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“Como un trueno” il nuovo singolo di Rose Villain

ROMA (ITALPRESS) – Rose Villain pubblica oggi “Como un trueno” (https://wmi.lnk.to/comountrueno; Warner Music Italy). Al suo fianco, per l’occasione, la star colombiana multiplatino Blessd, tra i più acclamati della scena urban internazionale, con all’attivo miliardi di streaming (2.6 miliardi a livello globale, di cui 27.6 milioni in Italia). Online dalle 18:00 anche il videoclip del brano, diretto da Amedeo Zancanella. Attraverso le immagini si riesce a percepire un’atmosfera sempre più carica e intensa, quasi elettrica, che culmina in un finale cinematografico, con un esplicito rimando all’iconica scena di “Fight Club”, in cui i due protagonisti osservano insieme una macchina che brucia, simbolo di distruzione ma anche di rinascita. “Como un trueno”, di cui Rose è autrice anche del testo in spagnolo, è una versione totalmente inedita della sua hit, certificata triplo platino, “Come un tuono” feat. Guè, prodotta da okgiorgio e Sixpm. Una canzone che parla di uno di quegli amori improvvisi a cui inizialmente non poni troppa attenzione, ma che poi ti cambia la vita.

Foto: ufficio stampa Help PR & Media Relations

(ITALPRESS).

27 anni fa la morte di Lady Diana, gioielliere Repossi “Mito che faceva ombra a chi ne soffriva la presenza”

