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Tipi di pensione in Italia

Esistono diversi tipi di pensioni in Italia; c’è quella Sociale, di invalidità, di reversibilità, di anzianità, di vecchiaia… Quella più frequentemente nota è la pensione di vecchiaia, che spetta al compimento della cosiddetta età pensionabile a patto che sia stato versato un numero minimo di contributi. Vediamo nel dettaglio come funziona attualmente il sistema pensionistico in Italia.

Pensione minima

Spetta la pensione minima al pensionato il cui reddito da pensione risulta inferiore ad un livello fissato dalla legge, sulla base del calcolo dei contributi versati. L’importo mensile cambia ogni anno: per il 2015 è stato fissato a 502,39​ euro, per 6531,07 euro annui. 

Pensione di vecchiaia

Hanno diritto i lavoratori che hanno raggiunto l’età pensionabile, a prescindere dal numero di anni di contributi versati. 

L’età necessaria per accedere alla pensione è stata radicalmente modificata dalla riforma del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali. In ogni caso, cambia in base al sesso e al settore di lavoro. 

In linea generale nel 2015, un lavoratore ha diritto alla pensione al compimento di 66 anni e 3 mesi di età (con 20 anni di contributi) oppure al versamento di almeno 41 anni e 6 mesi di contributi (42 anni e sei mesi per gli uomini). Per approfondimento: novità pensioni precoci.

Pensione anticipata

Con la riforma del governo Monti,  la pensione di anzianità è stata sostituita con la pensione anticipata.

A seguito di ciò, il lavoratore può andare in pensione solo dopo aver raggiunto l’età prevista per la pensione di vecchiaia ma subirà una penalizzazione: l’importo della pensione viene tagliato dell’1 per cento per ciascun anno di anticipo rispetto ai requisiti di vecchiaia. Per approfondimenti: pensione anticipata.

L’assegno sociale

L’assegno sociale che sostituisce la vecchia pensione sociale, è un trattamento pensionistico a cui hanno diritto i cittadini sessantacinquenni, residenti in Italia,  privi di reddito o con reddito inferiore a quello dello stesso assegno​ sociale.

L’importo percepito cambia in base al reddito e allo stato civile del richiedente, cioè se è coniugato o meno inoltre aumenta ogni anno, nella stessa misura in cui aumenta il trattamento minimo delle pensioni Inps.

Maggiorazione sociale

Si tratta di una sorta di incremento sulla pensione minima, cui hanno diritto i cittadini senza altro reddito o con redditi molto bassi. L’importo base della maggiorazione per l’anno 2015 corrisponde a 25,83 euro al mese per coloro che hanno dai 60 ai 64 anni e di 82,64 euro per chi ha un’età  compresa tra 65 e i 69 anni.

Le maggiorazioni sociali riguardano non solo i trattamenti previdenziali ma anche i trattamenti assistenziali come in particolare l’assegno sociale e le provvidenze economiche corrisposte agli invalidi civili, i ciechi civili e i sordomuti. 

Pensione di invalidità civile

Hanno diritto all’invalidità civile dà diritto, coloro che ne possiedono  i requisiti e senza bisogno di versamenti contributivi.  A differenza degli altri tipi di invalidità, quella civile non richiede alcun versamento contributivo. Essa è pertanto oggetto di prestazioni solo assistenziali.  

Il riconoscimento del diritto a tali prestazioni dipendono da tre diversi requisiti: tipo e percentuale di invalidità, età e reddito. Tra le minorazioni civili, rientrano anche la cecità e il sordomutismo.

Pensione di reversibilità

La pensione di reversibilità è una prestazione economica a cui hanno diritto i familiari superstiti di un pensionato dal momento della morte di quest’ultimo. Spetta già dal primo giorno del mese successivo a quello in cui è avvenuto il decesso indipendentemente dalla data in cui viene presentata la domanda.

La pensione di reversibilità spetta: 

  • al coniuge superstite anche se separato;
  • ai figli se minorenni, inabili, studenti universitari e a carico dei genitori;
  • ai nipoti se era a suo totale carico.

Nell’ottica della reversibilità, in caso di arretrati pensionistici non fruiti da un pensionato ormai defunto, sono i familiari a poter beneficiare del sospeso. In questo contesto vi rimandiamo all’articolo Rimborso pensioni per gli eredi.

