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A PALERMO LE SCULTURE DI ALBA GONZALES

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Con diciannove sculture di grandi e medie dimensioni collocate nel parco della Fondazione Whitaker, Alba Gonzales darà vita a Palermo a un viaggio ideale e simbolico attraverso i miti mediterranei, rivissuti nel moto pendolare fra desiderio e nostalgia. La mostra è promossa e realizzata dalla Fondazione Cultura e Arte ed è organizzata da Civita Sicilia.

Romana di nascita, fra genitori e nonni la scultrice raduna in sé origini siciliane, greche, spagnole e francesi, con un cosmopolitismo mediterraneo che spiega per alcuni aspetti il patrimonio mitico e mitologico che dà linfa alle sue opere, sotto il segno di un culto sensuale della forma e del corpo umano. Proprio per queste radici così legate al Mare nostrum, l’approdo delle sculture di Alba Gonzales a Palermo, città “meticcia” per eccellenza, moltiplica gli echi epici ed evocativi delle sue opere, ulteriormente arricchiti dalla sede scelta per la mostra, quella Villa Malfitano Whitaker nata per volontà di un illustre esponente (Giuseppe Whitaker) della comunità anglopalermitana di fine 800 e ricca di tesori giunti dalle culture più diverse e lontane.

Come scrive in catalogo il curatore della mostra, Gabriele Simongini, “Alba Gonzales appartiene alla schiera sempre più ristretta di scultori nell’autentico senso del termine e in particolare spicca per l’aspirazione a dire tutto, interamente e senza filtri intellettualistici, attraverso la forma che è per lei, essenzialmente, forma del corpo umano inteso come tempio dell’anima, nei suoi aspetti negativi e positivi, destinati a convivere indissolubilmente. Di fronte ad una società votata alla ricerca dello stordimento ed anestetizzata dai social network, la Gonzales, manifestando un intenso impegno etico, forza volutamente i toni delle tematiche scelte (l’avidità, l’ossessione per il sesso e il potere, la vanità, il dominio del narcisismo e dell’apparire, la furia bellicista, ecc.), li rende icastici, teatrali e quasi iperbolici, portando al tempo stesso avanti la necessità di non cancellare la memoria e i mille fili che ci legano al focolare del passato, da tenere sempre acceso”.

Per Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente Onorario della Fondazione Cultura e Arte, che ha voluto questa mostra, “chiunque si trovi di fronte a un’opera di Alba Gonzales non può che rimanerne sedotto o sorpreso. La grazia delle forme e delle  linee, la plasticità dei movimenti, gli atteggiamenti sensuali ma mai volgari propri delle sue sculture – la volgarità e la corruzione dei costumi è anzi ciò che l’artista intende negativamente registrare e denunciare – sono la cifra stilistica più evidente della Gonzales, che incredibilmente riesce a sortire questi risultati forgiando la materia senza partire da un disegno o un progetto preparatorio. La sua arte è spontanea, immediata, fluisce dalle sue mani e dalla sua anima che sono un unicum, e che diventano a loro volta un tutt’uno con il mezzo, il bronzo, scelto anche perché potenzialmente eterno, come lo sono le opere di Alba Gonzales e le questioni esistenziali che esse interpretano”. 

Superata la fase prettamente formativa, il percorso creativo di Alba Gonzales si è articolato, sostanzialmente, in due grandi fasi. Fino al 1986 l’artista ha privilegiato la dialettica della struttura con figurazioni antropomorfiche che sondano in modo originale il senso del mito arcaico e del meccanicismo moderno. Successivamente, nelle sue opere, si afferma con forza il tema “Amori e Miti”, tutt’ora in divenire, con l’emersione progressiva di una figurazione più chiaramente articolata e riconoscibile, di natura metamorfica, a sua volta riconducibile ad una rinnovata riflessione sulla cultura e sulle civiltà mediterranee.

Contemporaneamente, un altro tema sollecita la ricerca scultorea di Alba Gonzales nella sua aspirazione ad affrontare la condizione esistenziale dell’uomo: “Sfingi e Chimere”, ovvero la componente bestiale dell’animo umano, in un’evidente drammatizzazione e teatralizzazione della sua figurazione fantastica con forti componenti erotico-oniriche. 

