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Ucciso dall’esercito israeliano il capo della Jihad islamica palestinese

ROMA (ITALPRESS) – Israele afferma di aver ucciso il capo del gruppo terroristico palestinese della Jihad islamica nel campo profughi di Nur Shams nella Cisgiordania centrale in un attacco aereo ieri. Muhammad Abdullah è stato nominato capo del gruppo terroristico sostenuto dall’Iran nel campo di Tulkarem dopo che il suo predecessore Muhhamad Jabber è stato ucciso in uno scontro a fuoco a fine agosto, affermano le Forze di difesa israeliane. Le IDF affermano che Abdullah è stato ucciso in un attacco aereo insieme a un secondo terrorista, senza nominare la seconda persona. L’esercito afferma che Abdullah era responsabile dell’organizzazione delle attività del gruppo, inclusi “molti attacchi”. Lo accusa di aver utilizzato esplosivi contro le truppe israeliane. Le truppe israeliane a terra hanno sequestrato fucili semiautomatici e giubbotti antiproiettile trovati sui due, afferma l’IDF.
L’agenzia di stampa ufficiale dell’Autorità Nazionale Palestinese Wafa afferma che le truppe hanno anche sequestrato i corpi dei due, indicando come seconda vittima Awad Omar, proveniente dalla vicina città di Bal’a.

– foto Ipa Agency –
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Humanitas, con Sorrisi in Rosa via al mese di prevenzione senologica

MILANO (ITALPRESS) – Sensibilizzare sul tema della prevenzione e sull’importanza della diagnosi precoce per il tumore al seno: è questo l’obiettivo del progetto Humanitas “Sorrisi in Rosa” che si è rinnovato con l’inaugurazione di una mostra fotografica che ritrae 20 donne che hanno superato la malattia. Proprio queste venti donne sono le nuove testimonial di “Sorrisi in Rosa”. Il movimento che fa parte di Pink Union di Fondazione Humanitas per la ricerca oggi accoglie 130 donne che hanno affrontato il percorso oncologico negli ospedali e nei centri Humanitas Medical Care di Lombardia, Piemonte e Sicilia.
Per dare il via al mese della prevenzione del tumore al seno, l’Auditorium del Centro Congressi di Rozzano ha ospitato l’evento “Let’s talk with Sorrisi in Rosa”, in collaborazione con Gente, settimanale d’attualità. Protagoniste della serata condotta da Umberto Brindani, giornalista e direttore di Gente, sono state le fondatrici di Sorrisi in Rosa, Luisa Morniroli, fotografa e Cristina Barberis Negra, scrittrice. “Sorrisi in Rosa è un progetto d’amicizia. Le donne che con noi ne fanno parte – ha raccontato a Italpress Cristina Barberis Negra – sono donne che hanno attraversato l’esperienza del tumore al seno e che con il progetto stringono una sorellanza. Si tratta di un contagio virtuoso di narrazione nel nome della prevenzione, della condivisione”.
Con circa 60mila nuove diagnosi ogni anno, il tumore della mammella è la neoplasia più frequente a tutte le età. Dal palco dell’evento di Humanitas però Corrado Tinterri, direttore della Breast Unit dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas ha voluto sottolineare molte buone notizie: “Oggi si guarisce veramente tanto – ha detto – il doppio rispetto agli anni ’80 e la probabilità di guarire se si è seguiti in una Breast Unit sono 20% più alto rispetto a centri non specializzati”.
Le Breast Unit sono centri in cui chirurghi, oncologi, radiologi, radioterapisti, case manager, infermieri e psicologi collaborano per affiancare ogni donna colpita da tumore al seno.
La prevenzione resta fondamentale per aumentare le possibilità di superare la malattia. “La diagnosi precoce rende il percorso di cura meno impattante – ha detto Daniela Bernardi, responsabile di Radiologia Senologica e Screening di Humanitas -. In aggiunta all’autopalpazione del seno, è importante stabilire un percorso di prevenzione personalizzato che associ, alla visita senologica, mammografia e/o ecografia mammaria in funzione dell’età, della storia familiare ma anche delle caratteristiche della mammella di ogni donna, tra le quali la densità mammografica”.
Sul palco dell’Auditorium, con le fondatrici di Sorrisi in Rosa, c’erano Gerry Scotti, da diversi anni testimonial del progetto e i medici della Breast Unit di Humanitas. Tra gli ospiti anche Nazzarena Franco, CEO DHL Express Italy, alcuni studenti e studentesse dell’Accademia di Belle Arti di Brera con cui Humanitas realizzerà laboratori per le pazienti oncologiche e Norman Larocca, direttore marketing, comunicazione e sostenibilità Acqua dell’Elba. Acqua dell’Elba infatti, per il terzo anno, ha scelto di essere al fianco di Pink Union di Fondazione Humanitas per la Ricerca, progetto a sostegno della salute femminile, con una campagna di raccolta fondi. La fragranza Arcipelago Donna sarà distribuita in esclusiva sul sito di Fondazione Humanitas ( fondazionehumanitasdonazioni.com/lessenzadellaricerca ).
Come ogni anno, il calendario di iniziative di Sorrisi in Rosa in Lombardia, Piemonte e Sicilia prevede consulti e visite gratuite negli Humanitas Medical Care e negli ospedali. A questi si aggiungono incontri divulgativi, camminate di beneficenza e percorsi nell’arte.

