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Francesco Guccini torna con “Canzoni da osteria”

ROMA (ITALPRESS) – Francesco Guccini ci accompagna ancora una volta tra le sue melodie del cuore e le immagini evocative dei suoi ricordi con “Canzoni da osteria”, il nuovo progetto discografico del Maestro del cantautorato italiano fuori per BMG esclusivamente in formato fisico. Naturale prosecuzione di Canzoni da intorto, certificato Disco di Platino, vincitore della Targa Tenco per la categoria “Interprete di canzoni” e album fisico più venduto del 2022 che ha segnato il ritorno a cantare di Francesco Guccini a 10 anni di distanza dall’ultimo progetto in studio – Canzoni da osteria è una raccolta di canti popolari selezionati dal Maestro, veri e propri gioielli del repertorio nazionale e internazionale rivisitati in chiave strettamente personale.
Un viaggio sonoro lungo 14 tracce tra cultura, tradizioni nascoste e storia, che ha come punto di partenza l’inno italiano della Resistenza Bella ciao, prosegue in Sud America con Jacinto Chiclana, El caballo negro, La chacarera del 55 e Sur, fino a cantare dell’amore in ogni sua forma con Amore dove sei, Maria la guerza e La tieta; non mancano le tradizionali Il canto dei battipali in veneto, La maduneina dal Baurgh ‘d San Pir in bolognese, Hava nagila in ebraico, la nostalgica The last thing on my mind e il folk americano in Cotton fields; a chiudere il disco tra il greco e l’italiano, il brano bilingue 21 aprile.
Gli arrangiamenti di Canzoni da osteria sono di Fabio Ilacqua che ne ha seguito anche la produzione artistica affiancato da Stefano Giungato. Un’ampia varietà di strumenti e sonorità accompagna l’inconfondibile voce di Francesco Guccini, pronta a spaziare tra lingue e generi musicali.
Canzoni da osteria è disponibile in 5 diversi formati: CD, CD limited edition – maxi formato, vinile, vinile special edition (edizione limitata numerata e colorata), e per i veri intenditori uno speciale doppio vinile edizione esclusiva con tracce strumentali – incisione diretta dai mix (edizione limitata e numerata, ndr).

foto: ufficio stampa Goigest

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Marcella Bella torna con il nuovo singolo “Tacchi a spillo”

MILANO (ITALPRESS) – Da oggi, Marcella Bella torna in radio e in digitale con il nuovo singolo “Tacchi a spillo”. Nel nuovo brano i tacchi a spillo sono una metafora della vita: rappresentano la fragilità, la forza e la tenacia che servono per affrontare le sfide e per rialzarsi dopo ogni caduta, sempre con eleganza. Un messaggio sociale che si cela dietro l’immagine di un capo d’abbigliamento senz’altro scomodo, che per molte persone può rappresentare libertà, emancipazione ed empowerment. Il singolo, che esce dopo 6 anni dall’ultimo album in studio “Metà Amore Metà Dolore”, è il primo a portare la firma con la nascente etichetta FFN Records di Federico Feyrsinger Nonato in collaborazione con Starpoint Corporation S.r.l. e BMG.
-foto ufficio stampa Marcella Bella-
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Laura Pausini, “Zero” il nuovo singolo tratto da “Anime Parallele”

ROMA (ITALPRESS) – Dopo il successo di Durare / Durar brano che ha anticipato l’uscita in tutto il mondo del nuovo album di inediti Anime Parallele / Almas Paralelas, pubblicato da Warner Music lo scorso 27 ottobre, entrato ai vertici della classifica FIMI/GFK, Laura Pausini torna in radio con Zero. è il canto liberatorio di una donna consapevole delle proprie esigenze, che sceglie di volersi bene e non accontentarsi più, sfidando la paura di affrontare l’ignoto a colpi di nuove emozioni ed esperienze segnanti. 3 minuti e 21 sostenuti da una ritmica pop-dance salda ed esplosiva, come esplosivo è il messaggio lanciato, perchè nelle emozioni non ci sono mezze misure e “un secondo sprecato è un secondo perso”. “Zero è un brano che mi ha dato una carica che non sentivo da tempo. Penso che la paura non debba fermare la voglia di provare “emozioni diverse da zero” e dopo trent’anni ho ancora bisogno di sentire il brivido. “L’infinito non mi basta”, canto in questa canzone, perchè è così: non fa per me pensare di accontentarmi, non ha mai fatto parte di me, della mia vita, della mia musica” racconta Laura Pausini.
Zero, scritto da Federica Abbate, Francesco Catitti, Alessandro La Cava e Cheope e prodotto da Simon Says, farà parte della setlist del Laura Pausini World Tour 2023/2024, organizzato e prodotto da Friends&Partners, che prenderà il via in Italia a dicembre e la porterà successivamente a esibirsi nelle arene più prestigiose d’Europa, America Latina e Stati Uniti.

foto: ufficio stampa Goigest

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Maneskin, arriva la new edition dell’album Rush!