 

Cessione del quinto della pensione, come funziona

Cessione del quinto della pensione: come nel caso della cessione del quinto dello stipendio, anche ai pensionati è concessa la possibilità di contrarre prestiti personali estinguibili con una trattenuta diretta sulla rata della pensione.  Il pensionato può avere il prestito da un istituto di credito e può rimborsarlo attraverso un addebito automatico che l’Inps effettua sulla sua pensione.

La durata del contratto di prestito non può superare i dieci anni ed è obbligatoria la copertura assicurativa per il rischio di premorienza del titolare della prestazione.  Ecco  tutte le modalità e le condizioni necessarie per  richiedere tali prestiti.

Cessione del quinto della pensione, chi può richiederlo

Possono richiedere prestiti per cessione del quinto tutti i pensionati di età minima di 40 anni e massima di 80 con pensione di importo superiore a € 495,43 al netto della quota cedibile. Non sono previste distinzione tra uomini e donne nella concessione del finanziamento inoltre non sono richieste particolari motivazioni per la richiesta del finanziamento.

La richiesta per la quota cedibile può essere effettuata solo dal pensionato presso qualsiasi Sede Inps e va consegnata alla Banca o alla Società finanziaria con la quale si sta stipulando il contratto di finanziamento.

Se la stipula del contratto viene fatta direttamente presso un Ente finanziario convenzionato con l’Inps, la comunicazione di cedibilità verrà elaborata direttamente dalla Banca/Finanziaria tramite un collegamento telematico con l’Istituto stesso.

Tipologie di redditi ai fini della cessione

Non tutti i redditi sono cedibili ma solo quelli definiti come di pensione cioè:

 

  • pensione di anzianità
  • Pensione di vecchiaia
  • Pensione di reversibilità
  • Pensione di invalidità
  • Pensione di inabilità

 

Redditi esclusi dalla cessione della pensione 

Sono quelli derivanti da:

 

  • pensioni e assegni sociali.
  • Invalidità civili.
  • Assegni mensili per l’assistenza ai pensionati per inabilità.
  • Assegni di sostegno al reddito (VOCRED, VOCOOP, VOESO).
  • Assegni al nucleo familiare.
  • Pensioni con titolarità per la quota parte non di pertinenza del soggetto richiedente la cessione.
  • Prestazioni di esodo ex art. 4, commi da 1 a 7 – ter, della Legge n. 92/2012.

Cessione del quinto della pensione, documenti richiesti

  • -Documento d’identità valido
  • -Codice fiscale 
  • -Cedolino della pensione o accredito della pensione in c/c
  • -Certificazione di Quota Cedibile rilasciata dall’Ente Previdenziale 

Quanto è possibile richiedere

La somma del prestito è determinata in funzione del livello di pensione.  L’importo massimo che può essere richiesto è pari ad un quinto della pensione percepita annualmente ma con un limite massimo di 50mila euro.
 Non si potranno cedere pensioni con un netto mensile inferiore ai 530 euro, in quanto considerato troppo basso per poterli cedere per altre finalità che non siano il sostentamento della persona che li percepisce.

Poiché si può arrivare fino a rate di 120 mesi (10 anni), per una pensione di 596 euro sarà possibile chiedere prestiti fino a 10.107 euro mentre per una pensione di 1.200 euro, saranno concessi prestiti fino a 18.000 euro.

N.B. Nel caso si sia titolari di più pensioni cedibili, il calcolo si effettua sull’importo totale delle pensioni percepite.

 

Agevolazioni fiscali disabili

Agevolazioni fiscali disabili: dalle spese per l’acquisto di un nuovo veicolo, da quelle per particolari analisi e prestazioni specialistiche, all’abbattimento delle barriere architettoniche, ecco tutte le info su come ottenere veri e propri sconti IRPEF e pagare meno IVA su alcuni acquisti.

La normativa vigente prevede una serie di agevolazioni fiscali per le persone con disabilità, diversificate inbase al tipo di handicap o disabilità, del prodotto o del servizio e in determinati  casi del reddito personale o familiare.

Agevolazioni fiscali disabili, acquisto auto per invalidi

In base al tipo di disabilità, le persone disabili hanno diritto ad alcune agevolazioni fiscali. Per quanto riguarda le facilitazioni per il settore auto, le agevolazioni spettano ai non vedenti e ai sordomuti, ai disabili con handicap psichico e mentale e a coloro che hanno una grave limitazione nella deambulazione e a coloro che hanno ridotte capacità motorie.

