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Donazione di sangue, la Sicilia cresce ma all’appello mancano i giovani

PALERMO (ITALPRESS) – Donare il sangue fa bene anche a chi lo fa. E’ un gesto che salva la vita e aiuta a prendersi cura di sè perchè consente di tenere sotto controllo la propria salute. In Sicilia la raccolta registra un trend positivo, manca poco per raggiungere il traguardo dell’autosufficienza. Per farlo occorre, però, convincere i giovani a donare. Donare è “un supporto per la sopravvivenza” e per chi dona “è fondamentale perchè vengono controllate gratuitamente tutte le sue condizioni di salute attraverso esami clinici che vengono svolti sulla singola donazione del sangue”, ha spiegato Gigi Scalzo, direttore Centro sangue e trasfusioni, assessorato della Regione Siciliana, che ne ha parlato in un servizio dell’Italpress dedicato al tema della donazione del sangue.
Per Scalzo “il problema è mondiale: mancano le nuove generazioni”. “Su analisi svolte negli ultimi dieci anni – ha aggiunto – stiamo riscontrando in Italia che le fasce d’età dai 18 ai 45 anni sono in netto calo e sono quasi assenti coloro che rientrano nella fascia 18-25 anni”.
I giovani sono consapevoli dell’importanza della donazione del sangue e ammettono che ci sono tanti ragazzi che potrebbero donare ma non lo fanno. Tra i motivi c’è anche qualche timore.
“Credo che sia un bel gesto – ha affermato una giovane -, non tutti lo fanno, soprattutto i giovani”. Donare è utile “per tenere sotto controllo i propri stili di vita e perchè ci sono tante persone che ne hanno bisogno”, ha aggiunto un’altra ragazza. “Si salvano vite e il sangue serve”, ha sottolineato una giovane mentre un’altra ha affermato: “Noi donne a quest’età possiamo donare due volte l’anno quindi quando posso cerco di fare entrambe le donazioni”.
Perchè molti giovani non donano? “Credo per la paura degli aghi”, ha risposto una ragazza. “C’è chi è spaventato dagli aghi e non riesce proprio a vederli – ha precisato un giovane – o chi non vuole donare perchè ha il sangue contaminato da altre sostanze”.
La donazione, infatti, “comporta una scelta da parte di chi dona perchè – ha spiegato il direttore del Centro sangue e trasfusioni, Gigi Scalzo – il sangue per essere trasfuso deve essere pulito, non ci devono essere tracce di alcol e droghe”.
I giovani vogliono comunque saperne di più. Bisogna “principalmente informare, però non via social”, ha affermato un ragazzo, chiedendo anche incontri dedicati all’università.
In questo senso, un ruolo importante per la promozione della donazione è svolto dalle associazioni. Per Aurelio Maggio, direttore del reparto ematologia dell’Ospedale Cervello di Palermo, “le associazioni di volontariato svolgono un ruolo cruciale nella raccolta del sangue. L’85% della raccolta – ha continuato Maggio – avviene tramite le associazioni perchè esiste una normativa nazionale e regionale che dà loro questo compito. Le associazioni devono essere intese come partner principale e cruciale per la promozione della donazione del sangue”.
Il trend delle donazioni è positivo ma non è stato ancora raggiunto il traguardo dell’autosufficienza. “Per poter essere autosufficienti – ha sottolineato Scalzo – abbiamo bisogno di altre 40 mila donazioni di plasma. La raccomandazione è questa: per Natale doniamo plasma”.

– foto da video Italpress –
(ITALPRESS).

San Marino, ISS premiato per 4° biennio consecutivo con i bollini rosa

ROMA (ITALPRESS) – Fondazione Onda ha assegnato i Bollini Rosa per il biennio 2024-2025 agli ospedali che offrono servizi dedicati alla prevenzione, diagnosi e cura delle principali patologie che riguardano l’universo femminile, ma anche quelle che riguardano trasversalmente uomini e donne in ottica di genere.
L’Istituto per la Sicurezza Sociale della Repubblica di San Marino ha confermato la sua attenzione alla medicina di genere, conseguendo anche per il prossimo biennio 2024-2025 due bollini rosa.
Rispetto al biennio precedente gli ospedali premiati sono aumentati, passando da 354 a 367. Oltre a una crescita numerica, assistiamo a un miglioramento qualitativo dei servizi erogati: gli ospedali che hanno ottenuto il massimo riconoscimento, tre Bollini, sono infatti passati da 107 dello scorso Bando a 126 di questa edizione. 188 strutture hanno conseguito due Bollini e 53 un Bollino. La premiazione è avvenuta in una cerimonia svoltasi presso il Ministero della Salute di Roma, alla quale hanno preso parte per l’ISS Susanna Guttmann Direttore UO Neurologia, Marina Foscoli della UO Cardiologia e la Dott.ssa Stefania Larghetti della UO di Radiologia, protagoniste di alcune delle principali iniziative e attività portate avanti nell’ambito della medicina di genere a San Marino.
