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Come si gioca a golf

Come si gioca a golf. Il golf è uno sport e ha tutte le caratteristiche per esserlo: l’attività fisica, il senso della competizione, le regole da rispettare. Ed è tra le discipline previste nel programma dei prossimi Giochi Olimpici di Rio 2016.

A golf si gioca tilizzando una o più mazze e una pallina che deve finire in buca nel minor numero di colpi possibile lungo il percorso di gioco (di 9 o 18 buche). È uno sport senza età: si può cominciare dai 6 anni ai 99, basta un semplice certificato medico per attività ludico-motoria non agonistica e tesserarsi alla Federazione italiana Golf (Fig).

A differenza di quanto si pensi, il golf non è uno sport particolarmente costoso: per iniziare, per esempio, non occorre avere l’intera attrezzatura e si può contare su uno dei tanti pacchetti promozionali che i circoli o campi pratica (campi di allenamento) di tutta Italia offrono ai neofiti. Inoltre, a golf si può giocare sempre, anche sotto la pioggia, e fa consumare in media 200 calorie all’ora: niente male per tenersi in forma. 

 

Come si gioca a golf: primi passi

La prima cosa per iniziare a giocare a golf è cercare la struttura più vicina sul sito della Federgolf al link: www.federgolf.it/GolfClub.aspx. A quel punto, si può diventare socio del circolo o campo pratica e quindi utilizzare anche tutti gli altri servizi che offre, oppure usufruire del Tesseramento libero, al quale si può aderire attraverso la struttura scelta. La Fig, che ha pubblicato una scheda in 18 punti in cui spiega come si gioca a golf, ha introdotto la possibilità di diventare tesserato senza dover essere necessariamente socio di un circolo: quindi si potrà giocare nelle oltre 400 strutture presenti sul territorio versando solo 75 euro (o 20 euro se si ha meno di 20 anni). 

 

Come si gioca a golf: quanto costa

Come anticipato, per cominciare a giocare a golf non serve comprare nulla: sarà il maestro a pensare a fornire al neofita tutto il necessario, primo ‘ferro’ compreso. Per giocare a golf è sufficiente indossare scarpe da ginnastica e abbigliamento comodo.

Nella sacca si può portare fino a un massimo di 14 bastoni: in base alle esigenze di gioco vanno scelti i legni (per i colpi più lunghi), i ferri (per i colpi di avvicinamento) e i putters (per mandare la pallina in buca). A quel punto, talento e passione faranno il resto e permettere di arrivare alla prima vera partita sui green.

Ecco, vi abbiamo detto come si gioca a golf. Speriamo di essere stati chiari e sintetici…

Guida alla Registrazione del contratto di locazione

Registrare un contratto di locazione è una procedura semplice e veloce da effettuare online o presso gli sportelli dell’Agenzia delle entrate. La registrazione di un contratto di locazione è obbligatoria quando lo stesso prevede una durata superiore ai 30 giorni.

Per rendere valida la registrazione del contratto di locazione sarà necessario corrispondere le imposte previste per un costo che varia in base al canone del contratto di locazione, alla residenza dell’immobile da fittare, alla tipologia del contratto (locazione a uso abitativo, non abitativo e commerciale) e alla presenza o assenza della cedolare secca

 

La guida alla Registrazione del contratto di locazione online

Per registrare il contratto d’affitto si può sfruttare il servizio online con il software RLI. Per la registrazione del contratto d’affitto vi basterà effettuare l’accesso al sito dell’agenzia delle entrate impiegando i dati del cosiddetto cassetto fiscale.

Selezionare la voce “Servizi online” e dai “Servizi Fiscali” procedere alla registrazione compilando il modello e, se richiesto, allegando il file della copia del contratto. La registrazione del contratto di locazione online può essere effettuata con cedolare secca solo in caso di contratto d’affitto per uso abitativo.

