RIETI (ITALPRESS) – Takeda Italia ha presentato oggi i primi risultati del piano di investimenti quinquennale annunciato nel 2021 pari a 350 milioni di euro. I fondi, destinati ad impianti innovativi e tecnologicamente avanzati per la produzione di plasmaderivati, hanno creato 150 nuovi posti di lavoro.
Con oltre 750 dipendenti a Rieti, a cui si aggiungono i circa 250 dello stabilimento di Pisa, e una crescita quadruplicata in dieci anni, il polo industriale è considerato un’eccellenza nel farmaco biotecnologico, autorizzato all’esportazione in oltre 50 stati nel mondo, tra cui mercati cruciali come USA e Cina oltre a Giappone, Europa e Canada.
“In questi due anni abbiamo lavorato intensamente per rendere l’Italia un terreno ancora più fertile per gli investimenti stranieri. Attraverso la creazione di un’Unità ministeriale dedicata, forniamo a ogni impresa estera un’assistenza personalizzata che le accompagna in ogni fase del processo amministrativo, facilitando l’accesso agli incentivi e orientando gli investimenti – ha commentato il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso presente all’inaugurazione – Grazie a delle “Fast Track” autorizzatorie, Ministero e Governo possono intervenire direttamente con diverse procedure, laddove si verifichino problematiche e intoppi burocratici, accelerando l’approvazione di progetti di investimento a partire da 25 milioni di euro in settori altamente strategici. Per gli investimenti a partire da 1 miliardo di euro abbiamo inoltre avviato una procedura d’urgenza, con un commissario straordinario nominato dal Governo. La prima procedura d’urgenza è stata accordata da qualche settimana in Piemonte per l’investimento di 3,2 miliardi di euro di Silicon Box. Questo dimostra come l’Italia non solo sia aperta agli investimenti, ma stia anche costruendo le condizioni per accoglierli sempre più rapidamente ed efficacemente. La farmaceutica in particolare, ed è il motivo della mia presenza oggi in Takeda che ringrazio per l’accoglienza, è diventata la punta di diamante del nostro export, grazie a un ecosistema che attira sempre più aziende globali”.
L’investimento è stato dedicato ad aumentare la capacità produttiva, migliorando al contempo l’efficienza, attraverso la digitalizzazione e l’automazione dei processi di lavorazione. La sostenibilità delle operazioni è stata potenziata grazie all’utilizzo di tecnologie all’avanguardia.
I fondi accordati all’Italia sono parte del programma globale Factories of the Future voluto da Takeda per rispondere alla costante crescita della domanda mondiale di plasma e farmaci plasmaderivati (nel solo 2023, in Italia, la richiesta di immunoglobuline è aumentata del 3,8%).
Obiettivo è sostenere il network internazionale di Takeda, attraverso costanti investimenti nei suoi 8 siti industriali, dove la capacità produttiva è aumentata del 65% negli ultimi quattro anni (un’ulteriore crescita del 50% è prevista entro il 2028).
A questo si aggiunge un portafoglio di oltre 20 farmaci salvavita in commercio e 100 nuove registrazioni e approvazioni nei prossimi 3 anni nelle diverse aree di riferimento.
Thomas Wozniewski, Global Manufacturing & Supply Officer ha così commentato il ruolo strategico dell’Italia per Takeda e per il sistema salute – “Il sito di Rieti ha una funzione importante all’interno del nostro network internazionale di stabilimenti dedicati alla produzione di plasmaderivati. Siamo orgogliosi di poter accrescere ulteriormente la capacità di stare vicini ai pazienti nel mondo, modernizzando i nostri poli industriali in Italia con tecnologie all’avanguardia. Il programma “Factories of the future” dimostra come Takeda sia impegnata nell’utilizzo di innovazione e digitalizzazione a vantaggio dei nostri pazienti, dei nostri dipendenti e del pianeta”.
“In 50 anni, il sito di Rieti è cresciuto da una piccola realtà provinciale a un’eccellenza biotech di livello mondiale – ha aggiunto Francesca Micheli General Manager di Takeda Manufacturing Italia – Siamo molto orgogliosi del lavoro svolto dalle nostre persone, che con passione e dedizione hanno reso possibile questa trasformazione verso il sito produttivo del futuro.La nostra storia di successi è alimentata dalla collaborazione con Istituzioni, Enti Regolatori e Centri Accademici e testimonia l’importanza di queste sinergie per determinare l’attrattività del nostro Paese”.
La crescita passa dunque anche attraverso un ecosistema integrato pubblico-privato, che garantisca processi decisionali rapidi e procedure snelle. Si tratta di una collaborazione essenziale per regioni come il Lazio, un distretto di assoluta eccellenza, dove sono presenti oltre 60 aziende farmaceutiche e dove il solo stabilimento di Rieti contribuisce al 64% dell’export della provincia.
“L’industria farmaceutica in Italia è un esempio di qualità totale – industriale, tecnologica, scientifica e delle competenze – che cresce a livello internazionale grazie alle sue molte imprese, ai loro investimenti, a risorse umane altamente qualificate e anche alle tante eccellenze del Ssn – ha aggiunto Carlo Riccini, Vicedirettore di Farmindustria – E’ il secondo settore manifatturiero in Italia per saldo estero e il primo per crescita della produzione, che ha raggiunto 52 miliardi nel 2023 dei quali 49 miliardi per l’export. Nel 2023 ha investito 3,6 miliardi in ricerca e impianti hi-tech. E il Lazio è uno dei motori di crescita, al primo posto in Italia per export, con il 21% del totale e con il 43% di quello manifatturiero regionale. Un’industria strategica che genera salute, insieme a valore economico, occupazione, sviluppo dei territori e sicurezza nazionale”.
A Rieti l’innovazione tecnologica si è focalizzata principalmente su tecnologie avanzate per creare un flusso diretto e automatizzato (denominato Zero Plasma Touch Flow), tra:
Warehouse of the future: un magazzino freezer completamente automatizzato per il ricevimento e lo stoccaggio del plasma.