ARRESTATO MONTANTE

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Agli arresti domiciliari Antonello Montante, l’imprenditore nisseno presidente di Retimpresa Servizi di Confindustria. Assieme a Montante sono state arrestate altre cinque persone, mentre un altro indagato è stato colpito dalla misura interdittiva della sospensione dall’esercizio dell’ufficio pubblico per la durata di un anno. 

Gli arresti sono arrivati in seguito ad una complessa indagine condotta dalla Squadra mobile nissena coordinata dalla locale Direzione distrettuale antimafia e scaturita nell’operazione denominata “Double face”. Le ipotesi di reato contestate all’ex presidente di Confindustria Sicilia e agli altri indagati sono, a vario titolo, di essersi “associati allo scopo di commettere più delitti contro la pubblica amministrazione, di accesso abusivo a sistema informatico e corruzione”.

Secondo la Procura, Montante avrebbe fatto parte di una sorta di rete di ‘spionaggio’ il cui scopo è stato quello di ottenere notizie sulle indagini della magistratura a suo carico.

 

ITALCEMENTI, PORTE APERTE A ISOLA DELLE FEMMINE

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Dopo 15 anni, Italcementi riapre le porte a Isola delle Femmine: circa un migliaio quest’oggi i presenti – autorità locali, dipendenti ed ex dipendenti con familiari, cittadini, clienti e fornitori – in visita all’impianto a pochi chilometri da Palermo, una cementeria (avviata nel 1957) che, indotto compreso, impiega circa 300 lavoratori e che ha una capacità produttiva di 900.000 tonnellate n un anno.

La mattinata è stata dedicata alle scuole, in particolare agli studenti degli Istituti Comprensivi “Biagio Siciliano” di Capaci e “Francesco Riso” di Isola delle Femmine: numerose le richieste di informazioni e curiosità sull’attività dell’impianto, in un clima di festa e dialogo. A seguire, un incontro con la stampa al quale hanno preso parte Agostino Rizzo, direttore tecnico di Italcementi e Antonio Finocchiaro, responsabile del cementificio siciliano.

“Siamo presenti in questo territorio da oltre settant’anni, nel nostro impianto hanno lavorato generazioni di famiglie e con il nostro cemento sono state realizzate opere e infrastrutture importanti per la Sicilia – ha spiegato Rizzo -. La giornata di oggi vuole essere un’ulteriore testimonianza della nostra volontà di mantenere un confronto aperto, costante e costruttivo con la comunità locale. Per gli studenti poi, la possibilità di conoscere dal vivo il processo produttivo del cemento entrando in contatto con la realtà dello stabilimento è un’ottima opportunità formativa”.

Rizzo ha sottolineato l’impegno di Italcementi “su diversi fronti”. “Anzitutto quello della sicurezza, ma anche tutela dell’ambiente e del territorio, etica e legalità. A proposito, abbiamo dei protocolli molto stringenti, che non riguardano soltanto i nostri fornitori ma anche i nostri clienti. E’ una nostra mission assicurarci di avere a che fare con delle persone che possono avere contratti secondo i nostri criteri e i nostri standard”.

Secondo Finocchiaro, che dirige l’impianto palermitano dal luglio del 2015, “la sostenibilità per noi è quella ambientale ed energetica, ma anche la salvaguardia della sicurezza e della salute dei lavoratori. Abbiamo totalizzato 668 giorni senza infortuni e veniamo da un’ottima tradizione qui a Isola delle Femmine: questo evidenzia l’attenzione che pone il lavoratore, ma anche l’attenzione e gli investimenti che l’azienda fa per garantire tutto questo”.
Tra i presenti anche il sindaco di Isola delle Femmine, Stefano Bologna, e il deputato regionale di Diventerà Bellissima, Alessandro Aricò.

“Italcementi – ha detto il primo cittadino – deve proseguire su questa strada, fatta di etica, attenzione per l’ambiente, salvaguardia del territorio e sicurezza. Nonostante la presenza di un’industria ‘pesante’, Isola delle Femmine non ha patito a livello di sviluppo ambientale e turistico, anche perchè Italcementi ha sempre avuto a cuore il territorio”.