– foto f03/Italpress –
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Rimonta red devils con gli azzurri in 10, Italia-Belgio 2-2

ROMA (ITALPRESS) – In 10 uomini l’Italia subisce la rimonta del Belgio dal 2-0 al 2-2 allo stadio Olimpico di Roma nella terza giornata di Nations League, ma riesce comunque a conservare il primo posto in solitaria del girone A2 con un punto di vantaggio sulla Francia e tre sugli uomini di Domenico Tedesco, rientrati in partita a fine primo tempo con l’espulsione di Pellegrini, dopo che gli azzurri avevano trovato il doppio vantaggio con i gol di Cambiaso e Retegui. La nazionale di Spalletti conferma così solo per 40 minuti gli ottimi segnali mostrati contro Francia e Israele, ma riesce anche a lasciarsi alle spalle il problema dell’approccio alla gara, manifestatosi agli Europei e nello scorso mese. Contro Albania e Francia gli azzurri subirono gol dopo un minuto, ma stavolta sono gli uomini di Spalletti a finire dopo pochi secondi sul tabellino dei marcatori. L’azione del vantaggio è da manuale e parte da una sponda di Retegui e si sviluppa sui piedi di Pellegrini. Il resto lo fa Dimarco con un cross basso per il tocco in rete di Cambiaso.
L’asse da quinto a quinto funziona e al 24′ è un cambio gioco del solito Dimarco per l’autore del primo gol ad ispirare il 2-0: Cambiaso arriva alla conclusione col sinistro, Casteels respinge in tuffo ma non può fare nulla sul tap in vincente di Retegui. La gara cambia al 41′. Un intervento di Pellegrini sul tendine d’Achille di Theate è punito in un primo momento col giallo dall’arbitro Eskas, ma l’analisi al Var spinge il direttore di gara norvegese ad estrarre il rosso all’indirizzo del romanista. Nel giro di un minuto l’Italia rimane in 10 e subisce gol. Lo schema sulla punizione di Tielemans coinvolge Trossard, bravo ad ammortizzare il pallone per la conclusione potente di De Cuyper, che non lascia scampo a Donnarumma. Al 62′ il Belgio pareggia sempre su palla inattiva: sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Faes fa sponda di testa per Trossard che da due passi in volèe batte il portiere italiano. Nell’ultima mezz’ora c’è spazio per un episodio da moviola (contatto tra Bastoni e Openda in area azzurra) e per l’esordio azzurro di Pisilli. Il pareggio alla fine lascia rimpianti ad entrambe le squadre. L’Italia tornerà in campo il 14 ottobre contro Israele allo Stadio Friuli di Udine.
– Foto Ipa Agency –
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I venti di guerra e l’Onu da riformare