Teardown automatico e continuo: un processo automatizzato per la rimozione del plasma congelato dalle sacche e bottiglie usate per la raccolta.
Importanti anche gli obiettivi raggiunti in ambito sostenibilità, un tema che l’azienda ritiene strategico puntando a zero emissioni di gas serra nei siti produttivi entro il 2035. I siti italiani di Rieti e Pisa impiegano 100% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e già nell’anno in corso sono state ridotte di circa il 25% le emissioni grazie ai benefici ottenuti da importanti progetti di innovazione tecnologica.
L’uso di acqua nei processi è stato ottimizzato, con una riduzione del 5% prevista entro il 2025 rispetto al 2019. A Rieti, un sistema di trattamento delle acque reflue riduce ulteriormente l’impatto ambientale degli scarichi.
Attiva da oltre 240 anni in più di 80 paesi, con circa 50.000 dipendenti a livello globale e oltre 1.100 in Italia (di cui 987 tra Rieti e Pisa e oltre 100 nella sede romana), Takeda riconferma il proprio impegno nei confronti dell’Italia e dei territori in cui opera, non solo nella produzione industriale, ma anche attraverso progetti di responsabilità sociale.
In particolare, le iniziative legate alle donazioni di sangue, che, grazie allo sforzo congiunto di aziende e istituzioni, hanno portato a 20.000 donatori in più rispetto al 2022 e a un totale di 36.000 donazioni aggiuntive, superando i 3 milioni all’anno. In parallelo, la raccolta di plasma per la produzione di farmaci salvavita ha superato i 880.000 chilogrammi. Tuttavia, l’autosufficienza in questo settore resta lontana a causa della crescente domanda di farmaci come le immunoglobuline, che supera la capacità di raccolta.
-foto ufficio stampa Havas-
(ITALPRESS).
Takeda in Italia, Rieti al centro dell’innovazione biofarmaceutica
Think Tank “La Salute che vorrei”, confronto sulla sanità del futuro
ROMA (ITALPRESS) – Una grande sfida per il futuro della salute, il Think Tank “La Salute che vorrei: quale percorso per la Sanità del futuro”, evento, giunto alla sua seconda edizione, che si è svolto in questi giorni a Roma, alla Galleria del Cardinale Colonna. Un confronto tra i massimi esperti del mondo istituzionale della salute con l’intervento, in primis, del Ministro della Salute, Orazio Schillaci, seguito da Alessio Butti, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, Francesco Zaffini, Presidente 10ª Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale – Senato della Repubblica e Gian Marco Centinaio, Vicepresidente del Senato della Repubblica, insieme a diversi stakeholder della salute, del sistema sanitario a livello nazionale. Attori impegnati nella sanità italiana – società scientifiche, professionisti clinici, della formazione e non solo – si sono confrontati sulle conoscenze del mondo medico per assicurare ai cittadini una migliore qualità di cura. L’obiettivo è quello di rafforzare il Servizio sanitario nazionale, facendo rete tra i diversi attori coinvolti e consolidando l’assetto territoriale per far nascere un nuovo modello di sanità con il supporto della digitalizzazione. Una sanità di prossimità, che arriva anche a domicilio.
La prevenzione è un investimento necessario per favorire un invecchiamento sano e attivo lungo tutto l’arco della vita e per dare sostenibilità al Servizio sanitario nazionale. E’ l’unica vera strategia perseguibile sulla quale il governo è fortemente impegnato anche nei consessi internazionali, considerato che già adesso l’Italia deve fare i conti con una popolazione italiana sempre più anziana e di cui prendersi cura. In questo percorso si inseriscono i risultati che vanno consolidandosi sul piano dell’innovazione con investimenti del PNRR per rafforzare la sanità di prossimità e territoriale e per la digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale. In particolare, la telemedicina, il Fascicolo Sanitario Elettronico e l’impiego dell’intelligenza artificiale in campo sanitario costituiscono le basi del lavoro che si sta facendo per potenziare questi strumenti che già oggi sono rivoluzionari e stanno cambiando il modo di approcciarsi alla sanità, per erogare prestazioni sanitarie e per relazionarsi con i medici. Si tratta di un cambiamento epocale che coinvolge tutti, dai sanitari ai cittadini, e che ha iniziato a far parte ormai della nostra quotidianità. In questo senso, la giornata del Think Tank ha permesso di avere una visione complessiva su sanità, investimenti e tutela della salute dei cittadini. La politica si è interfacciata con chi opera quotidianamente nel mondo della salute, acquisendo informazioni e creando una rete tra stakeholder, quali, ad esempio, AGENAS, AIFA, Farmindustria, Confindustria e gli Ordini Professionali, per offrire un nuovo modello di sanità.
Tra i temi affrontati, la fuga dei cervelli e la possibilità oggi di venire a conoscenza quasi in tempo reale di tecnologie innovative che possono trovare immediata applicazione. Il fatto che la politica, come emerso al Think Tank, abbia carpito immediatamente l’importanza di sviluppare nuove tecnologie è un passo avanti decisivo. Questo potrà permettere ai giovani di rimanere in Italia. Risorse umane e intelletti che rimangono sul territorio aiuteranno a sviluppare le tecnologie nel nostro Paese come invece non avveniva in passato. L’eccellenza nella medicina significa anche eccellenza nella ricerca e nello sviluppo.
“La giornata di confronto sul presente e soprattutto sul futuro del nostro sistema sanitario, nell’ambito del Think Tank svoltosi in questi giorni a Roma, è stata l’occasione per ribadire l’impegno da parte del Ministero della Salute nel rilanciare il Servizio sanitario nazionale. In questo periodo abbiamo posto le basi per risolvere e superare tante annose questioni che investono la sanità pubblica. Sono aumentate le risorse per il Fondo Sanitario Nazionale e da gennaio verrà tolto il tetto di spesa per le assunzioni del personale sanitario. Stiamo lavorando sulla prossima legge di bilancio con il chiaro obiettivo di finalizzare le risorse per assumere più personale e soprattutto per pagare meglio gli operatori che rimangono nel Servizio sanitario nazionale. Per garantire la migliore assistenza possibile ai cittadini da poco è diventato legge il decreto per l’abbattimento delle liste d’attesa. Con lo sguardo rivolto al futuro, prevenzione e innovazione rappresentano le priorità strategiche per rendere il Servizio sanitario nazionale sempre più moderno, equo e sostenibile”, ha dichiarato Orazio Schillaci, Ministro della Salute.