Aricò, a nome dell’amministrazione regionale, ha garantito l’apporto del Governo che “deve essere a fianco delle aziende, non a caso appena insediati abbiamo risolto con delibera la questione della concessione della cava. Ritengo che qui ci sia un naturale connubio tra sviluppo, qualità dell’aria, codice comportamentale, etico e legalità. Isola delle Femmine – ha concluso – fa parte di un circuito mondiale, questo ci inorgoglisce”.

Con il cemento prodotto a Isola delle Femmine sono state realizzate, è stato sottolineato, importanti opere e infrastrutture per il territorio siciliano, tra cui (a Palermo) la cittadella universitaria, il passante ferroviario, il depuratore di Acqua dei Corsari, il ministero delle Comunicazioni e ministero delle Finanze-Centro di Servizi presente nel capoluogo; il Porto turistico di Trapani e i Porti di Sant’Agata di Militello e Capo d’Orlando (Messina); e ancora, numerose dighe e depuratori dislocati lungo tutta la regione.

 

 

MATTARELLA CELEBRA 70 ANNI CORTE CONTI SICILIA

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Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Palermo, presso la Società siciliana per la Storia patria, ha presenziato alle celebrazioni per il 70esimo anniversario dell’istituzione delle Sezioni della Corte dei conti in Sicilia. Il Capo dello Stato è stato accolto dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, dal presidente della Regione, Nello Musumeci, e dal presidente della Societa’ siciliana per la Storia patria, Giovanni Puglisi.

L’evento si svolge nel contesto di un incontro di studio in tema di contabilità pubblica.
Mattarella ha poi scoperto una lapide celebrativa del settantesimo anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione.

La cerimonia si è tenuta presso la sede della Società Siciliana per la Storia Patria, all’interno del chiostro di San Domenico. Accanto a Mattarella, il presidente della Società Siciliana per la Storia Patria, Gianni Puglisi. La lapide commemorativa è stata apposta “a riconoscente memoria dei tanti siciliani che hanno creduto e combattuto per garantire all’Italia unità, libertà e democrazia”, in un luogo che lo stesso Puglisi ha definito “la casa della memoria e della cultura siciliana”.

Il Capo dello Stato ha poi presenziato alla premiazione di Alfonso Rizzo, di Racalmuto, studente di secondo anno del biennio del corso di Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, che ha vinto una borsa di studio nell’ambito del concorso ‘Immagini di legalità’ promosso in collaborazione con la Corte dei Conti della Regione siciliana. Alfonso Rizzo ha ricevuto il premio dal presidente dell’Associazione Magistrati della Corte dei Conti, Ermanno Granelli.

FORESTALI, CONVEGNO UGL SU MANSIONE CAPOSQUADRA

La federazione agroalimentare del sindacato Ugl ha organizzato all’università Kore di Enna un convegno sul tema “La sicurezza sul lavoro premia”, organizzato per discutere dell’importanza di una sentenza del Tribunale di Enna, definita “storica”, che dopo un percorso durato quattro anni riconosce la mansione di “caposquadra” agli addetti alla sicurezza dell’antincendio forestale.
La sentenza ha decretato che tutti gli operai del settore potranno godere del riconoscimento non solo professionale, con un avanzamento di qualifica alla mansione di caposquadra, ma di un aumento retributivo.

All’incontro hanno preso parte i rappresentanti delle delegazioni regionali dell’Ugl e l’assessore alle Politiche agricole di Enna, Biagio Scillia.

“Siamo qua – ha dichiarato Paolo Mattei, segretario generale Ugl agroalimentare – per dare il nostro sostegno al lavoro forestale e per continare a portare avanti le nostri grandi battaglie per la stabilizzazione del lavoro in Sicilia”. Sono stati l’avvocato Carmelo Sebeto e la docente di Diritto del lavoro all’ateneo ennese Alessia Gabriele a spiegare nel dettaglio le novità apportate dalla sentenza.

