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Roma, al via il progetto “Acea Scuola. Proteggiamo l’ambiente”

ROMA (ITALPRESS) – Prende oggi il via la nuova edizione di “ACEA SCUOLA”, il progetto educational realizzato dal Gruppo per sensibilizzare i giovani e gli studenti sui temi della sostenibilità ambientale.
Quest’anno l’iniziativa, inserita nel piano formativo “Mappa della Città Educante 2022/2023” dell’Assessorato alla Scuola, Formazione e Lavoro di Roma Capitale, si articola intorno all’ACEA EcoVillage, una piattaforma interattiva, dinamica e stimolante che invita i ragazzi a imparare, giocare e riflettere sui temi dell’ambiente e dell’ecologia.
Il progetto fa parte di un percorso avviato da tempo dal Gruppo ACEA che ha sempre riscosso un notevole successo, l’edizione dello scorso anno ha visto collegati oltre 25.000 ragazzi da tutta Italia. “Acea Scuola. Proteggiamo l’ambiente” è rivolto agli studenti del secondo ciclo delle scuole primarie e delle secondarie di primo grado di Roma e Città Metropolitana che hanno aderito al progetto. L’iniziativa sarà replicata nei prossimi mesi e sarà rivolta a un pubblico più ampio.
A fare da guida nella nuova edizione ci saranno Biagio Venditti e Francesca La Cava, due dei protagonisti della serie Netflix “Di4ri”. Saranno loro ad accompagnare gli studenti attraverso video, quiz e approfondimenti sulle problematiche ambientali che riguardano il nostro pianeta e le azioni volte alla sua salvaguardia.
Cinque le macro aree tematiche dell’Acea EcoVillage a cui si potrà accedere dalla piattaforma digitale: Piazza del Riciclo, Belvedere della Biodiversità, Stazione del Clima, Parco Acquatico e Ponte dell’Energia. Ogni location include un video interattivo in cui i due giovani affronteranno i temi più attuali della sostenibilità ambientale: economia circolare, biodiversità, emergenza climatica, tutela dell’acqua e transizione energetica.
Sarà anche l’occasione per far conoscere le best practices, i progetti e le tecnologie messe in campo dal Gruppo Acea per contribuire a un pianeta più green per tutti, soprattutto per le future generazioni.

– foto: ufficio stampa Acea

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Valditara “Impegno per la continuità educativa dei giovani ucraini”

ROMA (ITALPRESS) – Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha partecipato oggi alla riunione del Consiglio dei Ministri dell’Istruzione dell’Unione Europea, confrontandosi con i propri omologhi in questo primo appuntamento brussellese.
Nel corso dell’incontro sono state adottate la raccomandazione del Consiglio sui percorsi per il successo scolastico, con l’obiettivo di ridurre l’abbandono precoce dell’istruzione e di migliorare le competenze di base e le Conclusioni del Consiglio sul sostegno al benessere nell’istruzione digitale.
Durante il dibattito politico è stato inoltre trattato il tema dello Spazio europeo dell’istruzione nell’attuale contesto della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina. Nel suo intervento, il Ministro Valditara ha valorizzato il modello italiano di accoglienza degli studenti ucraini integrati nel nostro sistema educativo. “Il governo italiano è fortemente impegnato a garantire la continuità educativa dei giovani sfollati ucraini. Si tratta, a nostro giudizio, di una indiscutibile priorità politica, culturale e umanitaria, per riaffermare i valori europei della democrazia, della pace e della libertà nell’ambito della risposta ferma e coordinata all’aggressione russa dell’Ucraina” – dichiara il Ministro -. “Finora, risultano arrivati in Italia circa 173.000 sfollati per riunirsi con gli ucraini già residenti nel nostro Paese e tra essi vi è un’altissima percentuale di minori, circa 50.000. La nostra politica di accoglienza si basa sulla lunga esperienza italiana nell’inserimento dei ragazzi stranieri con un sostegno personalizzato, linguistico e psicologico, nelle classi con i loro coetanei, per favorire le relazioni interpersonali e la piena integrazione nella comunità scolastica”.
