ROMA (ITALPRESS) – “Una sola giornata” è il nuovo album di Sergio Cammariere in uscita oggi (14 aprile). Un disco che contiene 13 tracce inedite nate dal felice sodalizio tra il pianoforte del cantautore e la penna di Roberto Kunstler.
È ancora una volta l’amore a farla da padrone nel nuovo lavoro di Cammariere, ma il sentimento è immerso in un contesto più ampio, alla ricerca di una consapevolezza in cui il particolare tende all’universale, tra suadenti note jazz e coinvolgenti ritmi latini.
Nel disco suonano i musicisti che da sempre accompagnano Cammariere nei live: Amedeo Ariano alla batteria, Luca Bulgarelli al contrabbasso, Daniele Tittarelli al sax soprano, l’orchestra d’archi diretta da Marcello Sirignano. Tra gli ospiti: Fabrizio Bosso alla tromba, Giovanna Famulari al violoncello e Luciano Biondini alla fisarmonica. Chiudono la sessione di registrazione Alfredo Golino alla batteria, Ares Tavolazzi al contrabbasso, Maurizio Fiordiliso alla chitarra elettrica e Roberto Kunstler alla chitarra acustica.
-foto ufficio stampa Sergio Cammariere –
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Sergio Cammariere torna con il nuovo album “Una sola giornata”
Celine Dion, il 12 maggio esce la colonna sonora di “Love again”
ROMA (ITALPRESS) – Uscirà il 12 maggio ed è da oggi in pre-order “Love again (Soundtrack from The Motion Picture)”, la colonna sonora dell’omonimo film, in uscita l’11 maggio, contenente 5 nuovi brani dell’icona pop canadese Celine Dion, inclusa la title track “Love Again”, scritta da Dan Wilson e Rosie. Per la prima volta dall’uscita di “Courage” del 2019, Celine Dion torna quindi sulla scena con dei nuovi brani. All’interno della soundtrack del film (Sony Music Entertainment Canada/Columbia Records), sono presenti anche 6 super hit dell’artista e 3 brani tratti da scene del film. “Mi sono divertita molto a fare questo film. E, nel mio primissimo film da attrice, ho anche avuto il privilegio di lavorare con i bellissimi e talentuosi Priyanka Chopra Jonas e Sam Heughan, un regalo che custodirò per sempre. Penso sia una splendida storia capace di far stare bene, e spero che piaccia al pubblico, così come le mie nuove canzoni” – Celine Dion
Con Priyanka Chopra Jonas, Sam Heughan e Celine Dion (nel suo primo film come protagonista), “Love Again” contiene 11 brani di Celine, che si intrecciano perfettamente nella storia del film e ai suoi personaggi. In una recente intervista per People Magazine, Sam Heughan ha commentato che la “musica di Celine, in un certo modo, unisce il personaggio di Priyanka e il mio”, e Priyanka Chopra Jonas ha aggiunto che Love Again è il “nostro inno a Celine”. Love Again (Sony Pictures), scritto e diretto da Jim Strouse, sarà nelle sale italiane dall’11 maggio. Il film è prodotto da Basil Iwanyk, Erica Lee ed Esther Hornstein. Produttori esecutivi sono Doug Belgrad, Sophie Cassidy, Louise Killin, Jonathan Fuhrman e Celine Dion. Qui il trailer del film.
foto: ufficio stampa Sony Pictures
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Aurora, Ariete, Coma_cose al Concertone del Primo Maggio a Roma
ROMA (ITALPRESS) – Comincia a prendere forma la lineup del Concertone del primo maggio a Roma, promosso da CGIL, CISL e UIL e organizzato da iCompany, che ogni anno raccoglie milioni di appassionati in Piazza San Giovanni a Roma e davanti alla tv e alla radio, con le dirette su RAI 3, Rai Radio2 e Rai Play.
