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Da Qwince piattaforma digitale per migliorare l’aderenza alle terapie

PALERMO (ITALPRESS) – A pochi giorni dalla Giornata Mondiale della Salute, Qwince ha lanciato oggi la nuova piattaforma digitale PuntoFarma per la gestione della cronicità. Della soluzione tecnologica e dei suoi vantaggi parla in un’intervista all’Italpress Gianmarco Troìa, amministratore delegato di Qwince.
“La pandemia ha sottoposto i pazienti cronici e tutti gli operatori sanitari coinvolti nel processo di prevenzione, assistenza e cura ad uno stress particolare ed è proprio a loro che ci rivolgiamo con PuntoFarma – spiega -. Rendendo l’utilizzo della tecnologia ancora più indispensabile nell’ambito sanitario, l’emergenza Covid ha aumentato le aspettative dei pazienti rispetto a servizi a cui si richiede oggi di integrare un livello di innovazione più elevato che in passato. Se durante la pandemia, da un lato, sono diminuite le prestazioni sanitarie, dall’altro sono cresciute nuove forme di interazione a distanza tra personale sanitario e paziente, e gli strumenti tecnologici hanno dimostrato di poter essere di concreto supporto a tutti gli interlocutori coinvolti”.
“Secondo i dati ISTAT 2022, 4 italiani su 10 soffrono di almeno una delle principali patologie croniche e 2 su 10 dichiarano di essere affetti da due o più malattie croniche, tra le quali le più diffuse sono l’ipertensione (18,8%), l’artrosi (14,8%), le malattie allergiche (11%), l’osteoporosi (7,8%), il diabete (6,3%) e la bronchite cronica e l’asma bronchiale (5,7%) – sottolinea l’AD di Qwince -. Oltre a causare un alto tasso di mortalità, le malattie croniche possono essere particolarmente invalidanti ed avere un lungo decorso che richiede assistenza, diagnosi e cure continuative e crediamo fortemente nell’importanza di istituire una rete di protezione che rassicuri e accompagni il malato sia esso cronico o acuto e la sua famiglia nell’intero percorso di cura”.
“Abbiamo pensato a una soluzione che consentisse di facilitare realmente la collaborazione tra malati e operatori sanitari, con l’obiettivo di migliorare la presa in carico e il follow-up domiciliare del paziente per aumentare quindi l’aderenza alla terapia – prosegue Troìa -. PuntoFarma aiuta, infatti, il malato ad accedere con più facilità ai servizi di prevenzione, diagnosi e cura, migliorando l’aderenza alla terapia in fase cronica e acuta, e consente a organizzazioni sanitarie, strutture ospedaliere, medici, specialisti, ambulatori e farmacisti di gestire in modo più efficace ed efficiente l’erogazione dell’assistenza a distanza e in generale quindi il rapporto con il paziente. Progettata secondo il modello Connected Care, che abilita la condivisione delle informazioni dei pazienti tra tutti gli attori impegnati nel processo di cura, tra i quali i caregiver, PuntoFarma favorirà l’adozione di un approccio proattivo orientato alla Sanità di Iniziativa che verta sulla prevenzione delle patologie e sull’anticipazione delle acutizzazioni in virtù del monitoraggio attivo. La nuova soluzione è infatti stata concepita per essere uno strumento a supporto dei processi di diagnosi, prevenzione, cura continua e valutazione del livello di aderenza alla terapia”.
