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Farmaceutica, Takeda investe altri 22 mln per lo stabilimento di Rieti

RIETI (ITALPRESS) – Takeda Italia annuncia un nuovo investimento di 22 milioni di euro per lo stabilimento di Rieti finalizzato ad aumentare la disponibilità di farmaci salvavita, in particolare immunoglobuline e albumina, e a sostenere l’innovazione dell’impianto produttivo migliorando l’efficienza e anche la sostenibilità. L’azienda giapponese riafferma ulteriormente il suo impegno per la crescita sul territorio italiano su cui ha pianificato di investire complessivamente circa 320 milioni di euro nell’arco temporale 2020-2025.
“Siamo dinanzi al più imponente piano di investimenti della storia di Takeda in Italia – commenta Francesca Micheli, General Manager di Takeda Manufacturing – La sfida che raccogliamo e facciamo nostra è quella di essere costantemente agili ed efficienti, puntando su innovazione tecnologica e trasformazione digitale per dare valore, ogni giorno di più, ad ogni singola donazione di plasma, rimanendo al fianco di un numero di pazienti in continua crescita in tutto il mondo e garantendo loro un’aspettativa e una qualità di vita migliori”.
Una scelta che conferma il polo industriale Rieti-Pisa di Takeda in Italia come una delle più importanti realtà produttive biotech del paese e la sua leadership consolidata nella lavorazione del plasma.
Aumentare la capacità produttiva significa per l’azienda contribuire anche in modo sempre più significativo all’indotto di Lazio e Toscana. Lo stabilimento di Rieti pienamente approvato per l’esportazione verso i principali mercati mondiali contribuisce per oltre il 70% all’export di tutto il settore manufatturiero della provincia.
I due siti produttivi, inoltre, grazie all’assegnazione della gara che concorre al programma del Ministero della Salute per la lavorazione del plasma nazionale, trasformano in farmaci salvavita il plasma donato in 5 Regioni italiane (Toscana, Marche, Lazio, Campania, Molise e Ispettorato Generale della Sanità Militare) diventando partner primari del Sistema Sanitario Italiano nella lotta alle malattie rare. Una conferma ulteriore da parte di Takeda Italia della sua attenzione sempre crescente verso la collaborazione tra pubblico e privato.
L’annuncio è stato dato oggi alla presenza del sottosegretario di Stato al Ministero della Salute, Marcello Gemmato, di Paolo Trancassini, del sindaco di Rieti Daniele Sinibaldi, del sindaco di Cittaducale Leonardo Ranalli, del presidente di Unindustria Rieti Alessandro Di Venanzio e del management aziendale.
“Questo nuovo investimento è indirizzato a un progetto altamente innovativo che permette di ricavare un quantitativo maggiore di immunoglobuline e di albumina aumentando la produttività degli impianti e riducendo i consumi energetici – aggiunge Stefano Navari, Site Quality Head – In questi mesi ci stiamo preparando ad installare tutte le apparecchiature necessarie al suo sviluppo e si prevede l’esecuzione dei primi lotti di conformità per la fine del 2024”.
Dei 22 milioni di euro investiti nello stabilimento di Rieti, 12 milioni sono finalizzati all’innovazione per aumentare la disponibilità di farmaci salvavita, e gli altri 10 milioni per l’acquisto e l’installazione di nuovi macchinari.
“Salutiamo positivamente l’investimento di 22 milioni di euro da parte di Takeda Italia per lo stabilimento di Rieti, che consentirà di aumentare la produzione di farmaci salvavita per le malattie rare – ha detto Gemmato -. La farmaceutica è un asset importante per la nostra Nazione, con i suoi 34 miliardi di euro l’anno per la produzione di farmaci. E’ importante stare accanto alle aziende che contribuiscono a promuovere l’eccellenza del nostro Made in Italy, non solo nel nostro Paese ma in tutto il mondo”.
“L’investimento di Takeda rappresenta una straordinaria opportunità di rilancio economico per tutto il territorio reatino. Siamo pronti a raccogliere questa sfida verso la crescita e l’innovazione nella consapevolezza che occorre investire anche sulla formazione – ha voluto sottolineare Trancassini – Rieti deve diventare un volano per lo sviluppo economico della Provincia e della Regione”.
Attiva da oltre 240 anni in più di 80 paesi, con circa 47.000 dipendenti nel mondo e oltre 1.100 in Italia, di cui 650 a Rieti, Takeda con questo investimento consolida ulteriormente la produzione di farmaci plasmaderivati in Italia, di cui detiene una quota di mercato significativa a livello mondiale.