“Stiamo lavorando molto sulla digitalizzazione dei servizi sanitari perchè riteniamo che velocizzare la risposta al paziente sia fondamentale. In questo modo, grazie alla tecnologia, possiamo anche migliorare l’efficienza delle cure e delle terapie e l’efficacia del servizio. Ad esempio, sull’efficienza delle cure e delle terapie noi insistiamo moltissimo, non solo sugli ospedali virtuali, che alleggerirebbero gli ospedali che sono sovraffollati o i pronto soccorso, ma consentirebbero anche ai pazienti di poter essere visitati e curati mentre sono comodamente a casa propria. Anche sotto il profilo culturale questa è certamente una conquista. Il Fascicolo Sanitario Elettronico si basa esclusivamente sull’impostazione tecnologica e la valorizzazione del dato. Con la distinzione tra dati amministrativi, dati sanitari e dati clinici finalmente possiamo capire come intervenire, attraverso il sistema degli alert, quando lo screening di un paziente mostra dei livelli che sono alterati. Immediatamente il medico da remoto verifica, controlla, interviene e aggiusta anche la terapia. Questo è il punto fondamentale. Il tema è quello della telechirurgia, per cui, poter intervenire su un paziente che è ricoverato a Milano da New York è fondamentale, e per far questo dobbiamo dotarci di un’importante connettività e soprattutto del 5G”, ha spiegato Alessio Butti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica.
“La prevenzione, come Rita Levi-Montalcini ha sostenuto a più riprese, è finalizzata a dare più vita ai giorni e non più giorni alla vita. Prevenire quindi è fondamentale per il paziente; il paziente deve essere ben informato, ed ecco che la prevenzione è anche e soprattutto comunicazione. Se il paziente è tranquillo, se il paziente è ben edotto su quali sono le modalità di prevenzione a cui può approcciarsi può veramente avere salva la vita. Ed è questo l’obiettivo del Ministro Orazio Schillaci che vuole rendere una sanità più vicina al cittadino e, per renderla più vicina al cittadino, il cittadino deve essere tranquillo, deve iniziare a fidarsi del sistema salute. Prevenire è anche importante utilizzando le nuove tecnologie, ed ecco che l’innovazione tecnologica, la robotica, l’intelligenza artificiale è fondamentale come braccio operativo della prevenzione, per una medicina che è sempre più di precisione ed è personalizzata, perchè la medicina non è solo cura ma è soprattutto prevenzione, prima di arrivare laddove non si riesce ad avere una vera e propria cura della malattia”, ha precisato Maria Rosaria Campitiello, Capo Dipartimento della Prevenzione, della Ricerca e delle Emergenze Sanitarie del Ministero della Salute.
“Uno degli obiettivi che ci siamo proposti di raggiungere quest’anno è la definizione di un piano sanitario nazionale che si colleghi con tutti i provvedimenti che già sono stati introdotti in questi due anni, primo fra tutti il decreto liste d’attesa, dove finalmente abbiamo una strutturazione del sistema in maniera tale da permettere, una volta a regime, di ridurre fortemente le liste d’attesa e di dare la possibilità ai pazienti – grazie all’integrazione pubblico-privato – di non dover attendere nel momento in cui hanno bisogno di accedere a una prestazione. Il decreto prevede un monitoraggio e un’incentivazione a usufruire delle prestazioni a livello territoriale, ambulatoriale e domiciliare. Il ruolo del medico anche di medicina generale è integrato con gli specialisti, soprattutto perchè l’obiettivo è far sì che non sia il paziente a doversi muovere ma che al contrario possa accedere alle prestazioni nel territorio di residenza. Un altro aspetto fondamentale e dirimente è quello riguardante il personale sanitario. E’ in programma un piano triennale di assunzioni molto importante del personale sociosanitario all’interno del sistema sanitario, accompagnato anche da agevolazioni che possano permettere una remunerazione più conveniente per attrarre nuovamente personale sanitario all’interno del Servizio sanitario nazionale”, ha commentato Francesco Saverio Mennini, Capo Dipartimento della programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del SSN del Ministero della Salute.
“Istituiremo un comitato scientifico di esperti, che possa, come già fatto per la ‘Terra dei Fuochì, avere un approccio ‘One Health’ alla salute, attivando programmi di prevenzione specifici. Un approccio autonomo puramente scientifico immune da qualsiasi tipo di influenze. Attraverso un metodo interdisciplinare e collaborativo, possiamo affrontare le sfide attuali e future, identificare le migliori pratiche e promuovere il cambiamento positivo. Ci impegniamo a collaborare per la prevenzione e la salute pubblica, e per sviluppare strategie efficaci per affrontare le sfide emergenti. Mettiamo in comune le nostre conoscenze, le nostre esperienze e le nostre idee al fine di costruire un futuro più sano e prospero per tutti.
La medicina preventiva rappresenta un approccio fondamentale per preservare la salute e prevenire le malattie. Attraverso interventi mirati a identificare e affrontare i fattori di rischio, la medicina preventiva cerca di ridurre l’incidenza delle malattie croniche e migliorare la qualità della vita delle persone. Questo approccio si basa sull’importanza della prevenzione primaria, che comprende la promozione di stili di vita sani, la vaccinazione, lo screening e la diagnosi precoce delle patologie”, ha dichiarato Antonio Giordano, presidente Sbarro Institute e professore alla Temple University Usa.
L’evento è stato organizzato dalla Business Unit “Institutional&Advice” di Summeet Srl, società leader nella formazione medico-scientifica che opera in Italia dal 2009.
– Foto Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).
