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Covid, contagi in calo ma aumento dei decessi

ROMA (ITALPRESS) – Nella settimana tra il 2 e l’8 novembre, secondo i dati del ministero della Salute sono stati registrati 26.789 nuovi casi positivi Covid-19 con una variazione di -2,4% rispetto alla settimana precedente (quando erano 27.442).
Sono invece 163 i deceduti con una variazione di +10,1% rispetto ai sette giorni prima, quando erano stati 148. In totale sono 197.818 i tamponi effettuati con una variazione di -4,1% rispetto alla settimana precedente (206.339) mentre il tasso di positività del 13,5% con una variazione di +0,2% rispetto ai sette giorni precedenti (13,3%). Il tasso di occupazione in area medica è a 5,9% (3656 ricoverati) rispetto a 5,8% (3.620 ricoverati) al 1 novembre 2023. Invariato il tasso di occupazione in terapia intensiva a 1,2% (102 ricoverati).
“Si consolida ormai il dato di un decremento sempre più evidente dell’andamento epidemiologico e del conseguente scarso impatto sulle strutture ospedaliere”, ha detto il direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, Francesco Vaia. “Così come già annunciato dal ministero, la nostra attenzione è sempre più rivolta alla difesa dei fragili, motivo per il quale ieri è stata emanata una nuova circolare per le Regioni e le province autonome tesa a rafforzare da un lato la campagna di comunicazione e dall’altro il potenziamento organizzativo che deve avere come obiettivo la possibilità di vaccinare nell’ambito delle strutture ospedaliere, ambulatoriali, sanitarie e sociosanitarie. Uno sforzo aggiuntivo che chiediamo alle Regioni, che ringraziamo per la loro attiva collaborazione, per proteggere i più deboli”, ha concluso Vaia.
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– Foto: Agenzia Fotogramma –