– foto ufficio stampa Takeda Italia –
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Il professore Silvio Buscemi eletto Presidente Società Italiana Obesità

PALERMO (ITALPRESS) – Il professore Silvio Buscemi, responsabile del “Programma Dipartimentale di Nutrizione Clinica, Obesità e Malattie del Metabolismo” del Policlinico è stato eletto Presidente della Società Italiana dell’Obesità (SIO) per il triennio 2025-27 al congresso nazionale tenutosi ad Abano Terme dall’8 al 10 giugno. “Profonderò il mio massimo impegno – afferma Buscemi – per favorire la cura delle persone con obesità anche da questa posizione. L’obesità è una malattia cronica che richiede un trattamento adeguato caso per caso, ed una attenta attività di prevenzione che deve essere condotta in famiglia, nelle scuole, nelle città. La dieta è ancora oggi il primo presidio per affrontare questa condizione, tuttavia disponiamo oramai del supporto di efficaci terapie farmacologiche, ed in alcuni casi anche chirurgiche, per assicurare un buon livello di salute alla maggior parte dei pazienti. Uguaglianza di accesso alle cure e la giusta attenzione del sistema sanitario nazionale sono oramai inevitabili rivendicazioni per i nostri, troppi, pazienti”.
“E’ compito di una società scientifica come la SIO – sottolinea il neopresidente eletto – farsi voce per sollecitare i più opportuni interventi ai diversi livelli decisionali. Purtroppo, il meridione d’Italia e, in particolare, la Sicilia, vantano il triste primato della più elevata prevalenza di obesità in Italia -conclude Buscemi-, anche questa è una diseguaglianza cui porre attenzione”.
foto: ufficio stampa Policlinico Palermo

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Rotelli, Ghribi e Gruppo San Donato “Dolore e preghiera per Berlusconi”

MILANO (ITALPRESS) – La famiglia Rotelli e Kamel Ghribi, insieme all’intero Gruppo San Donato e all’Ospedale San Raffaele, si uniscono nel dolore e nella preghiera alla famiglia del Presidente Silvio Berlusconi, “in questo momento così triste per l’intero Paese – si legge in una nota -. Il Presidente Silvio Berlusconi ha rappresentato per il San Raffaele un riferimento costante fin da prima che la nostra famiglia ne assumesse la guida, ed è oggi nostro dovere ricordare il sostegno del Presidente Berlusconi quando Don Verzè lo invocava. Qui, Silvio Berlusconi ha trascorso momenti complessi della sua vita in cui ha potuto constatare la qualità e la dedizione dei medici e del personale assistenziale, a cominciare da coloro che lo hanno assistito, il professor Alberto Zangrillo, suo storico medico curante, il professor Fabio Ciceri e il dottor Giulio Melisurgo. Nella memoria del nostro gruppo e dell’ospedale, non sbiadirà il ricordo di quest’uomo straordinario che ci ha sempre onorato della sua fiducia”, conclude la nota.

– foto Agenziafotogramma.it –

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Al via la campagna di comunicazione “Dona vita, dona sangue”