L’agevolazione consiste in una detrazione del 19% sull’acquisto di un veicolo nuovo o usato: la detrazione viene calcolata su importo massimo di circa euro 20.000,00.

La detrazione può essere effettuata per un solo veicolo ed è possibile scegliere se pagare il veicolo subito o in quattro rate. Altra agevolazione è rappresentata dal fatto che il veicolo in questione risulta esente dal pagamento del bollo. In caso di furto del veicolo c’è comunque la possibilità di acquistarne uno nuovo usufruendo sempre di questo sconto.

Questa agevolazione si applica solo per acquisti fatti direttamente dal disabile o dal familiare di cui il disabile risulta a carico.

Agevolazioni fiscali disabili, spese sanitarie

Le persone con disabilità possono accedere alle agevolazioni fiscali per le spese sanitarie che riguardano l’acquisto di medicinali o  le spese di medici specialisti; le agevolazioni fiscali permettono di renderle deducibili dal reddito. 

Le agevolazioni fiscali riguardano anche le spese sostenute per l’acquisto di  motocarrozzette, pedane elettriche o anche delle poltrone particolari: anche in questi casi, l’imposta è diminuita del 19% rispetto il costo sostenuto. 

Agevolazioni fiscali disabili, ristrutturazione

Anche l’abbattimento della barriere architettoniche della propria abitazione comporta uno sgravio fiscale. Per barriera architettonica si intende tutto ciò che può ostruire i passaggi o risultare troppo ingombrante. 

Tutte le spese sostenute per installare pedane o comunque impianti elettrici o idraulici possono essere ammortizzate con un piano di sgravio fiscale. 

Iva Agevolata al 4%

Si ha diritto all’Iva agevolata al 4%, anzichè al 22%, sull’acquisto di autovetture fino a 2000 centimetri cubici a benzina, fino a 2800 centimetri cubici se diesel, nuove o usate. L’imposta rimane al 4 percento anche per le eventuali prestazioni necessarie ad adattare il veicolo alle esigenze del disabile.

Anche per l’acquisto di mezzi necessari alla deambulazione e al sollevamento dei disabili, si ha diritto  all’aliquota Iva agevolata. Rientrano nel beneficio, le apparecchiature e i dispositivi basati su tecnologie meccaniche, elettroniche o informatiche, sia di comune reperibilità che appositamente fabbricati.

Agevolazioni fiscali disabili: spese per colf, badanti eassistenti personali

Le spese che riguardano l’assistenza personale sono detraibili nella misura del 19%, su un tetto massimo di spesa di 2.100,00 euro.  La condizione necessaria per usufruire di questa detrazione è che il reddito del contribuente non sia superiore a 40.000,00 euro annui.

 

Come cambiare nome all’anagrafe

Come cambiare nome e cognome all’anagrafe, la guida pratica per eseguire il cambio nome e cognome nelle varie amministrazioni italiane.

Ogni anno, in Italia, sono circa 1400 gli italiani che decidono di cambiare il proprio nome o cognome. La normativa di riferimento che consente il cambio nome è il DPR n. 396 del 3 novembre 2000, articoli 89-94.

In Italia è il prefetto a autorizzare la richiesta di cambio nome o cognome all’anagrafe ed è sempre il prefetto a rendere esecutiva la modifica inoltrando i documenti al Ministero dell’Interno.

Per potere cambiare nome o cognome all’anagrafe è importante la motivazione. Tra le motivazioni accettate è segnalata la questione della “vergogna”: se un nome o un cognome è imbarazzante, ridicolo, vergognoso o rilevante le origini naturali, il cambio nome all’anagrafe è accettato. Anche se queste sono le motivazioni più diffuse, è possibile cambiare nome anche per altri motivi, l’importante è che siano significativi o che quantomeno convincano il prefetto. Per accettare un’istanza di cambio nome, il Prefetto deve trovare la motivazione della richiesta “oggettivamente rilevante“.

La richiesta di cambio nome può essere effettuata solo da cittadini italiani.