L’ospite internazionale di quest’anno sarà la giovane cantautrice norvegese con miliardi di stream Aurora, il cui singolo “Cure For Me” è la colonna sonora del video teaser del Primo Maggio Roma. Aurora si è fatta conoscere con la cover del brano degli Oasis “Half the World Away” e a soli 12 anni ha composto “Runaway”, pubblicato poi nel 2016, che l’ha portata al successo con oltre 300 milioni di visite giornaliere su TikTok conquistando il pubblico di tutto il mondo. Attualmente vanta oltre 4 milioni e mezzo di follower su TikTok e oltre 5 milioni di iscritti sul canale Youtube.
Tra i primissimi artisti annunciati ci sono anche Ariete, la giovane cantautrice simbolo della Generazione Z, e i Coma_Cose, il duo formato da California e Fausto Lama, una coppia nella vita e nella musica, che mischia vissuto e gusto sonoro urbano a una poetica cantautorale.
-foto ufficio stampa concerto Primo Maggio –
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Baustelle, esce il nuovo album “Elvis”
ROMA (ITALPRESS) – Esce il 14 aprile per BMG “Elvis”, il nuovo disco dei Baustelle. “Elvis” è il nono album in studio dei Baustelle e giunge a distanza di cinque anni dall’ultimo disco del progetto discografico “L’amore e la violenza”.
A proposito dell’atteso ritorno della band, i Baustelle affermano: “Ci siamo detti che l’unico modo per tornare era quello di tornare in una forma sincera, diretta, vera, tornare come se dovessimo ricominciare da capo. Tornare alle origini, al suonare in sala prove. Tornare persone che suonano insieme. E così è stato: Elvis è una rifondazione”.
-foto ufficio stampa Baustelle –
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Ciak per il film su Margherita Hack con Cristiana Capotondi
ROMA (ITALPRESS) – Al via le riprese di Margherita delle stelle, film per la tv diretto da Giulio Base, scritto da Monica Zapelli con Federico Taddia e tratto dal libro autobiografico “Nove vite come i gatti” scritto da Margherita Hack insieme allo stesso Taddia.
Cento anni dopo la nascita della Hack, il film restituisce un ritratto intimo ed emozionante della grande astrofisica italiana, vero modello di emancipazione ed eccezionale autenticità. A vestire i panni dei protagonisti Cristiana Capotondi, che interpreterà il ruolo di Margherita, e Cesare Bocci nei panni del padre Roberto. Insieme a loro Sandra Ceccarelli e Flavio Parenti, che saranno la madre e Aldo De Rosa, il marito della Hack. Il film ripercorre la vita della ricercatrice fiorentina, da bambina autonoma e curiosa a ragazza libera e anticonformista, fino a diventare la prima donna a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste.
Margherita delle stelle è una produzione Rai Fiction-Minerva Pictures, prodotto da Santo Versace e Gianluca Curti, e sarà trasmesso prossimamente su RAI 1.
– foto ufficio stampa Minerva –
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“Stramorgan” racconta Modugno, Battiato, Battisti e Bindi
ROMA (ITALPRESS) – “Stramorgan”, cioè quattro puntate, tutte in una settimana (da lunedì 10 a giovedì 13 aprile, in seconda serata), per raccontare in musica su Raidue quattro mostri sacri della musica italiana: Domenico Modugno, Franco Battiato, Lucio Battisti e Umberto Bindi. Conduce Morgan (con Pino Strabioli) che spiega così la scelta dei nomi, a dispetto dei “277 cantautori e cantautrici che abbiamo in Italia, compresi quelli scarsi: Modugno è il Cantautore con la C maiuscola, il padre dei padri; di Battisti ricorrono in questo periodo gli 80 anni dalla nascita e i 25 dalla morte; Battiato lo sentiamo tutti; Bindi ha bisogno di essere risarcito, lui è la zona in cui artisticamente si concentra la tematica dei diritti sessuali e delle libertà individuali che oggi è di primaria importanza”.
