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Su Rai 1 arriva “Kostas”, Fresi “Non chiamatelo il Montalbano greco”

ROMA (ITALPRESS) – Il “sospetto” che la speranza sia quella di avere trovato un nuovo Montalbano, nel senso di un titolo di successo, è più che legittimo visto che il produttore è lo stesso (Carlo Degli Esposti con Palomar) e si tratta di una serie tratta da romanzi che hanno per protagonista un commissario di polizia. Le differenze, tuttavia, non mancano (e non è un male) a partire dalla nazionalità. Perchè “Kostas” (Rai1 da giovedì 12 settembre in prima serata) è greco. La serie, infatti, è tratta dai libri di Petros Markaris e racconta le vicende di Kostas Charitos, capo della Sezione Omicidi della Polizia di Atene. A interpretarlo è Stefano Fresi che racconta di avere regalato al personaggio un pò ruvido la sua “empatia con il mondo che lo ha un pò ammorbidito”, rendendolo più simpatico dell’originale. Fresi, però, puntualizza: “Non è un Montalbano greco. Non amo i confronti e in questo caso andremmo a ledere l’originalità dell’autore che ha scritto il primo romanzo nel 1995, solo un anno dopo il primo libro di Camilleri con Montalbano”.
Per chi avesse letto i romanzi di Markaris va detto che la storia è stata spostata in avanti di qualche anno: Kostas non vive più nella Grecia del 1995 ma in quella del 2009, alla vigilia della terribile crisi economica che ha sconvolto il Paese. Inoltre, proprio per questa ragione, non è più lui ad essere stato un gendarme nella Grecia dei colonnelli, ma suo padre, un uomo rigido che lo ha educato con durezza. Fatta questa doverosa premessa, accanto a Fresi troviamo tra gli altri Francesca Inaudi (Adriana, la moglie di Kostas), Marco Palvetti (il vicecommissario Petros) e Luigi Di Fiore (Ghikas, il superiore di Kostas). «Mi auguro che la gente provi per questa serie lo stesso amore che abbiamo provato noi» osserva Fresi anticipando, complice la prima puntata in cui si parla anche di migranti e rifugiati politici, che nella serie non mancano temi attuali: «Penso che il compito di film, fiction, programmi tv e via dicendo sia anche quello di fare luce su alcune cose che le istituzioni dovrebbero andare a risolvere. Se c’è l’occasione di parlare di tematiche del momento, perchè non farlo?”.
La regista Milena Cocozza conferma: “Nei romanzi di Markaris le tematiche sociali sono sempre il punto di partenza dei gialli”. Accanto a Fresi, dicevamo, c’è Francesca Inaudi nei panni di Adriana, sua moglie da tanti anni nonchè madre di sua figlia Caterina: “Adriana è una donna che desidera realizzarsi non perchè viva una crisi coniugale ma perchè ha voglia di arricchire la sua persona. E’ una donna normale, anche un pò dimessa, che non vuole essere solo la moglie di Kostas. Recentemente ho capito che ci sono donne che desiderano solo sposarsi, avere figli e fare le casalinghe che, non per questo, valgono meno di quelle che si affermano professionalmente”. Per Rai Fiction parla Luigi Mariniello: “Per noi ‘Kostas’ è una grande scommessa, non a caso ci apriamo la stagione (tra l’altro, la serie era destinata a Rai2 poi è stata collocata su Rai1, ndr). La letteratura torna in prima serata e ancora una volta il genere ci consente di raccontare la società. I presupposti per un ottimo inizio di stagione ci sono tutti”.

foto: ufficio stampa Rai

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Chiambretti torna su Rai3 con “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”

