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SECONDARIA II GRADO, PER 21% STUDENTI ALMENO UNA INSUFFICIENZA

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Diminuiscono gli studenti non ammessi all’anno successivo nella Scuola secondaria di II grado, come anche gli alunni che devono recuperare almeno un’insufficienza. I promossi crescono dell’1,1%, mentre nella Secondaria di I grado restano sostanzialmente stabili. Questo il quadro che emerge dalle rilevazioni sugli esiti degli scrutini finali della Secondaria di I e II grado e degli Esami conclusivi del I ciclo d’istruzione per l’anno scolastico 2018/2019.
Gli ammessi alla classe successiva nella Secondaria di I grado sono il 98% degli scrutinati, rispetto al 98,1% dell’anno scorso.
La Regione con la piu’ alta percentuale di ammessi e’ la Basilicata (99,3%), seguita da Puglia (98,7%) e Calabria (98,6%).
Gli ammessi all’Esame di Stato conclusivo del primo ciclo sono stati il 98,4%, rispetto al 98% del 2017/2018. L’Esame e’ stato poi superato dal 99,5% degli esaminati, l’anno scorso i licenziati erano stati il 99,8%.
Gli studenti promossi salgono al 72,2% rispetto al 71,1% dell’anno scorso. Quelli che dovranno ripetere l’anno scolastico nella Secondaria di II grado sono il 6,8%, in calo rispetto al 7,4% del 2017/2018. La maggiore percentuale di non ammessi alla classe successiva si registra negli Istituti professionali (10,4%), comunque in calo rispetto al 12,1% dello scorso anno. Scendono le non ammissioni anche nei Licei (dal 4,2% al 4%) e negli Istituti tecnici (dal 9,8% al 9,5%). Lo scoglio principale nella Secondaria di II grado si conferma il primo anno di corso, con il 10,3% di non ammessi all’anno successivo.

Le sospensioni del giudizio scendono dal 21,5% del 2017/2018 al 21%. Sardegna (26,7%) e Lombardia (25%) sono le Regioni con le percentuali piu’ alte. Quelle con il numero minore di studenti con sospensione del giudizio sono Puglia (14,4%) e Calabria (15,4%).
Rispetto alla tipologia di percorso di studio, la quota maggiore di studenti con insufficienze da recuperare si trova negli Istituti Tecnici (26,4%), seguiti dai Licei (19,2%) e dagli Istituti Professionali (16,8%).
In attesa delle verifiche sui giudizi sospesi, la percentuale dei ragazzi promossi nella Secondaria di II grado e’ pari al 72,2%. Il picco delle promozioni si conferma nei Licei (76,8%) mentre nei Professionali la percentuale e’ pari a 72,8% e nei Tecnici e’ del 64,1%.
Le Regioni dove si registra la percentuale piu’ alta di ragazzi che hanno superato l’anno scolastico nello scrutinio di giugno sono Puglia (79,3%), Calabria (79%) e Umbria (78,7%). Quelle con meno promossi risultano Sardegna (63,3%) e Lombardia (67,8%).

BUSSETTI FIRMA RICHIESTA AL MEF PER ASSUNZIONE 58.627 DOCENTI

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“Ho appena firmato la richiesta al Mef di autorizzazione ad assumere in ruolo 58.627 docenti per il prossimo anno scolastico”. Lo ha reso noto, nei giorni scorsi, in un post su Facebook, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti.

“Di questi, 14.552 saranno docenti di sostegno. Il nostro obiettivo – ha spiegato il ministro – e’ avere tutti gli insegnanti in classe dal primo giorno di scuola. Siamo convinti sia doveroso nei confronti dei nostri ragazzi. Stiamo lavorando per concludere con largo anticipo tutte le procedure necessarie per avviare il nuovo anno. Abbiamo anticipato di un mese la mobilita’ degli insegnanti. Ora procederemo rapidamente con le assunzioni e, subito dopo, con le supplenze. Siamo al lavoro per i nostri studenti, al servizio della scuola”, ha concluso.

EMOJI PIÙ USATA QUELLA CHE MANDA UN BACIO

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La Generazione Z, sempre connessa grazie allo smartphone, non può più fare a meno del supporto delle emoji nel suo quotidiano. ScuolaZoo, la community online di studenti più grande d’Italia,  ha chiesto proprio alla GenZ quale fosse la loro Emoji preferita, quale quella più usata e in che contesti.

Quel che emerge dall’indagine è che l‘Emoji più usata dai giovani italiani è quella che manda una bacio: si usa con le persone che si conoscono bene per ringraziare, per salutare ma anche “per dire una cosa che non si vuole esprimere a parole” come ha spiegato a ScuolaZoo un ragazzo via direct message su Instagram. Un linguaggio segreto,ma globale che solo l’unica generazione veramente nativa digitale comprende e capisce fino in fondo.

