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Schillaci “La ricetta elettronica diventa definitiva”

ROMA (ITALPRESS) – “Abbiamo reso strutturale la ricetta elettronica, sia quella rossa che quella bianca, molto apprezzata da cittadini e medici. Abbiamo ritenuto che fosse giusto porre fine alla sperimentazione e alle proroghe per semplificare il lavoro dei medici di famiglia e la vita dei cittadini che non dovranno recarsi negli studi medici ma potranno ricevere la ricetta tramite mail o altri canali sul proprio cellulare”.
Così il ministro della Salute, Orazio Schillaci, in merito alle misure per la salute contenute nel Dl Semplificazioni approvato dal Consiglio dei ministri. Il provvedimento contiene anche un’altra importante novità che riguarda i pazienti cronici per i quali la ricetta dematerializzata sarà valida per un anno e permetterà di fare scorta di farmaci per 30 giorni di terapia, sempre in base alle indicazioni del medico.
“Un malato cronico ha bisogno periodicamente di assumere lo stesso farmaco – aggiunge il ministro – grazie a questa norma i pazienti o chi si prende cura di loro in caso di non autosufficienza, hanno il doppio vantaggio di non dover andare ripetutamente dal medico per ritirare la ricetta e ripetutamente in farmacia per ritirare i farmaci. Non dimentichiamo che molti pazienti cronici sono persone anziane, spesso affette da più di una patologia cronica, non autosufficienti o che hanno difficoltà a spostarsi. E’ evidente la portata semplificativa di questa misura non solo per le persone ma anche per i medici di famiglia per i quali si alleggerisce il carico di lavoro amministrativo a vantaggio della cura dei pazienti”.
Il disegno di legge infine contiene una norma per far fronte alle carenze di medicinali che modifica l’attuale normativa rendendo più tempestiva la comunicazione in caso di carenza e agevolando l’approvvigionamento dei farmaci.
In particolare, si stabilisce che la comunicazione delle aziende all’Aifa, in caso di interruzione temporanea o definitiva della commercializzazione di un farmaco, riguardi le singole confezioni dei medicinali e che la comunicazione di carenza sia effettuata entro due mesi e non più quattro. Ciò consentirà ai medici di valutare per tempo i farmaci da prescrivere per il regolare proseguimento della terapia, evitando disorientamento e disagio ai pazienti preventivamente informati.
-foto agenziafotogramma.it-
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Al Policlinico di Palermo si è insediato il nuovo commissario Maurizio Montalbano

PALERMO (ITALPRESS) – Si è insediato il nuovo commissario del Policlinico di Palermo. Si tratta di Maurizio Montalbano, che è stato nominato dall’Assessore regionale della Salute, Giovanna Volo.
Quello di Montalbano, medico psichiatra, è un ritorno nell’Azienda ospedaliera dove ha ricoperto il ruolo di direttore sanitario dal 2017 al 2019.
Il percorso professionale del neocommissario, si legge in una notaq, “è caratterizzato da una grande esperienza: direttore del Dipartimento ‘Salute Mentale, Dipendenze Patologiche e Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenzà dell’Asp di Palermo, dove è stato anche direttore sanitario, giudice onorario aggregato presso la Corte di Appello di Palermo per nove anni”.
“E’ una grande emozione poter tornare al Policlinico – afferma Montalbano – dove ritrovo tanti affetti e professionisti di valore con cui ho lavorato nei due anni trascorsi alla guida della direzione sanitaria. Svolgerò il mio incarico con l’obiettivo di potenziare e far crescere l’Azienda universitaria per renderla sempre più protagonista nel contesto sanitario regionale certo di una piena sintonia con il Governo regionale, con il Rettore dell’Università di Palermo Massimo Midiri, e con il Presidente della Scuola di Medicina Marcello Ciaccio. Rivolgo i miei più cordiali saluti a tutti gli accademici e ai professionisti dell’Azienda ospedaliera universitaria e alle organizzazioni sindacali”.
Il nuovo Commissario ha già fatto le prime riunioni operative: ha incontrato il Dipartimento amministrativo, la Direzione sanitaria di presidio, e ha visitato il nuovo pronto soccorso.
foto ufficio stampa Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “Paolo Giaccone”
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Rientro al lavoro delle pazienti oncologiche, riparte “TrasformAZIONE”

ROMA (ITALPRESS) – Prende il via la seconda edizione del progetto TrasformAZIONE, il percorso di avvicinamento e reinserimento nel mondo del lavoro dedicato alle donne che desiderano rientrarvi dopo una malattia oncologica. Il progetto – voluto da Europa Donna Italia, con la collaborazione di Fondazione Human Age Institute, ManpowerGroup e Studio Fava & Associati e il supporto non condizionante di Pfizer, Daiichi Sankyo e AstraZeneca – vede quest’anno l’ingresso di un nuovo partner, l’Università di Torino. Il progetto TrasformAZIONE è focalizzato ad abbattere le barriere che impediscono alle pazienti oncologiche di rientrare nel mondo lavorativo e che riguardano diversi aspetti: il non adeguamento delle ore di lavoro alle necessità delle terapie, lavori fisicamente o mentalmente troppo impegnativi per le condizioni della paziente, lo scarso supporto dal datore di lavoro e dai colleghi, altri fattori economici e psicologici.
