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Agevolazione per l’acquisto della prima casa

Agevolazione acquisto prima casa: a chi spetta, come accedere e quali sono i requisiti. Cosa succede in caso di decadenza e quando si perdono le agevolazioni. Tutte le informazioni per chi deve costruire o comprare la prima casa.

Chi è intenzionato ad acquistare una prima casa, può accedere a una serie di agevolazioni fiscali messe a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. Quali sono i requisiti da rispettare per poter usufruire delle agevolazioni sulla prima casa? Risponderemo a qualsiasi dubbio in questo articolo.

Non solo acquisto e costruzione, chi dispone di un’unica casa può contrare sul pagamento della tasi agevolata oltre all’esenzione dell’IMU. Tutte le informazioni: agevolazioni prima casa.

Agevolazione acquisto prima casa, requisiti

Per poter usufruire delle agevolazioni fiscali, l’immobile non potrà essere ceduto prima dei 5 anni dall’acquisto. In caso di vendita dell’immobile entro i 5 anni, è possibile beneficiare lo stesso delle agevolazioni fiscali, solo se si acquista un altro immobile da adibire a prima casa entro un anno dalla cessione dell’immobile acquistato. In caso contrario vi è la decadenza dell’agevolazione prima casa.

Quali sono le agevolazioni fiscali?
Cosa cambia tra l’acquisto e la costruzione

L’acquisto della prima casa prevede alcune agevolazioni fiscali messe a disposizione dall’Agenzia delle Entrate che cambiano in base al tipo di acquisto, in pratica dipende se la casa viene acquistata da privato o da costruttore. Ecco cosa cambia: In caso di acquisto di immobile da privato, l’imposta di registro è pari al 2% e le imposte catastali sono fisse nella misura di 50 Euro; In caso di acquisto da titolare di partita Iva (costruttore), l’Iva è pari al 4% e le imposte catastali sono fisse nella misura di 200 Euro.

Prima casa, come usufruire delle agevolazioni

Per poter usufruire delle agevolazioni fiscali sulla prima casa, l’immobile deve essere ubicato nel territorio del Comune di residenza dell’acquirente e non dovrà essere proprietario di altro immobile adibito ad abitazione, neppure in comunione con il coniuge. Diversamente, devono sussistere le seguenti condizioni:

  • l’acquirente dovrà fare cambio di residenza entro 18 mesi dall’acquisto dell’immobile: il cambio di residenza si considera avvenuto nella data in cui l’interessato rende al comune la dichiarazione di trasferimento
  • l’acquirente dovrà svolgere la propria attività nel comune dove è ubicato l’immobile
  • in caso di trasferimento all’estero per ragioni di lavoro, la casa dovrà essere ubicata nel territorio del comune in cui ha sede l’attività da cui dipende l’acquirente
  • l’immobile non deve essere di lusso, cioè non deve essere accatastato nelle categorie A/1, A/8 e A/9 (anche ai fini IVA).

Anche le pertinenze della prima casa (box, cantine, tettoie, posto auto) fruiscono delle stesse agevolazioni fiscali.

Prima casa e decadenza: 
quando si perdono le agevolazioni

Si parla di decadenza delle agevolazioni sull’acquisto della prima casa quando:

  • In caso di falsa dichiarazione sulla sussistenza dei requisiti “prima casa”
  • Se il trasferimento di residenza non avviene o avviene in ritardo
  • Se l’abitazione è venduta o donata prima che siano trascorsi cinque anni dalla data di acquisto.
  • Non si perdono le agevolazioni se entro un anno l’immobile verrà adibito ad abitazione principale.

In caso di decadenza, l’Agenzia delle Entrate avrà l’onere di recuperare le imposte di registro, ipotecaria e catastale “nella misura ordinaria” con erogazione di una sanzione pari al 30% delle stesse.

Finanziamento per acquisto prima casa

Agevolazioni per giovani coppie e nuclei familiari 

Esistono dei fondi agevolati per chi intende accendere un finanziamento per l’acquisto della prima casa. Tali finanziamenti sono erogati mediante il provvedimento statale del Fondo Prima casaSi tratta di un’agevolazione sull’acquisto della prima casa rivolta ai giovani under 35, alle giovani coppie, ai nuclei familiari con figli e ai contribuenti in difficoltà. La richiesta di finanziamento non può superare i 200.000 euro. Il Fondo Prima casa è attivo per tutto il 2016 ma ancora non sono state date certezze sulla fruibilità del finanziamento agevolato per il 2017. Per altre agevolazioni sull’acquisto della prima casa vi rimandiamo all’articolo: mutui agevolati under 35.

Contratto di affitto casa vacanza

Contratto di affitto casa vacanza: le regole da rispettare nel contratto di locazione turistica erroneamente definito contratto d’affitto a breve termine.

Contratto d’affitto casa vacanza: cosa dice la legge

A oggi non esiste nulla legge specifica a regolamentare gli affitti temporanei gestiti dai siti web. In generale, il contratto di locazione turistica è regolamentato dal comma 2, lettera C della legge n. 431 del 9 dicembre 1998. La legge “Disciplina delle locazioni e del rilascio degli immobili adibiti a uso abitativo”. Altro riferimento normativo è del Codice del Turismo, con l’allegato D.Lgs 79/2011, “Locazione a uso abitativo per finalità turistiche”.

Il codice del Turismo, all’articolo 53, spiega come gli alloggi locali esclusivamente per finalità turistiche, in qualsiasi luogo ubicati, sono regolati dalle disposizioni del Codice civile in tema di locazione”. Così il Codice del Turismo fa riferimento alle tipologie contrattuali previste dall’articolo 1571, in particolare al contratto di locazione a uso abitativo per finalità turistiche, lo stesso che si applica per gli affitti temporanei.