Cambio nome all’anagrafe per minorenni

I minori di 18 anni che vogliono cambiare nome dovranno presentare una domanda redatta e sottoscritta da entrambi i genitori o tutori. Insieme alla richiesta dovrà essere allegato uno stato di famiglia o documento che indichi il grado di parentela. In particolare, la documentazione da presentare al Prefetto per la richiesta di cambio nome del minore prevede:

  • 
Domanda in bollo da € 16,00 sottoscritta da entrambi i genitori o da chi esercita la potestà genitoriale;
  • dichiarazione sostitutiva di certificazione per ciascun genitore attestante il luogo e la data di nascita,  la residenza, lo stato di famiglia e la cittadinanza ovvero i relativi certificati;

  • fotocopia di un documento di identità di entrambi i genitori;

  • eventuale documentazione utile a sostenere le motivazioni della richiesta;

  • dichiarazione di assenso (cambiamento/aggiunta/abbandono cognome) degli eventuali cointeressati (parenti prossimi), accompagnata dalla fotocopia di un documento di identità.

Come cambiare nome all’anagrafe, la documentazione

La richiesta di cambio nome o cognome va inoltrata al Prefetto della provincia di residenza o comunque dove si trova registrato l’atto di nascita al quale si riferisce con l’istanza. 

La documentazione necessaria è elencata di seguito; ricordiamo che la richiesta di minori di anni 18 dovranno essere sottoscritte da entrambi i genitori o tutori del minore. 

Documentazione e requisiti per cambiare nome:

  • domanda in bollo da € 16,00

  • dichiarazione sostitutiva di certificazione, sottoscritta dal richiedente, attestante il luogo e la data di nascita, la residenza, lo stato di famiglia e la cittadinanza ovvero i relativi certificati

  • eventuale documentazione utile a sostenere le motivazioni della richiesta

  • fotocopia di un documento di identità

  • dichiarazione di assenso degli eventuali cointeressati, accompagnata dalla fotocopia di un documento di identità degli stessi
  • albero genealogico (in caso di estinzione del cognome che si vuole aggiungere)

 

I documenti per poter effettuare il cambio nome / cognome possono essere scaricati dal sito della prefettura: www.prefettura.it Vi basterà accedere alla sezione “Servizi ai cittadini” selezionare “Come fare per…” e infine, andare nell’area dedicata al “Cambio nome e Cognome“.

 

In caso di richiesta respinta

 

Se la richiesta di cambio nome non viene accolta, il Prefetto informerà il richiedente indicando i motivi del rigetto della richiesta. A questo punto, il richiedente può accettare il rifiuto o muovere eventuali opposizioni: è ammesso il ricorso giurisdizionale al TAR entro sessanta giorni dalla notifica. E’ ammesso anche il ricorso straordinario al Capo dello Stato entro centoventi giorni dalla notifica.

Bonus luce 2016, tutte le novità

Bonus luce 2016: chi può accedere, come ottenerlo, requisiti e tutte le informazioni utili per fare richiesta delle agevolazioni sulla bolletta elettrica.

Le spese per le utenze domestiche incidono pesantemente sui bilanci delle famiglie italiane. Anche se la vasta offerta del mercato ha permesso i cittadini di poter scegliere l’utenza più adeguata, le bollette della luce continuano ad essere una spina nel fianco per chi a fine mese stenta ad arrivarci.

Cos’è il bonus luce?

Il bonus luce 2016 è una sorta di sostegno rivolta a tutte le famiglie italiane con difficoltà economiche e consiste in uno sconto sulle bollette dell’energia elettrica. Per poter accedere ia questa agevolazione occorrono determinati requisiti che di seguito vi elencheremo in maniera dettagliata.

Bonus luce 2016: requisiti richiesti

Per poter beneficiare del bonus luce e gas 2016 occorre un reddito ISEE non superiore  a 7.500 euro che aumenta a 20.000 euro per le famiglie numerose con più di 3 figli a carico. E’ doveroso chiarire che un figlio viene considerato “a carico” se non supera un reddito complessivo IRPEF pari a 2.840,51 euro al lordo degli oneri deducibili.  

Bonus luce 2016: la domanda

Per accedere al bonus luce 2016, bisogna rivolgersi ad un Caf e compilare i moduli disponibili allegando tutta la documentazione indicata (modello ISEE e comunicazione ASL). Sarà compito del Caf inoltrare la domanda al Comune di residenza, che valuterà la posizione del richiedente tramite l’utilizzo del Sistema di Gestione delle Agevolazioni sulle Tariffe Energetiche (SGAte), un sistema che consente ai Comuni di applicare gli sconti previsti dal bonus luce e gas alle famiglie disagiate.