“Si è partiti dalla constatazione che non ci può essere professionalità se non c’è sicurezza – ha detto Sebeto -, nella regolamentazione del lavoro forestale mancava del tutto il riconoscimento e l’adeguamento normativo della mansione di caposquadra. Il tribunale di Enna e la Corte d’Appello di Caltanissetta hanno decretato che venisse rispettato il Contratto collettivo nazionale del lavoro e venisse riconosciuto un ruolo fondamentale nel reparto sicurezza della forestale. Era un’aberrazione – ha continuato – che si continuasse a permettere che ci fossero dei lavoratori forestali con la responsabilità della sicurezza della loro squadra, ma senza che di fatto potessero esercitarne la funzionalità”.

Per la docente Alessia Gabriele, “è stata fondamentale in questa battaglia l’intermediazione del sindacato riconosciuta nell’articolo 39 della Costituzione. Il singolo da solo non ha voce – ha detto – il sindacato è stato indispensabile per garantire l’effettività del diritto”. L’esperta di Diritto del lavoro ha spiegato che la responsabilità della sicurezza dei lavoratori rimane sempre in primo luogo il datore di lavoro “che però – ha sottolineato – può delegare i suoi poteri su dirigenti e preposti. Ecco, è proprio la figura di un preposto che questa sentenza è venuta a sancire, una qualifica di vigilante sui comportamenti della squadra forestale non attribuita solo formalmente, ma con tutti i poteri per esercitarla concretamente”.

Paolo Capone, segretario generale Ugl, ha sintetizzato il messaggio del convegno: “Da questo convegno esce fuori l’urlo del sindacato e l’azione della magistratura venuto fuori grazie al riconoscimento da parte del Tribunale di Enna di un diritto del lavoratore occupato nel settore forestale, quello di caposquadra con responsabilità e potere nella gestione della sicurezza. Si tratta di una sentenza che farà scuola – ha dichiarato – e che da Enna inizieremo a diffondere in tutta la Sicilia, in Calabria e in Sardegna e nelle altre regioni”. Un riconoscimento economico e un inquadramento contrattuale che da soli, però, “non bastano per risolvere il problema della sicurezza sul lavoro”, ha precisato Capone. “Siamo coscienti che c’è tanto ancora da fare per garantire i diritti e la sicurezza di questi lavoratori che hanno la responsabilità di tutelare il patrimonio boschivo del nostro paese”.

 

 

 

FINANZIARIA, MUSUMECI “PATRIMONIO DI TUTTI”

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“Continuiamo a ribadire la soddisfazione per l’esito di una manovra che era stata preannunciata come una sorta di conflitto dalle dimensioni devastanti e invece è stato un civilissimo confronto tra il Governo da una parte e il Parlamento dall’altra. Abbiamo prontamente aderito alle richieste che venivano dai gruppi dell’opposizione finalizzate a un confronto alla luce del sole e quindi, in commissione prima e in Aula dopo, affinchè la Finanziaria diventasse, come la legge vuole, patrimonio di tutti. Del Governo che la propone e del Parlamento che la integra”. Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, illustrando la Finanziaria approvata lunedì scorso, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo d’Orleans, a Palermo, assieme ad alcuni suoi assessori.

“Non siamo noi a dover fare le pagelle sulle iniziative assunte dai gruppi parlamentari, abbiamo grande rispetto per il lavoro dell’Ars, e alla fine devo dire che è emersa una legge assolutamente degna di considerazione, proprio perche’ risponde alle esigenze alle quali abbiamo improntato la nostra azione – ha aggiunto -. Anzitutto dotare la Regione degli strumenti di pianificazione di cui è assolutamente carente: pensate che solo per l’ambiente e il territorio mancano 7-8 Piani di programmazione; dare regole nei settori in cui governa il caos; massima attenzione allo sviluppo economico e quindi alle imprese; massima attenzione alle fasce deboli, quindi al welfare; taglio Dove possibile dei costi della politica, che sono diversi dai costi della democrazia”.

“Non c’è stato il muro contro muro – ha sottolineato il Governatore -, abbiamo dato atto alle opposizioni di non essersi abbandonate ad atteggiamenti di ostruzionismo, è stata la prima esperienza di questo Governo e la legge finanziaria non solo si muove lungo le linee tracciate dal Governo e rese note dalle dichiarazioni programmatiche a inizio legislatura, ma vede pienamente coinvolto il Governo e tutti i gruppi del Parlamento, quelli della coalizione e quelli delle opposizioni”.

