LECCE (ITALPRESS) – Primi ciak, nel comune di Campi Salentina, per “Garbage Man”, il film scritto e diretto da Alfonso Bergamo, che sarà interpretato da un cast in cui spiccano Paolo Briguglia, Tony Sperandeo, Roberta Giarrusso e lo statunitense Randall Paul.
Le riprese del film, prodotto da Riccardo Di Pasquale per Fenix Entertainment e Giangi Foschini per Gika Productions, con il patrocinio del Comune di Campi Salentina, si protrarranno per le prossime quattro settimane con diversi set che interesseranno vie, piazze e luoghi del paese.
“Il protagonista non è il classico eroe e neppure l’uomo comune che diventa eroe, ma un perdente su più fronti che assume il ruolo dell’antieroe suo malgrado, nascosto nell’immondizia di un’Italia dimenticata”, spiega il regista.
Una nuova interessante opportunità di visibilità per Campi Salentina che nei mesi scorsi ha ospitato anche il set del film “Sukran”, con la star iraniana Shahab Hosseini, e che da circa un anno, inoltre, è sede fissa della casa di produzione cinematografica “Brandos Film”, che ha voluto stabilire una propria struttura operativa all’interno del comune, in uno dei due capannoni del Centro Fieristico presso la zona industriale.
“In questi ultimi anni abbiamo registrato una crescita d’interesse sempre maggiore sul nostro comune da parte di diverse case di produzioni cinematografiche – afferma il sindaco Alfredo Fina – frutto anche dell’impegno profuso per la valorizzazione delle nostre bellezze e del nostro territorio. Questo progetto rappresenta un’ulteriore occasione di sviluppo attraverso l’arte cinematografica, dando a noi la possibilità di portare il comune di Campi Salentina sugli schermi di tutto il mondo. Ringrazio per questo, in particolare, Giangi Foschini sia per l’interesse mostrato fin da subito verso la nostra cittadina che per la determinazione con cui ha portato avanti questo progetto che abbiamo immediatamente sostenuto anche noi con convinzione”.
foto Lorenzo Ciaccia
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Primi ciak del film “Garbage Man” a Campi Salentina
E’ morto Maurizio Costanzo, il re del talk show
ROMA (ITALPRESS) -Oltre che giornalista, conduttore televisivo, conduttore radiofonico e sceneggiatore, Maurizio Costanzo, che è morto oggi all’età di 84 anni, era qualcosa in più. È stato un vero e proprio monumento della tv, l’inventore del talk show (prima c’era stato solo “L’Ospite delle 2” di Luciano Rispoli) prima con “Bontà loro” e, poi, con il “Maurizio Costanzo show” che è andato in onda quasi ininterrottamente dal 1982. Costanzo nasce a Roma il 28 agosto 1938. A soli 18 anni, dopo il diploma in ragioneria, è già cronista del quotidiano Paese Sera e quattro anni dopo, quando già collabora con Tv Sorrisi e Canzoni, diventa caporedattore del settimanale Grazia.
Nel 1963 l’esordio alla radio come autore con “Canzoni e nuvole”, programma condotto da Nunzio Filogamo che gli viene affidato da Luciano Rispoli, allora caposervizio del varietà a Radio Rai. Nel 1966 scrive con Ghigo De Chiara “Se telefonando”, brano con la musica di Ennio Morricone che Mina porta al successo. Sempre come autore, inventa con Paolo Villaggio il personaggio di Fracchia.
Nel 1976 è la volta di “Bontà loro” cui segue, tra gli altri, “Acquario”: da queste esperienze nasce, nel 1982, il “Maurizio Costanzo show”, diventato negli anni uno dei programmi più importanti e influenti della tv italiana: da lì nascono personaggi come Valerio Mastandrea, Ricky Memphis, Daniele Luttazzi, Giobbe Covatta, Enzo Iacchetti, Dario Vergassola e, anche, Vittorio Sgarbi, solo per citarne alcuni. Per anni non c’è personaggio che rifiuti l’invito a partecipare a una puntata del “Costanzo show” che va in onda per la prima volta su Retequattro, visto che Costanzo è appena arrivato in Fininvest (oggi Mediaset). Negli anni che seguono è lì che si svolge quasi tutta la carriera televisiva con programmi come, ad esempio, “Buona domenica” o le sit-com “Orazio” e “Ovidio”. L’attività televisiva, nel momento in cui Costanzo inizia a parlare di mafia (mai dimenticata la staffetta con Michele Santoro), lo porta anche ad essere vittima di un attentato di matrice mafiosa (a Roma, in via Ruggero Fauro) che, per fortuna, non ha conseguenze.