Nuovi strumenti per la lotta al fumo, esperti firmano un decalogo

ROMA (ITALPRESS) – Dieci proposte per rinnovare le strategie di contrasto al fumo, tracciate da medici, psicologi, presidi, ricercatori e giornalisti per superare la situazione di stallo del fenomeno in Italia. E’ questo il principale risultato dell’incontro “Esperienze a confronto per una nuova politica nella lotta contro il fumo”, che ha avuto luogo a Roma su iniziativa di SICS, società italiana di comunicazione scientifica.
Tra le proposte del decalogo, la promozione di campagne di prevenzione e informazione a partire dalle scuole, con l’obiettivo di contrastare l’iniziazione di qualsiasi prodotto con nicotina; l’aggiornamento del sistema e delle metodologie di indagine e di rilevamento statistico dei dati ai fini di una più realistica capacità di lettura del fenomeno; la riorganizzazione e il rafforzamento dei centri antifumo; l’introduzione della riduzione del rischio per i fumatori che non smettono, come principio operativo nell’elaborazione di strategie di salute pubblica; e ancora, garantire l’applicazione delle normative esistenti, rafforzando le misure volte ad impedire l’acquisto di prodotti con nicotina da parte dei minori; interventi sulla medicina territoriale, massimizzando il coinvolgimento delle farmacie; campagne di Educazione Continua in Medicina (ECM) per tutti gli operatori sanitari (pediatri, medici di medicina generale, medici dello sport, odontoiatri) a cura delle società scientifiche.
A 20 anni dalla Legge Sirchia, che ha rappresentato un importante intervento su scala nazionale per combattere il fumo di sigaretta, i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) mostrano che i fumatori in Italia sono ancora il 20,5% della popolazione (10,5 milioni di persone) – un dato rimasto sostanzialmente stabile nell’ultimo decennio. Diventa quindi indispensabile, secondo gli esperti, ripensare le strategie di contrasto al fumo analizzando cosa ha funzionato, quali sono le attività da potenziare e quali le nuove iniziative da adottare per raggiungere l’obiettivo di un più deciso miglioramento della salute pubblica, integrando le tradizionali politiche di cessazione e prevenzione con il principio di riduzione del rischio per i fumatori che non smettono.
“Su questo tema – ha evidenziato Iolanda Romano, fondatrice di Avventura Urbana – vi è una totale assenza di dialogo. La lotta al fumo è un tema che direttamente o indirettamente riguarda tutti, ma non se ne parla abbastanza. Tutti gli stakeholder concordano sul fatto che il fumo di sigaretta sia un fattore di rischio per la salute, ma le politiche attivate in Italia non sono state così efficaci come ci si sarebbe aspettato. Il concetto di riduzione del rischio viene trattato con manifesta chiusura con una cesura di tipo ideologico. La conseguenza di questo approccio è un danno ai consumatori, perchè mancano informazioni equilibrate e autorevoli”.
La sfida principale rimane persuadere i fumatori a smettere e prevenire che i giovani inizino.
“L’indagine che il Censis ha effettuato su un campione di 1.314 fumatori italiani di 18 anni e oltre e su due sub-campioni di utilizzatori di sigarette elettroniche e di prodotti a tabacco riscaldato – ha ricordato Ketty Vaccaro, Responsabile area Welfare e Salute del Censis – ha messo in evidenza che le fonti prevalenti di informazione di chi conosce o utilizza la sigaretta elettronica e i prodotti a tabacco riscaldato sono il passaparola, il consiglio del conoscente. Un’informazione per così dire ‘autogestità nel 49% dei casi, guidata da riferimenti autorevoli in una percentuale limitata di casi (solo il 16% si è informato presso il proprio medico). E’ evidente che da questo punto di vista sarebbe necessario cambiare le cose e far sì che chi vuole smettere di fumare o voglia semplicemente informarsi abbia a disposizione una o più voci autorevoli”.
L’obiettivo del documento è quello di stimolare il confronto tra esperti e figure autorevoli nel campo scientifico e sottoporlo alle istituzioni, per integrare le tradizionali politiche di contrasto con strategie innovative.
Come riferisce Francesco Fedele, presidente dell’Istituto Nazionale Ricerche Cardiovascolari e responsabile Riabilitazione Cardio-Respiratoria San Raffaele Monte Compatri, “esistono molte persone che non vogliono smettere di fumare e, in questi casi, avere a disposizione un approccio strategico di riduzione del danno può essere estremamente utile: nel mondo della prevenzione esiste un continuum nelle patologie croniche, nella loro progressione e anche nella loro prevenzione, e in questo quadro la non completa abolizione del rischio, ma la sua riduzione, rappresenta una valida strategia. Molti paesi si sono dimostrati attivi in questo, come il Regno Unito e la Nuova Zelanda, altri si pongono a metà strada come Canada e Usa, altri sono completamente chiusi su una linea forte di proibizionismo come l’Australia. Anche noi abbiamo condotto un’indagine con numerosi stakeholder proponendo un questionario e siamo arrivati alle stesse conclusioni: purtroppo c’è ostruzionismo e preconcetto nei confronti dell’approccio di riduzione del danno da fumo, non se ne vuole parlare, mentre penso sia importante iniziare a parlarne”.
Per Alberto Baldazzi, giornalista scientifico, esperto di Sanità, “nei corsi di medicina non c’è un focus su cos’è la prevenzione delle malattie tabacco correlate, che mietono 93.000 morti l’anno e sono la prima causa di morte evitabile nel mondo occidentale. Persino i nostri medici sono poco informati e spesso non hanno elementi critici avanzati, oltre a non avere formazione continua su questo tema. Il documento presentato oggi rappresenta un importante punto di partenza, ma quello che dobbiamo decidere è se, dopo 12 anni di presenza sul mercato delle sigarette elettroniche e più o meno la metà per i prodotti a tabacco riscaldato, vogliamo adottare o meno il principio della riduzione del danno. Si tratta di un’area su cui la ricerca prosegue e che merita la dovuta attenzione”.

– foto SICS –
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Agenas, migliorano tempi liste di attesa ma permangono ancora criticità