Per raccontare al meglio i quattro artisti scelti, li ha abbinati ad altrettante star internazionali: Modugno con Elvis Presley, Battiato con Brian Eno, Battisti con David Bowie e Bindi con Freddie Mercury. Certo, lui ne avrebbe fatti anche altri (“come De André, Tenco e Dalla, ma prima li devo studiare, che non vuol dire andare su Wikipedia, è uno studio che dura anni”) e, forse, ne avrebbe messo anche più di uno per puntata ma, dice, “la Rai vuole puntate monografiche”. Tanti gli ospiti che sfileranno sul palco accanto a Morgan da Dolcenera a Tony Hadley, da Vinicio Capossela a Gino Paoli, da Giovanni Caccamo o Chiara Civello a Paolo Rossi, Avincola e Carlo Guaitoli. Tanti, rivela Morgan, anche “i non ospiti: qualcuno aveva da fare, altri non se la sentivano. Marco Mengoni non so perché non sia venuto, mi piacerebbe parlarci per capire il perché. Madame, invece, ce l’ha con me perché ho detto che se la tira. Evidentemente avevo ragione. Lei mi sembra moto brava, complicata, contorta, un po’ noir, con un pensiero decadente. L’invito è sempre aperto, magari per il prossimo programma, però hanno fatto bene a non venire, forse avrebbero trovato un’autenticità nel fare musica per cui non sono ancora pronti”.
Dopo qualche osservazione contro la stampa rea, a suo dire, di avere “costruito un’immagine di lui non corrispondente alla realtà”, Morgan spiega che questo programma rappresenta una chance per molti. A partire da lui: “Sento di essere diventato grande, cioè responsabile, ed è un modo per mostrare il mio lavoro. L’organismo ha un tempo stabilito, una curva che sale e scende ed io ora sono a metà strada. Prima facevo spettacoli di 4 andare perché andare in scena è una cosa che mi accende. Come canta Finardi, mi brucio ma non mi spengo. Ora, invece, mi spengo un po’”. “Stramorgan” dice, è una chance anche per la Rai “perché è un programma fatto tutto con forze interne in un’epoca in cui non è così che funziona perché ci sono produttori esterni e assalti alla diligenza. È peccato non vedere usata la competenza che c’è in Rai, vedere professionisti parcheggiati perché si fanno cose con produzioni esterne”. “Stramorgan”, infine, è una chance per il pubblico “perché vuole capire. Non si può pensare sempre che stia lì per prendere cose ridotte ai minimi termini, con un linguaggio pre-alfabetico. A furia di essere larghi si cade in basso”. E basta anche con il considerarlo un ribelle: “Lo sono verso le situazioni ingiuste, non mi ribello mica alla vita. La vita mi piace, l’essere umano è la cosa più bella che ci sia. Non voglio fare la rivoluzione, voglio che ci siano le condizioni per fare delle belle cose e se, per farlo, bisogna rivoluzionare meccanismi burocratici e preconcetti, allora va bene, ma facciamo delle mini rivoluzioni mica lanciamo le bombe”.
Dalla musica, che definisce “il più grande collante che ci sia”, al Festival di Sanremo è un attimo: “Non è vero che ho chiesto di fare Sanremo al fianco di Amadeus ma se me lo proponesse accetterei perché non ho rivali”.
Soddisfatti del programma sia Pino Strabioli (“Questo programma è un viaggio nel mondo di Morgan, la cosa più bella è il senso di libertà, di coraggio e di pensiero che Morgan è riuscito a portare”), sia Stefano Coletta, direttore Intrattenimento Prime Time Rai, per il quale Morgan ha “una capacità innegabile di portare conoscenza e competenza e, soprattutto, una rara dote di affabulazione che in televisione non è data così frequentemente. Guardando le puntate viene fuori questa doppia anima di un narratore che sa quello che racconta, che lo attraversato con la testa e con il cuore e che con Strabioli e tutta la squadra mette in scena una capacità di contaminazione che è l’elemento più interessante: parlare di quattro artisti così importanti, facendoli diventare anche il pretesto per raccontare molto altro”. Chiude il vicedirettore dell’’Intrattenimento Prime Time Giovanni Anversa: “Quello con Morgan per me è stato l’incontro con un poeta. Lui ha portato grande energia e mi ha permesso di conoscere delle cose di cui non ero a conoscenza”.
-foto agenziafotogramma.it-
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Neri Parenti dirige Enrico Brignano in “Volevo un figlio maschio”
ROMA (ITALPRESS) – Sono in corso a Roma e dintorni le riprese del nuovo film diretto da Neri Parenti con protagonista Enrico Brignano dal titolo “Volevo un figlio maschio”.