MILANO (ITALPRESS) – Piero Chiambretti torna su Rai3 con la seconda edizione di “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” che andrà in onda a partire da domani, giovedì 12 settembre, in prima serata dallo studio che fu di Fabio Fazio e “Che tempo che fa”. “L’acquario rimasto è un omaggio, ma i pesci saranno grafici. Sarebbe un peccato metterne uno solo, obeso, che tra l’altro si è mangiato anche Fazio e la Littizzetto. Quindi ci entrerà di tutto: questa settimana ci saranno Sangiuliano, Harris e Trump. Ovvero tutto coloro che navigano nell’acquario del Paese”, dice Chiambretti presentando le 6 nuove puntate del programma che mette al centro l’universo femminile con un tocco d’ironia, comicità e intrattenimento. Completamente rinnovato il cast con Alba Parietti, Asia Argento e Rosita Celentano come protagoniste femminili, e lo scrittore Edoardo Camurri e il comico Gene Gnocchi, “i due uomini che – dice Chiambretti – mi aiuteranno a superare le loro crisi di nervi”.
Del cast fisso anche Nicoletta Manzione, Marco Varvello e Claudio Pagliara, nell’ordine corrispondenti della Rai da Parigi, Londra e New York. Ogni settimana, poi, ci sarà la classifica di Maurizio Mannoni con le 5 donne in testa per crisi di nervi. Domani, nella prima puntata, non mancheranno Bianca Berlinguer e Maria Rosaria Boccia per l’intervista saltata a ‘E’ sempre carta biancà della protagonista dell’affaire dell’ex ministro della Cultura, Sangiuliano. “La Boccia mi pare stia facendo un’operazione molto importante. Io la candiderei a segretaria del Pd, perchè ha fatto vacillare più lei il governo di quanto abbia fatto la sinistra nell’ultimo anno. Lei è un personaggio pericoloso ma interessante, credo abbia detto tutto ciò che aveva da dire e adesso sia il momento del gossip che a me non interessa, per una questione di stile english”, ha aggiunto Chiambretti.
Tornando sul programma, che avrà come ospiti nella prima puntata l’attore serbo Darko Peric (Helsinki ne ‘La casa di cartà) e Claudio Martelli, “che rientra nella svolta del programma di usare la politica che fa parte di un’attualità che voglio raccontare anche sotto il profilo della crisi”, ha spiegato: “A me i numeri non mi interessano, mi interessano i prodotti che possano rispettare un progetto e il pubblico. In questo caso quello di Rai3 che si è frammentato in altre reti della stessa azienda: ritrovare l’identità di rete è ciò che ho voluto innestare in questo programma”, ha affermato Chiambretti che si definisce un conduttore “a metà tra conservatori e innovatori” della televisione. “Credo che non si debba rinnegare il proprio passato ma rinnovarsi sempre provando a rischiare qualcosa – ha continuato -. La televisione è sempre meno coraggiosa, io lo sono molto e mi aspetto critiche feroci che ne possano smuovere la sonnolente passiva visione. Gli ingredienti della tv sono primi piani, collegamenti, balletti, giornalisti, interviste: io cerco di utilizzarli in un’altra maniera”.
Di politica parla ancora sottolineando di non votare “da 10, 12 anni nè a destra, nè a sinistra perchè non mi sento rappresentato”. E su TeleMeloni chiarisce: “Esiste, ma io non l’ho vissuta. Se sbaglio è colpa mia. Non c’è stata alcuna forma di censura, e se ci fosse è un’autocensura. Abbiamo fatto inviti a politici di destra e di sinistra, c’è stata maggiore disponibilità a destra. Certo la Rai3 che ho frequentato negli Anni 90 non c’è più, perchè qualcuno è in cielo a fare chissà cosa”. ‘Donne sull’orlo di una crisi di nervì, che dovrebbe avere anche una terza stagione, non è l’unico progetto per Piero Chiambretti. “Piero sarà protagonista di un altro programma che si collocherò nell’access prime time di Rai3. Sarà molto provocatorio e sarà in linea con la rete e il personaggio”, ha detto Marcello Ciannamea, direttore della direzione Intrattenimento Prime Time della Rai. Il programma s’intitolerà ‘Finchè la barca và, dovrebbe andare in onda da marzo 2025 nella striscia di access prime time di Rai3 e avere come location una barca sul Tevere. “Sarà una specie di riedizione de ‘Il portaletterè e cercherò di intervistare il mondo che ruota intorno alla città eterna: la politica a 360°”, ha concluso Chiambretti.

foto: Ipa Agency

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X Factor, Giorgia al debutto da conduttrice “Ce la metterò tutta”