ROMA (ITALPRESS) – I Màneskin tornano con Rush! (are u coming?), la new edition del loro ultimo acclamato album “Rush!”, arricchito da 5 inediti “Valentine”, “Off My Face”, “The Driver”, “Trastevere” e dal primo singolo estratto “Honey (Are U Coming?)”. Ad accompagnare l’uscita del disco anche un nuovo videoclip del brano “Valentine”, primo dei video ufficiali delle nuove canzoni che saranno pubblicati sul canale YouTube della band. “Valentine” è una provocatoria ballad rock nella quale la voce di Damiano si intreccia perfettamente con la chitarra di Thomas. Nella nuova edizione è presente anche “Trastevere” il brano che la band aveva eseguito per la prima volta dal vivo durante l’indimenticabile concerto del Circo Massimo, diventando subito una delle canzoni preferite dai fan, e che ora è finalmente possibile ascoltare nella sua versione in studio. Il titolo è un omaggio al nome del quartiere in cui il gruppo è cresciuto a Roma, ed è uno dei brani più crudi e personali finora scritti e pubblicati.
“Off My Face” invece è un mix travolgente che sintetizza il mondo sonoro dei Màneskin tra un groove trascinante e un potente riff di chitarra. Il testo affronta il tema dell’amore tossico, raccontando come anche un sentimento puro può trasformarsi in una dipendenza. E ancora, “The Driver” una canzone sull’innamoramento, una vera e propria colonna sonora di una storia d’amore che fotografa il momento in cui ci si rende conto di essere perdutamente innamorati, fino a lasciarsi andare e perdere il controllo. E l’ultimo singolo “Honey (Are U Coming?)” un concentrato di energia, in cui il riff delle chitarre elettriche e la parte ritmica si incastrano con un ritornello graffiante e accattivante. Rush! (are u coming?) avrà un artwork rinnovato che inverte l’immagine provocatoria della versione originale della copertina, questa volta con la band saltare la ragazza. L’album sarà disponibile, oltre che in digitale, anche in vari formati, tra cui: CD Standard, CD Deluxe che include il “Loud kids journal” – un esclusivo libro fotografico di 152 pagine con foto dai fan – doppio LP formato standard in vinile nero da 180 grammi, doppio LP formato standard “splatter” e doppio LP formato standard in vinile trasparente.

foto: ufficio stampa Maneskin

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Una mostra fotografica celebra Maria Callas a Milano