Contratto di locazione turistica: quando va registrato all’Agenzia delle Entrate

Sono pochi a stipulare il giusto contratto d’affitto quando si parla di una casa vacanza. Il giusto modello sa seguire è il contratto di locazione turistica che va redatto in forma scritta e va registrato all’Agenzia delle Entrate solo quando il periodo d’affitto è superiore ai 20 giorni. Terminato il periodo di locazione, il proprietario o l’inquilino che subaffitta, è tenuto a consegnare una ricevuta che attesti l’avvenuto pagamento.

La ricevuta dovrà essere comprensiva di marca da bollo da 2 euro ma solo se l’importo incassato è superiore ai 77,47 euro. Il pagamento della tassa di soggiorno dipende strettamente dalle normative locali. E’ buona regola comunicare, entro 48 ore dalla consegna dell’immobile, i nominativi degli ospiti alle autorità di pubblica sicurezza.

I nominativi degli ospiti vanno comunicati anche se il soggiorno è di solo un paio di notti. La comunicazione dei dati degli ospiti può avvenire per via telematica.

Contratto d’affitto casa vacanza a breve o a lungo termine

Oltre al contratto di locazione turistica (disciplinato dall’articolo 1571 del Codice Civile, contratto di locazione a uso abitativo per finalità turistiche), esistono altri due modelli specifici per le locazioni turistiche redatti dalla Confedilizia.

Il primo modello fa riferimento alle case vacanze date in affitto per lunghi periodi e chiamato appunto “Contratto d’affitto casa vacanza”. Il secondo modello fa riferimento a soggiorni più brevi ed è denominato “contratto d’affitto week end”. Nel primo modello vanno riportati diversi dati, quali:

  • durata della locazione
  • termini di disdetta del contratto
  • entità del canone
  • costo delle spese accessorie
  • eventuale importo versato per la cauzione

Il secondo modello è dedicato ai soggiorni più brevi ed è quello che si addice di più al turismo social. Nei termini del contratto possono rientrare tutte le specifiche extra che riguardano la pattuizione forfettaria dei consumi (luce, gas, acqua…). In entrambi i modelli d’affitto casa vacanza è obbligatorio apportare una marca da bollo da 10,33 euro, onere a carico delle parti. Chi fitta la casa vacanza ha l’obbligo di osservare il regolamento del condominio o della zona residenziale in cui ha sede la casa vacanza. L’ospite è inoltre responsabile di eventuali danni.

Contratto casa vacanza e dichiarazione fiscale

Chi fitta una casa vacanza, che cosa e come deve dichiarare l’entrata al fisco? Chiariamo subito che ci affitta case vacanze per periodi brevi e saltuario utilizzando il contratto di locazione turistica non è tenuto ad aprire la partita Iva.

Se l’attività è abituale, al contrario, sarà necessario regolarizzare la propria posizione fiscale iscrivendosi alla Camera di Commercio e inviando la comunicazione “Scia” al Comune di Riferimento.

Se il locatore è un lavoratore dipendete lavoratore autonomo, dovrà dichiarare al Fisco i proventi dell’attività. Gli introiti vanno inseriti alla voce “redditi fondiari” della dichiarazione dei redditi solo se il locatore e il proprietario dell’immobile coincidono.

Quando il locatore è l’inquilino e la casa vacanza è data in subaffitto, bisognerà inserire i redditi alla voce “Redditi diversi” al momento della dichiarazione. In alternativa alla tassazione Irpef (con la quale è possibile ottenere una deduzione forfettaria del 5%) è possibile scegliere la cedolare secca ma in questo caso il reddito dell’attività sarà assoggettato a un’aliquota del 21%. Per tutte le informazioni: cedolare secca sugli affitti.

Scadenze fiscali: quando si pagano le tasse

Calendario scadenze fiscali: un utile promemoria da tenere a mente per il versamento di imposte come IMU, TARI, IRPEF. Info sul termine ultimo per presentare modello 730 e modello Unico. Scopriamo in questo articolo quali sono le prossime scadenze fiscali.

In questa pagina abbiamo selezionato le scadenze fiscali più importanti, un promemoria da consultare per evitare di pagare multe o sanzioni per mancati pagamenti o ritardi con le tasse.

Dichiarazione dei redditi: scadenze fiscali

Esistono due modalità per presentare la dichiarazione dei redditi, tramite:

  • Modello 730.
  • Modello Unico.

Modello 730: entro quando va presentato

Con il modello 730 il cittadino, può farsi scalare, direttamente dalla busta paga (o dalla pensione) gli importi dovuti. In caso di rimborsi questi potranno essere versati direttamente sullo stipendio. Scadenza 730 Il modello 730 precompilato o standard deve essere presentato entro il 7 luglio (sia nel momento in cui ci si rivolge ad una figura intermediaria sia se viene presentato direttamente dal contribuente). In caso di errore nella compilazione del modello 730 (o semplicemente se vi sono informazioni aggiuntive non ancora inserite) questi può essere rettificato attraverso un 730 integrativo. Quando il cittadino ha omesso degli oneri (deducibili o detraibili) il termine ultimo per consegnare il 730 integrativo è entro il 25 ottobre.

Modello Unico: termine di scadenza per presentarlo

Il Modello Unico persone fisiche è un modello unificato grazie al quale il contribuente può presentare una o più dichiarazioni fiscali. Il modello unico deve essere presentato dai cittadini che presentano (oltre alla dichiarazione dei redditi), anche la dichiarazione IVA. Scadenza Modello Unico Il Modello Unico persone fisiche nella versione cartacea, può essere presentato entro il 30 giugno. La versione online del modello invece deve essere presentata entro e non oltre il 30 settembre.

IRPEF: scadenze fiscali 

L’ IRPEF rappresenta l’imposta sul reddito delle persone fisiche. In base all’entità dell’imposta è possibile pagare in un’unica soluzione o in due rate.