ROMA (ITALPRESS) – “Dona vita, dona sangue” è la campagna nazionale 2023 per la donazione di sangue e plasma, promossa dal Ministero della Salute in collaborazione con il Centro Nazionale Sangue e con il coinvolgimento di partner istituzionali, associazioni e federazioni di donatori volontari di sangue. A presentare la campagna il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, nel corso dell’evento organizzato nella sede del Ministero in vista della Giornata Mondiale del Donatore di Sangue che si svolgerà il prossimo 14 giugno. “Dopo la pandemia Covid abbiamo riscontrato una serie di criticità nella donazione di sangue in Italia – ha detto il ministro Schillaci -. Negli anni è diminuito il totale delle donazioni e c’è stata una flessione soprattutto tra le fasce più giovani della popolazione. Solo il 2,7% degli italiani dona il sangue e per questo vogliamo sensibilizzare i cittadini alla donazione: un gesto straordinario gratuito, indolore e sicuro che può salvare 1.800 vite al giorno”.
Testimonial della campagna l’attrice Carolina Crescentini, protagonista dello spot istituzionale che sarà trasmesso sulle reti Rai, in collaborazione con il Dipartimento dell’informazione ed editoria della Presidenza del Consiglio, e sugli altri principali network televisivi nazionali, radio nazionali e locali. Accanto alle attività di comunicazione che coinvolgeranno anche carta stampata e canali social, la campagna prevede numerose iniziative culturali, sportive informative e giornate di raccolta del sangue coordinate dal ministero della Salute e realizzate con partner istituzionali come il Centro Nazionale Sangue, IGESAN (Ispettorato Generale della Sanità Militare), CRUL(Comitato Regionale di Coordinamento delle Università del Lazio), ANCI e FNOMCeO. Sono state coinvolte anche le associazioni e le federazioni di donatori volontari di sangue: AVIS, CRI, FIDAS, FRATRES e DONATORI NATI, costantemente impegnate sul territorio e nelle attività di sensibilizzazione.
Gli eventi sul territorio vedranno la partecipazione di altri testimonial che hanno aderito alla campagna come il karateka Luigi Busa, Medaglia d’Oro ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020, il pugile Roberto Cammarelle, Medaglia d’Oro ai Giochi Olimpici di Pechino 20008 e Clara cantante e attrice. Lo strumento principale della campagna è costituito da uno spot video della durata di 30 secondi in cui vengono rappresentate due situazioni di vita in parallelo, unite da uno split screen, in cui la donazione diventa un gesto che trascende luoghi e tempi, unendo soggetti che non si conoscono in un circolo virtuoso e in un atto di solidarietà e di altruismo molto potente, che può arrivare a salvare la vita di una persona. In chiusura dello spot appare in grafica l’hastag di campagna #unsemplicegestostraordinario ed il riferimento ad approfondire su www.donailsangue.salute.gov.it.
