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Come verificare l’esistenza di una partita iva

Come verificare l’esistenza di una partita iva. La guida completa alle operazioni di verifica partite iva comunitarie e nazionali grazie ai servizi online dell’Agenzia delle Entrate.

L’Agenzia delle Entrate mette a disposizione, tramite il proprio sito, un servizio online di verifica partita iva attiva. Il servizio è disponibile anche per le operazione di verifica partita iva comunitaria (oltre che nazionale). Scopriamo nel dettaglio come verificare l’esistenza di una partita iva.

Partita iva verifica esistenza

Come vi abbiamo già accennato, l’Agenzia delle Entrate fornisce un servizio online per verificare l’esistenza di una partita iva italiana o estera. Il servizio è gratuito e per accedervi basta collegarsi al portale ufficiale dell’Agenzia, agenziadelleentrate.gov.it .

Verifica partita iva Agenzia delle Entrate: come funziona e cosa serve

Il servizio di verifica dell’esistenza di una partita iva permette non solo di controllare la validità di una p.i. ma anche di conoscere informazioni riguardanti l’intestatario e lo stato di attività della partita iva. Sintetizzando dunque tramite il servizio online di verifica validità di una partita iva è possibile:

  • Sapere se una partita iva esiste (se dunque è valida).
  • Scoprire la denominazione dell’attività alla quale è associata una partita iva.
  • Conoscere info sullo stato della partita iva (attiva, sospesa o cessata).
  • Scoprire il nome e cognome dell’intestatario della partita iva.
  • Visualizzare la data di inizio attività e, ove presenti, le date di sospensione e/o cessazione.

Il controllo partite iva comunitarie o nazionali è uno strumento che non richiede password o registrazioni da parte dell’utente. Per verificare l’esistenza di una partita iva insomma vi basta accedere al sito dell’Agenzia delle Entrate e seguire le indicazioni riportate di seguito.

Verifica partita iva italiana: guida passo passo

Una volta entrati nel sito dell’Agenzia non vi resta che accedere alla sezione Servizi online. Tra le varie opzioni cliccare su Servizi Fiscali e poi sull’area Servizi fiscali senza registrazione. Qui troverete il link di riferimento Servizio di verifica della partita iva. Noterete un pulsante con su scritto Verifica partita iva. se cliccate su quel pulsante vi si aprirà un’altra pagina nella quale sono presenti gli appositi spazi per  inserire il numero di partita iva ed il codice di sicurezza (la serie di caratteri per dimostrare che siete esseri umani e non macchine per intenderci).

Agenzia delle entrate verifica partita iva comunitaria: come fare

Online è disponibile anche un servizio per verificare se l’attività correlata ad una specifica partita iva è autorizzata ad effettuare operazioni intracomunitarie. Il servizio in questione è il cosiddetto Vies (Vat Information Exchange System per il Controllo partite iva comunitarie.

Verifica partita iva attiva: cos’è e come funziona il Vies

IL VAT Information Exchange System non è altro che un sistema di scambi automatici utilizzato dalle amministrazioni finanziarie dei Paesi membri dell’UE. Gli Stati europei utilizzando il Vies possono effettuare scambi di informazioni riguardanti operazioni intercomunitarie tra titolari di numero di partita iva. Il sistema in pratica è utilizzato per controllare le transazioni commerciale in ambito comunitario e per verificare la validità delle partite iva dei paesi appartenenti alla Comunità Europea..

Come verificare l’esistenza di una partita iva comunitaria

Per accedere allo strumento dedicato al controllo delle partite iva comunitarie l’iter da seguire è il medesimo indicatovi in precedenza (per la verifica delle partite iva italiane). Nell’area Servizi online senza registrazione del sito dell’Agenzia delle Entrate, troverete lo specifico link che vi farà accedere alla pagina dedicata alla verifica dell’esistenza di una partita iva comunitaria.

Verifica partita iva estera: come utilizzare il servizio Vies

Anche il servizio Vies per il controllo delle partite iva comunitarie è molto user-friendly, semplicissimo quindi da utilizzare. Vi basterà selezionare uno Stato membro della Comunità Europea e indicare il numero di partita iva da sottoporre all’operazione di verifica. Tramite il servizio Vies potrete conoscere:

  • La validità del codice iva (se è formalmente corretto e se nella realtà è correlata ad un determinato operatore abilitato a fini intracomunitari). Se il codice non dovesse risultare valido significa che questi non è incluso nella lista dei soggetti autorizzati (o che avete inserito male il codice!).
  • Denominazione del soggetto commerciale al quale è associato il numero di partita iva comunitaria.
  •  Indirizzo dell’intestatario della partita iva.

 

Bonus bebè maggiorato

Il bonus bebè raddoppia, durerà fino a 5 anni e sarà incrementato per il secondo figlio. News e possibili novità introdotte con il bonus bebè maggiorato. Prima di descrivervi le novità del bonus bebè maggiorato vi forniamo alcune delucidazione sulla situazione attuale del bonus bebè ( a chi spetta, come fare domanda, etc.).

Bonus bebè INPS: cos’è e come funziona

Il Bonus bebè INPS è un incentivo economico spettante ai neogenitori in possesso di determinati requisiti richiesti dalla legge.

Bonus bebè a chi spetta, requisiti

Bonus bebè ISEE

Come via abbiamo accennato il bonus bebè spetta solo in presenza di determinate condizioni, di requisiti indispensabili. Uno di questi è il reddito ISEE che non può essere superiore a 25.000 euro altrimenti decade il diritto all’incentivo.

Bonus bebè, requisiti familiari e di residenza

Oltre al reddito ISEE, per beneficiare del bonus bebè, è necessario che il bambino sia nato tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017 e che i richiedenti siano residenti ufficialmente in Italia (ed in possesso della cittadinanza italiana, europea o del permesso di soggiorno per il lungo periodo).

Bonus bebè: come richiederlo

La richiesta per ottenere il bonus bebè va inviata all’ INPS entro 90 giorni calcolati a partire dalla data di nascita del bambino. Se il modulo di richiesta del bonus bebè dovesse essere inviato oltre questo tempo limite sarà comunque possibile ottenere l’incentivo ma gli assegni arretrati andranno persi. Bonus bebè: modulo inps Il modulo di richiesta del bonus bebè può essere scaricato sul portale dell’INPS. Una volta scaricato e compilato il modello questi va inviato tramite uno dei canali telematici messi a disposizione dall’ Istituto. La domanda dunque va presentata:

  • Utilizzando il canale Web, attraverso il sito internet www.inps.it nella sezione “servizi online” utilizzando il pin personale.
  • Contattando il Contact Center Integrato, telefonando al numero verde 803.164, gratuitamente da rete fissa, o allo 06.164.164 da cellulare, a pagamento ( il costi variano in base al piano tariffario previsto dall’operatore telefonico).
  • Rivolgendosi al Patronato: nel caso in cui non abbiate ancora attivato il pin per accedere ai servizi online del sito o se comunque volete evitare di fare tutto da soli e preferite affidarvi ad una figura professionale collaudata.