Il regista – che firma anche la sceneggiatura con Gianluca Bomprezzi, Manuela D’Angelo e Pier Paolo Piciarelli – dal set dichiara: “Sarà una commedia per tutta la famiglia con un piccolo e inatteso risvolto fantasy. Una piacevolissima sorpresa, come lo sono Enrico Brignano, IBC Movie e Combo International con i quali lavoro per la prima volta. Adesso, l’appuntamento per tutti sarà al cinema”.
Ad affiancare Enrico Brignano ci saranno Giulia Bevilacqua e un cast di giovanissimi attori.
“Volevo un figlio maschio” è prodotto da Beppe Caschetto per IBC Movie e da Flavia Parnasi per Combo International in associazione con Medusa Film.
La fotografia è di Gino Sgreva, le scenografie di Massimo Santomarco, i costumi di Eleonora Rella, il montaggio di Luca Montanari.
“Volevo un figlio maschio” uscirà nei cinema in autunno distribuito da Medusa Film.
– foto ufficio stampa film “Volevo un figlio maschio” –
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A Roma la mostra “Ipotesi Metaverso” tra storia e innovazione
ROMA (ITALPRESS) – Dal 5 aprile al 23 luglio 2023 Palazzo Cipolla a Roma si trasforma in Ipotesi Metaverso, la mostra evento, un’immersione in nuove dimensioni spaziali/esistenziali e nei mondi immaginari di 32 artisti (16 storici e 16 contemporanei) in dialogo tra loro nel territorio dell’immaginazione, dal Barocco a oggi. 15 ambienti per altrettanti percorsi multimediali e multisensoriali che trasformano lo storico palazzo romano di Via del Corso in un viaggio tra linguaggi e visioni, virtuale e reale, per una mostra tra le prime del genere su scala internazionale, ideata e fortemente voluta dal Prof. Avv. Emmanuele Emanuele e a cura di Gabriele Simongini e Serena Tabacchi.
La mostra vede insieme opere storiche di Carlo Maratti, Andrea Pozzo, Giovanni Battista Piranesi, Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Fortunato Depero, De Pistoris, Giorgio de Chirico, Maurits Cornelis Escher, Victor Vasarely, Ugo Nespolo, Giulio Paolini, Giuseppe Fiducia, Pier Augusto Breccia, Alfredo Zelli, Cesar Santos, e opere site-specific di alcuni tra gli artisti digitali più innovativi e dirompenti della scena contemporanea italiana e internazionale: Robert Alice, Refik Anadol, Alex Braga, Joshua Chaplin, Sofia Crespo e/and Feileacan McCormick, Damjanski, Primavera De Filippi, fuse*, Fabio Giampietro con/with Paolo Di Giacomo, Krista Kim, Mario Klingemann, Pak, Joe Pease, Federico Solmi, Sasha Stiles, Pinar Yoldas.
Contemplazione ed immersione, intimità e partecipazione corale, percezione quasi simultanea del “materiale” e dell’immateriale sono le esperienze che la mostra propone allo spettatore, da vivere quasi simultaneamente.
Palazzo Cipolla non è nuovo a questo genere di sperimentazioni: dalla storica mostra di Bansky a Quayola, passando per London Calling per arrivare fino a Ipotesi Metaverso, il palazzo ottocentesco affacciato sul centro storico di Roma, per volontà del Presidente Emanuele che vi ha realizzato ben 59 mostre in poco più di vent’anni, si è sempre configurato come avamposto contemporaneo della capitale, intercettando nuove tendenze e nuovi linguaggi, promuovendo l’arte contemporanea in ogni sua coniugazione e sfumatura.
