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Italiani sempre più allergici anche a causa dei cambiamenti climatici

MILANO (ITALPRESS) – Entro la metà di questo secolo, gli esperti stimano che oltre il 50% della popolazione sarà allergica e non si profilano miglioramenti nello scenario futuro. Esordisce così Lorenzo Cecchi, Presidente AAIITO (Associazione Allergologi e Immunologi Territoriali e Ospedalieri), nel suo intervento all’evento stampa di ASSOSALUTE, Associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica, intitolato: “Allergie respiratorie e clima: cosa sta cambiando e cosa sapere”.
“Attualmente, secondo l’Accademia Europea di Allergologia e Immunologia Clinica (EAACI), sono 100 milioni i cittadini europei che soffrono di rinite allergica e 70 milioni di asma”, prosegue Cecchi. “Due malattie spesso associate, tanto che possiamo affermare che oltre il 90% degli asmatici ha anche la rinite e metà delle persone che hanno la rinite hanno l’asma in diverse gravità”.
Poichè le allergie respiratorie sono provocate da allergeni che entrano in contatto con l’organismo attraverso l’aria respirata, la correlazione tra inquinamento atmosferico/smog e aumento delle patologie allergiche è immediata: “ciò è dovuto alla sinergia dannosa tra inquinanti, pollini e allergeni. Gli inquinanti, da un lato, danneggiano la mucosa e facilitano la maggiore penetrazione dei pollini e, dall’altro, aumentano l’allergenicità degli stessi”.
A questo si aggiungono gli effetti dei cambiamenti climatici, in particolare l’aumento della temperatura, che influisce, anticipando le stagioni di fioritura delle piante, come betulla e cipresso, e prolungando, ad esempio, quella delle graminacee e della parietaria. “L’inquinamento”, commenta Cecchi, “contribuisce al danneggiamento della cosiddetta ‘barriera epitelialè, un muro fatto di mattoni dove al di sotto si trova il sistema immunitario, come se fosse uno scudo che filtra ciò che arriva dall’esterno, limitando il numero di sostanze che entrano in contatto col sistema immunitario. Le sostanze che l’uomo ha introdotto nell’ambiente negli ultimi 60-70 anni, circa 350.000, provocano la sconnessione di questi mattoni e la conseguente penetrazione di allergeni, sostanze inquinanti, irritanti e microorganismi, inclusi i batteri. Alcuni di questi ultimi abitano sopra la barriera epiteliale e contribuiscono all’equilibrio con il sistema immunitario. Il danneggiamento della barriera epiteliale provoca e alimenta l’infiammazione, che è la fonte di malattie allergiche ma anche di altre malattie croniche”.
Per evitare questa “sconnessione” del muro e queste eccessive infiltrazioni, è necessario, ribadisce Cecchi, impegnarsi per ridurre le sostanze che generano inquinamento outdoor e indoor.
Nonostante sia indiscutibile la predisposizione genetica alle allergie respiratorie, è possibile anche affermare, proprio a causa dell’ambiente circostante, che si può diventare allergici. A corroborare questa tesi, “la cosiddetta ipotesi igienica, secondo cui le persone in contatto con gli agenti patogeni hanno meno probabilità di essere allergici, come ampiamente studiato nei bambini che nascono in contesti rurali rispetto ai loro coetanei che vivono in città”.
“In pratica”, spiega Cecchi, “nell’ambiente rurale si mantiene maggiormente l’equilibrio tra batteri dell’ambiente e il nostro sistema immunitario, equilibrio che si è realizzato in milioni di anni di convivenza. Questo spiega perchè nel mondo occidentale ci sono più malattie allergiche rispetto ad altri Paesi meno sviluppati”.
In questo senso, la prevenzione gioca un ruolo fondamentale: “In Finlandia, ad esempio, è stato avviato un progetto finanziato dallo Stato che prevede, in ottica di prevenzione, attività ricreative per i bambini all’aria aperta, come quelle con la terra e con l’orto per riavvicinare i bambini alla natura. I risultati di questa iniziativa hanno già evidenziato miglioramenti nella riduzione delle allergie e dell’asma”.
Sono i bambini, difatti, i più esposti alle allergie respiratorie, al contrario di altre allergie. “Oltre 1 bambino su 3 presenta almeno un episodio di respiro affannoso acuto prima dei 3 anni di età e, spesso, nella forma di respiro sibilante o wheezing: questo perchè i bambini vengono esposti a quegli stimoli ambientali che rappresentano i fattori di rischio per l’insorgenza di malattie allergiche nella fase di sviluppo del loro sistema immunitario”.
Anche per gli adulti, però, è fondamentale la prevenzione attraverso l’adozione di uno stile di vita sano, ricco di antiossidanti, e attraverso l’informazione, rimanendo aggiornati sui sistemi di previsione e quelli di monitoraggio ambientale, sia per i pollini che per gli inquinanti, su siti ufficiali. Più delicato è il discorso sull’attività sportiva: “anche se le cure di oggi oramai permettono di svolgere qualsiasi tipo di attività fisica, vi sono alcuni tipi di sport che richiedono maggiore attenzione, come il ciclismo, che espone lo sportivo ad alte concentrazioni di pollini”.
Attenzione, poi, per gli allergici, sia adulti che bambini, anche agli allergeni indoor, come gli acari della polvere e la forfora degli animali da compagnia: “utilizzare”, suggerisce il Dottore, “per materassi e cuscini fodere anti-acari, lavare gli animali una volta alla settimana e tenerli lontano da divani, mobili imbottiti, camere da letto”.
“Quando si parla di allergie respiratorie è utile sapere e riconoscere l’importanza di un utilizzo corretto dei farmaci di automedicazione nel contrastarne efficacemente i sintomi; questi medicinali”, sottolinea Cecchi, “hanno un profilo di sicurezza molto elevato, ma vanno utilizzati per periodi limitati”.
Nello specifico, gli antistaminici, disponibili sia per uso topico (spray nasali o colliri) o da assumere per via orale (compresse), rappresentano dei validi alleati e sono sicuri anche per i bambini, nelle dosi giuste. “In presenza di congestione nasale dovuta ad allergie alle alte vie respiratorie, può essere utile ricorrere ad antistaminici (eventualmente con vasocostrittori), mentre i colliri antiallergici risultano utili per alleviare i sintomi della congiuntivite che spesso si associa alla rinite allergica”.
“Per l’utilizzo di tutti i farmaci e di automedicazione è fondamentale leggere sempre il foglietto illustrativo e rivolgersi al farmacista. Se poi la sintomatologia persiste si raccomanda una visita al proprio medico e/o dallo specialista”. Cecchi ribadisce infine il rispetto dei tempi della cura e della terapia: “sarebbe opportuno non iniziarla troppo in anticipo rispetto alla fioritura e non continuare anche dopo”.
I cinque consigli per la stagione allergica: una corretta diagnosi, affidandosi, se necessario, a uno specialista in caso di sintomi persistenti; la conoscenza degli allergeni e delle proprie allergie in modo tale da ridurne l’esposizione; l’utilizzo cosciente delle terapie, sia di quella farmacologica che dell’immunoterapia specifica, ovviamente mediata dallo specialista; sfruttare le informazioni disponibili e porre attenzione alle fake news che soprattutto su internet sono molto diffuse. Bisogna utilizzare sempre fonti attendibili; godersi l’aria aperta, perchè è importante condurre una vita “normale”, senza limitazioni e, con la giusta terapia, è possibile svolgere qualsiasi attività.
– foto ufficio stampa evento Assosalute –
(ITALPRESS).

