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Al Garibaldi di Catania un congresso internazionale di Ginecologia

CATANIA (ITALPRESS) – “Un congresso internazionale di fondamentale importanza perchè può consentirci, attraverso confronti e sinergie finalizzati alla formazione, di superare almeno in parte le molteplici criticità dovute alla carenza di risorse umane ed economiche del nostro Sistema Sanitario”.
Lo ha detto il Commissario dell’Arnas Garibaldi Fabrizio De Nicola che, giovedì 21 alle 18.30 nel centro Le Ciminiere di Catania, aprirà, con il presidente nazionale dell’Aogoi (Associazione ostetrici e ginecologi ospedalieri italiani) e i saluti del Sindaco di Catania, Enrico Trantino, il “9th Mediterranean Endo-Gynecological Surgery Congress” organizzato da Giuseppe Ettore, direttore dell’Unità operativa complessa di ginecologia e ostetricia del Garibaldi.
“Uno dei principali obiettivi – ha sottolineato Ettore – è quello di lavorare sulla qualità della vita delle donne grazie all’appropriatezza della chirurgia radicale dell’endometriosi e quella oncologica mini invasiva, sempre più verso la medicina di precisione, che può risolvere le più frequenti patologie, che minacciano anche la fertilità”.
Al Congresso, che si concluderà venerdì e sarà preceduto da corsi specifici il mercoledì, è prevista la partecipazione di oltre duecento ginecologi provenienti da tutto il mondo ed è ricco di contenuti. Tra i più significativi, le sedute di chirurgia in diretta e le sessioni scientifiche multidisciplinari: master class in suture chirurgiche, imaging in endometriosi e oncologia ginecologica, live surgery sull’endometriosi. E sul ruolo della chirurgia mini-invasiva si confronteranno non solo ginecologi ma anche patologi, chirurghi addominali, oncologi, urologi, anestesisti e gastroenterologi.
“Dobbiamo fare squadra – ha aggiunto Ettore – puntando sul ruolo centrale dei team multidisciplinari e sul confronto costante e continuo con primari istituti regionali, nazionali e internazionali, mentre, sul territorio, è irrinunciabile la stretta collaborazione con le associazioni dei pazienti”.
“Questo congresso – ha sottolineato De Nicola – sancisce il consolidamento del ruolo dell’Alta specialità del Garibaldi che fa così rete innanzitutto in ambito regionale e con i centri di riferimento internazionale e nazionale per la cura delle patologie femminili. E auspichiamo che, in quest’occasione noi possiamo continuare a portare avanti i nostri progetti fondamentali e che abbiamo organizzato in parte negli anni precedenti, tra cui il progetto di Cancer center da noi messo a punto in questo ospedale”.
Nel corso dell’evento – che sarà aperto da una lectio magistralis di Giorgio Giannone su La formazione dei giovani chirurghi: i nuovi paradigmi – sarà utile a condividere protocolli diagnostici, modelli di counseling, scelte chirurgiche, terapie mediche integrate e metodi di follow-up, per garantire la massima appropriatezza, qualità e sicurezza alle donne affette da patologie oncologiche e di endometriosi”.
Durante la cerimonia inaugurale del Congresso sono previsti un intervento del cabarettista Gino Astorina e un breve concerto sinfonico diretto dal maestro Fabio Raciti.

– foto: ufficio stampa Arnas Garibaldi –

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Covid, bambini colpiti in forma più lieve ma occhio al ritorno a scuola