Oltre all’attività televisiva, come dicevamo, Costanzo è anche autore di diverse opere teatrale e di film per il cinema nonché collaboratore di quotidiani e settimanali. Nel 1979 viene chiamato a dirigere “L’Occhio”, quotidiano che però chiude dopo soli due anni.
Nella sua vita non è mancata nemmeno un’ombra, quella dell’iscrizione alla loggia P2 di Licio Gelli che, tuttavia, non ha macchiato più di tanto la sua straordinaria carriera.
La vita personale è stata piuttosto movimentata e lo ha visto sposarsi prima con Lori Sammartino, poi con Flaminia Morandi (da cui ha avuto i figli Camilla e Saverio), poi ancora con Marta Flavi e, infine, con Maria De Filippi. Ha avuto anche una relazione con Simona Izzo. Costanzo, grande fumatore, è ricordato anche come acceso tifoso della Roma.
-foto agenziafotogramma.it-
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San Marino omaggia Lucio Dalla a 80 anni dalla nascita
SAN MARINO (ITALPRESS) – La Repubblica di San Marino dedicherà un francobollo a Lucio Dalla in occasione degli 80 anni dalla sua nascita. L’emissione a cura della Divisione Filatelica e Numismatica di Poste San Marino verrà svelata solamente il prossimo 4 marzo ma questa mattina è stata “annunciata” dal Direttore Generale di Poste San Marino SpA Gian Luca Amici durante la conferenza stampa di presentazione delle numerose iniziative volute per celebrare la ricorrenza.
“Il 4 marzo 2023 -sottolinea Daniele Caracchi, erede dell’artista e Presidente di Pressing Line- ricorrenza di quello che sarebbe stato l’ottantesimo compleanno di Lucio, sarà per noi cugini, per Fondazione Lucio Dalla e per Pressing Line un momento molto importante, sarà l’occasione per guardare indietro alle tante iniziative che abbiamo realizzato e condiviso in questi anni per ricordarlo e per raccontare con un progetto nuovo l’uomo e l’artista omaggiandone il genio. Tra le iniziative per gli 80 anni dalla nascita di Lucio Dalla anche quella di Poste San Marino Divisione Filatelica e Numismatica che ha previsto un’emissione filatelica. Lucio Dalla era un visionario, con lo sguardo sempre rivolto al futuro e il bellissimo francobollo emesso dalla Repubblica di San Marino riesce a cogliere e restituire l’essenza della sua natura, la sua energia. Bellissime le parole di Walter Veltroni a commento della visione in anteprima dell’emissione filatelica: “Lucio era un rabdomante. Cercava, munito della sua curiosità, la bellezza nelle cose nuove. Lo faceva in allegria, da impunito. Era un uomo libero e beffardo. Proprio come in questo francobollo”. Penso -ha concluso Caracchi- che non sia possibile descrivere meglio Lucio Dalla e l’immagine che lo rappresenta. Un grazie sincero al Poste San Marino e alla Repubblica di San Marino per il bellissimo omaggio”.
“Siamo estremamente orgogliosi di aver realizzato un’emissione filatelica per omaggiare il genio di Lucio Dalla in occasione degli 80 anni dalla sua nascita -spiega il Direttore Generale di Poste San Marino Gian Luca Amici-. Con le nostre emissioni celebriamo personaggi di ogni epoca, in questo caso un artista contemporaneo, vero re della cultura POP italiana, genio poliedrico, cantante e musicista di valore assoluto. Grazie alla collaborazione con la Fondazione Lucio Dalla e con gli eredi siamo riusciti a realizzare qualcosa che resterà nella storia e che sicuramente sarà apprezzato dai fan di Lucio Dalla oltre che dai numerosi collezionisti di filatelia”.