Nello spot è, inoltre, presente anche il logo che è stato appositamente ideato per la campagna, e che connota graficamente tutte le iniziative – incluse quelle dei vari partners. Il pittogramma del logo raffigura due gocce di diverso colore: una rossa come il sangue ed una gialla (a simboleggiare il plasma) che si intrecciano in un legame molto stretto proprio per sottolineare il valore di entrambe le possibilità di donazione. Il naming “dona vita dona sangue”, da cui prende il nome l’intera campagna, evidenzia come il gesto semplice della donazione del sangue sia fondamentale per salvare le vite umane. La pianificazione televisiva si svilupperà a giugno, oltre che sulle reti della Rai (grazie alla collaborazione del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri), sulle principali reti commerciali. La prima fase della campagna si svilupperà su radio e tv nel periodo 12-24 giugno.
Le testate della carta stampata utilizzate (prevalentemente nella Giornata mondiale del donatore di sangue) saranno numerose e tra queste le più seguite a livello nazionale. Tutti gli approfondimenti informativi saranno garantiti sul portale istituzionale del Ministero e degli altri partner di campagna. Infine, per diffondere il messaggio presso un pubblico più ampio, saranno utilizzate oltre a quelle della RAI, le principali emittenti radiofoniche nazionali commerciali (RTL 102,5 e RDS 100% grandi successi) e le radio locali più seguite, specie nell’area del centro-sud del paese dove l’indice delle donazioni si attesta ai livelli più bassi. “Donare il sangue fa parte di quelle cose importanti e più aderenti all’art 32 della Costituzione. Abbiamo visto che ogni 11 secondi una persona ha bisogno di sangue e che, grazie alla donazione, si possono salvare 1.800 vite al giorno. Salvaguardare questi diritti costituzionali è importante, ma esistono anche dei doveri e noi medici dobbiamo fare la nostra parte, non solo abbiamo aderito alla campagna ma abbiamo pensato di fare un corso di formazione per i medici”, afferma Roberto Monaco, segretario generale FNOMCeO.
I dati del Centro Nazionale Sangue riferiti al 2022 restituiscono un quadro sostanzialmente incoraggiante in cui si segnalano comunque alcune criticità. Nel 2022 i donatori di sangue sono stati 1.660.227, in leggera crescita rispetto al 2021, avvicinandosi sempre di più ai livelli pre-COVID. Eseguite circa 2,8 milioni di trasfusioni su 639mila pazienti, con una media di circa 5,4 trasfusioni ogni minuto, confermando sostanzialmente ‘autosufficienza del sistema sangue per quel che riguarda i globuli rossi.
Diminuisce, però, il numero di donatori giovani. Complessivamente i donatori tra 18 e i 45 anni hanno fatto registrare un calo del 2% in un anno, mentre il numero dei donatori da 46 anni in su continua a crescere. La fascia d’età che cresce di più è quella dei donatori tra 56 e 65 anni che in un anno ha registrato un aumento del 7%. Resta sostanzialmente invariata la quota delle donatrici che sono state 556.009, ovvero un terzo del totale.
Altra criticità registrata lo scorso anno riguarda la raccolta del plasma, la parte liquida del sangue, risorsa medica fondamentale per la creazione di farmaci salvavita come albumina e immunoglobuline, i cosiddetti farmaci plasmaderivati. Le donazioni nel 2022 hanno permesso di raccogliere 843mila kg di plasma, 19mila in meno rispetto al 2021. Il risultato negativo è da ascrivere alla forte incidenza della variante Omicron nei primi mesi del 2022 in cui si sono registrati cali drastici nella raccolta. E’ ancora lontano l’obiettivo dell’autosufficienza italiana in materia di plasma con il conseguente ricorso al mercato internazionale per soddisfare il fabbisogno nazionale di farmaci plasmaderivati.