MILANO (ITALPRESS) – “Sangue e arena ha rotto i co…, siamo capaci di discutere anche in maniera molto animata senza trascendere in volgarità”. Il benvenuto alla 18^ edizione di X Factor, con l’evidente cambio di linea, lo dà Manuel Agnelli, veterano del talent show di Sky Italia al via giovedì 12 settembre. Rientrato in giuria dopo due edizioni, Agnelli avrà come colleghi Paola Iezzi, Achille Lauro e Jake La Furia, al debutto nel programma così come la conduttrice, Giorgia. “La scommessa è stata trovare una giuria e una conduzione nuova che avesse sintonia. Da questi 5 artisti, che sono persone bellissime, ci aspettiamo che offrano ai concorrenti competenza e solidità”, ha spiegato Antonella d’Errico, executive vice president content Sky Italia, parlando della novità più importante del programma, la finale in programma a Napoli in piazza del Plebiscito il 5 dicembre. “Chiuderemo in una città di festa – ha aggiunto – perchè X Factor è una gara, ma ci si diverte”.
Di divertimento, e non solo, parlano anche i giudici. «Il divertimento è una marcia in più e dobbiamo proteggere questa dinamica anche nei live, quando parte la gara e gli animi si accendono», ha detto Manuel Agnelli. “Il clima è stato inaspettato, non immaginavo una squadra così affiatata. Sono stati bravi quelli che ci hanno messo insieme. E mi ha stupita la bravura di Giorgia come conduttrice”, gli ha fatto eco Paola Iezzi. «Ho passato un sacco di anni da fan del programma perchè è uno dei più veritieri e si parla di musica – ha continuato -. Non ho mai pensato che parlare di musica, anche più tecnicamente, annoi il pubblico. Credo che X Factor da questo punto di vista sia update (moderno) e per questo debba essere protetto». Con Iezzi approdano in giuria anche il «battitore libero» Achille Lauro. «Sono un battitore libero e cerco un battitore libero. Sto affrontando X Factor come la mia carriera da sovversivo e anarchico della musica. Sto cercando chi interpreta la musica senza logica di mercato, quell’unicità che permette di sopravvivere nel mondo della musica». Leggerezza e sincerità sono, invece, le caratteristiche che sente di avere Jake La Furia che ha spiegato: «Tratto le persone con schiettezza che a volte può sembrare brutalità, ma non credo di essere stato così tremendo». Infatti, un minuto dopo, ha confessato: «Al momento di dover lasciare a casa qualche concorrente è stato difficile essere distaccato». E poi… arriva lei Giorgia, nella nuova veste di conduttrice. «L’esperienza fatta a Sanremo da co-conduttrice per una sera con un gigante come Amadeus, insieme ad altre, mi ha fatto capire che mi sarebbe piaciuto misurarmi nella conduzione», ha confessato. Detto fatto. «Da qui a diventare una brava conduttrice ce ne vuole, dovrò studiare ma ce la metterò tutta. Per esempio non sarei una brava giudice perchè entro in empatia, non sarei brava. Io avrei fatto passare tutti e poi mi cacciavano», ha scherzato con la simpatia che la contraddistingue ribattendo a chi le ha chiesto dei “conflitti di interesse” con il compagno Emanuel Lo, insegnante di ballo ad Amici. «Non ci sono segreti da tenere, l’unica tematica è che siamo entrambi impegnati il giovedì e abbiamo un ragazzino (il figlio Samuel, nda) da sistemare».
Adesso il microfono passa ai nuovi concorrenti pronti a contendersi la vittoria finale, e ai giudici che devono scoprirne le potenzialità. «Io con i Maneskin mi sono tolto la velleità di trovare artisti per la discografia – ha sottolineato Agnelli -. Non sono qua per trovare i nuovi Maneskin ma per parlare di musica, che è una parte della cultura popolare che manca». Anche perchè X Factor è sempre un programma televisivo. «Con Masterchef e Pechino Express fa parte dell’ossatura di Sky e continueremo a puntarci – chiarisce D’Errico -. L’andamento ondivago degli ascolti fa parte della vita dei format. Certo, poi, ogni due anni va rinnovato». E il prossimo, come ha ricordato, è un anno di rinnovo.
– foto ufficio stampa Sky (di Virginia Bettoja)-
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Da Canova a Magni, la Grande Brera in mostra al Palazzo Reale di Palermo

