Federfarma raccoglie l’invito di Cittadinanzattiva allargando l’iniziativa gratuita sulla distribuzione a domicilio dei farmaci anche ai dispositivi medici, favorendo così i bisogni delle persone in condizioni di fragilità – come i pazienti affetti da una patologia cronica o rara – maggiormente esposte a rischio contagio in una fase delicata come quella che stiamo attraversando, e rispondendo anche all’appello rivolto a tutti di restare a casa.
Federfarma e Cittadinanzattiva insieme chiedono alle Regioni che siano anche semplificate al massimo le procedure con cui i malati cronici e rari possono ottenere direttamente in farmacia anche i farmaci e i presidi sanitari solitamente distribuiti nelle strutture pubbliche, attraverso la adozione omogenea della distribuzione per conto, e in linea con quanto stabilito dalla recente ordinanza della Protezione civile che ha l’obiettivo di limitare gli spostamenti.
“Ringraziamo Federfarma per la disponibilità ad allargare anche ai dispositivi medici la sua iniziativa volontaria già in corso per la consegna dei farmaci, in modo da favorire la prossimità, ed evitare inutili spostamenti, particolarmente rischiosi per la persone in condizioni di fragilità”, afferma Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva.
“Chiediamo inoltre che le Regioni attivino, nei territori in cui ancora non è presente, la distribuzione per conto, sia per i farmaci che per i dispositivi medici, favorendo la prossimità e aiutando i cittadini ad evitare inutili e rischiosi spostamenti”, aggiunge.
“Ho rivolto un appello alle farmacie affinché, in tutti i casi in cui le disposizioni regionali lo consentono, si attivino per fornire ai cronici oltre ai farmaci anche i dispositivi medici di cui questi malati hanno necessità, evitando loro di dover raggiungere strutture sanitarie, lontane da casa e già sovraccariche di attività, con maggiori occasioni di contagio. Le farmacie sono pronte. Sollecitiamo risposte positive da parte delle Regioni”, sottolinea Marco Cossolo, presidente di Federfarma.
“Federfarma ha anche invitato le farmacie associate a intraprendere iniziative – compatibilmente con il contesto emergenziale in atto – affinché i pazienti fragili, qualora comunque costretti a recarsi in farmacia, possano godere di criteri di priorità nell’accesso”, conclude.
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Federfarma, consegna a domicilio anche per i dispositivi medici
Coronavirus, Speranza “Avanti con sperimentazione Avigan”
“Il direttore generale di AIFA, Nicola Magrini, mi ha comunicato che la riunione del Comitato Tecnico-Scientifico di questa mattina, dopo una prima analisi sui dati disponibili relativi ad Avigan, sta sviluppando un programma di sperimentazione e ricerca per valutare l’impatto del farmaco nelle fasi iniziali della malattia. Nei prossimi giorni i protocolli saranno resi operativi, come già avvenuto per le altre sperimentazioni in corso”. Lo afferma il ministro della Salute, Roberto Speranza, dopo l’incontro con il direttore generale di AIFA.
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Ricerca, nuova strada per lo sviluppo di anti virali
Si apre una strada per lo sviluppo di nuovi composti anti-virali. Un team di ricercatori dell’Università di Padova, dell’ENEA e dell’European Synchrotron Radiation Facility (ESRF) è riuscito a ‘fotografare’ la struttura del Potato Virus X (PVX), un patogeno vegetale molto dannoso per le patate e per diverse specie vegetali commestibili come pomodori e peperoni, aprendo la strada allo sviluppo di nuovi composti anti-virali, in grado di contrastare l’infettività di questo e di altri virus. I risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature Chemical Biology, evidenziando che la tecnologia impiegata consente di ottenere per la prima volta una vera e propria “fotografia molecolare” della struttura del virus con un elevatissimo livello di dettaglio.
