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Bayer, un piano di servizi a domicilio per i pazienti con Emofilia A

MILANO (ITALPRESS) – Bayer lancia EMO+, un piano potenziato di servizi a domicilio per fornire al paziente con Emofilia A vicinanza, cura e assistenza, al fianco di familiari e ai Centri Emofilia di riferimento. Emo+ si inserisce nei Patient Support Program (PSP), percorsi di assistenza personalizzati e incentrati sul paziente nati in considerazione del fatto che l’inefficacia di alcune terapie prescritte dai medici non dipenda dalla terapia in sè bensì dall’approccio del paziente. I dati sono eloquenti, tra cui quello che segnala come il 50% degli individui con malattie croniche non riesce ad aderire correttamente alla terapia prescritta dal medico (fonte AIFA): un comportamento che rappresenta un fattore di rischio per il paziente, riduce i benefici di prevenzione e di cura e alimenta spreco di risorse pubbliche.
“Nel paziente con emofilia A – afferma Francesca Russo, Country Medical Director di Bayer Italia – la personalizzazione della cura consente una maggiore aderenza alla terapia e la sua conseguente maggior efficacia. EMO+ rappresenta una scelta concreta di servizi che permettono ai pazienti di affrontare il proprio percorso terapeutico con più libertà e raggiungere così una migliore qualità di vita”.
In questo contesto, Bayer pone i pazienti al centro rispondendo concretamente alle loro necessità: EMO+ garantisce a titolo gratuito ai pazienti di tutte le età in trattamento con i farmaci Bayer, la continuità assistenziale a domicilio necessaria, rendendo disponibili i servizi su tutto il territorio nazionale.
L’attivazione dei servizi EMO+ si inserisce nel percorso terapeutico del paziente stabilito dal clinico di riferimento: dal supporto infiermieristico a quello fisioterapico, fino alla possibilità di eseguire i prelievi domiciliari per la curva di farmacocinetica e la consegna del farmaco a domicilio.
Il nuovo programma si avvale inoltre del monitoraggio ecografico delle articolazioni a domicilio del paziente, come soluzione integrata del percorso di cura personalizzato.
“EMO+ consente pertanto di migliorare tutte le fasi del percorso terapeutico, riducendo gli accessi agli ospedali e minimizzando lo spostamento dei pazienti verso i Centri di Emofilia. Tutto questo con un impatto decisamente positivo non solo sul paziente, ma anche in termini di supporto a medici e operatori sanitari nell’erogazione delle cure e nel monitoraggio delle condizioni cliniche del paziente”, conclude Russo.

– foto agenziafotogramma.it –

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Mastectomia preventiva, scelta drastica che non azzera il rischio tumore