ROMA (ITALPRESS) – Nel primo semestre 2023 si riscontra da parte della maggioranza delle Regioni “un trend in miglioramento rispetto al primo semestre 2022; viceversa il confronto con il primo semestre 2019 individua da parte di tutte le Regioni – tranne che per la Toscana nell’ambito delle visite di controllo – delle criticità nel ristabilire i volumi di prestazioni antecedenti la pandemia”. E’ il quadro che emerge dal monitoraggio sperimentale dei tempi di attesa delle prestazioni ambulatoriali condotto da Agenas con la Fondazione The Bridge che hanno avviato una raccolta dati, da parte delle Regioni/PA, sulle prenotazioni di prestazioni di specialistica ambulatoriale in modalità ex ante. Hanno inviato attualmente i dati 13 Regioni su 21. In particolare, 6 (Emilia-Romagna, Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Marche, PA di Trento, Piemonte, Toscana) hanno inviato i dati totali a livello regionale mentre Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Sardegna, Umbria e Veneto hanno trasmesso dati parziali riferiti a una o più ASL. In totale sono state raccolte informazioni su 125.000 prenotazioni di visite specialistiche e 146.000 prenotazioni di esami di diagnostica strumentale.
Ecco i principali risultati tratti dalla sperimentazione, con riferimento alle classi di priorità B (entro 10 gg) e D (entro 30 gg per le visite e 60 gg per gli esami diagnostici). “Premesso che i dati presentano un’ampia variabilità sia nell’utilizzo delle classi di priorità sia nei tempi di attesa – si legge nel report -, a livello globale la prima visita cardiologica è garantita in classe B nell’84% dei casi e in classe D nell’80% dei casi. I valori mediani delle giornate di attesa in classe B che si osservano tra le Regioni passano da 13 giorni in Friuli V.G. ai 5 giorni dell’Emilia-Romagna. Per la prima visita ortopedica la garanzia, in classe B, è pari al 74% dei casi e in classe D al 78% dei casi. In Regione Toscana, in classe D, il valore mediano di attesa è pari a 18 mentre in Regione Piemonte tale valore raggiunge i 36 giorni. Passando ai tempi di attesa delle prestazioni di diagnostica strumentale, “osserviamo che la TAC è garantita in classe B nel 78% dei casi e in classe D nel 89% dei casi. I valori mediani delle giornate di attesa in classe D che si osservano tra le Regioni passano da 4 giorni in PA di Trento ai 21 giorni delle Marche. Per un’Ecografia dell’Addome la garanzia, in classe B, è pari al 78% dei casi e in classe D al 84% dei casi”.
In Regione Abruzzo, in classe B, “il valore mediano di attesa è pari a 4 giorni mentre in Regione Lazio tale valore raggiunge i 31 giorni. Tuttavia, è da rilevare che il dato relativo ai giorni che intercorrano tra la data di prescrizione della ricetta e la data di contatto al Centro prenotazioni è molto variabile”. Ad esempio, si registra che “solo il 18% delle prescrizioni in classe U (da erogare entro 3 gg) e il 40% delle prescrizioni in classe B (da erogare entro 10 gg) riportano una data di contatto nella stessa giornata o il giorno dopo la prescrizione. Nell’80% delle prescrizioni in classe U e nel 57% in classe B, la data di contatto è superiore a quella della prescrizione, mediamente, di 10 giorni. Tale modalità organizzativa e/o comportamentale può distorcere i risultati che tengono in considerazione la differenza dei giorni che intercorrono tra la data di contatto e la data di prima disponibilità offerta dal sistema”. Scelte Paziente/Utente: Infine, altro elemento di distorsione rispetto alla corretta programmazione dell’offerta, è rappresentato dalla scelta dell’utente. Nel 51% dei casi, l’utente sceglie una data peggiorativa rispetto a quella che gli viene offerta dal sistema, perchè chiede di poter avere la prenotazione presso una struttura diversa da quella proposta in prima disponibilità (73% dei casi) o perchè sceglie una data successiva a quella proposta (20% dei casi).

– Foto: Agenzia Fotogramma –
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Tech2Doc, al Frontiers Health 2023 nuova frontiera della salute digitale

ROMA (ITALPRESS) – L’evoluzione delle terapie digitali, le innovazioni nella ricerca scientifica in ambito biomedicale, l’impatto dell’intelligenza artificiale sul futuro della sanità, l’accesso equo alle cure innovative e il ruolo di pazienti e dei professionisti della salute nel disegno e governo dell’innovazione sono al centro dell’ottava edizione della conferenza globale Frontiers Health 2023, in corso all’Auditorium della Tecnica di Roma, alla presenza di oltre mille partecipanti da circa 50 paesi e con la partecipazione di aziende del settore life science, assicurazioni, hub innovativi, fondi di investimento, startup e pazienti e professionisti del settore. Tra i focus dell’Italian Summit c’è stato l’evento promosso da Fondazione Enpam “Tech2Doc: Le competenze del medico del futuro e l’innovazione nella pratica clinica”. “La medicina del territorio è considerata un passaggio fondamentale per dare assistenza”. Il principio di partenza è che “la casa del cittadino è il primo luogo di cura, ma ci vuole un collegamento con l’assistenza integrata sul territorio”, ha detto il presidente di Fondazione Enpam, Alberto Oliveti. Per questo “Enpam ha prodotto la piattaforma Tech2Doc”, con l’obiettivo di “dare un supporto agli studi professionali per rilanciarsi sui territori” in modo che, “grazie a una facile interconnessione, possano garantire un esercizio in team dei professionisti”, ha spiegato.
L’obiettivo di Tech2Doc, ha aggiunto il direttore del dipartimento Futuro e Innovazione di Enpam, Luca Cinquepalmi, “è dare un contributo attivo allo sviluppo e alla diffusione della sanità digitale in Italia, agendo su un tassello specifico di questo complesso ecosistema della salute, cioè sul ruolo che i professionisti sanitari – e in particolar modo la classe medica – possono avere in questo processo di trasformazione che la salute sta vivendo, per cercare di abilitare l’applicazione concreta degli strumenti di salute digitale”.
La sanità, ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, in apertura dell’evento, “ha bisogno che questa cultura si sviluppi, perchè l’interfaccia digitale deve diventare uno strumento di utilizzo comune per accedere con facilità a tutti i servizi. La digitalizzazione e l’intelligenza artificiale ci consentiranno di potenziare il sistema di raccolta e di analisi dei dati, sempre più strategico nell’ottica di un’efficace programmazione sanitaria. Sotto la spinta dell’innovazione e delle nuove tecnologie si è innescata una rivoluzione culturale che dobbiamo portare avanti con coraggio e spirito di collaborazione a livello nazionale ed europeo”.