“L’11a edizione dei Bollini Rosa, che ha il patrocinio di 31 enti e società scientifiche – afferma Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda – rinnova il nostro impegno nella promozione di un approccio gender-oriented all’interno delle strutture ospedaliere. Gli Ospedali premiati con il Bollino Rosa vengono valutati alla luce dei percorsi inerenti sia alle specialità con maggior impatto epidemiologico nell’ambito della salute femminile, sia a quelle che trattano patologie che normalmente colpiscono entrambi i generi, ma con un approccio personalizzato. I 367 ospedali premiati costituiscono una rete di scambio di esperienze e di prassi virtuose, un canale di divulgazione scientifica per promuovere l’aggiornamento dei medici e degli operatori sanitari”.
La valutazione delle strutture ospedaliere e l’assegnazione dei Bollini Rosa è avvenuta tramite un questionario di candidatura composto da circa 500 domande, ciascuna con un valore prestabilito, suddivise in 15 aree specialistiche più una sezione dedicata ai servizi generali per l’accoglienza delle donne e una alla gestione dei casi di violenza sulle donne e sugli operatori sanitari. Un apposito Advisory Board, presieduto da Walter Ricciardi, Professore di Igiene Pubblica, Università del Sacro Cuore di Roma, ha validato i Bollini conseguiti dagli ospedali (zero, uno, due o tre) a seguito del calcolo del punteggio totale ottenuto nella candidatura, tenendo in considerazione anche gli elementi qualitativi di particolare rilevanza non valutati tramite il questionario (servizi e percorsi speciali, iniziative e progetti particolari ecc..).
Tre i criteri di valutazione tenuti in considerazione, la presenza di: specialità cliniche che trattano problematiche di salute tipicamente femminili e trasversali ai due generi che necessitano di percorsi differenziati, tipologia e appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutici e servizi clinicoassistenziali in ottica multidisciplinare gender-oriented, l’offerta di servizi relativi all’accoglienza delle utenti alla degenza della donna a supporto dei percorsi diagnostico-terapeutici (volontari, mediazione culturale e assistenza sociale) e infine il livello di preparazione dell’ospedale per la gestione di vittime di violenza fisica e verbale.
“Siamo orgogliosi di constatare ancora una volta l’alto livello raggiunto dalla sanità sammarinese – dichiara il Segretario di Stato per la Sanità Mariella Mularoni – capace di confrontarsi e collaborare con un network prestigioso come quello della Fondazione Onda, riconoscendo l’importanza di servizi e percorsi a misura di donna, in tutte le aree sanitarie, che per San Marino non riguardano solo l’Ospedale, ma tutto il territorio, i servizi socio-sanitari e la prevenzione. Come istituzioni non faremo mai mancare il nostro supporto, lavorando per raggiungere sempre migliori risultati e affrontare al meglio le difficili sfide che tutti i sistemi sanitari moderni hanno di fronte”.
“Il doppio Bollino Rosa ricevuto oggi da Fondazione Onda, che ringrazio, è un ulteriore riconoscimento per l’offerta di servizi dedicati alla prevenzione, diagnosi e cura delle principali patologie, realizzando percorsi ottimizzati, in special modo, per le donne – spiega il Direttore Generale dell’ISS, Francesco Bevere -. Tale riconoscimento premia anche la dedizione, l’attenzione e la qualità tecnica che il personale sanitario all’Istituto per la Sicurezza Sociale dedica ai nostri assistiti. Questa valutazione, formulata da una prestigiosa Fondazione, esterno alla Repubblica di San Marino, conferma il posizionamento ottimale e in continuo miglioramento dei servizi sanitari offerti ai cittadini sammarinesi dall’Ospedale di Stato.
-foto ufficio stampa ISS San Marino-
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Sanofi, Make to Care 2023 si tinge di rosa

ROMA (ITALPRESS) – Tecnologia ed innovazione che sfidano le disabilità dimostrando di poter vincere tabù e barriere. Questo raccontano i due progetti tutti al femminile Frida e Amèlie, premiati ieri sera a Roma in occasione della Cerimonia di Make to Care di Sanofi, ottava edizione del contest che negli anni ha visto oltre 600 progetti candidati, 60 finalisti e 14 vincitori, premiando ogni volta soluzioni di open innovation al servizio di pazienti e caregiver, in grado di migliorare davvero la vita di chi convive una disabilità.
Frida è l’idea della siciliana Yasmine Granata, designer di prodotto che dopo un’adolescenza trascorsa indossando per 23 ore al giorno un corsetto, ha ideato e sviluppato una nuova tipologia di ortesi per correggere la scoliosi, coinvolgendo esperti e officine ortopediche. Grazie al suo tessuto brevettato, più traspirante e leggero, e ai dettagli intercambiabili trasforma il corsetto in vero e proprio accessorio di moda. Il dispositivo si “attiva” grazie ad elettrodi posizionati e a pad di spinta automatizzati che permettono di potenziare la muscolatura paravertebrale, anche in assenza di ginnastica correttiva: un sistema che può essere anche controllato da remoto dal medico ortopedico per monitorare l’utilizzo da parte del paziente.