“Brera in Humanitas”, l’arte diventa cura

ROZZANO (ITALPRESS) – L’Istituto Clinico Humanitas con il progetto “Brera in Humanitas” porta 23 dettagli tratti da 15 capolavori della Pinacoteca di Brera nelle sale d’attesa e nei corridoi dell’ospedale. Ingrandimenti in maxi formato, realizzati a partire da riproduzioni a 680milioni di pixel, per un totale di circa 400 metri quadrati di arte.
Accomodarsi in sala d’attesa prima del ricovero e trovarsi nel giardino di “Un dopo pranzo”, sotto lo sguardo calmo delle donne ritratte dal Lega. Prepararsi alla seduta di Chemioterapia in 40 metri quadri di giardino ricolmo di zucche, in compagnia della “Fruttivendola” del Campi. Riposare tra le pennellate azzurre di Raffaello, all’ombra del tempio dello “Sposalizio della Vergine” su 12 metri di parete nell’area Check Up. Camminare verso gli spogliatoi degli infermieri, al piano interrato dell’ospedale, lungo 23 metri di boschi e i campanili dei panorami lombardi del Bellotto. Perdersi tra le acque placide di un paesaggio che, nell'”Annunciazione” del Francia, costituisce il piccolo sfondo della scena principale e che ora, in ospedale, diventa un’opera d’arte indipendente di 10 metri quadri. Lasciarsi trasportare da “Il Bacio” di Hayez sugli 8 metri di parete all’ingresso. O ancora, sentire la dolcezza del tocco delle mani de “Gli amanti veneziani”, di Bordon, nella sala d’attesa del Fertility Center.
Sono alcune delle esperienze che è possibile fare in ospedale grazie ai capolavori di Bernardo Bellotto, Paris Bordon, Vincenzo Campi, Carlo Crivelli, Piero della Francesca, Filippo De Pisis, Francesco Hayez, Il Francia, Silvestro Lega, Lorenzo Lotto, Giulio Cesare Procaccini, Raffaello e Simon Vouet.
La scelta dei dettagli da ingrandire in scala 1:36 (1 centimetro sul dipinto originale corrisponde ora a 36 centimetri sulla parete) si è focalizzata su gesti di cura, sguardi intensi e paesaggi, in un gioco di parallelismi tra l’arte come cura e la cura come arte. E’ così, ad esempio, che le delicate dita della donna che sorregge il “Vaso di fiori” di Hayez ricordano il gesto di un infermiere che sistema la flebo a un paziente. Questo dipinto, tra l’altro, non è attualmente esposto in Pinacoteca ed è quindi ammirabile esclusivamente nella sala d’attesa della Senologia di Humanitas.
«Siamo grati a Pinacoteca di Brera e ad Amici di Brera per aver partecipato con entusiasmo a questo progetto unico al mondo – racconta Gianfelice Rocca, Presidente di Humanitas -. Un esempio di collaborazione tra due grandi istituzioni, fortemente radicate sul territorio ma con una chiara vocazione internazionale. Un’esperienza innovativa la cui filosofia è condivisa a livello mondiale da centri di ricerca e cura come Cleveland Clinic. Gli ospedali, infatti, sono un crocevia di bisogni, nodo vitale di competenze ed esperienze, dove il linguaggio della cura resta umano e si intreccia con l’innovazione tecnologica: qui l’arte e la bellezza diventano fattore di contatto tra le persone, di benessere e riflessione per pazienti e professionisti. La Bellezza è nel DNA di Humanitas fin dalla nascita a partire dalle scelte architettoniche, dei materiali e dei colori per gli ambienti interni. “Brera in Humanitas” rende ancora più vero il legame tra cura e bellezza per le 11 mila persone, tra professionisti della salute, pazienti e accompagnatori, che ogni giorno vivono il nostro ospedale e il Campus».
«Questa iniziativa – afferma James M. Bradburne direttore della Pinacoteca di Brera e della Biblioteca Braidense – fa la differenza per chi lavora, per chi è in visita a parenti o amici o per chi è in cura, contribuendo a rendere l’esperienza ospedaliera meno preoccupante e più rassicurante, mostrando dettagli di alcuni dei capolavori di Brera. Non tutti possono sempre venire in Museo, ma Brera è con voi quando ne avete più bisogno. Una proposta che si inserisce nel nostro progetto pluriennale Occorre tutta una città, che incoraggia la partecipazione di famiglie, bambini, con un’attenzione particolare a persone con bisogni speciali ribadendo il fondamentale ruolo sociale della cultura, pensando il museo come punto di riferimento per un’intera comunità».