L’emissione, la cui anteprima e i cui dettagli tecnici saranno svelati nei prossimi giorni, sarà acquistabile dal 4 marzo 2023 sul sito www.dfn.sm. Il prossimo 28 febbraio prossimo è previsto un incontro fra Poste San Marino Divisione Filatelica Numismatica e la famiglia di Lucio Dalla a Bologna in Via D’Azeglio, presso la casa/museo dell’artista.
-foto ufficio stampa Poste San Marino-
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“Premio Biagio Agnes”, annunciati i vincitori 2023
ROMA (ITALPRESS) – La giuria del “Premio Biagio Agnes”, presieduta da Gianni Letta, si è riunita per designare i vincitori della XV edizione. La Cerimonia di premiazione si terrà a Roma venerdì 23 giugno in Piazza del Campidoglio.
Ad aprire la manifestazione sarà la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, che riceverà il Premio per le Istituzioni Europee. La più giovane presidente del Parlamento europeo, terza donna alla guida dell’Eurocamera, dal suo insediamento ha sempre difeso e promosso i valori dell’unione e della pace.
Il Premio Reporter di Guerra assegnato a Stefania Battistini del Tg1 e Lorenzo Cremonesi del Corriere della Sera costituisce un riconoscimento del valore del lavoro di tutti gli inviati in Ucraina partiti per testimoniare e descrivere, non solo gli orrori di questa come di tutte le guerre, ma anche la brutalità dell’invasione del Paese da parte della Russia. Un’aggressione che ha messo a rischio la vita di un intero popolo, di famiglie, di bambini innocenti e motivato la solidarietà dei Paesi occidentali, tra i quali l’Italia, impegnati a dare aiuto come possono. Le immagini, le testimonianze, i racconti dei nostri inviati hanno consentito a tutti noi di avvertire maggiore vicinanza a questo evento terribile e spingerci a riflettere sull’ingiustizia di quanto sta accadendo al centro dell’Europa.
Grande apertura della Giuria nei confronti dei nuovi linguaggi che stanno imprimendo un segno indelebile nella comunicazione del futuro: le serie on demand, i podcast, il linguaggio digitale in genere. Dal Premio Generazione Streaming che va a “Mare fuori”, grande successo Rai e Rai Play, arrivato finora a 85 milioni di visualizzazioni, dimostrando che esistono pubblici diversi per diverse piattaforme, al Premio Generazione Podcast per Cecilia Sala che racconta ogni giorno una parte di mondo attraverso le sue “Stories”.
Silvia Boccardi riceverà il Premio Generazione Digitale promosso dal dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Con ascolti record vince ancora Fiorello al quale va il Premio per la Televisione per “Viva Rai 2!”, programma che dà il buongiorno agli italiani, confermandosi uno degli showman più poliedrici e amati dal grande pubblico.
A Francesca Paci, cronista impegnata nel racconto della lotta delle donne iraniane per la libertà e il riconoscimento dei diritti, da sempre attenta a culture e tradizioni diverse, è assegnato il Premio Carta Stampata.
Si aggiudica il Premio per la Radio “Voci in Barcaccia. Largo ai giovani!”, format di Rai Radio 3 che offre ai giovani la possibilità di far conoscere le loro doti canore in campo lirico.
Premio Fiction a “Il nostro generale”, serie televisiva di grande interesse in onda su Rai 1 dedicata al ricordo del generale Dalla Chiesa a quarant’anni da quando venne assassinato dalla mafia, dopo aver combattuto il terrorismo.
Premio Cinema a “Dante” di Pupi Avati, il quale dopo un lungo lavoro di ricerca e approfondimenti ha realizzato un ritratto sincero e appassionato del Sommo Poeta.
Premio per la Divulgazione Scientifica a Margherita De Bac per la sua capacità di rendere la scienza alla portata di tutti con chiarezza e rigore.