MILANO (ITALPRESS) – Prima Angelina Jolie, poi Bianca Balti: la diffusione delle informazioni sulla mastectomia profilattica e sulla mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2 è legata soprattutto a queste due celebrities che sul tema hanno scritto, postato e rilasciato interviste. Il rischio di ammalarsi, però, riguarda una fetta molto più ampia di donne. Il 5 e 10% dei tumori al seno è ereditario, cioè legato alla presenza di mutazioni nei geni che compongono il Dna. La presenza di più casi di tumore in una stessa famiglia, eventualmente comparsi in giovane età, può far sospettare la mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2 che aumenta in modo molto notevole il rischio di sviluppare un tumore al seno. Per questo, dopo la conferma della mutazione da parte del test genetico, si può prendere in considerazione la mastectomia profilattica, cioè l’eliminazione dell’organo che potrebbe manifestare il tumore. La scelta è drastica, ovviamente, ma in ogni caso non azzera il rischio di ammalarsi. Infatti il tumore potrebbe svilupparsi anche nei pochi tessuti mammari rimasti e nelle ovaie. La mastectomia profilattica è uno dei temi affrontati da Corrado Tinterri, direttore della Breast Unit dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano), intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
Il cancro ovarico è la quinta tipologia di tumore più comune nelle donne in Europa e circa il 15% dei tumori ovarici sono ereditari, a causa di mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2. Insomma, convivere con certezza della mutazione non è facile, come in tanti casi non è facile, nè immediato, avere la certezza della mutazione.
“L’allarme nasce dai numeri: tenendo conto in Italia 60 mila nuovi casi di cancro della mammella, il 10% di questi sono accertati geneticamente – ha spiegato Tinterri -. Purtroppo l’età di queste pazienti diventa sempre più bassa, fatto che innesca sempre di più la tematica di una mutazione genetica di queste donne”.
Per Tinterri “l’elemento più importante oggi è la valutazione del rischio nelle donne che sono fuori dai programmi di screening. Il programma di screening italiano – ha proseguito – oggi è sostanzialmente quello mammografico che va dai 45 ai 70 anni”.
“Purtroppo – ha sottolineato – queste pazienti sono spesso fuori da questi programmi, quindi noi consigliamo già dall’età di 30 anni una valutazione senologica, nella quale si esamina il rischio individuale legato alla famiglia, alla fertilità, ai farmaci, a tanti altri elementi che possono connotare un rischio genetico. Spesso queste donne vengono da sole perchè hanno in famiglia la madre, la nonna, zie o altri casi”.
A quali esami vengono sottoposte le pazienti? “Gli esami più importanti, a seconda dell’età – ha spiegato -, sono l’ecografia, la mammografia e la risonanza magnetica. Dai 20 ai 25 anni è importante l’ecografia e la visita senologica, dai 25 anni è utile anche la risonanza magnetica. La mammografia in genere comincia dopo i 30 anni”.
E’ importante anche considerare l’impatto psicologico. “E’ fondamentale – ha affermato – perchè non sono pazienti malate ma sanno che potrebbero diventarlo. C’è una logica dell’attesa e di una forza psicologica di reazione”. Per Tinterri “queste pazienti devono entrare in un team multidisciplinare, in un percorso specifico che oggi è disponibile in molti centri di senologia”. La paziente, infatti, non decide da sola. “Penso che sia molto importante – ha detto – il dialogo con queste pazienti e intercettare la cancerofobia. Quando si parla con una paziente che ha una mutazione e un rischio, nel corso della vita, dell’80% di sviluppare un cancro al seno, certamente bisogna metterla nelle condizioni di sicurezza. Da qui nasce la proposta della mastectomia profilattica”, ha detto, sottolineando poi che “non è un intervento estetico: queste pazienti sono comunque sottoposte a mastectomie”.
Si tratta di una scelta importante e molto delicata e occorre il consiglio di un senologo. “Per questo – ha evidenziato – noi abbiamo quasi obbligato le regioni a fare in modo che questi interventi avvengano in centri identificati dove le donne arrivano a questa decisione attraverso un percorso”.
C’è anche il tema della maternità. “La mutazione che riguarda i geni BRCA1 e BRCA2 – ha spiegato – purtroppo aumenta il rischio di carcinoma dell’ovaio. Anche in questo caso, sono spesso donne giovani che hanno aspettative di gravidanza. Queste pazienti meritano ancora di più un passaggio decisionale importante. Ci sono donne che hanno il 40-50% o anche di più di sviluppare un tumore dell’ovaio. Questo spesso avviene in età più giovanile rispetto al tumore della mammella ed è una decisione da prendere ancora prima. In genere, però, non prima dei 35 anni”. C’è comunque la possibilità di diventare madre. “In questi centri – ha sottolineato – si fa la preservazione della fertilità, quindi il congelamento degli ovociti che dopo possono permettere una gravidanza a impianto dell’embrione”.
Per il futuro si prevedono test più frequenti e veloci, che permettano più interventi profilattici e meno quelli curativi? “Questo sarà il futuro – ha concluso – perchè stiamo identificando sempre di più geni che codificano il rischio di tumore al seno”.