  • Se l’importo dell’IRPEF è inferiore o uguale a 257,52 euro è possibile versare l’imposta in un’unica soluzione. In questo caso la tassa va pagata entro il 30 novembre.
  • Se l’imposta dovuta supera i 257,52 euro, l’IRPEF può essere pagata in due rate. La prima rata va versata entro giugno (o luglio con una maggiorazione dello 0,40%) la seconda parte dell’imposta va invece pagata entro il 30 novembre.

Scadenze fiscali IMU, TASI E TARI: cosa è cambiato

Come saprete, già a partire dal 1° gennaio 2016 la IMU e TASI vengono abolite per le cosiddette prime case, ovvero per l’abitazione principale. Vi sono tuttavia alcune categorie di cittadini che devono ancora pagare queste imposte, per un approfondimento vi invitiamo a leggere il nostro articolo: “Agevolazioni prima casa” e Tasi, quando si paga. Scopriamo quali sono le altre scadenze da ricordare su quando pagare le tasse.

IMU entro quando va pagata

L’ IMU (imposta municipale unica) sostituì Irpef e Ici ed era pagata dai proprietari di immobili o titolari di usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi e superficie. Oltre che per le seconde case, anche i cittadini in possesso di abitazioni principali appartenenti a determinate categorie catastali (considerate di lusso) devono versare  l’IMU (entro specifici termini stabiliti dalla legge). La prima rata dell’IMU va versata entro il 16 giugno mentre il conguaglio entro il 16 dicembre.

TASI: scadenze

La TASI è l’imposta che riguarda i servizi comunali che si rivolgono alla collettività (come l’illuminazione o la manutenzione stradale). Così come l’IMU, anche la TASI è stata abolita per le prime case e va versata solo per il possesso di immobili appartenenti a categorie catastali di lusso (A/1, A/8, A9). Il termine ultimo entro il quale è possibile versare la TASI è lo stesso previsto per l’imo (dunque la prima rata entro il 16 giugno e la seconda entro il 16 dicembre).

TARI: termine ultimo per il pagamento

La TARI è la tassa sui rifiuti (ed ha sostituito TIA, TARAU e TARES a partire da gennaio 2014). Anche quest’imposta è soggetta a specifiche scadenze che però sono regolamentate da norme comunali (ciò significa che ogni comune ha previsto un termine ultimo per poter pagare la TARI). Per sapere con precisione entro quando va pagata la TARI vi consigliamo pertanto di consultare il portale del vostro comune di residenza o di richiedere info agli uffici municipali preposti.

Scadenze fiscali: regime di cedolare secca

La cedolare secca sugli affitti è un regime facoltativo, che sostituisce l’Irpef e le addizionali. Ciò significa che  permettere di pagare un’imposta sostituiva che va a rimpiazzare una serie di tasse da pagare sull’immobile concesso in affitto. Ecco, quali sono le imposte sostituite dalla cedolare secca:

  • IRPEF (comprese le relative addizionali);
  • Imposta di registro del contratto di locazione;
  • Imposta bollo.

Entro quando va pagata la cedolare secca sugli affitti?

L’imposta sostitutiva della cedolare secca sugli affitti deve essere pagata entro gli stessi termini previsti per il pagamento dell’IRPEF.

  • Se l’importo dovuto è inferiore a 257,52 euro, la cedolare secca può essere pagata in un’unica soluzione da versare entro il 30 novembre.
  • Se l’entità dell’imposta è superiore a 257,52 euro l’imposta può essere pagata in due rate. Entro il 16 giugno la prima rata (con maggiorazione dello 0,4% entro il 16 luglio) e la seconda rata entro il 30 novembre.

 

Come certificare un’azienda biologica

Come certificare un’azienda biologica: guida all’ iter da seguire ed info su costi e documenti da presentare per ottenere una certificazione biologica europea.

Un’azienda per poter essere riconosciuta ufficialmente come biologica deve ottenere una specifica certificazione che viene rilasciata a seguito di un percorso di verifica articolato. Scopriamo in questo articolo qual è l’iter da seguire per certificare un’azienda biologica.

Come certificare un’azienda biologica: tra legislazione CE e nazionale

Come anticipato, il percorso da seguire per certificare un’azienda biologica risulta alquanto lungo e articolato. Oggigiorno la certificazione bio è diventata un qualcosa di molto ambito ma difficile da ottenere, o meglio ottenibile solo rispettando precise norme e disposizioni dettati dalla legge. Il procedimento è reso ancor più articolato poiché a disciplinare le certificazioni biologiche non è solo la legislazione Italiana ma anche quella Europea che si occupa del rilascio del logo biologico riconosciuto.

Certificazione biologica europea: cosa fare

Per certificare un’azienda biologica è obbligatorio un periodo che potremmo definire di “transizione”. Durante questo lasso di tempo (periodo di conversione), che deve avere una durata non inferiore a 24 mesi, l’azienda può essere sottoposta, in qualsiasi momento, a operazioni di verifica e controllo per certificare l’effettiva sussistenza di un ciclo produttivo bio. Tali verifiche vengono attuate da specifici organismi preposti, i cosiddetti OdC o Organismi di Controllo, autorizzati ad effettuare le dovute verifiche dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. I controlli possono verificarsi una o più volte l’anno e sono gestiti tramite il PPCA (Piano Preventivo dei Controlli Annuali) redatto dal Responsabile Attività di Controllo.

Certificare bio: come fare

Prima di inviare la domanda per certificare un’azienda biologica è consigliabile richiedere una consulenza per comprendere se l’impresa possiede i requisiti minimi (nei processi di agricoltura, produzione e distribuzione) per entrare a far parte del settore biologico. In questo modo è possibile ottenere il riconoscimento di “Azienda Biologica in Conversione” (che precede la vera e propria certificazione di Azienda Biologica). Il consulto può essere richiesto presso: • Professionisti abilitati (Agronomi o Periti Agrari). • Province. • OdC. • Organizzazioni agricole professionali. • Associazioni di produttori bio.