Innovazione cardiovascolare, Bayer al centro della cura
ROMA (ITALPRESS) – Le patologie cardiovascolari sono responsabili, ancora oggi, di circa il 40% dei decessi in Italia. Malattie come la fibrillazione atriale, lo scompenso cardiaco e l’amiloidosi cardiaca continuano a rappresentare un significativo problema di salute pubblica, richiedendo risposte sempre più innovative ed efficaci.
Bayer Italia, azienda leader nel settore, dedica il proprio impegno costante nello sviluppo di terapie all’avanguardia, come le nuove molecole nell’ambito dello scompenso a frazione di eiezione ridotto e preservata, il recente avanzamento di una molecola per il trattamento dell’amiloidosi cardiaca da transtiretina e le nuove ricerche sulle terapie geniche per lo scompenso cardiaco. Con oltre un secolo di esperienza nel campo, l’azienda continua a investire nella ricerca, dedicando nel 2023 ben 5,8 miliardi di euro, così da esplorare nuove frontiere nella cura delle malattie cardiache.
Un aspetto fondamentale è il ruolo cruciale del paziente all’interno del sistema di cura. Il concetto di “prossimità” si è rivelato centrale: Bayer Italia ha ribadito l’importanza di porre il paziente al centro di ogni strategia terapeutica, con un dialogo costante tra Istituzioni, medici e pazienti stessi. Programmi di supporto personalizzati, come il Patient Support Program (PSP), rappresentano un modello virtuoso per migliorare l’aderenza terapeutica che, spesso, non riesce ad essere correttamente seguita dalle persone affette da malattie croniche, aumentando così i rischi per la loro salute.
La collaborazione tra istituzioni, comunità medica e pazienti è stata da sempre al centro delle discussioni. Le associazioni di pazienti, ritenute da Bayer Italia attori fondamentali per il miglioramento del sistema sanitario, svolgono un ruolo chiave nel promuovere il dialogo, permettendo di migliorare la qualità delle cure e di rendere più efficaci le strategie di prevenzione e trattamento delle patologie. Alla luce di ciò, tra le iniziative promosse, nasce TeraPiù, un’app per smartphone scaricabile gratuitamente, concepita con l’obiettivo di ottimizzare la gestione dell’assunzione di farmaci, monitorando i progressi nella condizione del paziente.
La Giornata Mondiale del Cuore 2024 ha riaffermato quindi l’importanza di un approccio integrato che metta innovazione e pazienti al centro. Solo attraverso una stretta collaborazione tra ricerca, medici e pazienti sarà possibile affrontare in modo efficace le sfide poste dalle malattie cardiovascolari, migliorando sia la qualità della cura che la vita dei pazienti.
-foto ufficio stampa Esperia Advocacy –
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Diabete: retinopatie, lo screening salva la vista di 1 mln di italiani
ROMA (ITALPRESS) – Il Diabete Mellito (DM) è una delle patologie cronico degenerative più diffuse a livello globale; in Italia si stima che circa 4 milioni di persone siano affette da diabete, con circa 1 milione di casi ancora non diagnosticati.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la prevalenza di questa malattia è destinata ad aumentare nei prossimi anni, soprattutto nei Paesi occidentali, a causa dell’aumento dell’aspettativa di vita e della crescente incidenza di sovrappeso e sedentarietà.
Il Diabete Mellito è particolarmente rilevante per le complicanze che può causare a numerosi organi, influenzando negativamente la qualità della vita dei pazienti e, più in generale, la salute pubblica. In particolare, tra le principali complicanze della patologia vi è la Retinopatia Diabetica (RD), una grave patologia oculare che rappresenta la principale causa di cecità negli adulti in età lavorativa.
In Italia, oltre 1 milione di persone con Diabete Mellito soffre di una forma di Retinopatia Diabetica, e il numero è in costante aumento. E’ quindi fondamentale aumentare la frequenza e la diffusione di controlli ed esami per favorire la diagnosi precoce.
“E’ fondamentale adottare un approccio multidisciplinare nella gestione del diabete, con una stretta collaborazione tra diabetologo e oftalmologo. La gestione del diabete richiede un team di professionisti adeguatamente formati, che rispondano a tutte le necessità dei pazienti, soprattutto per la prevenzione delle complicanze associate – ha commentato Angelo Avogaro, Presidente della Società Italiana di Diabetologia – Il danno alla retina, spesso silente e asintomatico, rende la retinopatia diabetica sotto diagnosticata. Quando il paziente nota un calo della visione, la malattia è già in stadio avanzato. E’ vitale motivare le persone con diabete a sottoporsi a screening periodici oculari per permettere una diagnosi precoce e limitare la perdita della visione”.
Ancora oggi in Italia non vi è un’attività di screening continuativa e protocolli strutturati per tutti i pazienti di riferimento, molti dei quali, spesso, ignorano la gravità della malattia e le gravi conseguenze connesse. Per affrontare questo tema e consentire il confronto tra i principali attori di sistema sull’importanza di screening, diagnosi precoce e approccio multidisciplinare, oggi, presso Palazzo Ferrajoli, a Roma, si è tenuto l’evento istituzionale “Retinopatia diabetica: importanza della prevenzione e diagnosi precoce del paziente di riferimento” realizzato con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanita, Società Italiana Diabetologia- SID, Associazione Medici Diabetologi sezione Lazio, SISO, APMO, COMITATO MACULA, AIMO, organizzato da Cencora-Pharmalex e realizzato con il contributo non condizionato di Abbvie Italia.
L’evento ha sottolineato l’importanza cruciale di aumentare la frequenza e la diffusione di controlli ed esami per favorire la diagnosi precoce. Lo screening è uno strumento cardine per intervenire tempestivamente con cure adeguate, gestire il livello glicemico nel paziente diabetico, e prevenire gravi conseguenze come la Retinopatia Diabetica (RD).
Durante l’incontro è stato presentato ufficialmente lo Studio “VALUE BASED EYECARE: documento sulla prevenzione delle complicanze oculari nel paziente diabetico” che inquadra la patologia richiamando l’attenzione sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce della retinopatia diabetica (RD).