MILANO (ITALPRESS) – In occasione del centenario dalla nascita di Maria Callas, che ricorre il 2 dicembre, Intesa Sanpaolo apre al pubblico dal 9 novembre 2023 al 18 febbraio 2024 alle Gallerie d’Italia di Milano la mostra “Maria Callas. Ritratti dall’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo” a cura di Aldo Grasso.
La mostra, patrocinata dal Comune di Milano, è la prima iniziativa che apre Callas100, il palinsesto di iniziative organizzate nei mesi di novembre e dicembre dal Comune di Milano in collaborazione con Teatro alla Scala, Gallerie d’Italia e Piccolo Teatro di Milano per rendere omaggio alla celebre artista.
Giovanni Bazoli, Presidente emerito di Intesa Sanpaolo, dichiara: “Le Gallerie d’Italia di Piazza Scala si uniscono alle istituzioni milanesi nel rendere omaggio alla cantante lirica più ammirata al mondo, un’ineguagliabile artista legata alla storia della città e del suo grande teatro d’opera. Le immagini in mostra, che restituiscono l’eccezionalità e il fascino di Maria Callas, provengono dall’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo, un prezioso patrimonio di memoria collettiva che arricchisce la conoscenza delle vicende storiche del nostro Novecento”. L’esposizione presenta una selezione di 91 immagini dell’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo che coprono l’arco cronologico dal 1954 al 1970 – molte delle quali inedite o mai esposte, privilegiando una tipologia di immagini propria di un’agenzia fotogiornalistica, che ritrae la Callas nella quotidianità del “fuori scena”. Nonostante questa peculiarità, la mostra si aprirà e si chiuderà con due fotografie che ritraggono la grande artista all’interno del Teatro alla Scala: la prima foto, del 1° dicembre 1954, la ritrae insieme ai tre grandi direttori d’orchestra Arturo Toscanini, Victor De Sabata e Antonino Votto dopo una delle prove del La Vestale; l’ultima è del 7 dicembre 1970 e rappresenta il suo ritorno alla Scala, come spettatrice, accanto a Wally Toscanini.
L’Archivio Publifoto conserva oltre 1500 fotografie di Maria Callas – tra negativi e stampe vintage – che ritraggono la grande soprano in occasioni pubbliche e private, in un arco cronologico che segue gli anni più significativi della sua carriera, nei suoi passaggi a Milano ma non solo: una straordinaria fonte storica e iconografica in grado di restituire dettagli importanti per ricostruire il mito di una donna che ha segnato un’epoca.
Maria Callas è certamente la prima cantante lirica a godere di una grande esposizione mediatica e il racconto giornalistico sulla grande artista si affianca a quello della donna dalla vita intensa e tormentata, soprattutto in campo sentimentale, rendendola una delle protagoniste della cronaca degli anni Cinquanta e Sessanta.
I fotografi la seguivano ovunque, in particolare fuori dalla scena: per strada, al ristorante, in aeroporto o sul megayacht di Onassis, nell’atelier di Biki, nella sua casa milanese e in tribunale, nei giorni in cui si discuteva la causa di separazione dal marito.
La troviamo accanto agli uomini che più di tutti condizionarono la sua vita – il marito, l’industriale Giovanni Battista Meneghini, e Aristotele Onassis (è della Publifoto il servizio “scoop” scattato nei giorni 3-4 settembre 1959 che svela al mondo la loro relazione) – ma anche vicino alle amiche e amici di una vita: Antonio Ghiringhelli, Luchino Visconti, Vittorio De Sica, Franco Zeffirelli, e naturalmente Pier Paolo Pasolini con cui girò il film “Medea”.
Le fotografie si offrono come ritagli di realtà ma, nello stesso tempo, rappresentano anche la cerimonia di consacrazione di queste stesse immagini.
La mostra si inserisce nell’ambito delle iniziative di valorizzazione dell’Archivio Publifoto, costituito da oltre 7 milioni di fotografie dell’Agenzia fondata da Vincenzo Carrese nel 1937, la più importante agenzia fotogiornalistica privata nata in Italia negli anni ’30. L’Archivio è stato acquistato da Intesa Sanpaolo nel 2015 con una operazione che ne ha evitato la dispersione e ora è curato e gestito dall’Archivio Storico Intesa Sanpaolo presso le Gallerie d’Italia di Torino.
Il museo di Milano, insieme a quelli di Napoli, Torino e Vicenza, è parte del progetto museale Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo guidato da Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici della Banca.
-foto ufficio stampa Intesa Sanpaolo-
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Annalisa, esce il nuovo singolo “Euforia”

MILANO (ITALPRESS) – Annalisa annuncia il nuovo singolo “Euforia”, in radio da venerdì 17 novembre, contenuto nel suo ultimo album “E poi siamo finiti nel vortice” entrato direttamente al n.1 della classifica ufficiale Fimi/Gfk.
Il singolo, che ha aperto il concerto, verrà presentato per la prima volta in televisione ad X Factor in prima serata su Sky e in streaming su NOW, dove la cantautrice sarà super ospite il prossimo giovedì 16 novembre.
-foto ufficio stampa Annalisa-
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Con Sky Glass Max Pezzali incontra Max Pezzali