Per registrare il contratto di locazione online dovrete compilare l’apposito modello reperibile online (così come descritto in precedenza). Con il modello dovrete segnalare l’ufficio territoriale di competenza e diverse informazioni su:

  • Tipologia di contratto
    La durata del contratto, il numero di pagine del contratto d’affitto, la data di stipula, importo del canone d’affitto…
  • Dati dei contraenti
    Nome, cognome, codice fiscale…
  • Dati dell’immobile
    Tipo catastale, comune catastale, porzione dell’immobile…
  • Dati relativi alla scelta della cedolare 
    Con o senza cedolare secca

Al modello RLI sarà necessario allegare la copia del contratto firmata dalla parti. Il contratto allegato dovrà essere in formato PDF o TIFF. Allegare il contratto d’affitto non è obbligatorio per i contratti di locazione a uso abitativo che rispettano la cosiddetta “Regola del 3”: non più di tre locatori, non più di tre conduttori, un’unica unità abitativa con un massimo di tre pertinenze.

Con la registrazione del contratto di locazione online, il software calcolerà automaticamente le eventuali sanzioni da pagare per la registrazione in ritardo e tutti i costi richiesti per registrare il contratto d’affitto (cedolare secca oppure imposta di registro e imposta di bollo).

La quota da pagare sarà addebitata direttamente sul proprio conto corrente, quindi nel modello di richiesta registrazione contratto di locazione sarà necessario specificare le coordinate bancarie (ABI, CAB, Numero Conto e CIN che formano il proprio IBAN).

 

Registrazione del contratto di locazione – Domande frequenti

Dove registrare il contratto di locazione?

  • – Presso gli sportelli dell’Agenzia dell’Entrate
  • – Online, nell’area telematica del sito agenziaentrate.gov.it
  • – Incaricando un intermediare come commercialista, agente immobiliare, caf, presso un’associazione di categoria…

Quale tipo di contratto di locazione si può registrare online?

  • Per contratti di locazione a uso abitativo 
  • Per contratti d’affitto a uso non abitativo
  • Per contratti d’affitto a uso commerciale
  • Per contratti di locazione di terreni
  • Per contratti di locazione a uso transitorio 

Quanto costa registrare un contratto di locazione con cedolare secca?

La cedolare secca è un’imposta sostitutiva che si calcola applicando un’aliquota massima del 21% sul canone di locazione annuo stabilito dalle parti. Ha il vantaggio di sostituire IRPEF, così il canone mensile percepito sarà escluso dal reddito complessivo.

In altre parole, se le parti stabiliscono un canone d’affitto mensile pari a 350 euro, l’importo annuo sarà di 4.200 euro (350 x 12 mesi). Il costo per registrare il contratto di locazione con cedolare secca ammonterà a 882 euro. In alcune città d’Italia è prevista un’aliquota ridotta: la cedolare secca si fa pagare di meno nelle città di Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino e Venezia. L’aliquota del 21% è fissata in caso di una casa affittata a mercato libero.

La cedolare secca ammonta a solo il 10% per il canone concordato. Ciò significa che per una casa fittata con una mensilità di 350 euro, il costo della registrazione del contratto sarà solo di 420 euro. Questo possibilità è concessa per gli anni 2015, 2016 e 2017 solo per contratti di locazione non aziendali, quindi per case a uso abitativo a canone concordato. La casa data in affitto deve essere ubicata in uno dei comuni ad alta tensione abitativa o colpita da calamità naturali. Dal 2018 tale aliquota passerà al 15%.

Quanto costa registrare un contratto di locazione senza cedolare secca?

Chi non vuole usufruire o non può beneficiare della cedolare secca, dovrà registrare il contratto di locazione addossandosi l’imposta di registro e l’imposta di bollo così come spiegato nell’articolo: “Registrare un contratto di locazione: costo e procedura“.

Cosa succede in caso di registrazione del contratto di locazione in ritardo?

Le penali da pagare dipendono dall’entità del ritardo. La registrazione di un contratto di locazione dovrebbe avvenire entro 30 giorni dalla stipula del contratto. Se la registrazione del contratto di locazione avviene in ritardo ma entro i 90 giorni, la sanzione è del 12%. Se il ritardo è oltre un anno e in tutti gli altri casi, potete trovare maggiori informazioni nell’articolo: Registrare un contratto di locazione.

Se il contratto di locazione sarà registrato online in ritardo, sarà il sistema a calcolare le sanzioni d’imposta di bollo e le sanzioni di imposta di registro e gli interessi da dover versare. Cosa analoga per chi registra in ritardo un contratto di locazione con cedolare secca.

Come avere una copia della registrazione del contratto di locazione?