Alla prima edizione hanno partecipato circa 100 donne da tutta Italia e 62 hanno concluso il percorso.
La seconda edizione, partita lo scorso 28 aprile con un workshop dedicato alle associazioni aderenti a Europa Donna Italia, prevede la realizzazione di un TALENT LAB, un percorso di orientamento finalizzato al reintegro nel mondo del lavoro, interamente online il coinvolgimento di persone da tutta Italia. Il percorso si sviluppa attraverso tre fasi principali. La prima è una overview sul come attivarsi per la ricerca attiva del lavoro: dal curriculum vitae a come affrontare il colloquio di lavoro, fino alla ricerca attraverso i diversi canali. La seconda fase è dedicata alla conoscenza della persona, all’analisi delle aspettative, competenze, aspirazioni. Infine, il percorso prevede un passaggio fondamentale di conoscenza della legge 68/99.
Aderire al progetto è semplice, basta un click sul link di seguito per poter condividere il proprio cv e iniziare un percorso ad hoc che tiene conto delle storie uniche di ciascuna paziente, fino a esaurimento posti: https://europadonna.it/trasformazione/
“Ricevere una diagnosi di cancro al seno è sempre destabilizzante, sia sul piano professionale che famigliare. Il lavoro, o meglio il rientro al lavoro, rappresenta, quando possibile, un elemento motivante e propositivo in un percorso di cura: tuttavia affrontare questo contesto specifico per le pazienti non è sempre semplice. Il quadro normativo del nostro Paese è ancora frammentato ed è necessario non solo promuovere nuove misure di natura contrattuale finalizzate a migliorare la qualità della vita professionale, ma anche supportarle nei percorsi di reintegrazione nel mondo del lavoro, ed è proprio in questa direzione che abbiamo spinto la seconda edizione del progetto TrasformAZIONE”, spiega Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia.
“Ci siamo sempre impegnati per aiutare nel rientrare nel mondo del lavoro chiunque fosse, per vari motivi, in una situazione occupazionale più fragile. Ed è evidente, come mostra la ricerca dell’Università di Torino, che la situazione di chi ha un tumore o è appena guarita sia tra le più fragili dello scenario lavorativo – ha dichiarato Anna Gionfriddo, presidente Fondazione Human Age Institute e amministratrice delegata ManpowerGroup -. Per questo siamo orgogliosi di essere accanto a Europa Donna Italia in questo progetto e di dare il nostro contributo alla realizzazione di un percorso verso il mondo del lavoro, che rappresenti in primo luogo un’opportunità per ritrovare nuove energie e obiettivi di vita per le donne colpite da malattia oncologica”.
L’Università di Torino ha condotto uno studio di 9 anni su oltre 2600 sopravvissuti e sopravvissute a neoplasie maligne, che mostra la perdurante incidenza della malattia oncologica nel ritornare al lavoro anche una volta guariti. Come riportato, dopo nove anni dalla diagnosi, il tasso di occupazione degli individui di entrambi i sessi evidenzia una notevole diminuzione, con un’incidenza maggiore per le donne che hanno abbandonato il lavoro più spesso anche rispetto agli uomini (-16% vs. -15%). Lo studio mostra anche un aumento del lavoro part-time per le donne con esperienza di cancro nell’arco dei 9 anni considerati (dal 14% al 16%), mentre è stata registrata una riduzione dal 13% all’8,5% per il gruppo di controllo femminile, composto da pazienti sane. (Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche- UniTO).
In sostanza, l’indagine prodotta ha messo in evidenza come la malattia oncologica non abbia effetti soltanto sulla salute di una persona, ma anche sulla sua vita lavorativa.
Negli anni considerati dallo studio, gli individui di entrambi i sessi hanno perso il lavoro più spesso rispetto ai gruppi di controllo composti da persone sane, e le donne con esperienza di tumore hanno abbandonato il lavoro significativamente più spesso rispetto ai gruppi di controllo di entrambi i sessi e agli uomini sopravvissuti a tumore. Inoltre, un numero significativamente inferiore di donne con diagnosi di tumore ha lavorato a tempo pieno.