– foto Italpress –
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Screening mammografici, al via la campagna nazionale di Europa Donna

MILANO (ITALPRESS) – In Italia sullo screening mammografico organizzato esiste una differenza tra la realtà e come viene percepito dalle donne. Nel nostro Paese oltre il 90% delle donne conosce il programma gratuito organizzato dal Servizio Sanitario Nazionale per la prevenzione secondaria del tumore del seno. Solo due italiane su dieci dichiarano di non aver avuto una convocazione per lo screening, da parte delle Asl di riferimento. Quelle che ricevono la convocazione dall’ASL sono avvisate nell’80% dei casi tramite una lettera postale. Solo il 3% viene chiamata attraverso una mail o un SMS. Sono questi alcuni dei dati emersi da una ricerca condotta da IQVIA per Europa Donna Italia, il movimento che nel nostro Paese tutela i diritti alla prevenzione e alla cura del tumore al seno.
La ricerca, condotta intervistando 468 donne, nella fascia di età 50-69 anni, residenti su tutto il territorio nazionale, rileva il percepito delle partecipanti all’indagine, rispetto alla conoscenza e adesione allo screening mammografico organizzato. “Lo Screening Mammografico Organizzato ha un ruolo fondamentale” spiega Isabella Cecchini, Senior Principal head of primary market research IQVIA, responsabile della ricerca dal titolo “Rilevazione sulla conoscenza dello Screening Mammografico Organizzato: le motivazioni dell’adesione o della non adesione. Dai dati che abbiamo raccolto emergono delle differenze rispetto alla realtà, soprattutto se li confrontiamo con i dati di adesione reale”. L’iniziativa e la ricerca rientrano nella nuova campagna promossa da Europa Donna Italia.
“Ogni seno ha una storia – Lo screening te la può raccontare presentati oggi a Milano in una conferenza stampa nazionale. La campagna parte oggi anche da Foggia, la città in cui Sant’Agata sarà protagonista del primo dei cinque murales previsti. Una Santa laica e di natura simbolica che vuole ricordare a tutte le donne l’importanza di aderire allo screening mammografico organizzato. La Santa, protettrice della salute del seno delle donne, assume così un valore quasi iconico nella sua modernità e diventa il simbolo di questa campagna, a cavallo tra tradizione, arte di strada e religione. Vestendo i panni di una giovane donna in potenziale età di screening, rappresenta l’amica che ti ricorda cosa fare in termini di prevenzione, la sorella che ti accompagna a fare i controlli, la vicina di casa che ti racconta quanto sia stato salvifico, per lei, aderire allo screening.
Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Screening (ONS) il valore medio di adesione allo screening mammografico organizzato in Italia è del 46,3% (dato 2021) con notevoli differenze tra macroaree regionali. Secondo i dati 2021 infatti al Nord i valori di copertura sono stabili al 61%, al Centro intorno al 48% e nell’area Sud e Isole intorno al 22-23%.
Elemento di estrema positività è stata la capacità di resilienza dei programmi di screening di tutte le macroaree, con un sostanziale ritorno ai valori di copertura pre-pandemici. Tuttavia, l’Osservatorio Nazionale Screening, ha messo in evidenza che all’interno di ogni singola macroarea, ci sono state regioni con maggiore capacità di ripresa ed altre in evidente difficoltà.
“Da sempre il tema dello screening è centrale per noi. Esso, infatti, rappresenta lo strumento più efficace per la diagnosi secondaria, tanto d’aver redatto un vero e proprio manifesto che sintetizza le esigenze delle donne e allo stesso tempo evidenzia alcune lacune da colmare”, dice Rosanna D’Antona, Presidente di Europa Donna Italia.
Tre i punti di questa campagna che si rivolge contemporaneamente alle donne e alle istituzioni: aggiornamento e rimodulazione del messaggio e delle modalità di recapito dell’invito e dell’esito, in modo da incrementarne significativamente l’adesione; ovvero ribadire la possibilità (entro determinate indicazioni) di effettuare gratuitamente lo screening e verificare l’utilizzo di strumenti già esistenti per la prenotazione, come ad esempio quelle usate per i vaccini Covid19 o altri strumenti usati dalle singole Regioni; verificare sistematicamente la familiarità al primo accesso; ovvero rendere le donne più consapevoli e proattive verso la necessità di effettuare lo screening, spiegando anche concetti come familiarità e seno denso; uniformare lo screening dai 45 ai 74 anni in tutte le regioni, che si traduce nel monitorare che sia stata raggiunta l’uniformità regionale, in virtù del fatto che l’estensione della fascia di età 45-74 fa già parte del Piano Nazionale della Prevenzione.