Bonus bebè 2017: quando arrivano i soldi

Le richieste per ottenere il bonus bebè 2016 sono state davvero tante. Proprio per questa ragione sono stati riscontrati numerosi problemi per riuscire ad ottenere l’incentivo. Con le richieste eseguite lo scorso anno, ll’INPS riuscì a pagare ad agosto i bonus richiesti a gennaio 2015. Proprio per questa ragione non è possibile stabilire una data precisa entro la quale verranno versati gli importi del bonus bebè 2017 e i restanti importi del bonus bebè 2016. È bene ricordare che pur rientrando trai possibili beneficiari del bonus, molto probabilmente l’accredito del beneficio potrebbe arrivare con un netto ritardo.

Bonus bebè 2016 – 2017 per mamme disoccupate

Le madri disoccupate con un reddito ISEE inferiore alla soglia massima di 16.954,95 euro possono richiedere anche il cosiddetto assegno di maternità Comune. Tale incentivo spetta per 5 mesi e si concretizza con assegni da 338,89 euro al mese.

Bonus bebè 2017: cosa cambia

Bonus bebè maggiorato

Il Ministero della Sanità per riuscire a risolvere l’enorme calo delle nascite in Italia sta lavorando ad una modifica del bonus bebè. La revisione dovrebbe migliorare la funzionalità dell’incentivo. In sostanza, se la proposta dovesse essere realmente inserita nella Legge di Stabilità 2017, aumenteranno gli importi del bonus bebè, che diventerà appunto un bonus bebè maggiorato.

Il bonus bebè raddoppia: requisiti bonus bebè maggiorato

Le soglie di reddito per poter accedere al bonus bebè maggiorato sono le medesime previste per il bonus bebè INPS cosi come lo conosciamo oggi. L’unica differenza starà negli importi dell’incentivo, che letteralmente raddoppieranno. Scopriamo nel dettaglio quali sono le novità del bonus bebè maggiorato.

Bonus bebè maggiorato: quanto spetta

Per i neogenitori in possesso dei requisiti stabiliti, il bonus bebè potrebbe raddoppiare. Gli importi indicati nella proposta del bonus bebè maggiorato sono i seguenti:

  • 160 euro al mese, per le famiglie con un reddito isee inferiore a 25.000 euro.
  • 320 euro al mese per le famiglie con un reddito inferiore a 7.000 euro.

Bonus bebè secondo figlio

Se le novità sul bonus bebè maggiorato dovessero entrare in vigore vi sarà una maggiorazione anche negli importi dovuti per il secondo figlio. Nel dettaglio si avrà diritto a: • 240 euro per i nuclei familiari con un reddito isee inferiore a 25.000 euro • 320 euro per le famiglie con un reddito inferiore a 7.000 euro.

Bonus bebè novità: durerà fino ai 5 anni del bambino

Il Ministro della Sanità Beatrice Lorenzin informa che nella proposta di revisione del bonus bebè 2016, i genitori potranno beneficiare dell’incentivo per 5 anni (non più 3) dalla data di nascita del figlio. Anche coloro che hanno fatto domanda prima della riforma potranno godere delle novità, basterà comunicare all’INPS (entro il 31 gennaio 2017) i nuovi dati ISEE.

Atto di donazione, come funziona

Atto di donazione, come funziona, info e dettagli su: costi e  imposte da pagare, impugnazione e revoca atto donazione di un immobile, download modello atto di donazione facsimile. Dopo aver visto come funziona la donazione in denaro, vediamo quando la donazione interessa un immobile. Prima di scoprire come funziona l’atto di donazione, andiamo vedere di cosa si tratta e com’è definito dalla Legge italiana.

Cos’è un atto di donazione?

In base all’articolo 769 del Codice Civile: “La donazione è il contratto col quale, per spirito di liberalità, una parte arricchisce l’altra, disponendo a favore di questa di un suo diritto o assumendo verso la stessa un’obbligazione

Atto di donazione bene immobili, come funziona: requisiti del donante

La legge stabilisce che il soggetto che decide di donare un immobile, deve essere pienamente capace d’intendere e di volere al momento della sottoscrizione dell’atto di donazione. Coloro che non sono pienamente capaci di disporre dei propri beni, in base all’articolo 774, non possono sottoscrivere alcun contratto di donazione . Se questo dovesse avvenire, la donazione potrà essere annullata su richiesta (da parte del soggetto donante o dei suoi eredi).

Atto di donazione: soggetti beneficiari

L’atto di donazione può essere effettuato sia a favore di privati cittadini sia di associazioni. Nel caso si tratti di Onlus, quindi associazioni senza scopo di lucro, queste sono esonerate dal pagamento delle imposte.

L’atto di donazione può essere effettuato sia su beni immobili che beni mobili. Per i beni di scarso valore non è necessario predisporre un atto di donazione. Per poter procedere con la donazione il soggetto beneficiario deve espressamente accettare il dono (vedi atto di donazione fac simile a fine pagina).

Atto di donazione, perché c’è bisogno del notaio

Vi ricordiamo che l’atto di donazione è un atto pubblico, da effettuare, per legge, in presenza di un notaio e di due testimoni. La consulenza di un notaio, oltre ad essere obbligatoria, è un elemento importantissimo poiché tale figura professionale potrà fornire tutti i dovuti chiarimenti riguardanti l’atto di donazione.

Atto di donazione, quanto costa?

Quando si effettua un atto di donazione di un immobile sono previste le cosiddette: spese d’imposta donazione. L’importo di tali costi varia in base al legame di parentela tra soggetto beneficiario e donante e sussistono, seppur in misura differente, anche in caso di atto di donazione prima casa. Scopriamo nel dettaglio quali sono i costi di donazione di un immobile.

Costo atto di donazione

Come vi abbiamo anticipato il costo atto di donazione subisce delle variazioni in base al legame tra i soggetti che sottoscrivono il contratto. Ecco una serie di informazioni a riguardo.

Donazione della casa ai figli

Anche quando si ha intenzione di donare l’immobile ad un figlio o familiare di primo grado (anche in caso di donazione della casa a un solo figlio), si hanno dei costi, scopriamoli nel dettaglio.

Donazione casa al figlio, costi

Nel momento in cui si sottoscrive un contratto di donazione di una casa a un figlio l’imposta dovuta è pari al 4% (sulla quota ereditata). Tale importo va calcolato tenendo presente che la franchigia da sottrarre è di 1.000.000 di euro rispetto al valore dell’eredità. Donazione immobile tra fratelli Quando il contratto di donazione casa è stipulato tra fratelli o sorelle l’aliquota da applicare è pari al 6% rispetto al valore dell’immobile. A differenza della donazione casa a figlio unico o verso figli, in questo caso la franchigia ha un importo pari a 100.000 euro.