“Si stima che quasi tutti i pazienti affetti da diabete mellito (DM) di tipo 1 e oltre il 60% di individui con DM di tipo 2 sperimentino forme di gravità variabile di retinopatie in un arco temporale di circa 20 anni dalla diagnosi. Data l’importanza di questi numeri, dobbiamo mettere in campo tutte le strategie di prevenzione disponibili. Per esempio, la digitalizzazione e la telemedicina possono diventare validi alleati, offrendo nuove opportunità per la diagnosi precoce dei disturbi della macula – afferma Massimo Nicolò, Professore Associato Malattie Apparato Visivo, Università di Genova; Responsabile Centro Retina e Maculopatie Clinica Oculistica Università di Genova DINOGMI Ospedale Policlinico San Martino Genova -. E’ necessario sfruttare la tele-consultazione in remoto per intercettare i cittadini con problemi visivi, offrendo loro la possibilità di sottoporsi a un controllo in un centro specializzato. Grazie all’OCT (Tomografia Ottica Computerizzata) possiamo eseguire esami a distanza, riducendo il rischio di deterioramento visivo e limitando gli accessi inutili in ospedale. Questo modello avvicina l’ospedale al paziente, migliorando l’accessibilità e l’efficacia delle cure”.
Il diabete e le complicanze oculari ad esso correlate rappresentano un onere importante per l’assistenza sanitaria. Pertanto, oggi risulta fortemente necessario investire nella prevenzione delle complicanze oculari del diabete, migliorare il trattamento di tutti i pazienti diabetici, ottimizzarne l’assistenza sanitaria e valutare pienamente l’impatto e il beneficio degli screening, agevolando l’accesso dei pazienti a questa buona pratica di prevenzione.
“L’oculista ha un ruolo molto importante nella gestione delle complicanze del diabete. Le persone diabetiche hanno un rischio elevato di sviluppare problemi di vista. La glicemia alta può danneggiare i minuscoli vasi sanguigni degli occhi e causare complicazioni come la retinopatia diabetica. Questo può accadere purtroppo anche a coloro la cui glicemia è sotto controllo. Per questo la diagnostica di primo livello può essere determinante per curare precocemente la patologia. Lo screening è uno strumento che va utilizzato e diffuso in tutti i luoghi adeguati” – afferma Francesco Bandello, Presidente Associazione Pazienti Malattie Oculari – APMO; Direttore Clinica Oculistica Università Vita Salute IRCCS Ospedale San Raffaele Milano -. “Per esempio, la farmacia può divenire un punto di contatto per la realizzazione degli screening oculari rappresentando uno strategico punto di raccordo tra paziente e specialista, avendo il farmacista un contatto diretto e frequente con il paziente è in grado di inviarlo verso il più corretto percorso di diagnosi e cura. Per questo le istituzioni competenti dovrebbero favorire lo screening anche all’interno delle farmacie”.
La necessità di migliorare l’accessibilità alle cure ha anche una finalità economica. Si stima che circa il 13% del carico dell’ipovisione possa essere attribuito alle forme più gravi di Retinopatia Diabetica. Con circa 108.856 persone aventi diritto ad esenzioni correlate ad alterazioni visive, si prevede che, nel periodo 2015-2030, solo la RD produrrà un aggravio di costi statali pari a 4,2 miliardi di euro.
Per Giovanni Satta, 10^ Commissione Affari Sociali, Sanità, Lavoro Pubblico e Privato, Previdenza Sociale, Senato della Repubblica, “lo screening oftalmologico nei pazienti diabetici è l’unica strategia che permette la presa in carico precoce nei pazienti diabetici ed evitare l’insorgenza delle gravi complicanze della retinopatia che possono portare a gravi deficit funzionali o addirittura alla cecità. Da oftalmologo diventato Senatore, sto lavorando in Parlamento insieme agli altri colleghi per far approvare il prima possibile il DDL 483 che prevede disposizioni a tutela delle persone affette da patologie oculari cronico degenerative in particolare la promozione della prevenzione, l’adeguatezza e l’innovazione delle terapie per patologie che devono rappresentare una priorità nelle politiche di salute pubblica per gli alti costi sociali e clinici che comportano”.
– foto ufficio stampa Pharmalex –
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“Viva la pancia”, per educare i bambini su igiene e alimentazione
MILANO (ITALPRESS) – In occasione del Purpose Day 2024, l’evento annuale di Opella, Business Unit Consumer Healthcare di Sanofi, che rappresenta un’opportunità importante per mettere in pratica l’impegno sociale aziendale attraverso un’attività di volontariato che coinvolge anche i collaboratori, parte la campagna di comunicazione a supporto dell’iniziativa “Viva la Pancia”. Questa è stata lanciata da Enterogermina Integratori Alimentari, brand dedicato al benessere intestinale, e Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro.
Formare i bambini e le famiglie che vivono in contesti difficili su come condurre un sano stile di vita, partendo da una corretta nutrizione e pratiche igieniche costanti, è l’obiettivo di “Viva la Pancia”, progetto lanciato a fine 2023 e che dal 24 settembre scorso è oggetto di una campagna di comunicazione digitale sui principali network che proseguirà per 4 settimane. La campagna avrà il supporto di 2 ambassador d’eccezione: Chiara Maci e I Soldi Spicci che racconteranno l’iniziativa sui loro canali.
Il progetto si sviluppa in 10 giornate durante le quali sono organizzate attività di intrattenimento educativo volte ad insegnare alle bambine e ai bambini l’importanza di igiene e nutrizione per mantenere l’intestino in salute. Le attività ricreative si svolgono all’interno di 10 Punti Luce di Save the Children, spazi ad alta densità educativa che sorgono nei quartieri e nelle periferie maggiormente svantaggiate delle città italiane, per offrire opportunità formative ed educative gratuite a bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni.
I 10 Punti Luce coinvolti nell’iniziativa sono: Milano Giambellino e Milano Quarto Oggiaro, Ancona, Napoli Chiaiano, Palermo ZEN e ZISA, Casal di Principe, Platì, Scalea e San Luca.