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di Raffaele Bonanni
ROMA (ITALPRESS) – I venti di guerra che soffiano sul Medio Oriente e sull’Ucraina sconcertano l’opinione pubblica occidentale e la dividono sulle opzioni da adottare per una rapida uscita dai conflitti. Nel frattempo, le piazze delle capitali dei paesi democratici si riempiono di pacifisti. Nei paesi autocratici, invece, la realtà è completamente diversa: chi governa non ha limiti nelle sue scelte, può manovrare la repressione e l’informazione. La propria opinione pubblica è non di rado abituata ad apprezzare le conquiste ai danni degli altri, anziché il buon vicinato con altri popoli. Considerando questi aspetti, si può affermare che ciò che muove guerra e pace dipende molto dalla forma di governo di un paese. In Ucraina, ad esempio, Putin ha agito come ha voluto e potuto contro un paese sovrano e democratico. Prima ha tramato per farne un paese satellite, come avviene con la Bielorussia, ma quando le manifestazioni “arancioni” si sono sviluppate in tutta l’Ucraina e sono riuscite a cacciare il governo fantoccio eterodiretto da Mosca, Putin ha occupato e annesso la Crimea alla Federazione Russa contro ogni legge internazionale e trattato stipulato dagli stessi russi.
Poi, dopo 8 anni, Putin ha occupato l’Ucraina, ha annesso altre due regioni ucraine e minaccia l’uso dell’atomica qualora si dovesse resistere ancora alle sue mire. In Medio Oriente, invece, c’è un’altra autocrazia che muove le fila della guerra attraverso gli Houthi, Hamas ed Hezbollah: la Repubblica Islamica dell’Iran, governata dagli Ayatollah. Li ha incitati al terrorismo, li ha riforniti di missili da sparare su Israele, li ha spinti a mettere in crisi i governi del Libano, dello Yemen e della Palestina. Questo quadro della situazione è stato costruito sapientemente dal regime sciita di Teheran per diventare egemone nel Medio Oriente e mettere fuori gioco Israele, e non solo. Anche altri paesi musulmani sunniti nutrono avversione per il regime di Teheran. Infatti, da tempo, i musulmani sunniti, in larga maggioranza rispetto agli sciiti, sono palesi o occulti alleati di Tel Aviv, tanta è l’avversione per gli ayatollah iraniani. Ed allora, come conquistare la pace in situazioni così complesse, se si vogliono evitare in origine gli scontri armati dei violenti? L’ONU va profondamente riformata in modo da agire a garanzia della pace sostenuta dalla maggioranza qualificata delle Nazioni con iniziative armate a difesa dei trattati internazionali e dunque di chi è illegalmente aggredito.
Bisogna togliere il diritto di veto a Cina, Russia, USA, Regno Unito e Francia. Ad esempio, se l’Ucraina viene aggredita contro le leggi internazionali, l’ONU dovrà ripristinare la legalità. Ma se la Federazione Russa dispone del diritto di veto, è evidente che bloccherà l’ONU e questa ingiustizia spinge altri nel mondo ad aggredire i deboli. Dunque, tutti i pacifici del mondo devono unirsi a riformare gli organismi internazionali di garanzia. Diversamente, avremo sempre più guerre, perché i violenti riusciranno persino ad utilizzare il più nobile sentimento di pace come risorsa per travisarne il senso e consumare impuniti i loro crimini.

– Foto Agenzia Fotogramma –

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Milano, la M4 verso l’apertura di tutta la linea