– foto ufficio stampa Europa Donna Italia –
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Policlinico di Palermo, Iacolino saluta “Raggiunti traguardi importanti”

PALERMO (ITALPRESS) – “Sono stati cinque mesi estremamente intensi e impegnativi. E’ stata una galoppata nella quale abbiamo raggiunto traguardi importanti”. Salvatore Iacolino saluta il Policlinico di Palermo. Commissario straordinario per cinque mesi dell’azienda ospedaliera universitaria, Iacolino ha raggiunto diversi obiettivi fondamentali per il proseguo dell’attività: “Dall’area di emergenza all’abbattimento concreto delle liste d’attesa attraverso un programma serio e soprattutto il nuovo ospedale Policlinico la cui procedura è stata sostanzialmente incardinata con una nostra proposta approvata dal governo regionale che consentirà attraverso un intervento di 348 milioni finalmente di avere un plesso ospedaliero moderno ed efficiente – ha sottolineato Iacolino nel corso di un incontro in cui ha salutato il personale -. E al contempo abbiamo avviato una seria programmazione che deve coniugare: risparmio, contenimento di spesa e un ampliamento dell’offerta assistenziale di un ospedale che è espressione dell’Università di Palermo”.
Adesso per lui un nuovo incarico, quello di dirigente generale del Dipartimento Pianificazione Strategica dell’assessorato della salute: “Sono al servizio dell’amministrazione regionale, abbiamo avviato questo rapporto ieri con l’assessore Volo e con il presidente Schifani. C’è un’attività estremamente impegnativa e concreta che deve essere portata avanti: dalla rimodulazione della rete ospedaliera alla negoziazioni dei budget con le direzioni regionale e alla selezione di nuovi manager. Tutte attività nelle quali vi sarà il concorso responsabile del dipartimento di pianificazione strategica per un’attività che ha un orizzonte temporale ampio e dovrà garantire da un canto il contenimento dei costi, dall’altro un’offerta assistenziale sempre più appropriata e qualificata”.
A partecipare al suo saluto a tutta l’azienda, che si è svolto questa mattina all’Accademia di Scienze Mediche, anche il rettore dell’Università degli Studi di Palermo, Massimo Midiri: “L’avvocato Iacolino è stato il miglior direttore generale, o commissario straordinario, che il Policlinico abbia mai avuto. Lo dico perchè competenza, professionalità, capacità di ascolto e visione programmatica sono stati gli elementi del suo purtroppo breve mandato che, tuttavia, ha realizzato quanto i predecessori non erano stati capaci di realizzare in anni, dimostrando una cosa semplice: quando le cose si vogliono fare, si possono fare. Speriamo nel futuro e nel nuovo dirigente, certamente il mio ringraziamento a Iacolino è completo, totale e gli sono riconoscente per quanto ha potuto fare per il nostro Policlinico”.
Midiri si è anche soffermato sul progetto del nuovo Policlinico: “Siamo riusciti in un arco di tempo molto breve ad ottenere questi 348 milioni di euro che ancora devono subire un percorso amministrativo abbastanza complicato, ma tuttavia pongono le basi per realizzare in un numero di anni, che speriamo sia piccolo, una struttura sanitaria che diventerà di eccellenza per la città di Palermo – ha sottolineato Midiri -. Avere un nuovo Policlinico innesca la possibilità di potere cercare nuove specializzazioni non soltanto in ambito medico ma anche sanitario. Ci sono delle cose che ancora a Palermo non esistono e una nuova struttura porta con sè tecnologie, avanzamenti innovativi e nuove discipline. E’ chiaro che noi lavoriamo per fare di Palermo un centro di eccellenza, tenuto conto che in ambito universitario siamo in questo momento l’hub nazionale della medicina di precisione, che oggi rappresenta quanto di più avanzato esista in tema oncologico e malattie rare. C’è un percorso di ricerca correlato a quello dell’assistenza che prelude a momenti molto importanti”.

– foto xd6/Italpress –
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Takeda Italia, Alessandra Fionda nominata Medical & Regulatory Head

ROMA (ITALPRESS) – Takeda Italia annuncia la nomina di Alessandra Fionda a Medical & Regulatory Head di Takeda Italia. “Sviluppo e innovazione sono tra le parole chiave dell’area che da sempre offre un contributo valoriale e significativo per il sistema salute”, si legge in una nota. Alessandra Fionda guiderà il team Medical & Regulatory, mettendo a disposizione, sostenuta dall’expertise del suo Team, il supporto scientifico ed organizzativo necessario alle Business Units, alla Direzione Patient-Value & Access e a tutte le funzioni aziendali.
