È stata presentata nel corso di SMAU Napoli, PSP Digital Platform, l’innovativa piattaforma on-line dedicata a tutti gli stakeholders coinvolti nei Programmi di Supporto ai Pazienti (Patient Support Program – PSP) di Allianz Partners, leader nell’assistenza, sviluppata in collaborazione con Citel Group, società italiana specializzata in soluzioni e servizi di Digital Transformation. Grazie ai programmi studiati sulla base delle singole esigenze e all’attivazione di servizi domiciliari e telefonici, PSP Digital Platform consente un’aderenza ottimale alla terapia farmacologica, garantendo un miglioramento dell’efficacia dei trattamenti e della qualità della vita del paziente. Attraverso la PSP Digital Platform infatti, il paziente riceve informazioni utili a una gestione ottimale della propria patologia, è seguito nella fase della consegna dei farmaci oppure nel ritiro dei rifiuti sanitari. Può inoltre beneficiare di un supporto telefonico e digitale, grazie a notifiche e chiamate di controllo pianificate tramite la piattaforma, oltre che della possibilità di attivare, presso il proprio domicilio, un servizio di assistenza sanitaria qualificata.
Ai vantaggi per il paziente si aggiungono quelli per gli operatori sanitari e per tutti gli attori coinvolti nei Programmi di Supporto: dalla razionalizzazione e semplificazione della gestione operativa, notevolmente più efficiente, fino alla digitalizzazione del flusso di attività che costituisce il patient journey. Sarà quindi possibile archiviare la documentazione clinica e consultarla in qualsiasi momento, accedendo alle informazioni in tempo reale e da qualunque dispositivo. A tutto ciò si aggiungono i benefici economici riconducibili ad una maggiore aderenza terapeutica. Il Centro Studi Sanità in Cifre di FederAnziani, stima infatti che possa portare fino a 19 miliardi di risparmio a beneficio di una sostenibilità economica del Servizio Sanitario Nazionale.
La nuova PSP Digital Platform risponde a esigenze reali dei pazienti e degli operatori sanitari: tra le principali cause di inefficacia delle terapie farmacologiche, infatti, c’è la bassa aderenza terapeutica, che in alcuni casi si ferma al 60% per le principali patologie croniche. “L’aderenza alla terapia e l’ottimizzazione dei percorsi di cura sono due ambiti che possono avere un peso determinante nel migliorare la qualità della vita di milioni di persone e contenere i costi sanitari. Con PSP Digital Platform uniamo ancora una volta la nostra lunga esperienza, la conoscenza approfondita del settore e delle necessità dei pazienti, alle recenti tecnologie digitali, per dare vita a un ecosistema per la salute che sia al tempo stesso accessibile, per il benessere di tutti, e sostenibile per la società”, ha dichiarato Paola Corna Pellegrini, CEO di Allianz Partners. Valerio D’Angelo, AD di Citel Group, spiega: “La piattaforma che abbiamo sviluppato per Allianz Partners, grazie alla multicanalità e alla capacità di far interagire contemporaneamente i diversi attori coinvolti nei processi terapeutici, si pone come uno strumento di gran valore tecnologico, oltre che sociale ed economico. Siamo orgogliosi di contribuire a progetti che migliorano la qualità della vita dell’uomo attraverso la trasformazione digitale”.
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UNA PIATTAFORMA MIGLIORA L’ADERENZA TERAPEUTICA
FIRMATO IL RINNOVO DEL CONTRATTO DEI MEDICI
È stato firmato nella sede dell’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) il Contratto Collettivo nazionale di lavoro dell’area Sanità relativo al triennio 2016-18. Dopo la firma dell’ipotesi contrattuale del 24 luglio, è stato definitivamente firmato il contratto che riguarda circa 130.000 dirigenti medici, veterinari, sanitari e delle professioni sanitarie confluiti nella nuova Area dirigenziale della Sanità.
Un rilievo particolare è dato alla specialità di questa dirigenza, con un nuovo sistema degli incarichi per valorizzare la carriera dirigenziale, anche professionale, e nel relativo sistema di verifica e valutazione.
