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Gioco del golf: tutto quello che bisogna sapere

Il gioco del golf ha un’origine controversa. L’Olanda ne rivendica la paternità, dal momento che lo storico Steven van Hengel testimonia la pratica di un gioco chiamato golf nel 1297, ma l’exploit lo ebbe in Scozia, dove le prime tracce si avrebbero nei primi anni del 1400. L’opzione olandese è al momento la più accreditata, anche se le prime regole di questo sport furono codificate dai responsabili della Honourable Company of Edinburgh Golfers.

 

Il gioco del golf in Italia

Popolarissimo soprattutto negli Stati Uniti e in Inghilterra, il gioco del golf ha fatto la sua comparsa in Italia nel 1900 e fece parte del programma olimpico nel 1900 e nel 1904. Dopo diversi incontri fra i massimi esponenti dei tornei europei e americani con il Comitato Olimpico per un possibile ritorno del golf all’edizione 2016 dei giochi, il 9 ottobre 2009 il Comitato olimpico internazionale stabilì il rientro di tale gioco nel programma olimpico. Il gioco del golf si rivedrà nella competizione a cinque cerchi dall’anno prossimo, a Rio de Janeiro, in Brasile.

A praticare il gioco del golf sono circa 70 milioni di persone nel mondo, in grandissima parte dilettanti: sebbene molti professionisti si limitino a dare lezioni presso i club locali e a gareggiare in eventi circoscritti, i migliori della categoria competono internazionalmente in vari tour organizzati da varie federazioni note con il nome di PGA (Professional Golfers’ Association), fra le quali quella americana che organizza il PGA Tour e quella europea che organizza lo European Tour. I tornei più prestigiosi di gioco del golf sono per tradizione i quattro Major che si svolgono a cadenza annuale da aprile ad agosto.

 

Rischi legati al gioco del golf

Nel gioco del golf non esiste contatto fisico, eppure non è uno sport esente da rischi: il principale riguarda i fulmini, e non sono mancate le morti sui green negli anni passati. Non a caso sui campi viene monitorata anche la carica elettrica presente nell’aria. Inoltre, le palle da golf tirate a notevole velocità possono ferire gravemente altre persone presenti sul campo o nei pressi.

 

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Agevolazioni prima casa

Agevolazioni prima casa: incentivi sull’acquisto della prima casa, chi può accedervi? Informazioni su IMU e TASI sulla prima casa, cosa cambia nel 2016? Tutte le info sulle agevolazioni prima casa.

Agevolazione per l’acquisto della prima casa: chi è intenzionato ad acquistare una prima casa, può accedere a una serie di agevolazioni fiscali messe a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. Quali sono i requisiti da rispettare  per poter usufruire delle agevolazioni sulla prima casa?

 

Agevolazioni prima casa, a chi spetta? I requisiti

Per poter usufruire delle agevolazioni fiscali, l’immobile non potrà essere ceduto prima dei 5 anni dall’acquisto. In caso di vendita dell’immobile entro i 5 anni, è possibile beneficiare lo stesso delle agevolazioni fiscali, solo se si acquista un altro immobile da adibire a prima casa entro un anno dalla cessione dell’immobile acquistato.

Quali sono le agevolazioni fiscali

L’acquisto della prima casa prevede alcune agevolazioni fiscali che cambiano in base al tipo di acquisto, in pratica dipende se la casa viene acquistata da privato o da costruttore. Ecco cosa cambia:

  • In caso di acquisto di immobile da privato, l’imposta di registro è pari al 2% e le imposte catastali sono fisse nella misura di 50 Euro;
  • In caso di acquisto da titolare di partita Iva (costruttore),  l’Iva è pari al 4% e le imposte catastali sono fisse nella misura di 200 Euro.

Prima casa, come usufruire delle agevolazioni

Per  poter usufruire delle agevolazioni fiscali sulla prima casa, l’immobile deve essere ubicato  nel territorio del Comune di residenza dell’acquirente e non dovrà essere proprietario di altro immobile adibito ad abitazione, neppure in comunione con il coniuge.