“Se l’obiettivo della piattaforma è quello di aiutare il paziente, molti sono i vantaggi che promette anche ad operatori, medici, ospedali e strutture sanitarie, che possono instaurare un rapporto più stretto con malati e caregiver, migliorare la prevenzione, ridurre i tempi di accesso alle prestazioni, pianificare al meglio le proprie risorse e quindi migliorare l’esperienza del paziente cronico – dice ancora Troìa -. Il paziente e il suo care caregiver possono registrarsi e accedere gratuitamente al portale PuntoFarma da qualsiasi PC, tablet o cellulare (presto anche via app) per visualizzare su un unico sistema online, tutti i dati sanitari, riepiloghi delle visite, referti, risultati d laboratorio e test, dati sulla storia medica personale e familiare, terapie e farmaci, allergie, vaccinazioni. Il sistema permette di ricevere promemoria personalizzati, attivare sessioni di teleconsulto, prenotare o confermare appuntamenti, visite, analisi ed esami. Il paziente può inoltre accedere alle proprie informazioni cliniche in formato elettronico per visualizzare risultati di laboratorio e immagini diagnostiche. PuntoFarma consente anche di monitorare i parametri vitali 24X7 attraverso dispositivi mobili connessi e condividere tutte o parte delle informazioni sanitarie personali con il circolo di cura e assistenza (medici, specialisti, infermieri, farmacisti, caregiver) in modo sicuro, rapido e semplice. E’ inoltre possibile aderire a programmi di screening, ricerca, sensibilizzazione e coaching sanitario”.
“Grazie alle impostazioni delle soglie di attenzione da parte dei sanitari, il sistema implementa, grazie a un motore di intelligenza artificiale, un “early warning” finalizzato a prevenire o intercettare acutizzazioni o degenerazioni nello stato di salute del paziente – spiega l’AD & CEO di Qwince -. La piattaforma è infatti composta da quattro moduli che consentono di migliorare l’esperienza del paziente, ma anche la comunicazione e lo scambio di informazioni, l’efficienza dei servizi sanitari e la personalizzazione delle cure e delle terapie. Il modulo .PRENOTAZIONI permette di organizzare l’accesso ai servizi sanitari in presenza o in modalità virtuale, .TERAPIA abilita la raccolta e condivisione di tutte le informazioni sanitarie del paziente garantendo la sicurezza dei dati e della privacy, .SCREENING aiuta gli operatori sanitari a istaurare e mantenere una relazione continua con i pazienti grazie al follow up e al monitoraggio con dispositivi medici da remoto, .TELECONSULTO è un canale di comunicazione stabile e sicuro tra medico e paziente”.
“a piattaforma PuntoFarma è pensata per essere interoperabile con il Fascicolo Sanitario Elettronico e conforme ai requisiti del regolamento europeo per i dispositivi medici (MDR) e ai più stringenti standard di sicurezza e privacy (GDPR e HIPAA). L’azienda che ha sviluppato PuntoFarma – Qwince – certificata ISO13485 (per la progettazione e la realizzazione di dispositivi medici software, è nata nel 2007 all’interno di ARCA, incubatore di impresa dell’Università di Palermo e vanta una consolidata esperienza e una forte conoscenza nel settore della tecnologia al servizio della Sanità digitale. Conclude Troìa: “Abbiamo fatto dell’idea di rendere il settore sanitario italiano più accogliente e innovativo la nostra mission fornendo soluzioni all’avanguardia e al tempo stesso personalizzabili. Pur essendo estremamente semplice da utilizzare, PuntoFarma utilizza infatti alcune tra le più sofisticate tecnologie del momento, quali Internet of Medical Things, algoritmi di Machine Learning e intelligenza artificiale”.