– Foto Italpress –

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Frontiers Health 2023, Pfizer e FISM insieme per un paziente al centro

ROMA (ITALPRESS) – In occasione di Frontiers Health 2023, il professor Loreto Gesualdo, presidente di FISM – Federazione Italiana delle Società Medico-Scientifiche, e Davide Bottalico, Country Strategic Client Partner di Pfizer, hanno approfondito uno dei temi caldi nella trasformazione del sistema sanitario: l’implementazione delle piattaforme e-health per la diagnosi e la cura dei pazienti. Infatti, grazie alla realizzazione della Missione 6 del PNRR a breve saranno disponibili negli ospedali italiani nuovi e ulteriori strumenti di telemedicina.
Gesualdo, che ha lanciato in era pre-pandemica diversi progetti in Regione Puglia storicamente pioniera in questi ambiti, ha spiegato che queste progettualità non riguardano solo aspetti tecnici, ma anche e soprattutto aspetti culturali e organizzativi. “Occorre coinvolgere gli specialisti ed aggiornare i PDTA esistenti alla luce delle nuove tecnologie. Vanno disegnati percorsi paziente totalmente innovativi che contemplino, al loro interno, l’utilizzo della tecnologia, sfruttandone tutte le potenzialità”.
Dalla messa in pratica di tali iniziative potranno trarre vantaggio tutti gli attori coinvolti nel patient journey: medici, pazienti, caregiver e le istituzioni sanitarie.
Da un lato, i medici potranno avere un miglior controllo e seguire più da vicino i pazienti grazie al monitoraggio remoto, migliorando di conseguenza la capacità di rispondere prontamente a eventuali complicazioni. Ottimizzeranno il proprio tempo riducendo il numero di visite in persona potendo gestire più pazienti con maggiore efficienza. Infine, potranno contare su dati clinici costanti e informazioni riguardo alla salute del paziente, migliorando di conseguenza anche la qualità delle decisioni cliniche.
Dall’altro lato, i pazienti godranno di maggior comfort, autonomia e controllo (prendiamo ad esempio la teledialisi domiciliare assistita, in cui il paziente può gestire meglio la propria salute), migliorando così la qualità di vita e mantenendo uno stile di vita più normale. Le strutture sanitarie avranno la possibilità di ridurre i costi, usando in maniera efficiente le risorse, liberando spazio a pazienti che invece necessariamente devono seguire cure in persona; potranno altresì prevenire e gestire le emergenze come pandemie o disastri naturali.
Gesualdo ha concluso ricordando che “tutti coloro volessero salire a bordo di questa avventura, possono contattare FISM o il sottoscritto, dato che stiamo partendo in questi giorni con i tavoli di lavoro e presto apriremo i laboratori pilota per testare i nuovi modelli di patient jouney negli ospedali italiani e sul territorio grazie alla partnership con FIASO”.
Il modello di ecosistema digitale proposto consentirà di organizzare la gestione del paziente cronico, tramite una valutazione interdisciplinare in patient journey complessivo, con l’adozione di innovazioni terapeutiche e prescrizioni multi-specialistiche.
“La creazione di un ecosistema digitale potrebbe, auspicabilmente, determinare un miglioramento della qualità dell’assistenza a 360°, un aumento dell’efficienza e della sostenibilità del sistema sanitario, una consapevole partecipazione del paziente al proprio processo di cura – ha sottolineato Davide Bottalico -. Non sarà necessario che il paziente sviluppi competenze digitali avanzate, ma sarà importante garantire l’accesso ai servizi digitali con modalità facilmente fruibili, evitando che il modello digitale diventi motivo di disuguaglianza”.
La richiesta alle aziende è mirata alla definizione di possibili partnership per la definizione e la realizzazione del modello. Pfizer ha risposto a questa sfida partecipando attivamente al progetto, come ha concluso Bottalico: “Sarà necessario promuovere un patient journey ibrido o phygital in grado di superare la frammentazione degli attuali sistemi di cura e prevenzione ed implementare un sistema di connected care che consenta a medici e operatori sanitari di seguire e curare alcune tipologie di pazienti a distanza, utilizzando computer, smartphone o altri dispositivi connessi. Oggi siamo ancora alla fase di realizzazione di un Proof of Concept per verificarne la fattibilità ma siamo ottimisti sulla realizzazione concreta di questo percorso”.
Alessandra Paroni, Patient and Healthcare Experience Lead, ha sintetizzato l’impegno sull’innovazione digitale di Pfizer nel mondo e in particolare in Italia: “L’intera azienda sta sfruttando l’innovazione digitale in tutti i suoi aspetti, dalla digitalizzazione dei processi all’utilizzo dei dati sfruttando l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico per accelerare l’innovazione in ogni fase, dalla scoperta allo sviluppo clinico, alla produzione, alla distribuzione e alla commercializzazione, ma anche per contribuire a migliorare la prevenzione o la diagnosi precoce della malattia e il trattamento personalizzato anche attraverso terapie digitali. Per Pfizer Italia – ha spiegato – la digitalizzazione è stata uno degli abilitatori critici nella recente trasformazione del Go-To Market model con un approccio sempre più customer centrico focalizzato a massimizzare l’impatto su pazienti e caregiver”.