«Il bello, l’arte, la meditazione sono atti e gesti che spesso si presentano come autentica medicina dell’anima – commenta Carlo Orsi, Presidente di Amici di Brera -. Ci aiutano a stare bene. Ci distaccano dal quotidiano e ci proiettano verso una dimensione di pace interiore. Quando ci è stato proposto questo progetto abbiamo subito dato il nostro assenso. Tante volte come Amici di Brera abbiamo potuto contemplare quanto l’arte è autentico beneficio in tanti e diversi contesti. Cito ad esempio il bellissimo progetto promosso con Progetto Itaca che ha permesso di formare come guide museali alcuni dei loro assistiti. Pensare che oggi i pazienti e il personale sanitario, di staff e tutti coloro che frequentano le strutture di Humanitas siano avvolti dal bello ci fa sperare che quelle riproduzioni possano dar loro la forza per affrontare e vivere il quotidiano. Gli Amici di Brera da sempre si pongono come obiettivo una maggiore conoscenza delle straordinarie opere presenti in Pinacoteca. Brera è un grande Museo, sempre più nel cuore di tutti noi».
«Abbiamo selezionato 23 dettagli tratti dai dipinti della collezione di Brera trasformandoli in straordinari ingrandimenti che rivestono le pareti dell’ospedale mostrando gesti, sguardi, paesaggi che con la loro bellezza diventano sostegno per i pazienti e per chi lavora in ospedale. Un percorso avviato a novembre 2021 costruito con cura attraverso incontri, riflessioni, analisi dei dettagli e sopralluoghi nei reparti. Sono molto soddisfatta di questo percorso e del risultato finale e sono certa che queste immagini arriveranno direttamente all’anima di tutti», conclude Alessandra Quarto, direttore del Museo Poldi Pezzoli, che ha dato avvio al progetto nel 2021, quando era vicedirettore della Pinacoteca di Brera.
“Brera in Humanitas” è un nuovo capitolo di “La Cura e la Bellezza”, progetto iniziato nel 2018 con “La Carrara in Humanitas”, che ha portato l’arte del Museo Accademia Carrara negli ospedali Humanitas Gavazzeni e Castelli di Bergamo. Qui le grandi installazioni hanno accompagnato i momenti più difficili della pandemia da Covid-19, diventando un supporto per gli operatori sanitari e i pazienti.
Le immagini ad altissima risoluzione sono state stampate su uno speciale wallfilm che riproduce l’effetto materico delle tele, facendo risaltare pennellate e piccole crepe. Il progetto preserva gli elementi di funzionalità dell’ospedale: luci, regolatori di temperatura, estintori, uscite di sicurezza e monitor sono ora “incastonati” tra le pennellate dei Maestri di Brera.
Ogni parete artistica è accompagnata da una didascalia in italiano e inglese. QR Code rimandano al sito del progetto (brera.in.humanitas.it), con approfondimenti su ogni opera esposta e il video, realizzato con la partecipazione di medici, infermieri, operatori socio sanitari (OSS), personale addetto all’accoglienza e staff di Humanitas.
In Humanitas lavorano più di 900 medici, 400 ricercatori, oltre 1500 infermieri, tecnici, biologi, OSS e circa 600 persone di staff. Per loro, l’ospedale ha organizzato visite in Museo e incontri di storia dell’arte in pausa pranzo con le Guide e i Servizi educativi di Brera, per conoscere in anteprima il progetto e diventare testimonial per gli altri colleghi e i pazienti. Così è nato anche il video del progetto, che ritrae veri professionisti di Humanitas nelle loro attività al servizio delle migliaia di persone che ogni giorno entrano in ospedale.