Sotto il profilo economico, il contratto prevede incrementi a regime del 3,48%, che corrispondono a un beneficio medio complessivo di poco più di 190 euro/mese. C’è poi una rivalutazione degli stipendi tabellari a regime di 125 euro al mese per tredici mensilità a cui si aggiungono gli ulteriori incrementi che hanno interessato la parte accessoria del salario, con una particolare attenzione agli istituti retributivi più direttamente correlati alla erogazione dei servizi (guardie mediche e retribuzione di risultato).
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LA PROTONTERAPIA DI TRENTO A QUOTA MILLE PAZIENTI
Il Centro di Protonterapia di Trento ha tagliato il traguardo dei mille pazienti trattati nei primi 5 anni di attività. Un risultato che è frutto di un percorso iniziato alla fine del 2014, con il primo paziente adulto, e proseguito l’anno successivo con il primo caso pediatrico in Italia trattato con i protoni. Il Centro di Trento è una struttura unica in Italia dal punto di vista tecnologico e uno tra gli oltre 80 centri di protonterapia nel mondo, concentrati soprattutto negli USA, in Europa, in Giappone e in Cina. La protonterapia è una particolare forma di radioterapia oncologica che utilizza particelle dotate di massa e carica, i protoni, al posto dei raggi X (fotoni) adottati nella radioterapia tradizionale. I protoni rilasciano la loro energia nei tessuti irradiati in modo caratteristico: la dose viene depositata quasi interamente e con estrema precisione nello spazio di pochi millimetri. Questa proprietà consente di somministrare dosi elevate di radiazioni al tumore, risparmiando i tessuti sani in prossimità della lesione. Il trattamento è particolarmente indicato nei casi clinici più complessi, che includono tumori vicini a organi e strutture sensibili, in regioni anatomiche complesse, tumori pediatrici o resistenti alla radioterapia convenzionale, anche in combinazione con la chemioterapia, quale trattamento post chirurgico. La protonterapia viene erogata nell’ambito delle cure previste dal Sistema sanitario nazionale ed è inclusa tra le patologie previste dai Lea (livelli essenziali di assistenza). Trento è l’unico Centro di protonterapia nell’ambito di un’azienda sanitaria pubblica a livello europeo. Nel Centro di Trento vengono trattati tumori cerebrali e della base cranica, tumori della testa e del collo, sarcomi, tumori gastrointestinali, della colonna vertebrale e del sacro, i linfomi e i tumori solidi pediatrici.
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IL 63% DEI DIABETICI NON RISPETTA LA TERAPIA
Il 63% dei pazienti affetti da diabete non rispetta correttamente la terapia prescritta dal medico: il 25% non la segue affatto, mentre il restante 38% la segue in maniera discontinua. Sono alcuni dei dati che emergono dal monitoraggio dell’aderenza alla terapia effettuato in occasione del DiaDay 2019, l’iniziativa di Federfarma effettuata in oltre 5.500 farmacie su 16.700 pazienti diabetici monitorati gratuitamente dall’11 al 16 novembre. La scarsa aderenza alla terapia è un fenomeno che, secondo l’analisi, accomuna tutte le classi di età. L’aderenza più elevata si registra tra gli ultra 74enni ma con una percentuale pari solo al 40,46%. Ciò vuol dire che ben il 60% dei diabetici, pur all’interno della classe di età che annovera i pazienti più “diligenti”, non segue correttamente la terapia prescritta. I meno aderenti alla terapia sono i diabetici nella fascia di età tra i 45 e i 64 anni. Uomini e donne si curano in maniera analoga e con analoghe percentuali sempre troppo basse. Sono alto-aderenti solo il 38,01% degli uomini e il 36% delle donne. Ben il 67,25% dei diabetici di Tipo 1 e il 61,68% dei diabetici di Tipo 2 non si cura come dovrebbe. Segue bene la terapia solo il 32,75% dei diabetici di Tipo 1 e il 38,32% dei diabetici di Tipo 2.