ROMA (ITALPRESS) – Quasi 26 milioni di persone infettate: sono i numeri relativi al Covid-19 nella popolazione italiana secondo i dati raccolti da Fondazione Gimbe. In Italia e nel mondo la pandemia ha toccato anche i bambini, sebbene nella stragrande maggioranza dei casi con manifestazioni non gravi. La maggior parte dei bambini infettati dal Covid-19 manifesta infatti una malattia lieve che non richiede il ricovero in ospedale. Rispetto agli adulti, i bambini hanno una minore possibilità di sviluppare la polmonite interstiziale, che è tra le complicanze più gravi dell’infezione e spesso causa del ricovero in terapia intensiva. L’avvio del nuovo anno scolastico, con il pieno ritorno alla vita di comunità, riporta il tema Covid e il contagio tra i più piccoli alla ribalta, anche perchè il contagio ha ripreso a galoppare. Sono questi alcuni dei temi trattati da Susanna Esposito, professore ordinario di pediatria all’Università di Parma, direttore della clinica pediatrica dell’ospedale Pietro Barilla di Parma e presidente della società mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici, intervistata da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“Purtroppo ci siamo abituati a queste ondate pandemiche e al fatto che il Sars Covid-2 tenda a mutare, così come avviene per i nuovi virus respiratori, e quindi è comparsa ora una nuova variante che innanzitutto determina la malattia nei soggetti vaccinati tempo prima, e poi naturalmente anche in chi è stato vaccinato può determinare dei sintomi seppur molto meno gravi rispetto a chi è completamente suscettibile – ha esordito la professoressa – Quello che possiamo dire è che il Sars Covid-2 è sicuramente meno grave nella popolazione infantile, ma purtroppo di Covid a livello globale sono morti alcune centinaia di bambini. Quello che si può osservare, è come la fascia d’età che ha manifestato le manifestazioni cliniche più gravi sia stata proprio quella del bambino sotto l’anno di vita, e in altre fasce d’età si sono osservate complicanze gravi nei soggetti con patologie. Sappiamo anche come il Covid si sia diffuso con molta facilità tra gli adolescenti, se ricordiamo durante le vacanze di Natale del 2021-2022, il numero di ragazzi che ha avuto il Covid è stato elevatissimo e questo porta alla diffusione delle epidemie”, ha aggiunto.
“Come sempre ci dobbiamo basare sul senso di responsabilità, perchè iniziano le scuole e sappiamo bene come tutti i bambini siano contenti di tornare in classe, ma se hanno sintomi respiratori è importante che facciano il tampone e se sono positivi che rimangano a casa finchè i sintomi scompaiono”. E sul modo in cui il Covid colpisce i bambini rispetto agli adulti: “Seppur il Covid come malattia acuta risulta decisamente meno grave nella popolazione di età pediatrica rispetto all’adulto, le sequele invece si verificano con una frequenza solo di poco inferiore nel bambino rispetto all’adulto – ha osservato – Queste sequele, nel bambino differentemente rispetto all’adulto, sono caratterizzate da sintomi che spesso coinvolgono la sfera neurologica o psicologica, come cefalea, vista annebbiata, disturbi del sonno. Per quanto riguarda invece la componente cardiaca e respiratoria, questa è molto meno interessata nel bambino rispetto all’adulto. In alcuni casi i bambini lamentano una difficoltà sotto sforzo che poi però si traduce in un quadro di assoluta risoluzione caratterizzato da un’ansia generalizzata – ha spiegato – Il bambino infetto è spesso molto preoccupato e mette in atto una serie di meccanismi che portano alla persistenza di sintomi sfumati e specifici che non gli permettono però di fare la sua vita normale addirittura per tre mesi”.
Come è stato ormai accertato, anche le caratteristiche del sistema immunitario di ciascuno di noi concorrono alla gravità o meno del contagio da Covid: “Si stanno studiando le caratteristiche genetiche degli individui con Covid grave perchè sembra in un certo senso ci sia una loro predisposizione – ha precisato Esposito – Come sempre, nelle malattie infettive bisogna bilanciare le caratteristiche del sistema immunitario dell’ospite e quella che è la carica virale, però ci sono degli individui che hanno delle manifestazioni peculiari, e anche in merito all’efficacia e alla tollerabilità dei vaccini ci sono alcuni soggetti che hanno sviluppato effetti collaterali che sostanzialmente sembrano essere con una loro predisposizione. Ciò significa che se un bambino ha avuto un Covid grave e presenta nell’età pediatrica delle condizioni di rischio che possono giustificare una malattia grave, deve essere vaccinato proprio adesso con l’inizio della campagna vaccinale”.
E con l’arrivo dell’autunno, per evitare che i bambini diventino dei super diffusori di Covid e influenza stagionale, ci si appella alla responsabilità individuale delle famiglie: “Se il bambino ha dei sintomi, raffreddore, tosse, che è qualcosa di normale, bisogna fare il tampone, perchè il senso di responsabilità individuale della singola famiglia è fondamentale. Quando si diffondono le epidemie c’è sempre quello a cui poi la malattia va male – ha aggiunto – Se uno prende l’autobus, il treno, sta in un luogo affollato, occorre avere un disinfettante per le mani e mettere le mascherine. Per la vaccinazione anti-Covid, per l’età pediatrica, il vaccino è raccomandato solo nei bambini con una patologia cronica. Il vaccino è utile a tutti, non dimentichiamoci che la vaccinazione influenzale è raccomandata dai 6 mesi ai 6 anni per la popolazione pediatrica anche sana – ha concluso – E’ l’abuso di antibiotici, un elemento molto rischioso, deve essere una tematica da gestire con estrema cautela: credo che questa esperienza del Covid ci abbia insegnato tanto”.

– foto Italpress –
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Diana Bracco “Intelligenza artificiale aiuterà il lavoro dei radiologi”

