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Coronavirus, in Italia 73.880 positivi e 10.779 morti

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Complessivamente 97.689 persone in Italia sono risultate positive al coronavirus finora. Attualmente sono 73.880 le persone positive, con un incremento di 3.815 rispetto al 28 marzo. Lo ha reso noto la Protezione Civile.
Sono 13.030 le persone guarite, con un aumento di 646 unità rispetto a ieri. I deceduti sono 10.779, 756 in più rispetto al dato complessivo alla data di ieri, ma questo numero potrà essere confermato solo dopo che l’Istituto Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva del decesso.
(ITALPRESS).

Speranza “Abbassare la guardia sarebbe un errore”

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Servono “tempo e gradualità”, riaprire tutto ora sarebbe uno “sbaglio clamoroso”. Lo dice il ministro della Salute, Roberto Speranza, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, in merito all’emergenza coronavirus.
“Siamo ancora nel pieno dell’epidemia – spiega Speranza -. Non perdiamo la testa. Sarebbe un grave errore abbassare la guardia proprio adesso. Si finirebbe per vanificare tutti gli sforzi che abbiamo fatto fino a oggi per contenere la diffusione dell’epidemia”.
“Gli epidemiologi affermano che cominciano a vedersi i primi effetti del contenimento”, aggiunge il ministro, ma aggiungendo che “non siamo ancora al cambio di fase. Serviranno tempo e gradualità”.
“Sono i primi segnali, ma aspettiamo. Dobbiamo tenere alta l’attenzione e non accontentarci, perché sono i giorni cruciali”, prosegue.
(ITALPRESS).

L’Albania invia un team di medici in Lombardia

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“Stiamo combattendo lo stesso nemico invisibile. Le risorse umane e logistiche della nostra guerra non sono illimitate. Ma oggi non possiamo tenere le forze di riserva in attesa che siano chiamate, mentre negli ospedali italiani, dove si stanno curando anche albanesi, hanno un enorme bisogno di aiuto”. Lo ha detto il primo ministro albanese Edi Rama, in occasione della partenza di un team di medici per l’Italia per l’emergenza coronavirus.
“Tutti sono rinchiusi dentro le loro frontiere, e anche paesi ricchissimi hanno girato la schiena, forse proprio perché noi non siamo ricchi e neanche privi di memoria, non ci possiamo permettere di non dimostrare all’Italia che gli albanesi e l’Albania non abbandonano mai l’amico in difficoltà”, ha aggiunto.
“Grazie Albania”, il commento su Facebook del presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte, mentre il Dipartimento della Protezione Civile spiega: “A novembre una forte scossa di terremoto colpì l’Albania. La macchina dei soccorsi italiana si mobilitò immediatamente inviando sul posto medici, volontari di protezione civile, tecnici e squadre di ricerca e soccorso. Oggi è l’Albania a supportare la nostra risposta all’emergenza Coronavirus con un team di medici e infermieri da impiegare in Lombardia”.

A Verona sono atterrati a 10 medici e 20 infermieri albanesi destinati agli Spedali civili di Brescia. Ad accoglierli, tra gli altri, il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia, il viceministro dell’Interno Vito Crimi, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, il vicepresidente, Fabrizio Sala, l’assessore all’Agricoltura, Fabio Rolfi e il sottosegretario Alan Christian Rizzi. Presente anche la consigliera regionale Simona Tironi. “Grazie – ha detto Fontana – per l’aiuto concreto in un momento molto complicato per la Lombardia. Siete la testimonianza dell’amicizia che lega l’Italia all’Albania. Sono certo che potranno contribuire ad alleggerire il lavoro dei nostri eccezionali rappresentanti della sanità che in queste settimane hanno dato una dimostrazione di dedizione, capacità, eccellenza superiore all’immaginabile. Speriamo che la situazione migliori cosi’ che presto si possa cominciare a pensare alla ripartenza”.

“Volevo dirvi un doppio grazie da parte del Governo, perché il gesto del presidente Rama lo abbiamo molto apprezzato – ha detto Boccia -. Ieri con il Ministro Di Maio ci siamo raccordati per questo vostro arrivo qui. Io ero uno di quelli che l’8 agosto del 1991 era a Bari, perché sono nato e cresciuto lì e so cosa rappresenti per il vostro Paese il legame con l’Italia. Quindi davvero quando ho saputo che sareste arrivati la gratitudine e la commozione è stata doppia. Grazie per questo gesto di fratellanza, siete un Paese che ha l’Italia sulla pelle. Noi pugliesi diciamo che siete la ventunesima regione italiana, spero vi faccia piacere nel rispetto della Repubblica albanese che a noi è molto cara. Grazie ancora e ogni volta in cui ci sarà bisogno, l’Italia ci sarà. Grazie. E grazie anche al Presidente Fontana e alla regione Lombardia per essere qui”.

(ITALPRESS).