PALERMO (ITALPRESS) – L’arte è in grado di unire mondi apparentemente lontani. E’ stato presentato questa mattina a Palazzo Reale di Palermo un accordo di collaborazione tra la Fondazione Federico II di Palermo e la Pinacoteca di Brera, museo autonomo di prima fascia del Ministero della Cultura.
La sinergia sull’asse Lombardia-Sicilia tra due istituzioni culturali di primo piano è stata illustrata nel corso di una conferenza stampa da Gaetano Galvagno, presidente della Fondazione Federico II e da Angelo Crespi, direttore generale della Pinacoteca di Brera, alla presenza del sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura, Gianmarco Mazzi.
La collaborazione ha già dato vita a un risultato tangibile. E’ visitabile, infatti, la rassegna “La Grande Brera al Palazzo Reale di Palermo. La seduzione del classico in mostra” che vede esposte cinque opere di grande valore artistico, provenienti da Milano, luogo dal quale non si allontanano dal 1902, ben 122 anni fa.
E’ allestita negli Appartamenti Reali del Palazzo e si innesca sulle evidenti radici classiche dell’arte scultorea: due lavori del maestro Antonio Canova e tre di noti autori del Neoclassicismo lombardo, quali Giovanni Pandiani, Pietro Magni e Giovanni Spertini. Gli appartamenti reali, ricchi di arredi e decori, esaltano perfettamente la purezza, il minimalismo e il bianco dei marmi e del gesso, creando una discontinuità stilistica e cromatica che funziona mirabilmente. Il progetto presenta molteplici valenze: quella di attrattore turistico-culturale per i visitatori, quella storico-artistica per il significato del concetto della seduzione del classico, intesa come tematica pregna di valenza nella nostra terra, ed infine quella sociale: per la prima volta, infatti, la Fondazione Federico II favorisce l’accessibilità e la fruizione del patrimonio culturale ai visitatori con disabilità visive: esposta una riproduzione in 3D in scala 1 a 1 della Vestale di Canova, fruibile al tatto da non vedenti e ipovedenti.
Il percorso culturale scelto esalta il classicismo, il realismo e l’emulazione della natura, sviluppando un viaggio introspettivo nella cultura neoclassica, che prendeva come spunto i fasti dell’arte del tempo.
“Inauguriamo oggi un evento di grande importanza. Un avvenimento che porta con sè un valore simbolico e formale nel segno dell’unità culturale della Nazione e della valorizzazione dell’arte italiana – dichiara il Sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi – La Pinacoteca di Brera e la Fondazione Federico II hanno raggiunto un accordo lungimirante che permetterà a tutti i siciliani di poter ammirare, a Palazzo Reale, opere di incommensurabile bellezza”.
“Siamo particolarmente orgogliosi di essere riusciti a portare al Palazzo Reale di Palermo – afferma il Presidente della Fondazione Federico II, Gaetano Galvagno – alcune splendide opere del Museo di Brera, che si spostano da Milano dopo 122 anni. E’ il risultato tangibile di un accordo di collaborazione tra due Istituzioni culturali di primo piano, sia dal punto di vista espositivo permanente e temporaneo, sia dal punto di vista divulgativo. Sono certo che si tratta della prima tappa di una collaborazione fruttuosa a beneficio della collettività”.
“Si tratta di una prima iniziativa, che inaugura un sodalizio tra le due istituzioni culturali e le due città – afferma il Direttore Generale della Pinacoteca di Brera, Angelo Crespi – L’esposizione, essenziale quanto chiara nelle sue finalità culturali, è realizzata attraverso una selezione ristretta di opere, capace di esprimerne appieno l’indole e la storia. Esporre è un termine polisenso: significa spiegare, interpretare e narrare, in forma compiuta ed organica. Nelle sale espositive di Palazzo Reale le opere di Brera verranno narrate ed entreranno in dialogo con l’architettura e con i valori culturali e testimoniali di un luogo che promana bellezza e, assieme, il senso profondo del dialogo fra culture. Per Brera sarà un ritorno alle origini, al corpus di opere di scultura espunto dalle collezioni nel 1902. A Palermo, Brera vivrà un ritorno al senso originario delle sue collezioni, non a caso in un dialogo profondo con una “terra impareggiabile”.
Le cinque opere di Canova, Pandiani, Magni e Spertini pongono i visitatori dinanzi a cinque figure femminili, sospese fra mito e realtà per “ritrovare l’incanto delle origini”.
“Vestale” di Antonio Canova, del 1818, è un’opera che venne commissionata dal banchiere Milanese Luigi Uboldi. Essa rappresenta una giovane donna velata con un’espressione assorta, caratterizzata da raffinatissimi tratti somatici e da un’eleganza di forte impatto, evidente soprattutto nella maestria e leggiadrìa realizzative del velo.
“Maddalena penitente” è un’opera struggente, in grado di evidenziare il periodo di redenzione, dopo la conversione e l’incontro con Cristo. Si tratta di una scultura che racconta con estrema eleganza un momento drammatico, trattato da Canova con la capacità di fare emergere dalla stessa il concetto di pathos.
“Egle al fonte” di Giovanni Pandiani, famoso interprete del neoclassicismo lombardo, mostra la perfezione tecnica e la capacità di riprodurre in modo analitico i principi della scuola del “vero”, evidenziando con grande maestria elementi anatomici e posturali.
Giovanni Spertini ne “La scrittrice (la fidanzata italiana)” racconta un momento di rara intimità, una cura minuziosa per ogni elemento. Nell’opera tutto concorre a costituire un’ambiente borghese, dove ogni dettaglio viene curato, contribuendo a costituire una scena emotiva ed intima, incentrata su una perfetta ricostruzione della realtà, come la naturalezza scultorea di alcune ciocche di capelli.
“La leggitrice” di Pietro Magni è da inserire in quella fase artistica che sta transitando verso la tendenza, appena post neoclassica, orientata verso un canone realistico accademico. Il soggetto è una giovane ragazza, intenta a leggere, palesemente ritratta in un ambito domestico, come dimostrano i piedi nudi che escono dalla lunga veste.
La mostra mette in particolare evidenza gli elementi stilistici che caratterizzano i tratti classici della Magna Grecia e che risultano evidenti nei pregevoli lavori in mostra.
L’esposizione, però, si aggancia pure all’enorme e coevo patrimonio artistico siciliano, fortemente influenzato dalla cultura classica presente in numerosi siti della regione.
La mostra rappresenta una nuova “perla” che completa e arricchisce la considerevole offerta del Palazzo Reale di Palermo e si aggiunge alla Cappella Palatina, all’area archeologica delle Mura Puniche, ai Giardini Reali e alle grandi mostre di Sala Duca di Montalto.
La collocazione delle opere nello splendido contesto offerto dagli spazi espositivi del Palazzo Reale costituisce una straordinaria soluzione che esalta il valore artistico e culturale della mostra.