– foto ufficio stampa Pfizer –
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A Villa Serena a Palermo fino a fine anno Tac in convenzione

PALERMO (ITALPRESS) – In Casa di cura “Villa Serena” è possibile eseguire la TAC senza e con mezzo di contrasto in convenzione e con tempi di attesa brevissimi in un ambiente confortevole e protetto. L’esame ha un ruolo fondamentale per la diagnosi e la valutazione delle diverse patologie. In questo periodo, non è facile eseguire indagini diagnostiche in convenzione col Servizio sanitario regionale. Fino alla fine dell’anno a Villa Serena è possibile effettuare questo tipo di accertamenti in convenzione insieme alle altre indagini radiologiche, cardiologiche e di laboratorio. Il Servizio di Radiodiagnostica per immagini, diretto dal dottor Manfredi Agnese, è attivo dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 14. Per prenotare una visita o un esame rivolgersi al CUP, telefonando allo 091 6985751/752, inviando un messaggio whatsapp al numero 345 7730443 o una mail a [email protected]. Per altre informazioni visitare il sito www.casadicuraserena.it.

Foto: ufficio stampa Villa Serena

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Accordo Gruppo San Donato e Generali Italia per una rete di Smart Clinic

MILANO (ITALPRESS) – Gruppo San Donato e Generali Italia annunciano la stipula di un accordo per la realizzazione di un network di strutture sanitarie che si svilupperà sull’intero territorio italiano. Questo nuovo modello sarà basato su un ecosistema integrato sanità privata-assicurazione. Questa nuova rete di Smart Clinic, nella quale confluiranno le dieci già operative in Lombardia del Gruppo San Donato, sarà una risposta innovativa da un lato alla crescente richiesta di cure della popolazione e, dall’altro, al progressivo passaggio a una sanità basata su servizi di cura personalizzati e con standard elevati. La salute oggi rappresenta la priorità dell’82% degli italiani ed è uno degli obiettivi fondamentali del Pnrr che prevede investimenti per 20 miliardi di euro entro il 2026, a supporto del Ssn. In un Paese che oggi conta circa 4 milioni di cittadini non autosufficienti e 1,5 milioni di over 65 con gravi difficoltà nella cura della persona, la collaborazione tra pubblico-privato, l’attenzione al territorio e la svolta digitale si confermano ancor più fondamentali per il futuro del sistema sanitario.
Questo nuovo modello di sviluppo mira a rendere facilmente disponibili su tutto il territorio le migliori competenze e tecnologie per la diagnostica e la prevenzione, assicurando elevati standard di qualità ospedaliera e garantendo la continuità dei percorsi di cura, grazie alla stretta connessione con le strutture ospedaliere del Gruppo San Donato. Alla base del progetto, la volontà di fornire un contributo concreto alle sfide del Paese, offrendo a tutti i cittadini accessibilità ed eccellenza dei servizi.
Le smart clinic offriranno a tutti gli utenti un’esperienza in grado di coniugare la qualità clinica e diagnostica, la focalizzazione su prevenzione e benessere, l’applicazione di tecnologie avanzate. Un modello innovativo di accesso a un’offerta completa di prestazioni ambulatoriali, per garantire al cliente una smart health experience a 360 gradi attraverso l’impiego della tecnologia, l’aggiornamento in real time di risultati e terapie e il rinnovo delle prescrizioni tramite accesso digitale. Inoltre, grazie alla partnership, Generali Italia potrà offrire ai propri clienti un accesso privilegiato alle prestazioni delle smart clinic, sia in termini di migliori tariffe che di esperienza, grazie a processi digitali integrati per semplificare le fasi di ricerca, prenotazione e presa in carico della prestazione.