Anche coloro cui è stata prescritta l’insulina non seguono correttamente la terapia e solo il 34,89% risulta molto aderente. Monitora la glicemia con la frequenza consigliata dal medico solo il 39,72% dei diabetici. La scarsa aderenza alla terapia nei diabetici di Tipo 1 è gravissima perché mette a repentaglio la vita dei pazienti che vanno incontro a complicanze e fa lievitare i costi socioeconomici, determinando la necessità di terapie aggiuntive, ulteriori prestazioni e ricoveri. “Il DiaDay è un’iniziativa che si inserisce perfettamente nell’evoluzione in atto, che sta trasformando la farmacia da luogo di erogazione del farmaco a luogo in cui si dispensa salute”, ha detto il presidente di Federfarma Marco Cossolo. “Insieme al farmaco, il farmacista fornisce una serie di informazioni e consigli per la sua corretta assunzione e per massimizzare l’efficacia della cura con stili di vita adeguati. Il diabete – ha spiegato – è una patologia molto diffusa: si calcola che una maggiore aderenza alla terapia da parte dei diabetici, così come da parte di pazienti affetti da altre patologie altrettanto comuni, permetterebbe al SSN considerevoli risparmi da investire nella prevenzione e nel miglioramento dell’assistenza sanitaria al cittadino. Solo il 40% dei pazienti sono aderenti alla terapia, questo vuol dire che il 60% della spesa farmaceutica non la stiamo investendo bene ed è un grandissimo spreco, stiamo parlando di 20 miliardi di spesa di cui solo il 40% è impiegato correttamente”, ha concluso. Sono dati allarmanti quelli che emergono dall’analisi secondo il vicepresidente di Federfarma, Vittorio Contarina, coordinatore dell’iniziativa. “Un’aderenza così scarsa alla terapia da parte dei pazienti diabetici comporta conseguenze gravissime per la salute, oltre che enormi costi per il Servizio Sanitario Nazionale. Dopo due edizioni focalizzate sulla ricerca di persone che non sapevano di essere diabetiche o a rischio, nelle quali la farmacia ha dimostrato il suo ruolo nell’attività di screening e prevenzione – ha detto Contarina – quest’anno ci siamo occupati del monitoraggio del paziente cronico, cercando di valutare il grado di aderenza dei diabetici alla terapia prescritta dal medico. E’ questo un modo per accompagnare il paziente nel suo percorso di cura, convincendolo a correggere gli errori e ad adottare i comportamenti più adatti per migliorare l’aderenza alla terapia”. DiaDay 2019 ha il patrocinio di Fofi, Fnomceo, Amd, Sid, Utifar, Fenagifar, Cittadinanzattiva e Aild. È realizzata con il supporto di Edra e il contributo non condizionato di Teva.
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GLI ITALIANI SI FIDANO DELLE FARMACIE
Gli italiani si fidano della figura del farmacista, ma, allo stesso tempo, non riescono ad usufruire a pieno delle potenzialità delle farmacie presenti sul territorio. Lo rivela il secondo rapporto annuale sulla farmacia, presentato oggi a Roma e condotto da Cittadinanzattiva in collaborazione con Federfarma e il contributo non condizionato di Teva. All’indagine hanno preso parte 1915 farmacie, corrispondenti al 10% di quelle presenti sul territorio. Tre quarti dei cittadini – evidenzia il rapporto – hanno una farmacia di fiducia e altrettanto elevata (73%) è la percentuale di coloro che sanno che le farmacie sono abilitate ad erogare nuovi servizi. Il 65% del campione, inoltre, percepisce la figura del farmacista come un professionista importante per la propria salute.
“Siamo alla vigilia dell’avvio della sperimentazione di una serie di nuovi servizi in farmacia, finanziata dalla Legge di bilancio 2018 con 36 milioni di euro e regolata dal disciplinare tecnico, oggetto di intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni il 17 ottobre scorso. La sperimentazione – scrivono Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva, e Marco Cossolo, presidente Federfarma, nella premessa dello studio – sarà un’importante occasione per verificare l’impatto dei nuovi servizi offerti dalle farmacie in termini sia di miglioramento del livello di tutela della salute della popolazione sia di risparmio per il servizio sanitario nazionale”.
Dall’indagine emergono alcuni elementi che impediscono una piena transizione verso la prospettiva delle farmacie di servizio, fra cui un limitato coinvolgimento delle farmacie (27%) in campagne di prevenzione promosse dalle istituzioni; lo scarso coinvolgimento (solo il 20%) nel processo di attuazione del fascicolo sanitario elettronico e una insufficiente condivisione dei dati tra farmacia e i sistemi del Ministero della Salute-Aifa (34%) che dei medici di medicina generale. Infatti, solo il 12% delle farmacie risulta interconnesso con i medici di famiglia. “C’è questo paradosso per cui esiste un rapporto fiduciario fra cittadini e farmacie, ma, dopodiché, le stesse persone fruiscono in modo sempre insufficiente della farmacia. Il ragionamento è quello di cercare mettere in rete i medici di medicina generale, infermieri e farmacie, ovvero coloro che hanno in carico il paziente sia nelle comunità rurali che nelle grandi città”, spiega Cossolo a margine del convegno.
