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GLAUCOMA, 550 MILA PERSONE COLPITE IN ITALIA

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È stato presentato a Milano presso la sede del Corriere della Sera il libro bianco dal titolo “Glaucoma: Apriamo gli occhi sulla malattia”. Si tratta di un libro pensato e rivolto a tutte le persone direttamente coinvolte dalla malattia – pazienti, familiari, medici, istituzioni, sanità pubblica e il mondo dell’informazione – con lo scopo di fare luce e sensibilizzare su una patologia invalidante, definita “killer silenzioso della vista” che colpisce oltre 60 milioni di persone nel mondo e rappresenta la prima causa di cecità irreversibile e la seconda causa di cecità nei paesi industrializzati. Per tale motivo è stata definita dall’OMS una “patologia sociale”.

Il glaucoma è una malattia degenerativa dell’occhio dovuta a un aumento della pressione intraoculare che può, a lungo andare, danneggiare il nervo ottico e quindi il campo visivo, provocando lesioni gravi e irreversibili. In Italia sono affette da glaucoma circa 550 mila persone, con un’incidenza che sale con l’aumento dell’età, colpendo in maniera maggiore dopo i 70 anni (circa il 10%).

La prevenzione gioca un ruolo cruciale, a partire dai 40 anni, anche perché la malattia si sviluppa in maniera silente.

“La prevenzione è la migliore arma, ma l’informazione è la seconda. Perché il paziente informato è molto più forte contro la malattia: può arrivare più precocemente alla diagnosi e alla cura e affrontare in modo più consapevole e attivo il percorso terapeutico, gestendo meglio la propria patologia e le sfide ad essa correlate”, spiega Claudio Barnini, giornalista professionista e co-autore del libro.

L’impatto psicosociale della cecità e dell’ipovisione è molto rilevante, considerato l’aumento dei soggetti ipovedenti: in Italia sono 4.500 i nuovi casi di cecità che si verificano ogni anno a causa del glaucoma.

“Ho voluto fortemente realizzare questo libro bianco perché sono convinta che la comunicazione – a fianco delle scienze mediche – abbia un ruolo fondamentale nella lotta alla malattia – spiega Monica Vallario, autrice del libro e responsabile comunicazione e relazioni pubbliche per Allergan -. L’impegno a battermi in prima linea per la riduzione della cecità prevenibile nasce non solo dalle circostanze professionali legate a un’azienda che ha fatto dell’eradicazione della cecità prevenibile uno dei suoi fondamenti, ma soprattutto dalle vicende personali”.

“Mio padre è stato colpito da glaucoma in età ancora giovane e questo ha segnato la mia vita. Vicino a lui, ho vissuto distintamente tutti gli aspetti di questa malattia e li ho voluti raccontare in questo libro. Con il sogno di un futuro – oggi, per fortuna, sempre più vicino – nel quale il dono della vista possa essere preservato”, conclude.

Il libro raccoglie i punti di vista e le testimonianze di quanti – a vario titolo – sono impegnati a combattere il glaucoma: medici, ricercatori, istituzioni, associazioni e persone. Un punto di arrivo, ma anche di partenza, per dare speranza e coraggio alla lotta alla malattia e ribadire il concetto che nessuno è lasciato da solo.

Un approfondimento viene dedicato anche all’importanza della comunicazione giornalistica. Nell’epoca delle cosiddette “fake news”, si ribadisce l’importanza di informare correttamente per contribuire ad attivare una prevenzione efficace e tempestiva contro una patologia invalidante e degenerativa come il glaucoma.