MILANO (ITALPRESS) – Un incontro davvero inaspettato, quello al centro della nuova campagna di Sky Glass, la TV di ultima generazione che integra in un’unica interfaccia i contenuti di Sky, delle app di streaming e dei canali in chiaro. Protagonista, anzi protagonisti, sono Max Pezzali, artista simbolo del pop italiano, e il suo alter ego del 1993, ricreato grazie all’uso dell’intelligenza artificiale. La campagna mette in scena un confronto generazionale – tra battute e richiami alle canzoni degli 883 – in cui il Max di oggi mostra all’incredulo Max di ieri le straordinarie caratteristiche e funzionalità di Sky Glass e del suo abbonamento.
Questa campagna fa parte di una più ampia collaborazione tra Sky e Max Pezzali: l’artista, che con le sue hit ha accompagnato diverse generazioni, sarà uno dei brand ambassador della media company e verrà coinvolto in nuove iniziative nei prossimi mesi. E proprio al racconto di come gli 883 hanno conquistato il pop italiano è dedicata la serie Sky Original “Hanno ucciso l’uomo ragno – La vera storia degli 883”.
Il progetto creativo nasce grazie all’intelligenza artificiale generativa che ha permesso di dare vita al giovane Max Pezzali: attraverso un processo di machine learning su immagini e filmati dell’epoca, l’I.A. è stata infatti in grado di processare le sue caratteristiche morfologiche e le espressioni facciali così da ricreare – attraverso l’uso creativo del deepfake – il volto del Max Pezzali anni ’90 e rendere possibile l’incontro con la sua versione attuale.
“Grazie a Sky ho vissuto un’esperienza unica – ha commentato Max Pezzali: interagire con il me stesso di 30 anni fa! Max del 1993 e il Max di oggi a confronto grazie all’intelligenza artificiale. Mi sono trovato a parlare con un attore bravissimo, che ha studiato minuziosamente ogni mio movimento ed ogni mia espressione facciale nei filmati dell’epoca; su di lui è stato poi “cucito” il mio volto elaborato dall’intelligenza artificiale. Toccare con mano la potenza che tale tecnologia ha raggiunto in ambito professionale è stato al tempo stesso sconvolgente ed illuminante: un’apertura verso scenari illimitati per la creatività”.
La campagna, ideata dalla Sky Creative Agency, con la colonna sonora della celebre hit degli 883 “Nord Sud Ovest Est” è articolata su più soggetti e prende il via il 9 novembre con un teaser da 30″ on air sui canali TV e digital di Sky, a cui seguiranno i due soggetti principali, on air dal prossimo 17 novembre su TV, digital, social, retail e Digital Out-Of-Home.
Nel teaser, Max Pezzali torna a casa, accende la sua Sky Glass, usando semplicemente la voce, ed esclama soddisfatto “Una TV così da giovane me la sognavo!”. Questa frase attiva un flashback che riporta indietro di trent’anni, mentre il giovane Max tenta di riprodurre una video-cassetta con il nastro tutto rovinato. La frustrazione lo porta a fargli dire tra sè e sè: “Cosa darei per vedere una TV del futuro!”. Ecco che il Max del 1993 viene catapultato nel presente e si ritrova faccia a faccia con il Max del 2023, urlando dalla paura.
Nei due spot principali – che rievocano alcuni dei pezzi-simbolo degli 883 – il giovane Max si spaventa “per l’altissima definizione delle immagini in 4K trasmesse sulla Sky Glass del suo alter ego del 2023” e si stupisce “della potenza del suono proveniente dalla soundbar integrata, che avvolge lo spettatore da ogni direzione”, spiega Sky, che prosegue: “E ancora, vedremo il Max degli anni ’90 entusiasmarsi per il design unico ed elegante di Sky Glass e i suoi colori scintillanti, e meravigliarsi della facilità con cui il Max di oggi fa partire un film grazie all’assistente vocale, tutte caratteristiche che rendono “più bello tornare a casa con Sky Glass”, come recita il pay off della campagna”.

– Foto: ufficio stampa Sky –

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Dal 16 novembre a Roma la mostra su Tolkien