Lo studio è stato realizzato utilizzando una tecnica di ultimissima generazione, la crioelettro microscopia (cryo-EM), che permette di ottenere le immagini di macromolecole o anche di oggetti più grandi, quali i virus, a risoluzione atomica. Il virus PVX viene molto studiato per il suo impatto particolarmente negativo sul mercato delle patate che, secondo la FAO, sono il primo alimento al mondo dopo le graminacee.
“Si parte da un campione costituito da una soluzione di virus che viene congelata e successivamente illuminata da un raggio di elettroni con l’energia di 300 keV”, sottolinea il professore Giuseppe Zanotti del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova. “In questo modo viene superato il limite di dover ottenere i campioni in forma cristallina, non essendo il PVX un virus cristallizzabile per via della sua natura flessibile e filamentosa, e quindi non indagabile tramite cristallografia a raggi X, la metodologia che ha consentito finora di caratterizzare a livello atomico la struttura di grosse macromolecole”, aggiunge.
“La conoscenza della struttura del PVX consentirà di accelerare gli studi pionieristici su nanobiotecnologie per la realizzazione di particelle da utilizzare nello sviluppo di vaccini innovativi, di sistemi diagnostici e per nuovi approcci nella diagnosi o terapia oncologica”, afferma Selene Baschieri, primo ricercatore del laboratorio Biotecnologie del centro ENEA della Casaccia.
Come tutti i virus, tristemente alla ribalta in questo momento, il PVX ha un involucro proteico che ‘protegge’ le informazioni genetiche per farle poi estrinsecare all’interno della cellula infettata.
“La risoluzione della struttura del PVX, è la più alta mai ottenuta per un virus filamentoso e, in generale, una delle più alte utilizzando questa tecnica”, evidenzia Zanotti. “Ciò ha consentito di mettere in luce nel più intimo dettaglio anche l’interazione tra il capside, il guscio proteico virale, l’acido nucleico, RNA racchiuso al suo interno e alcune delle molecole di solvente fondamentali per la stabilizzazione di tale interazione. I dati sono stati convalidati da esperimenti di mutagenesi sul capside virale che hanno permesso di completare il dato strutturale con il dato biologico”, conclude Selene Baschieri.
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Coronavirus, Angelini Pharma “In prima linea per l’emergenza”
“Angelini Pharma resta in prima linea nella lotta contro la diffusione del Covid-19 per proteggere i nostri medici, i nostri infermieri e infermiere, gli operatori sanitari impegnati in prima linea e i cittadini tutti. Con l’Italia. Per l’Italia”. Lo afferma Pierluigi Antonelli, CEO di Angelini Pharma.
Una donazione complessiva di 20 tonnellate di disinfettante a Regioni e Protezione Civile fin dall’inizio della crisi, lo sforzo produttivo nelle fabbriche e la collaborazione per la trasparenza dei prezzi. Ma anche la formazione ai colleghi che lavorano da casa e la protezione di chi garantisce la continuità produttiva. Angelini Pharma risponde così alla crisi causata dal Covid-19.
L’azienda sta producendo i prodotti a marchio Amuchina in enormi quantità, sia nello stabilimento di Casella che in quello di Ancona. Si lavora incessantemente, sette giorni alla settimana, per soddisfare una richiesta senza precedenti. A Casella le linee di confezionamento lavorano 10 turni alla settimana. Ad Ancona, dove si produce il gel, è aumentata la produzione a 20 turni a settimana più uno di manutenzione per 7 giorni su 7. Proprio questa settimana Angelini Pharma ha anche ottenuto l’autorizzazione da parte del ministero della Salute di una nuova linea di produzione.
Riguardo alle forniture di medicinali, “in Italia, sono molte le pressioni che ci provengono dai nostri partner, non pienamente soddisfatti nello loro richieste – spiega l’azienda -. Nonostante tutti i nostri sforzi, la richiesta rimane ancora alta e lo sappiamo”. Angelini Pharma ha istituito un “comitato di crisi” che sta organizzando le forniture con l’obiettivo di mantenere un giusto equilibrio tra il canale ospedaliero, a tutela di medici e infermieri, il canale farmacia e la grande distribuzione.