Al giurista Sabino Cassese assegnato il Premio Saggista e Scrittore per l’ultima pubblicazione: “Amministrare la nazione. La Crisi della burocrazia e i suoi rimedi”, in cui si concentra sui fattori di crisi e i possibili rimedi della macchina amministrativa.
Ecco i vincitori del “Premio Biagio Agnes 2023”, suddivisi in dodici categorie:
Premio per le Istituzioni Europee: Roberta Metsola, presidente Parlamento europeo
Premio per la Carta Stampata: Francesca Paci, La Stampa
Premio Reporter di Guerra: Stefania Battistini, Tg1 e Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera
Premio per la Televisione: Fiorello, “Viva Rai 2!”
Premio per la Radio: “Voci in Barcaccia. Largo ai giovani!” Rai Radio 3 condotto da Michele Suozzo ed Enrico Stinchelli
Premio Fiction: “Il nostro generale” regia di Lucio Pellegrini e Andrea Jublin
Premio Cinema: “Dante” regia di Pupi Avati
Premio Saggista e Scrittore: Sabino Cassese, “Amministrare la nazione. La crisi della burocrazia e i suoi rimedi”, Mondadori 2023
Premio Generazione Streaming: “Mare fuori” regia di Carmine Elia, Milena Cocozza, Ivan Silvestrini
Premio Generazione Podcast: Cecilia Sala, Chora Media
Premio Generazione Digitale: Silvia Boccardi, Will Media
Premio per la Divulgazione Scientifica: Margherita De Bac, Corriere della Sera
La cerimonia di premiazione si svolgerà per la seconda volta in piazza del Campidoglio, alla presenza del sindaco Roberto Gualtieri e dell’Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda Alessandro Onorato.
La giuria del Premio Biagio Agnes: Gianni Letta (presidente), Giulio Anselmi, Alberto Barachini, Carlo Bartoli, Stefano Folli, Luciano Fontana, Carlo Fuortes, Luigi Gubitosi, Paolo Liguori, Pierluigi Magnaschi, Giuseppe Marra, Massimo Martinelli, Antonio Martusciello, Agnese Pini, Antonio Polito, Aurelio Regina, Danda Santini, Marcello Sorgi, Fabio Tamburini, Mons. Dario Edoardo Viganò.
-foto ufficio stampa Premio Biagio Agnes –
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Il tre volte premio Oscar Dante Ferretti compie 80 anni
ROMA (ITALPRESS) – Tre Oscar (su dieci candidature), quattro David di Donatello (più un Premio Cinecittà alla carriera), quattro BAFTA Awards e tredici Nastri d’argento, solo per citarne alcuni: sono i riconoscimenti ottenuti finora da Dante Ferretti, scenografo e costumista maceratese che il prossimo 26 febbraio compirà 80 anni.
Una carriera lunga e costellata di successi quella di Ferretti che a soli dodici anni già sogna il cinema e che, dopo aver studiato all’Accademia delle Belle Arti ed essersi laureato in architettura, inizia la sua carriera come assistente scenografo nel film di Pier Paolo Pasolini “Il Vangelo secondo Matteo” (1964). Dopo avere lavorato con lo stesso incarico anche per “Uccellacci e uccellini” (1966) ed “Edipo re” (1967), firma il suo primo lavoro come scenografo sempre per Pasolini per “Medea” e inizia così una collaborazione con il regista che andrà avanti fino al suo ultimo film, “Salò o le 120 giornate di Sodoma” (1975).
Nel frattempo, e in seguito, lavora anche con i maggiori registi italiani, da Elio Petri a Marco Bellocchio, Liliana Cavani e Luigi Comencini. Collabora anche con Federico Fellini, firmando la scenografia di ben cinque dei suoi film: “Prova d’orchestra”, “La città delle donne”, “E la nave va”, “Ginger e Fred” e “La voce della luna”.