ROMA (ITALPRESS) – A cinquant’anni dalla scomparsa e dalla prima edizione italiana de Lo Hobbit, Roma ospiterà dal 16 novembre all’11 febbraio 2024 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea la grande mostra dedicata a John Ronald Reuel Tolkien, creatore della celebre epopea della Terra di Mezzo che ha plasmato una nuova mitologia per il mondo contemporaneo e lo ha reso uno degli autori più letti del pianeta.
‘TOLKIEN. Uomo, Professore, Autorè ci racconta il percorso umano, il lavoro accademico, la potenza narrativa, la forza poetica: un viaggio senza eguali che permetterà agli appassionati e al grande pubblico di essere introdotti nella grandezza di questo scrittore e di comprendere quanto la sua vita e la straordinaria conoscenza del mondo antico siano alla base del suo processo creativo.
E’ la prima esposizione di queste dimensioni mai dedicata in Italia allo scrittore. Rispetto alle grandi mostre allestite a Oxford (2018), Parigi (2020) e Milwaukee (2022), che hanno esaltato particolari aspetti delle opere letterarie, quella di Roma pone Tolkien al centro di tutto. Per la prima volta viene raccontato l’uomo, padre e amico; accademico, autore di studi e pubblicazioni ancora oggi fondamentali nello studio della letteratura in antico e medio inglese; narratore e sub-creatore della Terra di Mezzo. Ci sarà anche spazio per tutto ciò che ha ispirato nell’arte, nella musica e nel mondo dei fumetti.
L’immersione nell’universo da lui creato si realizza mediante un articolato percorso espositivo tra manoscritti autografi, lettere, memorabilia, fotografie e opere d’arte ispirate alle visioni letterarie di un autore unico e poliedrico. Uomo del suo tempo, romanziere, linguista e filologo, il Professore di Oxford viene raccontato nella sua complessità artistica e umana.
Particolare rilevanza viene data al suo rapporto con l’Italia: “Sono innamorato dell’italiano, e mi sento alquanto sperduto senza la possibilità di provare a parlarlo”, si legge in una sua lettera, e nella rassegna non mancano le testimonianze del viaggio a Venezia e Assisi nel 1955; così come i tanti contatti, diretti e indiretti, con studiosi e intellettuali del nostro Paese.
Spazio anche agli adattamenti cinematografici vecchi e nuovi, dal film d’animazione di Ralph Bakshi alla trilogia de Il Signore degli Anelli del regista Peter Jackson, capace di rappresentare sul grande schermo una delle saghe più ambiziose e popolari della letteratura mondiale conquistando 17 premi Oscar.
Ideata e promossa dal Ministero della Cultura con la collaborazione dell’Università di Oxford, è realizzata da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare con la curatela di Oronzo Cilli e la co-curatela e l’organizzazione di Alessandro Nicosia, TOLKIEN. Uomo, Professore, Autore è la più importante retrospettiva del suo genere in Italia per spettacolarità, dimensioni, materiali inediti esposti e autorevolezza delle istituzioni internazionali coinvolte: l’Archivio Apostolico Vaticano, la Bibliothèque Alpha dell’Università di Liegi, l’Università di Reading, l’Oratorio di San Filippo Neri di Birmingham, il Venerabile Collegio Inglese di Roma, la Tolkien Society, la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, la Fondazione Biblioteca Benedetto Croce, la Biblioteca civica di Biella, le case editrici Astrolabio-Ubaldini e Bompiani, il Greisinger Museum di Jenins e la Warner Bros Discovery.
Il catalogo che accompagna la mostra si avvale dei contributi di Adriano Monti Buzzetti Colella, Giuseppe Pezzini, Emma Giammattei, Francesco Nepitello, Chiara Bertoglio, Gianluca Comastri, padre Guglielmo Spirito, Fabio Celoni, Davide Martini, Roberta Tosi, Salvatore Santangelo, Stefano Giuliano, Claudio Mattia Serafin, Gianfranco de Turris, Paolo Paron e Domenico Dimichino.
La Capitale sarà la prima tappa di un percorso che proseguirà nel 2024 in altre città italiane. Grazie al MiC, che ne ha promosso e sostenuto la progettazione con l’obiettivo di incentivare la partecipazione di tutti alla vita culturale, sarà possibile visitare la mostra senza alcun costo aggiuntivo, semplicemente esibendo il biglietto d’ingresso alla GNAM.
“In un buco nel terreno viveva uno Hobbit”. Con queste parole l’autore ha dato inizio alla bellissima avventura di Bilbo Baggins e acceso una fervida scintilla in generazioni di lettori, svelando la Terra di Mezzo e i suoi abitanti: Hobbit ed Elfi, Nani e Uomini. Gli stessi che non hanno mai smesso di accompagnarci in quella storia che è diventata leggenda e si è poi trasformata in Mito: TOLKIEN. Uomo, Professore, Autore è la loro casa. E la vostra Mostra.
‘Un pò come avviene nell’ampliarsi dei cerchi concentrici sulla superficie dell’acqua colpita da un sasso – afferma il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano – il tempo che via via ci allontana dalla parabola terrena di John Ronald Reuel Tolkien, dilata progressivamente anche la portata del suo lascito alla cultura contemporanea, divenuto ormai così interdisciplinare da travalicare ampiamente i limiti della letteratura strictu sensu.