– foto ufficio stampa Fondazione Federico II –
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Clima, a Londra la mostra fotografica “The Cooling Solution”

LONDRA (INGHILTERRA) (ITALPRESS) – Esperti e accademici britannici, e diplomatici di diversi Paesi hanno partecipato all’inaugurazione della mostra fotografica “The Cooling Solution” all’Istituto italiano di Cultura di Londra. Il progetto scientifico, che nasce dalla ricerca dell’economista Enrica De Cian dell’Università Cà Foscari di Venezia, tiene nella capitale britannica la prima tappa del proprio percorso in Europa, proprio a pochi giorni della notizia che l’estate boreale 2024 è stata la più calda di sempre. Attraverso la fotografia d’autore di Gaia Squarci racconta come persone provenienti da diversi contesti socioculturali, in varie parti del mondo, si adattino a vivere a temperature sempre più alte, senza limitarsi ad utilizzare indiscriminatamente l’aria condizionata.
Belle fotografie ed efficaci infografiche offrono un percorso visivo tra Brasile, India, Indonesia e Italia, spiegando in maniera più comprensibile che mai il fenomeno dei riscaldamento globale e la necessità di contrastarlo con strumenti “normali” e non solo energivori come, appunto, l’aria condizionata.
“Molte persone – sostiene De Cian – non hanno accesso all’energia per i condizionatori. E poi anche chi se li può permettere si espone a nuove forme di vulnerabilità come quella legata ai prezzi energetici. Chi spende più del 10% del proprio reddito per energia è considerato povero energetico”. Da qui il bisogno di spiegare, di far “vedere” attraverso la fotografia che una “cooling solution” slegata dall’uso del condizionatore è possibile, e da qualche parte viene già praticata, con risultati che emergono dalle foto di Gaia Squarci, mettendo insieme la creatività espressa dall’arte fotografica e la divulgazione scientifica.
“Questa bella mostra – spiega Francesco Bongarrà, direttore dell’Istituto italiano di Cultura di Londra – vuole stimolare la riflessione creare consapevolezza sul riscaldamento globale, uno tra i temi più rilevanti del nostro tempo. Siamo felici che abbia riscosso l’interesse di esperti che vivono a Londra, una città che si considera campione di sostenibilità”.
Dopo Londra – resterà aperta fino al 2 ottobre – “The Cooling Solution” verrà esposta allo Zoom Festival di Sauguenay in Canada, per tornare in Italia, a Trani.

– foto ufficio stampa Istituto italiano di Cultura di Londra –
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Tornano “Porta a Porta” e “Cinque minuti”, Vespa “Invito Renzi e Conte per confronto”