Parenti: costo donazione della casa

Per la donazione di una casa effettuata a favore di parenti, i costi di donazione-casa aumentano. L’aliquota da considerare è pari al 6% e il calcolo va effettuato sul valore totale dell’immobile. I parenti in questione sono:

  • quelli fino al quarto grado in linea retta (come cugini);
  • affini in linea collaterale fino al terzo grado (come nipoti figli di fratello o sorella).

Costi atto donazione casa persone diverse da figli o parenti

Non è detto che l’atto di donazione di un immobile sia necessariamente a favore di parenti. Può capitare infatti che il proprietario dell’immobile decida di donare la propria proprietà ad altre persone, come amici o soggetti con i quali non risultano legami di parentela. In questo caso il valore dell’imposta dell’atto di donazione ammonta all’ 8% rispetto al valore totale dell’immobile, senza nessuna franchigia.

Spese atto donazione casa: disabili

Vi ricordiamo che se a ricevere l’immobile in donazione è un cittadino al quale è stata riconosciuta l’invalidità con connotazione di gravità (ai sensi dell’ art.3 legge 104/92) il valore della franchigia aumenta. Ciò significa che gli importi di tassazione diminuiscono, l’imposta infatti è applicata solo sulla quota che supera 1.500.000 euro.

Atto di donazione, come funziona per le imposte da pagare

Anche se parliamo di un passaggio di proprietà effettuato a titolo gratuito, è necessario versare una serie di imposte. Nello specifico devono essere versate:

• imposta ipotecaria, pari al 2% rispetto al valore dell’immobile;
• imposta catastale ovvero l’1% sul valore dell’immobile.

Per quanto riguarda le imposte, l’Agenzia delle Entrate ha stabilito, per gli atti di donazione con valore inferiore rispetto agli importi limite delle franchigie, l’esenzione dal pagamento dell’imposta di registro (circolare n.44 2011). Questo significa che se l’immobile ha un valore inferiore rispetto agli importi della franchigia, l’imposta di registro non deve essere pagata!

Atto di donazione in vita

L’atto di donazione di un immobile è una pratica (quasi sempre) effettuata nel momento in cui il proprietario di una casa intende suddividere il proprio patrimonio prima dell’effettiva successione ereditaria. Con l’atto di donazione di un immobile si dona in realtà la cosiddetta nuda proprietà. In tal modo il soggetto donatore può continuare tranquillamente a vivere in casa (oggetto dell’atto di donazione).

Nel caso in cui, l’immobile in questione sia fittato a terzi, il soggetto donante continuerà a percepire il canone di locazione durante tutto il corso della sua vita. Il soggetto beneficiario quindi diventerà legalmente proprietario dell’immobile, ma colui che l’ha donato potrà sfruttare il diritto di usufrutto (pur non perdendo la proprietà mantiene il diritto reale sull’utilizzo dell’immobile).

Atto di donazione impugnazione

La revoca dell’atto di donazione è uno dei problemi che possono emergere nel momento in cui si dona un immobile.

Quando un immobile può essere revocato

In base all’articolo 800 del Codice Civile la revoca della donazione può avvenire solo nel momento in cui vengono a verificarsi due casi: – Ingratitudine del donatario; – Sopravvivenza di figli del donante.

Revoca atto di donazione: ingratitudine del donatario

L’articolo 801 del Codice Civile indica i casi specifici che permettono la richiesta di revoca dell’atto di donazione. Il donante può revocare l’atto di donazione di un immobile soltanto:

  • In caso di omicidio volontario (o tentato omicidio) da parte del soggetto beneficiario verso il donante o discendenti; o se questi abbia denunciato o testimoniato falsamente un familiare del donante per un reato punibile con l’ergastolo o la galera per un periodi di almeno 3 anni;
  • Se il soggetto beneficiario risulti colpevole d’ingiuria grave, (ai sensi dell’art 594 del Codice Penale) recando grave offesa al donante mettendone in discussione la rispettabilità;
  • Se il soggetto che riceve la donazione abbia rifiutato gli eventuali alimenti dovuti al donante (art 433, 435 e 436 del Codice Civile),
  •  Se il donatario ha arrecato dolosamente grave pregiudizio al patrimonio.

Revoca atto di donazione: sopravvivenza figli

La revoca di un atto di donazione può essere richiesta, ai sensi dell’articolo 803 del Codice Civile, anche se il soggetto che ha donato l’immobile non sapeva di avere discendenti (come figli illegittimi) nel momento in cui è stato sottoscritto l’atto. I discendenti, al momento della morte del soggetto donatore, possono quindi agire legalmente per ottenere la propria parte di eredità.

Atto di donazione facsimile

Cliccando al seguente link potrete scaricare un modello fac simile dell’atto di donazioneatto donazione fac simile.  

Come cancellare un protesto bancario o postale

Come cancellare un protesto bancario o postale, info e dettagli su come cancellare una cambiale protestata, iter da seguire e documenti da presentare.

Quando un cittadino paga utilizzando cambiali o assegni (bancari o postali) dovrebbe sempre controllare l’effettiva disponibilità di liquidità. Nel momento in cui l’assegno risulta scoperto, dunque privo di disponibilità economica, il contribuente viene ritenuto cattivo pagatore ed è inserito nel registro dei protesti (il cosiddetto Registro Informatico dei Protestati). 

In tal modo tutti coloro che potrebbero intrattenere rapporti commerciali con il soggetto protestato potranno visualizzare lo status di cattivo pagatore (sorgeranno dunque problemi di vario genere, per la concessione di mutui, prestiti, pagamento di rate della paytv o finanziamenti concessi per l’acquisto di elettrodomestici etc.).

Il debitore sarà considerato cattivo pagatore anche nel momento in cui questi salderà i propri debiti. Per potersi cancellare dal registro dei protesti bisogna seguire uno specifico iter. Esistono diverse procedure per ottenere la cancellazione di un protesto, che variano a seconda del metodo di pagamento (assegni o cambiali). Scopriamo in questo articolo tutte le info su come cancellare un protesto bancario e postale. Maggiori approfondimenti sono disponibili nella nostra guida: come cancellare un protesto.

Come cancellare un protesto: assegno bancario

In primis è bene ricordare che la cancellazione di un assegno protestato è possibile solo nel momento in cui è trascorso almeno un anno dalla data di elevazione del protesto. Per cancellare un protesto è opportuno procurarsi la cosiddetta visura uso protesti, un documento che riporta i dati del protesto che s’intende eliminare. 

Il cittadino dovrà richiedere la visura presso la Camera di Commercio della propria provincia di residenza, senza dimenticare di portare con se un valido documento d’identità e un certificato di residenza storico. Una volta ottenuta la visura uso protesti  (costo 2 euro a visura) il contribuente per cancellare il protesto di un assegno postale o bancario, potrà procedere con la richiesta di riabilitazione presso il Tribunale civile della propria provincia di residenza (sezione protesti).