MILANO (ITALPRESS) – “Unlocking the A.I. Revolution – A Symposium on the future of the Healthcare Industry and Diagnostic Imaging in the era of Artificial Intelligence”. E’ questo il titolo dell’edizione 2023 del Bracco Innovation Day che si è tenuto presso l’Auditorium dello Human Technopole, nel cuore del distretto tecnologico MIND.
I lavori sono stati introdotti dall’intervento di Fulvio Renoldi Bracco, Vicepresidente e CEO di Bracco Imaging, che ha affermato: “L’intelligenza artificiale sta avendo un impatto significativo sulle nostre vite e la sua adozione nella diagnostica per immagini porterà grandi benefici sia ai pazienti che agli operatori sanitari. Per questo motivo, da tempo come Bracco abbiamo creato un team dedicato all’intelligenza artificiale che collabora con prestigiose università, ospedali e aziende private e che mira a sviluppare algoritmi e soluzioni intelligenti in grado di migliorare le prestazioni diagnostiche dei mezzi di contrasto, ottenendo un imaging sempre più preciso e predittivo. Inoltre, stiamo investendo nell’innovazione digitale con l’obiettivo di ottenere un utilizzo migliore e più efficiente dei dati. L’esperienza delle ricerche condotte negli ultimi anni ha infatti dimostrato la complementarità dei dati estratti dalle immagini biomediche e dei dati clinici”. Fulvio Renoldi Bracco ha inoltre aggiunto che “al di là della diagnostica per immagini il nostro desiderio, coerentemente con la natura della nostra azienda, è quello di comprendere il ruolo che l’IA può svolgere nelle aree di nostro maggiore interesse quali: il drug discovery, le scienze omiche e la produzione farmaceutica. Questi temi sono alla base di un progresso scientifico di cui beneficeranno prima di tutto i pazienti grazie a una miglior comprensione delle malattie che consentirà l’accesso a percorsi terapeutici mirati”.
Tre le sessioni di discussione che hanno animato il simposio del Gruppo Bracco con importanti keynote speaker internazionali, la prima ha approfondito le novità dell’Intelligenza Artificiale nel drug discovery, nelle scienze omiche e nel pharmaceutical manufacturing, mettendo in luce come l’IA giocherà un ruolo importante in tanti aspetti della medicina e dell’industria della salute; ed in particolare, nell’accelerare la creazione di nuovi farmaci ingegnerizzati per un target specifico; nel facilitare lo studio e la gestione di grandi quantità di dati in ambito omico per la prevenzione e il trattamento delle patologie umane; e nell’efficientare l’ambito produttivo al fine di massimizzare le rese e minimizzare l’impatto ambientale.
La seconda sessione è stata dedicata all’impatto dell’IA in radiologia, dove sono state affrontate tematiche di rilevo nel panorama dell’adozione dell’IA nell’ambito dell’imaging diagnostico. Si è infatti sottolineato come l’IA possa migliorare l’accuratezza e l’efficienza diagnostica e al tempo stesso ottimizzare i carichi di lavoro clinici. In questo scenario differenti oratori si sono confrontati portando nella medesima arena testimonianze accademiche ed industriali.
La sessione conclusiva – a cui hanno partecipato il Presidente di Human Technopole Gianmario Verona, Marcella Panucci, Capo di Gabinetto del Ministero dell’Università e della Ricerca e i rappresentanti delle istituzioni europee e regionali Claudia Colla, Capo della Rappresentanza Regionale della Commissione Europea in Italia e Alessandro Fermi, Assessore all’Università, Ricerca, Innovazione di Regione Lombardia – ha affrontato i tanti aspetti etici, politici e regolatori che le istituzioni nazionali e internazionali si trovano oggi ad affrontare di fronte all’Artificial Intelligence Revolution.
Aprendo questa ultima sessione, Diana Bracco, Presidente e CEO del Gruppo Bracco, ha spiegato innanzitutto l’importanza crescente per la salute dei pazienti dell’imaging diagnostico, settore in cui l’azienda è leader globale: “L’imaging si conferma sempre più un pilastro della medicina contemporanea e un elemento imprescindibile nell’individuazione delle patologie e nello sviluppo di linee terapeutiche innovative. In tutto il mondo infatti si è compreso”, ha affermato Diana Bracco, “che le diagnosi precoci non soltanto permettono una medicina personalizzata e di precisione, ma aiutano a far fronte alle malattie nelle fasi iniziali con risparmi consistenti per i servizi sanitari. L’imaging di precisione – grazie anche alla sua natura non invasiva, associata a rischi minimi per il paziente – sarà sempre più centrale nella medicina del futuro, dove diagnostica e terapia appaiono via via più unite”. Diana Bracco si è poi soffermata anche sulle potenzialità e sui rischi della rivoluzione dell’IA nell’imaging diagnostico: “L’Intelligenza Artificiale aiuterà il lavoro dei nostri radiologi, supportandoli nel fare referti sempre più precisi e affidabili. Penso ad esempio alla maggiore accuratezza che l’IA potrà garantire nell’interpretazione delle immagini e nel rilevamento delle lesioni. Certo, tutti sappiamo che questa nuova, potente tecnologia comporta anche dei rischi, a iniziare da quelli legati alla tutela dei dati personali dei pazienti o alla vulnerabilità dei data system. Alle istituzioni, dunque, l’IA pone nuove sfide che sono al tempo stesso tecniche, regolatorie, sociali ed etico-politiche”.
Al Bracco Innovation Day hanno partecipato, oltre a numerosi ospiti, i ricercatori provenienti dei centri Bracco in Italia, Svizzera, Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Cina. Nel corso della sessione dedicata alla “AI in radiologia”, tra l’altro, sono stati presentati i risultati di un importante studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Investigative Radiology e firmato, tra gli altri, da Alberto Fringuello Mingo, Sonia Colombo Serra e Giovanni Valbusa, tre giovani ricercatori di Bracco Imaging. Grazie all’Intelligenza Artificiale, il team è riuscito ad “addestrare”, con una innovativa strategia, una rete neurale per incrementare il contrasto nelle Risonanze Magnetiche dell’encefalo senza impatto alcuno sull’attuale protocollo clinico. Questa rete neurale ha consentito di migliorare l’identificazione di lesioni cerebrali, dimostrando di essere uno strumento potenzialmente utile al radiologo nell’esecuzione dell’attività diagnostica. L’introduzione di questa tecnologia, valutata positivamente da neuro-radiologi di comprovata esperienza in ambito clinico presso l’Erasmus Medical Center di Rotterdam e il Centro Diagnostico Italiano (CDI), ha un potenziale notevole perchè aumenta significativamente il contrasto in immagini acquisite con protocolli clinici standard.
Al termine dei lavori del Bracco Innovation Day, è stato inaugurato l’ufficio che il Gruppo ha aperto presso THE HIVE nel MIND Milano Innovation District.