– foto ufficio stampa Humanitas –

(ITALPRESS).

Influenza, la quota di anziani vaccinati non raggiunge la soglia Oms

ROMA (ITALPRESS) – Ogni anno l’influenza stagionale è responsabile dai 3 ai 5 milioni di casi gravi in tutto il mondo e di circa 650mila decessi. Il ricorso alla vaccinazione concorre a contenere gli effetti dell’influenza sia in termini di morbosità sia di letalità. Nel 2021, secondo i dati Istat, le persone di 65 anni e più che dichiarano di essersi vaccinate contro l’influenza (nei 12 mesi precedenti l’intervista) sono il 66,1% (46,9% nel 2019 e 42,3% nel 2015 ), in crescita ma comunque al di sotto della soglia raccomandata dall’Oms. Quota, peraltro, non raggiunta neanche tra gli over 75 (73,2%, 59% nel 2019 e 53% nel 2015). La copertura vaccinale aumenta al crescere dell’età, con differenze di genere non significative: tra i 65 e i 74 anni ha fatto il vaccino antinfluenzale il 60,6% degli uomini e il 58,6% delle donne; tra gli ultrasettantacinquenni i valori sono rispettivamente 75,3% e 71,8%. Nella classe 15-64 anni il livello di vaccinazione risulta nettamente inferiore: solo il 14,5% degli uomini e il 16,4% delle donne.
La propensione a vaccinarsi non varia molto in base allo status socio-economico dell’anziano, mentre una significativa differenza si osserva relativamente al luogo di residenza, con una maggiore propensione a vaccinarsi nelle regioni del Centro Italia. Oltre il 60% della popolazione non vaccinata nella classe di età 15-64 anni non ritiene di essere un soggetto a rischio e il 16% dichiara di non essere stato consigliato in tal senso da nessun medico. Tra gli over 64enni non vaccinati il 15,7% è timoroso per possibili rischi e l’11% esprime dubbi sull’efficacia del vaccino. Il timore dei rischi è più presente tra gli over74enni (20,9%) mentre nella popolazione giovane o adulta non vaccinata questi motivi sono poco diffusi (meno del 5%). La copertura vaccinale è particolarmente importante nel segmento dei soggetti più vulnerabili specie se anziani. Tra gli over64enni che dichiarano cattive condizioni di salute la propensione alla vaccinazione è più elevata della media, a conferma di come lo stato di salute sia rilevante nell’orientare le scelte in questo senso.
Tra chi dichiara buone condizioni di salute, infatti, il ricorso alla vaccinazione è più basso (60,1%) rispetto a chi dichiara di trovarsi in cattive condizioni di salute (71,5%) o di chi presenta malattie croniche (69,1%), specie in situazioni di multi morbosità (71,8%). A frenare il ricorso alla vaccinazione nei più fragili sono anche i timori degli eventuali rischi conseguenti.
Il non ritenersi soggetto a rischio costituisce la motivazione prevalente per il 40% degli ultra64enni non vaccinati che dichiarano di trovarsi in buone condizioni di salute; percentuale che si dimezza tra chi dichiara di trovarsi in cattive condizioni di salute (18,5%). Tra questi ultimi, tuttavia, la quota di chi adduce la motivazione legata ai possibili rischi, in confronto, raddoppia (il 21,7% contro il 10% tra chi dichiara buona salute). Nei più fragili risulta più elevata anche la quota di chi dichiara di non essersi vaccinato a causa di problemi di salute (15,5% rispetto al 5,7% del totale degli ultra 64enni non vaccinati).