Il Ministro ha, inoltre, evidenziato il ruolo cruciale della collaborazione tra i Ministeri dell’Istruzione degli Stati membri dell’UE con la Commissione per dare risposte alle crisi attuali e future. In particolare, il Ministro ha sottolineato l’importanza della flessibilità dei fondi e dei programmi europei per poter rispondere efficacemente ai momenti di crisi e di continuare a lavorare per il riconoscimento delle qualifiche degli studenti ucraini, affinchè non vi sia nessun ostacolo alla continuità dei loro percorsi educativi. All’intervento del Ministro Valditara sulla necessità di rafforzare la collaborazione nell’ambito della Spazio Europeo dell’Istruzione e di utilizzare pienamente tutti i suoi strumenti per affrontare le crisi future hanno fatto eco gli interventi della Germania, della Grecia, della Finlandia, della Slovenia, di Cipro, della Danimarca e dell’Austria.
Inoltre, la necessità di collaborare con il Ministero ucraino per sostenere le iscrizioni dei bambini sfollati nei sistemi educativi degli Stati Membri accoglienti, assicurando la continuità degli apprendimenti, sottolineata dal Ministro Valditara, ha trovato una convergenza nell’intervento della Francia.
A margine della riunione del Consiglio, il Ministro ha avuto un primo utile incontro con la Commissaria per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’educazione e la gioventù, Mariya Gabriel, nel quale ha sottolineato l’importanza di sostenere un incremento degli investimenti di qualità nell’Istruzione e nell’Innovazione e di poter contare su una maggiore flessibilità degli strumenti finanziari europei per Istruzione e Ricerca. Inoltre, il Ministro ha messo in luce l’importanza di sviluppare le relazioni esterne attraverso partenariati con i Paesi Terzi, in particolare con l’Africa.
-foto agenziafotogramma.it-
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Scuola, Valditara “Lavori socialmente utili per alunni violenti”

MILANO (ITALPRESS) – Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, immagina di affrontare il problema degli episodi di violenza in classe “anche prevedendo forme diverse di sanzioni nei confronti di quegli studenti che non hanno la capacità di rispettare le regole: una cosa che mi è sempre parsa molto utile, sono i lavori socialmente utili”.
Per Valditara “dobbiamo ridare autorevolezza ai docenti, rispetto verso i docenti, gli studenti e i beni pubblici. C’è anche il tema dei docenti che devono essere sempre consapevoli del ruolo che hanno e che passa anche da un aumento del livello retributivo”. Il ministro ha poi annunciato che si sta lavorando all’istituzione di “un tavolo per trovare soluzioni, che sia la didattica personalizzata, lo psicologo, sanzioni più efficaci o la chiamata alla responsabilità di docenti, famiglie e ragazzi”.
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-foto agenziafotogramma.it-

Scuola, 80 mila studenti bocciati per troppe assenze

ROMA (ITALPRESS) – Nell’ultimo anno scolastico segnato dal Covid, oltre 80 mila studenti non hanno maturato una frequenza a scuola sufficiente per poter essere scrutinati, cioè sono stati bocciati per troppe assenze: una città di studenti fantasma grande quasi come Brindisi o Como, ad aggravare il problema dell’abbandono scolastico che è un nefasto primato del nostro Paese. Si tratta, per il 67% degli italiani, di un fenomeno “allarmante” e da affrontare con “urgenza”. A fronte di questo motivato allarmismo, per il 61% degli italiani è comunque giusto bocciare per eccesso di assenze anche durante l’anno del Covid. Lo scarso apprendimento scolastico preoccupa il 62% degli italiani, quasi il 10% in più rispetto alla rilevazione del 2019. Sono alcuni dei dati emersi dall’indagine promossa dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, realizzata dall’Istituto Demopolis in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che si celebra il 20 novembre.