Amèlie – Eye tracking Suite presentato dalla pedagogista Samantha Giannatiempo è il risultato della collaborazione tra il centro AIRETT di Verona e un’èquipe di terapisti e ingegneri specializzati nella Sindrome di Rett, raro disturbo neurodegenerativo che colpisce soprattutto le bambine, che perdono progressivamente capacità linguistiche e motorie. Amèlie favorisce la comunicazione e la comprensione tra caregiver e piccole pazienti, che possono interagire e giocare muovendo esclusivamente i loro occhi grazie a un software che collega computer, smartphone e una piattaforma online, pensato per la supervisione a distanza da parte dei terapisti e la raccolta dati scientifica. AIRETT, infatti, unisce la riabilitazione alla ricerca, poichè è quest’ultima che fornisce le evidenze necessarie per pensare, proporre e strutturare nuove ricerche.
Entrambe le soluzioni hanno, dunque, non solo il potenziale di aiutare le persone nel loro vivere quotidiano ma, tramite la raccolta di dati, di fornire indicazioni importanti per la ricerca e la comprensione delle relative patologie. Frida e Amelie potranno inoltre contare sul supporto dei partner di Make to Care per l’ulteriore sviluppo, implementazione e scalabilità del loro progetto e partecipare a un viaggio di formazione e networking in una tech valley riconosciuta a livello internazionale.
Marcello Cattani, Presidente e Amministratore delegato di Sanofi Italia e Malta, afferma: “Make to Care è un progetto di cui andiamo molto fieri perchè nel corso degli anni ci ha permesso di creare ponti talvolta inaspettati tra innovazione e bisogno disatteso di chi vive una disabilità. Il nostro approccio all’innovazione, che da sempre guarda aldilà delle attività che esercitiamo come azienda farmaceutica, è basato su un dialogo aperto a tutti i livelli della società, con l’intento di rinnovare sempre la qualità del dibattito e favorire la genesi di progettualità condivise e inedite. Anche attraverso questo progetto, diamo il nostro contributo allo sviluppo di una cultura dell’inclusione delle disabilità, diamo voce a idee davvero rivoluzionarie, restituendo rilevanza e grande dignità al paziente, non solo beneficiario, ma anche parte attiva del percorso di innovazione”.
Nato dalla collaborazione con Maker Faire Rome – The European Edition, Make to Care ha infatti raccolto negli anni centinaia di progetti, alimentando la riflessione sulla Patient-driven-Innovation e contribuendo a tenere alta l’attenzione sulle tematiche di inclusione, anche in termini di politiche sanitarie.
La Giuria indipendente del Contest di questa edizione è stata presieduta dal Presidente del CONI Giovanni Malagò ed era così composta: Alberto Battaglia, Presidente Fondazione italiana Sclerosi multipla, Bruno Dallapiccola, Direttore scientifico emerito Ospedale Bambino Gesù, Federica Draghi, Founder e Managing partner di Xgen venture, Franco Locatelli, Presidente Consiglio Superiore di Sanità, Margherita Lopes, giornalista, Giampaolo Montali, Direttore generale del Progetto Ryder Cup 2023, Tiziana Nicoletti, Responsabile coordinamento Associazione malati cronici e rari di Cittadinanzattiva, Annamaria Staiano, Presidente Società Italiana di Pediatria.
Make to Care ha dato inizio, per prima in Italia, ad una riflessione strutturata sulla Patient-driven-Innovation al fine di incentivarne la pratica e la diffusione, oltre che di stimolare un dibattito costruttivo in termini di nuove politiche sanitarie.
Nato come contest nel 2016 dalla stretta collaborazione con Maker Faire Rome – The European Edition, organizzato dalla Camera di Commercio di Roma, Make to Care porta avanti da anni un progetto di ricerca sull’open-innovation e sulla manifattura digitale in ambito healthcare che nasce e si sviluppa anche fuori da ospedali, centri di ricerca, università ed è guidata da nuovi soggetti: start-up ma anche Pazienti-innovatori che spesso collaborano con maker e fablab.
Oltre a Innova Camera, Azienda Speciale della Camera di Commercio di Roma per l’innovazione, Make to Care conta sulla collaborazione di Polifactory, il maker-space del Politecnico di Milano, e sul supporto di Fondazione Politecnico di Milano. L’ecosistema Make to Care viene costantemente mappato da Polifactory attraverso la piattaforma DesignHealthcareInnovation.
Make to Care ha inoltre creato un network di partner che collaborano al successo della iniziativa; ART-ER, Società Consortile dell’Emilia-Romagna per l’innovazione, l’attrattività e l’internazionalizzazione; Obloo/Venture Factory e Arrow Electronics Italia, rispettivamente Investing Partner e Technology Platform Partner che danno supporto e consulenza ai progetti in concorso, valutandone anche la scalabilità; la società di consulenza in Proprietà Intellettuale Bugnion S.p.A. e l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che mettono a disposizione le proprie competenze a beneficio di vincitori e finalisti. Infine, lo scorso luglio, una delegazione di vincitori delle passate edizioni ha visitato Israele, start -up nation, grazie all’interessamento dell’Ambasciata d’Israele a Roma.
