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Tumore al seno, nasce l’Alleanza Europa Donna Parlamento

Si è insediata l’Alleanza Europa Donna Parlamento. Un organismo composto da un gruppo di Onorevoli che si pone l’obiettivo di difendere i diritti delle pazienti con tumore del seno; è composto da 26 Senatori e Deputati, sia uomini che donne, appartenenti a diversi schieramenti politici.

xb1/tvi/gtr

Microbiota intestinale, una dieta varia per tenerlo in buona salute

MILANO (ITALPRESS) – Il microbiota intestinale è l’insieme dei microrganismi che vivono nell’intestino umano, una popolazione di batteri, virus e altri microrganismi pari a mille miliardi, con un peso di circa 1.5 kg. Un tempo, quando lo conoscevamo meno, lo chiamavamo flora batterica. Poi, le tecniche di biologia molecolare e il sequenziamento del dna hanno permesso di catalogare tutti i microrganismi presenti in questo tratto di apparato digerente, molti di più di quanto immaginassimo: una scoperta equivalente a un nuovo organo del corpo umano. Il microbiota intestinale contiene un numero di germi cento volte superiore a quelli dell’organismo che lo ospita e al suo interno vi sono componenti ereditabili accanto ad altre che vengono modificate dalla dieta, dallo stile di vita e dalla storia personale. Il microbiota, infine, è fondamentale per preservare l’equilibrio del corpo, per questo è importante saperlo ascoltare e tenere in buona salute, un risultato che si raggiunge innanzitutto scegliendo gli alimenti giusti. Sono questi alcuni dei temi trattati da Maria Rescigno, Professore ordinario di Patologia Generale e Pro Rettore Vicario con delega alla ricerca di Humanitas University e Group Leader Unità di Immunologia delle mucose e Microbiota di Humanitas Research Hospital, intervistata da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress:
“Il microbiota è un ecosistema vero e proprio, importantissimo per il nostro benessere – ha spiegato introducendo l’argomento – Lo utilizziamo per dirigere gli alimenti che non siamo in grado di digerire noi stessi: non avendo un buon microbiota, infatti, dovremmo mangiare molto di più, visto che rilascia tutta una serie di fattori che sono metaboliti durante la digestione dei cibi, importanti non solo per la nostra digestione ma anche per mantenere sano il nostro sistema immunitario. Quando il microbiota è in disbiosi, infatti, il nostro sistema immunitario ne risente”. E’ recente la scoperta del rapporto di causa-effetto innescato tra le disfunzioni intestinali e patologie quali depressione o ansia: “I pazienti che soffrono di malattie infiammatorie croniche dell’intestino spesso soffrono anche di depressione. Si è sempre pensato che questo fosse per la difficoltà del paziente di convivere con una malattia così complessa, invece abbiamo visto che si tratta di un meccanismo di difesa del nostro cervello, una causa dunque molto più diretta – ha aggiunto la professoressa – Quando queste molecole indesiderate che passano in caso di disfunzioni intestinali arrivano al cervello, c’è un’ulteriore barriera vascolare che chiude le porte in modo da evitare che l’infiammazione si propaghi al cervello, in questo modo si isola dall’organismo e pertanto si va in ansia o depressione. Come se avessimo un portone a livello dell’intestino, se viene scardinato dall’infiammazione le porticine dei nostri appartamenti, come quella del cervello, si chiudono”.
Fondamentale, dunque, tenere in buona salute il microbiota intestinale: “Suggerisco per questo una dieta varia e sana, perchè quando noi mangiamo si nutre anche il microbiota, serve pertanto una diversificazione – ha sottolineato Rescigno – E’ necessario aggiungere riso, pasta, cereali a carne e verdure, la dieta mediterranea è perfetta. Consiglio anche l’attività fisica, tiene in buona salute il microbiota, è importante che questa sia quotidiana, anche di 10-15 minuti al giorno”. Anche la strategia del digiuno intermittente può funzionare per mantenere sano il proprio microbiota intestinale: “E’ importante fare il digiuno intermittente, distanziare due pasti di 12-14 ore. Questo è facile se mangiamo di sera e facciamo colazione al mattino tardi – ha aggiunto – In questo modo si stimola il microbiota e si sviluppano microrganismi in grado di controllare la sindrome metabolica”.
“Quasi tutte le malattie sono associate alla variazione della composizione del microbiota, in certi casi però non si sa se questo è causa o effetto – ha ricordato la professoressa – Nei tumori si è visto che la composizione del microbiota può essere più precoce rispetto allo sviluppo della malattia. Discorso analogo anche nelle malattie neurodegenerative, tutto è legato alla permeabilità intestinale”. Esistono tre macro gruppi per classificare il tipo di microbiota, e ciascun individuo può modificare il proprio: “Anche in soli 15 giorni è possibile modulare il microbiota. Ognuno ne ha uno diverso, ma ci sono tre macrogruppi, come fossero gruppi sanguigni ma dinamici e non statici – ha concluso – Attraverso la dieta è possibile passare da un microbiota a un altro, ovvero essere di un enterotipo rispetto a un altro”.