FOTO: screenshot sito https://europadonna.it/santagata-screening/
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Telemedicina per pazienti oncologici, progetto pilota in Puglia

BARI (ITALPRESS) – Un progetto pilota pensato per potenziare l’assistenza oncologica domiciliare, che più di altre può beneficiare del clima di innovazione tecnologica nel quale stiamo vivendo. A presentare i risultati del progetto, promosso da Fondazione ANT e realizzato grazie a MyHospitalHub PRO – la piattaforma per il monitoraggio da remoto dei parametri vitali dei pazienti sviluppata da Adilife e ceduta a titolo gratuito da Takeda Italia – gli esperti riuniti oggi all’Albergo delle Nazioni di Bari. Il progetto, che ha preso il via nel Foggiano e nella BAT a fine 2022, permetterà ai medici ospedalieri e ai professionisti di ANT, di tenere traccia continua di parametri vitali come pressione arteriosa, temperatura corporea, ossimetria e frequenza cardiaca e respiratoria di pazienti oncologici assistiti a domicilio, che presentino una sintomatologia cardiovascolare e/o respiratoria rilevante al fine di accertare l’applicabilità sul lungo periodo del sistema stesso.
Come la recente emergenza pandemica ha sottolineato una volta di più, le cure domiciliari, se ben gestite, possono diventare il solo mezzo per proteggere da rischi di infortuni, contagi e stress psicologici diverse categorie di pazienti, ed in particolare quelli oncologici, permettendo alla persona ammalata di essere curata efficacemente senza rinunciare al comfort del proprio ambiente domestico.
“Soddisfare le esigenze di ogni singolo paziente è ciò che ispira il nostro lavoro quotidiano con la comunità oncologica – dice Anna Maria Bencini, Oncology Country Head, Takeda Italia -. Il nostro impegno primario è rivolto alle terapie in grado di trasformare la vita delle persone, liberando il potenziale dell’innovazione. Ma c’è di più. Vogliamo contribuire a curare il cancro andando oltre la terapia, con iniziative che supportino pazienti e caregiver attraverso un approccio ad ampio raggio che tenga conto del contesto socio-assistenziale e organizzativo e ponga l’attenzione anche sul vissuto e sulla psiche del paziente. Progetti che mettono la tecnologia al servizio della comunità oncologica, come quello presentato oggi, hanno per noi un alto valore, perchè creano un circolo virtuoso d’innovazione continua, che vede pubblico e privato lavorare in partnership con il fine ultimo di portare benefici ai pazienti”.
I monitoraggi a distanza dello stato di salute dei pazienti, nel vasto mare delle applicazioni della telemedicina, hanno peraltro il non secondario merito di coinvolgere il malato stesso nel processo di cura, tenendolo costantemente al corrente dei suoi miglioramenti e peggioramenti. Vantaggi non indifferenti, che sicuramente consentono una migliore presa in carico e gestione del paziente, e che contribuiscono anche a una più appropriata gestione delle risorse economiche e umane, in un momento in cui la sanità si trova ad affrontare una preoccupante mancanza di personale.
“E’ significativo avere avviato proprio in Puglia, dove siamo presenti da più di trent’anni, questo promettente progetto pilota – commenta Raffaella Pannuti, presidente di ANT – La telemedicina non potrà sostituire il lavoro di medici, psicologi e infermieri, ma potrà dare un contributo importante nel rendere le cure palliative domiciliari accessibili a un numero sempre maggiore di persone. A livello nazionale i costi dei ricoveri ospedalieri e la carenza di personale, di posti letto, di strumentazioni, ci mostrano chiaramente il bisogno impellente di una rimodulazione del sistema sanitario che gestisca e distribuisca le risorse nel modo più appropriato possibile, in uno scenario dove i bisogni sanitari saranno sempre maggiori”. “Mi preme ricordare che, secondo la più recente analisi del nostro impatto sociale, risulta che il modello di assistenza ANT consentirebbe un beneficio medio annuale in capo al SSN pari a 14.777 euro per assistito traducibile in 4,84 euro di valore generato per ogni euro investito nell’attività della Fondazione”, conclude Pannuti.

