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Salute

MATTARELLA “IMPEGNO COMUNE CONTRO IL CANCRO”

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“Sconfiggere definitivamente il cancro è un traguardo possibile solo a condizione di un grande impegno comune. La ricerca stessa va presentata come impresa di comunità. In cui pubblico e privato, istituzioni scientifiche ed enti non profit, cooperino per fini condivisi”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo alla cerimonia al Quirinale per i Giorni della Ricerca.
“Occorre far crescere gli investimenti pubblici, puntare con coraggio sull’intelligenza dei giovani e sulla qualità dei loro maestri, ma al tempo stesso è indispensabile il sostegno delle imprese, delle associazioni, dei singoli cittadini – ha aggiunto il capo dello Stato -. Siamo grati quindi all’AIRC per come ha sostenuto negli anni e per come sostiene tuttora la ricerca. Per la tenacia, per la creatività, per l’organizzazione. Ogni mese si fanno nuovi passi avanti”.
(ITALPRESS).

ROBOT PER INTERVENTI AL CUORE ALL’HUMANITAS GAVAZZENI

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Gli interventi in sala operatoria realizzati con l’ausilio di un robot erano poco più che una curiosità una quindicina di anni fa. Oggi sono routine. Anche nel settore della cardiochirurgia. E’ quanto succede all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo, dove il sistema robotico da Vinci aiuta quotidianamente i medici ad affrontare interventi di routine e quelli più complicati. La conoscenza medica unita alla precisione robotica.
Sono stati dieci finora gli interventi di cardiochirurgia robotica all’Humanitas Gavazzeni dallo scorso mese di maggio. L’obiettivo è di arrivare a una trentina all’anno.
Il robot Da Vinci è una macchina super tecnologica che permette di intervenire a livello del cuore in modo preciso ed efficace oltre che “soft”, dal momento che l’estrema accuratezza della mano robotica consente di ridurre al minimo il trauma dei tessuti e quindi il sanguinamento. Questo si traduce anche in una riduzione evidente dei tempi di recupero dei pazienti, che non richiede riabilitazione, e in un impatto estetico molto ridotto, dal momento che gli interventi vengono eseguiti in cardiochirurgia mininvasiva.
Protagonista di questa nuova fase della cardiochirurgia di Humanitas Gavazzeni è l’équipe del dottor Alfonso Agnino, cardiochirurgo specializzato da oltre 10 anni nell’uso di tecniche mininvasive video-assistite: “La cardiochirurgia robotica – spiega il responsabile dell’Unità Funzionale di Cardiochirurgia robotica e mininvasiva di Humanitas Gavazzeni Bergamo – è un opzione ancora poco diffusa in Italia, ma è una realtà già consolidata in Stati Uniti, Cina, Francia, Germania ed Europa del Nord. È manifestazione della medicina del futuro, in cui la macchina potenzia le capacità dell’équipe per realizzare quello che fino a ieri sembrava impossibile, come riparare una valvola di pochi millimetri, eseguendo incisioni non più grandi di quelle con cui i dermatologi rimuovono i nei”.
Humanitas Gavazzeni Bergamo è al momento l’unico ospedale italiano – in tutta Europa i centri abilitati sono solo 20 – in grado di offrire un programma di cardio-robotica affiancato alla cardiochirurgia tradizionale, alla cardiochirurgia mininvasiva e alla cardiologia interventistica.
(ITALPRESS)