– foto Italpress –
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Tumore seno, nasce Alleanza Europa Donna Parlamento per diritti pazienti

ROMA (ITALPRESS) – Un organismo composto da un gruppo di Onorevoli che si pone l’obiettivo di difendere i diriti delle pazienti con tumore del seno; è composto da 26 Senatori e Deputati, sia uomini che donne e appartenenti a diversi schieramenti politici. E’ l’Alleanza Europa Donna Parlamento che si insedia oggi nella nuova Legislatura. L’obiettivo è quello di facilitare il dialogo tra le Istituzioni e le pazienti attraverso l’ascolto delle esigenze e l’impegno a tradurle in norme favorevoli. Per i prossimi anni sono state individuate tre aree d’intervento: il buon funzionamento delle Breast Unit, l’implementazione degli screening mammografici e il miglioramento dell’assistenza per le donne con tumore al seno metastatico. “Ringraziamo tutti i membri del Senato e della Camera per aver aderito al nostro progetto. E’ un’ottima dimostrazione che la lotta al cancro interessa tutti, a prescindere dal partito politico di appartenenza. In particolare, nei prossimi anni ci impegneremo nel potenziamento delle Breast Unit”. Afferma Rosanna D’Antona, Presidente di Europa Donna Italia, nel corso della conferenza stampa che si è svolta a Montecitorio.
“In Italia attualmente sono 256 e risultano attive nell’80% delle strutture sanitarie di oncologia. Vanno implementate, sia nel loro numero, sia nelle attività che svolgono a partire dai servizi di psiconcologia che sono fondamentali ma ancora largamente insufficienti. Solo il 30% delle Unit – prosegue – ha uno psico-oncologo dedicato alle pazienti dalla diagnosi alla cura. Tutte le donne andrebbero curate ed assistite solo in queste strutture sanitarie che garantiscono la multidisciplinarietà. Vanno potenziate anche attraverso l’erogazione di adeguate risorse economiche, tecnologiche ed umane”. Luciano Ciocchetti, Vicepresidente della Commissione Affari Sociali della Camera, sottolinea come il tumore al seno sia “ancora la prima patologia che colpisce le donne ed è una malattia su cui, sebbene l’evoluzione scientifica abbia consentito di raggiungere importantissimi traguardi, c’è ancora tantissimo da fare. L’Alleanza Europa Donna Parlamento, cui ho aderito con grande entusiasmo, nasce per unire Parlamento, mondo scientifico e le migliaia di donne che, quotidianamente, lottano per superare questa patologia, che ha un così grande impatto sulla loro vita e quella delle loro famiglie”.
