Home Salute Pagina 96

Salute

Da terapia ultrasonica effetti anti-infiammatori sui macrofagi

PISA (ITALPRESS) – Una nuova terapia basata sulla stimolazione ultrasonica è in grado di ottenere effetti anti infiammatori sui macrofagi umani e contrastare così con più efficacia patologie in cui l’infiammazione cronica ha un ruolo rilevante. E’ questo il principale risultato di uno studio pubblicato sulla rivista APL Bioengineering e condotto dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa assieme a due aziende che producono dispositivi medicali, l’italiana BAC Technology e la francese Image Guided Therapy. La ricerca è stata realizzata nell’ambito del progetto europeo Admaiora (ADvanced nanocomposite MAterIals fOr in situ treatment and ultRAsound-mediated management of osteoarthritis), incentrato sulla cura dell’osteoartrosi, coordinato dal professore Leonardo Ricotti.
“I risultati ottenuti grazie a questo studio possono aprire la strada per il trattamento di patologie in cui l’infiammazione cronica ha un ruolo importante, quali osteoartrosi e polineuropatie”, dichiara Andrea Cafarelli, ricercatore dell’Istituto di BioRobotica e del progetto Admaiora sul fronte delle tecnologie di stimolazione non-invasive mediante ultrasuoni. Il controllo dell’infiammazione rappresenta una criticità nella gestione di diverse patologie come il cancro, le polineuropatie periferiche e l’osteoartrosi. Attualmente, in ambito clinico, i farmaci anti infiammatori non sempre sono soddisfacenti e possono causare effetti collaterali dannosi per il paziente. Per scatenare una risposta immunitaria nell’organismo umano a seguito di un’infiammazione, i primi a intervenire sono proprio i macrofagi, le cellule del sistema immunitario che danno origine a dei segnali infiammatori alla base della risposta immunitaria. La collaborazione tra l’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, BAC Technology e Image Guided Therapy ha consentito di sviluppare uno studio che si inserisce in una linea di ricerca dall’alto potenziale. I risultati, infatti, sono molto promettenti e potrebbero costituire una solida base per futuri trattamenti clinici mirati a ridurre l’infiammazione in una specifica zona dell’organismo.
(ITALPRESS).
-foto ufficio stampa Scuola Superiore Sant’Anna-