-foto ufficio stampa Sanofi –
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A Villa Serena a Palermo ambulatori ginecologici gratuiti

PALERMO (ITALPRESS) – A Palermo, a Villa Serena, ambulatori ginecologici gratuiti dell’adolescenza e della menopausa.
La Casa di cura Villa Serena, fanno sapere dalla struttura sanitaria, ha a cuore la salute delle donne durante tutte l’arco della loro vita. Oltre al Percorso Nascita gratuito, in Clinica è attivo un ambulatorio ginecologico gratuito che segue le pazienti dall’adolescenza alla menopausa. In particolare, un giorno alla settimana, l’ambulatorio, di cui è responsabile la dottoressa Mariella Rao, è riservato alle adolescenti e alle donne in menopausa.
“L’adolescenza – si legge in una nota – è un periodo di transizione e di cambiamenti, durante il quale si inizia a esplorare la propria sessualità e ad avere relazioni. Ogni giovanissima donna dovrebbe sapere come prevenire le malattie sessualmente trasmissibili e, grazie alla contraccezione, le gravidanze non pianificate. E’ importante che, sempre col consenso dei genitori, le adolescenti siano informate sui metodi contraccettivi, sui loro benefici e sugli eventuali rischi associati. A Villa Serena potranno effettuare una visita di controllo gratuita in uno spazio protetto e confortevole dove parlare e consigliarsi”.
L’ambulatorio per la menopausa, dedicato a questo periodo assolutamente fisiologico, si occupa di climaterio fisiologico e di trattamento del climaterio precoce.
Gli ambulatori completano il percorso assistenziale dedicato alle donne e vanno a completare le altre attività di prevenzione e di trattamento delle patologie croniche e degenerative, comprese le neoplasie dell’apparato riproduttivo femminile.
Gli ambulatori dell’adolescenza e della menopausa sono aperti il mercoledì dalle 14.30 alle 17.30. Per prenotare una visita rivolgersi al CUP telefonando allo 091 6985751/752, inviare una mail a [email protected] o un messaggio whatsapp al numero 345 7730443.
– foto ufficio stampa Villa Serena –
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A Maria Rescigno il Premio Pezcoller Women in Cancer Research

ROZZANO (MILANO) (ITALPRESS) – Il prestigioso Premio Pezcoller-Marina Larcher Fogazzaro-EACR Women in Cancer Research 2024 sarà assegnato a Maria Rescigno, responsabile del Laboratorio di Immunologia delle Mucose e Microbiota di Humanitas, professoressa di Patologia Generale e prorettrice alla Ricerca di Humanitas University.
Il premio celebra “scienziate di comprovata eccellenza accademica, che hanno ottenuto importanti risultati nella ricerca sul cancro e che, attraverso la loro leadership e il loro esempio, hanno promosso il ruolo delle donne nella ricerca oncologica”. E sarà assegnato in occasione del Congresso annuale dell’Associazione Europea per la Ricerca sul Cancro (EACR) che si terrà tra 10 e il 13 giugno 2024 a Rotterdam.
Maria Rescigno, laureata in Biologia all’Università di Milano, si è specializzata in Biotecnologia applicata all’Università di Milano-Bicocca, è stata visiting scholar all’Università di Cambridge (Inghilterra) e ha lavorato al CNR, dove ha conseguito il suo PhD in Farmacologia e Tossicologia. Dal 2001 al 2017 è stata direttore dell’Unità di ricerca sulle cellule dendritiche e immunoterapia nel Dipartimento di Oncologia sperimentale all’Istituto europeo di Oncologia di Milano e dal 2008 al 2013 è stata visiting professor all’Università di Oslo. Nel 2016 ha fondato Postbiotica, una start-up per la modulazione del microbiota. Oggi insegna Patologia generale in Humanitas University, dove è anche prorettore alla ricerca, e dirige un laboratorio che studia il rapporto tra sistema immunitario e microbiota in IRCCS Istituto Clinico Humanitas. E’ autrice di oltre 200 pubblicazioni su riviste ad alto impatto tra cui Science, Nature Immunology, Immunity.
Il suo principale interesse di ricerca è l’immunologia delle mucose e il microbiota, e in particolare il ruolo di quest’ultimo nello sviluppo e nella progressione di diverse malattie, anche oncologiche. Tra i risultati più rilevanti ottenuti nella lotta ai tumori ricordiamo: la scoperta di un meccanismo di evasione immunitaria che potrebbe aprire la strada allo sviluppo di nuovi trattamenti immunoterapici; la scoperta del ruolo chiave del microbiota intestinale nel guidare la progressione della malattia, la formazione di metastasi e la risposta alle immunoterapie; la messa a punto di un vaccino terapeutico per il melanoma e il sarcoma metastatico – attualmente ancora in fase di sperimentazione preclinica – potenzialmente in grado di rendere le cellule tumorali più visibili al sistema immunitario.