“Attraverso questa indagine sono emerse le criticità del sistema scolastico, ma anche le potenzialità che una comunità può esprimere – sottolinea Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini -. Cresce tantissimo la consapevolezza del ruolo delle comunità educanti, ovvero di una responsabilità diffusa e condivisa della crescita dei nostri bambini e bambine, ragazzi e ragazze e che non possiamo lasciare indietro i ragazzi e i bambini delle troppe aree povere d’Italià.
‘Senza mai citarlo esplicitamente, quest’anno con l’indagine siamo entrati anche nel merito del merito: per la maggioranza degli italiani vanno supportate èquipe stabili di docenti capaci di favorire didattiche innovative specialmente nelle aree più fragili, mentre per meno del 30% vanno premiati i singoli docenti capaci di favorire didattiche vincenti indipendentemente dai diversi contesti – prosegue -. Una tendenza a puntare sulla scuola che riduce i divari, che emerge chiaramente anche nella scelta degli italiani di sostenere con maggiori risorse le scuole che riducono le disuguaglianze tra studenti (72%) rispetto alla scelta di sostenere con più risorse le scuole con un alto tasso di risultati buoni o ottimi degli studenti per trainare il sistema di istruzione (20%)”.
Per gli italiani, oggi i problemi della scuola riguardano soprattutto le strutture troppo vecchie (64%). Per il 58% i problemi sono relativi alla carenza di attività di recupero per i ragazzi in difficoltà, per il 56% dipendono dalla motivazione degli insegnanti. Ma anche per i fenomeni di abbandono e dispersione scolastica (53%). Questi ultimi, anzi, per circa 6 italiani su 10 sono fenomeni peggiorati nell’ultimo biennio, con una lieve differenza di percezione tra genitori (55%) e insegnanti (67%). I ragazzi, secondo gli italiani, purtroppo perdono la via di scuola soprattutto per la fragilità del contesto familiare di origine (74%) e per l’inadeguatezza della scuola rispetto a serie strategie di recupero (63%) e delle istituzioni locali nel prevenire o trattare il fenomeno (58%), ma anche per la vacuità del sistema di relazioni famiglia-scuola-istituzioni (57%). Solo per il 38% del campione l’abbandono scolastico è dovuto alla carenza di risorse specifiche e per il 26% per il contesto migratorio della famiglia di origine.
“L’indagine Con i Bambini – Demopolis individua alcuni indici di un’Italia adulta che all’indomani dell’emergenza pandemica – spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento – si scopre ‘spaventatà da alcuni fenomeni che riguardano una minoranza dei minori. Non a caso, la principale preoccupazione individuata dai cittadini, pensando ai bambini e agli adolescenti nel nostro Paese, è con il 76% di citazioni la diffusione della violenza giovanile e delle baby gang, ma anche gli episodi di bullismo o cyberbullismo ed il consumo di alcol e droga per il 63 per cento degli intervistati”.
Un Paese che stenta a fare autocritica, ma appare molto critico sulle derive più estreme del disagio fra i ragazzi, sebbene si tratti di situazioni circoscritte e marginali, per quanto gravi.
Preoccupa, con un trend in crescita dal 2019, anche la dipendenza di bambini e ragazzi da smartphone e tablet (73%), perchè, per paradosso, le tecnologie digitali, che sono state l’antidoto principale alle dinamiche di confinamento imposte dall’emergenza Coronavirus, oggi si rivelano un limite grave nello sviluppo dei minori, e forse anche nell’apprendimento. Il 62% degli intervistati, pensando a bambini e ragazzi, ritiene preoccupante proprio lo scarso apprendimento scolastico, con un dato cresciuto di 9 punti negli ultimi 4 anni.