Tumori del colon-retto, nel 2022 i nuovi casi sono stati 48mila

MILANO (ITALPRESS) – I tumori del colon-retto rappresentano il terzo cancro negli uomini e il secondo nelle donne. Nel 2022 si stima che i nuovi casi siano stati 48.100, di cui 26 mila negli uomini e 22.100 nelle donne. Sono i dati dell’ultimo rapporto “I numeri del cancro in Italia”, firmato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica, che evidenzia un aumento dell’incidenza in entrambi i sessi nel 2022 rispetto al 2020. Per quanto riguarda la mortalità, nel 2021 sono stati stimati 21.700 decessi, più numerosi tra gli uomini. Attualmente la sopravvivenza netta a cinque anni dalla diagnosi è del 65% negli uomini e 66% nelle donne, con percentuali ancora migliori superati i primi dodici mesi dopo la scoperta della malattia. Questo è uno dei temi affrontati da Antonino Spinelli, responsabile Unità operativa di chirurgia del colon e retto dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano), intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“La difficoltà del tumore del colon-retto è che nella maggior parte dei casi i sintomi sono veramente molto sfumati – ha spiegato Spinelli -. Non bisogna sottovalutare le alterazioni: alcuni pazienti hanno da sempre l’intestino con determinate caratteristiche, se cambia il ritmo è un sintomo d’allarme”. Altri sintomi da tenere in considerazione sono “la presenza di sangue, muco nelle feci, stanchezza che non si giustifica in altro modo e l’incapacità di fare le stesse cose che si fanno normalmente. Tutti questi sintomi possono essere dovuti a tante cose, sono sfumati” ma bisogna tenerli in considerazione.
Per Spinelli si tratta di “uno dei tumori più diffusi in assoluto, in particolare nei giovani”. “E’ un’evidenza – ha spiegato – degli ultimi anni. Abbiamo una grossa linea di ricerca sul tumore dell’intestino nei giovani. Quello che si evidenzia è che sembra che sia una forma effettivamente differente. Gli stadi molto precoci hanno una prognosi peggiore nel giovane rispetto all’anziano. Probabilmente c’è una biologia, un’aggressività superiore da parte del tumore”.
Si parla molto dei rapporti con l’alimentazione. “E’ vero – ha affermato – che esiste una forte correlazione tra un tipo di alimentazione particolarmente ricca di grassi saturi, di origine animale, come quella americana, e una maggiore incidenza di tumori del colon-retto. In particolare viene favorita la trasformazione da polipo a tumore”.
Dal punto di vista chirurgico, c’è stata una novità che riguarda la chirurgia mininvasiva. “E’ stata una rivoluzione, più che un’innovazione. Oggi – ha evidenziato – lo standard della chirurgia colonrettale è quella mininvasiva”.
Come spiegare la chirurgia robotica sull’intestino? “La chirurgia robotica – ha detto – è caratterizzata dal fatto che esiste uno strumento che media il rapporto tra chirurgo e paziente. Nella chirurgia mininvasiva si interpone uno strumento che ha una lunghezza di circa 30 centimetri mentre in quella robotica il chirurgo può essere dall’altra parte del mondo”.
Dopo gli interventi mininvasivi la qualità della vita è migliore? “L’intervento deve essere fatto a regola d’arte in ogni caso. Chi può sottoporsi a un intervento in chirurgia mininvasiva – ha sottolineato – avrà un recupero molto più rapido, oggi quasi immediato. L’approccio è minimalista: cerchiamo di togliere tutto ciò che non è strettamente necessario e di interferire meno possibile con l’equilibrio del paziente”.
Frequentemente si parla anche della malattia di Crohn. “L’incidenza delle malattie di Crohn è in aumento in tutti i paesi sviluppati. E’ una malattia infiammatoria cronica dell’intestino – ha spiegato -, cioè una malattia nella quale l’intestino comincia a reagire con autoimmunità contro di sè, quindi genera un’infiammazione difficile da spegnere. Quando è possibile, si spegne con medicine, farmaci anche di ultima generazione. Quando non è possibile o esistono complicanze della malattia, è necessario il chirurgo”.
Per Spinelli “i rischi dell’intervento sono gli stessi per la patologia oncologica e per la malattia infiammatoria. Oggi in gran parte delle situazioni – ha aggiunto – la chirurgia non è l’ultima spiaggia ma un’opzione che il paziente considera dall’inizio”.

– foto Italpress –
(ITALPRESS).

San Marino, Ciavatta “Riforma previdenziale e assunzioni nella sanità”