Il nome di Ferretti è legato anche alle scenografie di una serie di titoli internazionali che lo condurranno a Hollywood, come “Il nome della rosa” di Jean-Jacques Annaud, “Le avventure del Barone di Munchausen” di Terry Gilliam e “Amleto” di Franco Zeffirelli, realizzate insieme alla moglie Francesca Lo Schiavo, la cui collaborazione è iniziata con il film “La pelle” della Cavani.
Seguono, fra i tanti, “L’età dell’innocenza” di Martin Scorsese, “Intervista con il vampiro” di Neil Jordan, “Casinò” dello stesso Scorsese così come “Gangs of New York” (per cui ha ricostruito a Cinecittà la New York di fine Ottocento) e “The aviator”, “Shutter Island”, “Hugo Cabret” e “Silence”.
Anche il teatro lo annovera tra i suoi grandi protagonisti. Ha curato le scene di numerose opere liriche nei più importanti teatri del mondo, dal Teatro alla Scala di Milano al Teatro Regio di Torino, Dal Metropolitan Opera House di New York alla Royal Opera Huose di Londra. Come regista ha diretto la “Carmen” di Georges Bizet allo Sferisterio di Macerata, la sua città natale. Ha anche collaborato alle scenografie del parco tematico Cinecittà World.
Nel 2022 è uscita la sua autobiografia “Immaginare prima”, curata da David Miliozzi per la casa editrice Jimenez. Il libro ripercorre la vita di Ferretti da quando, ancora neonato rimase per più di dieci ore intrappolato sotto le macerie della sua casa distrutta da un bombardamento alleato durante la Seconda guerra mondiale; poi l’infanzia, l’adolescenza e l’amore per il cinema fino ad arrivare alla straordinaria carriera.
– foto agenziafotogramma.it-
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Dalla Federico II di Napoli laurea honoris causa a Massimo Troisi
NAPOLI (ITALPRESS) – Con una cerimonia intensa e toccante, nel segno del ricordo e del tributo, l’Università Federico II di Napoli conferisce a Massimo Troisi la laurea honoris causa alla memoria in “Discipline della Musica e dello Spettacolo. Storia e Teoria”. A 70 anni dalla nascita (il compleanno sarebbe stato ieri ndr) del geniale e indimenticato attore, comico e artista partenopeo, l’ateneo federiciano gli rende omaggio riproponendo la formula del riconoscimento accademico post mortem che già nel 2017 fu utilizzata per insignire della laurea Antonio De Curtis, in arte Totò, a mezzo secolo dalla sua scomparsa. A Massimo Troisi “un riconoscimento sentito da tutta la comunità accademica per la sua straordinaria capacità di comunicare, ambasciatore di una napoletanità lieve e profonda, ironica e carica di valori, consapevole mai banalmente stereotipata”: con questa motivazione, esplicitata dal rettore della Federico II Matteo Lorito, è stata conferita la laurea honoris causa che nella splendida cornice del Complesso dei Santi Marcellino e Festo viene ritirata da una commossa Rosaria Troisi, sorella di Massimo.
Prima della proclamazione l’intervento di Andrea Mazzucchi, direttore del Dipartimento di Studi Umanistici e la Laudatio Academica di Anna Masecchia, autrice e coordinatrice del corso di Laurea Magistrale in “Discipline della Musica e dello Spettacolo. Storia e Teoria”. Per ricordare la figura di Massimo Troisi anche le testimonianze video di Renzo Arbore, Giuliana De Sio, Vincenzo Mollica e Carlo Verdone, mentre in presenza, protagonisti in una sorta di lectio magistralis, si sono alternati Anna Pavignano ed Enzo Decaro: la prima, scrittrice e sceneggiatrice, di Massimo è stata anche la compagna per diversi anni. Il secondo invece, componeva insieme a Troisi e Lello Arena, il leggendario trio di comici cabarettisti noto con il nome di “La Smorfia”. Proprio la chiusura dell’intervento di Enzo Decaro è stato uno dei momenti più toccanti della giornata con l’attore che, nel gesto di annunciare la proclamazione della laurea che da lì a poco sarebbe avvenuta, ha mutuato la formula della cerimonia di consegna del Premio Oscar suscitando un lunghissimo applauso della platea.