– foto Italpress –
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Covid, in una settimana 23.988 nuovi casi e 216 decessi

ROMA (ITALPRESS) – Nella settimana tra il 3 e il 9 marzo 2023, in Italia, si sono registrati 23.988 nuovi casi positivi di Covid, con una variazione di -10,1% rispetto alla settimana precedente, quando furono 26.684. Lo comunica il settimanale bollettino emesso dal Ministero della Salute. Sono 216 i deceduti, il 5,3% in meno rispetto alla settimana precedente, quando furono 228. 477.908 i tamponi effettuati, con una variazione di -10,4% rispetto alla settimana precedente (533.212). Il tasso di positività è del 5,0%, invariato rispetto alla settimana precedente.(ITALPRESS).

Photo Credits: www.agenziafotogramma.it

Covid, Rt in aumento a 0,97. Due regioni a rischio alto

ROMA (ITALPRESS) – In lieve diminuzione l’incidenza settimanale a livello nazionale dei casi Covid: 41 ogni 100.000 abitanti contro i 45 ogni 100.000 abitanti della scorsa settimana. E’ quanto
emerge dal monitoraggio della Cabina di regia Iss-ministero della
Salute. Nel periodo 15 febbraio-28 febbraio 2023, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,97, in aumento rispetto alla settimana precedente ma ancora sotto la soglia epidemica. L’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero è in diminuzione e sotto la soglia epidemica. Il tasso di occupazione in terapia intensiva scende all’1,0%, mentre il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale scende al 4,7%.
Due Regioni sono classificate a rischio alto, tre sono a rischio moderato e sedici a rischio basso.

– foto agenziafotogramma.it –
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Il Ssn soffre di long Covid, 900mila ricoveri “persi” nel 2020 e 2021