Articolato in 10 laboratori in ciascun Punto Luce, per un totale di 100 appuntamenti, da svolgersi nel corso del 2024, con una frequenza di circa una sessione al mese, il progetto “Viva la Pancia” è stato organizzato per approfondire argomenti importanti legati soprattutto alla salute e al benessere e, dopo quasi 1 anno, ha permesso di raggiungere e formare circa 1600 minori.
Ogni lezione è composta da 2 parti: nella prima, grazie al sostegno dell’associazione “Arte Bambini”, una casa editrice accreditata dal MIUR con oltre trent’anni di esperienza nel settore della formazione, e attraverso alcune storie raccontate con la tradizionale tecnica narrativa giapponese del Kamishi Bai – che permette di ascoltare le storie guardando solo tavole illustrate facilitandone la comprensione -, i bambini potranno scoprire la differenza tra batteri “buoni” e “cattivi” imparando le norme basilari di igiene personale e alimentazione sana.
Nella seconda parte, è previsto un laboratorio, a cura di Scienza Divertente, in cui i bambini sperimenteranno giocando quello che hanno appena imparato.
L’iniziativa coincide con l’avvio del Purpose Day 2024 di Opella Italia, che coinvolge la quasi totalità dei dipendenti, rappresentando una giornata di impegno sociale per generare un impatto positivo sostenendo le comunità. I materiali prodotti nel corso della giornata del Purpose Day – tra cui carte memory e poster -, saranno poi utilizzati e distribuiti nelle sedi di progetto di Save the Children in Italia e saranno lo strumento con cui gli educatori sensibilizzeranno minori, adolescenti e adulti sulle corrette pratiche dell’igiene personale e igiene della propria famiglia.
Inoltre, tutti i dipendenti possono dedicare, nel corso dell’anno una ulteriore giornata di lavoro al volontariato sociale, partecipando attivamente alle attività previste nei Punti Luce, affiancando gli educatori di Save the Children nello svolgimento dell’attività educativa “Viva la Pancia”.
Oltre a “Viva la Pancia”, Enterogermina Integratori Alimentari e Save the Children hanno messo a disposizione di quartieri svantaggiati, due Unità Socio-sanitarie Mobili che opereranno nelle aree limitrofe ai Punti Luce di Ostia e Palermo. Queste offriranno servizi di vario tipo come consulenze psico-sociali e pediatriche, diffusione di buone pratiche d’igiene e alimentazione espressamente dedicati all’infanzia. La prima unità socio sanitaria mobile è attiva in un quartiere della periferia di Palermo. Si tratta di un vero e proprio studio pediatrico su ruote, con l’obiettivo di fornire visite gratuite e garantire ai bambini un accesso diretto alle cure mediche di cui hanno bisogno.
Questi progetti si inseriscono nell’impegno di sostenibilità di Opella Italia, Società Benefit dal 2023 e azienda certificata B Corp da gennaio di quest’anno.
“Enterogermina Integratori Alimentari e Save the Children condividono un obiettivo importante, ovvero quello di proteggere i bambini, prendersene cura e garantire loro un futuro migliore.
Perchè, quando ci prendiamo cura di un bambino, ci prendiamo cura del nostro stesso futuro. L’iniziativa ‘Viva la Pancià è la dimostrazione concreta di questa volontà, perchè mettiamo la nostra esperienza e il nostro supporto al servizio dei minori che vivono in contesti difficili, di vulnerabilità – ha spiegato Raka Sinha, General Manager di Opella Healthcare Italy -. In Italia, più di 1.300.000 bambini vivono al di sotto della soglia di povertà. Opella italia è una Società Benefit e lavora con impegno per supportare le comunità, soprattutto quelle in cui c’è maggior bisogno di aiuto. Per farlo, lavora fianco a fianco a realtà di grande impatto sociale come Save the Children, il cui prezioso contributo è fondamentale affinchè progetti come ‘Viva la Pancià si realizzino concretamente. Una partnership di valore che rende tangibile il nostro impegno come azienda che promuove e sostiene il benessere delle persone”.
Secondo i dati emersi dalla ricerca “Domani (Im)possibili”, realizzata da Save the Children e presentata in occasione dell’apertura di “IMPOSSIBILE 2024”, la biennale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Organizzazione, quasi un adolescente su dieci in Italia (9,4%) tra i 15 e i 16 anni vive in condizioni di grave deprivazione materiale. Il 17,9% afferma che i genitori hanno difficoltà nel sostenere le spese per cibo, vestiti e bollette.
Ovviamente, la condizione di povertà economica grava pesantemente anche sulle aspettative di vita degli adolescenti e sulla loro visione del futuro, condizionandone spesso le scelte.
Per maggiori informazioni sul progetto “Viva la Pancia”, è possibile consultare la pagina web dedicata https://www.enterogermina.com/it-it/i-nostri-valori/la-nostra-missione
– foto ufficio stampa Havas PR –
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Giornata Mondiale Cuore, prevenzione contro le patologie cardiovascolari
ROMA (ITALPRESS) – Si è tenuto oggi il convegno organizzato per la Giornata Mondiale del Cuore 2024, realizzato con il contributo non condizionante di Bayer Italia e il patrocinio della Società Italiana di Cardiologia e dell’Associazione Italiana Scompensati Cardiaci. All’evento hanno partecipato rappresentanti di spicco delle istituzioni, esperti clinici e associazioni di pazienti per discutere l’impatto delle patologie cardiovascolari e l’importanza cruciale della prevenzione secondaria. In Italia, infatti, queste malattie costituiscono la prima causa di morte negli adulti, provocando 230.000 decessi ogni anno, circa 25 ogni ora, di cui il 30% ascrivibile ad una condizione di trombosi o di aterosclerosi della parete arteriosa. Numeri allarmanti, che potrebbero essere significativamente ridotti attraverso un’efficace prevenzione e adottando terapie innovative.