Novemila infermieri rispondono al bando della Protezione Civile

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In 9.448 hanno risposto “Ci sono” alla chiamata della Protezione civile per dare supporto, aiuto e collaborazione professionale ai colleghi delle zone d’Italia dove c’è il maggior numero di contagi e morti per COVID-19, quasi venti volte di più della richiesta.
“Sono infermieri esperti nelle specialità necessarie a quelle zone, dalla terapia intensiva alla pneumologia. Lo sono perché l’assistenza degli infermieri ormai da oltre un quarto di secolo è specializzata e mirata solo a una cosa: assistere il paziente per la tutela della sua salute”, spiega in una nota la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche.
“Lo sono – afferma Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi -. per la loro naturale formazione e anche perché gran parte di loro è pronta proprio per COVID-19: come ha testimoniato l’Istituto superiore di Sanità, il settore infermieristico-ostetrico è quello che per la stragrande maggioranza ha partecipato da subito al corso di aggiornamento sul coronavirus dell’Istituto superiore di Sanità per sapere come affrontarlo, come cercare di sconfiggerlo con scienza e senza mai dimenticare la propria coscienza”.
“Non abbiamo mai avuto dubbi come Federazione sulla preparazione, la volontà di vicinanza e di non lasciare mai soli colleghi e cittadini – dice ancora Mangiacavalli – e questa ne è la prova. Le domande avrebbero sicuramente potuto essere anche di più, ma gli infermieri sono pochi e quasi tutti sono già impegnati nelle loro Regioni nella lotta al virus, o direttamente in prima linea o anche assistendo comunque chi sta male e ha bisogno di loro, perché anche le altre malattie non si fermano. I posti sono solo 500 e loro lo hanno sempre saputo, ma la voglia di esserci, di dare supporto a chi ha bisogno è più forte della consapevolezza che non tutti potranno essere li. Ora ci auguriamo anche che questi 500, così come tutti gli altri già in prima linea, possano avere le necessarie tutele (dispositivi di protezione individuale, tamponi ecc.) per non dover mai cedere al virus e perché anche la loro salute sia tutelata”.
“Eppure, tra gli infermieri – continua – c’è il maggior numero di operatori sanitari positivi a COVID: circa 4mila. Tra gli infermieri c’è chi muore di COVID per assistere ed essere vicino ai pazienti, ma lo fa comunque senza il minimo tentennamento. Tra gli infermieri il principio è uno solo: prendersi cura, perché il loro obiettivo assoluto è la salute di tutti. E lo hanno dimostrato nei fatti, chiunque lo ha visto e lo può vedere ogni giorno, ogni ora, purtroppo in un’emergenza a cui nessuno di noi avrebbe voluto mai, invece, assistere”.
“Grazie a loro e alla loro volontà – conclude Mangiacavalli – grazie da parte della Federazione, ma ritengo questo sia un grazie che tutto il paese, e il ministro della Salute Speranza lo ha fatto per primo, gli rivolge in questo momento. E da domani, da quando la Protezione civile selezionerà chi di loro potrà andare ‘al fronte’ della pandemia, i nostri esperti in maxiemergenze saranno li, uniti alla Task Force di cui ora fanno parte i 300 medici scelti con lo stesso criterio, per formare davvero una prima linea d’assalto senza precedenti contro il virus”.
(ITALPRESS).

Coronavirus, in Italia oltre 10mila vittime

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Complessivamente 92.472 persone in Italia sono risultate positive al coronavirus finora. Attualmente sono 70.065 le persone positive, con un incremento di 3.651 rispetto a ieri. Lo ha reso noto la Protezione Civile.
Sono 12.384 le persone guarite, con un aumento di 1.434 unita’ rispetto a ieri. I deceduti sono 10.023, 889 in piu’ rispetto al dato complessivo alla data di ieri, ma questo numero potra’ essere confermato solo dopo che l’Istituto Superiore di Sanita’ avra’ stabilito la causa effettiva del decesso.
(ITALPRESS).

66 mila i positivi in Italia, 969 i decessi in un giorno

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Complessivamente 86.498 persone in Italia sono risultate positive al coronavirus finora. Attualmente sono invece 66.414 le persone positive, con un incremento di 4401 casi rispetto a ieri. Lo ha reso noto la Protezione Civile.

Sono 10.950 le persone guarite, con un aumento di 589 unità rispetto a ieri. I deceduti sono 9134, 969 in più, ma questo numero potrà essere confermato solo dopo che l’Istituto Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva del decesso.