Al Tribunale basterà richiedere la domanda di riabilitazione per avvenuto pagamento del debito. Alla domanda andrà allegato:

  • Assegno in originale;
  • Dichiarazione di avvenuto pagamento (liberatoria) firmata da entrambe le parti ( soggetto “debitore” e “creditore”) ed autenticata da un notaio.
  • Certificato di residenza storico del richiedente.
  • Visura uso protesti rilasciata dalla camera di commercio.
  • Marca da bollo di euro 16,00.

Tempi cancellazione protesti

Una volta presentata la domanda di cancellazione del protesto, il richiedente dovrà attendere almeno un mese, dopodiché il Tribunale rilascerà un “Attestato di Riabilitazione” che comprova l’avvenuto saldo del Titolo. 

L’attestato di riabilitazione dovrà essere consegnato alla Camera di Commercio per la compilazione del modulo di cancellazione del protesto. Entro circa 20 giorni lavorativi sarà comunicato l’avvenuta cancellazione del protesto e la riabilitazione per l’accesso al credito.

Ricapitolando, per richiedere la cancellazione dal registro dei protesti il cittadino deve inviare una specifica richiesta al Tribunale che rilascerà l’attestato di riabilitazione tramite il quale è possibile rivolgersi alla Camera di Commercio per ottenere la cancellazione del protesto. La domanda per ottenere la riabilitazione deve essere accompagnata da una serie di allegati che attestino l’avvenuto pagamento del debito e delle imposte dovute.

Come cancellare un protesto documentazione da presentare

• Modulo firmato dal debitore
• Titolo (assegno) in originale, quietanzato.
• Atto di protesto.
• Diritti di segreteria (€ 8,00 per ogni effetto).
• Copia documento valido d’identità del richiedente.
• Copia documento di riconoscimento del depositante, (se diverso dal richiedente).

Come cancellare un protesto: assegno postale

L’iter da seguire per cancellare un protesto legato ad un mancato pagamento avvenuto tramite un assegno postale scoperto è il medesimo procedimento previsto per cancellare assegni bancari protestati. (vedi paragrafo Come cancellare un protesto: assegno bancario).

Quanto costa cancellare un protesto

Per richiedere la cancellazione di un protesto vi sono dei costi: – 16 euro per la marca da bollo da allegare alla domanda*.

  • 8 euro da versare per i diritti di segreteria su ogni titolo per il quale è richiesta la cancellazione.
  • 2 euro per la visura protesti (anche se negativa).
  • 5 euro per il certificato di esistenza o non esistenza protesti (e ove richiesta marca da bollo da 16 euro)*.

* Vi ricordiamo che il valore della marca da bollo da allegare può subire variazioni in base al luogo di residenza (e dunque alla Camera di Commercio).

Come cancellare una cambiale protestata

La cancellazione di un protesto non riguarda esclusivamente gli assegni bancari o postali, ma può essere richiesta anche per i protesti legati a mancati pagamenti di cambiali. È possibile cancellare una cambiale protestata anche immediatamente (non è necessario aspettare 12 mesi come per gli assegni), scopriamo come funziona la cancellazione di un protesto cambiario.

Cancellare protesto cambiario entro un anno

La cancellazione di un protesto legato ad una cambiale, a differenza dei protesti per assegni, può essere effettuata anche entro 12 mesi. Come? Innanzitutto saldando il debito e successivamente procedendo con l’iter previsto anche per la cancellazione degli assegni protestati. È dunque necessario allegare alla domanda di cancellazione protesto cambiale:

  • In originale, i titoli quietanzati e gli atti di protesto.
  • La quietanza liberatoria (ai sensi dell’art 46-47 del D.P.R. 445/2000 (contenenti data di pagamento, firma e dati del creditore e del soggetto protestato, elementi essenziali del debito pagato.
  • Il versamento di 8 euro (imposte di segreteria) per ogni titolo da cancellare.

Come cancellare un protesto di una cambiale dopo 12 mesi

Per cancellare una cambiale protestata, pagata oltre il termine di 12 mesi dalla data di levata del protesto, è necessario richiedere la riabilitazione al Tribunale. In questo modo si otterrà l’attestato di riabilitazione che consente di presentare domanda di cancellazione protesto cambiario alla sede della Camera di Commercio che rientri nel territorio della provincia di residenza del richiedente. L’iter e le imposte da pagare sono le medesime previste per la cancellazione di protesti per assegni.

Cancellazione automatica di un protesto dopo 5 anni

Dopo quanti anni si cancella un protesto?

La legislazione prevede la cancellazione automatica di un protesto dopo 5 anni (a meno che non siano registrati altri protesti). Se è vero che la Camera di commercio cancella in automatico i nominativi dal registro protesti è altrettanto vero che non tutte le banche dati vengono aggiornate in tal senso. Onde evitare brutte sorprese future dunque è sempre consigliato richiedere l’attestato di riabilitazione e procedere con la cancellazione dal registro dei protesti.

Come cancellare un’ipoteca

Come cancellare un’ipoteca: info sulla cancellazione semplificata e sulle ipoteche giudiziali. Novità dell’Agenzia delle Entrate. Prima di spiegarvi come ottenere la cancellazione di un’ipoteca apriamo una piccola parentesi su cos’è un’ipoteca e cosa comporta.

Cos’è un’ipoteca?

Un’ ipoteca è una forma di garanzia (o meglio un diritto reale di garanzia) che il debitore concede su un bene a garanzia di un credito. In pratica, il soggetto che ha concesso il prestito (creditore) grazie all’ ipoteca ha diritto di espropriare il bene ipotecato se il debito non viene saldato. Sia i beni mobili che i beni immobili possono essere ipotecati ma per istituire un’ipoteca è necessario seguire un determinato iter formale attraverso la cosiddetta iscrizione nei pubblici registri. Esistono vari tipi di ipoteche.

Le ipoteche volontarie: ovvero quando viene costruita un’ipoteca come garanzia del pagamento di un proprio debito.

Le ipoteche giudiziali: istituite a garanzia di un credito che non è stato pagato.

Vi ricordiamo che l’iscrizione di un’ipoteca su beni immobili rende quest’informazione disponibile anche a soggetti terzi e talvolta, anche quando il debito è stato saldato, è necessario procedere per ottenere la cancellazione dell’ipoteca. Scopriamo nel dettaglio come ottenere la cancellazione di un’ipoteca.