Anche se quella del bacio è quella più usata e quello che cela il maggior numero di significati e sfumature, le Emoji preferite della generazione Z sono la faccina “che pensa” e “quella che ride con le lacrime agli occhi”. La prima ha preso il posto di quello che una volta si esprimeva con “mmm..” ma risulta meno ambigua e elimina (quasi) tutti quei problemi di incomprensioni e di intonazione che si creavano.  La seconda è ritenuta la più espressiva, rende meglio di quello che una volta poteva essere espresso solo con un freddo “hahaah”!

Un’ulteriore riprova del fatto che le Emoji fanno ormai parte della quotidianità della GenZ è che il 60% degli studenti le ha utilizzate per esprimere la propria personalità, interessi, sentimenti, hobby sulle copertine dei propri diari personalizzati ScuolaZoo.

BUSSETTI “GARANTIRE IL TRASPORTO SCOLASTICO”

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“In questi giorni ho raccolto la preoccupazione di molti amministratori locali e di molte famiglie per una recente pronuncia della Corte dei Conti in materia di trasporto scolastico che impatta sulla possibilità per i Comuni di garantire tariffe agevolate e, dove necessario, la gratuità del servizio alle famiglie meno abbienti. Conosciamo il problema e lo affronteremo”. Lo scrive su Facebook il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti.

“Il Ministero dell’Istruzione ha già predisposto una norma che ho fatto inserire nel decreto legge che presenteremo a breve in Consiglio dei Ministri, probabilmente già la prossima settimana. Con questo provvedimento garantiremo ai Comuni la possibilità di continuare a venire incontro alle famiglie che hanno più bisogno. Per un pieno diritto allo studio”, aggiunge Bussetti.

 

SCUOLA, VIA LIBERA A 53 MILA ASSUNZIONI

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Il ministero dell’Economia e delle Finanze, tramite la Ragioneria Generale dello Stato, ha dato il via libera all’assunzione di 53.627 docenti.

“Nell’ambito della procedura di autorizzazione al reclutamento del personale docente per il prossimo anno scolastico 2019/2020 (prevista dall’articolo 39, commi 3 e 3-bis, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, che prevede un’istruttoria diretta a riscontrare le effettive esigenze di reperimento di nuovo personale e un DPR su proposta del Ministero della Pubblica Amministrazione e del Ministero dell’Economia e delle finanze) – si legge in una nota del Mef -, il ministero dell’Istruzione dell’università e della ricerca, con nota del 3 luglio 2019  aveva  formulato una richiesta di autorizzazione ad assumere per complessive 58.627 unità, corrispondenti ad altrettanti posti vacanti e disponibili in dotazione organica. Nella richiesta non veniva tenuto in considerazione la marcata riduzione delle iscrizioni degli alunni, registrata specie nell’ultimo biennio, connessa con il calo della natalità. Al riguardo, il MEF ha più volte evidenziato quanto previsto dal DPR 20 marzo 2009, n. 81 e, in particolare, che le dotazioni organiche complessive e la distribuzione delle stesse tra le regioni sono definite specificamente in base al grado di densità demografica e alla previsione dell’entità e della composizione della popolazione scolastica”.

“Alla luce delle interlocuzioni tecniche, il Ministero dell’Istruzione ha fatto pervenire il 23 luglio scorso una nuova richiesta per complessive 53.627 unità sulla quale questa RGS lo scorso 25 luglio ha comunicato di non avere ulteriori osservazioni da formulare”, conclude la nota.

 

IN ARRIVO 1,5 MILIARDI PER L’EDILIZIA SCOLASTICA

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“Dobbiamo essere orgogliosi, la firma di questi accordi rappresentano un altro passo importante per l’edilizia scolastica, un ulteriore segnale di attenzione teso al bene della nostra scuola”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, nel corso della firma di accordi fra il Miur, Bei, Ceb e Cdp in materia di edilizia scolastica, alla presenza del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

“Lavorare ogni giorno per garantire ai nostri ragazzi e agli insegnanti di poter studiare, lavorare in edifici sicuri deve essere sempre la nostra priorità – ha aggiunto Bussetti -. Come governo abbiamo iniziato il nostro lavoro nell’istruzione partendo proprio dall’edilizia, sbloccando risorse rimaste ferme per troppo tempo e semplificando al massimo le procedure per l’erogazione dei fondi. Non bisogna più perdere tempo”.

Importanti istituzioni finanziarie, con la firma dell’accordo di oggi “rinnovano il loro impegno per sostenere il governo italiano”, ha concluso Bussetti, “nella sua azione di miglioramento del sistema edilizio scolastico. Operare per la scuola significa guardare al futuro e mettere al centro la più importante delle istituzione”.