IMMUNOTERAPIA, BENEFICI PER 40% DEI PAZIENTI

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C’è chi la considera una “rivoluzione”, una “svolta storica”, chi ne parla come di “un sogno diventato realtà”. Comunque la si definisca è ormai opinione condivisa che l’immunoterapia dei tumori rappresenta l’innovazione più significativa nel trattamento del cancro. È proprio alla storia di questa straordinaria rivoluzione che per la prima volta è stata dedicata una mostra, “Immunoterapia oncologica: tra visione, realtà e prospettive future”, che ripercorre, attraverso il linguaggio della scienza e dell’arte, la storia di una visione, nata agli inizi del Novecento e oggi diventata realtà, che si fonda su un concetto tanto semplice quanto affascinante: potenziare l’attività del sistema immunitario per identificare il tumore e contrastarne l’avanzata dall’interno. La mostra, promossa da Roche in collaborazione con IED – Istituto Europeo di Design e WALCE Onlus e realizzata grazie alla consulenza scientifica di Alberto Mantovani, Immunologo e Direttore scientifico di Humanitas, Michele Maio, Oncologo, Direttore del Centro di Immuno-Oncologia e del reparto di Immunoterapia Oncologica del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena e Silvia Novello, Professore Ordinario di Oncologia Medica presso l’Università degli Studi di Torino, Presidente di WALCE Onlus, partirà da Milano per fare tappa, tra il 2019 e il 2020, in alcuni centri delle principali città italiane, ad iniziare da Napoli (novembre 2019) e Bari (dicembre 2019).

Se oggi i farmaci immunoterapici sono entrati nella pratica clinica cambiando la storia naturale di alcuni tumori tra cui il melanoma, il tumore del polmone non a piccole cellule, il carcinoma renale ed il linfoma di Hodgkin, il merito è da ricercare nella caparbietà di alcuni scienziati che in oltre 100 anni di ricerca, tra passi avanti e battute d’arresto, hanno creduto nelle potenzialità dell’immunologia per sconfiggere i tumori. “Oggi sappiamo che i tumori non sono tutti uguali e che il cancro è una malattia con una forte componente genetica dovuta ad un accumulo di mutazioni del DNA capaci di far impazzire la cellula e farla replicare all’infinito – ha affermato Alberto Mantovani, Immunologo e Direttore scientifico di Humanitas, Docente di Humanitas University -. Proprio in virtù della sua instabilità genetica il tumore si comporta come un bersaglio mobile, capace non solo di manipolare le difese immunitarie per creare intorno a sé un microambiente ideale per crescere e proliferare, ma anche di modificarsi in risposta ai farmaci, intesi come chemioterapia e terapie mirate”.

“Nei tumori per i quali abbiamo dati sull’efficacia a lungo termine del trattamento (almeno 5 anni dall’inizio della terapia) sappiamo che circa il 40% dei pazienti trae beneficio clinico dall’immunoterapia, ma è bene considerare che si tratta solo di un punto di partenza e che la strada che si apre davanti è ancora lunga e complessa – ha spiegato Michele Maio, Oncologo, Professore Ordinario di Oncologia Medica presso l’Università degli Studi di Siena, Direttore del Centro di Immuno-Oncologia e del reparto di Immunoterapia Oncologica del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena -. È proprio su uno dei tumori considerati tra i più letali e difficili da trattare, il carcinoma polmonare, che l’immunoterapia si è dimostrata particolarmente efficace offrendo speranze concrete ad una popolazione di pazienti che fino a pochissimo tempo fa ne aveva poche, come i pazienti affetti da tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC), la tipologia più comune che rappresenta circa l’85% dei casi. In questi pazienti l’immunoterapia ha mostrato risultati sorprendenti consentendo un miglioramento significativo della sopravvivenza. Risultati che hanno portato anche alla recente approvazione del farmaco immunoterapico atezolizumab nel trattamento del tumore al polmone non a piccole cellule in prima linea e nel microcitoma, un’area in cui esiste ancora un altissimo unmet need”.

“L’immunoterapia sta in effetti cambiando l’approccio terapeutico ad alcune malattie oncologiche. Di fronte a risultati sorprendenti e insperati fino a qualche anno fa in patologie a cattiva prognosi come il melanoma metastatico o il tumore del polmone, occorre affiancare all’entusiasmo la consapevolezza del fatto che, ad oggi, si conosce ancora poco l’interazione tumore-sistema immunitario e, a cascata, ancora non ottimale è l’approccio terapeutico e la selezione dei pazienti: solo uno studio continuo, congiunto e appassionato di tale relazione darà la possibilità, negli anni, di affrontare in modo sempre più preciso ed efficace la lotta ai tumori e solo l’estensione della conoscenza anche nel setting della malattia precoce ci consentirà davvero di modificare l’epidemiologia di queste malattie”, sottolinea Silvia Novello, Professore Ordinario di Oncologia Medica presso l’Università degli Studi di Torino.