– Foto ufficio stampa Bracco –

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Liste d’attesa, Aiop “Soluzioni agenda unica prenotazioni e via tetto di spesa”

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ROMA (ITALPRESS) – “Le lunghe liste d’attesa sono tra le maggiori criticità del Servizio Sanitario Nazionale ed è urgente trovare soluzioni che tutelino i valori di universalità, equità e solidarietà ai quali si ispira il nostro sistema. Comprendiamo, quindi, la proposta del Ministro Orazio Schillaci di unire le agende delle prenotazioni delle due componenti di diritto pubblico e privato del SSN: è, sicuramente, uno strumento utile per garantire il governo dei tempi d’attesa e l’appropriatezza dell’accesso a prestazioni e servizi”. Così Barbara Cittadini, presidente nazionale Aiop, commenta le parole del ministro della Salute Orazio Schillaci sulle liste d’attesa e aggiunge: “Tempi d’attesa eccessivamente lunghi possono condurre all’inasprimento di altri fenomeni drammatici con i quali già ci confrontiamo: una mobilità passiva non fisiologica per prestazioni di medio-bassa complessità e, come estrema ratio, la rinuncia alle cure”.
“Per garantire il diritto alla salute della popolazione, però – continua – non è sufficiente unire le agende di prenotazione: è necessario, anche, aumentare il volume delle prestazioni, superando i vincoli che oggi impediscono alla componente di diritto privato del SSN di esprimere la sua reale capacità produttiva e la sua potenzialità inespressa, e che attendono di essere liberate per consentire alla popolazione di trovare una risposta alla domanda di salute. Occorre, quindi, superare il tetto di spesa previsto dal Dl 95/2012 che ha congelato l’acquisto di prestazioni da soggetti privati accreditati al 2011 e, così, restituire autonomia programmatoria alle Regioni che, come noi, hanno l’esigenza di superare meccanismi anacronistici e illogici per rispondere a un bisogno di salute costituzionalmente garantito ed ineludibile”, conclude Cittadini.

– foto ufficio stampa ItalCommunications –
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Trombosi alla base di gravi malattie, in Italia 600.000 ogni anno

MILANO (ITALPRESS) – La trombosi è il fenomeno causato dalla formazione di un trombo, cioè un coagulo di sangue nelle vene, nelle arterie o nel cuore, che ostacola o blocca il flusso sanguigno. Si calcola che ogni anno 600.000 persone in Italia siano colpite da trombosi, mentre i meccanismi alla base di questo fenomeno sono responsabili di circa il 25% di tutti i decessi che avvengono ogni anno nel mondo. Sì, perchè la trombosi non è una malattia, ma determina malattie anche molto gravi, come ictus, infarto e tromboembolia polmonare. E non ha mai una sola causa, per questo viene definita ‘delitto di squadrà. I fattori che la determinano sono lo squilibrio del sistema di coagulazione del sangue, la lesione dell’endotelio, il tessuto che ricopre l’interno di vene e arterie, e il rallentamento della circolazione del sangue. Tutti questi fattori sono influenzati sia dalla genetica, sia dallo stile di vita. Sono questi alcuni dei temi trattati da Lidia Rota Vender, specialista in ematologia e malattie cardiovascolari della trombosi, che oltre 30 anni fa ha fondato l’Associazione italiana per la lotta alla trombosi, di cui è tuttora presidente, intervistata da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“Trombosi è una parola cupa, evoca qualche cosa di tragico e molte persone pensano che sia qualcosa che ha a che vedere col cervello. E’ il meccanismo che provoca la formazione di un coagulo di sangue in un punto e in un momento in cui non si sarebbe dovuto formare – ha esordito – Il sangue è una meraviglia di elemento nel quale scorrono milioni di globuli rossi ricchi di ferro, i globuli bianchi un pò più piccoli che ci difendono, le piastrine. Sembra liquido, ma non è tale per niente, è pieno di tante cose. Tutti questi elementi che scorrono nel sangue hanno un ruolo straordinario e parlano tra di loro – ha aggiunto – Il nostro sangue deve scorrere veloce e fluido, partendo dal cuore dove è ripieno di nutrienti, entrare nell’aorta e poi diramarsi, quindi gli scambi avvengono nel microcircolo e il sangue sporco torna indietro attraverso le vene fino al cuore. Se tutto va bene in due minuti si è fatto tutto il giro e poi ricomincia”.
E in questo meccanismo, quando tutto funziona per il meglio, vi è un equilibrio tra coagulanti e anticoagulanti: “Nel sangue ci sono anche delle proteine e sostanze capaci di riconoscere se c’è bisogno che il sangue invece di essere fluido debba cambiare stato e diventare gelatinoso, e quindi formare un coagulo, per una buona intenzione, come fermare un’emorragia. Però deve essere controllato, per questo ci sono i procoagulanti, dal numero I al XIII, e tre anticoagulanti, che controllano quando il sangue ha coagulato abbastanza – ha spiegato Rota – Tutto questo meccanismo non avviene solo sulla pelle quando ci procuriamo un taglio, nell’arco di una frazione di secondo continua ad avvenire nel circolo, ma deve essere controllato. Se c’è uno squilibrio tra i fattori che vogliono far coagulare il sangue e i fattori che trattengono dal coagulare troppo, può darsi che si formi un coagulo di sangue inappropriato”.
Non una malattia vera e propria, ma la causa di altre comuni malattie purtroppo spesso mortali: “Ci sono sempre segni rivelatori della trombosi: dipende da dove si forma il coagulo, il trombo si può formare in una vena periferica di una gamba, in un piede e quasi non ce ne accorgiamo, oppure in un’arteria cerebrale e ti toglie una funzione importante, oppure nelle coronarie, le arterie del cuore, e allora c’è un infarto – ha proseguito – Il problema nel comunicare la trombosi è proprio che stiamo parlando del meccanismo che genera malattie che noi conosciamo con nomi diversi, sappiamo che si chiamano ictus cerebrale, infarto del miocardio. Gli organi vanno curati dallo specialista d’organo, quindi l’infarto dal cardiologo, ma bisogna sempre chiedersi cosa è successo in quella persona, perchè la coagulazione ha funzionato troppo e ha esagerato, formando un coagulo”.
Una dinamica, quella della trombosi, che viene talvolta definita come ‘sindrome da classe economicà: “Una definizione derivata dal fatto che c’è stato un caso di trombosi venosa profonda che si è formata in una giovane donna che stava volando dal Brasile all’Australia e che a metà del volo, avendo questa trombosi della quale non si era accorta, ha avuto un’embolia polmonare e ha perso la vita – ha raccontato Rota – La sindrome da classe economica non deve spaventare, avviene anche in business e in prima classe, dipende dalla pressurizzazione, dal fatto che beviamo meno, ci muoviamo meno, è un modo gentile per definire degli eventi che possono essere più probabili quando le persone volano, ma che sono spesso capitano in chi è sovrappeso, dorme accartocciato, porta la biancheria troppo stretta”. E i numeri della trombosi in Italia sono spaventosi: “Se calcoliamo le malattie causate dalla trombosi, sono circa 600.000 casi ogni anno in Italia. Sono la prima casa di morte e di grave invalidità, lo sa bene chi ha visto da vicino ictus e infarto, ma possono essere evitate in un caso su tre facendo squadra – ha aggiunto – Noi abbiamo medici competenti, strumenti che sono la diagnostica, medicine e farmaci che sono straordinariamente efficaci: abbiamo bisogno del paziente, perchè è lui che impara a conoscere quali sono i sintomi”.
“Se ho una gamba che improvvisamente si gonfia più dell’altra e ho appena avuto un trauma, oppure ho un mal di testa molto feroce, allora ci sono dei sintomi che non vanno sottovalutati e quelli soltanto il paziente li può nominare – ha concluso Rota – La cosa che mi piacerebbe è che un giorno ci possa non essere più qualcuno che dice ‘io non lo sapevò”.