“E’ nelle sinergie che troviamo il nostro punto di forza – sottolinea Alessandra Fionda -. Riconoscere il ruolo delle collaborazioni esterne ed interne all’azienda, intercettando precocemente le esigenze degli stakeholder, a supporto di tutti i protagonisti dell’ecosistema salute, è uno degli obiettivi che mi pongo. Le nuove tecnologie e la trasformazione digitale saranno la chiave per evolvere nella generazione di evidenze in modo innovativo e rapido, consapevoli che purtroppo i pazienti non possono aspettare. Questo senza tralasciare il ruolo delle persone e il loro contributo a supporto della comunità scientifica, dei pazienti e dei loro caregiver – al centro di ogni nostra azione e pensiero strategico”.
Alessandra Fionda è medico, specialista in Psicologia Clinica e Psicoterapia; il suo percorso in ambito farmaceutico è iniziato come Medical Advisor Hemophilia presso Pfizer e proseguito attraverso un’esperienza quasi ventennale in Takeda, dopo essere entrata come Therapeutic Area Manager nel 2004. Da allora, ha assunto ruoli di crescente responsabilità fino a ricoprire il ruolo di Oncology Medical Affairs Head nel 2019, contribuendo al successo delle strategie di pre-lancio e lancio di farmaci che hanno cambiato il paradigma di trattamento di alcuni tumori. Ha lavorato in sinergia con il Global Medical Team di Takeda Oncology allo sviluppo della pipeline oncologica, tramite l’identificazione dei gap clinici e la costruzione di rapporti di collaborazione con la comunità scientifica nelle attività di ricerca clinica.
Nel suo nuovo ruolo, Alessandra Fionda entrerà a far parte del Leadership Team di Takeda Italia, confermando la direzione strategica del Medical Affairs e accelerando, a livello locale, l’evoluzione e la crescita dei Global Brands Takeda, attraverso una solida partnership con tutti gli stakeholder coinvolti.
“Takeda è da sempre al fianco della comunità scientifica, dei pazienti e delle loro famiglie, possiede al suo interno valori antichi che sanno guardare e guidare il futuro – afferma Annarita Egidi, Amministratore Delegato di Takeda Italia – “la nomina di Alessandra Fionda rappresenta una direzione ben definita, tracciata da credibilità, know-how e solidità che un’azienda come Takeda sa di poter garantire”.

– foto ufficio stampa Takeda Italia –

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Tumore al seno, racconti e foto aiutano le donne nel percorso di cura

MILANO (ITALPRESS) – Sensibilizzare sul tema della prevenzione a partire dall’esperienza di donne protagoniste di storie di malattia e rinascita. E’ l’obiettivo del progetto “Sorrisi in Rosa” di Humanitas che ha commissionato a Cremit, Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Innovazione e alla Tecnologia dell’Università Cattolica, una misurazione degli effetti della narrazione – con foto e racconti – sui percorsi di cura delle donne. Oggi i due partner hanno presentato in Cattolica i primi risultati della ricerca durante il convegno “Raccontare la malattia per sostenere la cura. Rileggere la prevenzione in chiave digitale” cui hanno partecipato, tra gli altri, Rosanna D’Antona, presidente Europa Donna Italia, e Gerry Scotti, testimonial delle campagne di salute della donna di Humanitas.
Il progetto di prevenzione senologica “Sorrisi in Rosa” è nato sette anni fa da un’idea dei senologi di Humanitas in collaborazione con la fotografa Luisa Morniroli e la scrittrice Cristina Barberis Negra, entrambe ex pazienti, e ormai coinvolge oltre 100 donne da Torino a Catania, da Milano a Bergamo e Varese. Sono loro le protagoniste della mostra fotografica “Sorrisi in Rosa” che veste le sale d’attesa di tutti gli ospedali e dei centri medici Humanitas italiani, e ora inaugurata anche nell’atrio dell’aula Pio XI in Università Cattolica. Alle foto si aggiungono racconti sul sito, un libro (Sorrisi in Fiore), podcast ed eventi di prevenzione, in collaborazione con Fondazione Humanitas per la Ricerca.
Alla mostra fotografica Cremit ha associato un QR code che porta a un questionario anonimo, con circa trenta domande personalizzate a seconda delle prime risposte che hanno suddiviso le partecipanti in donne già testimonial dell’iniziativa, pazienti inserite in un percorso di cura o di diagnosi/prevenzione, accompagnatori e familiari.
“Sono figlio di una generazione, quella del dopoguerra – ha detto Gerry Scotti durante la presentazione dello studio – in cui le donne non parlavano della malattia per vergogna, nemmeno in famiglia. Quella generazione ha patito il tenersi dentro di sè questa condizione. Oggi siamo qui per raccontare la malattia per sostenere la cura: raccontandosi, le donne di “Sorrisi in Rosa” hanno aiutato chi fa Ricerca e migliora la clinica e la chirurgia. E raccontandosi con il sorriso sulle labbra aiutano altre donne a guarire”.