Queste sono state le premesse e il racconto che hanno guidato il lavoro degli alumni IED, chiamati a reinterpretare con il linguaggio dell’arte il meccanismo di azione e l’impatto per i pazienti di questa straordinaria scoperta. “Abbiamo partecipato con entusiasmo a questo progetto convinti di poter dare un contributo importante alla divulgazione di questa straordinaria scienza sfruttando il potere comunicativo delle immagini. “L’immunoterapia sta determinando un vero cambio di paradigma nel trattamento dei tumori, e lo sviluppo di farmaci immunoterapici innovativi, come atezolizumab, ha permesso di migliorare significativamente la sopravvivenza di pazienti affetti da diversi tipi di tumore. Il nostro impegno nel campo della ricerca immuno-oncologica, comprende una pipeline che va oltre la categoria degli anti PDL-1, includendo anche altri inibitori dei checkpoint, i vaccini e gli anticorpi bispecifici, con l’obiettivo di sfruttare al massimo il potenziale del sistema immunitario ed estendere questo beneficio a sempre più pazienti. Ma l’innovazione non può prescindere dall’ascolto e dalla collaborazione con i pazienti e da una corretta informazione. È proprio su queste basi che nasce questo progetto che ci auguriamo possa avvicinare sempre di più il grande pubblico ai progressi della medicina”, ha concluso Anna Maria Porrini, Direttore Medico di Roche in Italia.
(ITALPRESS)

A TORINO TRAPIANTATI 4 ORGANI SU UN PAZIENTE

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Per la prima volta in Italia ed in Europa è stato effettuato un trapianto combinato di ben quattro organi (polmoni, fegato e pancreas) su un paziente di 47 anni, presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino. L’intervento è stato eseguito su un uomo trasferito qualche giorno fa dal Policlinico di Bari nella rianimazione dell’ospedale Molinette (diretta dal professor Luca Brazzi). Il paziente di 47 anni, affetto da una fibrosi cistica grave patologia polmonare (già inserito in lista attiva per un trapianto di polmoni), si era aggravato ed era stato necessario il supporto con la ventilazione meccanica a Bari. Trasferito con un volo di Stato a Torino per eseguire un trapianto di polmone in emergenza, le condizioni cliniche sono ulteriormente peggiorate con l’evidenza di una grave disfunzione del fegato. Valutato collegialmente dal team multidisciplinare del trapianto polmone e fegato delle Molinette, si è deciso di procedere con un trapianto combinato polmoni-fegato-pancreas per trattare in maniera radicale la fibrosi cistica.

Nella giornata di lunedì 7 ottobre l’uomo è stato iscritto nel Programma Nazionale di Trapianto in Emergenza e dopo poche ore si sono resi disponibili gli organi di un giovane donatore deceduto per trauma cranico in Piemonte. Nella notte tra lunedì e martedì è iniziata una vera e propria maratona chirurgica, coordinata dal Centro Regionale Trapianti diretto dal professor Antonio Amoroso. Due équipe prelievo sono partite da Torino per il prelievo degli organi che hanno permesso l’esecuzione dell’eccezionale trapianto. In sala operatoria si sono succedute in sequenza ed in perfetto sincronismo le équipe chirurgiche ed anestesiologiche del Centro Trapianto di Polmone (diretto dal professor Mauro Rinaldi) e successivamente del Centro Trapianto di Fegato (diretto dal professor Renato Romagnoli). L’intervento è iniziato con il trapianto dei due polmoni eseguito dal professor Massimo Boffini coadiuvato dal dottor Paolo Lausi. Successivamente il professor Romagnoli (reduce da altri due trapianti di fegato effettuati poche ore prima), coadiuvato dal dottor Damiano Patrono e dal dottor Francesco Tandoi, ha eseguito il trapianto di fegato e di pancreas.