Se l’inquilino desidera una copia del contratto può richiederla all’Agenzia delle Entrate.

 

Si può ottenere una copia del contratto di affitto grazie all’articolo 18, comma 3, dpr n. 131/86 che specifica che le parti contraenti di un contratto d’affitto la cui registrazione è stata eseguita, possono richiedere la copia delle scritture private e di tutti gli atti formali con una semplice richiesta, mentre se la copia è richiesta da terze parti (e non da uno dei contraenti del contratto) dovrà farsi autorizzare dal pretore competente.

Buoni pasto, la normativa

La normativa sui buoni pasto si è aggiornata con il primo luglio 2015 facendo riferimento ai commi 16 e 17 della legge 190/2014, meglio conosciuta come Legge di Stabilità 2015. L’aggiornamento vede l’introduzione di buoni pasto elettronici.

La nuova normativa sui buoni pasto vede l’ingresso del formato elettronico con una consistente novità: la soglia di defiscalizzazione dei buoni pasto elettronici arriva a 7 euro mentre resta inalterata la soglia di detassazione dei voucher cartacei fissata a 5,29 euro. 

 

Che cosa sono i buoni pasto? 

I buoni pasto sono dei mezzi di pagamento che fino a oggi sono stati somministrati in forma di tagliandi cartacei da un valore economico pre-assegnato e riconosciuta da enti convenzionati (ristoranti, supermercati, mense…). 

I buoni pasto sono assegnati dall’azienda ai lavoratori dipendenti che possono usarli durante la pausa pranzo o come valuta di pagamento per acquistare prodotti di genere alimentare presso i supermercati convenzionati con le società emettitrice degli stessi buoni. 

Fino a oggi, i buoni pasto cartacei sono divenuti un’autentica forma integrativa del reddito del lavoratore che li cumulava nel tempo per poi spenderli fuori dall’orario lavorativo per la spesa domestica. Con i buoni pasto in formato elettronico le cose non dovrebbero essere molto differenti a meno che la normativa non venga acquisita più rigidamente sfruttando la possibilità di tracciabilità offerta dal sistema elettronico.

 

Buoni pasto per fare la spesa, come funzionano?
Cosa prevede la normativa

Il buono pasto elettronico ha gli stessi limiti di quello cartaceo, in questo senso, la normativa non è stata aggiornata e non sono previsti controlli sull’uso e, di fatto, la cumulabilità dei buoni pasto resta invariata, tuttavia, c’è da dire che i buoni pasto elettronici riportano la data di utilizzo, cosa che non fanno i buoni pasto cartacei. 

Da sempre, la normativa sui buoni pasto prevede l’impiego da parte del lavoratore di un solo buono pasto al giorno da usare durante la pausa pranzo. Dato che il buono pasto elettronico riporta la data di utilizzo, il lavoratore potrebbe essere scoraggiato a usarlo per fare la spesa così come era abituato a fare con il voucher cartaceo.

Per tranquillizzare i lavoratori che usufruiscono dei ticket restaurant, è importante specificare che l’obiettivo della nuova normativa sui buoni pasto non è scoraggiarne la cumulabilità ma armonizzare il regime fiscale dei buoni pasto raggiungendo le soglie europee e favorire la digitalizzazione del mercato.

 

Differenze tra buoni pasto cartacei e buoni pasto elettronici
Come funzionano?

Da un lato abbiamo i voucher cartacei, dei ticket dal valore economico prestabilito che si staccano da un carnet al momento dell’utilizzo senza badare a date o luoghi. Dall’altro abbiamo delle card che rappresentano i nuovi buoni pasto in formato elettronico, in grado di garantire tracciabilità nell’utilizzo riportando data, luogo e modalità d’impiego del contributo erogato dall’azienda. 

Le differenze sostanziali tra buoni pasto cartacei buoni pasto elettronici sono tra. La prima è la già citata tracciabilità, possibile solo usando il buono pasto in formato elettronico ma come specificato, i voucher funzionano nello stesso modo.

Il buono pasto cartaceo prevede una soglia di detassazione in busta paga di soli 5,29 euro contro i 7 euro di defiscalizzazione previsti dal buono pasto elettronico

 

La terza differenza sta nell’impiego: purtroppo sono pochi gli esercenti convenzionati ad accettare i buoni pasto in formato elettronico. La card dei “ticket restaurant” elettronici è accettata da appena 35.000 esercizi commerciali contro i 150.000 esercenti che accettano i buoni cartacei. 