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MILANO (ITALPRESS) – Il 31 agosto di 27 anni fa moriva a Parigi in un incidente d’auto la principessa Diana. “E’ passato oltre un quarto di secolo e negli anni, riflettendo sulla vicenda umana della principessa Diana, forse la cosa che mi ha più addolorato è stato vedere come la principessa venisse volutamente dimenticata un po’ alla volta, negli anni, sempre di più. Un modo, credo, per cercare di oscurare un’icona, un mito che faceva ombra a chi ne soffriva la presenza”, racconta nel libro biografico “Il Gioielliere della principesse” (Cairo editore, 240 pagg, 18 euro) il gioielliere Alberto Repossi che creò l’ultimo anello di Lady Diana. E la incontrò a Saint Tropez in quell’estate maledetta del 1997.
Intervistato dalla giornalista e inviata Royal del Corriere della Sera, Enrica Roddolo, Repossi ripercorre nel volume l’ultima estate della principessa del Galles: “Lei era bella, serena anche se non raggiante. Il più emozionato era Dodi, più emozionato persino di me che stavo prendendo le misure dell’anulare alla donna più desiderata al mondo. Per stemperare la tensione, quando Dodi è venuto poi a ritirare l’anello nella boutique di Place Vendôme, ricordo che provammo persino a scherzare sul nome della collezione, quel Dis-moi oui. E presi l’impegno del riserbo. Finché un giorno, a settembre, ricevetti una telefonata dal tabloid britannico The Sun, che aveva saputo dalla compagnia assicurativa dei Lloyds del gioiello”.
Fu l’inizio di un’avventura che ha proiettato Repossi al centro delle indagini di Scotland Yard e delle inchieste parigine e britanniche sulle ultime settimane della madre dei principi William ed Harry.
Repossi aggiunge che Diana è stata senza dubbio la personalità che più l’ha colpito nella sua vita lavorativa: “La sua era stata una storia d’amore che nel volgere di una notte maledetta era diventata una tragedia greca, di proporzioni planetarie. E la cosa alla quale continuavo a pensare era che la donna più mediatica del mondo in quel momento avesse scelto un modello Repossi”.
Il gioielliere testimone dell’ultimo scampolo di vita della principessa racconta nella sua biografia come avesse quindi accettato di andare a Londra, al cospetto di Scotland Yard “che passò in rassegna il lavoro della fabbrica, i dipendenti, i documenti doganali… e tutto confermava l’effettiva lavorazione e consegna dell’anello”.
Alla domanda di Roddolo su che fine avesse fatto poi l’anello dopo l’incidente, il gioielliere che ha lavorato per tutte le corti reali oltreché per noti imprenditori come i Ferrero, è netta: “Non si sa. La Polizia francese mi disse che gli oggetti personali di Lady D furono dati alla sorella. Non so se c’era l’anello…”. E aggiunge: “Anni dopo ho incontrato il principe Carlo per un evento De Beers: fu uno scambio molto cordiale. E sono rimasto in contatto per anni con la fondazione della principessa per bloccare il proliferare di copie “pirata” dell’anello, l’anello della principessa dei cuori. Per rispetto nei confronti della principessa, di quella tragedia consumatasi in una notte d’estate, annullammo tutte le campagne