ROMA (ITALPRESS) – Assunzione del personale, riforma previdenziale e ricerca. Sono solo alcuni dei temi affrontati da Roberto Ciavatta, Segretario di Stato Sanità e Sicurezza Sociale della Repubblica di San Marino, intervistato dall’Agenzia Italpress. “Nel 2022 è stata portato a casa dopo 11 anni la riforma previdenziale, questo era un intervento necessario per mettere in sicurezza ed equilibrare il sistema previdenziale; quindi, dare una garanzia di avere una copertura per le persone anche per i prossimi anni e per le generazioni future”, sottolinea Ciavatta nello spiegare come a San Marino la previdenza sia di competenza del Ministero della Sanità.
“A livello normativo uno degli elementi più importanti sono tutte le introduzioni di nuove modalità per l’assunzione e il mantenimento del personale medico, infermieristico e tecnico all’interno della struttura. Queste modifiche, che si sono perseguite nell’arco di più di un anno, hanno condotto all’assunzione di 82 nuovi operatori, perlopiù infermieri e medici all’interno della sanità sammarinese che, su un totale di organico di nemmeno 1.200 persone mostrano, a livello percentuale, numeri estremamente considerevoli. Sull’innovazione tecnologica – prosegue – abbiamo installato e sono iniziati gli interventi e le attività attorno alla chirurgia robotica, il nostro personale ha già iniziato a svolgere le attività, abbiamo fatto degli interventi anche abbastanza complessi. Abbiamo già portato la firma di alcuni accordi con note università italiane per la possibilità di avere tirocinanti e specializzandi all’interno dell’ospedale, ma anche la possibilità di avere posti per i corsi di medicina e di specialistica per gli studenti sammarinesi. Per quello che riguarda le attività di ricerca stiamo portando avanti degli incontri, sia con le università che a livello istituzionale, per favorire quanto più possibile la ricerca e la sperimentazione all’interno della struttura ospedaliera sammarinese in collaborazione con l’università”.
Infine, i rapporti con il governo italiano: “sono di contiguità, perchè siamo lo stesso territorio, e sono di assoluta cordialità. Ho avuto degli incontri con il ministro Schillaci e devo dire che c’è una rinnovata volontà di cooperare attorno a delle dinamiche delle problematiche che sono comuni, dove la risoluzione delle quali non va a vantaggio di una o l’altra realtà ma rafforza l’intero sistema nazionale, il territorio più ampio dell’Italia. Si tratta di rapporti estremamente buoni, siamo fiduciosi che questo possa condurre a ottimi risultati nel futuro”, conclude.
-foto Italpress-
(ITALPRESS).

Covid, 22.256 nuovi positivi e 183 decessi in una settimana

ROMA (ITALPRESS) – Nella settimana tra il 17 e il 23 marzo in Italia, si sono registrati 22.256 nuovi casi positivi con una diminuzione del 6,2% rispetto alla settimana precedente, quando furono 23.730. E’ quanto emerge dal bollettino settimanale diffuso dal Ministero della Salute. Sono 183 i deceduti, con una variazione di -13,7% rispetto alla settimana precedente, quando furono 212. 442.154 i tamponi effettiati, con una variazione di -2,3% rispetto alla settimana precedente (452.747). Il tasso di positività del 5,0% con una variazione di -0,2% rispetto alla settimana precedente (5,2%). (ITALPRESS).

Photo Credits: www.agenziafotogramma.it

Malattia di Fabry, lo screening neonatale una svolta per diagnosi e cura

NAPOLI (ITALPRESS) – Fare rete e puntare alla diagnosi precoce. Nell’aula magna della facoltà di Scienze Biotecnologiche della Federico II di Napoli, diversi specialisti si sono confrontati sulla malattia di Fabry, una malattia rara, genetica, ereditaria e multisistemica. “Un evento del genere è fondamentale perchè raro spesso vuol dire anche non conosciuto, e quindi aumentare la conoscenze significa migliorare i processi diagnostici”, ha spiegato il professor Antonio Pisani, responsabile scientifico dell’evento assieme al professor Giuseppe Castaldo. La malattia di Fabry è una malattia multisistemica, difficile da diagnosticare, e coinvolge principalmente tre grandi organi: cuore, cervello e rene. “Proprio la sua natura multisistemica rende necessario, spesso, anche il coinvolgimento di un gastroenterologo o del radiologo – sottolinea Pisani – e infatti è amplissima la linea di specialisti che devono partecipare al follow up e alla diagnosi di questa patologia”.
E’ proprio per questo che fare network è così importante, così come fondamentale per una malattia curabile come questa è la diagnosi precoce. Ne è convinto il professor Castaldo, secondo il quale “gli screening neonatali, per tutte la malattie curabili, sono innanzitutto un grande esempio di civiltà. La malattia di Fabry è una patologia importante ma è curabile e c’è la possibilità di fare lo screening già al terzo giorno di vita di un neonato. Lo facciamo per tante patologie, perchè non dovremmo farlo anche per questa?”.

