ROMA (ITALPRESS) – Come da pronostico la serie Netflix “The Crown” si aggiudica il riconoscimento come miglior serie drammatica nella serata della 73ma edizione degli Emmy Awards, andata in scena nella notte a Los Angeles con un gala con capienza ridotta a causa del coronavirus.
La serie sulla famiglia reale britannica ha fatto il pieno di statuette: miglior attrice (Olivia Colman), miglior attore (Josh O’Connor), miglior attrice non protagonista (Gillian Anderson), miglior attore non protagonista (Tobias Menzies), miglior regista (Jessica Hobbs) e miglior sceneggiatura (Peter Morgan).
Il premio per la migliore serie commedia va a “Ted Lasso”.
La serie incentrata sulla storia di un allenatore di college football Usa chiamato a confrontarsi con il football europeo, ha rispettato le attese della vigilia aggiudicandosi anche i premi per il miglior attore non protagonista, Brett Goldstein, e per la migliore attrice non protagonista, Hannah Waddingham. Il premio per la miglior miniserie va a “La Regina degli Scacchi”.
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Agli Emmy Awards successi per The Crown e Ted Lasso
80 anni fa nasceva Mariangela Melato, Signora del teatro e del cinema
ROMA (ITALPRESS) – Mariangela Melato manca tantissimo al cinema e al teatro italiano. Il vuoto che ha lasciato, dopo che nel gennaio del 2013 un tumore al pancreas l’ha portata via, sottraendola alla vita e all’arte, sembra oggi incolmabile. Personaggio iconico, attrice di una incredibile bravura, tra le donne simbolo della commedia italiana ma capace di misurarsi anche con ruoli drammatici. Nata a Milano il 19 settembre del 1941, figlia di un triestino di origine tedesche e di una sarta milanese, comincia a prendere confidenza con l’arte negli anni di formazione all’Accademia di Brera. Per pagarsi gli studi si divide tra un lavoro di vetrinista alla Rinascente e quello di trovarobe in teatro. Ed è proprio in teatro che giunge la svolta artistica. Muove i primi passi al fianco di Dario Fo prima e di Luca Ronconi poi, per arrivare a lavorare nel 1971 con Garinei e Giovannini in “Alleluia brava gente”. Tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70 Mariangela Melato sbarca al cinema. E’ l’inizio di una lunghissima carriera che la porterà a collaborare con i principali registi italiani e ad interpretare una lunga serie di personaggi, tutti diversi fra loro, in molti casi divertenti, in altri estremamente seri.
La sua è una carriera foriera di successi, ogni interpretazione è un tassello di una vita artistica difficilmente ripetibile. Avati, Zampa e Salce sono i primi registi che le danno fiducia. Poi arrivano le pellicole di successo, e qui l’elenco è lunghissimo. “Per grazia ricevuta” di Nino Manfredi, “La classe operaia va in paradiso” di Elio Petri, “Lo chiameremo Andrea” di Vittorio De Sica, “La polizia ringrazia” di Steno, “Di che segno sei?” di Sergio Corbucci, “Panni sporchi” di Mario Monicelli. Ma la regista che più delle altre la renderà celebre, facendo di lei più che un’attrice una vera e propria icona, è Lina Wertmüller, il cui cinema suggellerà un sodalizio artistico con un altro straordinario attore, Giancarlo Giannini. In principio fu “Mimì metallurgico ferito nell’onore”, poi arrivò “Film d’amore e d’anarchia – Ovvero stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza…”. Ma l’apice viene toccato con quello che si rivelerà oltre che un successo internazionale (oggetto persino di remake hollywoodiani) un film cult, “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”. Sarà facile per gli sceneggiatori e produttori cucirle addosso dei perfetti ruoli femminili: ecco quindi il divertente “La poliziotta” di Steno o “La presidentessa” di Luciano Salce. Nella sua filmografia non c’è soltanto il fortunato sodalizio con Giannini; come dimenticare le deliziose commedie interpretate assieme ad un altro fuoriclasse della recitazione, Ugo Tognazzi. Pellicole finite di diritto nella storia della cinematografia italiana. “Casotto” di Sergio Citti, “Il gatto” di Luigi Comencini, “Il petomane” di Pasquale Festa Campanile. Nella sua carriera anche tanta televisione, con gli sceneggiati come “Mosè”, “Orlando furioso”, o le più recenti fiction Rai “L’avvocato delle donne” e “Rebecca, la prima moglie”. Ma Mariangela Melato, che amava il teatro alla follia, non ha mai smesso di calcare il palcoscenico, regalando al pubblico chicche interpretative che ne hanno rafforzato (se mai ce ne fosse stato bisogno) la sua fama; come in “Medea” e “Fedra”, ma soprattutto misurandosi con Pirandello, Shakespeare, Tennesse Williams, Brecht. Un grandissimo talento, un’attrice ironica e anticonformista che domani, se un maledetto cancro non l’avesse scippata alla vita, avrebbe spento 80 candeline. Un compleanno, c’è scommetterci, che avrebbe festeggiato sul proscenio di uno dei suoi amatissimi teatri.