Indennità licenziamento, cosa dice la legge

Entro 15 giorni dalla comunicazione del licenziamento, il lavoratore può chiedere al datore le motivazioni. Il datore entro 7 giorni è tenuto a fornirle per iscritto. Quando il lavoratore ritiene che il licenziamento sia ingiusto è tenuto ad impugnarlo entro 60 giorni.

Le aziende, in caso di licenziamento illegittimo o mancato preavviso, sono assoggettate a un regime sanzionario che vede il lavoratore beneficiare della cosiddetta indennità di licenziamento. L’indennità di licenziamento non sempre è dovuta, questa spetta al lavoratore in caso di licenziamento illegittimo ma non in caso di licenziamento per giustificato motivo o licenziamento per giusta causa.

In caso di licenziamento per giustificato motivo, il datore di lavoro dovrà concedere al lavoratore un lungo preavviso. Il preavviso non è necessario in caso di licenziamento per giusta causa.

 

Indennità licenziamento per giustificato motivo

Se il licenziamento non è per giusta casa ma per “giustificato motivo“, il lavoratore ha diritto a un risarcimento solo se non gli è stato concesso il dovuto preavviso. In questo caso si parla di indennità sostitutiva del preavviso. L’indennità sostitutiva del preavviso è calcolata in un numero di mensilità o di giorni di lavoro stabilito dai contratti collettivi. 

 

Indennità licenziamento per motivi economici

Il licenziamento per motivazione economica fa riferimento a quanto visto nel paragrafo precedente, infatti viene anche definito licenziamento per giustificato motivo oggettivo. Sono stati molti i casi di licenziamento per motivazione economica che hanno visto le aziende riorganizzare il proprio organigramma e trovarsi costrette a tagliare personale. Il datore di lavoro può avvalersi di questo tipo di licenziamento solo quando è impossibile ricollocare il lavoratore in un altro comparto aziendale, questo non è un dettaglio trascurabile dato che il lavoratore licenziato può contestare al datore di non averlo ricollocato altrove. 

 

Indennità licenziamento dirigenti 

Così come visto fino a ora, anche in caso di licenziamento di un dirigente, il datore di lavoro dovrà fornire un opportuno preavviso (da 6 a 12 mesi in in base all’anzianità lavorativa). Il licenziamento deve essere contestualmente motivato, in caso contrario, al dirigente licenziato spetta l’indennità supplementare che va da un minimo rappresentato dall’indennità sostitutiva al preavviso a un massimo che corrisponde a 18 mesi di stipendio. In qualsiasi caso, al dirigente spetta il trattamento di fine rapporto.

 

Indennità licenziamento illegittimo

L’indennità risarcitoria spetta di diritto al lavoratore per licenziamento illegittimo sia in base al vecchio regime sanzionatorio (art. 18 L. 300/1970 e 8 L. 604/1966), sia in base alla nuova normativa sull’indennità licenziamento 2015 meglio descritta come D.Lgs. 23/2015.

L’indennità di licenziamento illegittimo spetta al lavoratore anche in caso di reintegrazione nel posto di lavoro. Al fine di individuare la natura del risarcimento bisogna far leva sul criterio dell’anzianità di servizio, questa logica va applicata non solo in campo dei licenziamenti che rientrano nell’applicazione del D.Lgs 23/2015 ma anche in presenza di specifici limiti occupazionali del datore di lavoro.

Questo criterio riconosce al lavoratore una maggiorazione dell’indennità di risarcimento con una sorta di liquidazione che si spinge fino a 10 mensilità per anzianità lavorativa superiore a 10 anni, fino a 14 mensilità per anzianità lavorativa superiore a 20 anni. In tutti gli altri casi, il limite massimo di indennità di licenziamento è fissato a 6 mensilità. Quando si parla di anzianità lavorativa, ovviamente, si fa riferimento agli anni di “servizio” prestati presso il datore di lavoro che sta operando il licenziamento. 