MILANO (ITALPRESS) – Milano si prepara all’apertura di tutta la linea M4, prevista per le ore 13.30 di sabato 12 ottobre. Si tratta della nuova linea metropolitana del capoluogo lombardo, realizzata da Webuild.
Il percorso della M4 Milano corre sotto la città da Est a Ovest, passando per il centro storico fino ad arrivare all’aeroporto di Linate. La lunghezza della linea, tra i due capolinea di Linate e San Cristoforo, è di 15 chilometri, che vengono coperti in soli 30 minuti di viaggio (12 minuti dall’aeroporto al centro città), con 21 stazioni per le fermate della M4 Milano.
La nuova linea della metro è interamente sotterranea e ad automazione integrale, senza conducente, una tecnologia innovativa che consente di usufruire di convogli driverless più efficienti e sicuri. La M4 attraversa il centro storico di Milano permettendo spostamenti rapidi lungo la direttrice Est/Ovest della città, con una significativa riduzione del traffico su strada.
Oltre all’interscambio con l’aeroporto di Linate, l’opera ha due stazioni di interscambio con la linea metropolitana esistente: con la linea rossa nella stazione San Babila e con la linea verde in Sant’Ambrogio. La M4 è collegata alle linee ferroviarie suburbane nelle stazioni Forlanini FS, Dateo e San Cristoforo. Grazie a un breve collegamento pedonale all’esterno, che parte dalla stazione Sforza Policlinico, è possibile arrivare anche alla linea gialla nella stazione Missori.
Il progetto ha previsto la realizzazione di due gallerie a binario singolo, una per direzione, 21 stazioni (di cui 6 stazioni di interscambio), 30 manufatti e un deposito officina. La Metro M4 si sviluppa prevalentemente nel perimetro del Comune di Milano, mentre per una piccola porzione si sviluppa nel territorio dei comuni di Segrate e Peschiera Borromeo, in prossimità del terminale orientale.
Questo traguardo è accompagnato da una trasformazione di superficie, secondo l’ormai imprescindibile concetto di sostenibilità che deve comprendere anche una migliore qualità di fruizione degli spazi cittadini. Da Est a Ovest ogni fermata della M4 ha parchi e zone verdi adiacenti, alcuni già esistenti altri nati grazie ai lavori di costruzione della metro. Le zone di accesso alle due stazioni Tricolore e San Babila sono state completamente riviste, privilegiando la pedonalizzazione.
In particolare, piazza San Babila è stata totalmente interdetta al traffico, e consegnata alla città come luogo di vera aggregazione in continuità con l’adiacente spazio urbano creato dall’architetto Luigi Caccia Dominioni.
Tra le stazioni Argonne e Susa, sopra la metropolitana, sono stati installati campi sportivi, giochi per i bambini e panchine.
Al capolinea San Cristoforo è stata costruita una passerella ciclopedonale che attraversa il Naviglio Grande.
La costruzione della M4 è stata un’opera ingegneristica complessa, che ha richiesto tecnologie all’avanguardia e competenze specifiche. Le gallerie sono state scavate con sei TBM (Tunnel Boring Machine) che hanno scavato ad una profondità media di 20 metri dal piano stradale, con un massimo di 30 metri.
Il consolidamento del terreno è avvenuto attraverso il get grouting, un metodo che consiste nell’iniezione di miscele cementizie per stabilizzare il terreno e prevenire infiltrazioni.
Un’altra tecnica all’avanguardia che è stata utilizzata per la costruzione della M4 è il congelamento artificiale dei terreni, che previene i cedimenti durante gli scavi. Consiste nel congelamento dell’acqua di falda attraverso l’azoto liquido, che provoca uno shock termico a circa -196° e rende il terreno compatto come una roccia, facilitando gli scavi.

– Foto Webuild –

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L’assessore Besio in visita all’Istituto Comprensivo Franca Ongaro

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VENEZIA (ITALPRESS) – Un sopralluogo nelle classi “ritrovate”. Avevano rischiato la chiusura ma la campanella è suonata anche quest’anno per la classe prima della primaria Parmeggiani al Lido e per le classi singole alla primaria Zendrini a Pellestrina, dove si rischiava la pluriclasse. Mercoledì 9 ottobre l’Ufficio scolastico regionale, con il direttore Marco Bussetti, e il Comune di Venezia, con l’assessore alle Politiche educative Laura Besio e il consigliere delegato ai Rapporti con le Isole Alessandro Scarpa Marta hanno fatto visita alla Scuola primaria Zendrini dell’Istituto comprensivo Franca Ongaro di Pellestrina.

Un sopralluogo per toccare con mano i risultati raggiunti e al contempo un incontro che è stata occasione per confermare il buon dialogo tra scuola, famiglie, istituzioni e uffici scolastici, sia della Regione che territoriale. “Pellestrina è nel cuore di questa Amministrazione, testimonianza ne è il racconto che facciamo di lei e delle altre isole quando ne difendiamo la specificità e la necessità di proteggerla, anche scolasticamente parlando – ha spiegato l’assessore Besio – Abbiamo oggi un alleato nell’Ufficio scolastico che in più occasioni, come quella di quest’anno, ha dimostrato di saper ascoltare, valutare e, nel quadro generale delle risorse a disposizione, valorizzare. Grazie a tutti, a partire dai genitori”.

Ad accogliere la “delegazione istituzionale” e a fare gli onori di casa il dirigente scolastico reggente Marco Vianello e parte del Consiglio di istituto, con alcuni genitori. Presente anche la consigliera di Municipalità del Lido, rappresentante per il territorio di Pellestrina, Antonietta Busetto. Il consigliere comunale delegato ai Rapporti con le isole, Alessandro Scarpa Marta, ha sottolineato l’importanza del riconoscimento della ‘specificità’ delle scuole di Pellestrina: “Quella della scuola nelle isole è una tematica portata avanti da diversi anni, con incontri svolti in Comune assieme all’assessore Besio, per dare la massima disponibilità e permettere agli alunni di avere un ambiente sano e confortevole e soprattutto di mantenere tutte le classi, anche nel caso di un calo di iscritti, senza ulteriori accorpamenti. Il problema è molto sentito dai genitori e dalle famiglie e grazie al lavoro svolto si è riusciti a mantenere anche quest’anno tutte le classi della scuola Zendrini di Pellestrina”.