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MEDICINA DI GENERE, ITALIA ALL’AVANGUARDIA IN EUROPA
Le donne soffrono di depressione da 2 a 3 volte più degli uomini, non solo per fattori biologici ma anche sociali. Al contrario, le malattie cardiovascolari, considerate quasi esclusivamente appannaggio del sesso maschile, che in effetti ne è più colpito rispetto alle donne (4,9 vs 3,5%), rappresentano la prima causa di morte delle donne (48 vs 38 per gli uomini). Questi alcuni dei dati che emergono dal Libro bianco “Dalla Medicina di genere alla Medicina di precisione”, realizzato da Fondazione Onda, grazie al supporto di Farmindustria. Il volume fa un quadro sull’evoluzione e l’applicazione della Medicina di Genere contemplando diversi ambiti, clinico, farmacologico, accademico, sanitario, ed è pubblicato nell’anno di emanazione del Piano nazionale per l’applicazione e diffusione della Medicina di genere, primo in Europa. Un altro ambito clinico di applicazione della Medicina di genere considerato dal Libro bianco è quello dell’oncologia. Infatti, i tumori che colpiscono uomo e donna sono diversi in termini di tipologia e aggressività, in alcuni tipi di tumore il sistema immunitario femminile si dimostra più reattivo predisponendole a migliori outcome terapeutici, come ad esempio nel caso del melanoma, dove la mortalità è pari a 4,09% nell’uomo e 1,7% nella donna.
In controtendenza le denunce per infortuni in itinere, che riguardano soprattutto le donne (22,7 vs 10,4% del totale degli infortuni) e che potrebbero essere dovuti a tragitti casa – lavoro più complessi per unificare più percorsi, dovendo gestire casa, bambini, anziani o al ridotto numero di ore di sonno, con ricadute in termini di incidenti stradali. Altri temi all’attenzione della medicina del lavoro sono: l’adeguatezza dei dispositivi di protezione personale e delle postazioni di lavoro in termini di ergonomia, la diversa sensibilità alle sostanze chimiche nonché le differenti reazioni allo stress lavoro – correlato. Il divario uomo e donna nel mondo del lavoro si sta progressivamente riducendo, ma anche in questo ambito le differenze sono presenti. “La Medicina di genere si basa sulle diverse caratteristiche biologiche, ma anche fattori ambientali, socio-relazionali, economici e culturali, che influenzano lo stato di salute, la diagnosi, la cura oltre che l’attitudine alla prevenzione di uomini e donne. La Medicina di genere non va intesa come una branca della Medicina, ma come un approccio da applicare a tutte le discipline mediche, tra le quali anche la Medicina del lavoro”, afferma Francesca Merzagora, presidente Fondazione Onda.
Secondo il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, è importante partire dallo studio delle differenze di genere per arrivare a risposte cucite su misura sulla specifica persona. “Cure sempre più mirate e personalizzate, per la donna e per l’uomo – spiega – è la frontiera della ricerca farmaceutica. Basti pensare che oggi il 42% dei medicinali in sviluppo è indirizzato alla medicina di precisione, percentuale che sale al 73% considerando solo quelli antineoplastici. L’universo femminile è una vera e propria risorsa nella nostra industria. Le donne rappresentano infatti il 42% degli addetti e circa il 40% dei dirigenti e quadri. E nella ricerca addirittura il 52%”.