 

I contratti di progetto firmati oggi mettono a disposizione un miliardo e mezzo per l’edilizia scolastica. Risorse che permetteranno di fare interventi di diverso tipo: messa in sicurezza, ristrutturazioni, adeguamento alle norme antisismiche, efficientamento energetico,  costruzione di nuovi edifici scolastici. Il ministro dell’Istruzione ha assicurato che “quello di oggi è un tassello molto importante di un percorso che abbiamo portato avanti e che proseguirà fino alla fine del nostro mandato. La sicurezza delle scuole è un dovere morale, la scuola deve essere prima di tutto sicura”. Per il premier Conte: “Le  scuole sono lo scrigno ma anche la cassaforte del nostro paese, sono i luoghi a cui noi affidiamo la crescita dei nostri ragazzi, affidiamo il nostro futuro, sono un punto di riferimento sul piano formativo e morale. Le scuole devono anche essere dei posti sicuri, la sicurezza è un elemento che noi dobbiamo garantire, scuola più sicura significa anche una scuola più moderna”.

 

Ammontano a 1.555 milioni i fondi stanziati dalla Banca europea per gli investimenti (BEI, per la quota di 1.255 milioni), dalla Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa (CEB, 300 milioni). Fondi che saranno utilizzati dalla Cassa Depositi e Prestiti (CDP) a beneficio degli enti locali proprietari degli edifici scolastici. Le risorse saranno erogate da Cdp a Comuni, Province e Città Metropolitane tramite la concessione di mutui alle Regioni, sulla base di graduatorie di priorità predisposte da queste ultime e rientranti nella programmazione nazionale triennale 2018-2020 per l’edilizia scolastica del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che coordina il piano e monitorerà l’utilizzo dei fondi. Gli oneri di ammortamento saranno a carico dello Stato e, grazie a specifiche modalità di erogazione, i beneficiari finali potranno utilizzare le risorse senza impatto sul proprio patto di stabilità interno.

 

“Cassa Depositi e Prestiti da 170 sostiene lo sviluppo del nostro paese su tutti i fronti, dalle infrastrutture alle imprese”, ha detto Fabrizio Palermo, amministratore delegato di Cdp, “il tema della scuola rappresenta un tema fondante, sono i giovani la fondamentale risorsa di sviluppo del nostro paese. Negli ultimi sei mesi Cdp ha finanziato investimenti in 91 edifici scolastici, praticamente una scuola ogni due giorni e negli ultimi anni Cassa Depositi e Prestiti ha investito 2,5 miliardi in edilizia scolastica”. Dario Scannapieco, vicepresidente della Banca europea degli investimenti, ha ricordato che “il ruolo della istituzioni europee, e la Bei è una di esse, è di lavorare insieme,a  fianco, della amministrazioni degli stati membri, e di rendere i singoli paesi, e quindi l’Europa tutta più competitiva”. 

Nel complesso, con gli stanziamenti erogati oggi e negli scorsi anni dalle istituzioni finanziarie europee e internazionali, sarà possibile realizzare interventi su oltre 9mila edifici scolastici. Il Piano per l’edilizia scolastica e la collaborazione economica fra gli attori in campo è possibile anche grazie ad avanzati sistemi informativi di mappatura completa degli edifici scolastici in tutta Italia e di monitoraggio degli interventi (accessibili in forma geo-referenziata ed in modalità “open data”), che sono considerati un’eccellenza a livello europeo.

 

60% GIOVANI DICE NO A GESTIONE AUTONOMA SCUOLA

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Secondo un’indagine dell’Osservatorio “Generazione Proteo” della Link Campus University, che ha coinvolto circa 10.000 studenti italiani, il 60% di essi è  contrario alla gestione autonoma dell’istruzione da parte delle singole Regioni. “Quando si parla di scuola – dichiara Nicola Ferrigni, professore associato di Sociologia generale e direttore dell’Osservatorio ‘Generazione Proteo’ – siamo tutti consapevoli dell’esigenza di un rinnovamento, che tuttavia non può passare attraverso la creazione in partenza di disparità che accentuerebbero le differenze regionali e il divario tra Nord e Sud, quasi a volerlo stigmatizzare”.

In particolare, i giovani intervistati appaiono molto critici nei confronti di un sistema scolastico differenziato, giacché ritengono fondamentale un’istruzione democratica basata su programmi e percorsi educativi uguali per tutti (un’idea condivisa dal 30,4% degli intervistati) e che soprattutto garantisca pari opportunità di accesso, eliminando qualsivoglia discriminazione frutto di un eccessivo squilibrio tra le diverse aree regionali del Paese. 