L’intervento di trapianto, durato oltre 15 ore, è tecnicamente riuscito ed adesso il paziente è ricoverato nella Terapia Intensiva Cardiochirurgica per il decorso postoperatorio. La funzione degli organi trapiantati è ripresa regolarmente e non appena possibile il paziente verrà dimesso dalla rianimazione. L’eccezionalità di quest’ultimo trapianto conferma l’importante vocazione trapiantologica della Città della Salute di Torino ed attesta il ruolo di leadership del Centro Trapianti di Organi Toracici e del Centro Trapianti di Fegato e Pancreas nel panorama nazionale ed internazionale.

AL VIA CAMPAGNA SANOFI “A SCUOLA D’INCLUSIONE”

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“Chi di noi è uguale a un altro? Ogni persona è diversamente se stessa: è soltanto la paura di non venire accettati che ci impedisce di amarci così come siamo”. Olga soffre di dermatite atopica e questo, a tredici anni, può essere motivo di isolamento, discriminazione o anche bullismo. Il suo è uno dei dieci racconti che animano il volume illustrato “Più unici che rari. Storie dei ragazzi della III C”. Il volume fa parte di un edu-kit pensato per accompagnare i ragazzi delle scuole medie in un percorso formativo sui temi dell’inclusione e della valorizzazione delle diversità. La campagna educativa, ideata e promossa da Librì Progetti Educativi in collaborazione con Sanofi Genzyme, divisione specialty care di Sanofi, è stata presentata a Didacta Italia 2019, la più grande fiera italiana dedicata al mondo della scuola organizzata dal MIUR, in corso a Firenze dal 9 all’11 ottobre. “Sono davvero orgoglioso di questa iniziativa, che tocca temi importanti per la formazione di ragazze e ragazzi,” commenta Marcello Cattani, General Manager di Sanofi Genzyme. “Siamo partiti da quello che conosciamo meglio: le difficoltà relazionali e sociali legate a una malattia. Ma in un momento storico in cui le “diversità” vengono rifiutate e spesso ridicolizzate anche sui social, causando seri problemi tra i giovani più fragili, è importante che i ragazzi riconoscano le differenze e le fragilità come parte di sè. Non sono tratti da nascondere o emarginare ma ricchezze e opportunità di crescita per noi stessi e per gli altri”.
Ideate e scritte da Sabrina Rondinelli, insegnante e scrittrice, le storie di dieci compagni di terza media – con i loro tratti somatici (come gli occhi di colore diverso oppure l’essere belli) o caratteriali (sentirsi troppo normali o comportarsi da bullo) oppure che convivono con una malattia (come la rara malattia di Fabry, l’asma o, come Olga, la dermatite atopica) – esemplificano le differenze e le unicità di ciascun individuo. Peculiarità che spesso, soprattutto durante l’infanzia e l’adolescenza, fanno sentire i ragazzi esclusi o derisi. “Ho insegnato nelle scuole pubbliche per vent’anni e ho dovuto affrontare tutti i giorni il difficile compito di creare un clima di inclusione e serenità all’interno del gruppo classe. Non è facile abbattere la paura e i pregiudizi che talvolta i ragazzi hanno nei confronti di chi è diverso da loro”, commenta Sabrina Rondinelli. “Leggere queste storie può essere utile per riflettere sul concetto di ‘diversità’. Ognuno di noi è diverso dagli altri, ed è proprio la nostra unicità a renderci speciali e insostituibili. Basta non fermarsi alle apparenze, ma al contrario avere il desiderio e la curiosità di conoscere meglio le persone che ci stanno accanto, le quali, spesso, possono riservarci delle belle sorprese”, aggiunge.
(ITALPRESS)

FARMACISTA PIÙ, CONFRONTO SUL FUTURO DEL SETTORE

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Prende il via a Milano la due giorni Farmacista Più, che giunge quest’anno alla sua sesta edizione. Il convegno organizzato dalla Federazione Ordini Farmacisti Italiani si svolge presso il Centro Congressi del MiCo di Milano e prevede la partecipazione di importanti esponenti del settore e delle istituzioni.