Maria Rescigno ha ricevuto numerosi premi tra cui il premio Avon come ‘donna simbolo della città di Milanò (2011), una menzione d’onore dell’Ambasciata Belga (2022), il premio Roma per l’impresa, l’economia e gli affari sociali (2022), il Premio De Sanctis per la sanità sociale (2023) e il premio NordSud di Fondazione Pescarabruzzo (2023).
– foto ufficio stampa IRCCS Istituto Clinico Humanitas –
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Tumore al seno, Europa Donna al fianco di medici e ricercatori

ROMA (ITALPRESS) – Il tumore al seno è la prima causa di morte per tumore nelle donne. Il report “I numeri del cancro” stima in Italia per l’anno 2022 circa 55.700 nuovi casi di questo tumore: numeri imponenti, ma sempre meno cattivi. Dalla fine degli anni ’90, infatti, si osserva una continua tendenza alla diminuzione della mortalità per carcinoma mammario con un calo dello 0.8% all’anno, che viene ricondotto sia a una maggiore diffusione dei programmi di diagnosi precoce, sia ai continui progressi terapautici. Informazione, sensibilizzazione, dialogo con le istituzioni e sostegno alla ricerca hanno fatto e continuano a fare la differenza. La mortalità per tumore al seno è stimata in 12.500 decessi, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è dell’88%, la probabilità di vivere di ulteriori quattro anni dopo la diagnosi è del 91%. Questi i temi trattati da Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia, associazione di promozione sociale che tutela i diritti alla prevenzione e alla cura dei tumori al seno, intervistata da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“Nel 2024 compirà 30 anni, siamo pronte per stare insieme ai medici e ai ricercatori, a quelle che sono le nuove frontiere della medicina, pronte a iniziare nuovo ciclo di 30 anni, per educare le pazienti sulle nuove terapie, far leva sul fatto che l’accesso ai trial clinici è molto importante, che non bisogna avere paura dei tumori, persino di quello metastatico – ha esordito – E’ importante stare insieme, avere fiducia nel proprio medico, per questo facciamo anche molte ore di formazione”. Un’associazione, Europa Donna Italia, che è nata da un’idea di Umberto Veronesi espandendosi poi a livello globale: “Umberto Veronesi una volta aveva visto tante donne al congresso di Washington che richiedevano una percentuale di investimenti per la ricerca sul cancro – ha raccontato – Lui poi è venuto qui per far nascere Europa Donna, non solo in Italia ma inizialmente in tre nazioni, ed è ora presente in 47 paesi. Le pazienti radunandosi aiutano le altre pazienti, ma rappresentano anche un gruppo di pressione importante per poter incidere sulle decisioni delle istituzioni”.
Per sensibilizzare l’opinione pubblica sul cancro metastatico, di recente Europa Donna Italia ha lanciato un videoclip diffuso da tutti i media nazionali: “In 45.000 donne quello al seno diventa un tumore metastatico e c’è bisogno di far tanto – ha spiegato – Noi abbiamo prodotto un video, poi abbiamo chiesto il patrocinio al Ministero della Salute e anche la Pubblicità Progresso, così è diventata una campagna sociale e tutti i media lo hanno ripreso. Il video ha fatto il giro delle televisioni e questo è importante”. Attualmente, un importante progetto di Europa Donna Italia è quello legato a Sant’Agata, la protettrice del seno, che tramite la mediazione dell’arte punta a far crescere la consapevolezza dell’importanza degli screening: “Il progetto Sant’Agata è un progetto che si rifà alla figura di Sant’Agata. E’ la protettrice del seno, come sappiamo, e abbiamo pensato di fare realizzare dei murales artistici da artiste che interpretano la santa in versione moderna – ha aggiunto D’Antona – Siamo partiti dal problema che lo screening è l’unico importante strumento per vincere il tumore al seno, ma in realtà è poco partecipato perchè nella media mi sembra che l’adesione allo screening sia troppo bassa, circa al 60%, su una popolazione di milioni di donne”.
“Abbiamo così pensato di fare un murales in modo tale che nelle diverse città, nel giro di due o tre anni, saranno circa cento, con Sant’Agata che ricorderà ogni volta di partecipare allo screening. Le donne vanno a fare lo screening, fanno la fotografia al murales e poi la mandano le amiche – ha concluso – E’ questo lo scopo del murales, deve essere attivo e non statico, pur essendo un’opera d’arte di strada”.

– foto video da Medicina Top –
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Gli italiani e i disturbi gastrointestinali, ne soffrono 9 su 10

MILANO (ITALPRESS) – Nove italiani su 10 soffrono di disturbi gastrointestinali: tra i sintomi più frequenti il reflusso gastroesofageo, che accomuna oltre il 44% dei connazionali, seguito dal bruciore di stomaco (36,8%), dolore addominale (32,4%), gonfiore e meteorismo (28,1%), diarrea (27,1%), difficoltà digestive (25,7%) e stitichezza (25,4%).
A riportare gli ultimi dati dell’Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti digestivi Ospedalieri (AIGO), il Professor Attilio Giacosa, già Direttore della Struttura complessa di Gastroenterologia e Nutrizione Clinica presso l’Istituto Nazionale per la Ricerca sul cancro di Genova e Gastroenterologo presso il Centro Diagnostico Italiano di Milano, nel suo intervento all’evento stampa di ASSOSALUTE, Associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica, intitolato: “Dalla tavola al sistema immunitario: il ruolo del microbiota intestinale”.