ROMA (ITALPRESS) – Bruno Vespa torna con “Cinque minuti” e “Porta a Porta” (martedì 10 settembre su Rai1) e approfitta della conferenza stampa per lanciare l’invito: “Mi piacerebbe ospitare un confronto tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte. Magari un’anteprima a ‘Cinque minutì e, poi, il gioco più duro a ‘Porta a Portà”. Nell’attesa di sapere se i due leader accetteranno l’invito, Vespa presenta le nuove edizioni dei suoi programmi. Con uno sguardo al passato: “All’inizio, con ‘Porta a Portà eravamo soli, nessuno credeva che si potesse fare un programma educato di politica su Rai1 perchè la politica che tirava era quella di Santoro su Rai3. Siamo arrivati alla 30° stagione. Anche con ‘Cinque minutì – aggiunge – è stata una scommessa e, invece, l’anno scorso abbiamo sfiorato il 22%”.
Poi il futuro: “Porta a Porta soffre perchè arriva in un orario terribile. Per questo ho pensato che dobbiamo rinnovarci radicalmente e lo faremo per sottrazione: toglieremo il tavolo e lo sostituiremo con delle comode poltroncine. Inoltre avremo meno ospiti ma trattati in maniera più attenta. E poi va riquadri e cornici, avremo un videowall gigante e una grafica migliore”. L’obiettivo rimane lo stesso: “Quando arriviamo noi tutti sanno già tutto. Noi vogliamo aiutare la gente a capire quello che è successo”. Certo, il problema del traino non è trascurabile ma Vespa non si scompone: “Sono sempre stato un uomo di azienda, non chiederò mai che tolgano una fiction importante il lunedì e spostarla al mercoledì che è il giorno più sfigato. Certo, un pochino, nei limiti del possibile… Quando arrivano certi film sappiamo già che faranno il 10% ma sappiamo anche che li mandano in onda perchè non c’è di meglio. L’auspicio è che la Rai possa procurarsene di migliori!”.
Per la prima puntata domani Vespa ospiterà Giovanni Costantino, fondatore e presidente di Italian Sea Group per “capire come sia stato possibile l’affondamento del Bayesan”. Poi “ricorderemo Mike Bongiorno con la moglie Daniela e avremo Stefano De Martino”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni “speriamo venga quando avrà qualcosa di nuovo da dire, vediamo se questa settimana o la prossima”. L’incontro con Vespa offre l’occasione per parlare della Rai, al momento in fase di stallo nelle nomine dei nuovi vertici: “Ho avuto trenta amministratori e direttori generali, lo stallo non mi preoccupa. L’unico che risolveva tutto senza stallo era Ettore Bernabei che faceva i nuovi ordini di servizio a ferragosto senza dire niente a nessuno”.
Poi il caso Sangiuliano: “Se avessi potuto, avrei fatto diverse domande a lui e a Maria Rosaria Boccia, anche se intervistare lei non è in cima ai miei desideri perchè non voglio essere uno dei suoi strumenti”. Ottima, per Vespa, l’intervista del direttore dei Tg1 Gian Marco Chiocci: “Mi sembra impossibile criticarla. E comunque non capisco perchè intervistare lei su una televisione è servizio pubblico mentre non lo è intervistare lui al Tg1”. L’auspicio, in ogni caso, è che “per Sangiuliano, al suo rientro in Rai, si trovi un ruolo adeguato alle sue capacità”. A proposito di Rai, due parole anche sulla par condicio. Anzi su quella che Vespa definisce “un’interpretazione infernale di quella legge. Noi non riusciamo a non essere pluralisti ma ci siano scontrati anche fisicamente al tavolo autorale per qualche secondo in più o in meno. Spero che, prima delle prossime elezioni, il legislatore trovi il modo per gestire al meglio la campagna elettorale”.
Vespa chiude annunciando che “Porta a Porta” farà la Notte americana per le elezioni Usa: “Otto anni fa abbiamo chiuso alle 4.00, quattro anni fa alle 6.00. L’aria che tira stavolta è che non chiuderemo mai, se Kamala Harris dovesse vincere di due punti vuoi che Trump non armi qualche casino?”. Per il direttore dell’Approfondimento Rai Paolo Corsini “Porta a Porta” “è arrivato trent’anni fa e ha fatto la storia, rendendo comprensibile e trasparente il linguaggio della politica. Tre anni fa si è aggiunto anche ‘Cinque minutì. Garbo e serietà sono la cifra che contraddistingue entrambi”.

foto: ufficio stampa Rai

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Su Canale 5 “I fratelli Corsaro”, Fiorello “Palermo mi ha conquistato”