– foto Italpress –
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Gruppo San Donato, al via Settimana del Cuore con visite e screening

MILANO (ITALPRESS) – In occasione della Giornata mondiale del Cuore, che si celebra il 29 settembre, il Gruppo San Donato, in collaborazione con la GSD Foundation ETS, dedica una settimana alla sensibilizzazione, all’informazione e alla prevenzione delle patologie cardiovascolari. Con oltre 17 milioni di vittime ogni anno, le malattie cardiovascolari sono ancora oggi la prima causa di morte al mondo, con un altissimo impatto sociale ed economico. La Settimana del Cuore del Gruppo San Donato vuole sensibilizzare la popolazione sull’importanza della diagnosi precoce e della prevenzione, grazie a periodiche visite di controllo e all’adozione di corretti stili di vita. Da lunedì 25 settembre a venerdì 29 settembre, saranno disponibili, gratuitamente, 250 visite e screening cardiologici presso gli ospedali del Gruppo San Donato.(ITALPRESS).

Foto: Agenzia Fotogramma

Il microbiota, vero regista della salute umana

MILANO (ITALPRESS) – Un’intera giornata di confronto e dibattito dedicata al microbiota, intestinale e vaginale: a Milano il 13 settembre la Fondazione Alessandra Graziottin ha riunito la comunità scientifica, medici, ricercatori e addetti ai lavori per approfondire il tema “Microbiota, infiammazione e dolore nella donna”. Il microbiota, ovvero la comunità di microrganismi che si trovano nell’organismo umano, è infatti fondamentale per preservare la salute maschile e femminile. In particolare il microbiota intestinale è modulatore del dolore addominale, viscerale, pelvico e sistemico.
“Abbiamo scoperto – ha detto Vincenzo Stanghellini, professore in medicina interna dell’UniBo – che viviamo in simbiosi con una enormità di batteri. Loro regolano salute e malattia, se siamo in accordo con batteri, virus e funghi che vivono con noi, invecchiamo meglio e non ci ammaliamo. Se si altera l’equilibrio, sorgono malattie”. Fondamentale per intervenire all’insorgere di problemi è conoscere il proprio microbiota quando si è in salute.
“Siamo abitati da un triumvirato che governa la nostra salute – ha detto Alessandra Graziottin, presidente della Fondazione Graziottin per la cura del dolore nella donna Onlus e direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica dell’Ospedale San Raffaele di Milano -. Da un lato il microbiota, dall’altro il cervello viscerale e l’intestino. Il microbioma (ndr. insieme dei microrganismi, dei genomi e delle interazioni che stabiliscono in un ospite) è unico, come lo è l’impronta digitale. Conoscerlo con test appropriati ci dice qual è la nostra identità e salute ottimale, quando stiamo bene. Rivalutarlo poi quando ci sono condizioni patologiche ci aiuta a capire come ripristinare l’equilibrio, con stili di vita sani, alimentazione e con probiotici, amici del microbiota”.
Fra le leve per mantenere in salute il microbiota c’è l’alimentazione, come sottolineato da Nicoletta Di Simone, professore di Ginecologia e Ostetricia all’Humanitas University di Milano: “Ciò che introduciamo con gli alimenti influenza la selezione delle popolazioni batteriche che colonizzano il nostro corpo. Con la nutrizione introduciamo elementi che selezionano alcuni ceppi batterici. Un’alterazione del microbiota determina modifiche funzionali in vari organi e tessuti, va fatta attenzione. Ad esempio una dieta eccessivamente ricca di carboidrati seleziona alcuni ceppi che, nel tempo, possono favorire un’alterazione della barriera intestinale e associarsi a problematiche come ad esempio l’obesità”. L’importanza di un equilibrio, in particolare del microbiota intestinale, è stata sottolineata ancora dal professore Stanghellini: “Tutto l’organismo è coinvolto se non c’è equilibrio a livello intestinale. Sorgono malattie dell’apparato digerente, dell’apparato urogenitale, dei polmoni, del cuore, della circolazione. Oggi non è possibile fare la professione medica senza prendere in considerazione il rapporto fra il microbiota e il nostro corpo. L’equilibrio del microbioma è il segreto della salute dell’uomo”.

– foto f03/Italpress –

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Dallo spazio la medicina di precisione contro l’invecchiamento