Quando il giudice accerta l’illegittimità del licenziamento, riconosce al lavoratore il diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro. Il lavoratore può anche rinunciare a tale diritto scegliendo, in sostituzione, un’indennità pari a 15 mensilità da non assoggettare a contribuzione previdenziale.

 

Benefici con la legge 104, l’elenco

I benefici con la legge 104 nascono per alleggerire il carico di persone con handicap psichico, disabilità fisica o portatori del titolo dell’indennità di accompagnamento. Le agevolazioni che spettano di diritto con la legge 104 sono molteplici. Di seguito vedremo quali sono i benefici legge 104 che possono migliorare la vita delle Persone con handicap così come descritto dall’art. 3 comma 1, Legge 104/1992.

 

Acquisto auto legge 104

Tra i benefici legge 104 non mancano le agevolazioni fiscali per chi decide di comprare un’auto. L’acquisto auto con la legge 104 vede nell’applicazione dell’IVA ridotta al momento dell’acquisto (solo il 4%) e in sede di denuncia annuale dei redditi del 19% della spesa sostenuta. Tra i benefici legge 104 per l’acquisto dell’auto figura l’esenzione del pagamento del Bollo e delle Tasse di trascrizione quale IPT e APIET. Così come previsto da molti altri benefici legge 104, possono godere di tale agevolazione sia i diretti interessati, sia i familiari che hanno a carico il portatore di handicap. Per tutte le informazioni: acquisto auto legge 104.

 

Spese per l’assistenza specifica

La normativa vigente, tra i benefici legge 104, consente di dedurre dal reddito, in sede della dichiarazione annuale, le spese sostenute per l’assistenza specifica resa (spese mediche, terapisti, spese sanitarie). Possono beneficiare di tale agevolazione i diretti interessati o i familiari che abbiano a loro carico fiscale il portatore di disabilità.

 

Sussidi tecnici e informatici 

Tutte le spese che possono favorire l’autonomia della persona con disabilità (computer, fax, smartphone…) possono essere acquistati con IVA agevolata e possono essere detratti in sede della dichiarazione dei redditi annuale. Per accedere a tale agevolazione, oltre al certificato di invalidità o handicap, sarà necessario disporre di una specifica prescrizione autorizzativa da parte del personale medico curante.

 

Ausili 

Gli ausili destinati a persone invalide (tutori, sedie a rotelle, sedie terapeutiche, kit di sollevamento…) possono essere acquistati con IVA ridotta e scaricati in sede di dichiarazione dei redditi. In alcuni casi, lo sgravio fiscale, può essere eseguito con IVA nella misura del 19% anche se l’ausilio è stato acquistato con IVA agevolata.

 

Spese per l’assistenza personale e domestica

Tra i benefici legge 104, questa che prevede un’aiuto in casa è un’agevolazione molto apprezzata. La normativa consente di accedere a sgravi fiscali per le spese sostenute per colf e badanti. Le modalità di accesso variano in base alla disabilità.

 

Detrazioni per familiari a carico

Chi ha, a carico fiscale, familiari interessati dalla legge 104 può accedere a una detrazione di 800 euro, la detrazione aumenta a 900 euro se si hanno figli a carico di età inferiore ai tre anni. Tali detrazioni aumentano di un importo pari a 220 euro per ogni figlio portatore di handicap ai sensi dell’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104. 

 

Benefici legge 104 su telefonia fissa 

La normativa attuale prevede che gli anziani, le persone disabili e tutti gli utenti con “esigenze sociali speciali” possano beneficiare di una riduzione del 50% sul canone mensile. Tale agevolazione non si estende a tutti gli interessati della legge 104 art 3 comma 1 ma solo a quanti di questi hanno una difficile situazione reddituale. 

 

Benefici legge 104, congedo per assistenza a minori con disabilità

La normativa prevede che il lavoratore con minore con disabilità a carico abbia diritto fino a 6 anni di congedo parentale e prolungamento fino a tre anni anche frazionato in ore con indennità del 30%, oppure due ore di permesso giornaliero retribuito oppure a tre giorni di permesso mensile retribuito. 

Vi sono analoghi permessi lavorativi destinati a chi assiste a un familiare con handicap grave. Anche in questo caso, la condizione per accedere a tale beneficio, è che la persona disabile sia in possesso del certificato di handicap con connotazione di gravità (articolo 3, comma 3 della legge 104/1992). Altri benefici in ambito lavorativo vedono il prepensionamento, congedi retribuiti, scelta della sede di lavoro, rifiuto al trasferimento e rifiuto del lavoro notturno.