– foto Italpress –
(ITALPRESS).

Salutequità, rispetto al pre-Covid mancano all’appello 9 mln di visite

ROMA (ITALPRESS) – La buona notizia è che il SSN nel 2022 mostra che sta progressivamente recuperando i livelli di prestazioni erogate del 2019; quella meno buona è che restano sempre più indietro le persone che hanno bisogno di visite per giungere a una diagnosi o per controllare patologie o condizioni pregresse. E l’Istat certifica che si ricorre di più al portafoglio per colmare il divario tra necessità e capacità tempestiva di offerta: aumenta chi ha pagato interamente a proprie spese sia visite specialistiche (dal 37% del 2019 al 41,8% nel 2022) sia accertamenti diagnostici (dal 23% al 27,6% nel 2022).
Rispetto all’anno pre-Covid mancano all’appello ancora quasi 3,4 milioni di prime visite (il 15,5% in meno quindi) per raggiungere i circa 22 milioni del 2019 e oltre 5,5 milioni di visite di controllo (cioè ne sono state erogate quasi il 17% in meno) per eguagliare gli oltre 32,5 milioni sempre del 2019.
A mostrarlo sono i dati pubblicati da Agenas, elaborati dall’Osservatorio di Salutequità, che evidenzia come manchino ancora all’appello nel 2022 rispetto al 2019 circa una prestazione specialistica ambulatoriale su 10, escludendo gli esami di laboratorio, a livello nazionale.
“E’ grave e preoccupante che nel 2022 la capacità di presa in carico del SSN dei bisogni di salute dei cittadini sia ancora inferiore a quella pre-pandemia. Infatti, tutto questo accade a fronte di circa 1 miliardo stanziato tra il 2020 e il 2022 dallo Stato proprio per il recupero delle liste di attesa ma per una buona parte ancora non speso dalle Regioni, mentre al contrario i cittadini sono costretti a mettere mano sempre più al portafoglio per curarsi – così Tonino Aceti, presidente di Salutequità – Il recupero delle liste di attesa attraverso l’utilizzo delle risorse pubbliche stanziate, anche con l’ultima Legge di bilancio, deve diventare elemento centrale di misurazione e valutazione ai fini LEA dell’operato delle Regioni. Ad oggi però questo praticamente ancora non accade”.
“Va garantito il pieno utilizzo da parte di tutte le Regioni dei 350 milioni di euro stanziati nel 2018 per l’implementazione e l’ammodernamento delle infrastrutture tecnologiche legate ai sistemi di prenotazione elettronica per l’accesso alle strutture sanitarie. Inoltre – continua Aceti – andrebbe concretamente rilanciato l’impegno per l’attuazione del Piano nazionale di governo delle liste di attesa 2019-2021, che tra l’altro necessiterebbe anche di un importante tagliando, nonchè garantire un maggior controllo sull’attività intramoenia. Infine, va subito finanziato un piano straordinario di investimento nel capitale umano del SSN, superando le attuali carenze di organico e contrastando la cosiddetta “desertificazione” sanitaria”.
Solo la Toscana ha recuperato completamente i volumi di specialistica ambulatoriale, registrando anche volumi superiori.
Analizzando i dati in termini percentuali per rendere meglio l’idea della differenza tra 2022 e 2019, meglio rispetto alla media nazionale Campania (-1,19%), Lazio (-4,77%), Lombardia (-4,79%), Basilicata (-5,98%). Mancano invece all’appello oltre una prestazione su 5 in Calabria (-20,51%), Sardegna (-21,27%), Valle d’Aosta (-32,55%), P.A. Bolzano (-45,34%).
Nel 2022 sono saltate in media a livello nazionale circa una prima visita specialistica su 6 rispetto al 2019 (-15,49%), con punte di oltre una prima visita su due nella PA di Bolzano (-57,8%); circa una su tre in Valle d’Aosta, Sardegna, Calabria; circa una su 4 in Abruzzo, Marche, Umbria e oltre una su 5 in Veneto e Sicilia.
Complessivamente 12 regioni fanno peggio della media nazionale.
Secondo la valutazione di Salutequità, a rimetterci sono anche le cure per i malati cronici, che hanno visto saltare a livello nazionale circa una visita di controllo su sei e fino a oltre una su tre rispetto al 2019 in Sardegna (-36,16%), PA Bolzano (-35,66%), Valle d’Aosta (-38,11%).
Sono 12 le Regioni che hanno recuperato meno prime visite rispetto alla media nazionale. La Lombardia ha quasi recuperato tutte le prime visite (-3,95%), seguita da Basilicata (-7,99%) e Emilia-Romagna (-7,83%). Tutte le altre Regioni devono recuperare almeno una prima visita su 10.
E sono 11 le Regioni che fanno peggio rispetto alla media nazionale rispetto alle le visite di controllo. Solo la Toscana deve recuperare meno di una visita di controllo su dieci.
Le regioni nelle quali resta da recuperare circa una visita su tre (sia per prime visite che per quelle di controllo) sono: Calabria, Sardegna, Valle d’Aosta e P.A. di Bolzano.
Hanno fatto peggio rispetto alla media nazionale, erogando meno prime visite e visite di controllo rispetto al 2019, anche Piemonte (18,59% prime visite e 19,53% visite controllo), Veneto (22,85% prime visite e 19,54% controllo) e Sicilia (22,46% prime visite e 26,17% controllo).