La giornata si è aperta con i saluti istituzionali della senatrice Elena Murelli, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare per le malattie cardio, cerebro e vascolari e membro della 10a Commissione, che ha evidenziato come “grazie ai progressi scientifici e agli strumenti terapeutici a disposizione, oggi sia possibile prevenire circa l’80% degli eventi cardiovascolari”. Ha poi posto l’accento “sull’importanza di individuare i soggetti a rischio, sottolineando che l’educazione alla salute e la sensibilizzazione sono fondamentali per ridurre l’incidenza di queste patologie nella popolazione adulta”. Gli interventi della senatrice Ylenia Zambito, Segretario della 10a Commissione, e dell’onorevole Gian Antonio Girelli, membro della XII Commissione, hanno ribadito l’importanza di un approccio integrato e l’attenzione che le Istituzioni oggi dedicano per ottenere risultati significativi contro queste patologie e migliorare la qualità della vita dei pazienti.
Tra gli interventi, spicca quello di Marco Silano, Direttore del Dipartimento Malattie Cardiovascolari, Endocrino-metaboliche e Invecchiamento dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha sottolineato come “le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte nel mondo, con 17 milioni di decessi l’anno. In Italia causano il 35,8% di tutti i decessi, superando i 230 mila casi annuali. Sono anche la prima causa di ricovero ospedaliero in Italia, pari a circa un milione all’anno”. Silano ha dichiarato che “la metà di questi eventi potrebbe essere prevenuta attraverso la prevenzione primaria, seguendo stili di vita salutari fin dall’infanzia.” Infine Marina Moscatelli, in rappresentanza della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, ha espresso l’importanza di un approccio integrato tra medici di medicina generale e specialisti per la gestione delle patologie cardiovascolari.
Significativo è stato anche il contributo dell’Associazione Italiana Scompensati Cardiaci, rappresentata da Rossana Bordoni, Presidente dell’Associazione, che ha affermato “lo scompenso cardiaco è una patologia caratterizzata da comorbilità, invalidante, progressiva e prima causa di ospedalizzazione e deospedalizzazione. Come Associazione siamo fermamente convinti, ed in tal senso ne siamo portavoce ai tavoli istituzionali, che la nuova politica sanitaria non deve più essere incentrata sull’ospedale, ma sulla costruzione di un territorio come primo punto di riferimento per la cura di noi pazienti, che meglio dialoghi con la rete ospedaliera”.
-foto ufficio stampa Esperia Advocacy-
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Aiop Sicilia “Pronti a collaborare contro mobilità passiva dei pazienti”
PALERMO (ITALPRESS) – Un confronto per abbattere i costi della mobilità passiva dei pazienti siciliani che decidono di curarsi in altre regioni di Italia anche per patologie ampiamente trattate dalle strutture dell’Isola per continuare a ridurre il saldo negativo sulla mobilità sanitaria. Lo chiede Barbara Cittadini, presidente dell’Aiop Sicilia e vicepresidente nazionale dell’associazione. Da una recente analisi effettuata dal Dipartimento Pianificazione Strategica dell’assessorato regionale della Salute, emerge che la mobilità sanitaria registra nel 2023 ancora un saldo negativo consistente, anche se inferiore a quello del 2019. La riduzione è avvenuta anche grazie all’apporto della componente di diritto privato del Sistema sanitario regionale. Inoltre la migrazione sanitaria verso le regioni del Nord riguarda patologie come quelle di ortopedia per interventi alla colonna e protesi, di chirurgia bariatrica per la cura dell’obesità, di trapianto di midollo osseo e di cardiochirurgia per interventi sulle valvole cardiache. Patologie per le quali sono ancora numerosi i pazienti che si recano in altre regioni nelle quali trovano una risposta tempestiva alla loro domanda di salute, ma dove le tariffe sono più alte e, quindi, comportano una maggiore spesa per la regione siciliana.
“L’Aiop – dice Cittadini, in una nota – come componente di diritto privato del SSR si rende disponibile ad un confronto con coloro che hanno l’onore e l’onere di dovere assumere le scelte di politica sanitaria, finalizzato ad una programmazione che consenta un possibile attraverso una sinergia virtuosa tra la componente di diritto pubblico e quella di diritto privato del SSR, ai pazienti di potersi curare nella loro regione, senza dovere affrontare i disagi di andare a curarsi lontano da casa e dai familiari, e alla Sicilia di spendere meno, riducendo il trend della mobilità passiva”.
Da una recente analisi effettuata dal Dipartimento Pianificazione Strategica dell’assessorato regionale della Salute, emerge che la mobilità sanitaria registra nel 2023 ancora un saldo negativo consistente, anche se inferiore a quello del 2019. Ma risalta, soprattutto, il fatto che la migrazione sanitaria verso le regioni del Nord riguarda patologie come quelle di ortopedia per interventi alla colonna e protesi, di chirurgia bariatrica per la cura dell’obesità, di trapianto di midollo osseo e di cardiochirurgia per interventi sulle valvole cardiache. Patologie per le quali sono ancora numerosi i pazienti che si recano in altre regioni nelle quali trovano una risposta tempestiva alla loro domanda di salute, ma dove le tariffe sono più alte e, quindi, comportano una maggiore spesa per la regione siciliana.
“L’Aiop rileva che all’interno della componente di diritto privato del SSR – aggiunge – esistono strutture di eccellenza e professionisti qualificati che possono rispondere alla domanda di salute dei siciliani, anche la più complessa, senza necessariamente dovere affrontare i ‘viaggi della speranzà, che creano disagi ai pazienti e maggiori costi per la regione. Tra le strutture accreditate di diritto privato (accreditate e contrattualizzate con il SSR) ve ne sono diverse che da anni effettuano con successo mediamente circa 1400 interventi/anno di chirurgia bariatrica per la cura dell’obesità, oltre che migliaia di interventi complessi di ortopedia, di cardiologia e cardiochirurgia; trapianti di midollo e di cornea e chirurgia oncologica, ma che non possono esaudire tutta la domanda dei pazienti in quanto sono soggette a tetti di spesa”.