“GKSD e Gruppo San Donato lavorano insieme per la creazione di valore in ambito sanitario – ha detto Kamel Ghribi, presidente GKSD Investment Holding -. Il nostro modello di “one company” risponde a un’unica visione e a un’unica missione: lo sviluppo di partnership strategiche per creare nuove soluzioni per la sanità. Le nostre competenze sono sempre più richieste anche all’estero, per rafforzare la qualità dei servizi sanitari offerti sia al settore pubblico che privato, nelle economie emergenti e sviluppate”.
“La Salute è al centro del nostro Piano Lifetime Partner 24: Driving Growth – ha sottolineato Giancarlo Fancel, Country Manager e CEO di Generali Italia -. E con questa operazione vogliamo entrare direttamente nell’erogazione di prestazioni sanitarie focalizzandoci sulle aree della Prevenzione e del Benessere, attraverso lo sviluppo di una proposta innovativa per il panorama italiano basata sui principi della vicinanza al territorio, dell’elevata qualità sanitaria e dell’accessibilità. Una proposta rivolta non solo ai nostri clienti, ma a tutti i cittadini italiani a cui vogliamo offrire una risposta concreta al crescente bisogno di prevenzione. Lo facciamo al fianco di un partner strategico di assoluto prestigio, come il Gruppo San Donato, ovvero insieme al leader italiano della sanità privata”.
“Siamo fieri di essere il primo gruppo ospedaliero al fianco di Generali in un progetto che ci consente di mettere a disposizione di tutti i cittadini italiani la nostra competenza, attraverso una rete completa di servizi sanitari ambulatoriali, dove qualità clinica e diagnostica si focalizzano sulla cura, la prevenzione e il benessere – ha commentato Francesco Galli, presidente del Comitato Strategy and Operations del Gruppo San Donato -. Vogliamo accompagnare i nostri pazienti in un’esperienza che sia smart in tutte le sue fasi, dall’accesso alle cure al ritiro del referto, avvalendoci delle migliori tecnologie che ci consentono di erogare prestazioni sempre più personalizzate”, ha concluso Galli.
Francesco Bardelli, Chief H&W and Connected Business Development Officer di Generali Italia e Ceo di Generali Welion ha commentato: “Il settore Salute è sempre più strategico e sta crescendo molto anche in termini di volumi. Dopo la pandemia, le persone hanno posto la salute in cima alla lista delle priorità. Per rispondere a queste rinnovate esigenze, abbiamo di recente rinnovato la nostra organizzazione in ambito Health&Welfare. Questa partnership con il Gruppo San Donato completa ulteriormente la nostra offerta e la nostra strategia finalizzata a rendere accessibile la sanità ad elevati standard a una platea sempre più ampia di persone”.
La nuova società sarà partecipata da Gruppo San Donato con il 51%, la sua controllata GKSD con il 9%, mentre Generali Italia deterrà il restante 40%. Una partnership strategica al servizio del Paese che si basa sul solido know-how di due gruppi leader nei rispettivi settori: quello della sanità, con il Gruppo San Donato, primo gruppo sanitario italiano, che cura nelle sue 58 sedi oltre 5,4 milioni di pazienti all’anno e quello assicurativo, con Generali Italia, l’assicuratore n°1 in Italia con circa 12 milioni di clienti e una rete presente su tutto il territorio.