Prima di poter ricevere il bonus, le domande presentate devono ovviamente essere sottoposte a verifiche e controlli dei requisiti ma è possibile controllare lo stato di avanzamento della propria istanza sul sito www.bonusenergia.anci.it.

L’Autorità mette comunque a disposizione anche il numero verde 800.166.654 per richiedere ogni ulteriore chiarimento.

Bonus luce 2016: moduli e documenti richiesti

  • Carta di identità valida;
  • Modulo A compilato;
  • Attestazione ISEE;
  • Allegato CF con l’elenco dei componenti del nucleo familiare;
  • Allegato FN di attestazione di famiglia numerosa, in caso vi siano più di 3 figli a carico;
  • Una bolletta della luce, su cui reperire potenza impegnata della fornitura e il codice POD che serve ad identificare il punto di consegna dell’energia.

Condizioni per poter usufruire del bonus

Contatore elettrico fino a 3 kw per i nuclei familiari fino a 4 persone e a 4,5 kw per quelli superiori a 4 persone residenti;

nel caso di persone colpite da particolari malattie, un documento rilasciato dall’Asl che attesti la presenza di apparecchiature medicali e le modalità d’uso

Bonus luce 2016, importi e durata

Il bonus luce 2016 ha una durata di 12 mesi ma può ovviamente essere rinnovato. Nella bolletta saranno indicate tutte le informazioni relative alle tempistiche e scadenze previste per l’erogazione:

  • data a partire dalla quale si inizia ad usufruire del bonus;
  • data di scadenza dell’agevolazione;
  • importo dell’agevolazione ricevuta.

Per approfondimento potete consultare il sito ufficiale del Ministero dello Sviluppo Economico

 

Acquistare casa con il leasing agevolato

Informazioni sulla nuova possibilità di acquistare casa con il leasing agevolato: condizioni, chi può accedere e come funziona il leasing per acquisto casa.

La legge di stabilità 2016 riserva importanti agevolazioni per chi vuole acquistare un immobile ad uso abitativo; sarà possibile infatti acquistare casa in leasing,  uno strumento alternativo alla stipula del mutuo ipotecario. Nello specifico, con l’inserimento dei commi da 42-bis a 42-decies nell’art. 1, si introduce nell’ordinamento la disciplina civilistica e fiscale della locazione finanziaria di immobili adibiti ad uso abitativo.

Il leasing della prima casa è particolarmente conveniente per i giovani di età inferiore a 35 anni. Tale misura opererà dal il 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2020. Ma vediamo nel dettaglio cosa consiste il leasing agevolato.

Agevolazioni per l’acquisto della prima casa in leasing, come funziona

Il meccanismo funziona così: la banca o la società di leasing compra casa al posto di chi desidera averla. Si procede al rogito dell’immobile, che viene concesso in uso all’interessato.

Il beneficiario dovrà pagare periodicamente un canone come per la locazione. Alla data di scadenza del contratto di leasing, il beneficiario potrà decidere se:

  • riscattare l’immobile: acquistarlo e diventare il proprietario, versando il residuo valore del bene, previa detrazione dei canoni già pagati
  • rinnovare il contratto di leasing
  • lasciare l’immobile alla società di leasing o alla banca

Cosa succede se si ha difficoltà economica a pagare le rate?

In caso di difficoltà economica, in tutte quelle ipotesi di licenziamento o cessazione dal lavoro, sarà possibile chiedere la sospensione del pagamento delle rate per un periodo massimo di 12 mesi e per non più di una volta.

Al termine del periodo di sospensione, il pagamento delle rate riprenderà secondo gli importi e con la periodicità originaria, salvo diverso accordo eventualmente intervenuto tra le parti per la rinegoziazione delle condizioni contrattuali.

La sospensione, in ogni caso, non comporta l’applicazione di alcuna commissione o spesa d’istruttoria e avviene senza richiesta di garanzie aggiuntive.

Cosa succede se si decide di non pagare le rate senza alcuna giustificazione?

Se il beneficiario decide di non versare più i canoni periodici, la banca o la società di leasing potranno richiedere la risoluzione del contratto di leasing; nei casi più gravi anche sfrattare l’utilizzatore. Nella fase successiva la banca potrà procedere alla vendita dell’immobile a condizioni di mercato. Il ricavato dalla vendita servirà sia a coprire i canoni scaduti e non pagati fino alla data della risoluzione contrattuale; sia a trattenere i canoni a scadere attualizzati. 