– foto ufficio stampa Qwince –

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Alfasigma,Gelpi corporate communication&institutional relations director

ROMA (ITALPRESS) – Passaggio al farmaceutico per Simona Gelpi che, da aprile, è corporate communication & institutional relations director di Alfasigma, rispondendo direttamente all’ad Francesco Balestrieri.
Dopo essersi laureata in Scienze della Comunicazione e corsi presso SDA Bocconi e UCL, Gelpi ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità in società tra cui Pirelli, Carrefour, Autogrill e Barilla. Si è occupata di comunicazione corporate, istituzionale, digitale e finanziaria.
Ha gestito relazioni con stakeholder differenti: giornalisti, business partner, clienti, azionisti, associazioni e organizzazioni governative e non, sia italiani che internazionali, gruppi di interesse e comunità locali anche in situazioni di crisi coordinando team internazionali e gestendo progetti di comunicazione su più mercati.
-foto: Simona Gelpi –
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Trapianti, gli studenti palermitani imparano “la cultura del dono”

PALERMO (ITALPRESS) – Recuperare il terreno perduto a livello di donazioni, soprattutto di fronte all’efficienza dei centri trapiantologici, passa principalmente da due binari: istituzione di tavoli tecnici da una parte, cura dei termini con cui l’informazione viene trasmessa alla popolazione dall’altra. Due aspetti fondamentali per fronteggiare le difficoltà di una Sicilia che presenta numeri bassissimi per quanto riguarda le donazioni: così il convegno organizzato al Convitto nazionale Giovanni Falcone, dal titolo “Donazione e trapianto di organo: l’importanza della cultura del dono”, punta a dare nuova linfa a un tema così delicato scegliendo gli studenti come primi interlocutori, puntando sulla loro maggiore sensibilità.
L’evento, promosso congiuntamente da Convitto e Policlinico, è articolato in due fasi: la prima riguarda una riflessione collettiva sulla necessità di implementare le donazioni, la seconda sul confronto diretto tra studenti ed esperti della materia (medici e psicologi).
I ragazzi hanno inoltre ascoltato due testimonianze di rilievo: quella di Francesca Licari, che ha ricevuto un trapianto di rene, e quella di Gaspare Muratore, padre di un giovane donatore di organi di nome Marco.
All’appuntamento, aperto dalla riflessione della rettrice del Convitto Cettina Giannino, hanno preso parte il commissario di Stato per la Regione Ignazio Portelli, il rettore dell’Università di Palermo Massimo Midiri, il commissario straordinario per il Policlinico Salvatore Iacolino, il coordinatore del Centro regionale trapianti Giorgio Battaglia, il presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo Toti Amato, il presidente Ersu Michele D’Amico e il direttore Ismett Angelo Luca.
Il presidente della Regione Renato Schifani ha sottolineato in un messaggio come ci sia “ancora molto da fare sul tema delle donazioni. Il primo aspetto su cui lavorare è la consapevolezza: solo con informazioni corrette si può fare sensibilizzazione”. Gli fa eco Giannino, secondo la quale “il coinvolgimento dei ragazzi è fondamentale affinchè prendano decisioni coerenti per il proprio benessere. Il dono è cura di se stessi e dell’altro ed è sempre stato al centro della relazione educativa”.
Uno dei problemi per cui la Sicilia non segue la lunghezza d’onda di altri territori, oltre alla scarsa informazione, è per Portelli “la disconoscenza di queste opportunità a causa di un’organizzazione non sempre ottimale dei Comuni, soprattutto quelli più grandi. In tal senso puntiamo a operare un’inversione di rotta nel minor tempo possibile”.
Secondo Midiri è fondamentale invece “sviluppare un’empatia con i parenti della persona deceduta e convincerli dell’importanza di salvare una vita e portare avanti un percorso esistenziale. Il trapianto è un segno di civiltà e di partecipazione a una comunità, ma ancora oggi gli ospedali non sempre danno la giusta informazione ai congiunti di chi deve cedere gli organi”. Anche l’Università punta a dare un contributo in tal senso soprattutto, spiega il rettore, “in chiave di formazione con corsi specifici e Master, coinvolgendo tanto la facoltà di Medicina quanto quelle umanistiche: nella cultura della donazione la componente psicologica è fondamentale”.
Uno dei modi per tentare di fare rete è il progetto ‘Conoscere per donarè, attuato dal Policlinico con lo scopo di rafforzare la cultura della donazione attraverso il coinvolgimento di realtà come Centro regionale trapianti, Università, Ordine dei Medici, Comune e Regione. Il passo successivo, spiega Iacolino, è rivolgersi “a tutti quei soggetti che vogliano dare il proprio contributo, partendo da scuole e amministrazioni comunali”.
A stupire, evidenzia Battaglia, è il paradosso secondo cui “le donazioni in Sicilia non sono all’altezza di una rete trapiantologica nazionale che è la prima d’Europa. Donare deve essere un gesto naturale: partiamo dalla scuola per formare le nuove generazioni e di conseguenza le loro famiglie, ma ci rivolgiamo anche a ordini professionali e religiosi”. In tal senso il 16 aprile, per la Giornata nazionale della donazione, la Chiesa manderà un messaggio a favore di un tema così importante ma allo stesso tempo così sottovalutato.
Sulla difficoltà nel convincere una fetta ampia di popolazione pesa soprattutto la prevalenza, in Sicilia come in altre regioni del centro e del Sud, della ‘cultura del mortò su quella del dono. “A incidere sono principalmente fattori culturali antichi, secondo cui il defunto non va toccato: quello di cui pochi si rendono conto è che donare gli organi dà la vita e che quindi tale cultura va implementata”, spiega Amato.