– foto agenziafotogramma.it –

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Ismett ai primi posti per la cura dei tumori di fegato e pancreas

PALERMO (ITALPRESS) – Ismett si conferma eccellenza nazionale in chirurgia dei tumori del fegato e del pancreas. A certificare il livello di cure raggiunto dal centro palermitano – nato da una partnership fra Regione siciliana ed UPMC (University of Pittsburgh Medical Center) – è Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) che si occupa di monitoraggio e valutazione degli indicatori di qualità per questi settori della chirurgia. Gli indicatori presi in considerazione da Agenas – volume di attività e mortalità a 30 giorni dall’intervento – evidenziano gli ottimi risultati raggiunti da Ismett.
Nel 2021, Ismett ha realizzato complessivamente il 32% di tutte le procedure chirurgiche eseguite in Sicilia per tumore del fegato piazzandosi per volume di attività al primo posto nell’Isola ed aumentando la percentuale di interventi rispetto all’anno precedente (nel triennio precedente la percentuale di pazienti operati presso l’Istituto Mediterraneo era pari al 30%).
Dati importanti anche da un punto di vista della qualità delle cure. La mortalità chirurgica a trenta giorni dall’intervento è, infatti, molto bassa: in particolare nel triennio 2019-21 per la chirurgia resettiva dei tumori maligni del fegato si attesta allo 1.05% e per il pancreas all’1.7%.
“Si tratta – spiega il professore Salvatore Gruttadauria, direttore del Dipartimento di Chirurgia Addominale di Ismett (nella foto) – di ottimi dati. In Italia sono 339 le strutture italiane dove si eseguono questo tipo di interventi, è bene sottolineare che solo il 4,1% di queste ha un volume di attività maggiore di Ismett. Inoltre, la mortalità trenta giorni dopo l’intervento di resezione epatica per il triennio 2019-2021 presso la nostra struttura è del 1.05% a fronte della mortalità media di centro per l’intera nazione che è risultata essere del 2,2%”.
Ottimi risultati anche per quanto attiene la cura dei tumori maligni del pancreas. Nel periodo 2019-2021, Ismett ha trattato chirurgicamente 59 persone, una sola delle quali risulta deceduta a 30 giorni per cui la stima di mortalità è dello 1,7%. La mortalità media di centro per l’intera nazione è risultata essere del 5,62 %. I dati dell’anno appena concluso 2022 sono ancora migliorativi per numero di interventi e implementazione della chirurgia mini invasiva del fegato e del pancreas. Sono infatti, state realizzate 147 resezioni epatiche di cui 54 con tecnica mini invasiva e 62 resezioni pancreatiche.
Nel corso dell’ultimo anno, l’offerta di Ismett si è arricchita grazie alla nascita del Servizio di Oncologia Medica e all’avvio della Pancreas Unit. Si tratta di servizi pensati per fornire trattamenti di cura integrati per la cura delle neoplasie addominali, in particolare fegato e pancreas.

– foto ufficio stampa Ismett –
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Il presente e il futuro della ricerca in Italia focus del “Forum Incyte”