Con la Finanziaria regionale arrivano 365 milioni per le fasce più deboli, ha sottolineato Musumeci. Nello specifico, si tratta di 271 milioni per disabili gravi e gravissimi; 32 per alunni disabili, 11 per i disabili psichici, 17 per gli anziani disabili over 65; 11 milioni per il ‘Dopo di noi’. E ancora, 5 milioni per i piani di cura individuali; 14 milioni a favore delle persone affette da autismo; 10 milioni per la ricerca e lo sviluppo in campo biomedico; 5 milioni per il reddito di inclusione; 200mila euro per interventi a favore delle donne vittime di violenza. E infine, l’introduzione del quoziente familiare, quindi l’Irpef, per le famiglie a basso reddito.

“Adesso – ha aggiunto il Governatore – apriamo la stagione brevissima del ‘collegato’ alla Finanziaria: il 9 maggio il ministrumento contabile dovrebbe arrivare in Aula, e anche li’ sono presenti 2-3 iniziative significative del Governo”.

“Auspico, il mio non è un impegno, che si possa presentare il Bilancio e la Legge finanziaria 2019 al Parlamento entro la fine dell’anno – ha proseguito -. Sarebbe un gran risultato mettere le strutture della Regione in condizione di potere lavorare già dall’1 gennaio”.

 

AGGRESSIONI IN OSPEDALE, EMERGENZA CONTINUA

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Ancora un’aggressione agli operatori della sanità. Questa volta è accaduto allo sportello del Centro unico prenotazioni del Distretto sanitario di Castelvetrano dell’Asp di Trapani. Una funzionaria del Distretto, che cercava di calmare una donna che aveva saltato la fila, è stata presa a schiaffi. La dipendente e’ stata medicata al pronto soccorso dell’ospedale di Castelvetrano, mentre la donna è fuggita. Si allunga così la lista delle aggressioni negli ospedali siciliani. Ieri notte un altro caso era stato registrato all’ospedale Cervello di Palermo, dove un infermiere del triage è stato aggredito e picchiato.

Indignato il commissario dell’Azienda sanitaria provinciale di Trapani, Giovanni Bavetta: “Voglio esprimere la solidarietà mia personale e quella dell’azienda, alla nostra dipendente aggredita al Centro unico prenotazioni di Castelvetrano – commenta -. Questo personale, sempre in prima linea, e che opera con professionalità e con spirito di servizio, è spesso soggetto a episodi di inciviltà e violenza verbale, sfociati ora anche nella violenza fisica”. “Il fatto è ancor più grave e ingiustificabile – aggiunge Bavetta – visto che non si è nemmeno in presenza dell’ansia e della preoccupazione che può cogliere chi si reca in pronto soccorso per i sintomi di una patologia. D’ora in poi sporgerò formale denuncia, a nome dell’azienda, agli organi competenti”.

E’ il terzo caso infatti che si verifica in poco più di un anno in provincia di Trapani, dopo l’aggressione subita da un infermiere al pronto soccorso di Alcamo e quella all’addetto al triage dell’area di Emergenza urgenza dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani. Gli sportelli dei distretti al momento sono particolarmente affollati di utenti, visto che oltre alle prenotazioni, si sta procedendo ai rinnovi  dell’esenzione ticket per reddito, e il personale oltre a ricevere la documentazione, deve verificare eventuali dichiarazioni  false negli anni precedenti e procedere al recupero credito. Per questo nei giorni scorsi in quello di Castelvetrano erano state aumentate le giornate di apertura degli sportelli e integrato il personale addetto.

Ed intanto due persone sono state raggiunte da misure cautelari nell’ambito delle indagini avviate in seguito alla brutale aggressione di due medici avvenuta all’ospedale “Vittorio Emanuele” di Catania il 14 marzo scorso. Agli arresti domiciliari è finito un 39enne, mentre il fratello di 34 anni, è stato sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. I provvedimenti, emessi dal gip del Tribunale di Catania, sono stati eseguiti dai carabinieri, che hanno fatto luce sull’episodio.