– foto Italpress –
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Sanità, Cittadini (Aiop) “Da Gimbe numeri sbagliati”

ROMA (ITALPRESS) – “Gimbe lancia il Piano per il rilancio del Servizio Sanitario Nazionale: peccato che i numeri siano sbagliati. Non è vero, ad esempio, che in 10 anni gli ospedali di diritto privato sono raddoppiati; al contrario, a prescindere dalla classificazione utilizzata, le strutture accreditate sono diminuite. Se è vero che, nel 2011, l’Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale registrava 525 strutture (così come riportato dalla Fondazione), esse sono, tuttavia, diminuite a 484 nel 2021 e, sicuramente, non aumentate a 995 come, invece, dichiarato a mezzo stampa da Gimbe”. Barbara Cittadini, presidente nazionale dell’Associazione Italiana Ospedalità Privata (Aiop) commenta così i dati diffusi da Gimbe per la 15a Conferenza Nazionale della Fondazione.
“L’Annuario censisce come private le sole “Case di cura”, assimilando gli IRCSS, gli Ospedali classificati, i Policlinici privati, le Fondazioni e gli Istituti presidio della Asl alle strutture pubbliche. Ma anche considerando la componente di diritto privato nel suo complesso, siamo ben lontani dai numeri di Gimbe: in base ai più recenti Open Data del Ministero della Salute, infatti, le strutture accreditate del SSN sono 612 nel 2011 e 566 nel 2020. Allo stesso modo rileviamo – prosegue Cittadini – forti imprecisioni nella stessa identificazione delle strutture riabilitative: il dubbio è che, come per le strutture per acuti, siano stati scambiati i dati relativi al totale delle strutture (1.154 tra pubbliche e private accreditate) con quelli relativi alle sole strutture di diritto privato (902)”.
“Con queste premesse, ogni conclusione è falsata.
A quanto sopra si aggiunga la costante confusione sul vero doppio binario del sistema, che non è quello interno al SSN – nel quale la componente di diritto privato svolge una funzione pubblica, analogamente alla componente di diritto pubblico – ma quello esterno allo schema universalistico e solidale di sanità, nell’ambito del quale il paziente paga le prestazioni sanitarie, sia che ricorra al privato non accreditato sia che usufruisca dell’intramoenia , ossia quel “privato puro” erogato dalle strutture pubbliche, in spazi pubblici, finanziati con i soldi dei contribuenti italiani attraverso la fiscalità generale – conclude Cittadini -. Partiamo da una corretta lettura dei dati e della natura e articolazione del Servizio Sanitario Nazionale se l’obiettivo è davvero quello di salvarlo”.

– foto ufficio stampa Aiop –

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Giuseppe Capodieci eletto presidente nazionale dei radiologi

ROMA (ITALPRESS) – Il Consiglio nazionale del sindacato Area Radiologica SNR riunito a Roma nella Sala del Cardello ha eletto stamani nuovo presidente Giuseppe Capodieci.
Di storica famiglia siracusana Capodieci, medico radiologo, è dal 2011 direttore del Dipartimento di Scienze Radiologiche ASP di Siracusa, ma già dal 1999 dirigeva unità complesse di radiologia. “Sono orgoglioso di rappresentare i collegi radiologi e la loro specifica identità, caratteristica principale del nostro sindacato”, ha commentato Capodieci.
Capodieci, come ricorda il segretario nazionale SNR Fabio Pinto, “vanta una grandissima esperienza sindacale, maturata sia sul territorio, sia come segretario regionale SNR della Sicilia e Coordinatore del gruppo Sud del Sindacato. Esperienza e tutela delle prerogative sindacali specifiche la sua missione, mentre si discute di nuovo CCNL e di costante disapplicazione del contratto di lavoro vigente. Auguri presidente!”