pubblicitarie di quell’anello, che fu immediatamente ritirato dalle vetrine delle nostre boutique: non si trovava più in distribuzione. Cancellammo anche dalla produzione la collezione Dis-moi oui. Anche se ovviamente ci arrivarono molteplici solle[1]citazioni a sfruttare l’occasione, in Giappone per esempio, rifiutammo tutte le proposte di nuove collaborazioni e collezioni ispirate all’anello entrato ormai nell’immaginario del mondo perché legato a quella sventura. Non volevamo lucrare su quell’atroce incidente, volevo solo dimenticare il dolore di quel risveglio, la mattina del 31 agosto, con la notizia della morte di Diana”.Repossi in effetti per anni si è sottratto alle curiosità della stampa, e solo adesso racconta tutta la sua verità nel libro “Il Gioielliere delle principesse”. “Non mi sono mai pronunciato sulla tragedia sotto il ponte dell’Alma, non era mai stato il mio ruolo, se non di testimone su quello che era successo alla Maison, e penso che la famiglia reale non ci ritenne capaci di approfittare di quella tragedia. Ne avemmo conferma quando, nel 1999, partecipammo come co-sponsor alla sfilata con Versace, a Londra, sotto l’egida di SAR il principe Carlo”. Non solo, la Maison Repossi come racconta nel libro il gioielliere, “ha sempre avuto un rapporto di collaborazione con la Fondazione Princesse Diana che lavorava per ostacolare lo sfruttamento a fini di lucro dell’immagine della principessa e il commercio di copie di prodotti legati al mito di Diana”.
Anche se i ripetuti interrogatori di Scotland Yard sul caso Diana hanno lasciato un segno indelebile su Repossi: “Quando fui richiamato per la terza volta quello che seguì fu per me uno dei colloqui più kafkiani della mia esistenza: in breve mi si informava della chiusura dell’inchiesta e, per quanto riguardava la nostra Maison, avevano capito che eravamo una società nobile e attendibile. Mi dissero che in effetti avevano controllato tutte le intercettazioni telefoniche (che Mohamed Al Fayed aveva richiesto inutilmente in copia, anche tramite la giustizia) ma avevano avuto dei problemi con l’Hôtel Ritz di Parigi perché vi erano troppe linee e non poterono assicurarsi una copertura al cento per cento. Un’ammissione che trovai a dir poco incredibile…”.
Ma come fu che l’ultimo anello della principessa fu acquistato proprio presso la maison Repossi di Place Vendome a Parigi? “Con Mohammed Al-Fayed padre di Dodi amico dell’ultima stagione della principessa, ci eravamo conosciuti molto prima dell’anello della Maison Repossi voluto da Dodi per Diana. Quando aprimmo la boutique in Place Vendôme, ci ritrovammo dirimpettai del Ritz di proprietà di Al Fayed (lo aveva acquistato nel 1979). Al Fayed sapeva di essere per noi un cliente di riguardo per l’acquisto dei gioielli. Uno scambio di cortesie: il Ritz ci accordava uno sconto per i nostri soggiorni ed eventi, e Al Fayed sapeva che avrebbe avuto lo stesso trattamento di favore quando si discuteva il prezzo dei gioielli che avrebbe acquistato”.
-foto Agenzia Fotogramma –
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Venezia, Angelina Jolie “Con Maria Callas condivido la vulnerabilità”