Apre la due giorni il presidente della Fofi Andrea Mandelli, spiegando la mission e i focus del convegno: “Vogliamo radunare tutti i farmacisti in un convegno aperto a tutte le associazioni, alle esperienze, alle proposte e ai dibattiti. Una categoria che vuole proseguire verso il futuro deve avere il coraggio di confrontarsi su tuti i temi, da quelli innovativi a quelli più spinosi per decidere assieme il nostro futuro. Credo che tutte le professioni stiano attraversando un momento di difficoltà, la nostra compresa. Quello che è importante è dare la possibilità a tutti di dire la propria, per fare sintesi e cercare di ripartire verso un futuro che è quello della sanità italiana e della salute. Il farmacista ha un ruolo importante per la società italiana e noi ne siamo consapevoli, è per questo che mettiamo tutto il nostro impegno per collaborare verso un futuro innovativo, sostenibile e in grado di offrire ai cittadini il meglio”.

 

“Sono contento che domani il ministro della Salute Roberto Speranza sarà qui per dirci quale pensa possa essere il futuro della nostra professione, per parlarci di quali percorsi possiamo fare insieme e per confrontarci su tutte le tematiche.

Sono diversi i temi fondamentali con cui ci confrontiamo – ha spiegato Mandelli -: l’aggiornamento culturale e scientifico,  riportare di nuovo i farmaci innovativi nelle farmacie, per il bene dei colleghi e  dei cittadini, per i quali la farmacia rappresenta il punto di prossimità. C’è il tema della ‘farmacia dei servizi’ che ha raggiunto il suo punto focale, aspettiamo ora infatti la conferenza Stato-Regioni che, dopo che si sono trovati 36 milioni di finanziamento nella legge di bilancio, dovrebbe dare il via libera alla fase sperimentale nelle nove regioni pilota. C’è il tema della nuova remunerazione, che sta suscitando grande dibattito come è giusto che sia per un argomento che merita confronto. Il futuro ci aspetta e noi vogliamo essere protagonisti”.

“Il documento Farmacia2030 redatto dalla PGEU consolida la nostra certezza – dice ancora il presidente della Fofi -: la visione che abbiamo pensato e scritto nel 2006 per l’evoluzione della categoria è una visione che anche l’Europa riconosce e condivide. Trovare nel documento europeo le stesse cose scritte noi tredici anni prima significa che abbiamo avuto la visione giusta. La proposta del nostro comitato centrale del 2006 coincide appunto con quanto scritto oggi dall’Unione Europea e credo che questo significhi solo una cosa: siamo all’avanguardia in Europa e ciò rappresenta una consapevolezza fondamentale non solo per i farmacisti ma per il nostro Paese”.

 

Alla cerimonia di inaugurazione di Farmacia Più è intervenuto anche il vice presidente della Fofi, Luigi D’Ambrosio Lettieri il quale ha messo in luce la grande qualità dei relatori selezionati per il convegno e l’importanza della collaborazione, della capacità di fare sistema, per spingersi oltre e guardare al futuro: “A questa manifestazione parteciperanno 150 relatori di altissimo livello e si terranno oltre 30 conferenze che tratteranno temi fondamentali per il progresso ed il futuro del mestiere. La qualità dei relatori renderà questa due giorni uno strumento con cui vogliamo essere utili al Paese in un momento difficile. E’ necessario uno sforzo supplementare per il raggiungimento dei nostri obiettivi in una fase complicata del settore farmaceutico e sanitario. Fofi e Federfarma danno il segno evidente di una volontà di collaborazione per uno scopo comune e questo è un elemento fondamentale per il raggiungimento dei nostri obiettivi. La farmacia sta vivendo un momento di rivoluzione e la responsabilità che abbiamo è enorme. Abbiamo fatto uno sforzo per portare alla luce datante questa due giorni delle tematiche concrete, che si possono realizzare da lunedì, subito, appena usciti da questo convegno. Da lunedì mattina dobbiamo tutti mettere in atto le buone pratiche che verranno qui discusse ed esposte”.