 

 Diversamente, devono sussistere le seguenti condizioni:

  • l’acquirente dovrà fare cambio di residenza entro 18 mesi dall’acquisto dell’immobile: il cambio di residenza si considera avvenuto nella data in cui l’interessato rende al comune la dichiarazione di trasferimento
  • l’acquirente dovrà svolgere la propria attività nel comune dove è ubicato l’immobile
  • in caso di trasferimento all’estero per ragioni di lavoro, la casa dovrà essere ubicata nel territorio del comune in cui ha sede l’attività da cui dipende l’acquirente
  • l’immobile non deve essere di lusso, cioè non deve essere accatastato nelle categorie A/1, A/8 e A/9 (anche ai fini IVA).

Anche le pertinenze della prima casa (box, cantine, tettoie, posto auto) possono beneficiare delle medesime agevolazioni.

 

Prima casa: quando si perdono le agevolazioni

Ci sono alcuni casi in cui le agevolazioni sull’acquisto prima casa decadono; ecco le condizioni che fanno cessare la possibilità di fruire delle agevolazioni prima casa:

  • In caso di falsa dichiarazione sulla sussistenza dei requisiti “prima casa”.
  • Se il trasferimento di residenza non avviene o avviene in ritardo
  • Se l’abitazione è venduta o donata prima che siano trascorsi cinque anni dalla data di acquisto.
  • Non si perdono le agevolazioni se entro un anno l’immobile verrà adibito ad abitazione principale.

In caso di decadenza, l’Agenzia delle Entrate avrà l’onere di recuperare le imposte di registro, ipotecaria e catastale “nella misura ordinaria” con erogazione di una sanzione pari al 30% delle stesse.

IMU e TASI sulla prima casa

La tassa sull’abitazione principale viene eliminata per tutti, con l’eccezione delle prime case di lusso (immobili appartenenti alle categorie catastali A1, A8 e A9 ossia abitazioni signorili, ville e castelli)  che però pagheranno l’IMU in misura ridotta. Con l’abolizione dell’imu e della Tasi sulla prima casa è concessa ai comuni la possibilità di applicare una maggiorazione sulla TASI per la seconda casa.

Handicap Golf: cos’è e come si ottiene

L’handicap golf è uno strumento utilizzato nell’ambito del gioco del golf per consentire, in ambito dilettantistico, a giocatori meno esperti di poter competere ad armi quasi pari con quelli più forti. In pratica, più si è bravi, meno sono i ‘colpi’ concessi per andare in buca.

 

Il sistema dell’handicap golf non riguarda i professionisti, che giocano sempre scratch, ovvero ad handicap zero. Anzi, spesso succede che i più bravi abbiano un handicap golf negativo: -1, -2, -3 e così via. Questo significa che dovranno completare il giro in meno ‘colpi’ rispetto a quelli previsti. I vantaggi assegnati ai singoli giocatori sono gestiti dalle Federazioni nazionali con criteri locali. 

 

COME SI OTTIENE UN HANDICAP GOLF IN ITALIA

In Italia, appena tesserato alla Fig (Federazione italiana golf) un giocatore neofita è classificato come NA, cioè Non Abilitato. Potrà quindi accedere solo alla Club House e al campo pratica dove potrà acquisire una abilità minima di gioco e la conoscenza di base delle norme di comportamento in campo. Acquisite queste prime nozioni il Circolo  – con una attestazione rilasciata da un professionista abilitato o dal Comitato Handicap del Circolo – valuterà la possibilità di far diventare il giocatore GA (Giocatore Abilitato), con il rilascio di un attestato, la “carta verde” che rappresenta la certificazione di idoneità a scendere in campo. Con questa qualifica il giocatore ha automatico accesso al possesso di un handicap golf di Circolo, che gli consente di partecipare a giri su 9 buche. La Fig richiede la frequenza di un corso sulle regole di golf in breve e sull’Etichetta e il superamento di un test finale, non solo per ottenere un handicap golf esatto EGA, ma anche per poter partecipare alle gare con la qualifica di giocatore NC (Non Classificato). Il test si considera superato con 15 risposte esatte su 18 domande