 

Acquisto auto con legge 104

Acquisto auto legge 104: tutti i termini e le agevolazioni previste per chi acquista l’auto con riferimento alla legge 104/1992. Iva ridotta, detrazioni fiscali, esenzioni e agevolazioni varie.

Tra i benefici previsti dalle legge 104 figurano le agevolazioni sull’acquisto di un’auto. L’acquisto di un’auto nuova o usata con la legge 104 prevede diverse agevolazioni quali:

  1. detrazione Irpef del 19% della spesa sostenuta per l’acquisto auto legge 104.
  2. Iva agevolata al 4% sull’acquisto auto legge 104.
  3. Esenzione del bollo auto.
  4. Esenzione dell’imposta di trascrizione sui passaggi di proprietà.

Possono accedere a queste agevolazioni acquisto auto legge 104 i disabili con handicap psichico o mentale, titolari dell’indennità di accompagnamento, disabili con ridotto o impedite capacità motorie, disabili con grave limitazione della capacità di deambulazione o affetti da pluriamputazioni, non vedenti e sordi. 

L’acquisto auto legge 104 può essere portato a termine dagli aventi diritto appena elencati o dal familiare che ne porta il carico fiscale. In quest’ultimo caso si presume che il disabile a carico del familiare possiede un reddito annuo non superiore a 2.840,51 euro e che il familiare stia acquistando l’auto nell’interesse del portatore di handicap.

L’agevolazione è riconosciuta solo se l’auto acquistata è utilizzata in via esclusiva o prevalente a beneficio delle persone disabili. Nel contesto della legge 104, possono accedere a tale beneficio i portatori di un grave handicap (comma 3 dell’articolo 3 della legge n. 104/1992) certificato con verbale dalla Commissione per l’accertamento dell’handicap presso l’Asl.

Per altre agevolazioni rigurdanti la legge n. 104/1992 vi rimandiamo alla pagina dedicata all’elenco dei Benefici Legge 104

 

Acquisto auto legge 104, detrazione Irpef e vincoli

L’agevolazione è articolata così come spiegato in premessa. La detrazione è pari al 19% del costo d’acquisto dell’auto e va calcolata su una spesa massima di 18.075,99 euro. E’ possibile accedere alla detrazione per l’acquisto di un solo veicolo ogni 4 anni e solo se il veicolo acquistato in precedenza viene cancellato dal PRA (pubblico registro automobilistico) perché destinato alla demolizione. 

L’utente può usufruire di nuovo dell’agevolazione, senza vincoli, in caso di furto del veicolo. Anche in questo caso la soglia di spesa massima è di 18.077,99 euro.

Oltre per le spese di acquisto auto legge 104, l’utente può usufruire delle detrazioni IRPEF sulle spese di riparazione del veicolo. Lo sgravio fiscale non riguarda i costi di manutenzione ordinaria come tagliando, premio assicurativo, carburante… Anche in questo caso la detrazione è riconosciuta nel limite di 18.075,99 euro, vale a dire che se l’auto acquistata con la legge 104 viene a costare 16.075,99 euro, la spesa destinata alla riparazione da poter portare in deduzione al momento della dichiarazione dei debiti ammonta a 2.000 euro. Le spese di riparazione possono essere detratte solo se sostenute entro 4 anni dall’acquisto dell’auto.

 

Acquisto auto legge 104, iva ridotta al 4%

L’Iva agevolata al 4% va a sostituire l’IVA al 22% sull’acquisto di auto (nuove, km zero o usate) aventi cilindrata fino a 2.000 cc in caso di motore a benzina, fino a 2.800 cc in caso di diesel.  Anche in questo caso valgono i vincoli visti prima (l’aliquota ridotta al 4% è applicata solo per l’acquisto di un veicolo nel corso di quattro anni ed è possibile ottenere nuovamente questo beneficio legge 104 solo se la vettura è stata cancellata dal PRA perché destinata alla demolizione. In caso di vendita dell’auto si perde l’agevolazione.  