“A’d oggi – prosegue -, nonostante gli sforzi e i passi avanti compiuti, persistono ancora notevoli criticità, a partire dalla prevenzione, che dovrebbe essere potenziata attraverso un ampliamento della fascia di età per tutte le donne tra i 45 ai 74 anni, in ossequio alla raccomandazione europea votata dal Consiglio a dicembre. Inoltre, appare fondamentale anche portare avanti un’azione di sensibilizzazione per garantire l’adesione agli screening esistenti, i cui dati sono attualmente scoraggianti. Necessario è, inoltre, garantire un adeguato supporto psicologico per le pazienti oncologiche ed i familiari, dotando ogni Breast Unit di personale dedicato alla psico-oncologia, per dedicare la doverosa attenzione ai devastanti impatti psicologici su chi soffre per la patologia”, conclude. Durante l’incontro è stata presentata l’Analisi del Valore Sociale del 2022 redatta da PWC, alla quarta edizione. Si tratta di una rilevazione sul peso e contributo sociale che le associazioni di volontariato in senologia apportano al Paese.
I principali dati emersi da questa edizione evidenziano che in Italia lavorano in questo settore 5.578 volontari (prevalentemente donne) e circa 600 dipendenti, che raccolgono fondi per oltre 15 milioni di euro che destinano nell’ordine all’acquisto di strumentazioni per gli ospedali, per il sostegno alla ricerca, per l’assistenza a pazienti e caregiver, per le visite specialistiche e le consulenze degli esperti per il benessere inclusi gli psiconcologi, per i progetti di informazione e comunicazione ed infine per le attività di advocacy e lobby con le amministrazioni regionali e nazionali. “L’incidenza dei tumori nel mondo cresce esponenzialmente, in particolare per il tumore al seno, con una previsione di circa il 20% nei prossimi vent’anni, ma che è già ad oggi il più frequente nella popolazione femminile di ogni età”, afferma Corrado Tinterri, Coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico di Europa Donna Italia e direttore della Breast Unit di Humanitas Milano.
“E’ quindi evidente la necessità di centri di senologia sempre più specializzati e attivi come vero riferimento per le pazienti, perchè è li che già oggi si registra un aumento di guarigione del 18% a parità di stadio di malattia rispetto agli ospedali generalisti. Per questo chiediamo attenzione all’implementazione definitiva di questa Rete già riconosciuta Livello Essenziale di Assistenza dal Ministero della Salute, un adeguamento dei rimborsi dei DGR senologici complessivi e di un codice di esenzione per tutte le donne affette da mutazione patogenetica ereditaria BRCA1-2 con programmi intensivi di sorveglianza per l’alto rischio. La riaffermazione dell’Alleanza Europa Donna Parlamento è fondamentale nel percorso di supporto delle pazienti con tumore al seno – continua Tinterri – E infatti dall’alleanza delle istituzioni con le associazioni che ogni giorno rappresentano le istanze e i bisogni delle donne con esperienza di tumore al seno che riusciremo a sostenere l’obiettivo comune verso un’ottimale gestione del percorso di cura”.