Certificazione agricoltura biologica: modulo di domanda

Una volta ottenuta la certificazione di Azienda Biologica in Conversione, È possibile compilare il modulo di domanda detto Notifica d’Attività con Metodo Biologico. Il modulo è reperibile presso i seguenti enti e organismi: • Direzione Agricoltura regionale. • Organismi di Controllo. • Associazioni di riferimento del settore Biologico.

Certificazione agricoltura biologica: dove inviare la domanda

Il modulo di domanda va compilato in forma cartacea (in duplice copia) e va inviato tramite raccomandata A/R a: • Uffici regionali del settore Agricoltura, allegando una marca da bollo da 10,33 euro allegando copia del documento d’identità del richiedente. • Organismi di Controllo autorizzato (OdC).

Richiesta Certificazione biologica costi e documenti da presentare

Alla Notifica d’Attività con Metodo Biologico vanno allegati una serie di documenti. Per quanto riguarda la notifica inviata agli uffici regionali competenti, a questi va allegata una marca da bollo da 10,33 euro e una fotocopia di un valido documento d’identità del richiedente. • Alla notifica inviata presso gli OdC invece vanno allegati una serie di documenti, che variano in base al tipo di attività svolta.

Aziende agricole documenti da presentare per richiedere certificazione biologica

  • Planimetria catastale dell’azienda (al max in scala 1:10.000)
  • Planimetria delle strutture che ne fanno parte.
  • Certificati e visure catastali di terreni e fabbricati.
  • Copia dei titoli di possesso o disponibilità di terreni fabbricati.
  • Fotocopia di autorizzazioni sanitarie.
  • Relazione tecnica dell’azienda e certificato di attribuzione P.I.

Certificazione biologica aziende con allevamenti: documenti da presentare 

Vanno allegati tutti i documenti previsti per le aziende agricole. Inoltre vanno presentati:

  • Planimetrie locali di allevamento, mungitura, etc.
  • PGA (piano gestione allevamento).
  • PUDZ (piano gestione deiezioni).

Certificazione bio aziende che si occupano di preparazioni alimentari: allegati

Anche in questo caso i documenti da presentare per richiedere la certificazione biologica sono i medesimi rispetto a quelli già citati. In più vanno aggiunti:

  • Planimetrie di strutture, stabilimenti ed impianti
  • Autorizzazione sanitaria e HACCP.

Come certificare un’azienda biologica: valutazione

Dopo aver consegnato la richiesta di Notifica d’Attività con Metodo Biologico l’azienda sarà sottoposta ad indagini di perlustrazione da parte degli Organismi di Controllo (per un periodo minimo di 2 anni). Durante questi sopralluoghi verrà verificata e valutata l’adeguatezza dei vari settori aziendali, basandosi su quanto indicato dalla legge europea 2092/91. Successivamente l’ OdC rilascia una dichiarazione d’idoneità aziendale alla Regione grazie alla quale sarà possibile iscrivere l’impresa nell’elenco ufficiale regionale, pubblicato sul bollettino regionale una volta l’anno. L’azienda inserita nell’elenco regionale riceverà una serie di documenti che attestano il loro sistema di produzione biologica. Nel dettaglio la documentazione è composta da:

  • Dichiarazione di assoggettamento.
  • Dichiarazione di conformità.
  • Certificazione di lotto prodotto.
  • Autorizzazione alla stampa delle etichette.

Etichetta biologica: a chi spetta

L’etichetta biologica può essere ottenuta solo da coloro che, una volta inoltrata la specifica richiesta per certificare un’azienda biologica, sono stati inseriti nell’elenco regionale delle imprese bio. Per poter utilizzare l’etichetta biologica l’azienda non deve utilizzare OGM (Organismi Geneticamente Modificati) ne prodotti derivati dai medesimi organismi. Bestiame, semi e materiali di moltiplicazione vegetativa dunque devono essere meticolosamente prodotti e allevati utilizzando il metodo biologico. L’unica eccezione per quanto riguarda gli OGM riguarda i farmaci adoperati per la cura e la prevenzione degli animali (medicinali veterinari).

Agevolazioni per lavori usuranti

Agevolazioni per lavori usuranti: cosa sono, a chi spettano, elenco lavori usuranti, modulo di domanda per richiedere la pensione anticipata.

La legge prevede agevolazioni per coloro che svolgono lavori usuranti: scopriamo quali sono i lavori usuranti e come fare per accedere ai benefici.

Quali sono lavori usuranti riconosciuti

Le agevolazioni lavori usuranti sono quelle benefici legati ad attività lavorative per le quali è richiesto un impegno non indifferente, molto intenso sia a livello fisico che psicologico. I cittadini che svolgono i lavori usuranti possono andare in pensione in anticipo (fino a 5 anni prima rispetto agli altri lavoratori).

Non tutti possono sfruttare i benefici lavori usuranti ma è necessario rientrare in determinate categorie, possedere specifici requisiti oggettivi e soggettivi. Scopriamo nel dettagli i requisiti e le professioni per le quali è possibile ottenere le agevolazioni lavori usuranti. Per l’elenco completo dei lavori usaranti potete accedere alla pagina intitolata Pensione anticipata per lavori usuranti.

Agevolazioni lavori usuranti: requisiti soggettivi

I benefici lavori usuranti spettano ai lavoratori:

  • che svolgono mansioni usuranti, (ai sensi dell’art. 2 decreto maggio 199 del Ministro del lavoro e della Previdenza sociale);
  • dipendenti notturni, che raggiungono un determinato numero di ore di permanenza notturna;
  • addetti alla “linea catena” che svolgono attività ripetute costantemente nello stesso ciclo lavorativo di componenti separate rispetto al prodotto finale, co (esclusi gli addetti a lavori collaterali a linee di produzione, manutenzione, al rifornimento di materie e controllo qualità;
  • autisti di mezzi pesanti per il trasporto pubblico di persone.