ROMA (ITALPRESS) – Un Sistema sanitario nazionale che soffre ancora del long Covid, con un mancato recupero delle prestazioni sanitarie, circa 900 mila ospedalizzazioni ‘persè sia nel 2020 sia nel 2021; e una spesa sanitaria pubblica italiana in rapporto al PIL, già al di sotto della media dei Paesi OCSE e G7 prima e durante l’urto pandemico, è tutt’oggi considerevolmente distante da questi riferimenti. Questi alcuni dati che emergono dal 20° Rapporto sull’attività ospedaliera in Italia “Ospedali&Salute”, presentato da Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata, realizzato in collaborazione con Ermeneia – Studi & Strategie di Sistema. Attraverso un’analisi dei servizi sanitari, dell’evoluzione del settore, dei costi, delle difficoltà di accesso e della qualità percepita dai cittadini, è stato preso in considerazione il triennio di pandemia: dalla fase dell’emergenza straordinaria nel 2020 a quella proattiva del 2021, caratterizzata dal programma di vaccinazione, ma anche dal blocco e dal differimento delle prestazioni, per finire con il 2022, anno durante il quale ci si è trovati ad affrontare il fenomeno di servizi non erogati o procrastinati.
‘Il SSN soffre ancora del Long Covid. I dati parlano chiaro: a due anni dalla pandemia non solo non si riscontra il recupero atteso delle prestazioni mancate nel corso della fase pandemica più acuta, ma i volumi di attività e la qualità delle cure non sono tornati ai livelli pre-Covid nè per le prestazioni programmate nè per quelle urgenti – afferma Barbara Cittadini, presidente nazionale Aiop -. Le forze centrifughe dal SSN sono sempre più evidenti con sempre più utenti che, per ovviare alle liste d’attesa, si trovano costretti, se possono, a pagare le prestazioni o, in caso di indisponibilità economica, a rinunciare alle cure”, aggiunge. Si tratta di una situazione che il Rapporto fotografa nei dettagli. La ricerca, infatti, è uno strumento di monitoraggio e valutazione dell’efficacia e dell’efficienza del sistema ospedaliero italiano, nelle sue componenti di diritto pubblico e di diritto privato del Servizio Sanitario Nazionale e coniuga i dati oggettivi dei flussi informativi correnti con i dati “soggettivi” ricavati da un’indagine annuale sull’esperienza dei pazienti.
“Vogliamo riportare l’interesse del malato al centro del dibattito sulla sanità pubblica, troppo spesso orientato da visioni parziali, che prescindono dai principi di realtà’, ha evidenziato la presidente di Aiop, aggiungendo che “la spesa sanitaria pubblica italiana in rapporto al PIL continua a restare fortemente al di sotto della media dei Paesi OCSE e G7 e si continua a paralizzare l’erogazione di servizi alla salute, attraverso il meccanismo dei tetti di spesa, imponendo alle Regioni un limite massimo all’acquisto di prestazioni presso il privato accreditato e sacrificando i bisogni assistenziali dei pazienti sull’altare di una illogica predilezione per la proprietà pubblica degli asset. Ancora una volta, i dati parlano chiaro: le dinamiche “conflittuali” tra la componente di diritto pubblico e quella di diritto privato del SSN non interessano ai malati. L’interesse del paziente è quello di ricevere le cure migliori – dal punto di vista dell’efficacia, appropriatezza e sicurezza – e non, certamente, la natura giuridica dell’ospedale che le erogà.
‘I malati desiderano, solamente, essere curati. E’ necessario – conclude Cittadini – comprendere che ogni euro impiegato in sanità è un investimento per il progresso del Paese e che è indispensabile procedere ad un’alleanza di sistema, basata su un approccio collaborativo/competitivo tra la componente di diritto pubblico e la componente di diritto privato del SSN, preservando e aumentando gli ambiti di tutela, superando i condizionamenti ideologici, che, fino ad ora, hanno relegato la componente di diritto privato a un ruolo vicario e agendo attraverso una differente allocazione delle risorse alle strutture che assicurano prestazioni qualitativamente migliori e una gestione più efficientè.
Il ministro della Salute Orazio Schillaci, in un videomessaggio evidenzia come ‘la doppia anima del nostro sistema ospedaliero, pubblico e privato, può rappresentare la chiave per risolvere alcune criticità esistenti e superare le inaccettabili disuguaglianze che tuttora persistono a livello territorialè. ‘Dobbiamo implementare e allargare l’offerta, anche creando un sistema virtuoso tra pubblico e privato che possa garantire una presa in carico globale e appropriata delle esigenze di prevenzione, cura e assistenza di tutti i cittadini. Considero prioritario – evidenzia il ministro – rispondere in modo tempestivo e adeguato alle esigenze di tutti coloro che sono rimasti indietro in questi anni, penso in particolare agli screening oncologici, ai ricoveri e agli interventi rimandati o sospesi soprattutto nelle prime fasi dell’emergenza sanitaria. Il Rapporto Aiop restituisce una nitida fotografia degli ultimi anni caratterizzati dalla pandemia di Covid-19. Una novità rilevante è rappresentata dall’approvazione dell’emendamento al decreto Milleproroghe che, oltre a permettere di continuare a utilizzare i fondi resi disponibili con la legge di Bilancio 2022, dà alle Regioni la facoltà di avvalersi di una quota dello 0,3% del fondo sanitario per incrementare l’offerta di prestazioni in convenzione con le strutture private accreditatè.