CANCRO, 50% INTERNAUTI CONFUSO DA TROPPE INFORMAZIONI

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Ancora troppi italiani non conoscono il ruolo che l’alimentazione può svolgere contro il cancro. Ben il 37% degli utenti del web, che cercano notizie corrette di oncologia, ha chiesto agli esperti informazioni su questo tema fondamentale. La nutrizione come strumento sia di prevenzione che di “terapia” dei tumori riscuote più interesse delle cosiddette cure alternative (24%) o delle cause e rimedi delle neoplasie (13%). Infatti, solo un cittadino su tre sostiene che l’alimentazione rappresenti un fattore di rischio oncologico importante. E nel nostro Paese la dieta sana per eccellenza, quella mediterranea, viene molto spesso abbandonata a favore di altri modelli alimentari. Meno del 10% degli italiani consuma tutti i giorni le cinque porzioni di frutta e verdura raccomandate dai nutrizionisti. Il 21% dei bambini, con meno di 10 anni, invece è in sovrappeso il 9% è addirittura obeso. A scattare questa fotografia sul complesso rapporto tra informazione, internet e cancro sono la Fondazione AIOM e l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM).

La Società Scientifica ha presentato i primi dati relativi al portale “anti fake news” www.tumoremaeveroche.it. Attivo da sei mesi, è già stato consultato da oltre 150mila utenti unici. E al comitato scientifico, composto da un gruppo di oncologi che rispondono alle domande dei cittadini, sono arrivati oltre 50mila mail e messaggi. “Più del 50% degli internauti italiani sostiene di essere confuso a causa delle troppe informazioni di salute che è possibile trovare in Rete – afferma Fabrizio Nicolis, Presidente Fondazione AIOM -. E’ estremamente preoccupante l’attuale disinformazione sul cancro. In Rete si legge di tutto: presunte ‘cure’ miracolose come quella Di Bella, consigli errati di prevenzione o addirittura teorie complottistiche circa l’origine delle principali neoplasie. Vogliamo fornire una guida on line costantemente aggiornata e l’obiettivo dei prossimi mesi sarà quello di triplicare gli accessi attraverso una specifica attività sui principali social media”.

Il portale, realizzato grazie al contributo non condizionato di Ipsen, è diviso in sei sezioni (cancro, cosa si nasconde; cure alternative; alimentazione; cause e rimedi; piante e vitamine; cancro, una malattia moderna). “A inizio anno abbiamo deciso di fare un ‘censimento’ delle principali fake news – aggiunge Massimo Di Maio, membro del comitato scientifico del progetto ‘Tumore, ma è vero che?’ e Direttore dell’Oncologia dell’Ospedale Mauriziano di Torino -. Dopo tre mesi di ricerca, abbiamo scoperto un quadro allarmante. ‘Solo’ sull’alimentazione abbiamo individuato 400 bufale, a cui vanno aggiunte le 175 sulle cure alternative e più di 160 su le cause del cancro. Ad ogni domanda dei cittadini rispondiamo citando sempre le fonti scientifiche precise che utilizziamo. Inoltre il 16% degli utenti che si rivolgono a noi sono farmacisti o medici di medicina generale. Sono professionisti della salute che vengono sempre più interpellati su questi temi. Il 27% dei frequentatori del sito, infatti, sono pazienti oncologici (o loro caregiver) che sul web sono alla ricerca di informazioni corrette circa le problematiche collegate alla loro particolare condizione”.

Secondo gli ultimi studi scientifici, ben il 30% dei casi di cancro è riconducibile all’alimentazione. “E’ particolarmente importante riuscire a fornire ai cittadini notizie attendibili su questo tema – sottolinea Stefania Gori, Presidente Nazionale AIOM -. Attraverso una dieta sana ed equilibrata possiamo ridurre del 16% il rischio di insorgenza dei tumori allo stomaco, endometrio, esofago, colon-retto, bocca, faringe e laringe. Non va inoltre sottovaluto il ruolo che ricopre la nutrizione per gli oltre 3 milioni di italiani che vivono con una neoplasia. Molte delle domande che ci arrivano riguardano i ‘supercibi’. Sul web sono riportate news su improbabili capacità anti tumorali di limone, caffè, zenzero, miele, olio di cannabis o di cocco o succo alla barbabietola. La ricerca ha evidenziato in modo chiaro e incontrovertibile che non esistono cibi in grado di proteggere in maniera assoluta. Tuttavia va ribadito agli utenti, e a tutti i cittadini, quanto sia importante la dieta nella prevenzione oncologica”.