FIRENZE (ITALPRESS) – Vivere qualche mese nello spazio accelera l’invecchiamento e determina cambiamenti che di solito si verificano in 10-20 anni di vita sulla Terra, con effetti deleteri su occhi, cuore, DNA e metabolismo. Ma dai numerosi disturbi che colpiscono gli astronauti al ritorno dallo spazio, legati all’assenza di gravità e alla produzione di radicali liberi, possono arrivare indicazioni utili per prevenire e curare malattie dell’invecchiamento sulla Terra. La buona notizia è che la medicina spaziale ci sta fornendo nuovi strumenti di precisione per contrastare questo fenomeno attraverso la personalizzazione di farmaci, attività fisica e dieta in base al profilo molecolare del singolo individuo. Sono allo studio anche programmi di intelligenza artificiale capaci di diagnosticare malattie prima ancora della comparsa dei sintomi, biopsie liquide che con un solo prelievo di sangue riconoscono le “spie” di diversi tipi di tumore, gemelli digitali con cui prevedere l’evoluzione delle malattie e nuovi sistemi di telemedicina per intervenire a distanza. Tutte innovazioni studiate per gli astronauti, ma che in un futuro non troppo lontano potranno aiutare anche noi “terrestri”. Ne discutono i massimi esperti mondiali riuniti dal 13 al 15 settembre alla Fortezza da Basso di Firenze per il convegno “Costruire una civiltà nello spazio”, organizzato da Fondazione Internazionale Menarini con NASA, SOVARIS Aerospace e The Foundation for Gender-Specific Medicine. L’evento vedrà medici, psicologi e biologi a confronto con astronauti, fra cui anche l’italiano generale Roberto Vittori, ingegneri, astronomi, storici, fisici ed esperti di etica, per discutere in modo multidisciplinare le principali sfide che ci attendono nella nuova era dell’esplorazione spaziale. Gli atti del seminario verranno pubblicati in un volume edito dall’Academic Press di Elsevier, che si candida a diventare un punto di riferimento per tutti gli attori coinvolti nella nuova corsa allo spazio.
‘Con crescente intensità e frequenza i nostri maggiori esperti avvertono che la continuità della nostra esistenza sulla Terra ha davanti a sè un futuro incerto. Il cambiamento climatico, l’esaurimento di importanti materie prime sulla Terra, la collisione con altri corpi celesti come gli asteroidi, l’invasione di agenti infettivi per i quali non abbiamo difesa e, in ultima analisi, il collasso del Sole stesso, sono tutti scenari possibili che rendono imperativo esplorare mondi alternativi su cui sopravvivere e preparare l’umanità alla vita su altri corpi celestì, dichiara Marianne Legato, presidente del convegno, professoressa emerita di Medicina Interna alla Columbia University, a capo della Foundation for Gender-Specific Medicine di New York. Prepararsi a questo cambiamento è dunque fondamentale dal punto di vista medico scientifico, etico e politico. La medicina spaziale è uno dei temi centrali del convegno, perchè la vita extraterrestre è come uno stress test che mette alla prova ogni singola cellula del nostro organismo. ‘Chi viaggia nello spazio affronta due principali sfide: la microgravità, e lo stress ossidativo, vale a dire un aumento dei radicali liberi a un livello tale da compromettere la capacità antiossidativa della cellula e provocare danni al DNA. In risposta a tutto ciò, la fisiologia umana cambia per adattarsi e il risultato è una forte accelerazione dell’invecchiamento anche di 10-20 annì, afferma Michael A. Schmidt, amministratore delegato e direttore scientifico di SOVARIS Aerospace, compagnia specializzata nella medicina di precisione per i voli spaziali che ha collaborato con la NASA allo studio degli astronauti gemelli Scott e Mark Kelly.
Anni di ricerche sugli astronauti hanno dimostrato che ‘lo stress ossidativo derivato, in particolare, dalle radiazioni ionizzanti, che penetrano in migliaia di cellule a dosi elevate, altera la funzione dei mitocondri, unità di produzione di energia della cellula, e di conseguenza il metabolismo di carboidrati e lipidi. Inoltre, danneggia il DNA, modifica l’espressione dei geni e altera la lunghezza dei telomeri, i ‘cappuccì che proteggono i cromosomi dalla degradazione e che influiscono sulla longevità. La microgravità – prosegue Schmidt – elimina l’impatto del carico sulle ossa e sui muscoli e determina una perdita di massa ossea. Inoltre favorisce una ridistribuzione dei fluidi verso la parte superiore del corpo che aumenta il rischio di trombosi e problemi alla vista. Per compensare questi cambiamenti il cuore funziona diversamente e perde contrattilità, mentre il ventricolo sinistro tende a diventare più piccolo e le pareti delle arterie si irrigidisconò. La medicina di genere ha dimostrato che esistono differenze importanti fra i sessi a tutti i livelli di funzione, persino gli stessi geni, in alcuni casi, sono espressi in modo diverso. Uomini e donne non reagiscono allo stesso modo anche nello spazio e le differenze stanno emergendo man mano che aumenta il numero delle donne astronauta in orbita.