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Fedez, esce il nuovo singolo “Meglio del cinema” dedicato a Ferragni
MILANO (ITALPRESS) – Esce il 24 settembre il nuovo singolo di Fedez “Meglio del cinema”. Il brano è stato scritto dall’artista per la moglie Chiara Ferragni ed è stato presentato per la prima volta come dedica alla sua compagna di vita in occasione del loro terzo anniversario di matrimonio, sul lago di Como, accompagnato da un pianoforte a bordo di una piattaforma galleggiante alle ultime luci di un tramonto estivo.
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Domenica in, Venier “Programma faticoso ma non so dire di no”
ROMA (ITALPRESS) – Mara Venier torna ancora una volta su Raiuno con Domenica in. Lo fa per la tredicesima volta (“Non avrei mai pensato di eguagliare il maestro Pippo Baudo”), portandosi dietro gli strascichi dell’intervento ai denti che le ha complicato non poco la vita (“Mi è stato lesionato un nervo importante, ci vorrà del tempo, ancora fatico a parlare e non riesco a pronunciare alcune parole”) e dopo avere superato tutte le perplessità che la accompagnano ogni anno prima di decidere di ripetere nuovamente l’esperienza. Perplessità che ha portato un settimanale a titolare una sua intervista: “Non mi vedrete più in televisione”. La conduttrice spiega: “Il titolo è forte, mi ha chiamato persino mio marito per sapere cosa sta succedendo. In realtà nell’intervista ho detto che Domenica in è un programma faticoso e lungo e merita una riflessione che però, in realtà, faccio tutti gli anni. La verità – ammette la conduttrice – è che a ‘Domenica in’ non so dire di no perchè è il programma che mi ha dato tutto. Prima ero considerata la ragazza di Renzo Arbore, facevo un pò di cinema in maniera maldestra, ho sempre creduto molto poco in me e ho sempre accettato il lavoro per guadagnare due lire. Non avrei mai immaginato che mi avrebbe dato così tanto”. Cosa le ha dato? “L’affetto del pubblico che non mi ha mai fatto sentire sola nemmeno quando mi hanno tolto i programmi. Allora dico: sono stanca, ho un’età ma, alla fine, dico sempre di sì”. In alternativa a ‘Domenica in’, però, si potrebbe trovare qualcos’altro: “Ma deve essere sempre un programma in cui ci sia anima, l’intrattenimento puro non fa per me. Così come non farei il sabato sera perchè io devo stare seduta”. “Questo programma è un contenitore in cui c’è spazio per tante cose” dice la conduttrice che anticipa gli ospiti della prima puntata: “Ci sarà Loretta Goggi. Con lei e con Aldo Cazzullo e Vincenzo Mollica, in collegamento, vorrei ricordare Raffaella Carrà. Con Loretta vorrei anche parlare della sua esperienza che l’ha portata a lasciare i social. Trovo vergognoso che non ci siano regole, sul web è uscito persino che il problema ai denti era colpa del vaccino. La verità è che non ci possiamo difendere. Io o blocco chi mi insulta o lo mando a quel paese. Ho i capelli troppo lunghi per la mia età o sono in sovrappeso? E chi se ne frega! La cosa peggiore è che a insultarci sono spesso donne sulla sessantina che dovrebbero, invece, essere solidali con le altre donne in un’età in cui siamo più vulnerabili. Comunque – afferma – secondo me Loretta non doveva lasciare i social. Io mi ci diverto, passo un pò di tempo, vado a guardare cosa fa Jennifer Lopez o cosa fa il suo ex moroso…”. Oltre alla Goggi, domenica la Venier ospiterà anche Paola Cortellesi, Antonio Albanese, Alessandro Gassmann (in collegamento), Francesco Gabbani e Nada Ovcina. Con quest’ultima ricorderà il marito Gianni Nazzaro, scomparso di recente: “L’anno scorso ho dato grande spazio agli artisti che vengono dimenticati, penso sia giusto”.