“Esiste una stretta correlazione tra aumento del grasso corporeo e formazione di un tumore – spiega Paolo Marchetti, Ordinario di Oncologia all’Università La Sapienza -. Nella trasformazione neoplastica delle cellule tumorali intervengono anche le sostanze cosiddette cancerogene, come i conservanti degli alimenti, le ammine e nitrosammine, che si formano per la cattiva conservazione ed eccessiva cottura degli alimenti proteici. Anche per i pazienti oncologici è fondamentale seguire un’alimentazione corretta. E la carne rossa non è un alimento da demonizzare, nemmeno nei pazienti oncologici. Fino a 500 grammi a settimana di carne rossa non processata e cotta in maniera adeguata (non alla brace) e conservata correttamente sono un supporto nutrizionale per tutti, in particolare nelle persone che affrontano il percorso di cura”.

 

IMMUNODEFICIENZE CONGENITE, 3 MILA CASI IN ITALIA

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Scienziati e ricercatori di 20 Paesi di tutti i continenti per la prima volta in Italia con l’obiettivo discutere di lotta all’Atassia teleangectasìa, una malattia rara, al momento incurabile, che provoca immunodeficienza associata a grave neurodegenerazione e che determina un drammatico e progressivo peggioramento della qualità di vita dei pazienti e delle famiglie. A presiedere “A-T Clinical Research Conference 2018”, il convegno internazionale sulla sindrome atassia teleangectasia, in programma a Napoli fino a sabato 1° dicembre nel Centro Congressi Partenope della “Federico II”, è Claudio Pignata, direttore del Programma di Immunologia Pediatrica del Policlinico Federico II di Napoli e coordinatore della Rete Nazionale delle immunodeficienze congenite (IPINET): “Le immunodeficienze congenite sono un gruppo di patologie rare con una prevalenza che varia da un ammalato ogni 10mila nati a un ammalato ogni 50mila nati. Al momento sono stati identificati oltre 3 mila casi in Italia. Tuttavia, la maggior parte degli ammalati non riceve diagnosi perché non viene praticato uno screening neonatale ad hoc che, peraltro, avrebbe costi molto contenuti”.

“Tra le immunodeficienze congenite, l’atassia teleangectasia risulta difficilmente diagnosticata prima dei due anni di vita e, quando si manifesta, provoca problemi nella deambulazione, suscettibilità alle infezioni, invecchiamento precoce ed è associata ad alto rischio di sviluppare tumori. La ricerca traslazionale – continua Pignata -, vale a dire la ricerca integrata nell’attività clinica, ha un valore straordinario per assicurare al malato cure di qualità orientate sul singolo individuo. Soprattutto nell’ambito delle malattie rare, la fusione tra ricerca e attività clinica è indispensabile per effettuare una diagnosi appropriata e precoce oltre che per intraprendere cure efficaci”.

“BABY BLUES” PER IL 70% DELLE MADRI

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“La depressione post partum non viene riconosciuta ed è troppo spesso negata sia dalle neo mamme sia dalla famiglia che invece deve assolutamente vigilare su ogni donna dopo il parto e non banalizzare mai anche quello che può apparire come un periodo di tristezza. Dietro può esserci qualcosa di più profondo che prima o poi esploderà”. Lo afferma Paola Vinciguerra, psicologa, psicoterapeuta, presidente dell’Eurodap, Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico e Direttore Scientifico di Bioequilibrium commentando il caso della donna di 26 anni che ha ucciso il figlioletto di tre mesi gettandolo a terra.

In Italia ogni anno 100 mila donne sono colpite dalla depressione post-partum. “Oltre il 70% delle madri, nei giorni immediatamente successivi al parto, manifesta sintomi leggeri di depressione in una forma definita baby blues, con riferimento allo stato di malinconia (blues) che caratterizza il fenomeno – spiega Vinciguerra -. Ben più gravi e duraturi sono i sintomi della depressione post-partum che possono perdurare anche molti mesi”.