‘Esistono già alcuni dati interessanti, sebbene riguardino campioni numericamente ridotti», sottolinea Marianne Legato. ‘Uno studio recente condotto su 5 uomini e 4 donne vissuti per 5-6 mesi sulla Stazione Spaziale Internazionale ha dimostrato che l’irrigidimento delle arterie carotidi aumenta in modo più marcato nelle donne. I livelli di renina e aldosterone, che regolano la pressione arteriosa, salgono di più nel sesso femminile. L’insulina aumenta in entrambi i sessi, ma i livelli di glucosio sono più alti negli uomini che nelle donne. Al ritorno sulla Terra, nelle donne si osserva una maggiore suscettibilità all’ipotensione ortostatica e il volume plasmatico risulta ridotto più che negli uomini. Altri studi, infine, hanno evidenziato come i problemi agli occhi colpiscano soprattutto gli astronauti maschì. ‘Monitorare le conseguenze fisiche dell’esposizione degli astronauti all’ambiente ostile dello spazio è cruciale per la salute degli astronauti, ma consentirà anche di migliorare la nostra comprensione della fisiologia umana, grazie soprattutto alla medicina di precisionè, commenta Michael A. Schmidt. In questa ottica, si sta già sperimentando l’utilizzo dei ‘gemelli digitalì degli astronauti, modelli virtuali che simulano la fisiologia dell’individuo e permettono di prevedere in tempo reale i cambiamenti dello stato di salute e delle performance fisiche durante le missioni, in modo da ottimizzare le contromisure ed elaborare strategie di intervento personalizzate.
Schmidt illustrerà anche le ultime scoperte fatte in collaborazione con la NASA nel Twin Study of One Year in Space condotto sugli astronauti Mark e Scott Kelly. Spiegherà poi il metodo messo a punto dalla sua compagnia per valutare le caratteristiche molecolari dei singoli individui e le nuove strategie di farmacogenomica applicate al volo umano nello spazio. La medicina spaziale sta ancora muovendo i primi passi, «ma la buona notizia è che siamo anni luce più avanti rispetto alla medicina terrestre di precisione così come molti la conosconò, sottolinea Marianne Legato. ‘La nostra missione è portare alla nostra ‘famiglia terrestrè i principi degli screening e degli interventi medici impiegati negli ultimi 65 anni per gli astronauti. Utilizzando le più recenti innovazioni saremo capaci di migliorare esponenzialmente la nostra salute, le nostre performance e la longevità’. ‘La ricerca spaziale – precisa Marianne Legato – ci sta fornendo nuovi strumenti per realizzare interventi personalizzati in tema di alimentazione, attività fisica e farmaci in modo da prevenire le disabilità. Ma non solo: l’analisi di campioni biologici su capelli, saliva, condensato del respiro, sangue ecc. ci sta aiutando anche a comprendere le basi molecolari della fisiologia umana. L’analisi della capacità degli esseri umani di adattarsi a situazioni estreme di stress, sta ampliando anche le nostre conoscenze sulla neuroplasticità e sui meccanismi che il sistema nervoso impiega per mantenere l’equilibrio di fronte alle sfide uniche dello spazio. Prevenire o attenuare tali cambiamenti sarà prezioso per aumentare la longevità e migliorare la qualità di vita anche sul nostro Pianetà.
“Fondazione Internazionale Menarini è felice di promuovere questo evento, unico nel suo genere, che coniuga le ultime novità della ricerca spaziale con le sfide etiche, politiche e legali che attendono l’umanità. Un tentativo difficile, ma sicuramente innovativo e interessante” dichiara Alessandro Casini, presidente Fondazione Internazionale Menarini. La prima impronta umana su Marte potrebbe essere impressa già entro il 2040: questo l’obiettivo a cui lavora la NASA, mentre il magnate Elon Musk con la sua compagnia privata SpaceX annuncia di poter battere l’agenzia spaziale americana di quasi un decennio, per poi creare insediamenti stabili con un milione di persone entro il 2050.
Se gli esperti ancora si dividono sulla fattibilità di questi progetti, concordano invece sulla possibilità che entro pochi anni esploda la New Space Economy, con turismo spaziale, fabbriche in orbita, avamposti lunari e attività di estrazione mineraria sugli asteroidi. Uno scenario che vedrà protagonisti sempre più civili non selezionati e addestrati al pari degli astronauti professionisti.