L’IVA ridotta al 4% è prevista anche per l’acquisto auto legge 104 con la modalità Leasing a condizione, però, che il contratto di leasing sia di tipo traslativo. Altri benefici previsti con l’acquisto auto legge 104 sono l’esenzione delle Tasse di Trascrizione come IPT e APIET.

Tra le altre agevolazioni legate al veicolo vi è l’esenzione del pagamento del bollo auto. 

Guida alla registrazione contratto di comodato

Registrazione contratto di comodato: una guida che vi mostrerà costi e procedure per la registrazione di un contratto di comodato d’uso gratuito di beni mobili o immobili.

Il contratto di comodato è stipulato tra comodante e comodatario. Il comodante è colui che consegna un bene (mobile o immobile) al comodatario che lo gestisce facendo fede ai termini del contratto. Il comodatario ha l’obbligo di restituire il bene ricevuto alla scadenza del termine convenuto e specificato nel contratto di comodato.

Il contratto di comodato è molto diffuso sia in ambito privato (per esempio, per assegnare un immobile in assenza di contratto di locazione o per dare un’automobile…) sia in ambito commerciale (per esempio, per dare in gestione macchinari, capanni e attrezzature). 

Un esempio pratico in cui il contratto di comodato d’uso gratuito può tornare molto utile è quando l’automobile intestata a uno dei genitori, è invece usata principalmente per scopi di lavoro da un titolare di partita IVA. Il titolare di partita IVA usa l’automobile del genitore sostenendo tutti gli oneri senza però poter usufruire di alcuni sgravio fiscale. Grazie alla stipula e alla registrazione di un contratto di comodato d’uso gratuito dell’automobile del genitore, il titolare di partita IVA potrà portare in detrazione tutte le spese concernenti alla vettura. 

Una volta stipulato il contratto di comodato e chiarito tutti i termini tra le due parti (comodante e comodatario), per rendere valido l’accordo, questo dovrà essere registrato. Registrare un contratto di comodato d’uso è semplice e ha un costo che varia in base al tipo di contratto stipulato tra il comodante e il comodatario. 

 

Guida alla registrazione contratto di comodato d’uso gratuito di un Immobile o di un bene mobile

La registrazione di un contratto di comodato d’uso di un bene immobile prevede la medesima procedura vista per registrare un contratto di comodato d’uso di un bene mobile. Ecco come proseguire per registrare un contratto di comodato d’uso.

Il contratto di comodato d’uso va stampato in due copie, una da conservare e una da consegnare all’Agenzia delle entrate. Entrambe da firmare in originale. Per la registrazione contratto di comodato d’uso di un immobile va compilata la richiesta con il modello 69, il modello può essere compilato contestualmente alla registrazione. 

Al costo complessivo della registrazione del contratto di comodato d’uso di un immobile vanno aggiunte le marche da bollo di 16,00 euro da applicare sulle copie degli atti. Tenete presente che le marche da bollo non devono riportare una data successiva alla data della stipula del contratto di comodato d’uso, quindi conviene comprarle in anticipo. E’ necessaria una marca da bollo per ogni 100 righe del contratto o per ogni 4 pagine.

 

L’imposta di registro va pagata mediante la compilazione del modello F23 ed equivale al versamento di 200 euro riportando il codice tributo 109T. 

Bonus maternità

Il bonus maternità meglio denominato assegno di maternità, è un sussidio economico erogato dallo Stato e concesso direttamente dall’Inps a beneficio delle neo mamme, si tratta di un’agevolazione simile al bonus bebè. Quando si parla di bonus maternità vi è un provvedimento analogo che nasce nella amministrazioni locali, si tratta dell’assegno di maternità dei Comuni, un sussidio concesso dal Comune e erogato dall’Inps in presenza di determinati requisiti reddituali.

 

Bonus maternità dei comuni

In caso del bonus maternità del comune, la richiesta d’accesso all’assegno di maternità va fatta al Comune

Per l’assegno di maternità dei comuni è opportuno rivolgersi al Municipio di appartenenza in quanto i criteri di assegnazione possono differire. La richiesta del bonus maternità deve essere presentata al Comune di residenza entro 6 mesi dalla nascita del bambino o dell’effettivo ingresso del minore in una famiglia in caso di adozione o affidamento. L’assegno di maternità può essere chiesto sia dalle madri italiane, sia dalle extracomunitarie munite di regolare permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo. A chiarire a chi spetta il bonus maternità è la circolare n. 64/2015 dell’Inps con tutte le disposizioni legate all’assegno familiare e all’assegno di maternità. Parlando di reddito, per accedere all’assegno di maternità i valori di riferimento ISEE devono essere pari o inferiori a 16.953,95 euro. Il bonus maternità erogato dal Comune è rivolto alle mamme non impiegate.