Benefici lavori usuranti: requisiti oggettivi

Le agevolazioni lavori usuranti spettano inoltre ai lavoratori che:

  • hanno svolto attività usuranti durante un periodo di almeno 7 anni e duranti gli ultimi 10 anni di attività lavorativa;
  • svolto attività usuranti durante un periodo che copre almeno la metà degli anni che compongono la loro intera vita lavorativa.

Agevolazioni lavori usuranti: a chi spettano

Possono ottenere le agevolazioni lavori usuranti coloro che svolgono attività lavorative considerate molto faticose e pesanti.

Elenco lavori usuranti

Eccovi alcuni esempi di lavori usuranti.

  • lavori in cava, gallerie o miniere: attività svolte sottoterra, con carattere di continuità e permanenza;
  • lavori in cassoni ad aria compressa e ad alte temperature (fonderie, refrattaristi etc.);
  • lavoro notturno continuativo;
  • lavori svolti in spazi molto ristretti (condotti, pozzi cunicoli, fognature etc.);
  • lavori svolti in altezza: funi a parete, ponti (a sbalzo, mobili, a sospensione, a castello etc.).

Le ultime notizie: pensione anticipata 2017

L’INPS ha comunicato importanti novità per quanto riguarda l’accesso alle pensioni 2017, anche per il settore dei lavori usuranti. Questa categoria potrebbe godere del beneficio della pensione anticipata anche per il prossimo anno. Con buone probabilità, l’anticipo pensionistico compreso tra i 12 e i 18 mesi mediante abolizione della cosiddetta ‘finestra mobile’.

Agevolazioni lavori usuranti: come funziona il sistema delle quote per andare in pensione.

Con il sistema delle quote, per poter andare in pensione è necessario raggiungere una vera e propria soglia, un numero, dato dalla somma tra contributi e età, o meglio tra età anagrafica del lavoratore ed “età” contributiva maturata. Inoltre vi ricordiamo che la prestazione pensionistica del lavoratore che ha svolto attività usuranti o notturne è legata al meccanismo della finestra mobile. Tale meccanismo anche detto “slittamento della decorrenza” prevede una specie di posticipo variabile tra quando vengono acquisiti i requisiti pensionistici e il momento durante il quale il lavoratore percepisce davvero la pensione. Il periodo dello slittamento della decorrenza varia in base alla tipologia del dipendente impegnato in lavori usuranti:

  • Lavoratori dipendenti 12 mesi;
  • Lavoratori autonomi 18 mesi.

Agevolazioni lavori usuranti e lavori usuranti notturni: scopriamo nel dettaglio quali sono le quote da raggiungere per poter ottenere la pensione

Requisiti pensione lavori usuranti: quote

I lavoratori che, ai sensi del dlgs 67/2011, svolgono un lavoro usurante possono richiedere il trattamento pensionistico quando la quota è pari a 97,6. Per quanto riguarda l’età e i contributi versati questi devono essere rispettivamente:

  •  Età anagrafica di almeno 61 anni e 7 mesi;
  • Età contributiva non inferiore a 35 anni.

Rientrano in questa categoria anche coloro che, pur svolgendo un lavoro notturno, sono riusciti ad accumulare, in un arco di tempo pari ad un anno, almeno 78 notti di attività lavorativa.

Requisiti pensione lavori notturni

Anche in questo caso si utilizza il meccanismo delle quote per stabilire i requisiti per andare in pensione. La quota da raggiungere varia in base ai giorni, o meglio le notti di lavoro svolte nell’arco dell’anno.

Agevolazioni lavori usuranti: lavoratori che hanno accumulato 64 notti di lavoro

Per i lavoratori notturni che hanno svolto un minimo di 64 e un massimo di 71 notti nell’arco di un anno la quota da raggiungere è pari a 99,6. In questo caso è necessario aver compiuto almeno 63 anni e 7 mesi accumulando un minimo di 35 anni di contributi.

Agevolazioni lavori usuranti: lavoratori che hanno accumulato almeno 72 notti di lavoro

Per un lavoro notturno che conta almeno 72 notti l’anno (max 78) la quota minima da raggiungere per ottenere la pensione è pari a 98,6. Il dipendente che in base ai giorni di lavoro rientra in questa categoria deve:

  •  aver compiuto almeno 62 anni e 7 mesi;
  • aver accumulato 35 anni di contributi.

Lavoratori usuranti autonomi

Vi ricordiamo inoltre che per quanto riguarda i lavoratori autonomi, impegnati in attività usuranti, le soglie minime per andare in pensione aumentano di un punto le la quota e e di un punto per l’età anagrafica. Ecco un piccolo esempio: la quota è pari a 98,6 (97,6+1) e l’età minima è di 62 anni e 7 mesi (61,7+1).

Domanda per ottenere i benefici lavori usuranti

I lavoratori che intendono sfruttare le agevolazioni lavori usuranti, e che possiedono i requisiti citati, devono presentare domanda all’INPS. Alla fine di questa pagina potrete scaricare il modulo di domanda per richiedere i benefici lavori usuranti (codice modulo AP45). Tale domanda va consegnata presso gli uffici Inps territoriali entro il termine di scadenza. I lavoratori iscritti alla Gestione dipendenti pubblici possono essere inoltrate solo ed esclusivamente attraverso uno dei canali telematici messi a disposizione dell’INPS. Ovvero:

  • Web: attraverso il sito internet www.inps.it accedendo al proprio account usando il pin personale;
  • Contact Center Integrato: telefonando al numero verde 803.164, gratuitamente da rete fissa, o allo 06.164.164 da cellulare, a pagamento ( il costi variano in base al piano tariffario previsto dall’operatore telefonico);
  • Patronato: nel caso in cui non abbiate ancora attivato il pin per accedere ai servizi online del sito o se comunque volete evitare di fare tutto da soli e preferite affidarvi ad una figura professionale collaudata.

 

Download modulo di domanda agevolazioni Inps lavori usuranti 

Potete scaricare il modulo di richiesta per ottenere le agevolazioni lavori usuranti cliccando al seguente link che vi connetterà direttamente alla pagina contenente il modello del sito ufficiale dell’INPS.