Secondo il 30% circa degli studenti italiani, infatti, l’autonoma gestione delle risorse economiche in materia di istruzione creerebbe un divario enorme tra le diverse Regioni, a discapito di quelle meno ricche. Non a caso la percentuale dei contrari sale in maniera significativa tra gli studenti del Sud Italia e delle Isole (complessivamente il 67,4%), laddove nelle Regioni centrali si mantiene sulla media rilevata a livello nazionale (58,6%). Al contrario, nelle Regioni del Nord Italia, sale il numero dei favorevoli, che rappresentano oltre la metà (55,1%) degli studenti intervistati; tra questi, è oltremodo condivisa l’opinione che debbano essere le Regioni a gestire in maniera autonoma le risorse economiche anche quando si parla di istruzione (37,1%), mentre non manca chi auspica, mediante un sistema scolastico differenziato, una valorizzazione delle specificità territoriali (18%). 

No, dunque, alla regionalizzazione, ma sì a una scuola che cambia: “il sistema formativo – continua Nicola Ferrigni – necessita di essere ripensato anche alla luce delle trasformazioni sociali ed economiche che hanno caratterizzato il nostro Paese, mettendo al centro il ruolo nevralgico del docente”. L’imprescindibile compito svolto dagli insegnanti in tale processo è infatti riconosciuto dagli stessi studenti che, se da un lato ne esaltano caratteristiche e virtù giudicandolo “uno dei mestieri più importanti” (35,1%), e una “vocazione” (25,5%), dall’altro denunciano come oggi la categoria sia invece sottovalutata e/o sottopagata (30,3%).

“I giovani – conclude Nicola Ferrigni – non solo ribadiscono la centralità del ruolo sociale della scuola quale agenzia educativa, ma investono di grande responsabilità gli stessi insegnanti in tale processo, riconoscendo e certificando l’importanza e l’autorità dell’incarico che essi ricoprono, anche attraverso la richiesta di un loro upgrade economico”. 

OLTRE 1,5 MLN ISCRIZIONI A PRIME CLASSI, 54,6% SCEGLIE LICEO

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Le domande di iscrizione alle prime classi per l’anno scolastico 2019/2020, inoltrate dalle famiglie, sono state 1.553.278. Circa un milione sono quelle presentate alle scuole del Primo ciclo (473.294 alla Scuola primaria e 537.330 alla Secondaria di primo grado) mentre sono 542.654 le domande ai percorsi di istruzione e formazione di secondo grado. Lo rende noto il Miur, sottolineando come gia’ da qualche anno si assiste a un calo nel numero dei nuovi ingressi, piu’ marcato nel caso della Primaria che, nell’ultimo anno, registra una perdita di circa 23 mila alunni (-4,6%), mentre il ciclo di Scuola secondaria perde 20 mila studenti. Cresce, invece, la richiesta del tempo pieno a 40 ore settimanali nella Primaria. Circa il 42% delle domande si orienta per questo tempo scuola e, in quasi in tutte le regioni, si evidenzia una maggior propensione a lasciare i propri figli a scuola con un orario prolungato. Lazio e Piemonte sono le regioni dove la richiesta e’ maggiore (rispettivamente 59,6% e 58,5% delle domande inoltrate), mentre Campania e Liguria sono quelle dove si registra un maggior incremento di tale richiesta.

Il percorso liceale continua ad essere quello preferito, con il 54,6% di iscritti. Puntando lo sguardo agli ultimi tre anni, la scelta del Liceo scientifico e del Liceo classico risulta in costante ascesa: se un ragazzo su quattro sceglie di studiare allo Scientifico, l’opzione delle Scienze Applicate, con l’8,2% di iscritti, e’ quella che registra il maggior incremento (+0,6% rispetto al 2017/2018); per il Classico, la quota dei nuovi ingressi sale al 6,7%. C’e’ poi chi, con la prospettiva di diplomarsi un anno in anticipo, ha scelto di iscriversi a un percorso quadriennale. Il 75,7% di questi studenti si e’ orientato verso il percorso liceale. In particolare, il gruppo piu’ numeroso e’ costituito dagli iscritti al Liceo scientifico (43,2%). La preferenza per le materie dell’area scientifica si riflette anche nella crescita delle iscrizioni agli Istituti tecnici che, nel prossimo anno scolastico, raggiungono il 31%. In particolare gli indirizzi del settore “Tecnologico”, con il 19,7% di iscritti, sono quelli che ottengono il maggiore interesse.

Si conferma, infine, la vocazione femminile per gli studi liceali (60,5% dei nuovi iscritti) con picchi che riguardano la sezione Coreutica del Liceo musicale (90,6%) e le Scienze Umane (88,6%).

Negli Istituti tecnici la situazione si ribalta e il 70% degli iscritti e’ di sesso maschile; quota che raggiunge l’83% per gli indirizzi del settore Tecnologico. La preferenza dei maschi per le materie tecnico-scientifiche si evidenzia, inoltre, nel Liceo scientifico, dove la presenza femminile scende al di sotto della meta’.