Altro tema emerso dall’indagine riguarda il fenomeno delle baby gang. Secondo l’opinione pubblica, per il fenomeno della violenza giovanile servirebbe innanzi tutto un migliore controllo e una conoscenza maggiore dei genitori sulle vite dei figli (75%). Oltre la metà del campione sollecita anche una stretta legalitaria: un più efficace presidio delle forze dell’ordine (53%) e maggiore sorveglianza delle comunicazioni sui social e sulle chat da parte della Polizia Postale (52%). Poco meno di 6 su 10, per contrastare derive violente, suggeriscono la necessità che i minori possano avere accesso più esteso ad attività ricreative, sportive o ludiche fuori dalla scuola.
Per il 74% degli intervistati le disuguaglianze tra i minori in Italia sono aumentate nell’ultimo biennio. Le opportunità valgono spesso per pochi: poco più di 4 italiani su 10 ritengono adeguato il contesto in cui vivono in termini di strutture sportive, scuole, spazi verdi attrezzati. Solo un terzo può dichiarare di vivere in città dove cinema, teatri, librerie, asili nido e strutture per l’infanzia possano essere definiti adeguati. Non è – ed una maggioranza di cittadini ne è consapevole – un’Italia a misura di bambini e ragazzi.
La responsabilità della crescita dei minori è di tutta la comunità: ne è oggi consapevole l’85% degli italiani. La convinzione, incrementata nel tempo, che non spetti solo alla scuola presidiare la crescita dei ragazzi è oggi diffusissima fra i cittadini, ma non lo era appena 4 anni fa.
Anche grazie ad un lavoro costante di sensibilizzazione e motivazione collettiva, questa consapevolezza sul ruolo della comunità educante è cresciuta dal 46% del 2019 all’85% odierno, con un incremento di quasi 40 punti in 4 anni (46% nel 2019, 67% nel 2020, 78% nel 2021, 85% nel 2022). Analogamente si è affermata nell’opinione pubblica la chiara distinzione tra povertà educativa e povertà economica, seppur le due si alimentano reciprocamente. Per il 67% degli italiani, infatti, la povertà educativa consiste maggiormente nel limitato accesso a opportunità di crescita, per il 57% nel disagio sociale intorno al minore, per 52% per i bassi apprendimenti scolastici e solo per il 12% consiste nella povertà materiale.
I benefici delle attività extrascolastiche sono ampiamente testimoniati dai genitori di ragazzi che possono sperimentarli: i bambini e gli adolescenti socializzano e maturano senso di comunità (63%), spirito di gruppo (62%), sicurezza personale ed autostima (58%). Imparano a rispettare le regole (56%), acquisiscono interesse per le cose (51%) e responsabilità personale (50%). Ma sono ancora troppo pochi, in Italia, i minori che possono sperimentare i preziosi benefici di una comunità che educa, mentre la pandemia ha ulteriormente aggravato i fenomeni di povertà educativa minorile che nel nostro Paese, nella percezione di 3 intervistati su 4, è aumentata rispetto a 3 anni fa.
‘In questo contesto di bisogni disattesi, si conferma la centralità delle attività del Fondo e di Con i Bambini e si dimostrano sostanziali gli interventi di contrasto alla povertà educativa minorile, ma crescono anche le attese per le opportunità connesse allo sviluppo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza a patto che le nuove generazioni diventino centrali nell’agenda del Paesè, si legge in una nota.
Nella percezione della maggioranza degli italiani (51%) le risorse del PNRR destinate ai minori sono insufficienti.
Oggi per la presentazione online dei risultati dell’indagine “Quanto futuro perdiamo? La scuola e la comunità educante nel Paese”, la Fondazione Con i Bambini ha incontrato il viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maria Teresa Bellucci.
“Ho illustrato al Viceministro il programma e i progetti promossi da Con i Bambini nell’ambito del Fondo in tutto il territorio italiano, oltre 420 cantieri educativi avviati mettendo in rete più di 7.500 organizzazioni tra scuole, terzo settore e istituzioni, raggiungendo mezzo milione di bambini e bambine, ragazzi e ragazze e le loro famiglie. E’ stata l’occasione per uno scambio largo di vedute sul contrasto della povertà educativa fondato sull’alleanza tra Istituzioni e Terzo settore”, ha detto Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini.