La mostra “Tolkien. Uomo, Professore, Autore”, fortemente voluta dal Ministero della Cultura, è la prima del suo genere in Italia per dimensioni e autorevolezza delle istituzioni internazionali coinvolte. Nella narrazione visiva e testuale offerta al visitatore, essa si propone di illustrare le diverse anime di questa straordinaria e poliedrica figura di accademico, uomo di lettere, romanziere, linguista, filologo e mitopoieta. La sua ricchezza culturale e umana viene accuratamente ricostruita in un inedito itinerario espositivo che si snoda tra manoscritti autografi, immagini rare, memorabilia e opere d’arte ispirate alle sue visioni letterarie; un risultato reso possibile dalla prestigiosa collaborazione con l’Università di Oxford, alma mater dello scrittore.
Il riferimento nel titolo della rassegna alle tre principali direttrici del “fenomeno” Tolkien, da tempo divenuto crossmediale e addirittura di costume – aggiunge – ci fa implicitamente capire che le ragioni del suo ascendente su almeno cinque generazioni di lettori d’ogni latitudine risiedono anche nella variegata natura delle fascinazioni generate dal suo immaginario sulla platea, sempre più estesa, dei suoi estimatori. Tra i punti di forza c’è anzitutto l’intrinseca vitalità del racconto e dell’intero Mondo Secondario partorito dalla fantasia dell’Autore, i cui rivolgimenti ora luminosi e ora oscuri vengono mirabilmente descritti e narrati con la forza evocativa di un aedo moderno; ma c’è anche l’acume introspettivo del Professore, il Tolkien pensatore e saggista che in un originalissimo orizzonte insieme teologico e teleologico diede dignità alla fiaba e alla letteratura fantastica quali forme di “sub-creazione” – termine coniato da lui – nel solco fondativo della Legge divina. Infine, c’è l’Uomo, cioè il personaggio e il suo itinerario biografico, entrambi sostanzialmente privi di elementi avventurosi o intriganti e tuttavia capaci, nella loro apparente ordinarietà borghese, di ispirare e coinvolgere. Dall’unione di queste diverse fisionomie tolkieniane origina una notorietà di dimensioni mondiali, che a ben vedere si fonda su ingredienti all’apparenza casuali e un pò bizzarri: un tranquillo e riservato docente di letteratura presso la più austera e prestigiosa università inglese si realizza scrivendo in età contemporanea e per la propria intima soddisfazione una saga epica di millecinquecento pagine (senza contare gli altri innumerevoli testi a essa connessi) e mediante ciò riesce a offrire una mitologia nuova non solo alla sua natia Inghilterra – come era sua esplicita intenzione, visto che ne era priva – ma al mondo intero. E ciò si spiega con la sua teoria di base che spesso si dimentica, o si vuol dimenticare: la sua non era una “fuga del disertore”, come già allora certi intellettuali accusavano, bensì la legittima “evasione del prigioniero” dal carcere di una Realtà che lo segregava e opprimeva. Il che spiega molto, se non tutto.
Insieme l’Uomo, il Professore e l’Autore, a dimostrazione del profondo potere simbolico ma anche dell’intrinseca “vita” del suo mondo letterario, hanno seminato ispirazioni feconde in campi che spaziano dalla cinematografia alle arti visive, dall’industria dell’intrattenimento alla saggistica, dalla riflessione filosofica al fiorente mercato degli accessori commerciali. Come si è detto – e con l’eccezione della terribile esperienza del soldato Tolkien nelle fangose trincee della Somme, durante la più sanguinosa battaglia della Grande Guerra – quella del mite accademico di Oxford fu una vita senza scosse, definita da pochi e semplici riferimenti: gli affetti familiari e le amicizie, la fede, gli studi e naturalmente la feconda interiorità profusa nella lenta ed elaborata edificazione del suo universo meta-reale. Nulla di conturbante o bohèmien avvicinò neppure lontanamente quella sua ordinata e tranquilla esistenza di uomo di cultura, medievista e filologo con il “vizio segreto” di inventare dapprima lingue e in seguito geografie e culture dove collocarle (se ci sono delle lingue, si chiese pressappoco, ci sarà anche chi le parlerà e dove), alle sregolatezze e trasgressioni pubbliche e private di tanti personaggi odierni che pure riempiono le platee e gli stadi con decine di migliaia di fan scatenati; e tuttavia come e forse più durevolmente di tanti di loro, Tolkien e la sua opera sono oggi a buon diritto icone del nostro tempo, i suoi libri tra i più letti in assoluto dopo la Bibbia e tradotti nelle principali lingue del pianeta.