 

 

ACQUISIZIONE DEL PRIMO HANDICAP GOLF

Per acquisire un handicap golf esatto EGA i giocatori NC non possono iscriversi a qualsiasi gara, ma solo a quelle aperte o riservate agli NC, che possono essere disputate su 9 o 18 buche. Un giocatore può acquisire il primo handicap di gioco solo disputando gare valide e ottenendo uno score stableford netto di 36 punti o più su 18 buche e di 18 punti o più su 9 buche; l’handicap golf verrà considerato acquisito al primo risultato utile e verrà calcolato applicando un’apposita formula che mette a confronto l’handicap esatto iniziale del giocatore e una zona cosiddetta ‘neutra’ entro la quale il golfista deve rientrare per evitare modifiche in negativo al suo handicap. Se il punteggio è superiore la diminuzione dell’handicap golf è sensibile.

 

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Divorzio senza avvocato

Il divorzio senza avvocato è una realtà concreta fin dall’11 dicembre 2014. Chi può accedere al divorzio senza avvocato? I coniugi che, avvalendosi della separazione consensuale, hanno già un accordo su mantenimento, assegnazione della casa e gli altri termini del divorzio

Il divorzio senza avvocato può avvenire davanti al Giudice (in Tribunale) o dinanzi al Sindaco (in Municipio). Non solo è possibile divorziare senza avvocato, grazie alla legge n. 132 del 2014 è possibile anche modificare le condizioni di provvedimenti precedenti davanti al sindaco del comune di residenza di uno dei due coniugi, oppure davanti al sindaco del Municipio presso il quale i due ex coniugi si sposarono.

Il divorzio senza avvocato davanti al sindaco può avvenire solo in determinate condizioni: 

  • -non ci sono figli minori, portatori di handicap grave o economicamente non autosufficienti. 
  • 
-Con il divorzio non vi devono essere trasferimenti di diritti patrimoniali. 

La legge sul divorzio breve fa riferimento a due procedimenti distinti, entrambi possono avvenire senza l’assistenza di un legale. Il primo procedimento è la cosiddetta negoziazione assistita da avvocati, in questa fase i due coniugi possono prendere accordi sui termini del divorzio facendosi assistere da un legale. Anche se il legale non è obbligatorio, la sua presenza è ugualmente consigliata perché spesso, le dinamiche di coppia, vedono una parte debole e una forte. Un buon avvocato potrà tutelare di dovere la parte debole. Se i coniugi che devono divorziare hanno già sottoscritto un accordo pre-matrimoniale, con il divorzio senza avvocato non dovranno fare altro che portare all’attenzione del sindaco quell’accordo e procedere a divorziare senza la necessità di un legale.

Se non vi è alcun contratto prematrimoniale e i coniugi che intendono divorziare non vogliono farsi assistere da un legale per la fase della “negoziazione”, possono prendere accordi e realizzare un documento da presentare al cospetto del sindaco in occasione della richiesta di separazione/divorzio. Online non mancano modelli e moduli con tema della separazione consensuale. Per maggiori informazioni su come fare a divorziare senza avvocato vi rimandiamo all’articolo intitolato Separazione consensuale senza avvocato dove si possono trovare informazioni anche su come divorziare senza avvocato con figli minori a carico. In quest’ultimo caso sarà necessario rivolgersi al Giudice del Tribunale ma, ancora una volta, la presenza del legale non sarà necessaria se non per la negoziazione assistita.

 

In caso di negoziazione assistita 

Il divorzio consensuale dà un vantaggio ovvio: l’attesa per rendere il divorzio effettivo è di soli 6 mesi dalla separazione dei coniugi! Chi non vuole rinunciare ad accorciare i tempi ma non riesce a raggiungere un accordo soddisfacente con coniuge, può avvalersi della negoziazione assistita da un avvocato divorzista. In questo caso, l’accordo sulla separazione o sul divorzio deve essere scritto dall’avvocato che, dopo aver fatto firmare il “ricorso” ai coniugi, dovrà autenticare le loro sottoscrizioni e depositarle presso la Repubblica del tribunale competente che, dopo aver controllato la validità dell’atto, procederà con il via libera. Il nullaosta dovrà essere inoltrato entro 10 giorni dall’avvocato al Sindaco del comune in cui è stato trascritto il matrimonio. Il Sindaco, a distanza di 30 giorni dal ricevimento dell’accordo, dovrà invitare i coniugi a confermare il ricorso.