VENEZIA (ITALPRESS) – “Francamente per me il problema è sapere se sono stata brava o no per i fan di Maria Callas e dell’opera. Nel profondo del mio cuore mi auguro di aver convinto coloro che l’hanno sempre amata, perchè non volevo deludere questa donna e la sua memoria”. Così si è espressa Angelina Jolie oggi in conferenza stampa alla Mostra del cinema di Venezia per la presentazione del film in Concorso “Maria” di Pablo Larrain, biopic dedicato alla Callas. “Adesso i miei bambini ascoltano anche l’opera e spero che tante altre persone possano avvicinarsi all’opera anche con questo film. Da ragazzo ero una punk, perciò ascoltavo i Clash molto più di altri generi musicali. Crescendo è arrivata la musica classica, l’opera. Continuo ad ascoltare i Clash ma quando la vita è così piena di dolore e amore a un certo momento arrivano dei suoni che incapsulano questi sentimenti, ed è una cosa unica: l’opera in particolare spiega i nostri moti d’animo”, ha aggiunto Jolie, che ha parlato anche della sua preparazione al ruolo: “Ho fatto pratica per 7 mesi, con Pablo non si fa nulla a metà, lui chiede che il lavoro venga fatto bene e che ci sia preparazione. Ero nervosa, tremavo, Larrain ha iniziato a fare le prove in una stanza e poi anche alla Scala: un processo che mi ha un pò spaventata. Mi sono avvicinata a Maria ascoltandola, lei insegnava e ci sono anche delle registrazioni di Maria mentre lei insegna. Pablo mi ha protetta e mi ha consentito di far entrare le emozioni quando ero pronta. I brani della Callas dicono molto di più di lei di quanto non si penserebbe sul suo mondo. La somma totale di tutte le sue opere la rendono chi è: questo film a sua volta è un’opera”, ha proseguito Jolie, che ha sottolineato che “mi piacerebbe che lei fosse qui oggi per vedere la gentilezza che è stata mostrata nella sua vita. I critici con lei sono stati crudeli e impietosi negli ultimi anni della sua esistenza, lei è morta in grande solitudine e con dolore senza sapere davvero di essere così amata e apprezzata”.
Jolie ha poi fatto una riflessione sul significato della parola diva: “Credo che sia associata a connotazioni negative. Con lei credo di condividere la vulnerabilità”. Anche il regista cileno Pablo Larrain ha parlato del suo amore per la Callas spiegando inoltre la genesi del film: “Sono stato un fan della Callas sin da bambino. Sono sempre stato molto intrigato dal fatto che non ci sono tanti film sull’opera, nonostante sia una forma d’arte importante. Angelina è stata adeguata e fantastica. Questo film è una celebrazione di Maria Callas ed è anche un pò un musical, ha un senso tragico della vita. Le figure di Maria Callas molto spesso finivano con la sua morte in scena. Lei è la somma delle tragedie che ha cantato: il nostro non vuole essere un film dark ma un film su una donna che ha trascorso la sua vita a cantare cercando di prendersi cura di sè stessa e di trovare il proprio destino. Alcune vite come quella di Maria portano a un grande isolamento”. Nel film recitano anche Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher, rispettivamente nei ruoli del tuttofare Ferruccio e della governante Bruna.
“Abbiamo subito capito la devozione che Ferruccio sentiva per lei, e abbiamo trasformato quel sentimento in ciò che aveva bisogno il film. Incontrare Maria Callas ti fa assorbire un pò di quella sua luce, la mia sensazione è che lei fosse una regina e non è stato difficile cercare di ritrovare il personaggio con Angelina Jolie. Ferruccio e Bruna erano angeli custodi di Maria Callas e per loro era una regina. Ma nel momento in cui perdono la loro regina allora si domandano chi sono”, ha dichiarato Favino che poi ha aggiunto che “quando ascoltiamo la Callas ascoltiamo le nostre emozioni: pochi artisti riescono a fare questo e spesso sono artisti molto soli perchè nessuno capisce il sacrificio che fanno per arrivare a quel livello”.
-foto xp2 –
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Il direttore del Tg2 Antonio Preziosi ospite al Museo Albino Luciani