foto: xb1/Italpress
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Precisione e ripresa più rapida, i vantaggi della chirurgia robotica

MILANO (ITALPRESS) – Massima precisione, minima invasività. La chirurgia robotica è la naturale evoluzione della chirurgia laparoscopica, e in particolare permette di raggiungere sedi anatomiche difficili da trattare. Viene infatti utilizzata soprattutto nella regione toracica e in quella addominale. Nel sistema robotico, il chirurgo che esegue l’intervento non è al letto operatorio, ma seduto davanti a una console tecnologica. Da qui, utilizzando dispositivi simili ai joystick dei giochi elettronici, manovra gli strumenti chirurgici montati sui bracci del robot che fisicamente esegue l’intervento. La chirurgia robotica, pertanto, permette di superare i limiti dell’uomo chirurgo, dalla vista, alla mobilità, alla memoria, data la possibilità di sovrapporre al campo operatorio immagini radiologiche che permettono di rendere ancora più preciso e radicale l’intervento. Sono questi alcuni dei temi trattati dal professor Paolo Bianchi, Direttore del dipartimento di chirurgia dell’Unità Complessa di chirurgia dell’Ospedale San Paolo di Milano e professore a contratto della Scuola di Specializzazione in Chirurgia dell’Apparato Digerente ed Endoscopia Digestiva Chirurgica di Milano, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“La chirurgia robotica è una chirurgia mini invasiva, questo significa una ripresa più rapida dopo l’intervento, meno complicanze, una grande precisione: è come operare col microscopio – ha spiegato Bianchi – Noi nella nostra struttura abbiamo quattro piattaforme robotiche a disposizione, per cui facciamo tanti interventi. Il robot è anche uno strumento di insegnamento molto valido: al giorno d’oggi, conta soprattutto però avere anche un background di chirurgia tradizionale, mentre in un futuro remoto avremo chirurghi che partiranno direttamente dal robot”. Una tecnologia che pian piano prende campo anche in Italia: “La chirurgia robotica è ancora in fase di sviluppo, soprattutto in ambito addominale – ha aggiunto il professore – Questo perchè fino a oggi i robot sono estremamente costosi e non ce ne sono ancora tanti a disposizione. Il più diffuso è il Da Vinci, ma ci sono altre piattaforme che stanno entrando nel mercato”.
“Al tavolo operatorio c’è sempre un chirurgo – ha precisato Bianchi – Ma l’operatore principale si trova a una console, come una Playstation, e da lì muove i bracci e gli strumenti tramite una piattaforma digitale. Si parla da tantissimi anni di chirurgia robotica, il robot nella sua forma primitiva era stato pensato nella cardiochirurgia, poi è rimasto nel dimenticatoio, quindi è stato riscoperto dagli urologi e poi, migliorando le macchine, si è diffuso in altri campi”.
E sull’utilizzo nel nostro paese di questo tipo di chirurgia nella quale la tecnologia avanzata supporta l’abilità umana: “La tecnologia robotica si può usare anche in urgenza se il team è ben addestrato. Grosseto è stata la prima scuola internazionale di chirurgia robotica in Italia, ora fortunatamente anche in Lombardia e a Milano si è sviluppata una scuola importante che addestra i giovani chirurghi a utilizzare le nuove tecnologie – ha aggiunto Bianchi – I giovani sono più bravi di noi e sono molto interessati e affascinati dall’utilizzo della tecnologia. Credo che nel futuro possa esserci spazio per l’intelligenza artificiale e la sovrapposizione delle immagini – ha concluso – Così, il chirurgo sarà aiutato a essere sempre più preciso e meno invasivo”.

– foto Italpress –
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Carrefour introduce congedo per dipendenti affette da endometriosi

MILANO (ITALPRESS) – Un giorno al mese di congedo retribuito per tutte le collaboratrici che soffrono di endometriosi dolorosa, per un totale di 12 giorni all’anno, dietro presentazione di certificato medico. E’ quanto introdotto da Carrefour, che in Italia conta circa 12.000 dipendenti tra sede e punti vendita, rivolto a tutte le donne che in azienda sono affette da questa patologia. Con questa misura Carrefour Italia mira a far emergere la presenza di endometriosi tra le proprie collaboratrici, pari al 60% del totale dei dipendenti, e superare uno stigma che ancora grava su questo tema, attraverso uno strumento che aiuti ad affrontare con maggiore serenità una problematica di salute che influenza l’esperienza sul posto di lavoro.
“Per migliorare la parità di genere nei luoghi di lavoro è necessario porre un’attenzione particolare sulla salute femminile e creare maggiore consapevolezza sulle specifiche difficoltà che le donne si trovano ad affrontare in ambito lavorativo in diversi momenti della loro vita – afferma Paola Accornero, General Secretary di Carrefour Italia – Il congedo per endometriosi, in assenza di normative specifiche dedicate, è una misura che mira a superare i pregiudizi e favorire l’adozione in azienda di comportamenti adeguati nella gestione di queste situazioni. L’endometriosi è una patologia che comporta un dolore spesso così acuto e persistente da compromettere il normale svolgimento delle attività quotidiane. Con questa policy vogliamo essere ancora più vicine a tutte le donne che ne soffrono”.
(ITALPRESS).
-foto ufficio stampa-