 

Coronavirus, il picco non è ancora arrivato

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Il picco non è stato raggiunto. Ci si sta avvicinando, ci vorranno ancora giorni, ma la notizia positiva è che c’è un rallentamento della crescita. Questo in sostanza quanto emerso nel corso della conferenza stampa che si è tenuta presso l’Istituto Superiore di Sanità per fare il punto sull’evoluzione epidemiologica del Covid-19 in Italia.
Il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro e il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, vedono ancora lontani i tempi di ritorno alla vita di tutti i giorni. Per questo, ad oggi, le misure restrittive volute dal governo Conte potrebbero essere mantenute e si studia il modo per convivere nei prossimi mesi con un virus che accompagnerà l’Italia ancora per un po’ di tempo. “Non abbiamo raggiunto il picco e non lo abbiamo superato, abbiamo segnali che potremmo arrivarci in questi giorni. Non siamo in fase calante, ma in fase di rallentamento della crescita”, ha spiegato Brusaferro, e quando arriverà la discesa, comunque, bisognerà costruire un percorso perché la curva epidemiologica non torni a salire.
“Siamo certi che supereremo questa cosa, è l’impegno di tutto il mondo scientifico italiano che si sta impegnando allo spasimo, ma non sarà risolto domani e neanche nelle prossime due settimane – ha aggiunto -, dovremo immaginare per i prossimi mesi, con curve più basse, a come stare molto attenti e adottare quelle misure perché la curva non riparte. Certamente sarà più facile quando avremmo dei vaccini o degli strumenti che ci consentono di operare come quando operiamo per le influenze. La domanda è come conviverci, dovremo trovare soluzioni di convivenza per salvaguardare le persone più fragili”. Le statistiche presentate oggi confermano i trend dei giorni precedenti: il virus colpisce più gli over 60, prevalentemente uomini, mentre per i deceduti l’80% è over 70 con più patologie. Le zone più colpite sono quelle conosciute: Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto.
“L’infezione per alcuni soggetti è stata la causa di morte, per altri ha contribuito in maniera significativa; c’è una chiara percezione da parte di tutte le autorità sanitarie dell’impatto del virus”, ha confermato Locatelli. “Le case di riposo, le RSA – ha aggiunto – hanno una popolazione di soggetti particolarmente anziani, con patologie concomitanti è quello che stiamo facendo è tutelarli al massimo”.
(ITALPRESS).

Dal Gruppo Chiesi 3 milioni per l’emergenza Coronavirus

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Chiesi Farmaceutici, Gruppo internazionale focalizzato sulla ricerca (Gruppo Chiesi) ha annunciato nuove misure in risposta all’attuale pandemia di COVID-19. Il Gruppo, infatti, si impegna a supportare la risposta al coronavirus istituendo un fondo dedicato alle donazioni sul territorio italiano per un totale di 3 milioni di euro. I gruppi di lavoro specializzati nella gestione delle emergenze a livello corporate e nelle filiali monitorano costantemente, dal primo momento in cui è stata dichiarata l’emergenza, l’andamento dell’epidemia di COVID-19 e hanno adottato misure di contenimento per assicurare la continua fornitura dei medicinali in tutti i paesi in cui sono distribuiti e misure a sostegno della salute e del benessere di dipendenti, pazienti e partner.
“Il nostro impegno costante ha un focus specifico sul miglioramento della qualità della vita dei nostri pazienti e collaboratori. In Chiesi mettiamo le persone al centro delle nostre azioni per proteggere la salute e il benessere dei nostri dipendenti, pazienti e partner. Questo è lo spirito con cui prendiamo tutte le nostre decisioni”, commenta Ugo Di Francesco, CEO Gruppo Chiesi.
“In quest’ottica – aggiunge -, la nostra priorità è garantire la produzione e fornitura di farmaci salvavita agli ospedali, ai medici e ai pazienti che si affidano quotidianamente ai nostri medicinali. Come azienda farmaceutica, stiamo anche mettendo a disposizione la nostra esperienza, le risorse e materiali a supporto degli operatori sanitari a livello globale e stiamo cercando modi per aumentare la nostra capacità di farlo man mano che la situazione si evolve. Continuiamo a lavorare con tutti i nostri partner e gli enti locali, nazionali o regionali di tutto il mondo per assicurarci di poterli supportare al meglio delle nostre capacità”.
“Siamo onorati, come gruppo Chiesi, di poter fare la nostra parte in risposta alla crisi causata dalla pandemia. In Italia stiamo affrontando quella che può essere descritta solo come emergenza su scala nazionale. Stiamo aumentando le nostre iniziative per proteggere i nostri dipendenti e pazienti in questo momento, sono sempre stati e rimarranno la nostra prima priorità – afferma Alberto Chiesi, presidente del Gruppo Chiesi -. Sono profondamente orgoglioso dell’impegno quotidiano dimostrato dai nostri dipendenti in questo momento difficile e vorrei estendere il mio personale ringraziamento a tutti loro”.
Chiesi Farmaceutici aderendo alla cabina di regia di Benessere Italia della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha già donato 50.000 flaconi agli operatori dei trasporti pubblici, Dispositivi di protezione individuale per l’ospedale e ed i medici della provincia di Parma, respiratori per gli ospedali della provincia di Brescia, e collabora direttamente coi i medici di medicina generale per supportare l’attività sanitaria. Inoltre è stata promossa una collaborazione con le associazioni di medici di base su consulenza e orientamento, fornendo supporto per l’acquisto di attrezzature respiratorie negli ospedali che supportano i pazienti affetti da COVID-19, oltre a una partnership con associazioni di volontariato locali per offrire donazioni in denaro o in materiali e constante supporto per identificare nuove aree di intervento.
(ITALPRESS).