Da ottobre a dicembre 2022 sono stati raccolti oltre 400 questionari (i cui rispondenti sono per il 68% pazienti, per il 23% testimonial e per il 9% caregiver). L’evidenza principale emersa è che “Sorrisi in Rosa” è in grado di accompagnare le donne che diventano testimoni dalla diagnosi alla conclusione delle cure attive.
Dalla ricerca curata da Cremit con la supervisione della coordinatrice Simona Ferrari, docente di Didattica generale in Università Cattolica, si evince che le donne hanno definito l’esperienza della malattia e della cura vissute con tre parole: forza, coraggio e positività. “L’importanza dello studio – conclude il professor Mantovani – è legata al fatto che permetterà, grazie alle fasi successive, di chiarire la relazione esistente fra i diversi livelli di anticorpi e la resistenza al virus, aiutandoci a definire la quantità di anticorpi necessaria per avere una protezione efficace ‘sul campò. Inoltre, permetterà di capire quanto durano la risposta e la memoria immunologica e, quindi, l’eventuale protezione”.
In particolare, le forme narrative più apprezzate dalle pazienti sono le fotografie (26% e il sito (12,5%). Inoltre, la maggior parte delle donne ha dichiarato che queste forme narrative hanno dato loro fiducia (4,57 su un punteggio di 6), che è possibile riuscire a superare tutto (4,49 su 6), che si sono sentite meno sole (4,43 su 6), che hanno sentito di avere speranza (4,47 su 6).
Le testimonial del progetto che si sono raccontate l’hanno fatto, dando un senso alla malattia, per incoraggiare le donne a partecipare allo screening (23%), per far vedere che è possibile riuscire a superare la malattia (17%), per contribuire alle azioni di prevenzione (17%) o per portare il proprio punto di vista sull’esperienza di cura (10%). Per queste donne raccontare la propria storia è stato un modo per far emergere le emozioni (4,46 su 6), elaborare le emozioni (4,41 su 6) o condividere i ricordi (4,26 su 6).
“La richiesta di Humanitas di valutare il progetto “Sorrisi in rosa”, è stata un’occasione per misurare l’impatto della narrazione e i suoi linguaggi durante il percorso di accompagnamento delle donne in cura o in screening del tumore al seno – ha dichiarato Simona Ferrari, coordinatrice della ricerca -. In un momento di crisi in cui l’imprevisto porta nella vita di una donna, fragilità e impotenza, la narrazione entra in scena come un elemento in grado di aiutare l’individuo a definirsi come soggettività dotata di scopi e intenzionalità, di organizzare l’esperienza, rielaborarla e modificarla e di condividerla. Grazie a un approccio centrato sulla paziente le donne riescono e a raccontare, dando così un senso alla malattia, e ad incoraggiare e sostenere gli altri mettendo a disposizione la propria storia”.
“Questa collaborazione, di cui siamo molto felici, ci aiuta ad affrontare scientificamente i benefici di un progetto complementare alle cure mediche, nato grazie all’energia delle donne che lo hanno inventato e che, anno dopo anno, riescono a coinvolgere altre compagne di viaggio – spiega Corrado Tinterri, direttore Breast Unit IRCCS Istituto Clinico Humanitas e Humanitas San Pio X -. E’ importante continuare a parlare di tumore del seno: con circa 60mila nuovi casi all’anno, si conferma la neoplasia più frequente a tutte le età. Grande attenzione va dedicata alle donne under50, tenendo anche conto dei controlli saltati per la pandemia che si stanno traducendo in una maggiore gravità delle diagnosi che arrivano in ospedale. Anche la Commissione Europea alla Salute ha definito la lotta al tumore al seno il primo obiettivo di cui dovremo occuparci a livello internazionale. Questo ci dice che dobbiamo continuare ad investire in prevenzione, diagnosi precoce e Ricerca”.
“Le donne di Sorrisi in Rosa sono preziose alleate dei medici – continua Alberto Testori, direttore associato Breast Unit IRCCS Istituto Clinico Humanitas e Humanitas San Pio X – perchè sono un esempio di coraggio e di forza. Tutti insieme vogliamo sensibilizzare le giovani a partire dai 30 anni a sottoporsi ad una visita senologica annuale e a una ecografia mammaria indipendentemente dalla familiarità, e diffondere l’importanza delle Breast Unit. Questi centri costruiti attorno alle esigenze delle pazienti e al tipo di percorso che devono fare, garantiscono approcci multidisciplinari e personalizzati, capaci di ridurre la mortalità per tumore al seno di circa il 20%”.
La ricerca di carattere sociale e media-educativa si affianca ai progetti scientifici in corso in Humanitas per migliorare diagnosi, terapia medica e chirurgia in Oncologia senologica.