ROMA (ITALPRESS) – Fabrizio e Roberto Corsaro, cronista di nero il primo e avvocato il secondo: sono i protagonisti della saga dello scrittore siciliano Salvo Toscano “I fratelli Corsaro” e, ora, anche dell’omonima serie tv (tratta dai primi quattro libri) che arriva su Canale 5 mercoledì 11 settembre in prima serata. A interpretarli, per la regia di Francesco Miccichè, sono Giuseppe Fiorello e Paolo Briguglia. Ambientata a Palermo, la serie racconta le vicende dei due fratelli, molto diversi tra loro (donnaiolo e istintivo Fabrizio, integerrimo e marito fedele Roberto) che, loro malgrado, si ritrovano coinvolti in casi di cronaca su cui, ciascuno nella propria sfera professionale, finiscono per indagare. Trovando, ovviamente, la soluzione. Tra colpi di scena e segreti di famiglia, mentre Fabrizio cerca un equilibrio tra le molte conquiste femminili, Roberto, innamoratissimo della moglie ha il grande desiderio di diventare papà: ma entrambi sono sempre pronti a correre a casa dalla mamma che li vizia con i suoi manicaretti. Nonostante i frequenti battibecchi i fratelli Corsaro si sostengono a vicenda, uniti da un legame fraterno inossidabile e la loro tenacia e il loro acume investigativo li condurranno alla risoluzione di ogni enigma, smascherando ipocrisie e inganni e restituendo giustizia alle vittime.
A “scoprire” i romanzi di Toscano e proporli alla Camfilm che li ha prodotti per Mediaset è stato lo stesso Giuseppe Fiorello che, grazie, al “suo” Fabrizio Corsaro ha avuto la possibilità di girare in Sicilia per ben quattro mesi: “La Sicilia è una carta d’identità, è la mia identità. E’ il posto dove sono nato, dove sono cresciuto, dove mi sono formato. A un certo punto – racconta l’attore – ho sentito l’esigenza di curiosare in giro per il mondo. Non sono scappato perchè non c’era lavoro ma per curiosità”. Quando è andato via “sembrava un addio. Oggi è tutto molto meno traumatico grazie alla tecnologia, è solo un allontanamento”. Lui, comunque, torna lì tutti gli anni, “nei periodi estivi perchè non riesco a trascorrere l’estate senza passare da lì. Mi rigenero e trovo l’ispirazione. Tutto quello che faccio, penso ad esempio a ‘Stranizza d’amurì o a ‘I fantasmi di Portopalò, viene da lì. La Sicilia è una terra che mi ispira a cercare storie”.
La serie è stata girata a Palermo: “Quello è stato un incontro fresco. La conoscevo poco perchè sono nato nella parte orientale dell’isola e allora in sella a una Vespa era più facile arrivare a Catania. Finora c’ero stato sempre un pò mordi e fuggi per alcuni eventi ma non mi ero mai stabilito lì per tanto tempo. Questi quattro mesi mi hanno dato la possibilità di addentrarmi nella vita e nel carattere dei palermitani che sono persone aperte, solari, accoglienti e meravigliose. La città mi ha conquistato e confermato che Palermo, così come tutta la Sicilia, non è solo la sua storia drammatica ma una terra di grande accoglienza”. Del suo personaggio Fiorello dice che è “un cronista di nera con un fiuto veloce ma il tipico carattere siciliano un pò lento nell’esecuzione. E’ simpatico, direi un serio fancazzista. E la sua instabilità affettiva un pò lo fa soffrire ma un pò gli piace”.
A proposito di Palermo, Salvo Toscano spiega che “le indagini dei fratelli Corsaro raccontano una Palermo ‘quotidianà, una Palermo vista attraverso gli occhi di chi lì è nato e cresciuto, una Palermo autentica e spesso, dunque, meno nota. Roberto e Fabrizio sono due persone in qualche modo ordinarie, con i loro pregi e i loro difetti, ben lontani dall’essere modelli o eroi. E sinceramente credo che i lettori in questi anni li abbiano amati proprio per questo, così come sono, con le loro debolezze, con le loro vulnerabilità, con la loro umanità. Sono felice che questa fiction offra ai miei personaggi e ancor di più alla mia Palermo l’occasione per farsi conoscere di più, oltre gli stereotipi”.

foto: ufficio stampa Mediaset

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A Venezia Leone d’oro per Pedro Almodóvar, Italia argento con “Vermiglio” di Delpero