– foto ufficio stampa Gruppo San Donato –
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Virus respiratorio sinciziale, al via campagna informativa

MILANO (ITALPRESS) – L’arrivo dell’autunno apre le porte alla stagione del Virus Respiratorio Sinciziale (RSV), un virus molto comune che infetta almeno una volta quasi tutti i bambini entro i 2 anni di età e rappresenta la prima causa di bronchiolite e polmonite nel primo anno di vita. Un virus su cui è ancora scarsa la conoscenza da parte delle famiglie se si considera che la metà dei genitori afferma di non conoscere l’RSV.
In occasione della RSV Awareness Week, organizzata dalla European Foundation for the care of Newborn Infants, torna la campagna di Sanofi Together Against RSV che si propone di fornire tante informazioni utili alle famiglie, per consentire loro di affrontare in modo corretto il virus respiratorio sinciziale nei più piccoli. L’iniziativa gode del patrocinio delle società scientifiche SIP (Società Italiana di Pediatria), SIN (Società Italiana di Neonatologia), SItI (Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica) e, da quest’anno, anche di FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri) ed è stata realizzata in stretta collaborazione con il network FattoreMamma, fortemente impegnato nella comunicazione di nozioni utili e affidabili ai genitori. Essa nasce proprio dalla necessità di accrescere la consapevolezza dei neogenitori su questo virus a circolazione stagionale. Per farlo si sono, quindi, volute utilizzare forme di comunicazione a più livelli sviluppate in modo da raggiungere un’ampia audience.
Mario Merlo, General Manager Sanofi Vaccini Italia, sottolinea:
‘Dopo il successo dello scorso anno, siamo orgogliosi di poter dare seguito – con il prezioso sostegno di SIN, SIP, FIMP e SItI e la collaborazione di FattoreMamma – a questo progetto, necessario per colmare un’esigenza di informazione dei neogenitori, dando loro gli strumenti per muoversi su un terreno ancora troppo sconosciuto e sottovalutato come l’RSV. Oltre alle attività di sensibilizzazione, il nostro impegno è costante su più fronti. I nostri investimenti in ricerca e sviluppo ci permetteranno di mettere presto a disposizione anche in Italia una soluzione concreta ad un bisogno di sanità pubblica per cui finora non esisteva risposta. Parallelamente, la costante collaborazione con tutti gli attori del mondo sanitario e le Istituzioni, intende realizzare un cambio di paradigma nella prevenzione, creando le condizioni necessarie per favorire l’accesso sul territorio di nuove strategie di immunizzazione come gli anticorpi monoclonali. Questo andrà a beneficio della salute di tutti i bambini nel loro primo anno di vità.
L’avvio della campagna 2023 è legato al grande successo dell’iniziativa del 30 settembre e 1° ottobre scorso in cui bambini e genitori sono stati coinvolti, attraverso attività ludiche e interattive nell’area della Biblioteca degli Alberi a Milano, in un percorso alla scoperta dell’RSV e dei comportamenti da adottare per prevenire e combattere il virus. Together Against RSV prende forma attraverso diversi mezzi, in primis, online con il sito dedicato www.togetheragainstrsv.it che raccoglie e propone, in modo semplice e divulgativo, tutte le informazioni utili su cosa sia l’RSV, i sintomi ad esso collegati, i consigli sulle precauzioni e molto altro. Ma non solo, la campagna coinvolge, sui canali social, diverse mamme influencer insieme alla pediatra Valentina Paolucci (@ladottoressadeibambini) per guidare i genitori alle corrette informazioni per la salute dei propri figli. Infine, sul territorio, si prevede la distribuzione di materiali informativi negli ambulatori pediatrici e nei centri vaccinali.
Per Luigi Orfeo, Presidente SIN, Società Italiana di Neonatologia, ‘l’RSV rappresenta la principale causa di infezioni respiratorie e la seconda causa di morte entro il primo anno di età dei bambini. Può avere, inoltre, un impatto a lungo termine e infatti i bambini che risultano affetti da bronchiolite da RSV nei primi mesi di vita hanno un rischio più alto di sviluppare asma nel corso dell’infanzia. E’ importante aumentare la consapevolezza dei neogenitori così che possano conoscere i comportamenti da adottare per prevenirlo e riconoscere presto i sintomi, in modo che sappiano quando può diventare necessario chiedere assistenza medica. I neonatologi sono già pronti ad accompagnare tutti i neonati e i loro genitori in questo percorso di consapevolezza e prevenzione dell’RSV fin dalla nascità.