MILANO (ITALPRESS) – Lo stato dell’arte della ricerca clinica in Italia per andare incontro ai bisogni insoddisfatti dei pazienti e le prospettive di crescita nel nostro Paese di un asset prioritario ed essenziale per il Sistema Salute, sono stati il focus dell’incontro organizzato da Incyte, dal titolo “Forum Incyte sulla ricerca clinica in Italia. Promuovere la leadership dell’Italia: obiettivi e prospettive per il futuro”, che si è svolto oggi a Milano, nella nuova sede italiana della biotech americana.
L’inaugurazione della nuova sede di Incyte nel capoluogo lombardo – un edificio innovativo, costruito con materiali ecosostenibili e che ospiterà anche la nascente Business Unit & Autoimmunity & Inflammation” -, è stata l’occasione per dare il via ad una tavola rotonda dedicata alla ricerca clinica in Italia, a cui hanno preso parte Marcello Gemmato, sottosegretario al Ministero della Salute; Marco Osnato, presidente VI Commissione Camera dei Deputati; Franco Lucente, assessore Regione Lombardia; Alessia Cappello, assessora allo Sviluppo Economico e Politiche del Lavoro del Comune di Milano; Fabrizio Cobis, Ufficio II Direzione Generale della Ricerca del Ministero dell’Università e della Ricerca; Marco Vignetti, presidente Fondazione GIMEMA e vicepresidente AIL; Saverio Cinieri, presidente AIOM; Piergiacomo Calzavara-Pinton, direttore della UO di Dermatologia ASST degli Spedali Civili e Clinica Dermatologica Università di Brescia e Past President SIDeMaST; Arturo Cavaliere, presidente SIFO; Francesco Saverio Mennini, EEHTA CEIS, Facoltà di Economia, Università di Roma Tor Vergata e presidente SIHTA; Claudio Jommi, dipartimento di Scienze del Farmaco, Università del Piemonte Orientale; Carlo Riccini, vicedirettore Farmindustria e Direttore del Centro Studi di Farmindustria; Lisa Noja, consigliere Regione Lombardia; Emanuele Monti, consigliere Regione Lombardia.
Nel 2019, in Italia sono state approvate 672 nuove sperimentazioni cliniche, pari al 23% di quelle approvate nell’Unione Europea e sono circa 35.000 i pazienti direttamente coinvolti negli studi clinici che ogni anno beneficiano di trattamenti innovativi, con grande anticipo rispetto alla loro disponibilità generale. Più del 50% delle sperimentazioni cliniche analizzate nel rapporto ALTEMS, presentato nel 2022 (dati del quadriennio 2017-2020), fanno riferimento alle aree terapeutiche di oncologia e onco-ematologia (con investimenti che rappresentano 2/3 degli investimenti totali sugli studi clinici), seguite dall’immunologia (8%).
Dal rapporto emerge che sono in aumento gli arruolamenti nelle sperimentazioni cliniche che riguardano le malattie virali (legate agli studi sul COVID-19), le malattie del sistema ematico e linfatico e quelle dell’apparato digerente. E’ stimato che, per ogni euro investito erogato dalle aziende sponsor per studi clinici, il Sistema Sanitario Nazionale realizza un vantaggio complessivo di quasi 3 euro: dato che sale a 3,44 euro se si considerano anche gli studi monobraccio o con placebo. L’investimento finanziario complessivo nelle sperimentazioni cliniche, da parte delle società farmaceutiche operanti in Italia, viene stimato in 700 milioni di euro all’anno. Il vantaggio economico per il Sistema Sanitario Nazionale, quindi, si aggira attorno ai 2 miliardi di euro.
La ricerca clinica ha anche un effetto positivo sull’occupazione con l’impiego di profili professionali di elevata specializzazione, non solo medici. L’effetto leva occupazionale (“employment multiplier”) della ricerca clinica viene stimato ad un fattore 1,66.
‘E’ una nostra priorità raggiungere il prima possibile l’indipendenza produttiva di molecole complesse e svincolarci in questa maniera dalla dipendenza che abbiamo verso i mercati esteri, cinese ed indiano per la maggior parte – ha detto il sottosegretario Gemmato -. Per fare questo puntiamo molto sull’Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze e ovviamente sulla nostra robusta industria farmaceutica. Come conseguenze di questo percorso avremo maggiore ricchezza e positive ricadute occupazionali sul nostro territoriò. ‘Parallelamente – ha aggiunto – per rendere i processi di ricerca più snelli ed ottimizzati, abbiamo proceduto a ridurre i comitati etici locali da 90 a 40, migliorando la loro comunicazione con i comitati nazionali. I quattro decreti attuativi in questione vanno nella stessa direzione di quel che si fa in Europa allo scopo di migliorare la nostra competitività’.