Nasce Team di comunità nel quartiere Flaminio a Roma, “La salute a casa”

ROMA (ITALPRESS) – E’ stato presentato il nuovo progetto messo a punto dalla ASL Roma 1 insieme al II Municipio “La salute a casa” un network costruito con le associazioni di volontariato e i servizi di zona. Al villaggio Olimpico 20 stand di servizi al cittadino, tra cui gli appuntamenti di screening oncologici e le informazioni antitruffa a cura della Polizia di Stato. Oltre a questo dimostrazioni sportive, fanfara dei Carabinieri e tanta attività di informazione, lo scopo contrastare la solitudine che colpisce tante persone, soprattutto anziane e facilitare l’accesso ai servizi socio sanitari. Il Team di Comunità, presentato ufficialmente, avrà sede nel presidio di via degli Olimpionici 17 e offrirà aiuto e sostegno ai cittadini che abitano nel quartiere Flaminio, garantendo la presa in carico dei pazienti attraverso tutti gli specialisti della ASL insieme all Comunità di Sant’Egidio, alla Caritas e al II Municipio.
“Dobbiamo creare dei percorsi di cura per tutte le persone fragili – ha sottolineato il Commissario Straordinario della ASL Roma 1, Giuseppe Quintavalle – che in maniera continuativa devono avere innanzitutto uno sportello di orientamento quando ne hanno bisogno, e poi deve essere assicurata loro la presa in carico integrata. Gli ultimi studi che abbiamo realizzato hanno fatto emergere che una delle gravi malattie della società contemporanea è la solitudine. E proprio su questo aspetto dobbiamo intervenire con delle figure speciali. Non solo con questa iniziativa ma con sperimentazione più ampia. La ASL Roma 1 è già all’opera per essere soggetto attivo, anche in considerazione dell’importanza strategica dei territori”.
“Dopo lungo tempo – ha detto la Presidente del Municipio Francesca De Bello – riusciamo finalmente ad aprire questo presidio sanitario, necessario qui all’indomani della chiusura delle strutture ASL al quartiere Flaminio. E’ una iniziativa di grandissima importanza per dotare il territorio di un presidio e far sì che gli operatori possano essere fisicamente vicini ai cittadini, laddove il principio della domiciliarità dei servizi diventa di vitale importanza. Il progetto si conclude formalmente il 31 dicembre, ma lo porteremo avanti calandolo ancora di più sulle esigenze del territorio”.
Il Questore di Roma Carmine Belfiore ha ribadito il coinvolgimento della Polizia di Stato all’iniziativa “Stiamo facendo una campagna a tappeto anche attraverso studi medici e parrocchie perchè è un messaggio che dobbiamo far arrivare velocemente. Tante persone anziane sono completamente sole e deboli e i criminali che vanno porta a porta a truffarli incidono proprio sul loro essere vulnerabili. Noi ci siamo sempre – ha concluso rivolgendosi ai partner del progetto – voi potete aiutarci ad arrivare a loro”.
Tra gli interventi anche quello dell’avvocato Laila Perciballi, recentemente nominata Garante dei diritti delle persone anziane di Roma “Occorre l’impegno di tutti per non lasciare sole le persone anziane: creiamo relazioni fra le generazioni, portiamo a casa i nostri nonni e permettiamogli di vivere dove hanno sempre vissuto. Ai tempi della pandemia ho ‘adottatò una mia vicina di casa anziana e sarebbe bello se questo modello si diffondesse ancor di più, per far sentire meno soli gli anziani, non farli cadere nelle truffe e farli sentire parte del nostro tessuto sociale”.
A chiudere la presentazione monsignor Vincenzo Paglia, impegnato con la Legge delega 33 sulla Riforma dell’assistenza agli anziani. “Lavoro perchè la vecchiaia sia un tempo non di scarto, ma di vita, come tutte le età – ha spiegato -. Ho 78 anni e non ho desiderio di tornare indietro, perchè le età vanno vissute in tutta la loro ricchezza e fragilità. La solitudine è il frutto dell’individualismo che è più terribile del Covid. Gli anziani hanno il diritto di abitare nelle loro case e la società ha il dovere di prendersi cura di loro, di noi. Quando ho presentato il Disegno di legge ho incontrato il ministro Giorgetti e gli ho spiegato che il punto non sono i soldi, ma la visione per cui gli anziani non vengano abbandonati. E poi se si attua l’assistenza domiciliare si risparmiano miliardi. E’ anche per questo che iniziative come ‘La salute a casà sono importantissime”.
foto ufficio stampa ASL Roma 1
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Leucemia mieloide acuta, al policlinico di Palermo salvata donna in gravidanza