Sin dall’inizio della crisi, Angelini Pharma ha condannato alcuni aumenti ingiustificati dei prezzi sul nostro marchio Amuchina riportati da media e cittadini. “Lavoriamo per garantire che i nostri prodotti raggiungano solo fornitori qualificati e abbiamo collaborato con le Istituzioni e il Ministero dello Sviluppo Economico fornendo i nostri prezzi di listino e gli sconti applicati ai farmacisti e ai grandi rivenditori in modo molto trasparente”, spiega l’azienda, che sottolinea: “In Italia, il primo Paese fortemente colpito dall’epidemia, abbiamo donato 10.000 flaconi di Amuchina gel mani a settimana a Lombardia e Veneto, due regioni fortemente colpite. Con l’evolversi della pandemia, abbiamo esteso la donazione anche alla Protezione Civile donando complessivamente 240 flaconi di Amuchina disinfettante gel mani: complessivamente oltre 20 tonnellate finora”.
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La sfida della pandemia per i professionisti dell’emergenza
I professionisti che decidono di lavorare nell’emergenza sanno bene che lavoreranno in un regime di indeterminatezza, che il loro “pane quotidiano” sarà la responsabilità di prendere decisioni rapide in un clima di variabile incertezza. “Solo fino a pochi giorni fa questa considerazione era semplicemente logica, ma oggi i nostri professionisti si trovano di fronte ad una situazione totalmente nuova che, soprattutto per le dimensioni numeriche, non può che destare preoccupazione. È una pandemia, una sfida sconosciuta”. Lo sottolineano in una nota congiunta i presidenti delle società scientifiche dell’Emergenza, Urgenza e Area Critica: Roberto Romano (Siiet), Salvatore Manca (Simeu), Maria Luisa Ralli (Cosmeu), Ciro Paolillo (Acemc), Mario Costa (Siems), Flavia Petrini (Siaarti), Alessandro Vergallo (Aaroi-Emac), Silvia Scelsi (Aniarti).
“In questa stagione di guerra sanitaria, i nostri professionisti sono davvero in prima linea a ‘tempo indeterminato’ – prosegue -. Lo spazio che concedono a loro stessi per un breve riposo, tornando nelle proprie case dai loro cari, è uno spazio non sereno, carico di timori, paure, ansie per il rischio salute dei propri famigliari e per il peso del quale si sono caricati durante le stressanti ore di lavoro”.
Le società scientifiche si sono chieste quale ruolo possono avere a supporto della gestione di queste emozioni spesso tanto contrastanti. “La risposta che ci siamo dati è: trarre la nostra forza dal rispetto del sapere, del consolidato, della Scienza, un ambito che ci è proprio, utile, possibile – spiegano i presidenti -. Le nostre Società Scientifiche hanno il dovere di riaffermare il ruolo della Scienza e lo devono fare soprattutto nei momenti di crisi emergenziale e nelle catastrofi. In queste circostanze, per far fronte alla contingenza, dobbiamo fare enormi sforzi psichici e fisici e, per non sentirci perduti, non possiamo che basarci su quello che dai tempi immemori è la maturazione dell’esperienza, la Scienza. La dobbiamo applicare soprattutto negli ambiti della protezione personale attraverso i comportamenti, le buone pratiche ed il corretto uso dei dispositivi di protezione individuale in base alla situazione nella quale ci si trova. Le cronache viaggiano molto veloci e le notizie ci travolgono. La comunicazione è rapidissima, la sensazione è che a volte lo sia molto più del nostro senso e della nostra capacità di comprensione”.