– foto f01/Italpress –
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Lega Navale e Arnas Garibaldi di Catania varano progetto “Vela & Salute”

POZZALLO (RAGUSA) (ITALPRESS) – Parte da Pozzallo, domani, l’evento VELA & SALUTE, organizzato dalla Lega Navale Italiana in collaborazione con il Dipartimento Materno-Infantile dell’Arnas Garibaldi di Catania.
“Il progetto – si legge in una nota – si pone l’obiettivo di una navigazione a vela con imbarcazioni, già sequestrate dall’Autorità Giudiziaria alla delinquenza organizzata e consegnate alle sedi periferiche della Lega Navale Italiana, che ritrovano una nuova identità nella legalità, nella prevenzione sanitaria, nella solidarietà ed inclusione per un mare senza barriere”. “L’attività marinaresca, che si svolgerà lungo la costa della Sicilia Orientale – sottolinea la nota -, è destinata ad Enti ed Associazioni che curano varie disabilità e che troveranno nella presenza delle imbarcazioni della Lega Navale Italiana in ciascuna sede un momento di condivisione ed inclusione nello spirito di un mare senza barriere di ordine economico, fisico e sociale. In particolare, quest’anno l’attenzione è puntata sulla prevenzione della Talassemia nonchè la diffusione della cultura della donazione del sangue”.
Dopo la partenza dal porto di Pozzallo, che sarà preceduta da una breve cerimonia, le imbarcazioni faranno tappa a Marzamemi, Siracusa, Augusta, Catania, Riposto, Messina, Milazzo, Lipari ed Acitrezza, per un vero e proprio tour socio-solidale che si concluderà il 30 maggio.
Il 19 maggio, in occasione della tappa catanese, gli equipaggi della flottiglia si fermeranno all’Arnas Garibaldi per un convegno sulle Emoglobinopatie dal titolo “La prevenzione va in porto”, con la responsabilità scientifica di Roberta Sciortino, ematologa dell’Unità di Talassemia dell’Arnas Garibaldi, che vedrà la partecipazione di illustri relatori quali Maria Domenica Cappellini, dell’Università Cà Granda di Milano, Raffaella Origa, Presidente della Società Italiana Talassemia ed Emoglobinopatie (SITE), Lucia De Franceschi, dell’Università di Verona, Giovanna Russo, dell’Università di Catania, Gianluca Forni, Presidente della Fondazione FORANEMIA, nonchè Aurelio Maggio, Direttore dell’Ematologia dell’ospedale Cervello di Palermo.
A ricevere gli ospiti saranno il Commissario Straordinario dell’Arnas Garibaldi, Fabrizio De Nicola, e il Delegato per la Sicilia orientale della Lega Navale Italiana, ammiraglio Agatino Catania. Tra i saluti istituzionali sono previsti gli interventi di Claudio Pulvirenti, Direttore dell’USMAF della Regione siciliana, Giuseppe Giammanco, Direttore sanitario dell’Arnas Garibaldi, Francesco Di Raimondo e Martino Ruggeri, rispettivamente Direttore della Scuola di Specializzazione di Ematologia e Direttore della Scuola di Specializzazione di Pediatria dell’Università di Catania, quelli di Giuseppe Ettore, Direttore del Dipartimento Materno-Infantile dell’Arnas Garibaldi e quelli di Roberto Lisi, Responsabile dell’Unità di Talassemia della stessa Azienda Ospedaliera.
foto ufficio stampa Arnas Garibaldi di Catania
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Ambiente e rischio sanitario sempre più correlati

ROMA (ITALPRESS) – Il Convegno Nazionale ‘Curare è prendersi curà organizzato da AIL dal titolo ‘Impatto ambientale e rischio sanitariò è giunto quest’anno alla sua terza edizione e si è svolto a Roma presso il Centro Congressi Roma Eventi – Fontana di Trevi. Nel corso dell’incontro AIL ha esplorato le correlazioni esistenti tra le esposizioni agli inquinanti ambientali e le possibili conseguenze sulla salute dei cittadini.
Sono emersi due dati su tutti: dall’ultimo rapporto EIONET e EEA (2022) l’Italia, dopo Francia e Germania, è il paese con il più alto numero di decessi in Europa attribuibili all’inquinamento ambientale, con 59.641 decessi prematuri; il 6° rapporto SENTIERI, Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento promosso dall’Istituto Superiore di Sanità, che fotografa lo stato di salute, l’ospedalizzazione e la mortalità della popolazione presente sul territorio italiano relativamente a 46 siti contaminati di interesse nazionale e regionale, registra 1.409 decessi in età pediatrica-adolescenziale e 999 tra i giovani adulti nei 46 siti analizzati.