– foto xb1/Italpress –
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Dalla demografia all’economia, le scienze della vita sempre più centrali

ROMA (ITALPRESS) – La sfida demografica è oggi una delle più importanti, insieme a quella ambientale. Negli ultimi decenni la popolazione mondiale è infatti cresciuta rapidamente, è divenuta più longeva. Nel 2022 siamo arrivati ad 8 miliardi di persone e l’80% degli over 65 vive nelle 20 economie maggiormente sviluppate che producono l’85% del PIL mondiale. Nel nostro Paese il dato è ancora più rappresentativo, dal momento che l’Italia ha l’indice di vecchiaia – ovvero il rapporto tra la popolazione over 65 e quella under 15 – più alto nell’Unione Europea.
Seppure grazie ai progressi dell’innovazione terapeutica e a una maggiore consapevolezza degli stili di vita oggi sia possibile prolungare la vita attiva e in salute, il peso delle malattie croniche e ad alto impatto sociale costituisce una sfida per i sistemi sanitari.
Questo il tema al centro della seconda edizione dell’evento Talkin’ Minds “Dalla demografia all’economia: il ruolo delle scienze della vita per l’Italia”, organizzato da AstraZeneca e tenutosi a Roma con il patrocinio di Farmindustria e di Federated Innovation.
“In questa edizione abbiamo voluto mettere al centro l’esigenza di un sistema sanitario e sociale che sia longevo e sostenibile e la necessità di affrontare in maniera strutturale i temi più critici: garantire l’accesso alle cure e al contempo diffondere una corretta cultura della prevenzione e della diagnosi precoce – ha detto Lorenzo Wittum, Presidente e AD di AstraZeneca Italia – In questo contesto l’investimento in ricerca e innovazione rappresenta un’opportunità per rendere il nostro Paese più competitivo. Nel biennio 2023/2024 AstraZeneca investirà in R&S 97 milioni di euro e realizzeremo più di 200 studi clinici, grazie alla collaborazione con oltre 300 centri di ricerca dislocati su tutto il territorio italiano. Per questo siamo convinti che serva collaborazione, semplificazione e una partnership tra pubblico e privato per confermare la leadership italiana in Europa e nel mondo”.
Fondamentale il ruolo delle Life Science, definito il più grande investimento “in salute” al mondo e l’Italia non fa eccezione. Nel 2022 le imprese del farmaco hanno investito in R&S 1,9 miliardi di euro, circa il 7% del totale degli investimenti in Italia (+11% rispetto al 2021). Dal 2017 al 2022 la crescita degli investimenti in R&S è stata del 22%, dinamica che ha portato a risultati molto importanti, in particolare in alcune aree di specializzazione, e frutto sempre più di partnership con le strutture pubbliche . Per ogni euro investito in studi clinici il beneficio economico complessivo per il SSN è 3 euro .
“Evidenziare le opportunità offerte dal cambiamento demografico è un’occasione importante affinche la longevità si possa tradurre in occasione di crescita e sviluppo per l’Italia”, ha commentato il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. “Vi è, infatti, una sempre più forte correlazione tra i temi della demografia e quelli della crescita economica, e in questo l’industria farmaceutica diviene sempre più un settore strategico perchè in grado di fornire gli strumenti per migliorare la qualità di vita dei cittadini consentendo loro di essere sempre di più parte attiva del mondo produttivo. Per tale ragione il Governo e questo Ministero si impegnano a sostenere le imprese straniere che intendono puntare sull’Italia, al fine di favorire l’attrazione di nuovi investimenti in ricerca e innovazione nel settore farmaceutico così da rendere il nostro Paese più competitivo, pronto ad affrontare le sfide future che ci attendono, rafforzando la nostra sicurezza e dunque la nostra crescita”, ha proseguito.
La competizione globale è sempre più accesa e affinchè l’Italia possa mantenere e accrescere il suo valore industriale è necessario un quadro di regole che riconosca la farmaceutica come settore strategico.
“Il nostro Paese dal punto di vista strategico può e deve puntare sulla qualità della vita e sulla longevità come elemento di sviluppo e di valore, e questo obiettivo può essere raggiunto solo se investiamo sulla qualità della salute e delle cure – ha detto Ugo Cappellacci, presidente XII Commissione Camera dei Deputati, intervenuto all’interno della tavola rotonda sulle politiche necessarie per garantire un sistema equo e sostenibile -. Dopo il momento difficile dell’emergenza pandemica, durante la quale abbiamo fatto esperienza di quanto sia importante avere un Sistema Sanitario solido, è il momento di affrontare la sfida della longevità a nostro favore, facendo leva sull’importanza della prevenzione, in particolare in campo oncologico, attraverso programmi di screening volti ad una presa in carico precoce e ad una maggiore appropriatezza terapeutica”.
“L’aumento della longevità in Italia rappresenta una sfida significativa per la sostenibilità dei sistemi sanitari, rendendo necessario un nuovo modello che garantisca accesso alle cure, promuova la prevenzione e assicuri la sostenibilità delle cure. In questo contesto, l’investimento in innovazione farmaceutica, ricerca nelle terapie geniche, oltre alla digitalizzazione del settore delle life science, assumono un ruolo cruciale – ha commentato Sandra Savino, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze -. Innovazione farmaceutica e terapie geniche, in particolare, rappresentano un’opportunità significativa. Esse possono offrire soluzioni innovative per malattie attualmente incurabili o difficili da gestire. Parallelamente, la digitalizzazione offre l’opportunità di diagnosi precoce e gestione remota delle cure, contribuendo a ritardare la progressione delle malattie e a ridurre i costi sanitari. E’ importante considerare l’investimento non come un semplice costo, ma come una spesa d’investimento. Nonostante l’elevato costo iniziale, esse possono portare a un risparmio a lungo termine, riducendo i costi legati alla gestione cronica delle patologie e migliorando la qualità di vita dei pazienti. Questa visione richiede un cambio di prospettiva: si passa da un approccio di breve termine basato sui costi, a uno a lungo termine, incentrato sull’investimento per la salute e la longevità”.