“Credo che quella di oggi sia una giornata importante per Napoli, per la nostra comunità, per i nostri giovani e per chi era giovane quando Massimo produceva i suoi primi film” afferma il rettore della Federico II Matteo Lorito che poi immagina Troisi “ad insegnare nel corso di studi per il quale riceve la laurea honoris causa e affascinare studenti e professori con la sua grandissima capacità di interpretare il presente e quello che succede”.
“E’ un riconoscimento ad un’artista che ha innovato il linguaggio di televisione, teatro e cinema e ha portato un’idea che destrutturasse gli stereotipi pensando ad una Napoli creativa che guarda al futuro senza dimenticare la sua dimensione popolare” afferma invece Gaetano Manfredi che nel 2017 partecipò da rettore alla laurea di Antonio De Curtis e oggi presenzia da sindaco di Napoli a quella di Troisi. “Massimo – prosegue Manfredi – resta vivo anche nell’immaginario dei giovani che non l’hanno mai conosciuto. Questo testimonia quanto fosse un grande artista e quanto il suo messaggio fosse universale e quanto è fondamentale rafforzarlo e studiarlo”.
“C’è un pò di malinconia nel festeggiare senza il festeggiato, ma oggi è un giorno luminoso che richiede leggerezza: Massimo ci ha spalancato le porte di una prestigiosa dimora, ci ha preso per mano amorevolmente, dolcemente, e ci ha accompagnato nell’inimmaginabile” dice invece Rosaria Troisi, subito dopo aver ricevuto in mano la pergamena di laurea di suo fratello e prima di mandare un grosso bacio rivolto verso il cielo. “Massimo – prosegue Rosaria a margine – non va confinato nel passato, deve avere il suo spazio nel futuro e anche nel presente dove ce ne è un gran bisogno. Diamoci da fare tutti quanti, ognuno faccia la sua parte, e rimaniamo così, su questa scia d’amore a perdita d’occhio”.
– foto: xc9/Italpress
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Al via la corsa di San Marino per l’Eurovision
MILANO (ITALPRESS) – Valorizzare gli artisti e allo stesso tempo promuovere un territorio attraverso i palcoscenici della musica internazionale. Con questi obiettivi è stata presentata oggi a Milano la seconda edizione de “Una voce per San Marino”. Una manifestazione per selezionare gli artisti che rappresenteranno la repubblica del Titano all ‘Eurovision Contest di Liverpool in programma dal 9 al 13 maggio.
“La nostra aspettativa è che il concorso diventi un punto di riferimento, un appuntamento a cadenza annuale riconoscibile e che permetta di far emergere gli artisti tramite il concorso e l’Eurovision e dall’altra parte portare una visibilità sulla Repubblica di San Marino”, ha commentato il capo delegazione di San Marino all’Eurovision Alessandro Capicchioni.
Ci sono tutte le condizioni per un’altra edizione di successo: con la precedente si erano avuti 500 iscritti nonostante il Covid, un teatro da circa 900 posti sold out e un valore economico sui social e media stimato attorno ai 3,7 milioni di euro. La scorsa edizione è stata un successo anche per la presenza di un artista affermato nonché vincitore del festival, Achille Lauro.
“Una voce per San Marino 2023” si terrà presso il Teatro Nuovo a Dogana il 25 febbraio prossimo in collaborazione con Media Evolution Srl e San Marino RTV: sono oltre 100 semifinalisti selezionati provenienti da Italia, Australia, Finlandia, Spagna, Germania, Spagna, Romania, Regno Unito, Islanda, Svizzera, Lettonia, Malta, Stati Uniti, Croazia e Albania. La finale sarà condotta da Jonathan Kashanian e Senhit, mentre il presidente di giuria sarà Al Bano.