Perizia per danni in casa o appartamento

Perizia per danni in casa o appartamento: a chi va chiesto il risarcimento e come si fanno a quantificare i danni economici. Il ruolo del perito e i costi.

Cos’è una perizia per danni?

La perizia per danni è un documento, redatto da figure professionali esperte e autorizzate, che permette di valutare le entità dei danni subiti a causa di eventi esterni che hanno coinvolto la propria abitazione. In tal modo, se la natura del danno subito lo permette, si potrà procedere (per via amichevole, legale o tramite assicurazione) alla richiesta del risarcimento economico. Per i cittadini che hanno stipulato contratti di assicurazione, la perizia per danni può essere dunque considerata anche come lo strumento che serve ad attivare la polizza assicurativa (attraverso la quale stabilire l’entità e la natura di danni e risarcimenti).

Perizia per danni in casa o appartamento: a cosa serve

La perizia per danni in casa o appartamento serve a stabilire:

  • L’entità e la causa del danno subito ( a cosa è dovuto il danno? Quali sono le conseguenze?).
  • La responsabilità (chi è il responsabile del danno subito? Il proprietario?Il vicino di casa? Altri soggetti esterni?).

Se le indagini confermano che i danni subiti sono coperti dall’assicurazione o che la responsabilità del danno subito è di terzi, allora si potrà procedere con la richiesta di risarcimento (per vie legali o con constatazione amichevole). Affidandovi ad un perito di fiducia questi potrà definire, in collaborazione con il perito della compagnia di assicurazione, il massimo indennizzo possibile.

Perizia semplice e perizia giurata

Esistono due tipi di perizie: quella semplice e quella giurata. La perizia semplice, stilata da un tecnico incaricato, che ha un valore legale e può essere utilizzata:

  • come prova per il risarcimento economico per danno, documentando l’effettivo stato dell’immobile;  
  • Per ottenere un risarcimento in caso di danni subiti a causa di errori effettuati durante gli interventi di costruzione o ristrutturazione dell’immobile.

La perizia giurata è usata fondamentalmente nelle cause civili. Questa è redatta da 3 figure distinte (consulente tecnico ti parte, consulente tecnico d’ufficio, e tecnico nominato dal giudice).

Quando richiedere la perizia per danni in casa o appartamento

La perizia per danni in casa o appartamento occorre nel momento in cui si è vittima di: 

  •  Negligenza o atteggiamenti colposi.
  • Errori di progettazione o costruzione dell’immobile.

La perizia per danni può essere richiesta per verificare quelli che sono i danni dell’abitazione causati da:

  •  Allagamenti.
  • Condensa e/o infiltrazioni d’acqua (soffitti pavimenti o pareti dell’abitazione).
  • Incendio.

Perizia per danni in casa o appartamento: a chi richiederla e come ottenere il risarcimento massimo

Per effettuare una perizia per danni in casa o appartamento è possibile rivolgersi:

  • Alla compagnia assicurativa (nel momento in cui è stata stipulata una polizza assicurativa).
  • A un perito privato di fiducia (anche senza assicurazione, per avere un documento ufficiale che riporti le cause dei danni subiti e una loro stima a livello economico).

Vi ricordiamo che anche se siete assicurati, potete comunque rivolgervi a figure professionali che si occupano di consulenza peritale di parte (capita molto spesso infatti che i periti delle assicurazioni tendano a mi minimizzare l’entità dei danni con una conseguente sottostima del risarcimento). Perizia per danni abitazione: chi può richiederla La perizia per danni in casa o appartamento può essere richiesta (nel momento in cui si subiscono danni economici): –

  • da coloro che hanno stipulato un contratto con una società d’assicurazione (se i danni sono coperti dall’assicurazione)
  • da coloro che vivono in condominio o che comunque risultano locatari di un immobile (se i danni sono causati da terzi).

Perizia per danni da condensa

I problemi di condensa spesso vengono sottovalutati. In realtà la presenza di stadi di condensazione aumenta il rischio di proliferazione di muffe che hanno effetti devastanti sull’organismo, in particolar modo sull’apparato respiratorio

Le spore delle muffe infatti aumentano soprattutto in ambienti umidi recando numerosi danni alla salute. Proprio per risolvere il problema della condensa è necessario che il perito indaghi sulle possibili cause del problema in modo da stabilire il soggetto responsabile, indicare un eventuale risarcimento ed individuare una soluzione efficace una volta per tutte.

Per avere un quadro più completo vi forniamo una piccola descrizione sui vari tipi di condensa. Generalmente i problemi di condensa possono essere di due tipi: condensa interstiziale e condensa superficiale.

La condensa interstiziale si presenta soprattutto durante l’inverno con effetti negativi che possono degradare i rivestimenti. Questo tipo di condensa è causato da un flusso di vapore che attraversa la stratigrafia della struttura e che si blocca, depositandosi (condensandosi formando uno patina d’acqua) tra uno strato e l’altro. La condensa superficiale nasce nel momento in cui (su uno o più punti specifici dell’involucro edilizio) si va a creare una temperatura più bassa rispetto alle zone circostanti. Praticamente la condensa superficiale si forma quando il vapore presente in una stanza, venendo a contatto con una parete fredda, subisce un processo di trasformazione nello stato liquido.

Perizia danni da infiltrazioni acqua

Le infiltrazioni d’acqua sono tra le problematiche più diffuse sia nelle parti comuni, sia nelle singole unità immobiliari dei condomini. Il problema principale quando si parla di infiltrazioni d’acqua è: Quali sono le cause dell’infiltrazione? Di chi è la colpa? Dunque, in base all’ articolo 2051 “danni da cose in custodia” del Codice Civile la regola generale è la seguente: il responsabile del danneggiamento è il proprietario della cosa che genera il danno stesso. 

Per esempio: se io sono il proprietario del tubo che causa l’infiltrazione al mio dirimpettaio sarò io il responsabile del danno. È una forma di responsabilità detta nel linguaggio tecnico “responsabilità oggettiva”.