Dopo una visita alla materna e alla primaria, i genitori e il personale scolastico hanno omaggiato gli amministratori di una pubblicazione sulla storia della Scuola elementare Bernardino Zendrini, che raccoglie numerosi registri scolastici risalenti al periodo tra gli anni precedenti e immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, con foto delle classi, episodi significativi della vita scolastica e informazioni storiche anche sulla vita sociale, culturale e economica dell’isola di Pellestrina all’epoca.

foto: ufficio stampa Comune di Venezia

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Israele colpisce tre basi Unifil, Crosetto a Gallant “Inaccettabile”

ROMA (ITALPRESS) – Le forze israeliane hanno colpito tre basi delle forze Unifil nel sud del Libano, ferendo due persone. Non si contano feriti tra le forze italiane presenti. Un carro armato israeliano ha sparato contro una torretta di osservazione della base di Naqura. La torre è stata centrata e i due militari Onu sono precipitati a terra. Le loro condizioni non sono gravi, riferiscono fonti mediche locali. Sembra inoltre che Israele abbia colpito anche gli avamposti italiani. Alcune telecamere sono state distrutte da colpi di armi portatili.
“Già dalle prime ore di questa mattina ho contattato il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, per protestare con lui e ricordargli in modo fermo che quanto sta avvenendo nei pressi delle basi italiane di Unifil nel Sud del Libano e, in generale, verso il contingente Unifil a partire dagli spari contro il quartier generale di Unifil è, per me e per il governo italiano, inaccettabile. Anche se ho ricevuto garanzie sulla massima attenzione alla sicurezza del personale militare ho ribadito che dev’essere scongiurato ogni possibile errore che possa mettere a rischio i soldati, italiani e di Unifil”, ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto. “La sicurezza dei militari italiani schierati in Libano rimane una priorità assoluta per il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che tengo costantemente informata e che segue l’evolversi della situazione con grande attenzione, per me e per tutto il Governo italiano, affinchè i peacekeeper italiani continuino la loro opera di mediazione e di sostegno alla pace e alla stabilità del Libano e dell’intera regione”, ha aggiunto Crosetto.
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-Foto: Ipa Agency-

Webuild, sul Ponte di Braila riasfaltatura con miscela ultraresistente

MILANO (ITALPRESS) – Iniziati i previsti lavori di riasfaltatura del Ponte di Braila in Romania grazie all’uso di nuova miscela di asfalto ultraresistente elaborata da Webuild in collaborazione con il professore Maurizio Crispino del Politecnico di Milano.
La miscela fornirà al manto bituminoso caratteristiche di elasticità e resilienza adatte agli eccessivi carichi pesanti in transito in ambedue i sensi di marcia a causa della guerra in Ucraina. Il ponte di Braila è una infrastruttura strategica per la regione e dalla sua apertura nel luglio 2023 ha sostenuto un traffico molto intenso, con passaggi settimanali di oltre mille camion.
Il carico oltre i limiti di peso consentiti, in concomitanza con le temperature eccessive dei mesi estivi, ha portato alla decisione di avviare lavori di riasfaltatura con una nuova miscela con caratteristiche di ultraresistenza superiori alle specifiche contrattuali e da normativa applicabile e sarà in grado di resistere anche ai carichi di traffico di portata eccezionale. La miscela va a sostituire il precedente manto bituminoso che era stato adottato in base alla normativa locale in sede di progetto da parte della autorità stradale rumena e lavorato secondo programma. La tenuta del manto stradale non ha in alcun modo mai presentato rischi strutturali.
Il Ponte sul Danubio a Braila è il secondo ponte sospeso più lungo dell ‘Europa continentale, un’opera molto avanzata dal punto di vista ingegneristico. Tra le lavorazioni che hanno richiesto tecniche altamente qualificate, la realizzazione di pali di grande diametro, gli scavi di pozzi molto estesi e profondi, gli impianti per l’estrazione dell’acqua dalle falde sotterranee.
Dalla sua apertura al traffico, il consorzio di costruzione guidato da Webuild (subentrata ad Astaldi) ha lavorato insieme al cliente per monitorare e implementare opere minori di collegamento con la rete autostradale.

– Foto ufficio stampa Webuild –

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