“I sintomi sono e possono includere un forte abbassamento dell’umore con una tristezza intensa e costante, disperazione, sconforto, angoscia, sensazione di stanchezza estrema, perdita di interesse per il bambino appena nato, o preoccupazioni ingiustificate per il benessere del neonato, difficoltà di concentrazione – aggiunge -, difficoltà a decidere, facile irritabilità con aggressività ed atteggiamenti ostili, confusione, crisi di pianto molto frequenti, incapacità a far fronte alle necessità elementari, senso di colpa, di inadeguatezza, disinteresse per la famiglia, per il marito o compagno, perdita della libido, pensieri negativi. Questi sintomi sono spesso accompagnati da cefalee persistenti, palpitazioni, insonnia, incubi notturni e attacchi di panico”.

Secondo la psicoterapeuta “nei casi più gravi di depressione post- partum la donna può subire uno scivolamento psicotico e la depressione si trasforma in psicosi post-partum. Questa è la forma più grave di depressione e richiede misure mediche tempestive. I sintomi comprendono stati di agitazione, confusione, pessimismo, disagio sociale, insonnia, paranoia, allucinazioni, tendenze suicide o omicide nei confronti del bambino”.

Diversi possono essere i fattori che contribuiscono all’insorgere di questo disturbo: problemi ormonali, età della mamma e variabili psico-sociali. E’ più a rischio – secondo l’esperta – una donna giovane, single, con gravidanza non desiderata o inaspettata, con problemi di relazione coniugale, con inadeguato supporto sociale, con eventi di vita stressanti e con precedenti aborti. “Ovviamente – aggiunge Vinciguerra – una donna che ha già sofferto di depressione è molto a rischio. Le cure possono consistere nella psicoterapia e nella partecipazione a terapie di gruppo con donne che manifestano la stessa sintomatologia e nell’assunzione di ansiolitici e antidepressivi sotto controllo medico e sospendendo l’eventuale allattamento.  E’ comunque consigliabile per tutte le neo mamme frequentare dei corsi post-partum”.

 

TUMORI PRIMA CAUSA INVALIDITA’ LAVORATORI

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Lavoro, prevenzione e salute: sono stati questi i principali temi analizzati nel corso della “Giornata di sensibilizzazione nazionale su lavoro, salute e disabilità”, organizzata dal network Presa. Nel corso dell’iniziativa, tenutasi presso il Palazzo Doria Pamphilj di Roma, è stato presentato uno studio – coordinato dal professor Francesco Saverio Mennini dell’Università Tor Vergata – in cui si è analizzata la relazione fra patologie oncologiche e il mondo previdenziale: “In Italia, tra il 2009 e il 2015, sono stati spesi circa 9,3 miliardi di euro per finanziare l’erogazione delle prestazioni previdenziali in favore di individui affetti da un tumore. Ogni anno, circa 142.000 del settore privato percepiscono un beneficio previdenziale, a causa di una diagnosi di tumore. Questi ultimi sono la prima causa sia di invalidità che di inabilità per i lavoratori. Su circa 460 mila beneficiari totali di prestazioni previdenziali, per tutti i tipi di patologie, il 31% ha una diagnosi di tumore”, ha spiegato Mennini nel corso del suo intervento.
PreSa, il network della promozione della salute nato nel 2015, ha distribuito in in numerose città italiane la “spilla della salute sul lavoro” e un vademecum sui consigli per una corretta prevenzione sanitaria, come ha spiegato il direttore scientifico Marco Trabucco Aurilio: “Sul tema della salute sui luoghi di lavoro c’è necessità di più informazione. La sorveglianza sanitaria è un fondamentale strumento di prevenzione per i lavoratori che non deve rimanere isolato, ma integrarsi con le reti clinico-assistenziale e territoriale del sistema sanitario nazionale”. Alla tavola rotonda dell’evento ha preso parte anche Claudio Durigon, sottosegretario del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, al quale le associazioni del settore hanno chiesto un impegno da parte dell’esecutivo per favorire l’integrazione dei lavoratori colpiti da patologie inabilitanti.
“La salute e la sicurezza sul lavoro rappresentano due fattori che vanno perseguiti tramite una cultura della prevenzione che si crea con la formazione e l’informazione. In tal senso, i lavoratori devono essere consapevoli delle condizioni del proprio ambiente di lavoro e del corretto utilizzo dei dispositivi di sicurezza. Il Governo, a fine novembre, ha approvato tre disegni di legge di ratifica di convenzioni internazionali riguardanti la prevenzione degli infortuni sul lavoro, le malattie professionali e sta dando un forte segnale di attenzione verso questi argomenti che sono di estrema importanza per l’economia del Paese”, ha detto Durigon.