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BELLUNO (ITALPRESS) – Un ospite illustre per ricordare l’indimenticato (e indimenticabile) beato papa Giovanni Paolo I. Sabato 31 agosto, alle 17.30, la Sala Lina Zandò del Musal – Museo Albino Luciani di Canale d’Agordo (Belluno) ospiterà l’incontro con il giornalista e direttore del Tg2 Antonio Preziosi che presenterà i suoi libri dedicati a papa Luciani, Indimenticabile (Rai Libri Cantagalli) e Il sorriso del Papa (San Paolo Editore). Grande conoscitore della vita di Giovanni Paolo I, Preziosi accompagnerà i presenti in un viaggio attraverso la vita di una figura così importante come quella di Albino Luciani.
Nell’Indimenticabile, Preziosi ricostruisce con chiarezza e rigore giornalistico la portata innovativa del breve pontificato di Albino Luciani. Si racconteranno i gesti, i discorsi, le premonizioni, i segni che annunciarono e poi costituirono un pontificato destinato ad aprire una fase nuova nella vita della Chiesa i cui semi germoglieranno con San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e papa Francesco. Il libro affronta con schiettezza anche il tema del cosiddetto “mistero della morte” cercando di offrire un contributo originale e senza tesi precostituite alla realtà storica dei fatti.
La seconda opera di Preziosi, Il sorriso del Papa, ricostruisce dettagli ed episodi della vita di Albino Luciani e del pontificato di Giovanni Paolo I. Una biografia aggiornata e attenta a tutti gli aspetti della figura del Pontefice che regnò solo per un mese: teologo, pastore, padre conciliare, uomo di intensa e per alcuni aspetti innovativa spiritualità. La storia di un Papa che in appena trentatré giorni ha lasciato un segno indelebile nella storia della Chiesa.
L’ospite musicale della serata sarà il Coro Comelico. Tra i brani che canteranno, la canzone che il direttore del coro in persona, Luciano Casanova Fuga, ha scritto due anni fa in occasione della beatificazione di Giovanni Paolo I, cioè La luce di un sorriso.
-foto ufficio stampa Musal – Museo Albino Luciani –
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Mostra Venezia, “Beetlejuice Beetlejuice”,i nuovi fantasmi di Tim Burton

VENEZIA (ITALPRESS) – Sono passati trentasei anni, tutta una vita di spettri e creature gotiche alle spalle, ed eccolo qui Tim Burton che torna alle origini del suo cinema: riecco Beetlejuice, quell’incontenibile, sfacciato, sboccato “spiritello porcello” (come venne ribattezzato in Italia) che nel 1988 praticamente diede l’avvio al suo mondo immaginario. E riecco tutta la capacità visionaria e immaginifica di Tim Burton, chiamata a raccolta in “Beetlejuice Beetlejuice”, suo ventesimo lungometraggio, che fa il suo esordio mondiale oggi in apertura dell’81 Mostra del Cinema di Venezia e praticamente riattiva tutta l’energia dark di un artista che ha saputo mediare come pochi i temi più lugubri della vita in uno scenario fantastico limpido e sentimentale. La festa al Lido è piena, un’apertura di kermesse che vede sul red carpet il regista divo e la sua nuova compagna, Monica Bellucci, alla quale nel film assegna ironicamente il ruolo di Dolores, una temibilissima sposa in nero che rimette letteralmente insieme i pezzi del proprio corpo, li cuce con una spillatrice e, cicatrici in vista sul celebre volto, parte alla caccia del suo ex marito, Beetlejuice, terrorizzato all’idea di essere trovato dal quel vorace primo amore ormai dimenticato.
E’ da qui che questo sequel d’autore prende le mosse, ritrovando il ritmo disinvolto, la verve sfacciata e l’intero campionario cromatico che trentasei anni fa garantì successo a questa commedia iperdark. Torna ovviamente anche lui, Michael Keaton, nel costume granduignolesco dello spettro più irriverente, volgare e insistente della storia del cinema: Beetlejuice è sempre lui, il “bio-esorcista” che ben conosciamo, infallibile nell’esorcizzare i vivi, cacciandoli dalle case possedute dai fantasmi. Gli anni sono passati, ovviamente, e la sua impresa continua a fiorire, grazie al lavoro dei suoi impiegati dalla testa rimpicciolita. Nel mondo dei viventi, intanto, c’è anche Lydia Deetz, ovviamente Winona Ryder, che nel frattempo è diventata una nota sensitiva da show televisivo, ha perso il marito Charles ma ha una figlia adolescente e ribelle, Astrid (Jenna Ortega) oltre a una madre artista (Cahterien O’Hara) e a un impresario innamorato (Justin Theroux) che vuole sposarla nella notte di Halloween. Proprio la notte in cui ci sarà la resa dei conti e i tanti (forse anche troppi) fili del racconto saranno tirati in un finale roboante.
Come lo stesso titolo raddoppiato lascia presagire, “Beetlejuice Beetlejuice” è letteralmente un moltiplicatore di immaginario burtoniano, un propulsore di energia dark che tiene insieme fermenti horror, eccessi da commedia, citazioni musicali e cinematograficihe infinite (dal mitico Soul Train al nostro grande Mario Bava). Per un regista che, dopo “Dumbo”, aveva dichiarato di non voler più fare film, questo è un ritorno alle origini che rappresenta un pò un nuovo starter, carico di energia ma anche capace di riassumere il senso e lo spirito di tutta una carriera. Il cast risponde alla perfezione, il succedersi degli eventi a volte è un pò frenetico e sembra temere i momenti di stasi, ma nell’insieme “Beetlejuice Beetlejuice” funziona molto bene e non mancherà di incontrare il favore sia dei nostalgici che dei pubblico più giovane. Ottima apertura per Venezia 81.

