirus, è il dato più basso dal 26 febbraio
All’1 giugno il totale delle persone che hanno contratto il virus è di 233.197, con un incremento rispetto al 31 maggio di 178 nuovi casi, il dato più basso dal 26 febbraio. Lo rende noto la Protezione Civile.
Il numero totale di attualmente positivi è di 41.367, con una decrescita di 708 assistiti rispetto al 31 maggio.
Tra gli attualmente positivi, 424 sono in cura presso le terapie intensive, con una decrescita di 11 pazienti rispetto al 31 maggio.
6.099 persone sono ricoverate con sintomi, con un decremento di 288 pazienti rispetto al 31 maggio.
34.844 persone, pari all’84% degli attualmente positivi, sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi.
Rispetto al 31 maggio i deceduti sono 60 e portano il totale a 33.475. Il numero complessivo dei dimessi e guariti sale invece a 158.355, con un incremento di 848 persone rispetto al 31 maggio.
Nel dettaglio, i casi attualmente positivi sono 20.861 in Lombardia, 5.062 in Piemonte, 3.068 in Emilia-Romagna, 1.468 in Veneto, 1.082 in Toscana, 611 in Liguria, 2.894 nel Lazio, 1.327 nelle Marche, 939 in Campania, 1.155 in Puglia, 293 nella Provincia autonoma di Trento, 967 in Sicilia, 266 in Friuli Venezia Giulia, 744 in Abruzzo, 123 nella Provincia autonoma di Bolzano, 31 in Umbria, 161 in Sardegna, 17 in Valle d’Aosta, 135 in Calabria, 135 in Molise e 28 in Basilicata.
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Spliceosoma, come si propaga l’informazione giusta nelle cellule
ROMA (ITALPRESS) – Una ricerca basata su simulazioni al computer dell’Istituto officina dei materiali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iom), condotto in collaborazione con la Sissa – Scuola internazionale studi superiori avanzati e pubblicato su Journal Of the American Chemical Society, ha permesso di spiegare il funzionamento dello “spliceosoma”, un importante “macchinario biologico” per la vita cellulare. Affinchè avvenga la sintesi proteica, un gene (cioè una sequenza di DNA) viene inizialmente copiato su una molecola denominata RNA messaggero o mRNA, a sua volta incaricata di trasportare l’informazione contenuta nel DNA ad altri apparati cellulari, che danno inizio alla sintesi proteica. Tuttavia, l’RNA messaggero che viene copiato dal gene è in una forma prematura e deve seguire alcuni passaggi prima di poter essere utilizzato.
“Nei geni le informazioni utili alla sintesi di proteine sono contenute in sequenze chiamate esoni, intervallate da lunghi tratti che non contengono tali informazioni, gli introni. Questi devono essere quindi tagliati via, con un meccanismo chiamato splicing. Una volta rimossi gli introni, gli esoni devono essere ricuciti tra loro, in modo da avere un filamento di mRNA maturo e contenente tutte le informazioni necessarie per sintetizzare le proteine. Qui entra in gioco lo spliceosoma, un complesso macromolecolare composto da centinaia di proteine che agisce come un sarto che, tagliando e cucendo, regola questo meccanismo cellulare”, spiega Alessandra Magistrato del Cnr-Iom e coordinatrice del progetto.
Il minimo errore in questo processo può alterare l’informazione, avendo ripercussioni gravi per la salute dell’uomo. I difetti di splicing, sono infatti responsabili di circa 200 malattie tra cui almeno 33 tipi di tumori. “Il nuovo studio spiega, a livello atomistico, come avvengono i complicati cambiamenti strutturali dello spliceosoma necessari a posizionare introni ed esoni nella posizione ottimale per effettuare lo splicing”, prosegue la ricercatrice. “Ciò avviene attraverso uno scambio di segnali tra le diverse parti proteiche che compongono il sistema”.
“Tutte le proteine che compongono lo spliceosoma comunicano tra loro per poter agire in modo coordinato e regolare accuratamente il processo di taglia e cuci. In pratica, tramite piccoli riarrangiamenti locali, si innesca uno scambio di segnali che si propaga progressivamente tra proteine adiacenti, fino a coprire grandi distanze”, spiega Andrea Saltalamacchia della Sissa e primo autore dello studio. “Visto il coinvolgimento di questo sistema in numerose patologie umane, comprendere il meccanismo di trasmissione di questi segnali potrebbe permettere di individuare farmaci che, bloccandone la comunicazione, interferiscano con lo splicing, e che possano quindi rappresentare nuove possibili terapie”.
La complessità di questo sistema è tale che la ricerca sta ora muovendo solo i primi passi verso una sua completa comprensione a livello atomistico. Questa però è fondamentale per l’identificazione di inibitori necessari alla cura, e talvolta alla prevenzione, delle numerose patologie annesse.
“Il nostro studio è svolto con delle sofisticate simulazioni, possibili grazie all’utilizzo di moderni supercomputer, che ci permettono di vedere con la risoluzione a livello dell’atomo come avviene questo processo di taglia e cuci”, conclude Magistrato. La ricerca è stata condotta con il contributo dell’università di Yale e di Bologna, che ha aiutato ad individuare il percorso seguito dallo scambio d’informazioni, e dell’università di San Diego e dell’Istituto nazionale di chimica di Ljubljana, che hanno collaborato nelle fasi iniziali del progetto.
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Coronavirus, confermato trend in calo dei positivi
ROMA (ITALPRESS) – Nell’ambito del monitoraggio sanitario relativo alla diffusione del Coronavirus a oggi, secondo i fdati della Protezione civile, il totale delle persone che hanno contratto il virus è di 233.019, con un incremento rispetto a ieri di 355 nuovi casi. Il numero totale di attualmente positivi è di 42.075, con una decrescita di 1.616 assistiti rispetto a ieri. Tra gli attualmente positivi, 435 sono in cura presso le terapie intensive, con una decrescita di 15 pazienti rispetto a ieri, 6.387 persone sono ricoverate con sintomi, con un decremento di 293 pazienti rispetto a ieri. Sono invece 35.253 le persone, pari all’84% degli attualmente positivi, in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi. Rispetto a ieri i deceduti sono 75 e portano il totale a 33.415. Il numero complessivo dei dimessi e guariti sale invece a 157.507, con un incremento di 1.874 persone rispetto a ieri. Nel dettaglio, i casi attualmente positivi sono 20.996 in Lombardia, 5.161 in Piemonte, 3.163 in Emilia-Romagna, 1.500 in Veneto, 1.111 in Toscana, 669 in Liguria, 2.983 nel Lazio, 1.338 nelle Marche, 980 in Campania, 1.177 in Puglia, 304 nella Provincia autonoma di Trento, 986 in Sicilia, 278 in Friuli Venezia Giulia, 753 in Abruzzo, 127 nella Provincia autonoma di Bolzano, 31 in Umbria, 185 in Sardegna, 15 in Valle d’Aosta, 144 in Calabria, 145 in Molise e 29 in Basilicata.
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