“Dobbiamo attuare progetti che vedano una pari dignità tra pubblico e privato attraverso un’alleanza effettiva e fattiva tra istituzioni e interlocutori che provengono dal privato sociale, perchè solo attraverso alleanza e co-progettazione si possono immaginare percorsi in cui queste sfide vengono vinte – ha sottolineato durante la presentazione dell’indagine il viceministro Maria Teresa Bellucci -. Vorrei che le parole chiave di questa stagione di governo siano collaborazione e lealtà nel rispetto reciproco e interesse primo della tutela dei più fragili, dove i più fragili sono i bambini che non hanno la possibilità di difendersi da soli ma hanno necessità di adulti e interlocutori che sappiano prendersene cura in tutti i modi”.
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I ragazzi del Centro scelgono i licei, nel Nord-Est scuole tecniche

GENOVA (ITALPRESS) – I ragazzi del Centro Italia sono attratti dai licei, quelli del Nord Est puntano sugli istituti tecnici, mentre quelli di Emilia-Romagna, Puglia, Basilicata e Liguria optano per i professionali. Lo scenario dell’orientamento scolastico nel nostro Paese è al centro del Salone Orientamenti di Genova, organizzato dalla Regione Liguria, che si è aperto oggi ai Magazzini del Cotone del Porto Antico e si chiuderà giovedì 17 novembre. Quello che è diventato ormai uno degli appuntamenti di riferimento per il mondo della scuola e del lavoro propone, in questa 27^ edizione, 350 eventi in presenza e online e 800 testimonial, ospita 140 espositori, 84 aziende che offrono quasi 1.000 opportunità di lavoro alle migliaia di studenti che parteciperanno con la guida di 400 coetanei chiamati “bussole”.
“Orientamenti – ha commentato il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti – è un’occasione fondamentale in cui si parla di futuro dei nostri giovani, di lavoro, di crescita e di tutto quello di cui l’Italia ha bisogno. Il Salone è un benchmark nazionale nel settore della formazione e dell’orientamento perchè in queste sale costruiamo l’infrastruttura più importante del Paese: testa, volontà e cuore dei ragazzi che saranno il motore dell’Italia nei prossimi anni”. 
Il Lazio detiene il primato italiano di studenti iscritti nei licei (63,4%) soprattutto scientifico, seguito da linguistico e scienze umane che ha superato anche il classico. In seconda posizione l’Abruzzo (57,9%) e in terza l’Umbria (55,5%). Veneto (42,8%) ed E-Romagna (44,2%) agli ultimi due posti per la scelta dei licei a fronte di una media nazionale del 51%. Di contro i ragazzi veneti si iscrivono più che altrove negli istituti tecnici: 38,6%, quasi 7 punti percentuali oltre la media italiana (31,7%) e su livelli di poco inferiori FVG (37,3%) e Lombardia (36,2%). Lazio (25%) e Campania (27,3%) le regioni con meno iscritti. Sul fronte dei professionali la leadership spetta all’E-Romagna: 20,3% degli iscritti. Al di sopra delle media italiana (17,3%) anche Puglia (19,4%), Basilicata (19,3%) e Liguria (18,7%).
In Italia si contano 128 ITS (Istituti Tecnici Superiori) distribuiti in tutta la Penisola. Ai ragazzi presenti al Salone è stato raccontato con testimonianze dirette l’universo degli ITS e delle opportunità che offrono. A parlane con i ragazzi Ilaria Cavo, ex assessore regionale all’istruzione e formazione della Regione Liguria, il vice presidente di Confindustria Giovanni Brugnoli, gli assessori regionali del Lazio Claudio Di Berardino, della Toscana Alessandra Nardini e Marco Scajola, assessore alla formazione e orientamento della Regione Liguria.