– foto ufficio stampa SNR –
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Sanità pubblica, in 10 anni persi 37 miliardi

BOLOGNA (ITALPRESS) – E’ un Sistema Sanitario Nazionale in crisi quello che emerge dai dati della Fondazione GIMBE, presentati a Bologna nel corso della Conferenza nazionale.
Come evidenziato nel rapporto, nel decennio 2010-2019 sono stati sottratti al Sistema Sanitario Nazionale, tra tagli e definanziamenti, circa 37 miliardi di euro, mentre il fabbisogno nazionale è aumentato di 8,2 miliardi di euro. “Gli sprechi e le inefficienze sono all’ordine del giorno: il sovra-utilizzo di prestazione sanitarie inefficaci, le frodi, gli abusi, gli acquisti a caro prezzo e le complessità amministrative rendono l’intero SSN un gigante dai piedi di argilla”, sottolinea il rapporto. E’ in questo già fragile contesto che, nel febbraio del 2020, deflagra la pandemia di Covid-19. Gli sforzi della politica, nel triennio 2020-2022 sono stati ingenti, tanto che ad un primo sguardo sembrerebbe che la stagione dei tagli sia giunta al termine. Ma appunto, è solo un primo sguardo: la crescita di 11,2 miliardi di euro registrata in questi tre anni è stata interamente assorbita dalle esigenze della pandemia. Tanto che, nel 2022, diverse regioni rischiano di chiudere il bilancio in profondo rosso.
“Quello che emerge è un paese diviso in due – spiega Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe -, dove la differenza nella aspettativa di vita arriva ad avere uno scarto di 3,3 anni tra la Provincia Autonoma di Trento e la Campania. A rischio sono i principi costituzionali dell’uguaglianza e dell’universalità”.
“E’ un allarme lanciato anche dall’OMS che parla di bomba ad orologeria circa la sofferenza e il calo di attrattività delle professioni sanitarie riguarda tutta l’Europa – ha detto Piero Ferrante, presidente della Federazione Nazionale
degli Ordini della Professione Sanitaria di Fisioterapista (Fnofi) -. La questione riveste carattere di urgenza e richiede quindi la messa in campo di misure strategiche. La professione del fisioterapista, in controtendenza con le altre, si dimostra ad oggi ancora attrattiva e i nostri corsi di laurea continuano ad essere tra i più scelti dai giovani, ma è indubbio che il lavoro all’interno del SSN sia in forte crisi. Anche noi monitoriamo con attenzione e preoccupazione l’andamento complessivo. Per dare nuovo impulso al settore è necessario costruire veri percorsi di carriera all’interno delle aziende sanitarie, che siano in grado di riconoscere il livello di preparazione e l’ambito di specializzazione. Non è più possibile pensare che tutti facciano tutto allo stesso modo”.
“Oggi sono state evidenziate le problematiche interne al SSN, relative anche ad un potenziale default – ha detto Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo) -. Le evidenze ci dicono che il Sistema ha bisogno di essere rivisto e potenziato: è carente di risorse, le spese delle Regioni vengono difficilmente soddisfatte e, soprattutto, non ci sono risorse per i professionisti. Noi pensiamo che quest’ultimo sia un elemento essenziale per garantire le prestazioni mediche ai cittadini: il fatto che i cittadini siano costretti a rivolgersi al privato mostra quanto deficitario sia in termini di personale e quanto poco attrattivo sia il Sistema Sanitario Nazionale. Serve anche una riflessione sul Mes, le risorse potrebbero essere utili”.
Per rilanciare le politiche del capitale umano nel Ssn, secondo Anelli, è necessario un “finanziamento straordinario per i professionisti della salute, vincolando una parte delle risorse del Fondo sanitario nazionale al rinnovo dei contratti di lavoro”.
“Siamo qui per ripensare il Sistema Sanitario Nazionale. Bisogna garantire il bisogno di salute del cittadino”, ha sottolineato Teresa Calandra, presidente della Federazione nazionale Ordini dei Tecnici sanitari di radiologia medica, delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (Fno Tsrm e Pstrp). In questo senso, la prima esigenza individuata da Calandra è quella relativa “alla carenza di personale, un problema trasversale. Bisogna recuperare e rivalorizzare i professionisti sanitari affinchè ritrovino nel Sistema Sanitario Nazionale quell’appeal che oggi è venuto meno”.
“Le risorse economiche – ha aggiunto Calandra – sono fondamentali e pertanto l’implementazione del fondo sanitario destinato al fabbisogno del personale diventa una leva fondamentale non solo per le nuove assunzioni ma anche per le stabilizzazioni. Quando si parla di rilanciare il capitale umano nel Servizio sanitario nazionale – ha proseguito – non possiamo e non dobbiamo non pensare ai luoghi e all’organizzazione del lavoro. Dobbiamo ripensarli guardando in un’ottica di conciliazione tra le esigenze dei professionisti sanitari ma soprattutto guardando alle esigenze del cittadino”.