I lavori del Convegno AIL si sono articolati in tre ampie sessioni, una mattutina e due pomeridiane, che hanno affrontato il tema della salute e dell’ambiente da differenti prospettive: la prima dedicata al rischio ambientale, la seconda agli effetti ambientali sulla salute e l’ultima parte dedicata al benessere e alla qualità della vita.
‘Da parte di AIL non poteva venir meno l’attenzione all’ambiente proprio a causa delle sue ripercussioni sulla salute. – dichiara Pino Toro, Presidente Nazionale AIL – La crisi ambientale è il risultato anche di un importante aumento di fonti inquinanti sia nell’aria che negli altri ambienti. La disponibilità di dati scientifici e studi relativi alle relazioni tra inquinamento ambientale e salute a livello nazionale e internazionale dovrebbero condurre a urgenti azioni e normative politiche in materia di regolamentazione della tutela ambientale, sicurezza alimentare, tutela sanitaria e all’immissione di sostanze tossiche sull’ambiente e nel cibo. – continua il Presidente AIL – La normativa europea in materia ambientale è probabilmente la più avanzata al mondo e dovrebbe essere recepita dall’Italia più celermente ai fini di una maggior tutela del diritto alla salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e all’Ambiente. Sul piano della salute, infatti, non è sufficiente agire sull’aspetto della cura dei tumori, ma è necessario intervenire sui fattori di rischio, ovvero sulla prevenzione e sulla tutela della salute, quale strumento per costruire società e comunità che siano in salute.’
Dopo l’intervento di apertura di Pino Toro, Presidente Nazionale AIL e i saluti istituzionali del professore Franco Locatelli, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, la prima sessione, dedicata al rapporto tra salute e rischio ambientale, si è aperta con l’intervento di Massimo Scalia, fisico-matematico del Dipartimento di Matematica dell’Università Sapienza di Roma sugli effetti di lungo termine dell’esposizione ai campi elettromagnetici. La giornata è proseguita con gli interventi di Emanuela Piervitali, Responsabile della sezione di climatologia operativa di ISPRA – Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale sullo stato e il trend del clima in Italia; Ivano Iavarone del Dipartimento Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità ha trattato il profilo di salute dei bambini, adolescenti e giovani che risiedono nei siti contaminati, con un focus sul 6° Rapporto SENTIERI; Nino Tarantino, Sub Commissario per la realizzazione degli Interventi necessari all’adeguamento alla normativa vigente delle Discariche abusive presenti sul territorio nazionale ha relazionato sul ruolo delle bonifiche ambientali; mentre Giorgio Cattani, Responsabile della sezione monitoraggio della qualità dell’aria di ISPRA sull’analisi storica dell’inquinamento atmosferico in Italia, con un focus sul benzene aerodisperso; per chiudersi con l’intervento di Maria Lodovica Gullino, Professore ordinaria di Patologia vegetale dell’Università di Torino che ha relazionato sulla sicurezza alimentare e degli effetti climatici sulla salute delle piante in un’ottica di salute circolare.
La prima sessione si è conclusa con la testimonianza di tre sezioni provinciali AIL provenienti da alcuni dei territori italiani particolarmente esposti al rischio ambientale. In particolare, hanno portato la loro testimonianza Giuseppe Navoni AIL Brescia, Valeria Rotoli AIL Napoli e Patrizia Casarotti AIL Taranto.
La giornata di lavori è proseguita con due sessioni pomeridiane; la prima, dedicata agli effetti ambientali sulla salute, si è aperta con l’intervento di Paolo Corradini, Direttore della Divisione di Ematologia, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – Cattedra di Ematologia, Università degli Studi di Milano e Presidente della Società Italiana di Ematologia sulle possibili correlazioni esistenti tra inquinamento, pesticidi e linfomi, per continuare con Adriano Venditti, Direttore U.O.C. Ematologia Fondazione Policlinico Tor Vergata di Roma su Leucemia acuta e ambiente; Vincenzo Pavone, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Ematologia e Trapianto di Cellule Staminali Emopoietiche presso l’Azienda Ospedaliera Cardinale Panico di Tricase ha parlato del rapporto tra attività lavorativa e ambiente come rischio aggiuntivo per le patologie onco-ematologiche; Elena Campione, Medico SIMA – Società Italiana Medicina Ambientale e Professore Associata di Dermatologia dell’Università di Roma Tor Vergata sulle sfide per la salute umana e del pianeta e per una migliore integrazione tra salute e ambiente; per concludersi con Lucia Bisceglia, Presidente AIE – Area Epidemiologia e Care Intelligence di AReSS Agenzia Strategica Regionale per la Salute e il Sociale Puglia che ha fatto il punto sulle evidenze del 6° Rapporto SENTIERI.