Cancellazione di un’ipoteca: normativa

In base all’ articolo 2878 del Codice Civile sono diversi i casi nei quali è possibile ottenere la cancellazione di un’ipoteca. In base alla normativa infatti è possibile cancellare un’ ipoteca nel momento in cui:

  • Viene estinto il debito al quale è correlata l’ipoteca.
  • Il soggetto creditore effettua un’esplicita dichiarazione nella quale dichiara di rinunciare al credito garantito dall’ipoteca.
  • Il creditore rinuncia all’ ipoteca(sempre tramite una dichiarazione formale).
  • È trascorso il termine al quale l’ipoteca è stata limitata (se presente nelle clausole del contratto stipulato tra creditore e debitore).
  • Trascorrono 20 anni dal momento in cui è stata sottoscritta l’ipoteca (e non è stato richiesto alcun rinnovo).
  • Si verificano eventuali condizioni che prevedono l’annullamento dell’ipoteca. 
  • Viene ordinata la cancellazione dell’ipoteca tramite un provvedimento di esproprio del tribunale.
  • Viene a mancare il bene ipotecato. Per ottenere la cancellazione di un ipoteca esistono procedure differenti che variano a seconda del tipo di ipoteca, vediamole nel dettaglio.

Cancellazione ipoteca volontaria

Come cancellare un’ipoteche volontaria

Le cosiddette ipoteche volontarie possono essere cancellate in due modalità: – Tramite il sistema automatico, solo per le ipoteche che si riferiscono a un mutuo, (decreto Bersani). – Tramite atto notarile (soluzione alquanto sconsigliata poiché molto dispendiosa economicamente).

Cancellazione ipoteca decreto Bersani

Fu la legge n. 40 del 2 aprile 2007 (anche detta Legge Bersani) ad introdurre il sistema automatico per la cancellazione di un ipoteca. Tramite questo sistema infatti, per cancellare un’ ipoteca, basta che l’istituto bancario comunichi agli uffici competenti, l’avvenuta estinzione del mutuo. La notifica deve avvenire entro 30 giorni calcolati a partire dalla data durante la quale il mutuo è stato estinto.

Mutui estinti prima del 2007

La legge Bersani si applica per tutti i mutui estinti dopo il 2 giugno 2007. Per i finanziamenti estinti prima di questa data, sarà il debitore a dover inoltrare una richiesta formale scritta nella quale comunicare alla banca la richiesta di cancellazione dell’ipoteca.

Cancellazione ipoteca: sanzioni banche

È bene ricordare che non sono previste sanzioni per le banche che non procedono con la comunicazione agli uffici competenti dell’ Agenzia del territorio. Proprio per questo motivo il debitore potrebbe essere costretto ad inoltrare un’ esplicita richiesta alla banca, in forma scritta (tramite raccomandata). In questo modo la banca sarà sollecitata a mobilitarsi per la cancellazione dell’ipoteca.

Costo cancellazione ipoteca decreto Bersani

Sfruttando il sistema automatico per ottenere la cancellazione di un’ ipoteca non vi sono costi bancari o erariali. La consulenza del notaio infatti non è necessaria, è una disposizione specifica della legge, secondo la quale quest’operazione va eseguita “senza alcun onere per il debitore” (comma 8 legge 40/07).

Cancellazione ipoteca giudiziale

Come ottenere la cancellazione di un’ipoteca giudiziale

L’iscrizione di un’ ipoteca giudiziale è legata alla tutela del debito verso un creditore insoddisfatto, che ha ottenuto appunto un provvedimento giudiziale.Queste ipoteche vengono registrate tramite una disposizione attuata dal giudice. Il giudice in pratica impone, come garanzia per il pagamento di un debito, l’iscrizione dell’ipoteca giudiziale su un immobile.  Per questa ragione anche la cancellazione di un’ipoteca giudiziale può essere effettuata solo tramite l’intervento del magistrato che dovrà autorizzare il procedimento.

Per cancellare un’ ipoteca giudiziale è obbligatorio avere a disposizione una serie di documenti.

  • Atto notarile di consenso del creditore (tramite un atto pubblico o una scrittura privata autenticata. Il creditore deve sottoscrivere una dichiarazione tramite la quale rinuncia all’ipoteca.
  • Provvedimento o sentenza del giudice che autorizzi la cancellazione dell’ipoteca (a seguito dell’estinzione del debito, di transazione, di espressa rinuncia del creditore o di perimento del bene ipotecato).

Nota bene: solo una volta procurati questi documenti (in primis l’autorizzazione del giudice) l’ipoteca giudiziale potrà definirsi cancellata.

Come verificare l’avvenuta cancellazione di un’ipoteca

Cancellazione ipoteca mutuo: novità Agenzia delle Entrate

A partire dall’8 luglio 2016, l’ Agenzia delle Entrate ha introdotto una nuova funzione davvero molto utile per i contribuenti: un servizio online che permette di verificare se l’ipoteca registrata sul proprio immobile risulta cancellata. Il contribuente dunque ha libero accesso al registro delle comunicazione nel quale vengono iscritte le ipoteche sui beni immobili. Il servizio di verifica online è assolutamente gratuito per tutti ed è accessibile tramite i portali Entratel e Fiscoonline.

Il servizio è attivo in tutta Italia (fatta eccezione per le provincie autonome di Trento e Bolzano). Il contribuente potrà: verificare se il creditore ha comunicato all’Agenzia delle Entrate l’estinzione del debito. Se la procedura di cancellazione è stata avviata (ed i motivi per i quali eventualmente è stata interrontta). Contestare eventuali richieste del creditore di prolungare l’ipoteca. Sollecitare la cancellazione dell’ipoteca.

Carta identità elettronica: come richiederla

Carta identità elettronica: come richiederla, servizi telematici, costo, elenco dei Comuni italiani autorizzati a rilasciare il documento.

La carta d’identità elettronica è un documento del quale sentiamo parlare da parecchi anni. Già a partire dal 1997 (con la Legge Bassanini) era citata la cosiddetta tessera d’identità elettronica. Purtroppo anche la carta identità elettronica è da considerare come una forma di sperimentazione, dunque non prevista da tutti i Comuni del territorio italiano (alla fine della pagina l’elenco dei Comuni autorizzati a rilasciare la carta identità elettronica ). In questo articolo scopriremo cos’è la carta d’identità elettronica , come richiederla e in quali comuni è possibile richiederla.

Carta identità elettronica : cos’è e a cosa serve

La carta d’identità elettronica è un documento il cui fine, oltre a certificare l’identità del titolare, è quello di semplificare i rapporti tra Stato e cittadini italiani. La carta identità elettronica infatti potrà essere utilizzata per sfruttare determinati servizi, della Pubblica Amministrazione, dando la possibilità di accedere a canali telematici messi a disposizione dalle istituzioni.

Lo scopo è dunque quello di migliorare la comunicazione tra gli Enti Statali e i cittadini, riuscendo a sfruttare al meglio quelle che sono le nuove tecnologie. Le prime carte d’identità elettroniche furono emesse già a partire dal 2000 parecchi Comuni. Nonostante la richiesta di parecchie circoscrizioni comunali di poter erogare il servizio carta identità elettronica , ad oggi è ancora considerate come semplice sperimentazione. Nel concreto la carta di identità elettronica si presenta come una normale tessera, delle dimensioni di una carta di credito. Così come altri documenti formato tessera, anche la carta d’identità elettronica è fatta di policarbonato, un materiale che deriva dalle resine di poliestere che ha sostituito il PVC per la produzione di tessere del genere.