 

VACCINI, LABORATORIO #PERCHÉSÌ DIVENTA UN LIBRO

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“Il più grande rischio di pandemia? La disinformazione virale”. E’ il titolo di un recente articolo pubblicato sulla rivista scientifica “Nature” a firma di Heidi J. Larson, docente di antropologia, scienza del rischio e delle decisioni alla London School of Hygiene & Tropical Medicine. Ma cosa vuol dire comunicare, quando si parla di salute e cultura della prevenzione? Significa instaurare un dialogo. Puntare sull’ascolto dei propri interlocutori. E sul coinvolgimento. E’ l’obiettivo con cui è nato #PerchéSì, il primo laboratorio di idee promosso da Sanofi Pasteur, divisione vaccini di Sanofi, che ha selezionato le migliori campagne di comunicazione sui vaccini realizzate dagli operatori della Sanità Pubblica italiana. Tramite due iniziative – un contest e un hackathon – Sanofi Pasteur ha voluto premiare da un lato le progettualità già realizzate e dall’altro favorire la nascita di nuove campagne integrate di comunicazione attraverso la spinta del confronto, della co-creazione e del coinvolgimento di ecosistemi giovani, innovativi. E comunicanti tra loro. Parliamo di grafici, designer, startupper, freelance legati al mondo del visual e del video, studenti e neolaureati in comunicazione medico-scientifica.

“Quando parliamo di vaccini, parliamo di una delle più importanti scoperte scientifiche nella storia della medicina. Eppure il loro valore è spesso sottostimato e talvolta, messo in discussione. Salvaguardare questo valore per l’individuo e per la collettività, trasferirlo alle nuove generazioni e coinvolgerle affinché possano contribuire con nuove idee alla sua diffusione è il motivo che mi ha spinto a sostenere come coordinatore del Calendario della vita il progetto #PerchéSì. Trovo che sia stato un approccio vincente e che abbia portato buoni frutti” ha commentato Paolo Bonanni, Professore Ordinario di Igiene, Università degli Studi di Firenze, coordinatore del Board del “Calendario per la Vita” e co-Presidente della giuria di #PerchéSì.

Sono dieci le campagne, selezionate da una giuria di esperti, che hanno avuto accesso alla finale del contest. Ma Sanofi Pasteur ha voluto dare spazio a tutte le campagne che hanno partecipato al contest, raccogliendole come esempi virtuosi di comunicazione in un libro edito da Carocci che traccia, di fatto, la mappa delle eccellenze di prevenzione nella sanità italiana, insieme alle dieci nuove campagne sviluppate durante l’hackathon dai giovani comunicatori.

Il libro “#PerchéSì, laboratorio di idee per comunicare il valore dei vaccini” è stato presentato a Milano oggi, in occasione degli Startup Italia Open Summit (SIOS) 2018. 

“Sono orgoglioso di presentare il volume che raccoglie tutti i progetti di questa prima edizione di #PerchéSì in un contesto come quello di SIOS Startup Italia Open Summit in cui si creano contaminazioni tra il mondo delle aziende e quello delle Startup, dei creativi e dei giovani comunicatori. Lo trovo assolutamente coerente all’intento con cui questo progetto è nato e con cui vogliamo proseguire il prossimo anno nella sua prossima edizione”, ha commentato Mario Merlo, General Manager Sanofi Pasteur Italia.