‘Il rapporto annuale 2021 del Laboratorio sul Management delle Sperimentazioni Cliniche del centro ALTEMS dell’Università Cattolica fa giustamente luce su alcune verità spesso trascurate nel dibattito pubblico italiano, che pure in materia sanitaria avrebbe dovuto imparare la dura lezione del Covid – dice Marco Osnato (FdI), presidente della Commissione Finanze della Camera – Il comparto delle sperimentazioni è non soltanto di grande rilevanza in termini di volume d’affari, ma anche per l’impatto indiretto, altrettanto fondamentale, sulla riduzione dei costi che il SSN deve sopportare. L’innovazione aiuta a spendere meno per fare meglio, contrariamente ad alcune pratiche ancora troppo diffuse nella pubblica amministrazionè. ‘L’auspicio – aggiunge – è che, grazie all’impegno del Legislatore e della Pubblica Amministrazione, le virtù economiche di questa filiera possano espandersi anche al di fuori dell’ambito sanitario. Basti guardare all’efficacia con cui le multinazionali collaborano tra loro nonostante siano concorrenti nel mercato, alla spinta di tante piccole aziende, fornitrici e clienti, verso la crescita e l’internazionalizzazione, ai modelli di business capaci di dare alla ricerca di base una chiara applicazione industriale. Tutte cose di cui avremo sempre più bisogno per il successo del sistema-Paesè.
In questo contesto, la scelta di Incyte, che destina un importante contributo alla ricerca clinica per cercare di offrire risposte a bisogni terapeutici non ancora soddisfatti, è quella di focalizzare un grande numero di trials per lo sviluppo di terapie innovative in Italia.
‘L’Italia è un Paese strategico per la grande qualità e gli elevati standard di ricerca e delle Accademie che fanno da supporto ai nostri trials clinici. Si è distinta non solo a livello europeo ma anche globale per la capacità di fornire gli strumenti e per lo sviluppo delle nostre soluzioni terapeutiche innovative, questo ad assoluto vantaggio dei pazienti e dei loro bisogni insoddisfatti, della classe medica e delle Istituzioni per l’accesso a queste terapie – dichiara Jonathan E. Dickinson, Executive Vice President and General Manager, Europe -. Da 20 anni, Incyte segue la scienza per trovare soluzioni per i pazienti con bisogni medici critici e si pone l’obiettivo di concentrarsi su aree in cui poter avere un impatto significativo, indipendentemente dalla malattia o dalle dimensioni della popolazione di pazienti. E in questo l’Italia sta dimostrando di essere un esempio e un paese di grande valore”.
“Incyte si posiziona tra le prime aziende che investono maggiormente in ricerca clinica, come si evince dal rapporto di Aifa sulla sperimentazione clinica in Italia. Attualmente, l’azienda è attiva nell’area onco-ematologica e dermatologica e conta 19 molecole target in sviluppo in Italia su venticinque totali, 60 studi clinici avviati, di cui 25% in fase I; circa 400 centri ospedalieri coinvolti in sperimentazioni, con oltre 650 pazienti inclusi nei programmi di ricerca clinicà, ha detto Onofrio Mastandrea, Regional Vice President and General Manager Incyte Italia. ‘Noi lavoriamo per implementare programmi e iniziative per rendere più equo e agevole l’accesso dei pazienti ai farmaci. Il Sistema Italia ha un ruolo chiave nello sviluppo dei nostri farmaci, grazie alla implementazione di un piano molto ampio di trial clinici. La nostra realtà si prefigge l’obiettivo di rappresentare un esempio virtuoso di fare azienda, facilitando la messa a sistema di un team di ricercatori che segue la scienza, per trovare soluzioni a bisogni medici insoddisfatti, attraverso un dialogo aperto con i pazienti, la comunità scientifica e i rappresentati istituzionalì.
Con sede a Wilmington, Delaware, Stati Uniti, Incyte ha uffici in 10 Paesi europei (Austria, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito), Canada, Giappone e Cina con oltre 2.200 dipendenti, tra cui più di 800 scienziati di livello mondiale.
Sono oltre 80 i milioni di euro investiti in ricerca in Italia negli ultimi cinque anni, con un tasso di investimento in sperimentazione clinica pari a oltre l’80% del fatturato generato nello stesso arco temporale (fatturato che nel 2022 ha toccato quota 29 milioni di dollari); oltre sessanta persone nello staff, per la maggior parte composto da donne.
Incyte è in un momento di grande crescita in Italia, per l’ampliamento del proprio listino, guidato dalla recente approvazione di due nuovi farmaci in are ematologica ed oncologica, oltre che alla creazione della nuova Business Unit dedicata alla dermatologia e in particolare alla vitiligine e altre malattie dermatologiche su base autoimmune.