“È una manifestazione che ha attirato moltissimi artisti da tutto il mondo. Ci sono 37 paesi partecipanti, abbiamo avuto 1.100 iscrizioni, 400 artisti che sono venuti fisicamente nella Repubblica di San Marino. Adesso avremo 22 artisti che se la giocheranno in una finale per partecipare all’Eurovision a Liverpool per la Repubblica di San Marino – ha dichiarato il Segretario di Stato per il Turismo Federico Pedini Amati – Io penso che sia l’unico contest strutturato in questa maniera. Dal mio punto di vista abbiamo già vinto perché è un evento che funziona, attira moltissimi artisti e dà una possibilità a tutti. San Marino dà quindi una possibilità forse unica al mondo della musica”.
– foto xh7-
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Maurizio Scaparro, una lezione senza fine
di Claudio Brachino
Il ricordo di Scaparro è per me il ricordo delle radici e del teatro che si mescola alla vita. L’ho rivisto poche volte negli ultimi anni. Una, in Puglia, entrambi premiati al Magna Grecia, una bella celebrazione culturale del nostro Sud voluta e fatta crescere da uno scrittore, Fabio Salvatore, e un’altra, a sorpresa, a Riccione. Non sapevo che il maestro avesse scelto la Perla della riviera romagnola come segretissimo buen retiro. Una suite, sempre la stessa, all’Hotel Corallo dove spesso a Pasqua porto la mia famiglia. Quello sguardo sul mare quasi d’inverno, senza gli ombrelloni schierati, è uno dei paesaggi dell’anima. C’ero venuto negli anni di fuoco delle disco, acerbo reporter a caccia di storie, personaggi e trasgressioni. Mi ci ero sposato una sera d’estate con una festa sulla sabbia che sembrava non dovere finire mai. Ma se Riccione è la mia quarta patria, dopo Roma e Milano, Viterbo è la terra dove sono nato. E lì, nella platea vuota dello splendido teatro dell’Unione conobbi nel 1987 il regista. Durante l’estate con il mio amico Paolo Pelliccia, un intellettuale prestato in quel momento alla politica, avevamo avuto una piccola ma brillante intuizione: proporre al Teatro di Roma, di cui Maurizio era Direttore, di venire a provare gli spettacoli da lui prodotti nella Tuscia. Le amministrazioni locali avrebbero sostenuto parte della spesa in cambio del libero accesso degli studenti dell’Università alle prove, più ovviamente un giorno di didattica con attori e registi. Quel settembre toccò niente di meno che a due giganti, Nikita Mikhalkov, già grandissimo regista russo, e Marcello Mastroianni, già nella storia del cinema italiano. Avevano avuto successo al cinema con Oci Ciornie e Scaparro li voleva di nuovo insieme per l’adattamento teatrale di un film , Partitura incompiuta per pianola meccanica ,che Nikita aveva tratto qualche anno prima da Cechov. Io ebbi l’onore di seguire le prove, dopo che il regista chiese il permesso alla troupe. Marcello era l’unico italiano, per gli altri, tutti russi, era necessario che io non violassi l’energia di gruppo raggiunta. Fui per mia fortuna, o meriti energetici inconsci, ammesso e così nacque un libro, il mio secondo e ultimo del genere dopo la commedia scritta con De Filippo per Einaudi: la macchina da presa teatrale, edizioni del Teatro di Roma. Lo presentò lo stesso Scaparro a Maratea il giorno prima del mio primo giorno in tv. La sera della prima, a Roma a cena fui praticamente assunto da Galliani, Publitalia sponsorizzava l’evento all’Argentina. Il teatro è una grande tela di destini, fuori e dentro il palco. Lo capisco bene ora a 36 anni di distanza, ora che la morte biologica del regista di tutti quei destini mette fine all’infinito sviluppo di quella tela. Ma la lezione rimane, al di là dei nostri limiti temporali materiali, al di là della sperimentazione e della commistione dei linguaggi, al di là della poetica dello Scaparro artista e manager. Di quello già molto si è scritto. Io chiudo questa lieve rivisitazione proustiana con l’altro e indimenticato mio maestro e so che a Maurizio farebbe piacere: chi cerca la forma trova la morte, chi cerca la vita trova il teatro. Firmato Eduardo.
foto: agenziafotogramma.it