Carta d’identità elettronica: cosa c’è scritto

La cosiddetta CIE (carta identità elettronica ) così come la sua versione 1.0 riporta una serie di informazioni sul titolare della tessera, aggiungendone di altre più specifiche e all’avanguardia. Nello specifico sulla carta identità elettronica vedremo:

  • Luogo e data durante la quale è stata rilasciato il documento
  • Nome e cognome;
  • data di nascita;
  • luogo di nascita;
  • Codice numerico che indica Comune che ha rilasciato il documento;
  • Firma digitale del cittadino titolare;
  • Impronta digitale;
  • fototessera (non cartacea ma scannerizzata e stampata sulla carta, come per la patente);
  • Informazioni amministrative riguardanti il Servizio Sanitario Nazionale;
  • Data di scadenza della tessera d’identità elettronica.

Tutti i dati riportati, sono salvati anche all’interno del microchip della carta d’identità elettronica e nella banda ottica. In tal modo si velocizzano i controlli e i dati restano inalterati. Inoltre i dati occorreranno per l’accesso tramite la carta ai servizi telematici.

Carta d’identità elettronica valida per l’espatrio

Cosi come per la carta d’identità cartacea, anche per la tessera d’ identità elettronica la validità per l’espatrio è sottintesa. Solo se non è valida per l’espatrio il dato viene esplicitato con la dicitura: “non valida per l’espatrio“.

Carta d’identità elettronica: servizi telematici

Purtroppo, come anticipato, siamo ancora in fase di sperimentazione per quanto riguarda la carta identità elettronica , dunque parecchi dei servizi ad essa connessi non sono ancora disponibili. Quando la carta identità elettronica sarà rilasciata da tutti i Comuni italiani, e sostituirà definitivamente la tessera tradizionale, sarà possibile utilizzarla per effettuare diversi servizi relativi al pagamento elettronico di:

  • Spese sanitarie (ticket)
  • Bollo auto;
  • Utenze (bolletta gas, luce, telefono)
  • Eventuali multe o sanzioni.

Inoltre, si prospetta, in un futuro non troppo lontano (si spera) di utilizzare la carta identità elettronica anche per la prenotazione di visite mediche, accesso a musei e alla propria cartella clinica digitale.

Carta identità elettronica, come richiederla

Nei Comuni autorizzati a rilasciare la tessera identità elettronica (vedi elenco a fine pagina) le modalità di richiesta sono le medesime previste per la versione precedente del documento d’identità (cartaceo). La domanda carta identità elettronica deve quindi essere effettuata presso gli Uffici Comunali di residenza.

Documenti da presentare per richiedere la carta d’ identità elettronica

Per la richiesta della carta elettronica d’identità non è più necessario presentarsi con le fototessere cartacee, l’immagine verrà acquisita in maniera digitale direttamente al momento della richiesta (occhio al look!). Sempre all’Ufficio Anagrafe del Comune di residenza gli impiegati procederanno con l’acquisizione delle impronte digitali. Tuttavia è obbligatorio almeno un valido documento di riconoscimento per accertare l’identità del cittadino che vuole farsi rilasciare la tessera elettronica. Nel dettaglio è opportuno presentare:

  • vecchia carta d’identità, in scadenza o scaduta;
  • denuncia di furto o smarrimento; se dovessero rubare la tessera, o doveste perderla, è necessario fare denuncia presso un commissariato della Polizia di Stato (o Carabinieri) e ricordarsi di portare con se il documento rilasciato dalle Autorità Statali; 
  • In caso di deterioramento della vecchia tessera, autocertificazione e vecchio documento.
  • In alternativa è possibile presentare anche altri documenti di riconoscimento come la patente o il passaporto.

Carta d’identità elettronica: numero documento

Ovviamente anche la carta d’identità elettronica presenta un numero identificativo. Questi è inciso sia nella parte frontale che sul retro della carta ed è composto da 7 cifre numeriche seguite da due lettere.

Numero documento Tessera identità elettronica, dove si trova?

  • Fronte: il numero è inciso sotto il logo italiano;
  • Retro: il numero è indicato sotto l’ologramma metallizzato della tessera.

Carta identità elettronica : sicurezza

La cooperazione di Comuni e Ministero dell’Interno (nello specifico il Centro Nazionale dei Servizi Demografici) garantirà la trasparenza e veridicità del documento. Proprio per garantire l’identità del cittadino, il comune rilascerà ben 3 codici di sicurezza (in busta chiusa), nello specifico:

  • un codice pin: utile al riconoscimento del titolare;
  • un codice puk: che, così come avviene per le sim telefoniche, potrà essere utilizzato nell’eventualità si perda il codice pin;
  • codice cip: in caso di furto o smarrimento della carta, per bloccarla.

Carta identità elettronica : quando scade?

I tempi di validità della carta identità elettronica sono gli stessi rispetto alla versione cartacea del documento. Dunque, la cosiddetta CIE, ha 10 anni di validità, da calcolare in base alla data durante la quale è stata rilasciata dal Comune.

Carta identità elettronica minori: validità

Per i minori con un età inferiore a 3 anni la carta d’identità elettronica (cosi come quella tradizionale) vale per 3 anni. La tessera d’identità elettronica dei cittadini minorenni che hanno più di 3 anni invece scade dopo 5 anni.

Costi carta identità elettronica

Per ottenere la carta identità elettronica è necessario versare una serie di imposte la cui somma è pari a 25,42 euro. Il contributo va pagato al momento della richiesta, direttamente presso l’ufficio municipale.

Carta identità elettronica Comuni autorizzati

Riportiamo di seguito l’elenco dei Comuni autorizzati dal Ministero dell’Interno a rilasciare la carta d’identità elettronica :

• AGORDO;

• ALBIGNASEGO;

• ALESSANDRIA;

• ANCONA;

• AOSTA;

• ASSISI;

• ASTI;

• ATRIPALDA;

• AURONZO DI CADORE;

• AVELLINO;

• BAGNASCO;

• BARI;

• BASTIA UMBRA;

• BELLUNO;

• BIELLA;

• BOLOGNA;

• BOLZANO;

• BORCA DI CADORE;

• BORGO SAN MARTINO;

• BOVALINO;

• BRESCIA;

• BRINDISI;

• BROLO;

• BUGLIO IN MONTE;

• BUSSOLENGO;

• CAMPIONE D’ITALIA;

• CAMPOBASSO;

• CAMPODARSEGO;

• CANELLI;

• CARAFFA DI CATANZARO;

• CASALE MONFERRATO;

• CASTEL SAN PIETRO TERME;

• CASTELLARANO;

• CASTEL NUOVO DI PORTO;

• CATANIA;