– foto ufficio stampa Astrazeneca –

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Sanità, delegazione greca a Palermo per studiare il modello Ismett

PALERMO (ITALPRESS) – La Fondazione Onassis Hospital dalla Grecia a Palermo per studiare il modello ISMETT, il centro trapianti nato da una partnership fra Regione Siciliana e UPMC.
La visita nasce per iniziativa della Fondazione che collabora con il Governo ellenico con l’obiettivo di realizzare un centro trapianti multiorgano in Grecia.
“Prima dell’avvio di ISMETT, i pazienti siciliani erano costretti ad affrontare i cosiddetti ‘viaggi della speranzà verso altri Paesi, soprattutto Belgio, Francia e altre strutture del Nord Europa, per poter essere trapiantati”, ricorda Angelo Luca, direttore dell’IRCCS ISMETT.
ISMETT è il centro trapianti multiorgano nato dalla partnership tra la Regione Siciliana e il centro medico dell’Università di Pittsburgh (UPMC). “Oggi la nostra struttura non solo è in grado di curare i pazienti siciliani che ne hanno bisogno, ma offre l’opzione terapeutica del trapianto anche a pazienti provenienti da altri Paesi”, aggiunge.
“Grazie all’accordo siglato fra il Governo Italiano e quello greco sono molti i pazienti della Grecia trapiantati presso la struttura palermitana – continua Luca -. Per questo pensiamo che il nostro centro, grazie all’esperienza maturata in questi 25 anni e alla partnership che ci lega ad UPMC, possa diventare un esempio da replicare in altri Paesi del Mediterraneo”.
Durante la loro visita, i membri della Fondazione hanno visitato la struttura, incontrato i direttori medici di ISMETT ed assistito alla presentazione dei sistemi tecnologici dell’Istituto, che – secondo la classifica annuale di CHIME “Digital Health Most Wired” – è uno dei due centri europei tecnologicamente più avanzati nella categoria “Acute” insieme al Cambridge University Hospitals NHS Foundation Trust.
La Fondazione, nata per volontà di Aristotele Onassis, opera principalmente nei settori della cultura, istruzione e salute con l’obiettivo di promuovere attività legate alla Grecia. Per sostenere i settori della solidarietà sociale e della salute, la fondazione ha finanziato un Centro di cardiochirurgia Onassis (OCSC) in Grecia nel 1992.
“Vorremmo congratularci con le persone che hanno sviluppato questo ospedale unico nel suo genere e con la comunità locale per averlo ospitato – sottolinea Ioannis N. Boleti del Centro Cardiochirurgico Onassis -. Esprimiamo la nostra gratitudine ai colleghi dell’ospedale ISMETT per la loro ospitalità e per l’opportunità di scambiare idee sulla donazione di organi solidi, sui trapianti e sulle operazioni ospedaliere in generale. Esploreremo potenziali modi per una futura cooperazione nei campi dei trapianti, dell’istruzione e della ricerca”.

– foto ufficio stampa ISMETT –

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Alopecia, in Italia colpisce 4 uomini su 10. Il trapianto una soluzione