“Possiamo dire che mai come oggi – afferma Guido Torrielli, presidente della Rete ITS Italy – è davvero il tempo degli ITS. La recente riforma ha creato le condizioni per uno sviluppo del sistema di formazione tecnica post-diploma. Grazie al lavoro che stiamo svolgendo siamo fiduciosi di poter dare agli Istituti gli strumenti indispensabili per il raggiungimento degli obiettivi fissati, a partire da quello dei 44 mila iscritti nel 2026”.
“Quello sugli ITS – ha commentato l’assessore alla Formazione e all’Orientamento di Regione Liguria Marco Scajola – è un approfondimento che abbiamo fortemente voluto in questa edizione di Orientamenti perchè i numeri dimostrano il successo e il valore che portano alle persone e al mondo del lavoro grazie all’alto contenuto tecnologico e innovativo dei corsi e a un modello basato sulla collaborazione tra imprese, scuola e università”.

– foto ufficio stampa Salone Orientamenti –
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Scuola, accordo sul contratto per 1,2 milioni di dipendenti

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ROMA (ITALPRESS) – È stato firmato stasera l’accordo politico tra il ministero dell’Istruzione e del Merito e le organizzazioni sindacali del comparto istruzione e ricerca su cui si costituirà il contratto da sottoscrivere domani in Aran. L’accordo coinvolge 1,2 milioni di lavoratori del sistema scuola. Consiste anzitutto in un’anticipazione relativa alla parte economica, che permetterà al personale scolastico di vedersi riconosciute già nel cedolino di dicembre le somme relative agli arretrati maturati, per una voce media di 2.000 euro, i quali andranno ad aggiungersi allo stipendio e alla tredicesima. Inoltre, l’accordo prevede una disponibilità finanziaria pari a 100 milioni, deliberata nel Consiglio dei ministri di questa sera, da destinare alla componente fissa della retribuzione accessoria per l’anno 2022, nella misura di 85,8 milioni per i docenti e 14,2 milioni per il personale Ata. È stato inoltre assunto l’impegno a reperire ulteriori risorse finanziarie, anche nell’ambito della manovra di bilancio 2023, da destinare alla retribuzione tabellare del personale scolastico. Infine, fermo restando la disponibilità per l’anno 2022 dei suddetti 100 milioni aggiuntivi, sono destinati a decorrere dall’anno 2022 89,4 milioni per gli incrementi del personale docente e 14,2 milioni di incrementi per il personale Ata.
“Registriamo con piena soddisfazione la firma dell’accordo per il rinnovo del contratto della scuola tra i sindacati e il ministero dell’Istruzione. Si sblocca così una vicenda di grande interesse pubblico, che coinvolge circa 1,2 milioni di persone, delle quali 850.000 docenti”. Così, in una nota, Palazzo Chigi, sottolineando come “l’accordo, atteso da tempo, comporta un impegno finanziario importante, che corrisponde alla volontà del governo di effettuare un forte investimento nella formazione e nell’istruzione dei giovani, essenziale per un Paese avanzato che voglia competere tra le moderne economie della conoscenza. È un risultato importante frutto dello spirito di collaborazione avviato dal governo con le parti sociali e che ci auguriamo possa raggiungere in futuro ulteriori importanti obiettivi”.