Quanto tempo ci vuole a divorziare?


Tutto dipende dal PM, la legge impone all’avvocato di agire entro 10 giorni dal ricevimento del “via libera” da parte del PM ma non indica alcun obbligo di tempistiche per il PM. Dalla risposta del PM si potrà calcolare un massimo di 40 giorni d’attesa per rendere effettiva la richiesta di separazione e un tempo di attesa di 6 mesi per passare dalla separazione all’ufficializzazione del divorzio. Tutto questo solo in caso di divorzio consensuale. 

Divorzio senza avvocato e assegno di mantenimento o alimenti

E’ vero che l’art. 12, secondo comma della legge n. 162/2014 stabilisce che gli accordi depositati con il divorzio senza avvocati non possono contenere alcun patto di natura patrimoniale ma con la circolare n. 6/2015, è stato precisato che l’accordo concluso tra le due parti può contemplare l’erogazione da parte del coniuge economicamente forte di un assegno periodico.

 

Novità pensioni precoci, a che punto siamo?

I lavoratori precoci puntano a una legge ad hoc in grado di tutelarli tenendo conto solo del raggiungimento dei 41 anni di contributi versati. 

Le novità sulla questione delle pensioni precoci sono tante e cambiano all’ordine del giorno, tuttavia, sono davvero poche le proposte prese davvero in considerazione dal Governo Renzi. La riforma pensioni di Renzi punta a modificare l’attuale legge previdenziale che porta il nome di “riforma pensioni Fornero”. Con l’introduzione della nuova riforma pensione del Governo Renzi, si andrà a definire la Legge di Stabilità 2016 che entrerà in vigore entro la fine del 2015. 

L’obiettivo consiste nel trovare un disegno di legge in grado di accontentare tutti, con un sistema di flessibilità in uscita dal lavoro e senza troppe penalizzazioni per le pensioni precoci. Per ora, purtroppo, tutte le proposte vedono penalizzazioni e tagli per i lavoratori precoci che intendono uscire dal lavoro prima del raggiungimento di una determinata età. 

Il presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano, propone maggiore flessibilità in uscita proponendo il sistema Quota 100 per l’uscita anticipata dal lavoro dedicata ai cosiddetti “pensionati precoci“, cioè per gli assistiti dagli istituti previdenziali che hanno fatto presto ingresso nel mondo del lavoro. Per i dettagli del sistema Quota 100 (nato per il mondo dei lavoratori dipendenti) o Quota 101 per i liberi professionisti, vi rimandiamo all’articolo intitolato: Riforma pensioni e flessibilità in uscita.

 

Novità pensioni precoci: pensione anticipata

I lavoratori precoci puntano a ottenere la pensione anticipata al raggiungimento dei 41 anni di contributi versati. Purtroppo tra le news degli ultimi giorni, per chi vuole andare in pensione anticipata sono previste, sono sempre previste pesanti penalizzazioni.

La penalizzazione più bassa consiste in un taglio del 2% per ogni anno di anticipo anche se tra le news  più popolari vi è la proposta della Fornero, con un taglio al 3 – 3,5 percento con un occhio di riguardo nei confronti dei lavoratori precoci. Nessuna delle novità pensioni precoci sembrerebbe davvero tutelare questa categoria di lavoratori.

I lavoratori precoci, in definitiva, vorrebbero puntare al pensionamento in anticipo con il raggiungimento dei 41 anni di contributi (che, in fondo, non sono neanche pochi), senza limiti di età e soprattutto senza l’applicazione di alcuna penalizzazione sull’assegno previdenziale percepito. La Quota 41 per i lavoratori precoci vede delle penalizzazioni che vanno dal 2 al 3,5 percento per ogni anno di anticipo, partendo dai 62 anni, rispetto ai 66 attuali. 