MILANO (ITALPRESS) – La maggior parte degli adulti perde in media dai 75 ai 100 capelli al giorno: si tratta di un processo naturale per il quale alcuni capelli cadono mentre altri crescono. Finchè questo turnover rimane bilanciato, il numero di capelli sul cuoio capelluto rimane costante, il discorso cambia quando si notano assottigliamenti e diradamenti. La grande maggioranza dei casi di perdita dei capelli è determinata da alopecia androgenetica o calvizia di tipo maschile e la propensione alla perdita di capelli è ereditaria e inizia a manifestarsi nei maschi dopo la pubertà. Pertanto, se i capelli sono geneticamente predisposti a cadere, cadranno. Al termine del completo sviluppo sessuale, nella parte superiore del capo inizia a manifestarsi una riduzione del diametro e del ciclo vitale dei capelli. Al contrario, i capelli sulle regioni posteriore e laterali sono geneticamente permanenti e destinati a rimanere stabili per tutta la vita. La perdita capelli, inoltre, non è solo un problema al maschile: negli ultimi anni un numero crescente di donne presenta capelli più sottili e radi, soprattutto per via dell’assunzione di farmaci, a causa di disturbi tiroidei, della mancanza di ferro o dello stress. Sono questi alcuni dei temi trattati dal professor Piero Rosati, professore a contratto di chirurgia plastica presso l’Università degli Studi di Ferrara, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“In Italia le persone affette da alopecia androgenetica sono circa il 39% degli uomini e il 13% delle donne, non sono pochi ma ci sono paesi in cui ce ne sono di più, mentre quelli che perdono meno capelli sono i cinesi, con una percentuale che si attesta a circa al 20% – ha esordito – Questo è determinato dalla storia genetica di quel popolo, da un diverso grado di metabolizzazione e di testosterone. Per i cinesi è una malattia quasi rara, per noi quasi normale. Una buona igiene del cuoio capelluto è sicuramente importante – ha aggiunto il professore, soffermandosi poi sugli errori più comuni nella cura dei capelli – L’iter del paziente che si avvicina al prodotto per capelli è tortuoso, si parte dal barbiere che dà una lozione, il paziente vede che non funziona e quindi va dal farmacista, che gliene dà un’altra anche quella non funzionante. La prima cosa da fare è invece andare dal dermatologo”.
Rispetto a quella tradizionale, l’alopecia areata è una patologia decisamente più seria e invalidante: “E’ una malattia autoimmune e colpisce in egual misura uomini e donne, può colpire anche i bambini e spesso è correlata allo stress importante – ha spiegato Rosati – Compare all’improvviso, per un motivo traumatico: si cominciano a manifestare chiazze rotonde, i capelli vengono via a ciuffi, il paziente si allarma e corre dal dermatologo. Fatta la diagnosi, il problema è la terapia: non ce ne sono molte. L’unica terapia esistente è di immunosoppressione con cortisone, ma non la condivido”.
La soluzione, a questo punto, è spesso quella del trapianto, di cui il professor Rosati è tra i massimi esperti in Italia: “Noi non facciamo miracoli con la chirurgia, tendiamo a migliorare, tutto in funzione dell’aspettativa del paziente e della situazione anatomica – ha aggiunto – L’autotrapianto di capelli è cosa giusta, ma se fatta al momento opportuno, con la tecnica corretta e da un chirurgo esperto, che sappia prevedere cosa potrebbe accadere in futuro”.
“La tecnica Fut è il gold standard, è la tecnica che io attuo regolarmente e che ritengo essere la migliore – ha raccontato – Questa tecnica ci permette di avere il massimo del numero di capelli e il massimo della percentuale di sopravvivenza capelli, fino al 97%. Inoltre, non ci costringe ad avere terapie post intervento di tipo farmacologico, perchè questi capelli rimangono a vita. Io e i colleghi operiamo i figli dei padri operati 35 anni fa, è una chirurgia conservativa che consente di far rimanere a vita il follicolo”.
Scetticismo, invece, per i servizi offerti da altri paesi, come per esempio la Turchia, spesso a prezzi allettanti: “Ritengo che di chirurghi bravi possano essercene anche in altre parti del mondo – ha precisato Rosati – In Turchia c’è sì una commercializzazione dei trapianti, ma parliamo di tecniche non al gold standard e che non vengono adoperate sempre da un medico, ma da ragazzine non specializzate che strappano e mettono capelli”.
La chiosa è sui consigli per scongiurare o rimandare la caduta dei capelli: “E’ importante evitare di stressarsi, più ci si stressa e più cadono i capelli, più cadono i capelli e più ci si stressa. Bisogna stare attenti al dottor Google, dà spesso informazioni menzognere e illusorie – ha concluso – E consiglio di sentire chi c’è già passato, per poi rivolgersi a un medico o al dermatologo di fiducia”.

– foto Italpress –
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In due settimane salvati 10 pazienti grazie a 5 donatori siciliani

PALERMO (ITALPRESS) – Nelle ultime due settimane 5 donatori siciliani hanno consentito di effettuare dieci trapianti tra Sicilia, Puglia e Lombardia. Ad annunciarlo all’Italpress è Giorgio Battaglia, Coordinatore regionale del CRT Sicilia. “Dopo un momento non brillante, in cui la Sicilia è scivolata agli ultimi posti per le donazioni, si è accesa una luce nell’Isola che ha permesso a tante famiglie di cominciare a sorridere. La rete riparte dopo un periodo di nuvole”, spiega Battaglia. “Questo è un bellissimo risultato, in questi procurement c’erano permessi di persone che avevano espresso in vita il desiderio di donare – sottolinea -. Questo deve essere anche da esempio per le nuove generazioni ed è anche sinonimo di una rete trapianti che funziona. Anche tra i banchi di scuola deve esserci una cultura al dono. Bisognerebbe fare di più tra i giovani, educare alla cultura del dono”.

– foto Italpress –
(ITALPRESS).