Ciò probabilmente anche perchè, al di là del pur stratosferico successo editoriale, le saghe e il legendarium del “Professore che amava i draghi” – secondo una felice definizione di qualche decennio fa – hanno avuto il pregio incontestabile di rinnovellare quasi per gemmazione dal fusto dell’antica tradizione epica i suoi ideali archetipici eterni, restituendo allo spirito immemore della modernità il retaggio universale del Mito. Eredità atemporale, antica come l’uomo stesso, che dal Gilgamesh sumero agli immortali versi omerici, dal Beowulf sassone (che Tolkien amava particolarmente) fino al ciclo arturiano e alla chanson de geste carolingia, ha accompagnato gli aneliti e le aspirazioni più elevate di popoli e culture. Molti di questi topoi ancestrali si ritrovano iscritti nell’ontologia stessa del mondo tolkieniano: la queste della Compagnia dell’Anello ricalca (con la differenza che non c’è un oggetto magico da ritrovare, ma uno di cui al contrario sbarazzarsi a ogni costo) quella delle saghe nordiche e dei cicli cavallereschi altomedievali, le migliori motivazioni dei protagonisti sono in gran parte sovrapponibili al sostrato etico dei romanzi cortesi. Inoltre con ogni evidenza quello dell’eroe e dei suoi comprimari è anche un cammino spirituale ed iniziatico, un alchemico solve et coagula che porta ognuno di loro a riconfigurarsi in un nuovo sè congruente con il proprio destino: il quieto e provinciale Frodo chiamato a sobbarcarsi il ruolo di salvatore di un mondo, il guerriero Aragorn a diventare sovrano portatore di pace e ritrovata unità, il mago Gandalf il Grigio a morire in battaglia e risorgere come Gandalf il Bianco in una trasmutazione esistenziale che ne accresce facoltà e consapevolezzà.
‘Il tutto permeato, è necessario aggiungere – prosegue – da valori personali ma anche collettivi che all’epoca e ancor più oggi in Occidente si sono dimenticati o addirittura si disconoscono: il senso della comunità e della natura, la tradizione, l’opposizione agli aspetti più controversi e disumanizzanti della modernità, il sacrificio di sè, il vincolo dell’amicizia, il coraggio, la dedizione, il senso dell’onore. Tratti tipici di tutti i personaggi positivi dell’opera tolkieniana. Fin qui i legami con le radici, cioè con il passato. Guardando invece alle ultime propaggini dell’albero, ovvero alla società contemporanea e ai suoi mutamenti, si può dire che la testimonianza controcorrente del Professore di Oxford sia giunta al momento giusto per rimettere in qualche modo la barra a dritta, riaffermando il valore spirituale e salvifico della fantasia, della creatività e più in generale delle migliori qualità umane in un’epoca la cui Weltanschauung, sembrava averle declassate al rango di orpello desueto, addirittura da dimenticare. Merito questo non solo di una prosa capace di rivitalizzare felicemente – e soprattutto in maniera credibile per il lettore moderno – gli accenti alti e solenni dell’epos delle saghe celtiche, scandinave o mediterranee, ma anche di quella sua inimitabile, suggestiva e coinvolgente “arte di sognare”: talento innato che sposandosi a una sensibilità culturale profonda ed eclettica riuscì a distillare dall’orizzonte delle suggestioni folklorico-leggendarie preesistenti una realtà letteraria “altra”, originale e intrinsecamente coerente fin nei più minuti dettagli.
Anche in questo sta la distanza fra Tolkien e i suoi spesso inadeguati epigoni nel moderno genere fantasy, dove talora il fondale storico- culturale e ambientale diventa mero supporto per sostenere un qualche più o meno esile canovaccio di cappa e spada. Questo anche perchè la struttura narrativa della Terra di Mezzo tolkieniana si è imposta – pur non essendo questa l’intenzione del suo creatore – come una specie di “canone” che si tende magari inconsciamente a ricalcare e dai cui è difficile svincolarsi proponendo ambienti, personaggi e trame totalmente inediti.
Più significativi ancora, però, sono i valori di perenne freschezza e attualità che percorrono, illuminandola, la sua saga. Tolkien, intellettuale innamorato delle fairy-stories ma anche testimone partecipe degli eventi della propria epoca, nemico dei totalitarismi, intimamente conservatore nella sensibilità seppur incline a guardare non tanto a “destra” e a “sinistra” quanto piuttosto “in alto”, era notoriamente avverso a letture semplicistiche, omologanti o addirittura “politiche” della sua creazione. Respinse infatti sempre con garbo al mittente non solo i tentativi della critica di ridurre la Terra di Mezzo a una grande allegoria dell’attuale geopolitica, ma anche quelli di operare sterili dissezioni filologiche della sua opera per rintracciarvi echi e influenze presuntive, invitando con una celebre metafora ad accontentarsi della zuppa offerta “e non desiderare di vedere le ossa del bue da cui è stata bollita”. Al netto di ciò è facile leggere in controluce nelle trame che intrecciano gli annali di Elfi, Uomini, Nani e Hobbit, esseri semidivini e creature dell’oscurità, una grande e composita lezione esistenziale. Non è infatti solo l’immanente dicotomia tra il faticoso e impervio sentiero del Bene e la parallela, seducente scorciatoia del Male che troviamo incastonata nel suo grande affresco di storia alternativa.
Le pagine tolkieniane parlano anche di scelta e responsabilità, di amicizia e di amore, dell’auctoritas giusta di un sovrano predestinato, Aragorn, in contrapposizione alla sfrenata volontà di potenza dell’Oscuro Signore, contro il quale l’altruismo e lo spirito di sacrificio del piccolo, fragile e indifeso antieroe Frodo Baggins potranno a conti fatti più di interi eserciti e convenzionali paladini dalle scintillanti armature. A ben vedere è proprio questa prospettiva a rendere Il Signore degli Anelli, come affermava lo stesso Tolkien, “un’opera religiosa e profondamente cattolica”, seppure ambientata in un universo avulso dalla Rivelazione cristiana (anzi a ben vedere con molte contaminazioni “pagane”) e che l’autore ribadiva tetragono a “valenze allegoriche, morali, religiose o politiche”.