Con la riforma pensioni di Renzi, la categoria più penalizzata, sembra essere proprio quella dei lavoratori precoci, anche se sono previste forme di tutela per i lavori usuranti. Così come ha affermato il ministro Poletti, si deve trovare un modo per garantire maggiore flessibilità in uscita così da dare più possibilità ai giovani di entrare nel mondo della lvoro:  “Aver innalzato seccamente l’età pensionabile ha inevitabilmente ridotto il turn over, ridotto la possibilità per i giovani di entrare al lavoro, dobbiamo trovare un punto di equilibrio tra la legittima giusta esigenza di avere flessibilità in uscita e dall’altra parte la modalità per realizzare questa operazione perchè sappiamo che c’è un tema di compatibilità economiche e quindi di priorità”.

Registrare un contratto di locazione: costo e procedure

Tutte le informazioni per registrare un contratto di locazione con o senza cedolare secca. Il calcolo del costo in base al canone concordato e i costi da sostenere in caso di registrazione del contratto di locazione in ritardo.

Registrare un contratto di locazione è un obbligo di legge che riguarda l’affitto e la locazione di tutti i beni mobili, compresi i fondi rustici. La registrazione del contratto di locazione è un obbligo dell’affittuario o del proprietario. E’ possibile evitare di registrare il contratto di locazione solo quando l’uso transitorio o continuo non supera i 30 giorni complessivi nell’anno. 

Registrare contratto di locazione senza cedolare secca

Costo da pagare: imposta di registro e imposta di bollo

Se non è possibile o non si desidera aderire al regime fiscale della cedolare secca, per registrare il contratto di locazione a uso abitativo bisognerà pagare l’imposta di registro che ammonta al 2% del canone annuo, moltiplicata per le annualità previste dal contratto.

-Esempio pratico di calcolo dell’imposta di registro

Per esempio, ho un contratto di locazione di 4 anni, con un canone mensile di 350 euro per un corrispettivo annuo di 4.200 euro. La prima imposta da pagare per registrare il contratto di locazione senza cedolare secca ammonterà a 84 euro da moltiplicare per i 4 anni previsti dal contratto. L’imposta di registro può essere pagata in un’unica soluzione (con un minimo sconto) oppure annualmente, entro 30 giorni dalla scadenza della precedente annualità.

All’imposta di registro si aggiunge quella di bollo che ammonta a 16 euro da applicare su ogni copia da registrare. L’imposta va applicata su ogni 4 facciate scritte del contratto o comunque ogni 100 righe. Un  modello di contratto di locazione prevede, in genere, 5 – 6 pagine, ciò significa altre 32 euro d’imposta di bollo.

Registrare contratto di locazione cedolare secca

La cedolare secca è una modalità di tassazione dell’affitto che può essere scelta dal locatore. Consiste nell’applicare al canone annuo di locazione un’imposta fissa che va a sostituire l’Irpef e le relative addizionali (imposta di registro e imposta di bollo). 

Scegliendo di registrare il contratto di locazione con cedolare secca, il proprietario (così come l’affittuario) rinunciano a modificare l’importo del canone mensile concordato per l’intera durata del contratto. In altre parole, l’affittuario non può chiedere un aumento, incluso l’adeguamento istat.

Quanto costa registrare un contratto d’affitto con cedolare secca?

La cedolare secca è un’imposta sostitutiva che si calcola applicando un’aliquota del 21% sul canone di locazione annuo stabilito dalle parti ma come specificato andrà a sostituire IRPEF (il reddito assoggettato da cedolare secca è escluso dal reddito complessivo) e le imposte viste nel contratto senza cedolare secca. In alcune città d’Italia è prevista un’aliquota ridotta: la cedolare secca si fa pagare di meno nelle città di Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino e Venezia. 