«Già nel 2021, portando a Palazzo Cipolla la mostra del media-artist Quayola Re-coding, ho voluto dimostrare, attraverso un linguaggio completamente nuovo, che le tecnologie più attuali si mettono al servizio dell’atto creativo in tutte le sue forme, offrendo all’artista ed ai suoi fruitori nuovi strumenti per esplorare l’ineffabile mistero del fare arte. E oggi desidero proseguire in questo solco improntando l’attività espositiva alla modernità della mia visione e all’apertura universale del mondo alle sue diverse proposizioni: da qui, come detto, nasce la mostra Ipotesi Metaverso. Spero sinceramente che questa mostra, nella quale abbiamo chiamato a esporre giovani artisti noti già nel mondo, in Oriente, in America, in Europa, possa dare contezza di questa mia visione innovativa e radicalmente rivoluzionaria. Ma soprattutto mi auguro che da questa esperienza scaturisca il conforto di una visione positiva del mondo che si evolve, che non si arresta e che continua, con mezzi differenti dal passato, a produrre emozioni universali» spiega il Prof. Emmanuele Emanuele, e aggiunge: «Questa mostra si configura come la sintesi di quello che è il mio pensiero, ovvero che oggigiorno è necessario ed imprescindibile coniugare la tradizione con il nuovo che avanza, con il mondo digitale, con l’apporto delle nuove tecnologie, che costituiscono una vera rivoluzione anche nella maniera di manifestare il sentimento che è, fin dall’alba dei tempi, alla base dell’opera d’arte. A chi teme che la tecnologia possa sopraffare le specificità dell’essere umano, rispondo con la convinzione secondo cui l’umanità saprà trovare le risorse giuste per convivere con essa e non esserne totalmente asservita: in altre parole, ne sfrutterà le potenzialità affinchè migliorino qualitativamente il nostro vivere. Per questo credo fortemente alla coesistenza del passato e del futuro e, come ho detto prima, ritengo che anche l’arte si sia uniformata a questa compresenza».
Commentano i curatori Gabriele Simongini e Serena Tabacchi: «Ipotesi Metaverso è una delle prime mostre internazionali a porsi domande sul concetto tecnologico/esistenziale di Metaverso, attraverso una serie di esperienze multisensoriali e multimediali create dal genio di artisti contemporanei messi in dialogo con opere “materiali” di artisti storici o tuttora operanti che hanno creato altri mondi, dal Barocco ad oggi, con spazi mentali ed illimitati. Il visitatore si immerge così in una dimensione phygital (unione di fisico e digitale), che è poi quella che ci si prospetta nella vita quotidiana dell’immediato futuro. L’ultima frontiera del Metaverso appartiene al mondo dei social media e degli spazi virtuali in VR (realtà virtuale), in AR (realtà aumentata) e costruiti su tecnologia blockchain, un sistema di archiviazione dati non centralizzato e crittografato. In questi mondi ognuno di noi può incarnarsi nel proprio gemello digitale (avatar) o trasformarsi in quello che abbiamo sempre desiderato. Il Metaverso non è regolato dalla fisica terrestre e ogni oggetto al suo interno può essere importato dal mondo reale o creato ex novo dalla nostra fantasia. Anche l’intelligenza artificiale gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo di queste realtà in cui l’uomo, la natura e la tecnologia possono trovare una nuova sinergia, ibrida e armonica, verso un umanesimo digitale».