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PALERMO (ITALPRESS) – Al Policlinico di Palermo un protocollo innovativo contro la leucemia mieloide acuta ha permesso di salvare una paziente in gravidanza e di far nascere la sua bambina alla XXXII settimana di gestazione. Si tratta del secondo caso risolto con successo dall’Ematologia dell’Azienda ospedaliera universitaria usando un approccio “chemio – free”, senza farmaci caratterizzati da elevata tossicità.
La paziente, 36 anni, era seguita per la gravidanza dai medici dell’ambulatorio prenatale dell’unità operativa di Ginecologia diretta dal Professore Renato Venezia, che, riscontrando valori del sangue alterati, avevano richiesto immediatamente una consulenza ematologica.
“La paziente è giunta alla nostra osservazione alla XXIV settimana di gestazione – spiega il professore Sergio Siragusa, direttore dell’Ematologia del “Paolo Giaccone” – con un quadro di anemia, piastrinopenia e leucocitosi. Essendo tali esami non compatibili con l’età gestazionale, abbiamo eseguito esami ematologici di II livello confermando la diagnosi di Leucemia Acuta Mieloide (LAM). L’inizio di una chemioterapia aggressiva avrebbe compromesso la vitalità del feto e aumentato nella donna le complicanze ostetriche. Di conseguenza, in accordo ai dati di recenti sperimentazioni, – continua l’ematologo – abbiamo adottato un approccio di attesa nell’inizio della chemioterapia per consentire il completamento della XXXVIII settimana di gestazione che avrebbe garantito le maggiori possibilità di sopravvivenza del bambino”.
L’approccio di attesa nella terapia di una patologia acuta e grave come la LAM, sebbene confortata da recenti dati scientifici, non ha sufficienti evidenze nel setting della gravidanza.
“Abbiamo pertanto deciso – continua Siragusa – di eseguire controlli settimanali del midollo, al fine di monitorare il clone leucemico. In caso di incremento significativo, avremmo dovuto iniziare una chemioterapia e indurre un parto prematuro”.
Il protocollo modulato adottato in collaborazione con i ginecologi ha permesso una gravidanza regolare con il controllo della malattia ematologica acuta.
L’approccio innovativo è risultato vincente in quanto la malattia è stata posta sotto controllo con farmaci non embriotossici e la donna ha potuto condurre la gravidanza fino alla XXXII settimana di gestazione e partorire una bambina trasferita per due settimane nella terapia intensiva neonatale (UTIN), ma con decorso privo di complicanze.
“Dopo il parto – illustra Siragusa – abbiamo iniziato una terapia basata una combinazione di nuovi farmaci chemioterapici che permettesse la cura a casa, su desiderio della paziente che voleva, tra l’altro, allattare la figlia. Una chemio terapia tradizionale avrebbe, infatti, comportato un lungo ricovero della paziente in ambiente ospedaliero. La correttezza della scelta è stata dimostrata dal fatto che la paziente dopo pochi cicli di terapia ha ottenuto la massima risposta, è andata in remissione molecolare completa e adesso proseguirà con la terapia trapiantologica”.
Il Commissario del Policlinico Maurizio Montalbano commenta: “Questo caso è la dimostrazione della qualità della nostra medicina universitaria e che la collaborazione tra le diverse competenze è decisiva per la risoluzione di casi molto complessi”.