 

Registrare contratto di locazione in ritardo

La registrazione del contratto di locazione deve avvenire entro 30 giorni dalla data di stipula del contratto, pena, una multa più o meno salata. La sanzione dipende dalle tempistiche di ritardo. Registrare un contratto di locazione in ritardo da oltre un anno è ben diverso dalla registrazione entro soli 90 giorni. Le sanzioni sono disciplinate dall’articolo 69 del DPR 131 del 1986.

Per regolarizzare la propria posizione basterà agire mediante il ravvedimento operoso. Con il ravvedimento operoso si potrà regolarizzare sia il ritardo della registrazione del contratto di locazione, sia il ritardo del pagamento dell’imposta di registro. La regolarizzazione del ritardo della registrazione non è esente da “penali” da pagare che, come premesso, variano in base all’entità del ritardo.

Registrare un contratto di locazione entro 90 giorni dalla stipula del contratto

Entro 90 giorni si otterrà una sanzione ridotta del 12%.

Registrare un contratto di locazione in ritardo di un anno

Dal novantunesimo giorno oltre la scadenza ma entro l’anno, si avrà una sanzione nella misura ridotta del 15%

Registrare un contratto di locazione in ritardo da più di un anno

Se il ritardo di registrazione del contratto di locazione va oltre un anno, la sanzione sarà nella misura del 120% dell’imposta di registro dovuta.
 

 

Come registrare un contratto di locazione

Il contratto di locazione può essere registrato online, utilizzando i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, richiedendo la registrazione presso gli uffici dell’Agenzia o incaricando un intermediario abilitato come le associazioni di categoria o i Caf.

 

Registrare il contratto di locazione online

Il portale delle Agenzie delle Entrate mette a disposizione una sezione che consente la registrazione del contratto di locazione mediante un software di gestione detto “RLI”. Registrare il contratto di locazione online è molto semplice. Vediamo come proseguire vedendo il video-guida sulla registrazione dei contratti di locazione online messo a disposizione dalla stessa Agenzia delle Entrate.

Bonus Bebè, la richiesta all’Inps

Il bonus bebè, meglio definito come assegno di natalità, è un contributo destinato ai neogenitori aventi diritto. Il bonus bebè è assegnato a seguito della domanda all’INPS, la richiesta è accolta (o respinta) in base alla situazione economica della famiglia certificabile mediante ISEE. Vediamo tutte le informazioni su come richiedere il bonus bebè 2015, 2016 e 2017 e a chi aspetta questo contributo.

Bonus bebè, a chi spetta?

La legge di Stabilità 2015 ha fatto luce sulle nuove modalità di accesso e richiesta al bonus bebè. L’assegno di natalità è rivolto alle famiglie che hanno avuto un bambino a partire dal 1 gennaio 2015, lungo tutto il 2016 o che lo avranno entro il 31 dicembre 2017.

La richiesta del bonus bebè deve necessariamente pervenire all’Inps entro 90 giorni dalla nascita del bambino. Il bonus bebè è rivolto anche alle famiglie che decidono di adottare un bambino, in questo caso, la data da considerare fa riferimento alla sentenza di adozione o di affidamento del tribunale.

Il bonus bebè sarà erogato alle famiglie con una bassa situazione reddituale. Il reddito ISEE non dovrà essere superiore a 25.000 euro annui. L’assegno di natalità aumenta per le famiglie con un reddito ISEE inferiore ai 7.000 euro annui.

L’assegno di natalità è erogato dall’inps a decorrere della data di nascita o di ingresso in famiglia. Il bonus bebè è erogato per i primi tre anni di vita de nuovo arrivato, per un massimo di 36 mensilità a partire dal mese di nascita o di arrivo del bambino.

Il bonus bebè è cumulabile con altre agevolazioni previste dal governo. 

 

A quanto ammonta il bonus bebè?

L’importo annuo è pari a 960 euro in caso di reddito ISEE superiore ai 7.000 euro e inferiore ai 25.000 euro. Tale importo sarà erogato con assegni mensili di 80 euro.