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VENEZIA (ITALPRESS) – Va a Pedro Almodóvar il Leone d’Oro dell’81ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. La Giuria presieduta da Isabelle Huppert ha assegnato il massimo riconoscimento del Concorso Venezia 81 a “The Room Next Door”, la stanza accanto, il film che il regista spagnolo ha dedicato al tema dell’eutanasia. Un premio giusto, il migliore che ci si poteva aspettare alla fine dei giochi di questo festival, che ha in più il merito di dare alla Mostra il primato di far vincere un Maestro che a tutt’oggi non aveva mai vinto un grande festival con nessuno dei suoi pur tanti capolavori. Si conclude dunque nel migliore dei modi questa edizione della kermesse veneziana, segnalando un’opera che ha una potenza drammatica ed espressiva formidabile, capace di raccontare il tema del fine vita attraverso la storia di una donna che, malata terminale, chiede alla sua amica di accompagnarla nella scelta di porre fine alle proprie sofferenze. In scena ci sono Tilda Swinton e Julianne Moore, alle quali Almodóvar ha dedicato il Leone d’Oro, ma il film, girato in America e in inglese, si basa interamente sulla sempre straordinaria capacità del regista spagnolo di elaborare drammi profondamente umani e nutriti di una pienezza espressiva che dialoga con la storia del grande cinema.
Su tutto, naturalmente, c’è la questione sociale e politica dell’eutanasia, che ritirando il premio Almodóvar ha rimarcato con equilibrio e fermezza, chiedendo a chi per motivi religiosi ritiene che sia solo Dio a poter porre fine all’esistenza, di rispettare le scelte di chi nutre convinzioni differenti.
E poi c’è la grande soddisfazione del cinema italiano, che conquista al Lido un meritatissimo Leone d’Argento Gran Premio della Giuria con “Vermiglio”, il film che Maura Delpero ha girato nel Trentino, rievocando lo scenario della seconda guerra mondiale nella neve della Val di Sole. Una storia di antica fierezza popolare, che vede la figlia del severo maestro del paese innamorarsi di un soldato siciliano che si nasconde in montagna. Interamente girata in dialetto, quest’opera è espressione di una tradizione regionale del nostro cinema che continua a dare frutti notevoli e conferma le qualità di una regista giovane e lucida nelle sue convinzioni artistiche e umane.
Il suo discorso di ringraziamento ha sottolineato con fierezza che opere come la sua possono esistere e ritirare premi che danno prestigio al cinema italiano perché sono sostenute da quegli incentivi statali che la nuova legge del cinema mette in discussione. Tema sul quale, del resto, si era soffermato con fermezza poco prima anche Nanni Moretti, quando sullo stesso palco aveva ritirato il premio della giuria di Venezia Classici per il restauro di “Ecce Bombo”. Altra soddisfazione per il cinema italiano indipendente è venuta dal Concorso Orizzoni, dove il Premio per la migliore interpretazione maschile è stato assegnato a Francesco Gheghi, protagonista del film di Francesco Costabile “Familia”, storia di un ragazzo calabrese che cresce all’ombra di un padre violento e si trova immerso nella violenza di un giro di amici neonazisti. Nessun premio, invece, per Luca Guadagnino, l’altro italiano di rango che pure batteva bandiera americana con il suo attesissimo “Queer”, interpretato da Daniel Craig e tratto da Willian Burroughs.
Per il resto, la giuria di Isabelle Huppert ha fatto un ottimo lavoro, orientandosi con precisione in una selezione eterogenea: il Leone d’Argento per la Regia è stato opportunamente attribuito all’americano Brady Corbet, che ha portato al Lido “The Brutalist”, progetto faraonico coltivato per dieci anni, girato in pellicola 70mm e lungo tre ore e mezza, in cui Adrien Brody interpreta un architetto ebreo che nel dopoguerra si rifà una vita in America lavorando per un magnate. Il Premio Speciale della Giuria è invece andato a “April” della regista georgiana Dea Kulumbegashvili, film austero e rarefatto che racconta la storia di una ostetrica di paese combattuta tra il suo lavoro e la necessità di aiutare di nascosto le donne del posto ad abortire. Quanto alle Coppe Volpi, quella per l’interpretazione maschile è andata a Vincent Lindon per “Jouer Avec le Feu” di Delphine e Mauriel Coulin, in cui l’attore interpreta un padre alle prese con il figlio finito nel giro dei neonazisti, mentre quella per l’interpretazione femminile è stata attribuita alla intensa prestazione di Nicole Kidman in “Babygirl” di Halina Reijn. L’attrice, che non ha potuto ritirare il premio a causa del lutto per la recente scomparsa della madre, interpreta il personaggio di una donna che intraprende una complessa relazione di sottomissione sessuale con un giovane stagista della ditta di cui è la potente AD.
Il Premio Marcello Mastroianni per l’attore emergente è invece stato assegnato al francese Paul Kircher per “Leurs Enfants Après Eux” di Ludovic e Zoran Boukherma, storia di adolescenze di provincianelle sacche più marginali della società. Il Premio per la sceneggiatura è infine stato attribuito a Murilo Hauser, Heitor Lorega per “Ainda Estou Aqui”, il film di Waler Salles che ricostruisce la scena della dittatura brasiliana e il dramma del desaparecidos.
Questi i premi che concludono un’edizione della Mostra del Cinema caratterizzata da una grande vitalità per quanto riguarda la partecipazione delle star e l’attenzione mediatica. Il Lido ha segnato un record di presenze tra pubblico e addetti ai lavori e il tono generale è stato caratterizzato da un entusiasmo al quale ha posto il sigillo questa sera Isabelel Hupper, esordendo sul palco con la notizia che “il cinema sta bene!”.

– Foto: Ipa Agency –

(ITALPRESS).