• CATANZARO;

• CAULONIA;

• CEFALU’;

• CENTO;

• CESENA;

• CHIUSI;

• CITTADUCALE;

• CIVITAVECCHIA;

• COLLECCHIO;

• CORTINA D’AMPEZZO;

• CREMONA;

• DOMEGGE DI CADORE;

• FARA IN SABINA;

• FAVIGNANA;

• FELTRE;

• FIRENZE;

• FIUMICINO;

• FLERO;

• FLORIDIA;

• FOGGIA;

• FORTE DEI MARMI;

• FOSSACESIA;

• FRASCATI;

• GENOVA;

• GIAVENO;

• GORIZIA;

• GROSSETO;

• GROTTAFERRATA;

• IESOLO;

• IGLESIAS;

• IMOLA;

• IMPERIA;

• JESI;

• LAMON;

• L’AQUILA;

• LENTIAI;

• LIVOO;

• LOCRI;

• LULA;

• MACERATA;

• MACOMER;

• MANTOVA;

• MARTONE;

• MILANO;

• MODENA;

• MOGLIA;

• MONTALTO DI CASTRO;

• MONTECHIARUGOLO;

• MONTE PORZIO CATONE;

• MONTEGIORGIO;

• MONTEGRANARO;

• NAPOLI;

• NIBIONNO;

• NICOLOSI;

• ORIO AL SERIO;

• PADOVA;

• PALMI;

• PARMA;

• PERAROLO DI CADORE;

• PERUGIA;

• PESARO;

• PESCARA;

 

• PIACENZA;

• PIANORO;

• PIEVE D’ALPAGO;

• PIEVE DI CADORE;

• PISA;

• POGGIO MIRTETO;

• POGGIO MOIANO;

• PORDENONE;

• POTENZA;

• PRATO;

• RAGUSA;

• RAVENNA;

• RIMINI;

• ROCCA PIETORE;

• ROCCELLA JONICA;

• ROMA;

• ROSA;

• ROSIGNANO MARITTIMO;

• SAN BENEDETTO DEL TRONTO;

• SAN DONA’ DI PIAVE;

• SAN DONATO MILANESE;

• SANTA MARIA A MONTE;

• SAN TOMASO AGORDINO;

• SAN VITO AL TAGLIAMENTO;

• SASSARI;

• SCAFATI;

• SCALEA;

• SCHIO;

• SEDICO;

• SEGRATE;

• SEREGNO;

• SIENA;

• SPECCHIA;

• SPERLONGA;

• TAMBRE;

• TAORMINA;

• TARANTO;

• TORINO;

• TRAPANI;

• TRAVAGLIATO;

• TRENTO;

• TREVIGNANO;

• TRICHIANA;

• TRIESTE;

• VALLADA AGORDINA;

• VARESE;

• VAS;

• VENEZIA;

• VENTIMIGLIA;

• VERONA;

• VIGEVANO;

• VIGONZA;

• VILLAFRANCA DI VERONA;

• VITERBO;

 

• ZOPPE’ DI CADORE;

Per ulteriori aggiornamenti potete consultare il sito del vostro comune di residenza o del Ministero Dell’interno.

Estinzione prestito anticipata

Estinzione prestito anticipata: come funziona, calcolo delle penali e soprattutto quando conviene richiedere l’estinzione prestito personale anticipato. Oltre a sapere come estinguere un prestito in anticipo sulla scadenza, potrebbe interessarvi la nostra guida sull’annullamento di prestiti e mutui: come annullare un mutuo.

Cos’è l’estinzione prestito anticipata e come funziona

Quando si parla di estinzione prestito anticipata si fa riferimento alla restituzione del capitale residuo di un debito prima della normale conclusione del finanziamento. Esistono 2 tipi di estinzione prestito anticipata: l’estinzione parziale e totale.

Estinzione prestito anticipata totale

Con l’estinzione anticipata totale il cliente chiude definitivamente il finanziamento. Come? Versando alla banca o all’istituto finanziario, l’intero capitale residuo. A questi vanno aggiunti eventuali costi amministrativi, eventuali penali ed i dietimi giornalieri (interessi maturati fino al giorno durante il quale è stato estinto il prestito).

Estinzione parziale prestito personale:
estinguere in anticipo solo una parte del prestito

Non tutti hanno a disposizione liquidità sufficiente per pagare l’intero debito residuo. Attraverso l’estinzione parziale di un prestito infatti è possibile estinguere in anticipo una porzione del finanziamento. In pratica il contribuente versa in anticipo solo una parte del prestito. In tal modo l’istituto bancario non potrà richiedere gli interessi sulla parte del debito già estinta. Inoltre saldando in anticipo una parte del finanziamento, gli importi delle successive rate diminuiranno in proporzione alla parte del debito già pagata. In alcuni casi invece, ove specificato nelle clausole del contratto, è possibile mantenere le stesse rate del prestito riducendo però i tempi.

Estinzione prestito anticipata, a chi spetta?

Tutti hanno diritto ad estinguere un prestito, tale operazione può rappresentare una soluzione molto utile nel momento in cui il cliente ha a propria disposizione della liquidità. Scopriamo nel dettaglio come saldare un finanziamento in anticipo.

Calcolo estinzione anticipata prestito

Per il calcolo estinzione anticipata prestito è necessario prendere in considerazione una serie di elementi, (in primis il debito residuo). Vi sono diversi portali online dove è possibile, inserendo i dati relativi al prestito personale (durata, importi, tassi, debito residuo etc. ) effettuare il calcolo automatico degli indennizzi previsti sfruttando l’estinzione prestito anticipata.

Come estinguere un finanziamento

Cosa fare per estinguere un finanziamento

Per estinguere un finanziamento è molto importante prendere visione del contratto attraverso il quale è stato concesso il prestito e verificare le eventuali modalità indicate per richiedere l’estinzione del debito. Generalmente viene specificata la penale da versare (che per legge non può superare l’1%) e il modulo per richiedere l’estinzione del prestito. Scopriamo cosa prevede la legislazione per quanto riguarda le penali da pagare quando si estingue un prestito.

Estinzione prestito anticipata, quando è possibile

L’estinzione anticipata del prestito è sempre possibile dal punto di vista legale. (estinzione anticipata finanziamento auto, mutui, etc.) purché, ovviamente, si possegga la liquidità necessaria. Tuttavia l’istituto bancario può richiedere il versamento di una penale. Il pagamento della penale è considerato come una sorta di risarcimento per gli interessi derivanti dalle rate ancora non pagate del prestito.