I due medici erano di servizio al pronto soccorso del nosocomio catanese quando, alle 14 circa, orario di cambio turno, sono stati chiamati d’urgenza in sala visite per un codice rosso. Era appena giunto in ospedale su una sedia a rotelle, spinta da alcuni parenti, un giovane catanese privo di sensi, vittima di un probabile incidente stradale. La prima a tentare di stabilizzare il giovane è stata una dottoressa che, invece di poter soccorrere adeguatamente il paziente, si è vista letteralmente invadere la sala visite dai familiari. Riscontrata la gravità delle condizioni del giovane il medico, aiutata da un collega, ha invitato i parenti a lasciare immediatamente la sala per poter assistere il malcapitato.

Per tutta risposta uno degli indagati, spalleggiato dal fratello, ha iniziato ad ingiuriarla con epiteti irripetibili tentando pure di colpirla al volto. L’intervento di un altro medico, che ha cercato di riportare alla ragione gli aggressori, ha sortito l’effetto contrario. Infatti, dopo essere stato minacciato, nel tentativo di sfuggire alla furia degli assalitori, ha cercato di trovare riparo in una delle stanze del pronto soccorso dove, proprio davanti la porta è stato raggiunto, afferrato per un braccio e colpito ripetutamente al viso, tanto da riportare un trauma contusivo alla regione facciale ed al collo, con una prognosi di 15 giorni.

La denuncia presentata dai due medici ai Carabinieri della Stazione di Catania Piazza Dante, ha consentito agli investigatori dell’Arma di ricostruire l’accaduto e di dare un volto agli aggressori, identificati mediante l’analisi delle immagini registrate dalle telecamere di sicurezza nonché attraverso l’acquisizione di alcune testimonianze.

 

PROCESSO TRIBUTARIO, ESPERTI A CONFRONTO

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Esperti a confronto ad Agrigento al convegno sul tema “Processo tributario: criticità e rapporti con le altre giurisdizioni”, organizzato dall’Osservatorio Permanente della Giustizia Tributaria, dall’Associazione Magistrati Tributari Sicilia e dall’Unione Nazionale Camere Avvocati Tributaristi con il Patrocinio del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria. Sono intervenuti, tra gli altri, Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, Gaetano Armao, vicepresidente della Regione Siciliana, Ennio Attilio Sepe, presidente dell’Associazione Magistrati Tributari, Angelo Cuva, tesoriere dell’Uncat. Le due sessioni di lavoro sono state presiedute da Calogero Ferlisi, presidente del Tar Sicilia e da Salvino Pillitteri, vicepresidente della Amt.
Angelo Cuva, tesoriere dell’Uncat ha rilevato che le criticità principali del processo tributario vanno ricondotte “a cause interne ed esterne alla Giurisdizione tributaria che determinano quella patologia del sistema che abbiamo definito ‘l’ingorgo della giustizia tributaria’. Quelle interne attengono alla composizione delle Commissioni tributarie ed al reclutamento dei Giudici tributari. Occorre una urgente riforma che porti ad una giurisdizione speciale esercitata da magistrati di ruolo, nominati dopo un concorso pubblico per esami e titoli e destinati ad esercitare le loro funzioni a tempo pieno con adeguato riconoscimento economico. Quelle esterne, che si collocano a valle, sono legate ai costi della compliance che in Italia sono ancora molto elevati e che comportano una elevata evasione fiscale ed un notevole contenzioso. Per ridurre tali costi  bisogna favorire la Tax compliance e cioè un nuovo rapporto tra Amministrazione finanziaria e contribuente fondato su un clima di reciproca collaborazione e fiducia funzionale alla spontanea rivelazione della materia imponibile”.
Salvino Pillitteri, vicepresidente dell’Associazione Magistrati Tributari, nell’evidenziare i vari profili critici della giurisdizione tributaria, ha rappresentato che l’Associazione, non appena formato il nuovo governo, intende portare all’attenzione dell’esecutivo le criticità procedimentali e strutturali del processo tributario che necessita di una riforma volta a garantire la terzieta’ e l’autonomia dei giudici tributari.
Il Direttore dell’Agenzia, Ruffini, ha evidenziato che l’Amministrazione deve tendere con la sua azione  ad indurre il contribuente all’adempimento spontaneo degli obblighi tributari.