– foto ufficio stampa Aiop –
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Immunoterapia contro i tumori, al Gemelli due nuovi ambulatori
ROMA (ITALPRESS) – Al Gemelli aprono due nuovi ambulatori in collaborazione tra endocrinologia, oncologia e ginecologia oncologica (Ambulatorio di endocrinologia per le complicanze oncologiche e Ambulatorio di endocrinologia per le complicanze endocrinologiche nei tumori femminili), per gestire le complicanze endocrinologiche dell’immunoterapia. L’immunoterapia ha rivoluzionato il trattamento dei tumori e anche dall’ultimo congresso della Società Europea di Oncologia Clinica (ESMO) arrivano tante conferme sui successi dell’impiego di questi farmaci in diversi tipi di neoplasie. E nel campo del melanoma si ‘festeggià addirittura il traguardo dei dieci anni di vita di tanti pazienti metastatici, sopravvissuti ad una prognosi infausta proprio grazie all’immunoterapia.
Questi farmaci liberano il sistema immunitario dalle ‘catenè imposte dal tumore che gli impedisce di reagire e di distruggerlo, riconoscendolo come estraneo. Ma a volte, l’esuberanza delle difese immunitarie si scatena e diventa decisamente eccessiva, dando luogo ad una serie di effetti indesiderati. Che è importante conoscere, per prevenirli e gestirli al meglio. La dottoressa Sabrina Chiloiro e i colleghi della UOC di Endocrinologia e Diabetologia di Fondazione Policlinico Gemelli, diretta dal professor Alfredo Pontecorvi, fanno il punto sulle complicanze endocrinologiche dell’immunoterapia, oggetto anche di una recente pubblicazione sulla prestigiosa rivista Trends in Endocrinology & Metabolism (del gruppo Cell).
“La frequenza di disturbi endocrinologici correlati all’immunoterapia – ricorda la dottoressa Chiloiro, ricercatore in Endocrinologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – varia dal 4 al 14,6% dei pazienti trattati. Tra gli effetti indesiderati più frequenti di queste terapie ci sono le disfunzioni tiroidee (in particolare le tiroiditi, che possono comparire settimane-mesi dopo la somministrazione dell’immunoterapia e che in genere evolvono verso l’ipotiroidismo) e le malattie dell’ipofisi (ipofisiti con ipopituitarismo, che possono causare in particolare deficit di ACTH isolato, ma anche ipogonadismo e ipotiroidismo secondari) che tipicamente compaiono a 9 settimane dall’inizio dell’immunoterapia ma, anche molto più tardivamente. Rari ma segnalati in letteratura, anche casi di diabete insulino-dipendente (che esordiscono con grave iperglicemia e chetoacidosi diabetica) e di insufficienza surrenalica primitiva.
“Molti di questi problemi endocrinologici – ricorda il professor Alfredo Pontecorvi, ordinario di Endocrinologia e Direttore della UOC di Endocrinologia e Diabetologia di Fondazione Policlinico Gemelli – possono cronicizzare e richiedere dunque la somministrazione di terapie ormonali sostitutive. Per contro, queste endocrinopatie, se non riconosciute e trattate tempestivamente possono dare esiti anche molto gravi”.
“Gli effetti indesiderati dell’immunoterapia – commenta il professor Giampaolo Tortora, ordinario di Oncologia medica e direttore del Comprehensive Cancer Center dei Fondazione Policlinico Gemelli- possono essere gestiti con successo grazie ad una collaborazione multidisciplinare tra endocrinologi ed oncologi; questo consente non solo di vigilare sulla sicurezza del paziente ma permette anche di offrigli la possibilità di completare, senza interruzioni, i cicli di immunoterapia, preziosi per il successo del trattamento oncologico”.
“L’immunoterapia – ricorda il professor Giovanni Scambia, Direttore della UOC di Ginecologia Oncologia e Direttore scientifico di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – è una risorsa terapeutica ormai irrinunciabile per una serie di tumori ginecologici, come quelli dell’endometrio, del collo dell’utero e per alcune forme di tumori del seno. Aver creato, attraverso uno spazio ambulatoriale dedicato, un filo diretto con l’endocrinologia ci consente di gestire sempre meglio le nostre pazienti, sfruttando appieno i benefici dell’immunoterapia, in piena sicurezza”.
“Può non essere facile diagnosticare questi effetti indesiderati endocrinologici – ricorda la dottoressa Chiloiro – perchè spesso esordiscono con sintomi aspecifici come una grande stanchezza (fatigue) o la cefalea; anche l’interpretazione degli esami di laboratorio può risultare difficile perchè l’uso concomitante di farmaci quali corticosteroidi e antiemetici può alterare gli esami endocrinologici, come anche lo stress e le condizioni stesse del pazienta. E’ dunque fondamentale che le persone trattate con immunoterapie siano sottoposte a stretta sorveglianza per cogliere sul nascere la comparsa di un problema endocrinologico”. Particolarmente a rischio sono gli individui con storia di precedenti patologie autoimmuni, le persone in sovrappeso/obese, quelle sottoposte ad immunoterapia per un lungo periodo di tempo; mentre le donne e i pazienti più giovani sono a maggior rischio di tireopatie.
“Il nostro consiglio – conclude il professor Pontecorvi – è di richiedere esami endocrinologici completi (glicemia, elettroliti, TSH, fT3, fT4, ACTH, cortisolo, FSH, LH, prolattina, IGF-1, testosterone o estradiolo) prima di avviare l’immunoterapia. Durante il trattamento, il timing dell’esecuzione degli esami ormonali completi andrà pianificato in base al rischio del singolo paziente di sviluppare tossicità endocrinologiche, soprattutto nei primi mesi di trattamento e nei pazienti con precedenti patologie tiroidee o autoimmuni. Prima di ogni ciclo di immunoterapia, consigliamo in ogni paziente di indagare l’insorgenza di sintomi riconducibili a disfunzioni endocrinologiche, e di eseguire esami ormonali per rivalutare la funzionalità tiroidea e surrenalica.
Per questo è necessaria una stretta alleanza tra oncologo ed endocrinologo per una valutazione accurata e scadenzata di questi pazienti in ambulatorio, durante il trattamento oncologico, ma anche dopo la sua sospensione; gli effetti indesiderati endocrinologici possono infatti comparire anche a distanza di 6 mesi dalla sospensione dell’immunoterapia”.
– Foto: Ufficio stampa Gemelli –
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