Estinzione prestito anticipata calcolo penale

Dal 1° giugno 2011 sono cambiate le disposizioni in merito ad eventuali penali per chi opta per l’estinzione anticipata di un prestito. Il pagamento della penale per i contribuenti che decidono di estinguere anticipatamente un finanziamento, è strettamente legato a determinate condizioni. Nello specifico:

  • Se il debito residuo ha un valore superiore a 10.000 euro, e alla scadenza del finanziamento manca più di un anno, la banca può richiedere una penale il cui importo non può superare l’1% del capitale residuo.
  • Se il debito da saldare ammonta a più di 10.000 euro e manca meno di un anno prima che il prestito scada, l’importo della penale si riduce ulteriormente, raggiungendo un massimo importo pari allo 0,5% del debito residuo.
  • Se invece il debito residuo risulta pari inferiore a 10.000 euro, non è prevista alcuna penale.

Estinzione prestito anticipata: quando conviene

Estinguere un prestito in anticipo non sempre risulta realmente conveniente per il cliente. Ma come capire se conviene l’estinzione prestito anticipata? Per farlo apriamo una piccola parentesi riguardante la natura delle rate di un prestito. Ogni rata infatti è composta dalla somma di quota capitale e quota interessi.

La quota capitale è data dalle somme che il cliente restituisce alla banca; la quota di interessi è rappresentata dai soldi che l’istituto guadagna sul finanziamento erogato.

In Italia esistono piani di ammortamento (detti piani alla francese) attraverso i quali la ripartizione di quote capitali e quote d’interessi fa aumentare la percentuale d’interessi delle prime rate dei prestiti. Gli interessi si riducono con il tempo, man mano che ci si avvicina alla fine del finanziamento. 

A causa di questo meccanismo, generalmente l’estinzione anticipata di un prestito diventa più vantaggiosa nel momento in cui questa viene effettuata quando manca più tempo alla conclusione del contratto di finanziamento. È bene comunque consultare l’istituto con il quale è stato stipulato il contratto in modo da valutare tutte le possibili soluzioni ed eventuali opzioni che potrebbero recare vantaggi (o svantaggi) nell’estinguere in anticipo il prestito.

Dentista sociale, tutte le info

Dentista sociale: visite odontoiatriche a prezzi agevolati per i cittadini con reddito basso. Requisiti ed elenco degli studi aderenti al progetto Odontoiatria sociale ANDI.

Dentista sociale: quando nasce

Il cosiddetto dentista sociale nasce grazie un accordo del 2009 tra Ministero del Lavoro, della Salute e due associazioni di categoria (Associazione Nazionale Dentisti Italiani e Odontoiatri Cattolici Italiani).

Progetto odontoiatria sociale ANDI

Cos’è il dentista sociale?

Il dentista sociale è un odontoiatra che ha aderito all’Accordo Odontoiatria Sociale stipulato tra OCI (Odontoiatri Cattolici Italiani), ANDI (Associazione Nazionale Dentisti Italiani) e Ministero del Lavoro e della Salute. I dentisti che aderiscono a tale accordo, possono fornire, ai pazienti con problemi economici, prestazioni odontoiatriche a prezzi più bassi.

Dentista sociale: come funziona?

Grazie all’Accordo Odontoiatria Sociale anche le fasce economicamente più deboli potranno accedere alle cure dentistiche! 5 infatti sono le prestazioni odontoiatriche fornite a prezzi contenuti rispetto ai salatissimi tariffari previsti generalmente per le cure dentistiche.

Dentista sociale: per quali visite?

Nel dettaglio le prestazioni odontoiatriche accessibili a prezzi agevolati sono: – Visita odontoiatrica (compresa ablazione tartaro e insegnamento igiene orale). – Otturazioni (sia dei molari che dei premolari). – Estrazioni dentali. – Protesi parziali in resina. – Protesi complete in resina.

Visite odontoiatriche: come risparmiare con il dentista sociale

I cittadini in possesso dei requisiti di reddito stabiliti, possono rivolgersi ai dentisti che hanno preso parte all’Accordo Odontoiatria Sociale. In questo modo avranno accesso alle cure dentistiche sociali a prezzi calmierati (prestabiliti).

Dentista sociale: requisiti per le cure odontoiatriche agevolate

Chi può accedere alle cure dentistiche sociali?

Possono usufruire delle prestazioni medico-odontoiatriche a prezzi agevolati tutti i cittadini in possesso di determinati requisiti, scopriamoli nel dettaglio. Per accedere alle cure dentistiche sociali a prezzi calmierati: – I pazienti con un reddito ISEE inferiore a 8.000 euro. – I cittadini in possesso dell’esenzione dal pagamento del ticket sanitario (per motivi di reddito, patologia, età inabilità al lavoro con ISEE inferiore a 10.000 euro). – I titolari di social card. – Le donne incinte, solo per determinate prestazioni (visita generale, ablazione tartaro e insegnamento igiene orale).

Dentista sociale: documenti da presentare

Per poter usufruire delle prestazioni odontoiatriche sociali i cittadini in possesso dei requisiti non devono far altro che presentare, il giorno della prima visita (o durante la fase di prenotazione), i documenti attestanti le effettive condizioni prestabilite. Nel dettaglio i documenti da consegnare per accedere alle cure dentistiche a prezzi agevolati  sono:

  • ISEE o social card. (per i pazienti con problemi economici).
  • Certificato di gravidanza (per le donne incinte).

Visite odontoiatriche sociali: costi

Odontoiatria sociale onlus, prezzi prestazioni odontoiatriche Come anticipato, grazie all’ Accordo Odontoiatria Sociale, i dentisti mettono a disposizione dei pazienti meno facoltosi, visite mediche a prezzi agevolati prestabiliti. I costi per ogni prestazione dentistica sociale, sono di: – 80,00 euro per le visite odontoiatriche, ablazioni del tartaro e insegnamento igiene orale. – 25,00 euro per le otturazioni di molari e premolari. – 60,00 euro per l’estrazione dentale. – 550,00 euro per l’impianto di protesi dentali parziali in resina (con “ganci a filo”). – 800,00 euro per l’impianto di protesi complete in resina (il prezzo si riferisce ad una sola arcata).

Odontoiatria sociale Milano

In ogni regione è possibile trovare ambulatori che hanno aderito al progetto “Accordo Odontoiatria Sociale”. Di seguito scoprirete qual è l’iter da seguire per sapere quali sono gli studi che forniscono prestazioni odontoiatriche low-cost.

Elenco dentisti sociali 2016

Online sono disponibili gli elenchi dei dentisti sociali 2016. Vi basterà consultare il sito dell’Associazione Italiana dentisti italiani, nella sezione “Progetti”, “Accordo Odontoiatria Sociale”, per conoscere l’elenco degli studi odontoiatrici che hanno già aderito. In tutt’ Italia sono già più di 4.000 gli studi medici che hanno aderito all’iniziativa (per la precisione 4.487) consentendo alle persone con problemi economici di accedere alle prestazioni odontoiatriche a prezzi ridotti. Attraverso questo link potrete accedere direttamente alla scheda attraverso la quale potrete individuare il dentista sociale più vicino! (La ricerca può essere effettuata sia per località sia sfruttando direttamente il nominativo del medico).