Con questo Convegno, patrocinato da Roma Capitale, AIEOP Associazione Italiana Ematologia Oncologia Pediatrica, Fondazione GIMEMA Gruppo Malattie Ematologiche dell’Adulto, FIL-Fondazione Italiana Linfomi, GITMO Gruppo Italiano per il Trapianto di Midollo Osseo, SIE Società Italiana Ematologia e SIES Società Italiana Ematologia Sperimentale, l’Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma ha voluto contribuire alla promozione della conoscenza scientifica sul rapporto tra salute e ambiente, e in particolare fare luce sui fattori ambientali e sociali, economici e industriali, che incidono sull’insorgenza di malattie come i tumori del sangue, incoraggiando strategie di tutela e cura dello stato di salute.
L’ultima sessione del pomeriggio dedicata al benessere e alla qualità della vita è stata introdotta da Aurelio Angelini, Professore Ordinario di Sociologia dell’Ambiente e del Territorio dell’Università di Enna Kore. ‘Un sano stile di vita migliora la nostra salute e aiuta a previene le principali patologie del nostro tempo. Bisogna considerare l’organismo nella sua interezza con lo scopo di favorire l’equilibrio interiore. – rileva Aurelio Angelini- La malattia è uno squilibrio tra fattori sociali, personali ed economici, e cause biologiche. Fra i fattori che provocano la malattia vi sono la paura, le tensioni emotive, gli agenti tossici presenti nell’aria, nel cibo e nell’acqua, l’eccesso di alcolici e di grassi alimentari, la carenza di esercizio fisico e di sufficienti periodi di riposo. Per queste ragioni è indispensabile agire su diversi piani per mantenere l’equilibrio tra individuo e ambiente in modo da realizzare un’efficace strategia di prevenzione e benessere.’
La sessione si è aperta con l’intervento di Marco Vignetti, Presidente GIMEMA e Vicepresidente Nazionale AIL che ha trattato il tema delle strategie per la qualità di vita e la prevenzione delle riprese di malattia; sono poi intervenuti Andrea Pezzana, Direttore SC Nutrizione Clinica – ASL Città di Torino su cibo, ambiente e salute, e promozione di uno stile di vita salutare e sostenibile; Giuseppe Onufrio, Direttore Esecutivo Greenpeace Italia sul ruolo dell’associazionismo ambientale nella tutela dell’ambiente; Paolo Guarnaccia, Docente di Agricoltura biologica presso il Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania sul sistema agroalimentare sostenibile per la salute dell’uomo e del pianeta; Franco Andaloro, Coordinatore Sicilia Cluster Tecnologico Nazionale Blue Italian Growth su sostenibilità ambientale della produzione ittica, salubrità del pescato e sicurezza alimentare; per chiudersi con Andrea Minutolo, Responsabile scientifico Legambiente sulla qualità dell’aria e il ruolo dell’associazionismo.
Il Convegno ha analizzato le possibili cause responsabili della crescente mortalità da tumori in Italia, una tendenza che negli ultimi decenni ha iniziato a crescere anche a livello globale. I tumori sono, infatti, la seconda causa di morte al mondo, con l’Italia che in Europa risulta essere tra i paesi con il maggior numero di morti premature attribuibili all’inquinamento, in particolare a quello atmosferico e da esposizione a campi elettromagnetici. Un numero che trova una forte correlazione, come ben si evince dal 6° Rapporto SENTIERI, con i 46 siti contaminati collocati in diverse parti del Paese, dal bacino padano alle zone dell’entroterra del centro e sud d’Italia.
Negli ultimi anni ci sono state numerose evidenze scientifiche che hanno messo in luce la forte correlazione tra fattori ambientali e salute umana e non umana, come quella di animali e piante, che contribuisce ad accrescere l’impatto sulla mortalità e la morbilità; un tema che AIL con questo Convegno ha voluto portare al centro del dibattito tra Associazioni e con le Istituzioni, per tirarlo fuori dalla marginalità a cui spesso, purtroppo, è ancora relegato nel dibattito pubblico del nostro Paese. AIL intende rafforzare il dibattito sul tema della salute anche sul piano istituzionale, incoraggiando l’adozione di opportune strategie per la tutela della salute e degli ecosistemi, in base ai principi e ai diritti contenuti negli articoli 9 e 32 della nostra Carta costituzionale.
Il titolo del Convegno Nazionale AIL ‘Curare è prendersi curà vuole, infatti, sottolineare la necessità di avere punti di vista plurali e intersettoriali funzionali all’adozione di approcci complessi, guardando alla cura come approccio proattivo costituito dal prendersi cura per migliorare le condizioni e la qualità della vita dei cittadini, senza ridurla alla sola ed essenziale cura medica.

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