‘In tema di risorse destinate al SSN – conclude Schillaci – abbiamo voluto dare un segnale di cambiamento, siamo arrivati a oltre 128 miliardi di euro per il fondo sanitario nazionale 2022 e aumentato le risorse del fondo per il triennio 2023-2025″. Secondo Ugo Cappellacci, presidente della Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati, il Rapporto fotografa “una situazione che ormai era chiara da molto, purtroppo le cifre sono drammatiche ed è necessario invertire la rotta. La spesa sanitaria deve necessariamente diventare un investimento, passando dal concetto di Prodotto interno lordo a quello di Benessere interno lordo e comprendendo che in sanità spendere meno prima significa spendere di più dopo. I limiti riscontrati dal Servizio Sanitario Nazionale durante la pandemia si possono recuperare solo tramite un’integrazione vera tra pubblico e privato. Dobbiamo, quindi, intervenire sul tema dei tetti per arrivare a recuperare i ritardi che rischiano di mettere in ginocchio il Paese. Rompiamo assieme questo tetto”.
Per Davide Faraone, Commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei Deputati, il Sistema sanitario nazionale “è in gravissima crisi e il Covid ha peggiorato tale situazione. Il contributo del privato, dunque, è fondamentale per supportare il sistema e recuperare tutto ciò che è rimasto arretrato. Occorre però investire, stanziando risorse per almeno 10 miliardi di euro, di cui almeno 8 per il privato accreditato e intervenire con nuove assunzioni. E’ necessario superare gli steccati ideologici: pubblico e privato stanno seguendo la stessa identica missione ed è arrivato il momento di riconoscerlo”, conclude.
“Esiste un problema serio rispetto alle liste d’attesa e alla rinuncia alle cure a cui si somma il pregresso derivante dal Covid. Rispetto alla rinuncia alle cure – dichiara Tonino Aceti, presidente Salutequità – abbiamo tassi raddoppiati rispetto al pre-Covid: in Sardegna, la Regione con la minore proporzione di privati accreditati, è quella con la percentuale maggiore, pari al 18%. Parallelamente, il sistema di misurazione istituzionale ai fini LEA è profondamente carente nel misurare il fenomeno delle liste d’attesa: solo un indicatore dovrebbe catturare la capacità delle Regioni di rispondere tempestivamente ai bisogni di curà.
‘Sull’intramoenia ancora 5 Regioni non hanno istituito le relative commissioni di controllo e a fronte di un sistema che fa acqua da tutte le parti abbiamo, quindi, canali di accesso non controllato solo per chi se lo può permettere. Chi non ha disponibilità economica rinuncia alle cure e stiamo dinanzi a un diffuso fenomeno di progressivo aggravamento delle condizioni di salute e al proliferare di casi che arrivano in ospedale quando ormai la patologia è complessa e a uno stadio avanzatò, spiega. Per Domenico Mantoan, direttore generale Agenas, infine, il sistema pubblico “è ingolfato e non riesce a utilizzare le risorse anche aggiuntive che gli sono, di volta in volta, assegnate. Il comparto privato è l’unico settore al quale sono rimasti applicati i tetti di spesa. Siamo in una condizione in cui i 300 milioni riconosciuti alle strutture di diritto pubblico per smaltire le liste d’attesa non sono stati utilizzati e in cui il privato accreditato è volutamente limitato nella sua capacità produttiva. Nel nostro Paese lo Stato deve incarnare il ruolo costituzionalmente previsto di soggetto regolatore: questo significa interpretare i bisogni in maniera flessibile, senza restare ancorati a norme – come il Dl 95 – introdotte 10 anni fa e mai aggiornate; significa rendere effettivo il ruolo di valutazione a livello centrale per monitorare più accuratamente l’efficienza delle strutture pubbliche che – dobbiamo dirlo – viaggiano a piè di lista e orientate verso una programmazione libera di dare di più a chi garantisce una qualità maggiore al minor costo”, spiega.
All’evento hanno preso parte, tra gli altri, Nadio Delai, sociologo, presidente di Ermeneia; Gabriele Pelissero, vicepresidente Aiop e Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, che evidenzia come ‘l’ospedalità privata offre un contributo fondamentale al Servizio Sanitario Nazionale anche in questi anni stressanti e faticosi per la sanità ha dato un contributo molto importante. Anche se può sembrare una contraddizione, senza ospedalità privata – conclude Gasparri – non ci sarebbe Servizio sanitario pubblico, che viene garantito anche grazie al fatto che esiste la componente di diritto privatò.

– foto ufficio stampa Italcommunications –
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Acea e Susan Komen Italia insieme per la prevenzione delle donne

ROMA (ITALPRESS) – Continua la collaborazione con l’organizzazione Susan G. Komen Italia, oggi in occasione della Giornata Internazionale della Donna, il Gruppo Acea, da sempre attento al benessere delle proprie persone e all’importanza della prevenzione e dei corretti stili di vita, lancia la campagna “Previeni con ACEA” che prevede screening gratuiti dedicati alle donne dell’azienda che potranno usufruire di visite senologiche e ginecologiche. Nella giornata odierna le persone di ACEA potranno anche partecipare ad un’iniziativa solidale organizzata presso la sede centrale di Piazzale Ostiense dai volontari dell’associazione, che illustreranno progetti e attività dedicate alla prevenzione. Con tali iniziative, realizzate in collaborazione con l’associazione Susan G. Komen, che opera da oltre 20 anni in Italia per rendere il tumore del seno una malattia sempre più curabile, il Gruppo Acea conferma il percorso intrapreso a favore della salute delle proprie persone, promuovendo con sempre maggiore impegno il valore della Prevenzione.

– foto: ufficio stasmpa Acea

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