Perizie per danni da allagamento

Un’ infiltrazione, se non trattata nei tempi giusti può trasformarsi in un vero e proprio allagamento, recando danni alla struttura e ai beni mobili presenti. Un allagamento può essere causato da problemi nelle tubature idriche (pompe, condotte, fogne ostruite) o anche dal malfunzionamento di elettrodomestici (come lavatrici o lavastoviglie).

Anche i danni per allagamento possono essere oggetto di una perizia nel momento in cui questa è legata ad avvenimenti esterni (del vicinato o generati a causa della negligenza del proprietario di casa o di operai che hanno effettuato interventi di manutenzione o ristrutturazione)  avvenimenti che coinvolgono la propria abitazione. Anche in questo caso, se non si è coperti da assicurazione, sarà opportuno rivolgersi ad un perito, privatamente. Se si è coperti da assicurazione è necessario verificare i termini del contratto in modo da comprendere se sono coperti dalla polizza anche i danni da allagamento. Che siate assicurati o meno, la perizia per danni da allagamento sarà utile per comprendere l’entità del danno subito e dunque l’eventuale risarcimento spettante.

Perizia per danni da incendio

Stabilire la causa di un incendio non è sempre così semplice, può dipendere da: – Un fatto accidentale (come un corto circuito). – Un fatto doloso di ignoti. – Un fatto colposo. In base alle clausole dell’assicurazione è possibile assicurare non solo l’immobile in se ma anche i beni mobili in esso contenuti. Per la gestione del danno è importantissimo contattare l’assicurazione (e-o il perito di fiducia) in maniera tempestiva, subito dopo che si è verificato l’incendio. In questo modo la compagnia assicuratrice potrà intervenire e provvedere:

  •  Al salvataggio dei beni recuperabili, che quindi risultano danneggiati in misura parziale.
  •  Al recupero delle prove che potrebbero aver causato l’incendio;
  •  Alla stima dei danni ricevuti.
  • A comunicare alle Autorità i dettagli del sinistro;
  • A coordinare tutte le operazioni preliminari per la bonifica, la demolizione dell’immobile e lo smaltimento dei rifiuti.

Perizia danni lavori edili

Quando s’intraprendono lavori di costruzione o ristrutturazione edilizia è facile incorrere in diverse problematiche. Un lavoro edile svolto male infatti può recare danni praticamente a tutta la struttura: infiltrazioni a causa dell’impianto idrico, incendi a causa dell’impianto elettrico, e così via. Per contestare lavori edili svolti male è opportuno procurarsi una perizia danni. Proprio per questo ci si può rivolgere a figure professionali che si occupano di perizie tecniche per i lavori edili.

L’esperto in questione verificherà l’eventuale negligenza da parte del responsabile dei lavori svolti produrrà un documento, la perizia, contenente le prove che attestano i danni subiti. Con il documento redatto sarà possibile rivolgersi ad un legale o direttamente all’azienda che ha fornito il servizio in modo da richiedere un eventuale risarcimento o un rifacimento dell’intervento stesso.  

Recupero dei punti patente, le istruzioni

Recupero punti patente: tutte le istruzioni e i consigli per riacquistare i punti della patente persi a causa di passate infrazioni.

Recupero punti patente

Come recuperare i punti della patente di guida?

Se il titolare della patente, dopo aver commesso l’inflazione che ha provocato la decurtazione punti, non commette altre violazioni del codice della strada per un periodo di almeno 2 anni, i punti saranno in automatico reintegrati completamente. 

Quando le inflazioni sono tante o comunque si necessita di un immediato recupero dei punti patente è possibile partecipare a corsi appositi, istituiti presso enti certificati (come le autoscuole). Per le patenti A e B possono essere recuperati fino a 6 punti. I titolari di patenti di tipo C, D o di un certificato di guida professionale possono invece recuperare fino a 9 punti. I corsi prevedono un certo numero di ore per argomento.

Corsi recupero punti patente: come sono strutturati

Recupero punti patente , quante ore di corso? 1 ora dedicata a:

  • segnaletica stradale
  • approfondimenti relativi alla responsabilità civile, penale e all’omissione di soccorso
  • norme correlate alle sanzioni
  • elementi di sicurezza stradale.

2 ore di corso dedicate a: 

  • possibile cause di incidenti stradali
  • condizione psico-fisica degli automobilisti che hanno assunto droga o alcol.

4 ore di approfondimento dedicate alle “Norme di comportamento da assumere durante la guida”.

Recupero punti patente: come iscriversi ai corsi e costi

Per partecipare ai corsi per il recupero dei punti patente basta stampare il saldo punti patente (reperibile online o tramite uno sportello della Motorizzazione Civile). Una volta ottenuto il documento bisognerà consegnarlo all’autoscuola o altro ente autorizzato.

Costi da sostenere per il recupero dei punti patente

Il costo per partecipare ai corsi per il recupero dei punti della patente oscilla trai 180 ed i 200 euro quando si tratta di riacquistare punti per le patenti A e B. Il prezzo sale tra i 250 ed i 290 euro per le patenti C, D e Certificati di guida professionale. I corsi non prevedono verifiche o esami ma è obbligatoria la frequenza.

Come verificare il saldo dei punti patente

Per verificare il saldo dei punti patente esistono varie modalità. Verificare punti patente online Il titolare della patente non dovrà far altro che registrarsi al Portaledellautomobilitsta.it (cliccando al seguente link) inserire i propri dati come:

  • Nome e cognome.
  • Codice fiscale.
  • Indirizzo di residenza
  • Tipo e numero di patente.

Una volta effettuata l’iscrizione è possibile procedere con la verifica dei punti sulla propria patente di guida.

Verificare punti patente senza registrazione

È possibile scoprire qual è il saldo punti della patente anche telefonando al numero a pagamento 848.782.782. In questo caso non ne necessario effettuare nessuna registrazione.