“La nostra opinione è che le Società Scientifiche debbono continuare a prendersi il tempo minimo di elaborazione per ribadire con coscienza il rispetto delle più rigorose linee guida in materia di protezione, come base unica sulla quale operare scelte, anche nei momenti di maggiore richiesta di rapidità e contingenza – prosegue la nota congiunta -. Le decisioni non dovranno essere basate su criteri di riduzione piegando la Scienza alla contingenza o alla richiesta di velocità che è propria della comunicazione contemporanea. Il criterio della scelta si basa su molteplici aspetti, ma deve essere sempre e soprattutto basata sulle evidenze e su quanto di meglio la conoscenza possa offrire. Questo è il contributo che le Società Scientifiche possono offrire alla popolazione e alla tranquillità dei professionisti sanitari. Questo è quanto, come minimo, pretendiamo da chi oggi è chiamato a operare scelte. E ora che la nostra comunità è disorientata e confusa il nostro primo dovere è quello di mantenere la calma e applicare le conoscenze maturate.
Lo dobbiamo a chi è più fragile di noi”.
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Coronavirus, gli ospedali privati in campo per l’emergenza
“L’intera rete degli ospedali di diritto privato, presente in tutta Italia, continua a garantire il suo contributo per far fronte all’emergenza Covid-19 che non ha eguali nella storia del nostro Paese”. Lo ricorda Barbara Cittadini, presidente nazionale dell’AIOP – Associazione Italiana Ospedalità Privata – che aggiunge: “Fin da subito, l’AIOP ha avviato una continua e attenta interlocuzione con il Ministero della Salute e con tutti i Governi regionali, preposti alla gestione dell’emergenza, per inquadrare e regolamentare l’impegno e l’apporto che la componente di diritto privato del SSN può garantire in un momento storico così delicato”.
“Abbiamo messo a disposizione del Governo e delle singole Regioni – aggiunge Cittadini – circa 1.300 posti letto che corrispondono al 16% della rete complessiva dei posti letto di terapia intensiva del nostro Sistema sanitario nazionale e circa 40.000 posti letto per acuti, pari al 22% dei posti letto acuti presenti sul territorio nazionale, per decongestionare l’afflusso e la gestione di questi pazienti che non riescono a trovare assistenza nelle strutture di diritto pubblico”.
“É con grande serietà e senso di responsabilità, in quanto parte del Servizio sanitario nazionale – continua Barbara Cittadini – che tutte le nostre strutture sanitarie stanno fornendo un pieno e deciso contributo nell’ambito dei Piani di Emergenza predisposti dalle singole Regioni, a seconda dello stato emergenziale e delle specifiche esigenze territoriali, per la gestione dei pazienti Covid e per garantire la continuità delle cure ed assistenza a tutti quei pazienti non-Covid”.
“Molte delle nostre strutture sanitarie – conclude la presidente dell’AIOP – hanno completamente stravolto la propria organizzazione per operare in sinergia con gli ospedali pubblici, accogliendo i pazienti contagiati o non contagiati. Siamo consapevoli che solo facendo fronte comune e ragionando in un’ottica di sistema, nell’interesse del Servizio Sanitario Nazionale, riusciremo a contrastare efficacemente l’epidemia, e garantire il diritto alla salute dei cittadini, come riconosciuto dalla nostra Costituzione”.
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Assogenerici “con Aifa contro il rischio carenza farmaci”
«L’aumento incisivo della richiesta di medicinali da parte delle strutture ospedaliere per far fronte all’emergenza Coronavirus sta determinando in queste settimane un sovraffaticamento della struttura produttiva e distributiva del settore farmaceutico, che tuttavia sta reagendo bene. È aumentata in particolare la domanda di tutti i farmaci afferenti alle classi dei miorilassanti, anestetetici, oppiodi e sedativi, che servono per la gestione dei pazienti in terapia intensiva. Così come è aumentata la richiesta di antiretrovirali, in prima linea contro il COVID-19. Si tratta di medicinali essenziali per le unità di terapia intensiva e sub intensiva nelle regioni più colpite. Si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di farmaci da tempo fuori brevetto, prodotti da diverse aziende nostre associate: il comparto sta reagendo prontamente, seppur nelle difficoltà del momento, per far fronte tutta la domanda, attivando anche il network produttivo internazionale». A fare il punto sul rischio carenze di particolari categorie di prodotti legato all’esplodere della pandemia da COVID-19 nel nostro Paese è Enrique Hausermann, presidente di Assogenerici.