In Italia, nell’ultima stagione 2022/2023, più del 50% delle sindromi simil-influenzali nei bambini di età <2 anni è stato causato da RSV. Inoltre, nelle ultime stagioni di RSV, si è registrato un tasso ancora più elevato anche per i ricoveri pediatrici causati dal virus, rispetto agli anni di pandemia o pre-pandemia. In particolare, nel 2021 il 73,5% delle ospedalizzazioni per bronchiolite erano causate da RSV e la maggior parte degli ospedali (64%) ha dovuto aumentare i posti letto per trovare spazio ai tanti casi inattesi di bronchiolite da RSV.
La stagione dell’RSV va solitamente di pari passo con la stagione influenzale. E così anche in Italia, dove la circolazione dell’RSV inizia solitamente tra ottobre-novembre, registra il suo picco tra dicembre-febbraio, e si conclude tra marzo-aprile, per una durata complessiva solitamente di circa 5 mesi.
‘La prevenzione – afferma Annamaria Staiano, Presidente SIP, Società Italiana di Pediatria – è una leva fondamentale per evitare il diffondersi di un virus così comune come quello dell’RSV. Ad oggi, quello che possono fare i genitori è informarsi sui mezzi di trasmissione del virus e sugli accorgimenti da prendere per proteggere i propri figli. L’RSV si trasmette attraverso tosse, starnuti, contatto fisico con persone o superfici; per evitare che si diffonda è quindi necessaria l’adozione di precauzioni quali l’utilizzo di fazzoletti monouso, il lavaggio frequente delle mani, l’uso della mascherina se raffreddati e l’evitare contatti con altri bambini o adulti che presentano sintomi da raffreddamentò.
Parallelamente alle campagne di informazione come Together Against RSV, sono proprio i pediatri a svolgere un ruolo di prima linea per aumentare la conoscenza e la consapevolezza tra i neogenitori nei confronti di questo virus, oltre a essere un punto di riferimento nella gestione della malattia.
Antonio D’Avino, Presidente FIMP, Federazione Italiana Medici Pediatri, afferma: ‘Noi pediatri di libera scelta ci impegniamo con passione e costanza nell’educazione sanitaria delle famiglie e nel loro accompagnamento lungo tutto il percorso di crescita dei figli. Data l’ancora scarsa conoscenza del RSV, è utile che i genitori dei bambini più piccoli sappiano come riconoscere questa malattia e che, alla comparsa dei primi sintomi, siano consapevoli della necessità di fare subito una visita pediatrica, favorendo così una diagnosi precoce ed evitando il rischio di ospedalizzazionè.
‘L’RSV – dice Roberta Siliquini, Presidente SItI, Società Italiana d’Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica – è un agente patogeno che colpisce quasi tutti i bambini entro i primi due anni di vita e che, se trascurato, può impattare in modo pesante sulla loro salute. La lotta contro l’RSV deve quindi essere considerata un lavoro di squadra: pediatri, operatori sanitari sul territorio, aziende, devono tutti contribuire nel fare informazione tra le famiglie, e non solo, attraverso delle strategie di comunicazione efficace ma al tempo stesso autorevole. Un ulteriore tassello importante è il coinvolgimento dei centri vaccinali e le strutture di sanità pubblica dove i neogenitori si recano per le prime vaccinazioni, necessarie ai loro piccoli, soprattutto nei primi mesi di vità.
Facendo leva su linguaggi e canali immediati, la campagna Together Against RSV si propone di informare in modo scientificamente autorevole un ampio pubblico di famiglie e neogenitori, coinvolgendo tanti interlocutori con l’obiettivo di proteggere i più piccoli. Parallelamente, negli ultimi mesi è cresciuta nella comunità della sanità pubblica la consapevolezza rispetto alla necessità di un nuovo approccio alla prevenzione dell’RSV che preveda un concetto più allargato di immunizzazione, contemplando anche gli anticorpi monoclonali, al fine di portare non solo a una riduzione di complicazioni cliniche importanti ma anche a vantaggi in termini economici e di equità di accesso alla prevenzione a livello territoriale, alleviando il carico fisico ed emotivo che l’RSV rappresenta ancora oggi per le famiglie. Il nuovo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (PNPV 2023-2025), recentemente approvato, ha previsto l’inclusione di soluzioni innovative come gli anticorpi monoclonali, come strumento di profilassi.
-foto Agenzia Fotogramma –
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