Saldo punti patente online: novità 

iPatente: l’app per verificare i punti della patente

Il Dipartimento dei trasporti ha messo a disposizione dei cittadini, un servizio totalmente gratuito che permette a tutti di consultare i dati relativi alla propria patente ed ai propri veicoli. Stiamo parlando un’applicazione per cellulare chiamata iPatente, disponibile sia nella versione per Android che per Apple, attraverso la quale verificare direttamente dal proprio smartphone il saldo punti patente e non solo. Scaricando l’applicazione iPatente sarà possibile anche:

– Verificare copertura assicurativa responsabilità civile verso terzi.
– Verificare la categoria Euro di veicoli e motoveicoli.
– Individuare centri di revisioni più vicini.
– Ricercare gli uffici della Motorizzazione civile.
– Fornire dati di sintesi dei veicoli.
– Verificare lo stato di avanzamento delle pratiche (rinnovo patente, richiesta di duplicato furto o smarrimento patente o della carta di circolazione.

Come scaricare l’APP per verificare il saldo punti

iPatente è l’applicazione già presente sugli market shop del vostro telefono (App Store o Market Place), vi basterà solo scaricarla, è gratuita e semplicissima da utilizzare, necessita però di registrazione al sito del Portale dell’Automobilista e per le istruzioni vi rimandiamo al paragrafo precedente.

Permessi per ristrutturare casa

Permessi per ristrutturare casa: documenti da presentare per la ristrutturazione del bagno o di altri ambienti domestici. Differenza tra SCIA, DIA e CIL.

Ristrutturare casa senza permessi

Alcuni lavori possono essere avviati senza la necessità di alcuna segnalazione. Si tratta di lavori di manutenzione ordinaria così come definiti dall’Articolo 31 della legge 457/1978. La normativa fa riferimento alle «opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti».

In altre parole, per tutti i lavori di ristrutturazione “leggera” come sostituzione dei pavimenti, tinteggiatura, rifacimento dell’impianto elettrico, rifacimento delle tubature, installazione della caldaia.. non è necessario alcun permesso dal Comune di residenza.

Quando la ristrutturazione prevede l’abbattimento di una parete, la sostituzione di vani porte o l’apertura di una nuova finestra, bisognerà consultare il regolamento del Comune di residenza. In alcuni casi, interventi di questo genere richiedono la cosiddetta SCIA.

SCIA sta per: segnalazione certificata di inizio attività

Permessi per ristrutturare casa:
quando serve la SCIA

La segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) è stata introdotta con la legge 122/2010 e va eseguita in riferimento ai lavori di ristrutturazione segnalati dalla legge 457/1978, vale a dire:

  • In caso di restauro e risanamento conservativo
    «interventi rivolti a conservare l’organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso, ne consentano destinazioni d’uso con essi compatibili». Comprendono «il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell’uso, l’eliminazione degli elementi estranei all’organismo edilizio»
  • Ristrutturazione edilizia
    «rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente». Prima vi abbiamo citato l’esempio di aprire nuove finestre, abbattere pareti o organizzare in modo diverse le aperture delle porte.
  • Varianti a permessi di costruire
    La Scia può essere usata in sostituzione alla DIA o altri permessi per costruire ma solo se l’intervento non incide sui parametri urbanistici e sulle volumetria, non modificano destinazione d’uso e categoria edilizia, non alterano la sagoma e non violano le leggi locali sui permessi di costruire.

Nota bene! Se i lavori di ristrutturazione prevedono l’aumento di volumetria o abbattimento di pareti esterne, si deve chiedere una concessione edilizia. La Scia basta anche nel caso in cui si debbano montare tettoie aperte o realizzare piccoli locali per attrezzi. Utile anche per l’installazione di pannelli solari o fotovoltaici. Se la ristrutturazione sconvolge la planimetria della casa, la Scia o la Comunicazione di Inizio lavori (CIL) non basta più e bisogna presentare la DIA.

Permessi per ristrutturare casa:
quando serve la DIA

DIA, sta per: denuncia di inizio attività.

Prevede un’attesa relativa di 30 giorni; parliamo di attesa relativa perché non manca un cavillo normativo strutturato dai professionisti per presentare la DIA e iniziare i lavori nel medesimo giorno. Si tratta dell’articolo 26 della legge 47 del 1995. L’articolo 10 del Testo Unico per l’Edilizia prevede la presentazione della DIA in caso dei seguenti interventi:

  • nuova costruzione
  • Ristrutturazione urbanistica
  • Ristrutturazione edilizia che apporta modifiche consistenti all’edificio. Vale a dire:
    -modifiche della volumetria
    -modifiche della sagoma
    -modifiche dei prospetti o delle superfici
    -variazioni della destinazione d’uso

La DIA è utile in caso di nuova costruzione. In questo contesto potrebbe interessarvi l’articolo: Permesso di costruire, iter da seguire.

Permessi per ristrutturazione:
documenti da presentare

Ogni comune richiede di allegare alla domanda di permesso per ristrutturare casa, diversi documenti. In ogni caso è necessaria una copia o la ricevuta di attestazione del pagamento dei diritti esclusivi di segreteria da pagarsi presso lo sportello della tesoreria. Gli importi variano in base al comune di residenza e in base alle opere edilizie da portare a termine. Per la SCIA, la DIA o la CIL (Comunicazione di inizio lavori), bisognerà rivolgersi a un tecnico abilitato (architetto, ingegnere o geometra competente) che provveda a firmare i progetti e a completare la documentazione necessaria per il nulla osta della pratica.

CIL, Comunicazione di inizio lavori

La Comunicazione di inizio lavori (CIL o CILA) è molto più semplice della SCIA e può essere presentata in caso di interventi di ristrutturazione come: installazione di pannelli fotovoltaici, termici senza serbatoio di accumulo esterno, realizzazione di pavimentazione e finiture degli spazi esterni.