– foto: ufficio stampa Policlinico Giaccone

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Sanofi diventa azienda certificata per l’uguaglianza di genere

ROMA (ITALPRESS) – Sanofi ha ottenuto la Certificazione Nazionale sulla Parità di Genere. “Un riconoscimento fortemente voluto dall’azienda che – spiega una nota di Sanofi – conferma l’impegno costante nella promozione di un ambiente di lavoro inclusivo e rispettoso delle pari opportunità”.
Rilasciata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, secondo la norma UNI-PDR 125:2022, attesta che Sanofi ha adottato politiche e pratiche aziendali che garantiscono la parità di trattamento e di opportunità tra uomini e donne in tutti gli aspetti fondamentali: dall’occupazione alla selezione del personale, dalla formazione alla crescita professionale fino alla retribuzione e alle possibilità di carriera.
La Certificazione – rilasciata dall’ente certificatore Rina SpA – è un altro passo che Sanofi ha scelto di fare con concretezza e determinazione per il raggiungimento della parità e, sancisce un ulteriore traguardo nella realizzazione di una cultura aziendale attenta alle diversità. Questo in sinergia con la politica globale dell’azienda che implementa nuove misure per promuovere un cambiamento sempre più significativo come il progetto che garantirà l’equilibrio di genere tra donne e uomini per i senior leader entro il 2025, il sostegno all’emancipazione economica femminile anche fuori dal luogo di lavoro o il congedo parentale neutro al genere.
In Sanofi pari opportunità e inclusione sono quindi una realtà concreta. Tra le prime aziende ad essere certificata in Italia già nel 2019 con il “Bollino Rosa” dal Winning Women Institute per le sue politiche di genere, l’azienda continua oggi con progetti di sensibilizzazione e coinvolgimento dei dipendenti concreti e mirati al superamento di ogni stereotipo. Al centro la formazione con sessioni di leadership per più di 500 donne e programmi di mentoring per le più giovani.
Dei suoi 1870 dipendenti il 45% è donna, una percentuale che sfiora il 60% nelle funzioni di supporto e nei neo-assunti sotto i 35 anni. I ruoli manageriali sono per il 50% “al femminile”; oltre la metà delle assunzioni dell’ultimo anno (57%) è rappresentato da donne, così come il 50% delle promozioni.
Sanofi è inoltre tra le prime aziende ad aver esteso a 14 le settimane di congedo parentale retribuito per nascita o adozione, ad aver concesso permessi integrativi a supporto della genitorialità e dell’assistenza a familiari non autosufficienti. Ulteriori attivazioni che rispecchiano l’impegno dell’azienda non solo verso il gender balance, ma anche verso il tema più esteso della sostenibilità sociale.
“Sanofi sostiene da sempre il valore di un ambiente di lavoro pienamente inclusivo dove poter esprimere al meglio il proprio valore – afferma Laura Bruno, Italy & Malta People & Culture Director -. La determinazione di Sanofi in tutti i Paesi in cui opera oggi è fare dell’uguaglianza di genere una requisito imprescindibile per l’azienda, e l’Italia non è da meno. Riconoscere l’unicità del singolo individuo, accettare, rispettare e valorizzare le differenze, è per noi una leva strategica fondamentale nei confronti delle nostre persone e della comunità in cui operiamo”. “Questo – aggiunge – significa impegnarsi concretamente nella promozione di una cultura aziendale capace di superare ogni stereotipo legato a età, genere identità o espressione e investire nella crescita di ognuno. Sono convinta che questo tipo di certificazioni, unite ad esempi virtuosi di realtà come la nostra, siano in grado di incentivare una società più inclusiva e giusta”.
Una certificazione strategica quella ottenuta dall’azienda in Italia, che va anche in direzione del PNRR, il quale definisce la parità di genere come una delle priorità principali in tema di inclusione sociale. Per Sanofi, conclude la nota, “non un punto di arrivo ma il volano per generare sempre più valore dalle diversità all’interno dell’ambiente di lavoro”.

– foto ufficio stampa Sanofi –
(ITALPRESS).