Il percorso parte da una fra le più celebri e visionarie “Carceri d’Invenzione” di Giambattista Piranesi per entrare subito dopo dentro le sue architetture illusionistiche e disorientanti grazie al film d’animazione 3D di Grègoire Dupond e Teho Teardo. Nella grande sala laterale, il moto pendolare fra fisico e digitale si concretizza nell’altalena immersiva di Fabio Giampietro e Paolo Di Giacomo, mentre al centro Maurits Cornelis Escher, l’artista che ha più ispirato gli “architetti” del Metaverso, dialoga con Andrea Pozzo, di cui è esposto il bozzetto per la finta cupola della Chiesa di S.Ignazio, capolavoro di architettura simulata e virtuale che lo stesso artista olandese aveva studiato ed ammirato a Roma. Di fronte, “Onda lunga” di Pier Augusto Breccia ci propone un vortice ipnotico che sembra aver anticipato quello nel quale tuffarsi per entrare in “Decentraland”, Metaverso totalmente decentralizzato. Si prosegue con un confronto inedito fra un’opera d’arte nativa digitale di Krista Kim ed un capolavoro di Victor Vasarely, fra vertigini ottiche ed utopie zen per un mondo più vivibile. Nelle due sale successive, Federico Solmi fa dialogare quadri e sculture con la virtualità attraverso un processo di ritorno e riconfigurazione delle immagini da un mondo digitale a quello fisico. Subito dopo, arrivano sorpresa e inquietudine con le innumerevoli metamorfosi di volti create da Mario Klingemann con nuove applicazioni delle reti neurali. Nella sala successiva ci si immerge nell’installazione audiovisiva di fuse* che formula un’ipotesi creativa sul Multiverso. Usciti dalla sala, ecco una nuova esperienza “fisica” che ci fa confrontare con la capacità profetica del futurismo: con “Forme uniche della continuità nello spazio” (1913) di Boccioni, e il quadro “Donna e ambiente” (1922) di De Pistoris abbiamo l’uomo e la donna del futuro, due “cyborg” aerodinamici che avanzano fondendosi con lo spazio. La smaterializzazione torna nella sala successiva con la performance audiovisiva di Alex Braga che crea un’esperienza di moltiplicazione sensoriale fondata sulla musica. Proseguendo, si incontra un’idea diversa di virtualità con l’opera “Figura e spazio” di Alfredo Zelli, un’apparizione che unisce pittura, scultura e visione architettonica. Nel cortocircuito fra due artisti di epoche diverse come Fortunato Depero e Joe Pease diventa poi protagonista una realtà urbana ipnotica e accattivante. Il confronto/dialogo fra fisico e digitale si accentua nell’abbinamento, fra il capolavoro barocco di Carlo Maratti e Sediment Nodes di Entangled Others. Pochi passi e si entra nella dimensione della letteratura generativa con Sasha Stiles. Proseguendo, un altro dialogo fra fisico e digitale è quello tra Giacomo Balla, capace di realizzare una sorprendente ibridazione fra razionalismo ed esoterismo, e Robert Alice il quale crea una rappresentazione in grafica vettoriale per rappresentare l’architettura tecnologica del nuovo internet, il web3. Subito dopo ci si confronta con un tempo circolare, un “eterno ritorno” di cui sono protagonisti Giorgio de Chirico e Giulio Paolini. Pochi passi ed ecco il grande quadro di Giuseppe Fiducia che già negli anni novanta ha dipinto congegni futuribili. A fianco, si snoda un accavallarsi di orizzonti visionari con “Corridor” di Cesar Santos. In questo contesto la ricerca di PAK ci porta a comprendere l’enorme possibilità del concetto di metaverso attraverso una serie di opere interattive: ogni opera è legata intrinsecamente alla tecnologia blockchain, che mette in comunicazione l’artista con la sua community. Se il digitale appartiene solo al mondo virtuale, l’opera di Damjanski ci ricorda che la presenza umana potrebbe presto scomparire in futuro. Procedendo nel percorso, l’idea di Tecnonatura, che apre la strada ad un rinnovato dialogo fra esseri umani e natura tramite la tecnologia, trova espressione nel lavoro di Primavera De Filippi, con il suo “Plantoid” che si nutre di criptovalute, mentre possiamo pensare di tramutarci in divinità ibride grazie alla fantasia e ai modelli 3D di Pinar Yoldas: le sculpture phygital dell’artista turca. Poco dopo Ugo Nespolo, degno erede del futurismo, individua nel videogame una componente fondamentale dell’immaginario contemporaneo e dello stesso Metaverso. Il riferimento al gaming apre al dialogo con la visione del britannico Chaplin, giovanissimo artista di Nottingham: con lui il metaverso appare come una finestra su vari mondi, in cui l’utente può navigare attraverso uno schermo e una tastiera, a metà tra il gaming e l’esperienza immersiva. Infine, atterriamo in un mondo fluido e in continuo divenire, realizzato da Refik Anadol, in cui una serie di algoritmi programmati su un dataset selezionato dall’artista ci fa entrare finalmente in quello che chiamiamo metaverso, trasformando la nostra conoscenza del reale in qualcosa di mai visto prima.
La mostra, curata da Gabriele Simongini e Serena Tabacchi, è promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, ed è realizzata da Poema SpA.
-foto ufficio stampa Fondazione Terzo Pilastro-
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