Lungi, pertanto, dal potersi definire il terminale simbolico di un lungo (e noioso) sermone o parabola edificante a misura di romanzo, l’Anello che catalizza su di sè bramosie e bassezze dei suoi adepti di ogni ordine e grado, dall’infimo e strisciante Gollum al sovrumano Sauron, ma anche le parallele speranze dei virtuosi impegnati a distruggerlo diventa monito perenne sulle insidie un Potere corrotto e corruttore capace di schiavizzare e distruggere non solo gli altri, ma anche se stessi. Rispettosi delle intenzioni del Professore, non tenteremo anche noi assonanze spericolate tra gli accadimenti descritti nelle cronache della Terra di Mezzo e i travagli della nostra realtà. Tuttavia, uno dei motivi del consenso trasversale e consolidato nei decenni di un’opera che un tempo venne bollata grossolanamente come “roba da bambini”, è forse anche questo: che dalle pagine de Il Signore degli Anelli e delle altre opere tolkieniane affiorano non solo indizi di alcuni grandi mali del nostro tempo, ma anche della loro possibile cura. In quelle pagine dallo stile aulico e apparentemente desueto, ambientate in terre remote della fantasia, noi e il nostro vivere ci rispecchiamo: anche in ciò sta il perenne valore di quella che fu definita, senza troppo sminuirla, “la fiaba più lunga del mondo”.
Il Segretario Generale del Ministro della Cultura, Mario Turetta, sottolinea: ‘Cinquant’anni fa, il 2 settembre 1973, moriva John Ronald Reuel Tolkien, scrittore e autore dalla grande potenza evocativa che, attraverso i suoi romanzi, osservava la realtà in maniera autentica e vera. E’ considerato, a buon diritto, un innovatore di generi e padre assoluto della favola contemporanea, nonchè conoscitore dei pensieri che scuotono l’animo umano e cantore della bellezza di cui l’uomo è capace e da cui è circondato. Per i grandi valori umani di cui è stato portatore nella vita e che si rispecchiano nelle sue opere, abbiamo deciso di organizzare una mostra, di ampio respiro, che partirà da un luogo unico della Capitale, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, custode di un ricco e pregevole patrimonio di opere d’arte degli ultimi due secoli. Quando abbiamo iniziato a lavorare al progetto, sapevo quanto fosse importante curare e coordinare al meglio l’organizzazione generale per fare conoscere al grande pubblico la parabola di un vero gigante della scrittura, non solo fantasy, in occasione del cinquantesimo dalla morte. Grazie all’intuizione del Ministro Gennaro Sangiuliano che ne ha deciso e sostenuto la realizzazione, al curatore Oronzo Cilli, al co- curatore e organizzatore Alessandro Nicosia che ne hanno seguito nei minimi dettagli lo sviluppo, e alla direttrice del Museo Cristiana Collu che si è subito resa disponibile a ospitare la rassegna, sarà possibile visitare il percorso espositivo senza alcun biglietto extra, ma semplicemente con il classico biglietto della GNAM.
Avvicinarsi al mondo di Tolkien è quanto di più semplice e immediato possiate immaginarvi. Grazie ai suoi studi e alle sue letture, l’autore ha creato il mondo magico della Terra di Mezzo, per il quale ha ideato nuove lingue allo scopo di renderlo più realistico e ha narrato le straordinarie avventure degli Hobbit e degli altri abitanti di questo regno fantastico. Innamorato dell’Italia e dell’italiano, dalla sua incisiva penna e dall’inesauribile fantasia sono nati racconti di successo planetario come Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit e Il Silmarillion, titoli impressi nella memoria collettiva, alcuni trasposti sul grande schermo e in televisione. La mostra è il frutto di un lavoro lungo, complesso e difficile ma allo stesso tempo entusiasmante, necessario per rivelare quanto
i suoi romanzi siano fedeli al suo ideale estetico che lo ha portato a individuare nel mito la via poetica privilegiata per osservare la realtà in maniera più autentica e piena.
Per poterlo raccontare al meglio, sin dall’inizio abbiamo scelto come titolo “Tolkien. Uomo, Professore, Autore”: non ci siamo limitati a delineare le peculiarità di un autore immortale e moderno, che ha lasciato un segno nella letteratura, ma ci siamo soffermati sull’uomo visto in tutte le sue sfaccettature. Ed è proprio la centralità delle cose che sono “più permanenti e fondamentali” che permette alla sua opera di resistere brillantemente alla prova del tempo. Uno spazio significativo della mostra è poi dedicato all’uomo, insieme ai tanti documenti, immagini, testimonianze, proiezioni dei film ispirati alla sua narrativa e ricostruzioni virtuali. Si potranno vedere anche prime edizioni dei suoi libri e poi fumetti, serie animate e giochi a lui dedicati. Il pubblico potrà esplorare l’universo unico e spettacolare di un autore che ha plasmato la nostra culturà.
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(ITALPRESS).