I disturbi gastrointestinali non solo compromettono la salute dell’apparato digerente, ma possono avere ripercussioni anche su quello immunitario. Questo perchè, spiega il professore, “a causa della presenza di batteri, l’80% del nostro sistema immunitario è localizzato nell’apparato digerente”.
“L’insieme degli oltre mille miliardi di batteri, virus, funghi e miceti che, comunicando tra loro, agiscono come se fossero un unico organismo, si chiama microbiota intestinale, da non confondere con il ‘microbiomà, il quale indica, invece, il patrimonio genetico del microbiota”. “La differenza tra questi due termini”, prosegue il Professore, “è la stessa che c’è tra uomo e genoma umano: l’uomo nasce con circa 60.000 geni, e quello che ci viene trasmesso dai nostri genitori è il genoma, che però da solo è insufficiente per la nostra sopravvivenza, sebbene svolga un ruolo importantissimo per la salute e per la difesa da moltissime malattie. Il microbiota coinvolge circa 400.000 geni che costituiscono il genoma ‘variabilè, che interagisce con noi e partecipa alla gestione della nostra salute o malattia”.
Lo sviluppo del microbiota avviene nei primi anni di vita ed è profondamente influenzato dal contatto con la madre e con tutto ciò che ci circonda. “Durante il parto, il passaggio attraverso il canale vaginale pone il neonato a contatto con i batteri presenti nell’ambiente e, successivamente, con quelli della pelle della madre e di tutto ciò che tocca. A seguire, l’allattamento al seno contribuisce a fornire ulteriori batteri benefici al neonato. Molti sono, oltre a questi, i fattori che intervengono nella creazione del microbiota, tra cui, innanzitutto, l’alimentazione, e poi, fra gli altri, i farmaci (soprattutto gli antibiotici), le ore di sonno e l’attività fisica”.
“Il microbiota di un bambino”, ad esempio, continua il Professore, “subisce adattamenti significativi in risposta alle situazioni fisiche ed emozionali che si creano dopo la sua nascita e, con lo sviluppo iniziale, questa modulazione del microbiota, chiamato, appunto, ‘adattomà, si sviluppa in modo critico ‘pro-infiammatoriò se il bambino incontra difficoltà alimentari, fisiche o psicologiche mentre si attenua, invece, quando il bambino cresce e sembra stare bene. Tuttavia, se il bambino o l’adulto si troverà successivamente di fronte a difficoltà, questo ‘adattomà può riattivarsi in modo esplosivo, stimolando eccessivamente la risposta immune e contribuendo allo sviluppo di stati di malattia di vario tipo con coinvolgimento di patologie digestive o extra-digestive, come l’obesità o stati neuropatologici quali la depressione o malattie autoimmuni o, verosimilmente, cancro. Questo fenomeno è riconducibile al ruolo chiave del microbiota nelle interazioni mente-corpo, evidenziando l’importanza dei primi anni di vita e delle esperienze iniziali nella formazione del microbiota e nel suo impatto sulla salute a lungo termine”.
I “batteri buoni” e i “batteri cattivi” non sono sempre facili da definire, “se non in casi particolari come i cosiddetti fermenti lattici (lattobacilli e bifidobatteri) che appaiono molto ‘salutistì e, ad esempio, il Clostridium Difficile che è, al contrario, estremamente patogeno”, afferma il Professor Giacosa. “Definire un ‘microbiota ottimalè o ‘microbiota salutarè è ancora un compito difficile e in fase di decodifica, ma fondamentale è acquisire il concetto di eubiosi intestinale, ovvero di equilibrio fra le varie componenti del microbiota. Studi recenti identificano batteri con effetti pro-infiammatori e antinfiammatori, entrambi presenti nel nostro organismo. L’infiammazione è un elemento sempre più rilevante, collegato a patologie cardiache, degenerazione vascolare, cancro e processi di invecchiamento, rendendo, quindi, il microbiota un fattore di estrema importanza”.
La dieta mediterranea gioca un ruolo decisivo nel plasmare favorevolmente o meno il microbiota. “Un elemento chiave in questo contesto è rappresentato dalla ricchezza in fibre”, segnala il Professore: “soprattutto quelle solubili, molto fermentabili, come l’inulina presente in cicoria, aglio e cipolla. Questi prodotti sono tipici della dieta mediterranea e apportano grandi benefici al microbiota. Anche la pectina, abbondante in vari frutti come la mela, svolge un ruolo significativo. Queste fibre interagiscono con il microbiota attraverso processi fermentativi, generando sostanze di grande importanza. Infatti, un aspetto cruciale è rappresentato dai mediatori, ovvero da sostanze prodotte dal metabolismo di batteri del microbiota. Tra questi spicca il ruolo degli acidi grassi a catena corta (SCFA), che fungono da combustibile per vari batteri benefici del microbiota e sono essenziali per il nutrimento delle cellule dell’epitelio intestinale e, quindi, per l’integrità della barriera intestinale”.