foto: Agenzia Fotogramma

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Sigourney Weaver a Venezia “Elettrizzata dalla candidatura di Kamala”

VENEZIA (ITALPRESS) – “Ritengo di essere molto fortunata a lavorare in film che vadano oltre le persone che ne fanno parte. Spesso mi chiedo per quale motivo dovrei fermarmi. Devo ancora fare due Avatar, e credo di essere fortunata e di aver sempre rispettato questo lavoro. A volte ho desiderato fare di più ma poi ho pensato, e lo ha pensato anche l’industria, che anche le donne un pò più anziane potessero interpretare ruoli interessanti”. Così l’attrice statunitense Sigourney Weaver, 74 anni, attrice iconica della saga di Alien e di Avatar, che questa sera riceverà alla Mostra del cinema di Venezia il Leone d’oro alla carriera, ha parlato di se stessa e della sua carriera nella conferenza stampa che si è tenuta oggi al Lido di Venezia. “Non ho fatto studi accademici nel cinema. E’ stato lavorare con Peter Weir per ‘Un anno vissuto pericolosamentè che ha fatto cambiare il mio approccio: con lui mi sono davvero innamorata del mondo del cinema”.
Weaver ha parlato anche del suo amore per il cinema italiano. “Mi sono innamorata dei film anche grazie a Fellini, Antonioni, De Sica. Sento che si tratta di un pianeta distante, a cui non sono arrivata: questo premio dovrebbe essere una clausola che dà la possibilità di venire in Italia e lavorare con i registi italiani, dovrebbe essere un pacchetto. Spero che ci sia ancora la possibilità di produrre film meravigliosi come Divorzio all’italiana. E’ difficile trovare qualcosa di paragonabile ai vecchi film italiani, perchè quei film ti portavano in un mondo diverso come se si stesse camminando sull’acqua”. A chi le ha chiesto che cosa pensi della cavalcata di Kamala Harris nelle elezioni americani, la Weaver ha detto che “siamo tutti elettrizzati rispetto a Kamala, e pensare che il mio lavoro possa avere un impatto su questo mi rende felice”. A proposito del primo indimenticabile Alien (1979), ha evidenziato che “quello che che ho sempre apprezzato di Ridley Scott è che la mia Ripley fosse una persona, e non soltanto una donna. Non doveva essere femminile per forza. In quel film, ho avuto la possibilità di recitare una parte che rappresenta ognuno di noi: quello che diventiamo quando non si ha tempo di essere coraggiosi. Le donne come lei si occupano delle sfide e delle crisi di oggi: sono sempre loro in prima fila. La mia fonte di ispirazione sono le donne reali, noi siamo tutto. Io nei film interpreto sempre donne forti perchè le donne sono sempre forti”. L’attrice di Alien ha poi aggiunto che si è sentita subito a suo agio “nel costume di Ripley, avevo un’uniforme celeste con dettagli rosa che mi è stata addosso perfettamente”. E anche in Aliens – Scontro finale (1986) di James Cameron, “lei era una donna con le sue contraddizioni, e poi quel sequel aveva una storia meravigliosa. Ripley è sempre molto forte, la buttano nello spazio e lei sopravvive, deve capire cosa fare e come farlo: nella saga di Alien c’è anche il tema delle donne che non possono rinunciare, e questo accade anche nelle opere di Shakespeare come La tempesta”. I punti di riferimento di Sigourney partono “dagli anni 30 e 40, quando i film erano pieni di donne meravigliose come Bette Davis. Poi mi ha ispirata Ingrid Bergman: ho lavorato con lei come assistente in uno dei miei primi lavori, avevo trascorso mesi con lei e quando bussavo alla sua porta le dicevo se aveva qualcosa da darmi e lei rideva sempre, con me è sempre stata carina e gentile”. Per la Weaver affermarsi nel mondo del cinema non è sempre stato semplice: “Ho sempre avuto un piano B, e anche io a un certo punto da giovane mi ero scoraggiata. All’Università di Yale le persone pensavano che volessi entrare nella televisione: io invece continuavo a lavorare anche nei teatri bruttissimi off Broadway, e poco a poco che andavo avanti ho pensato che avrei davvero potuto fare l’attrice come lavoro”. Infine, a chi le ha chiesto quale sia il genere di film in cui preferisce recitare, la Weaver ha risposto senza esitare: “Preferisco fare le commedie a tutti gli altri generi”. “Quando tornerò a Venezia, spero di farlo in una commedia diretta da un italiano”, ha concluso scherzando.
-foto xp2 Italpress –
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Torna #domenicalmuseo, il 1° settembre nei musei e nei parchi statali

ROMA (ITALPRESS) – Il 1° settembre si rinnova l’appuntamento con #domenicalmuseo, l’iniziativa del Ministero della Cultura che consente l’ingresso gratuito, ogni prima domenica del mese, nei musei e nei parchi archeologici statali.
Le visite si svolgeranno nei consueti orari di apertura, con accesso su prenotazione dove previsto. Domenica 4 agosto l’affluenza registrata è stata di 227.397 persone. Lo comunica il ministero della Cultura.

– Foto: Agenzia Fotogramma –

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In arrivo il nuovo album di Michael Bublè

ROMA (ITALPRESS) – Michael Bublè presenta il suo nuovo album, The Best Of Bublè, in arrivo il 27 settembre 2024.
L’album viene anticipato dal singolo “Don’t Blame it On Me” un brano che prende il volo come un hit tipica di Bublè. Battiti di mani, contrabbasso e chitarra acustica brillanti che danno il ritmo mentre Michael scherza cantando: “Non dare la colpa a me per essermi innamorato di te, chiunque poteva vedere che non potevo fare altrimenti”. Lo slancio dei crescendo e un ritornello immediatamente cantabile vengono potenziati da una fragorosa sezione di fiati e archi pronti per il grande schermo (Bublè farà parte anche dei coach The Voice Megastar in compagnia di Snoop Dogg; Gwen Stefani e Reba McEntire).
Il Best Of Bublè conterà 21 brani essenziali da tutto il catalogo dell’artista canadese. Comprende successi seminali come “Haven’t Met You Yet”, “Feeling Good”, “Sway”, “Everything” e “It’s A Beautiful Day”. Tra il materiale inedito include anche un secondo nuovo brano “Quizas, Quizas, Quizas”.

– Foto: Agenzia Fotogramma –

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