Leasing agevolato per la prima casa, norme per accedere alle detrazioni fiscali

Il beneficiario con età inferiore a 35 anni, e con un reddito non superiore a 55 mila euro, potrà beneficiare della detrazione del 19% sui  canoni e i relativi oneri accessori, per un importo non superiore a 8.000 euro, e sul prezzo di riscatto per un importo non superiore a 20.000 euro. Se invece l’età dell’utilizzatore supera i 35 anni la detrazione è ridotta a metà.

Previste agevolazioni anche per quanto concerne l’imposta di registro. Il regime di favore opererà limitatamente al periodo compreso tra il 1° gennaio 2016 e il 31 dicembre 2020.

NOTA BENE: l’immobile deve risultare abitazione principale. Sarà necessario trasferire  la residenza nel luogo in cui esso è ubicato entro il termine di un anno. Tale dichiarazione deve esser resa nel contratto di leasing

 

Come avere l’autorizzazione paesaggistica

Come avere l’autorizzazione paesaggistica: l’iter burocratico da fare per poter effettuare un intervento edilizio in una zona che ha un vincolo paesaggistico-ambientale.

L’autorizzazione paesaggista, regolata dall’articolo 164 del codice civile, sancisce che un immobile  di interesse paesaggistico, non può essere soggetto a nessun tipo di modifica, ai suddetti beni. Tale normativa ha lo scopo di evitare che l’immobile possa arrecare danno al paesaggio oggetto alla salvaguardia. Cosa fare se però si decide di intervenire su un bene immobile soggetto a tutela paesaggistica?

 

Come richiedere l’autorizzazione paesaggistica, modulo e documentazione

Per ottenere l’autorizzazione paesaggistica occorre presentare e richiedere all’ente di competenza,  i disegni delle opere che si vogliono eseguire, così da far accertare la loro compatibilità con il paesaggio circostante. E’ bene precisare che senza tale autorizzazione non sarà possibile iniziare nessun tipo di lavoro sul possedimento; in caso contrario si va incontro a procedimenti penali.

In genere, la domanda va depositata presso il Dipartimento Programmazione ed Attuazione Urbanistica del Comune di competenza. 

Modulo di autorizzazione paesistica

Bisognerà pertanto compilare un modulo predisposto, in duplice copia di cui una in carta semplice ed una con marca da bollo da 16,00 euro: il modulo può essere ritirato presso il Comune oppure essere scaricato dal rispettivo sito. Bisognerà indicare i propri dati anagrafici, il codice fiscale o partita IVA, i dati identificativi del bene immobile o del terreno specificando la particella catastale. 

Documentazione necessaria per ottenere l’autorizzazione

Sarà poi necessario precisare che tipo di opera si vuole effettuare facendo riferimento ad una documentazione tecnica, che bisognerà allegare, insieme ai dati del professionista che l’ha redatta. 

Sarà inoltre necessario allegare:

  • l’atto che certifichi il proprio titolo di possesso
  • La concessione edilizia
  • Il permesso a costruire
  • Un recente certificato catastale
  • Il nulla osta dell’Ente Parco se il podere risulta classificato in una zona considerata parco
  • Il progetto in sei copie
  • Un resoconto tecnico in quattro copie
  • La relazione paesaggistica che individui l’ubicazione del bene, i suoi confini e il nome degli eventuali vicini e una documentazione fotografica. 

Una volta procuratasi tutta la documentazione necessaria bisognerà firmare il modulo compilato nelle sue parti e consegnare il tutto presso il comune di appartenenza dell’immobile.

 

Tipi di autorizzazione paesaggistica

Ci sono due tipi di autorizzazione paesaggistica: quella definita ordinaria e quella semplificata. In genere si richiede la prima autorizzazione. L’autorizzazione ordinaria va richiesta nei casi si ha intenzione di apportare variazione a un fabbricato già esistente come un incremento di volume che non dovrà superare il 10% della volumetria oppure se si vuole eseguire l’apertura di finestre o porte, rifacimenti di intonaci, attuazione di balconi o terrazze e quant’altro. Anche nel caso si voglia effettuare interventi di demolizione, di ricostruzione, di copertura, di abbattimento delle barriere architettoniche, di istallazione di impianti termo-sanitari per uso privato servirà l’autorizzazione di tipo ordinario.