Con il periodo natalizio, caratterizzato da pranzi e cene abbondanti nonchè da indulgenze gastronomiche, il Professor Giacosa mette in guardia dagli effetti avversi di grandi quantità di alimenti, “specie se superiori alla norma e se accompagnati da qualche bicchiere di vino e spumante” su stomaco e intestino, e ricorda l’importanza di compiere scelte alimentari consapevoli e compensatorie, per preservare la salute del microbiota e di riflesso della nostra salute.
In vista delle feste, il professore suggerisce alcuni accorgimenti che influenzano direttamente la salute del microbiota intestinale, come “non eccedere in cibi complessi e trasformati, limitando l’assunzione di sughi e alcolici, zuccheri e dolci. Mantenere, poi, un’attenzione costante verso i vegetali, assicurandosi di includerli costantemente nei pasti principali o come spuntino fra i pasti per la frutta. E’ bene evitare il fumo, soprattutto dopo i pasti, poichè la nicotina può influenzare negativamente i processi digestivi.”
“Consumare pasti in porzioni eccessive”, continua Giacosa, “può contribuire a un sovraccarico dell’apparato digerente. Mantenere un senso di moderazione durante i pasti è fondamentale per una corretta digestione e per la salute intestinale. Da ultimo, anche se le giornate più corte e il clima freddo possono imporre una riduzione dell’attività fisica, influenzando negativamente la salute dell’apparato digerente, è importante trovare il tempo per una passeggiata anche nei giorni festivi e dopo pasti più ricchi del solito”.
In caso di disturbi gastrointestinali, il corretto uso di automedicazione è fondamentale per preservare l’equilibrio del microbiota e gestire i piccoli disturbi associati, da soli o con l’aiuto del farmacista, evitando di intasare inutilmente nei giorni di Festa i Pronto Soccorso.
Tra i farmaci di automedicazione più utili contro i disturbi gastrointestinali, il Professore ricorda “gli antiacidi, in grado di bloccare l’acidità di stomaco; gli antisecretivi, con sostanze che bloccano la produzione di acido e permettono di ridurre la quota di succhi gastrici al di fuori dello stomaco; i pro-cinetici, che, stimolando la mobilità dello stomaco, aiutano a svuotarlo del contenuto e a ridurre la sensazione di nausea”.
Come alternativa all’acqua calda e al limone, vi sono “gli antigas – c.d. adsorbenti intestinali -, che tolgono il senso di gonfiore e i gas in eccesso”. Tra i farmaci di automedicazione che agiscono sulla parte intestinale, ricordiamo infine i probiotici (fermenti lattici) contro un’anomala turbolenza in sede intestinale; le fibre in caso di stipsi e, viceversa, prodotti che possano bloccare la mobilità intestinale se eccessiva; disinfettanti intestinali specifici per la cosiddetta “diarrea del viaggiatore”, che si manifesta quando si producono tossine a seguito dell’ingestione di cibi contaminati e gli antispastici in caso di mal di pancia e contrazioni addominali. Sono utili, infatti, per ridurre coliche, spasmi, crampi, in particolare sul colon.?
“Va tuttavia monitorata”, sottolinea il professore, “la presenza di condizioni di rischio, cioè di sintomi che richiedono un consulto medico più approfonditò.
-foto ufficio stampa Apco Worldwide-
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Global Health e salute per il futuro, la via della prevenzione 2.0

ROMA (ITALPRESS) – Prevenzione, ricerca, innovazione sono tre asset fondamentali per poter vincere la sfida della global health, sfida su cui nel nostro Paese devono convergere tutti gli attori per garantire la sostenibilità del sistema. Per dare le risposte necessarie alla salute globale, generare benessere e ridurre le disparità è necessario un cambiamento, che ha bisogno della collaborazione di tutti gli attori coinvolti. Questo è il messaggio attorno al quale si sono confrontati oggi a Roma esponenti istituzionali, di Governo, Parlamento, Regioni, associazioni, accademia, società scientifiche e industria, nel corso della seconda edizione di “InnovaCtion” organizzata da Gsk, che vede come focus la Global Health, l’innovazione sanitaria per le comunità e gli investimenti necessari a generare maggiore competitività e indipendenza per il Paese, e così ripensare la salute quale motore per il benessere globale. Entro il 2030, si prevede che il numero di persone di età pari o superiore a 60 anni aumenterà di oltre un terzo raggiungendo 1,4 miliardi di persone. L’Italia è uno dei Paesi più longevi: si conferma al secondo posto tra i 27 Stati Membri dell’Unione Europea, con 83,6 anni, dopo la Spagna. In particolare, gli over 65 italiani rappresentano il 23% (oltre 4 punti percentuali in più rispetto alla media UE) della popolazione totale, e nel 2050 si prevede che ne costituiranno fino al 35%. E’ necessario perciò ripensare l’attuale sistema di welfare e sanitario, considerando che 4,8 milioni di persone sono a rischio di esclusione sociale. Non parliamo solo di un costo, però, per servizi assistenziali