– foto Agenziafotogramma.it –

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Covid, 21.883 nuovi positivi e 156 decessi nell’ultima settimana

ROMA (ITALPRESS) – Nella settimana tra il 24 e il 30 marzo si sono registrati 21.883 nuovi casi positivi al Covid, con una diminuzione dell’1,7% rispetto alla settimana precedente, quando furono 22.256. E’ quanto emerge dalla settimanale rilevazione effettuata dal Ministero della Salute. Sono 156 i deceduti, con una variazione di -14,8% rispetto alla settimana precedente, quando furono 183. 442.819 i tamponi con una variazione di +0,2% rispetto alla settimana precedente, quando i test erano stati 442.154. Tasso di positività del 4,9% con una variazione di -0,1% rispetto alla settimana precedente (5,0%)- (ITALPRESS).

Photo Credits: www.agenziafotogramma.it

Fisioterapisti “Sulla sanità no a libri dei sogni, serve concretezza”

BOLOGNA (ITALPRESS) – Il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione Sanitaria di Fisioterapista, Piero Ferrante, ha partecipato oggi al Forum Rilanciare le politiche per il personale sanitario che si è tenuto in apertura della 13° Conferenza nazionale Gimbe a Bologna. Il tema – che in un qualche modo è sullo sfondo anche del tanto discusso “Decreto bollette”, che all’art.13 (Misure per gli operatori delle professioni sanitarie di cui all’articolo 1 della legge 1° febbraio 2006, n. 43) cancella il vincolo dell’esclusività per i dipendenti pubblici che svolgono professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione e su cui FNOFI si esprimerà nei prossimi giorni – è stato affrontato dal presidente della Federazione secondo un approccio concreto e responsabile.
“L’allarme lanciato anche dall’OMS che parla di ‘bomba ad orologerià circa la sofferenza e il calo di attrattività delle professioni sanitarie riguarda tutta l’Europa – ha esordito Ferrante -. La questione riveste carattere di urgenza e richiede quindi la messa in campo di misure strategiche. La professione del Fisioterapista, in controtendenza con le altre, si dimostra ad oggi ancora attrattiva e i nostri corsi di laurea continuano ad essere tra i più scelti dai giovani, ma è indubbio che il lavoro all’interno del SSN sia in forte crisi, pertanto anche noi monitoriamo con attenzione e preoccupazione l’andamento complessivo. Per dare nuovo impulso al settore è necessario costruire veri percorsi di carriera all’interno delle aziende sanitarie, che siano in grado di riconoscere il livello di preparazione e l’ambito di specializzazione. Non è più possibile pensare che tutti facciano tutto allo stesso modo. La nostra professione, in particolare, segue le persone durante tutto l’arco di vita ed è progredita in maniera incredibile grazie alla ricerca scientifica: riteniamo che questa competenza vada riconosciuta e sostenuta nei fatti”.