INFLUENZA, SIMG: “TASSO VACCINAZIONE IN AUMENTO”

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“Quest’anno la campagna di vaccinazione contro l’influenza stagionale è andata molto bene. Solo localmente si è registrato qualche ritardo che però è stato tempestivamente superato”. E’ quanto afferma Claudio Cricelli, presidente nazionale della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), che appare chiaramente soddisfatto per l’andamento della vaccinazione antinfluenzale che si sta concludendo. “Grazie all’impegno dei medici di famiglia e al servizio sanitario nazionale siamo riusciti a raggiungere e a superare i livelli vaccinali programmati e la campagna può dirsi ormai conclusa – precisa Cricelli -. Il numero delle persone sottoposte a vaccinazione anti influenzale è, infatti, nettamente aumentato con tassi che raggiungono in alcune zone anche il 30%. Il vaccino si è dimostrato efficace ed i ceppi virali in esso contenuti sono esattamente quelli che stanno circolando in questo momento. Riteniamo che questo debba essere considerato un ennesimo straordinario successo della medicina generale e dell’organizzazione sanitaria che ha fornito tempestivamente, pur con minimi problemi di approvvigionamento, il vaccino contro l’influenza alla popolazione a rischio”.

“I medici di famiglia – aggiunge Cricelli – hanno esaurito le scorte così come dovevano e anche nelle farmacie le dosi di vaccino dovrebbero essere state tutte utilizzate. Se ce n’è rimasta qualcuna e qualcuno intende farsi ancora il vaccino, si sbrighi perché ormai è tardi. Il virus di quest’anno – conclude il presidente SIMG -, non è particolarmente aggressivo ed è esattamente quello atteso, contro il quale è stato predisposto il vaccino. Il picco influenzale è atteso tra la prima e la terza settimana di gennaio”.

 

PADOVA, TASK-FORCE RIMUOVE TUMORE RENALE ESTESO A CUORE

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A Padova una task-force di specialisti, cardiochirurghi, urologi, chirurgi epatobiliari ha rimosso un tumore renale esteso al cuore aspirandolo senza aprire il torace, con una nuova tecnica.

Affetto da numerose patologie e già sottoposto ad intervento di triplice by-pass aorto-coronarico, il paziente ha scoperto durante una visita di controllo di essere affetto da una patologia renale. L’esame ecografico prima e la TC addominale dimostravano la presenza di un tumore renale destro esteso fino al cuore.

L’intervento che normalmente viene eseguito in questi casi prevede l’asportazione del rene coinvolto dal tumore attraverso l’apertura dell’addome, la rimozione del trombo/tumore dal cuore attraverso l’apertura del torace e del cuore con l’ausilio del bypass cardiopolmonare totale in collaborazione tra urologi e cardiochirurghi.

Nel caso specifico, per la presenza delle numerose patologie ed in particolare per il pregresso intervento con i bypass localizzati nei siti chirurgici strettamente connessi alla riapertura, l’approccio tradizionale era proibitivo.

Coordinati e capitanati dal professore Gino Gerosa, i chirurghi hanno studiato a tavolino il caso clinico. La storia di questo paziente ha imposto di cercare una soluzione alternativa all’intervento classico, e così è stata messa in piedi la task-force di cardiochirurghi, urologi e chirurghi epatobiliari, coadiuvati da cardioanestesisti e personale sanitario per realizzare il delicato intervento, mai effettuato prima. E’ stato optato per l’approccio innovativo microinvasivo con sistema AngioVAC e entrando nel vivo dell’intervento i professionisti si sono susseguiti per specialità, alternandosi al tavolo operatorio come in una staffetta. 

Dopo circa 12 ore di intervento effettuato, il paziente è stato trasferito in Terapia Intensiva della Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliera di Padova, dove il decorso è avvenuto in modo regolare con il risveglio e l’estubazione in meno di 24 ore dall’intervento. Nei prossimi giorni potrà tornare alla sua vita normale.

Il nuovo approccio chirurgico microinvasivo permette l’asportazione di masse intracardiache da tumori renali senza aprire il torace, a cuore battente, senza l’ausilio della circolazione extra corporea con una sola incisione a livello dell’inguine.

L’innovativa configurazione artero-venosa in modalità ECMO consente l’aspirazione della massa intracardiaca e la stabilizzazione del paziente durante tutte le fasi dell’intervento.