«AIFA assieme ad Assogenerici ed ad altre sigle industriali ha attivato una specifica unità di crisi per la gestione delle esigenze delle Regioni, concentrando in questa fase i propri sforzi soprattutto sulla Regione Lombardia, maggiormente bisognosa di supporto in questa emergenza – spiega Hausermann – L’Agenzia segue il problema raccordandosi costantemente con le Regioni e le Province autonome, cui pervengono le segnalazioni da parte delle singole strutture territoriali che sono invitate a rapportarsi per la valutazione e l’inoltro ad AIFA di segnali. Viene data ovviamente , priorità ai casi urgenti di irreperibilità per i quali siano già stati espletati tutti i passaggi previsti con gli aggiudicatari delle gare regionali: le richieste vengono vagliate e subito dopo noi attiviamo immediatamente la rete delle nostre aziende associate».
«Le aziende in queste ore stanno dimostrando un senso di responsabilità ed una collaborazione senza precedenti: sono state incrementate le produzioni, trasformate linee produttive, effettuate importazioni in tempi record da altri Paesi: una attività frenetica che ha visto una grande collaborazione tra le imprese e l’immediato supporto dell’AIFA dal punto di vista delle procedure», prosegue Hausermann.
«Allo stesso tempo, in coordinamento con la nostra associazione europea Medicines for Europe, abbiamo mobilitato tutte le autorità comunitarie per la creazione di “green lanes” alle frontiere dedicate ai farmaci ed ai materiali sanitari. Grazie a questo abbiamo ottenuto lunedì dalla Commissione UE l’emanazione di linee guida sui trasporti all’interno dell’Unione, che suggeriscono in modo chiaro una corsia preferenziale per medicinali, dispositivi medici e beni sanitari direttamente o indirettamente collegati – conclude il presidente Assogenerici – I blocchi sono ancora consistenti a tutti i confini, ma la situazione è in via di miglioramento ed ogni blocco critico determina un intervento tempestivo delle nostre autorità, di quelle europee e degli altri stati membri. Questo modello d’azione sta iniziando a dare i primi frutti e sono certo che servirà da modello ad altri Paesi europei in questa battaglia durissima».
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Speranza agli infermieri “Infinita gratitudine”
“Chiamo personalmente per ringraziare a uno a uno tutti gli infermieri che stanno combattendo e affrontando questa emergenza sanitaria, assistendo con competenza, passione e umanità i nostri malati”. Sono queste le parole che il ministro della Salute Roberto Speranza ha rivolto oggi al telefono ai coordinatori regionali degli ordini delle professioni infermieristiche, ai presidenti delle province più colpite da COVID-19 di alcune Regioni, ma anche direttamente ad alcuni infermieri – anche positivi al virus – che si trovano in prima linea sui fronti più contagiati del Nord.
I presidenti hanno assicurato il ministro che nessun infermiere, nessun medico, nessun operatore, nessuno si è tirato indietro e che oggi tutti stanno cercando di fare ancora di più di quanto fatto, “perché nessuno resti solo”.
Certo, hanno sottolineato i presidenti al ministro, il tempo è sempre meno, lo scenario degli ospedali, specie al Nord e in particolare in Lombardia è drammatico, le condizioni di lavoro degli infermieri e degli operatori sanitari è sempre più difficile e logorante, fisicamente e psicologicamente.
Il ministro ha assicurato di stare facendo tutto il possibile sta facendo di tutto con Angelo Borrelli e Domenico Arcuri per trovare DPI e tutto quello che serve alla tutela della salute degli operatori e ha rivolto loro un saluto commosso: “Ho infinita gratitudine per quello che voi infermieri state facendo, vi abbraccio tutti, ora virtualmente e spero presto di poterlo fare di persona.”
La Federazione nazionale degli ordini degli infermieri rivolge al ministro Speranza “un ringraziamento particolare perché le sue parole hanno dato sicuramente maggior forza a chi sta davvero dando se stesso per la tutela della salute dei cittadini”.
(ITALPRESS).