“Nello specifico del tema proposta da Nino Cartabellotta e da GIMBE, per rilanciare le politiche per il personale sanitario”, ha proseguito il presidente FNOFI, “bisogna evitare di scrivere ‘libri dei sognì, bensì operare prima di tutto affinchè il sistema salute e la società intera siano consapevoli della posta in gioco: carenza di operatori significa carenza di cure, e questo è un pericolo per tutto il Paese, una situazione che occorre in ogni modo evitare con scelte e politiche di medio-lungo periodo”. Nel suo intervento Ferrante ha presentato alla Conferenza di Bologna una serie di proposte-riflessioni che partono da una considerazione di governance: “per rilanciare le politiche del capitale umano del SSN occorre intervenire per aumentare la motivazione dei dirigenti, del middle management e dei professionisti con strumenti specifici ed anche con una valorizzazione economica adeguata, concedendo se necessario alle Regioni, l’aumento dei fondi a disposizione. Poi è indispensabile rendere davvero tangibili i percorsi di carriera nel SSN, anche attraverso un vincolo nel fondo aziendale dirigenti finalizzato all’attivazione di ruoli dirigenziali per le professioni sanitarie in maniera proporzionale al numero di operatori del comparto presenti. Da ultimo occorre Finanziare adeguatamente il CCNL affinchè le ipotesi presentate siano rese percorribili”.
Fin qui il pensiero FNOFI in una prospettiva di lungo periodo. Ma sul breve termine? Come contrastare la carenza di personale? La proposta di Ferrante qui è ampia e non tocca i temi del “Decreto bollette”: in primis occorre implementare lo strumento contrattuale dell’affidamento di incarichi ai liberi professionisti, senza intermediazioni di terzi (cooperative o società di somministrazione di personale…) che “pesano” sui costi senza alcun valore aggiunto. In contemporanea occorre “rivedere in maniera condivisa alcuni processi assistenziali, rideterminando le responsabilità in ragione delle specifiche competenze, assegnando anche alcune attività a professionisti sanitari al momento esclusi dalle stesse”. Sempre secondo Ferrante è utile generare un efficientamento e miglioramento dell’appropriatezza dei percorsi di prevenzione, cura e riabilitazione finalizzato a determinare il fabbisogno reale di professionisti nelle varie aree, in collaborazione con gli Ordini professionali e le società scientifiche”.
Ma il tema dell’attrattività riguarda da vicino anche le tematiche di formazione delle competenze ed in questo ambito il presidente FNOFI ha lanciato due suggerimenti di sistema che partono dalla necessità di “sviluppare in collaborazione con Ordini e società scientifiche, nuovi modelli di valutazione della competence professionale, aggiornati rispetto all’evoluzione dei bisogni di salute e della ricerca in ogni specifica area, rispetto ai quali orientare le politiche del personale del SSN nonchè i percorsi di formazione aziendale/regionale”. A partire da questa considerazione è importante, ha concluso Ferrante, “rivedere i percorsi formativi universitari, per implementare percorsi biennali di specializzazione, in linea con i paesi UE ed intervenire su MIUR e ANVUR per assicurare un maggior equilibrio tra strutturati e iscritti al Corso di Laurea”. Oltre a Ferrante sono intervenuti al Forum anche Filippo Anelli (FNOMCEO), Teresa Calandra (Federazione TSRM e PSTRP), Andrea Mandelli (FNOFI), Nausicaa Orlandi (FNOCS), Pierpaolo Pateri (FNOPI), Gaetano Penocchio (FNOVI) e Silvia Vaccari (FNOPO).

– foto ufficio stampa FNOFI –

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