 

IN UN LIBRO “L’EMOFILIA DALLA A ALLA Z”

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«Dalla gioco-terapia allo sport agnostico». È questo il sottotitolo del libro «Emofilia dalla A alla Z», scritto da Brianna Carafa d’Andria e sostenuto nella sua seconda edizione da Bayer. Il testo, che sarà distribuito tramite le associazioni dei pazienti e nei centri di emofilia, era stato pubblicato nel 2001, ma i progressi ottenuti in questi anni hanno spinto l’autrice a rivederne i contenuti: «La seconda edizione – spiega Brianna Carafa d’Andria all’ITALPRESS – nasce dall’esigenza di voler aggiornare la precedente. Come madre di un ragazzo con emofilia, ritengo che possedere più informazioni possibili consenta una maggiore collaborazione con i centri di cura. Soprattutto quando si tratta di patologie croniche. L’acquisizione di informazioni fortifica molto i familiari». 

Per affrontare l’emofilia – una patologia per lo più ereditaria, in cui una delle proteine necessarie per formare i coaguli di sangue manca o è presente in quantità ridotta – è funzionale introdurre attività di gioco terapia, come osserva l’autrice. «L’emofilia non è un gioco, ma giocare con l’emofilia è di grande beneficio per accettarla», spiega parlando di una patologia che coinvolge circa 400.000 persone in tutto il Mondo e 4000 in Italia affette da emofilia A.

Simona Gatti, responsabile medical affairs area emofilia di Bayer, ricordando l’impegno della casa farmaceutica «nella ricerca clinica e nella terapia genica», si è soffermata sull’importanza di sostenere i nuclei familiari: «Bayer è da sempre al fianco della comunità emofilica, supportando medici, pazienti e famiglie. Riteniamo che questo libro possa essere d’aiuto alle famiglie per affrontare la patologia nella quotidianità. È importante anche il momento in cui lo presentiamo, poiché, essendo all’inizio dell’anno, le famiglie devono affrontare l’inizio dell’asilo, della scuola o la scelta di uno sport». 

Nelle 160 pagine del volume, suddivise in dieci capitoli, è possibile reperire informazioni di carattere scientifico che sono state revisionate dal professor Raimondo De Cristofaro del servizio malattie emorragiche e trombotiche della Fondazione Gemelli Irccs: «La necessità di scrivere una nuova edizione del libro è derivata dalla mole delle acquisizioni mediche che negli ultimi anni hanno acceso una nuova luce sugli aspetti fisiopatologici, le metodologie diagnostiche e le nuove strategie terapeutiche». Per Cristina Cassone, Presidente FedEmo, si tratta di «una guida utile, che si rivolge alle famiglie e che va incontro ai loro bisogni concreti, informandole in modo adeguato in merito alla gestione quotidiana dei bambini e dei ragazzi con emofilia».

 

FNOPI A MINISTRO SPERANZA “ATTUARE PATTO SALUTE”

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Infermiere di famiglia, carenze, specializzazioni infermieristiche e conferma dei contenuti del Patto per la Salute che prevede un forte rilancio dell’assistenza sul territorio. Questi gli argomenti dell’incontro di oggi tra il ministro della Salute Roberto Speranza e la presidente e il portavoce della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI), Barbara Mangiacavalli e Tonino Aceti.

L’incontro è il primo in ordine temporale del neoministro con le professioni che operano nella sanità e Speranza ha prestato la massima attenzione alle istanze degli infermieri e confermato la massima volontà di avere un filo diretto e una collaborazione attiva con la Federazione.

“Dobbiamo guardare solo al futuro dell’organizzazione e dell’assistenza, senza fare alcun passo indietro, riconoscendo le competenze che la professione infermieristica ha ormai acquisito da oltre 20 anni”, ha detto Barbara Mangiacavalli al ministro.

“Bene il finanziamento a 3,5 miliardi in più per il fondo sanitario e infermieri pronti a sostenere il ministero nell’iter della prossima legge di Bilancio – ha detto Aceti al ministro -: si tratta di risorse fondamentali per realizzare la riforma da anni in pista con i Livelli essenziali di assistenza, ma che finora è rimasta al palo per mancanza di copertura economica sul decreto che riguarda le nuove tariffe per le prestazioni”.