Per il ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara, “oggi è una giornata storica caratterizzata anzitutto da un nuovo modo di intendere il rapporto tra il governo e le parti sociali, impostato sul confronto costruttivo e sulla risoluzione pragmatica dei problemi. Questo sarà sempre l’approccio che porterò avanti con chi rappresenta i lavoratori del comparto scuola. Con questo accordo otteniamo lo sblocco di risorse per Natale e, grazie anche alle risorse aggiuntive di 100 milioni deliberate nel decreto legge, l’implementazione di un aumento medio dello stipendio dei docenti pari immediatamente a 100 euro mensili, e a regime a quasi 120 euro mensili, incremento più consistente degli ultimi contratti”, prosegue il ministro. “Diamo così un primo segnale concreto sul tema delle retribuzioni, fondamentale per rivalorizzare e restituire autorevolezza alla figura del docente. Siamo consapevoli che si tratta di un primo passo, un primo passo atteso da tanto tempo e ottenuto in un contesto peraltro difficile a causa della crisi energetica: abbiamo voluto dare subito un chiaro segnale politico di svolta rispetto al passato. Quando ho annunciato una grande alleanza per la scuola e per il merito – conclude Valditara – non intendevo fare della retorica, ma indicare la strada che oggi iniziamo a percorrere con questo accordo: una grande collaborazione tra istituzioni, parti sociali, docenti, studenti, famiglie, ognuno nel suo ruolo, per prenderci cura di quella straordinaria comunità che è la scuola italiana”.(ITALPRESS).
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Pnrr istruzione, difficoltà per i Comuni sulle scadenze stringenti

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ROMA (ITALPRESS) – “A gennaio i Comuni hanno fatto grandi sforzi per presentare nei tempi le candidature ai bandi PNRR Istruzione, ma solo a metà ottobre abbiamo avuto certezza dei finanziamenti. Chiediamo oggi al Ministero di rassicurare i Comuni sul differimento della scadenza stringente per l’aggiudicazione dei lavori, prevista al 31 marzo 2023”. Così la vicesindaca di Milano Anna Scavuzzo si fa portavoce del pensiero degli assessori all’Istruzione riuniti in video conferenza per fare il punto sulle principali questioni relative alla scuola, in particolare sulle criticità legate al PNRR. “Abbiamo bisogno di avviare urgentemente le procedure necessarie per garantire qualità ai progetti del Piano – prosegue Scavuzzo – che ridisegneranno il volto delle scuole dell’infanzia e dei nidi”.
Ribadendo quanto già scritto in una lettera dal presidente di Anci Antonio Decaro al ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara, la vicesindaca di Milano sottolinea come questa sia “un’occasione troppo importante per il sistema 0/6 di tutto il Paese e i nostri Comuni non devono essere scoraggiati da tempistiche incompatibili con le procedure amministrative e la necessaria qualità dei progetti”. Altro importante tema sollevato nell’incontro di oggi, il reclutamento del personale per le scuole comunali dell’infanzia, sul quale Scavuzzo ritiene che sia “importante continuare con il dialogo già avviato con il ministero dell’Istruzione, proseguendo il lavoro del tavolo di confronto sui titoli di studio, perché è fondamentale affrontare il tema del personale, per arrivare a inaugurare i nuovi poli 0/6 e garantire – conclude Scavuzzo – educatori ed educatrici in numero adeguato alla qualità della proposta formativa”.
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Valditara “Sinergia con le Regioni sulla scuola nel rispetto delle autonomie”

ROMA (ITALPRESS) – Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha incontrato gli assessori all’Istruzione e alla Formazione di tutte le regioni per un primo confronto sulle questioni più rilevanti per il mondo della scuola. L’incontro, particolarmente apprezzato dalle regioni per la tempestività della convocazione già all’indomani del voto di fiducia e per l’attenzione dimostrata al confronto rispetto alle prerogative regionali, si è svolto in un clima di leale e proficua collaborazione. Nel suo intervento, il ministro ha sottolineato l’importanza di lavorare in sinergia e in stretto raccordo sulle tematiche poste come prioritarie dalle regioni, quali il nuovo assetto degli istituti tecnologici superiori, l’edilizia scolastica, la prevenzione e il contrasto alla dispersione scolastica, il dimensionamento e la valorizzazione delle scuole montane. Il ministro ha ribadito la volontà di operare sin da subito con le regioni, sulla base di una programmazione coordinata, nel rispetto del ruolo delle autonomie.
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