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SANITÀ PRIVATA, SOSTENIBILITÀ SEMPRE PIÙ DECISIVA
Una fotografia su un settore, quello della sanità privata, dall’importanza strategica per il suo ruolo al fianco del sistema sanitario nazionale. È il bilancio sociale presentato dall’Aiop a Roma. Lo studio, dal titolo “Bilancio sociale aggregato delle strutture ospedaliere associato”, è stato realizzato da BDO Italia per l’Associazione Italiana Ospedalità Privata, ed è stato presentato dalla presidente di Aiop, Barbara Cittadini. “Un’azienda o un imprenditore che non badi, anche, nel suo agire quotidiano, a quanto lo circonda, a quanto avviene intorno alla propria attività, è destinato prima o poi a fallire”, ha affermato la Cittadini. “Le imprese sanitarie di diritto privato del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), hanno un compito complesso e insostituibile: garantire una risposta puntuale, efficiente, efficace e di qualità alla domanda di salute dei cittadini – ha aggiunto -. E devono, comunque, funzionare come imprese e, quindi, rispondere a vincoli propri di ogni organizzazione della produzione. In altri termini, la componente di diritto privato del SSN ha una funzione sociale essenziale ma non può prescindere dal rispetto dei vincoli di buona gestione economica e finanziaria. La nostra cultura d’impresa ci ha portati ad essere quello che siamo oggi: una componente del SSN al servizio di chi in questo Paese vive”.
“Una componente che affronta ogni giorno difficoltà inerenti la gestione d’azienda ma, anche, quelle derivanti dall’affrontare un tema delicatissimo: la domanda di salute degli italiani”, ha sottolineato la presidente Aiop. Grazie all’indagine, alla quale hanno aderito l’82% dei posti letto accreditati associati, emergono le capacità e potenzialità delle strutture sanitarie di essere centri di produzione di ricchezza, ma anche di benessere e di prosperità sociale e culturale. “Il Bilancio sociale – ha proseguito la Cittadini – è una sfida per comunicare sempre di più e sempre meglio chi siamo, cosa facciamo e come lo realizziamo, consapevoli della nostra storia, responsabilmente consapevoli di essere imprenditori in un Sistema sanitario complesso e in continuo mutamento, consci di lavorare per un Paese con il quale desideriamo coltivare un rapporto che ci consenta di essere valutati come attori attenti e sensibili alle esigenze del contesto nel quale operiamo”. “Il Bilancio Sociale Aiop – ha concluso – indica quanto non emerge chiaramente dalla semplice rendicontazione economica della nostra attività. Oltre e accanto alla tenuta in buon ordine della gestione contabile delle nostre imprese, il Bilancio Sociale Aiop evidenzia quattro grandi aree nelle quali le nostre strutture hanno raggiunto risultati importanti”.
Le quattro aree indicate sono la sostenibilità sociale, la sostenibilità ambientale, la sostenibilità economica globale e l’identità associativa d’impresa. L’indagine evidenzia l’importanza delle risorse umane che operano in questo settore: sono, infatti, 70 mila gli addetti delle strutture associate, tra medici (12 mila), infermieri e tecnici (26 mila) e operatori socio-sanitari (32 mila), in crescita del 7,6% negli ultimi cinque anni. Un aumento di risorse al quale corrisponde una maggiore qualificazione professionale, dovuta alla costante attenzione alla ricerca ed all’innovazione. Forte è la presenza della componente femminile (70%) e la provenienza locale (il 76% risiede nella provincia in cui lavora). Elemento, quest’ultimo, che rileva la capacità delle strutture di diritto privato di creare occupazione nel contesto nel quale operano. Da questi numeri si può capire anche il volume di affari e l’importanza economica che la sanità privata ricopre: il 56% del valore della produzione (4,4 miliardi di euro) viene distribuito tra circa 67mila fornitori di beni e servizi (indotto diretto), per lo più piccole e medie imprese locali, il 45% delle quali ha sede nella stessa regione della struttura. Considerando, anche, l’indotto indiretto è stato stimato un effetto moltiplicatore di 1,57, vale a dire che mille euro stanziati per la sanità si traducono in 1.570 euro immessi nel sistema, arrivando a generare un indotto economico complessivo di 6,83 miliardi di euro.
Il Bilancio sociale evidenzia un crescente impegno dell’ospedalità di diritto privato a ridurre l’impatto ambientale: il 61% delle strutture ha intrapreso iniziative di sostenibilità energetica, il 48% ha messo in atto azioni per migliorare la gestione dei rifiuti, il 27% degli ospedali di diritto privato ha ridotto le emissioni di CO2. Un terzo delle strutture è, inoltre, impegnato nella tutela delle aree verdi. Ampiamente diffusa, inoltre, è l’adozione di sistemi di gestione per il controllo della qualità, della sicurezza e dell’ambiente: oltre il 60% delle aziende è certificato ISO 9001, il 70% è in possesso del modello organizzativo 231, oltre l’80% ha un sistema di Risk management e formazione sull’anticorruzione.
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