L’importo annuo raddoppia e sale a 1.920 euro per le famiglie con reddito ISEE inferiore a 7.000 euro. Anche in questo caso l’importo sarà erogato con assegni mensili ma in tal caso il valore del contributo mensile sarà di 160 euro.

 

Come fare richiesta del bonus bebè

Come premesso, la domanda va fatta all’INSP ma esclusivamente per via telematica. La richiesta può essere presentata mediante il portale dell’Inps con lo spertello del cittadino oppure mediante un Contact Center Integrato telefonando al numero verde 803. 164 o al numero 06 164. 164. Chi preferisce i mezzi canonici può rivolgersi al patronato che provvedere a fare da intermediario eseguendo l’opportuna richiesta all’Inps.

 

Bonus Bebè per i neonati nel 2014

Su molte testate si legge che i bambini nati nell’anno 2014 non hanno diritto al bonus bebè e questo è in parte vero. Con la circolare pubblicata il 23 aprile 2015, l’Inps ha reso noto il bando di concorso per l’assegnazione di 800 contributi, si tratta di un bonus bebè che consiste in un assegno da 500 € destinato esclusivamente ai dipendenti del Gruppo Poste Italiane. Anche in questo caso, il bonus bebé è erogato dall’INPS.

 

Pensioni, come gli eredi possono chiedere il rimborso

Se sei arrivato in questo articolo digitando sul motore di ricerca le parole “rimborso pensioni eredi“, probabilmente un tuo caro defunto è stato vittima del blocco delle pensioni del 2012 e 2013 dichiarato incostituzionale dalla Consulta. 

Gli eredi possono ottenere il rimborso pensioni spettante al deceduto, in questo articolo vedremo come procedere per richiedere il rimborso pensione da parte degli eredi e, in coda, il ramdno a un esempio di calcolo per capire a quanto ammonta l’entità del rimborso. 

 

Chi ha diritto al rimborso delle pensioni? 


 

Tutti gli ex contribuenti che hanno subito il blocco degli assegni disposto dal governo Monti tra il 2012 e il 2013. In altre parole, tutti i pensionati con un assegno previdenziale dal valore compreso tra i 1.500 e i 5.000 euro lordi. Ma cosa succede se un pensionato avente diritto al rimborso è deceduto prima di ottenere l’assegno dall’Insp?

Il rimborso spettante al pensionato deceduto possono andare di diritto agli eredi, tuttavia, gli eredi, per ottenere il rimborso della pensione dovranno effettuare un’apposita richiesta.

Le norme sono le stesse applicate quando un pensionato defunto vanta un credito nei confronti dell’Inps. Per esempio, se un pensionato defunto aveva maturato una tredicesima non riscossa, questo credito andrà direttamente alla moglie o al figlio, passa così ai titolari del trattamento di reversibilità. In questo caso gli eredi non dovranno fare alcuna richiesta particolare.

Se gli eredi non percepiscono la pensione di reversibilità la situazione è differente. In caso di un figlio o di un coniuge economicamente indipendente l’Inps non prevede il trattamento di reversibilità, quindi, in questo caso, gli eredi dovranno presentare una domanda all’Inps per richiedere il rimborso della pensione in quanto eredi del pensionato deceduto avente diritto al rimborso.

Gli eredi non titolari di una pensione di reversibilità possono richiedere il rimborso sulla pensione del defunto presentando i seguenti documenti all’Inps:

  • – dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà che possa attestare i nomi degli eredi, le date di nascita, la residenza e il grado di parentela con il defunto.
  • – La fotocopia del documento di identità e del codice fiscale dell’erede che richiede il rimborso.
  • – Nel caso di più eredi è necessaria la fotocopia del documento di identità e del codice fiscale di tutti gli eredi. In alternativa basterà la delega alla riscossione a favore di un solo erede.

Tutte le informazioni su come calcolare il rimborso pensioni:

  1. Rimborso pensioni INPS, come calcolarlo <- consigliato!
  2. Rimborso pensioni, a chi spetta ed esempio di calcolo
  3. Pensioni, come calcolare l’importo del rimborso