Mentre chi intende accedere anche all’assegno familiare dovrà vedere un certificato ISEE con cifra pari o inferiore a 8.555,99 euro.

 

Bonus maternità dello stato

In caso di Bonus maternità dello Stato, la richiesta d’accesso all’assegno di maternità va presentata all’Inps.

L’assegno di maternità erogato dallo stato è assegnato alla madre (o al padre in caso di abbandono del tetto coniugale della madre o di affidamento esclusivo del figlio al padre) con i requisiti idonei di assegnazione. 

Il bonus maternità dello Stato può essere richiesto anche dalle lavoratrici impiegate nel rispetto di determinati requisiti. L’assegno di maternità erogato dallo stato è pari a 2.086,24 euro. Questo beneficio economico è previsto dall’articolo 49, comma 8 della legge 488/1999 e può essere richiesto dalle lavoratrice precarie e discontinue che diventano mamme. 

Assegno di maternità dello stato, a chi spetta?
La mamma lavoratrice o ex lavoratice deve avere almeno 3 mesi di contribuzione nel periodo compreso tra i 18 e i 9 mesi precedenti alla nascita del bambino. Il bonus maternità spetta anche all a madre che abbia lavorato almeno 3 mesi e abbia avuto diritto ad una prestazione dell’Inps (malattia o disoccupazione, ecc.), a condizione che, fra la data del parto e quella di cessazione del diritto alla prestazione, non sia trascorso un periodo superiore alla durata della prestazione stessa (in ogni caso non superiore a nove mesi).

Analogamente a quanto visto per l’assegno di maternità erogato dai comuni, anche per quello dello Stato, la domanda va presentata all’Inps entro sei mesi dalla nascita.

 

Assegno di maternità e bonus bebè

E’ necessario non fare confusione tra assegno di maternità e bonus bebè, si tratta infatti di due provvedimenti distinti. Se nel digitare sui motori di ricerca “bonus maternità” stavate cercando informazioni sul bonus bebè, potete trovare maggiori informazioni alla pagina dedicata “Bonus Bebè”. A proposito del Bonus Bebè 2016, ecco come il Ministero della Salute auspica cambiamenti.

 

Bonus bebè 2016

Nel web non sono pochi i portali che parlano di un bonus bebè che per i nati nell’anno 2016 avrebbe una durata di 5 anni. Il malinteso nasce da poche parole del ministro della Salute Beatrice Lorenzin che dopo l’annuncio del governo riguardante il bonus bebè 2015, 2016 e 2017, consistente in un assegno di 80 euro al mese per i primi tra nni di vità del nuovo nato, ha auspicato per le neo-mamme che il bonus bebè possa essere, a partire dal 2016, dalla durata di 5 anni. Si tratta di mere parole, senza alcun riferimento alla normativa vigente, inoltre, attualmente in parlamento non ne esistono proposte quindi anche con il bonus maternità 2016 la situazione resta del tutto invariata e lo sarà anche per il 2017 dato che l’attuale decreto ha regolato i criteri di assegnazione del bonus bebè per i famosi 3 anni. 

 

Altre agevolazioni legate alla nascita di un figlio

Abbiamo parlato del bonus maternità dello Stato, dell’assegno di maternità del comune e del bonus bebè, ma queste non sono le uniche agevolazioni previste per chi ha appena avuto un bambino. Il Fondo di Credito per i nuovi nati è un provvedimento grazie al quale tutte le famiglie nelle quali nasce un bambino, potranno avere un prestito per un ammontare fino a 5.000 euro da restituire entro 5 anni. Il prestito, per l’occasione, diventa più favorevole portando interessi agevolati: le banche e gli istituti finanziari che hanno aderito al Fondo di Credito per i nuovi nati applicano i tassi annui fissi garantiti dal Fondo.