e sociosanitari, poichè questa fascia costituisce una vera e propria economia che vale il 19,4% del Pil in termini di reddito, pari a 321,3 miliardi di euro (37,2% di quelli rilevati a livello nazionale) e di consumi, 176, 1 miliardi di euro, pari al 25% dei consumi delle famiglie italiane. Se si pensa poi ai cinquantenni, in dieci anni sono cresciuti più del 50% tra gli occupati, ossia 8,9 milioni nel 2020 rispetto ai 5,9 del 2010. Mantenere in buona salute la popolazione adulta significa quindi favorire la ricchezza, incrementare i consumi e ridurre i costi socio-assistenziali nel tempo. In tal senso è essenziale prevedere un percorso di salute che ruoti attorno a un nuovo concetto di prevenzione, una “Prevenzione 2.0”, una presa in carico della persona, che possa contribuire a garantire un futuro di salute alla popolazione. In tal senso, la proposta del Direttore Generale del Ministero della Salute, Francesco Vaia, di un “Calendario della salute”, che segni idealmente tutte le tappe più importanti della salute della persona, rappresenta un approccio vincente. Disegnare un percorso che dall’allattamento al seno alle vaccinazioni dell’infanzia e dell’adolescenza, fino ad arrivare alle vaccinazioni dell’età adulta, ancora troppo sottovalutate, quando invece costituiscono tappe fondamentali, insieme agli screening, per un invecchiamento in salute. Infatti, per parlare di invecchiamento attivo oltre a seguire un buono stile di vita, le strategie nazionali, europee e internazionali dovrebbero dare priorità alla protezione e alla prevenzione. In questo senso, i programmi di immunizzazione “durante il corso della vita” sono una delle misure più efficaci per tutelare la salute pubblica, l’economia e ridurre le disparità sociali. Tuttavia, se si esclude quanto fatto per il Covid-19, quasi l’80% dei Paesi europei investe meno dello 0,5% della propria spesa sanitaria per i programmi di vaccinazione. E l’Italia investe lo 0,7% della spesa farmaceutica totale (20,5 miliardi nel 2022 secondo AIFA) nei vaccini per adulti, ovvero circa 144 milioni di euro. Eppure, grazie all’innovazione farmaceutica, in 20 anni in Italia la mortalità per le patologie croniche è diminuita del 40% e nel 2022 il settore si è confermato fra quelli a più alto tasso di innovazione, con investimenti pari a 3,3 miliardi di euro, di cui 1,4 destinati agli impianti di produzione e 1,9 alla ricerca e sviluppo. Sempre nel 2022, l’Italia ha raggiunto un valore di produzione farmaceutica di oltre 49 miliardi di euro, in cui le aziende a capitale estero costituiscono un motore trainante per l’innovazione, con un’incidenza in termini di valore della produzione maggiore del 60%. Un comparto che già oggi rappresenta il 2% del PIL e che potrebbe generare ulteriore benessere in termini di salute per una popolazione in progressivo invecchiamento, per l’export, il lavoro e la crescita economica. GSK ha scelto l’Italia dagli inizi del 900 per insediare poli strategici di ricerca e produzione e per investire nel paese, dove oggi può contare su oltre 3.600 dipendenti di 47 nazionalità diverse, di cui il 65% di laureati e il 51% di donne di cui, a sua volta, il 44% occupa posizioni manageriali. Nel 2022 l’azienda ha impiegato 355 milioni in lavoro e retribuzioni, sviluppando un fatturato di 1,2 miliardi di euro di cui il 40% per l’export di prodotti e servizi. Ancora più rilevante l’impegno quinquennale di Gsk negli investimenti che vede, nel periodo 2020-2025 un totale previsto di 800 milioni di euro, di cui il 59% destinato ai vaccini ed il 41% ai farmaci mentre alla sola ricerca va il 14% del totale. “GSK ha scelto da tempo l’Italia per insediare poli strategici di ricerca e produzione e ha continuato a farli crescere negli anni, ottenendo notevoli risultati in termini di farmaci e vaccini innovativi messi a disposizione di tutto il mondo. Noi crediamo nel Sistema Paese e vogliamo continuare a contribuirvi, ma come tutto il settore siamo soggetti alla pressione competitiva di altri paesi che sanno attrarre gli investimenti con migliori condizioni di accesso all’innovazione, di tutela della proprietà intellettuale e con sistemi decisionali e regolamentari più rapidi”, ha dichiarato Fabio Landazabal, Presidente e AD di GSK Italia. “Con i cambiamenti dell’economia e il progressivo invecchiamento della popolazione non basta però aumentare le risorse a disposizione per migliorare la salute della popolazione, salvaguardare l’economica ed incoraggiare il settore. Serve un nuovo piano nazionale per le scienze della vita, pensato insieme da politica, istituzioni nazionali e regionali, accademia, associazioni e settore privato che integri le nuove tecnologie e consenta una presa in carico della persona a 360 gradi, nella prevenzione e nel trattamento e che faciliti l’accesso all’innovazione, generando attrattività all’investimento e sviluppo per il Paese”, ha aggiunto.
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