Dopo aver presentato la richiesta di autorizzazione paesaggistica ordinaria, l’ente comunale dovrà, entro 40 giorni dalla data del ricevimento, inviarla alla Sovraintendenza che avrà il compito di verificare la correttezza della richiesta e di analizzare tutta la tua documentazione. Entro un periodo massimo di 45 giorni dovrà esprimere il suo parere, positivo o negativo, sul rilascio del permesso. Se il parere dovesse essere contrario, il Comune manderà una dichiarazione scritta, specificando il suo dissenso. In caso di esito favorevole, arriverà il nulla osta della Sovraintendanza.

 

NOTA BENE: onde evitare di commettere errori nella presentazione della documentazione è preferibile rivolgersi ad un professionista del settore quale un ingegnere o un architetto.

 

Sospensione delle cartelle Equitalia, le istruzioni

Come chiedere la sospensione delle cartelle equitalia:  tutte le info per ottenere la sospensione delle cartelle esattoriali online, evitando le lunghe file agli sportelli.

La cartella esattoriale è un documento che legittima l’ufficiale giudiziario alla riscossione coattiva dei tributi in caso di mancato pagamento dei contribuenti. Ogni cartella contiene delle informazioni molto importanti; oltre al nominativo di chi ha contratto il debito vi è l’importo dovuto, gli interessi maturati, le sanzioni a cui si va incontro e i metodi di pagamento. La cartella viene notificata direttamente da un messo oppure viene spedita con raccomandata; il pagamento richiesto va effettuato entro 60 giorni. 

Come chiedere la sospensione delle cartelle, documentazione e procedura

Molti ancora non sanno che è possibile chiedere la sospensione delle cartelle Equitalia, eppure questa operazione è possibile anche attraverso il web; si tratta di una procedura piuttosto semplice. Grazie alla legge di stabilità del 2013 il debitore può dimostrare che non deve restituire nulla; basta andare sul sito Equitalia e compilare un modulo. Attenzione, occorre inviare una sola richiesta alla volta, pertanto, se sono diverse le cartelle Equitalia da sospendere, sarà necessario fare varie richieste ed allegare tutti i documenti. 

Ovviamente si dovrà dimostrare il motivo per cui se ne chiede la sospensione. In ogni caso tutti i documenti dovranno pervenire in formato PDF: se la documentazione in possesso è cartacea oppure in altro formato occorre scannerizzare i fogli e salvarli come PDF. Mentre se sono in altro formato basta salvarli solo in PDF.

Prima di cominciare la procedura bisogna essere sicuri di avere a disposizione tutti i documenti che servono a dimostrare che l’importo non è dovuto.

Il documento più importante è la cartella bisogna poi aggiungere un documento di identità valido.  Se si tratta di persone giuridiche bisogna  allegare alla documentazione una dichiarazione sostitutiva.  

La richiesta della sospensione tramite online ha il grosso vantaggio di essere più veloce rispetto la procedura classica: si evitano lunghe file agli sportelli. Le persone che incontrano difficoltà a navigare in internet possono sempre utilizzare i soliti mezzi tradizionali quali: fax, lettere e uffici Equitalia.

Dopo aver inoltrato  la domanda, arriverà una mail automatica che conferma l’invio; meglio non utilizzare la posta elettronica certificata in quanto può creare problemi.  

Raccomandazione utile: non dimenticate di aggiungere ai propri contatti l’indirizzo di posta elettronica di Equitalia così da evitare che la mail di conferma o un’altra comunicazione finisca nella cartella della posta indesiderata.

E se la cartella equitalia risulta errata?

Può succedere di vedersi recapitare la notifica di cartelle esattoriali errate! Nel mese di Febbraio 2014 è stata creata una procedura molto utile per bloccare in maniera molto veloce, le cartelle esattoriali errate o ingiustificate. Attraverso il sito web di Equitalia, è possibile chiedere la sospensione della riscossione tributaria e segnalare la cartella errata, facendo però attenzione ai termini di decorrenza per non perdere ogni diritto anche quando si è dalla parte della ragione.  Il contribuente dovrà presentare opportuna documentazione che giustifichi la cartella errata, redigere la domanda di sospensione ed attendere la risposta.  

In automatico si avrà la sospensione della stessa: se entro un periodo di tempo che rientra nei 220 giorni, non si riceve nessuna risposta  la cartella esattoriale verrà automaticamente dichiarata nulla.