– foto ufficio stampa Havas PR –
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All’ordine Tsrm e Pstrp di Milano evento dedicato ai massofisioterapisti

MILANO (ITALPRESS) – Un momento d’incontro dedicato ai Massofisioterapisti iscritti agli Elenchi speciali ad esaurimento: è l’evento “Il Massofisioterapista: inquadramento giuridico e tecnico nell’Ordine TSRM e PSTRP”, organizzato dall’Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione di Milano, Como, Lecco, Lodi, Monza Brianza e Sondrio, con la collaborazione della Federazione Nazionale dei Collegi dei Massofisioterapisti (FNCM) e della Federazione Italiana Massofisioterapisti (F.I.MFT) e con il patrocinio della Federazione nazionale Ordini TSRM e PSTRP.
L’appuntamento, che si è svolto nella mattina di oggi (18 marzo), presso la sede dell’Ordine, nel cuore di Milano, ha registrato più di 70 partecipanti in presenza e oltre 300 collegamenti da remoto, a dimostrazione dell’interesse verso questa figura professionale.
“Siamo orgogliosi di aver ospitato il primo evento dedicato ai Massofisioterapisti iscritti agli Elenchi speciali di tutta Italia” ha commentato il Presidente dell’Ordine, Diego Catania. “Nella cornice della nostra sede abbiamo accolto diversi contributi di valore, fornendo ai partecipanti le coordinate necessarie per orientarsi in un panorama istituzionale, giuridico e formativo articolato. Intendiamo consolidare sempre più il dialogo con i nostri iscritti, per mostrare che l’Ordine è a tutti gli effetti la loro ‘casà”.
I saluti hanno visto l’intervento della Presidente della FNO TSRM e PSTRP, Teresa Calandra, e dei due Presidenti delle Federazioni di riferimento, Donato Cavalluzzo di FNCM e Giacomo Russo di F.I.MFT.
“Eventi come questo devono essere promossi su tutto il territorio nazionale” ha dichiarato Calandra “perchè ci aiutano a ricordare ciò che ci unisce. Il prossimo passo importante sarà la revisione del Codice deontologico del Massofisioterapista, per renderlo aderente alla nostra Costituzione etica e siglare la nostra comunione d’intenti e di valori sul piano istituzionale”.
Cavalluzzo ha ringraziato l’Ordine per l’opportunità di dialogo e confronto: “L’evento ha dato risposte a un popolo di 4.000 Massofisioterapisti che oggi, grazie alla disponibilità mostrata da tutti i rappresentanti dell’Ordine, hanno sentito l’Istituzione vicina”.
“Un incontro altamente formativo, che ha dato la possibilità ai colleghi di approfondire la normativa di riferimento” ha commentato Russo. “Ci riteniamo più che soddisfatti di questa occasione di confronto e crescita professionale, all’insegna della valorizzazione della figura del MFT”.
Fra i temi d’attualità trattati nel corso dell’evento, la recente estensione dell’obbligo ECM ai Massofisioterapisti iscritti agli Elenchi speciali, a seguito della sentenza del TAR di Roma del 20 dicembre 2022, confermata da A.ge.na.s. in un comunicato ufficiale. Un cambiamento che modifica in profondità l’assetto formativo di questo profilo professionale, inquadrandolo nel programma di formazione continua e consentendo ai provider l’erogazione dei crediti ECM in caso di partecipazione ai corsi accreditati.
La tavola rotonda ha dato spazio ai contributi dei legali di riferimento della FNO TSRM e PSTRP e delle Federazioni dei Massofisioterapisti, che hanno presentato un’analisi approfondita delle specificità della figura dal punto di vista giuridico.
“Iniziative come quella di oggi sono la prova che l’Ordine non è una mera impalcatura istituzionale, ma una struttura viva, un punto d’incontro per il dialogo e lo scambio di idee” ha concluso Catania. “Il nostro intento è proseguire lungo questa strada, costruendo un’offerta formativa di alto livello per tutti gli iscritti. Così potremo davvero distinguerci, dando ai Professionisti l’opportunità non solo di aggiornarsi sui temi d’interesse per le rispettive aree disciplinari, ma anche di acquisire consapevolezza sulla loro identità e collocazione nel panorama sanitario nazionale”.
-Foto ufficio stampa Ordine TSRM e PSTRP –
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Covid, nell’ultima settimana 23.730 nuovi casi e 212 decessi

ROMA (ITALPRESS) – Nella settimana tra il 10 e il 16 marzo 2023, in Italis, si registrano 23.730 nuovi casi positivi, con una diminuzione dell’1,1% rispetto alla settimana precedente, quando i casi furono 23.988. Sono 212 i deceduti, con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente, quando furono 216. 452.747 i tamponi effettuati, con una variazione di -5,3% rispetto alla settimana precedente, quando i test furono 477.908. Tasso di positività del 5,2% con una variazione di +0,2% rispetto alla settimana precedente (5,0%). (ITALPRESS).

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Covid, Rt in calo a 0,94. Quattro regioni a rischio alto

ROMA (ITALPRESS) – Sostanzialmente stabile l’incidenza settimanale a livello nazionale dei casi Covid: 40 ogni 100.000 abitanti contro i 41 ogni 100.000 abitanti della scorsa settimana. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Cabina di regia Iss-ministero della Salute. Nel periodo 22 febbraio-7 marzo 2023, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,94, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente e sotto la soglia epidemica. L’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero è stabile e sotto la soglia epidemica. Il tasso di occupazione in terapia intensiva è stabile all’1,0%, mentre il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale scende al 4,3%.
Quattro Regioni sono classificate a rischio alto, nove sono a rischio moderato e otto a rischio basso.

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