Medici, astronauti, ingegneri, astronomi, storici, fisici ed esperti di etica si confronteranno in modo multidisciplinare in questa tre giorni unica nel suo genere. Tra gli ospiti anche l’astronauta italiano, generale Roberto Vittori, che così racconta la sua esperienza nella Stazione Spaziale Internazionale, che rappresenta l’apice dei laboratori scientifici avanzati e una piattaforma unica per la ricerca, in particolare nel campo della medicina e della farmaceutica. ‘La microgravità sperimentata a bordo impone al corpo umano effetti negativi che possono essere paragonati a un processo di invecchiamento anticipato e acceleratò, afferma Roberto Vittori. ‘Se ciò può sembrare dannoso, in realtà rappresenta un’opportunità unica per la ricerca medica e la scienza. Infatti, la simulazione di invecchiamento rapido a cui sono sottoposti gli astronauti a bordo, al loro ritorno sulla Terra, può essere invertita e analizzata in profondità. Inoltre, in microgravità il cervello deve adattare i suoi meccanismi di elaborazione delle informazioni, offrendo preziose indicazioni sulle capacità cognitive umane e aprendo così la strada a prossime generazioni di esploratori anche civilì. Costruire opere di ingegneria nello spazio è un’impresa che l’umanità ha cominciato ormai da diversi decenni. Finora questo compito è toccato ad astronauti addestrati ed esperti, come quelli che hanno realizzato la Stazione Spaziale Internazionale, ma con la New Space Economy sta per aprirsi un nuovo scenario. ‘Siamo ora all’inizio di una nuova era orbitale, dove centinaia e forse migliaia di persone si avventureranno fuori dal nostro Pianeta per condurre ricerca e attività produttive in microgravità’, osserva l’astronauta della NASA Janet Kavandi, oggi presidente della Sierra Nevada Corporation.
‘La riduzione dei costi dei voli spaziali – continua l’esperta – offrirà inoltre nuove opportunità per i più avventurosi determinati a provare l’esperienza del turismo spaziale. La preparazione di questi viaggiatori è una nuova sfida: queste persone potrebbero non essere preparate fisicamente o mentalmente come gli astronauti che hanno scelto di fare del volo spaziale la loro professione. Potrebbero presentare condizioni mediche che in precedenza erano considerate squalificanti e facevano perdere l’idoneità al volò.
Il convegno accenderà i riflettori anche sulla salute mentale delle persone che ‘nei prossimi decenni vivranno e lavoreranno in orbita o in basi permanenti sulla superficie lunarè, conferma la ricercatrice psicologa della NASA, Bettina Beard. ‘Per proteggersi dalle radiazioni, dalla polvere lunare e dai meteoriti, dovranno vivere in rifugi sigillati, isolati da amici e familiari che resteranno sulla Terrà. Per questo ‘è necessario che si forniscano programmi di formazione che possano aiutare a sviluppare resilienza e capacità di comunicazione interpersonale. Queste persone avranno anche bisogno di formazione per imparare a riconoscere i primi segnali di malessere, depressione, perdita di interesse o ansia nei loro colleghì. Gli esperti al convegno si confronteranno infine sulle numerose questioni etiche che accompagnano la realizzazione di una nuova civiltà spaziale.
‘Per evitare l’estinzione dovremo trovare un nuovo Pianeta da abitare, forse addirittura un nuovo sistema solarè, spiega Christopher Mason, docente di fisiologia e biofisica alla Weill Cornell Medicine di New York. ‘Abbiamo il dovere morale di farlo, essendo l’unica specie consapevole che la vita è a rischio di estinzione. Abbiamo la responsabilità di agire come dei ‘pastori di vità, non solo per la nostra specie ma per tutte quelle da cui dipendiamo e per quelle che verrannò. Probabilmente dovremo reinventare la vita, o meglio ingegnerizzarla affinchè possa resistere nello spazio con radiazioni e temperature estreme, come osserva Brent Sherwood, vice presidente della azienda spaziale privata Blue Origin. ‘Potremmo immaginare un futuro post-umano in cui i nostri discendenti insediati nello spazio deriveranno filogeneticamente da noi ma non saranno come noì. In questa futura civiltà ai confini della fantascienza, le tecnologie usate per garantire la salute e la sicurezza delle persone potrebbero tra l’altro diventare un invasivo strumento di controllo di massa. Secondo Konrad Szocik, professore di scienze sociali all’Università di Resovia in Polonia, le donne potranno essere particolarmente a rischio, perchè controllare loro significherà controllare la riproduzione nello spazio e dunque la sopravvivenza dell’umanità.

foto: ufficio stampa Menarini

(ITALPRESS).