– foto ufficio stampa Salutequità –
(ITALPRESS).

Gruppo San Donato, arrivate in Italia le prime infermiere tunisine

MILANO (ITALPRESS) – Sono arrivate in Italia le prime infermiere tunisine del gruppo delle 76 che copriranno i posti ospedalieri messi a disposizione dal GSD (Gruppo San Donato) a sostegno dell’iniziativa realizzata con la collaborazione dei Ministeri degli Esteri e dell’Interno italiani. “Occorre incoraggiare la cooperazione bilaterale nella formazione sanitaria e l’arrivo di questi infermieri dalla Tunisia segnerà l’inizio di una cooperazione che vedrà gli infermieri essere formati nella lingua e cultura italiana per portare valore aggiunto sia in Italia che nel loro Paese – ha dichiarato il presidente di GKSD, Kamel Ghribi, che di questa iniziativa è stato promotore -. Si tratta anche di una risposta legale e lungimirante alla sfida migratoria che è una grande questione sia per l’Italia che per la Tunisia. E’ la prova che i flussi di emigrazione legale possono funzionare. Ringrazio tutte le articolazioni del Governo italiano che hanno contribuito a realizzare il progetto”.

– foto ufficio stampa Gruppo San Donato –
(ITALPRESS).

Covid, incidenza in calo. Una sola regione a rischio

ROMA (ITALPRESS) – E’ in lieve diminuzione l’incidenza settimanale della positività al Covid a livello nazionale, con 38 casi ogni 100.000 abitanti rispetto ai 40 ogni 100.000 abitanti della scorsa settimana. E’ quanto emerge dai dati diffusi oggi dall’Istituto Superiore della sanità, riferiti all’ultima settimana. L’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,96, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente, ma sotto la soglia epidemica. L’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero è stabile e sotto la soglia epidemica. Il tasso di occupazione in terapia intensiva è sostanzialmente stabile all’1,1% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 23 marzo) vs l’1,0% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 16 marzo). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale è stabile al 4,1% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 23 marzo) vs il 4,1% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 16 marzo). Una Regione è a rischio alto a causa di molteplici allerte di resilienza. Tredici sono a rischio moderato e sei classificate a rischio basso. (ITALPRESS).

Photo Credits: www.agenziafotogramma.it