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Torna su Rai1 “Tale e quale show” con Carlo Conti “Dedicato a Raffaella Carrà”
ROMA (ITALPRESS) – Ormai con il nome di politically correct vengono spesso contrabbandate anche alcune sciocchezze. Come quella secondo cui a “Tale e quale show” (su Rai1, da venerdì 17 settembre) non si sarebbero più dovute proporre le imitazioni di cantanti di colore da parte di artisti bianchi: “Ci era stata data questa indicazione ma non mi sembrava giusto, anche per la delicatezza con cui abbiamo sempre imitato cantanti di colore. Sembrava, paradossalmente, un modo per ghettizzarli. Così ho pensato a Deborah”. Cioè Deborah Johnson, figlia del cantante degli anni Sessanta Wess, che farà parte del cast di concorrenti insieme a Simone Montedoro, Federica Nargi, I Gemelli di Guidonia, Francesca Alotta, Dennis Fantina, Alba Parietti, Biagio Izzo, Deborah Johnson, Pierpaolo Pretelli, Stefania Orlando e Ciro Priello dei The Jackal che, nella prima puntata, imiteranno rispettivamente Francesco De Gregori, Elettra Lamborghini, Fedez-Achille Lauro-Orietta Berti, Emma, Eros Ramazzotti, Loredana Bertè, Caterina Valente, Ricky Martin, Lady Gaga e Stash dei The Kolors. La Johnson sarà Donna Summer.
La nuova edizione, l’undicesima, sarà dedicata a Raffaella Carrà: “‘Tale e quale’ è principalmente uno show e, poiché è il primo che parte quest’anno su Rai1, abbiamo deciso di dedicarlo a Raffaella”, ha detto Conti nella conferenza stampa di presentazione del programma che si è svolta questa mattina Fabrizio Frizzi di Roma durante la quale ha ricordato anche l’amico Fabrizio Frizzi che a “Tale e quale” propose una strepitosa imitazione di Piero Pelù. “Mai come quest’anno le parole d’ordine devono essere leggerezza e divertimento” ha detto, poi, Conti che ha poi presentato la giuria composta da Loretta Goggi, Giorgio Panariello, Cristiano Malgioglio (che sostituisce Vincenzo Salemme, impegnato sul set del suo film) più un quarto giudice misterioso. “Ci sono giudici che non riesco mai ad avere, come Maria De Filippi o Gerry Scotti, e allora ci sarà qualcuno che li imiterà, giudicando i concorrenti proprio come se fossero loro. Nella prima puntata avremo Vittorio Sgarbi, scopriremo alla fine chi lo avrà imitato”.
Novità di questa edizione sarà il voto dei social che regalerà cinque punti al concorrente più appprezzato. “Tale e quale show” è su Facebook e Twitter con l’hashtag #taleequaleshow; il sito ufficiale è www.taleequaleshow.rai.it. Al ritorno di “Tale e quale show” plaude il direttore di Rai1 Stefano Coletta che definisce il programma “un cult dell’intrattenimento che racchiude tanti elementi: imitazione, canto, performance, danza. Offriamo a talenti che hanno una storia alle spalle la possibilità di mostrare un talento complessivo”. Su Loretta Goggi, anche quest’anno regina della giuria di “Tale e quale”, Coletta aggiunge: “Il mio sogno è riportarla in prima serata su Rai1, glielo dobbiamo. Speriamo di trovare insieme l’idea giusta”. Il direttore chiude ricordando la media di share dell’ultima edizione di “Tale e quale”: “Ha fatto il 19%, vincendo sempre la serata”.
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Modà, esce il nuovo singolo “Comincia lo show”
MILANO (ITALPRESS) – Sarà disponibile da venerdì 17 settembre in radio e negli store digitali “Comincia lo show”, il singolo inedito che apre la strada al prossimo progetto discografico dei Modà, la band composta da Francesco “Kekko” Silvestre (voce), Enrico Zapparoli (chitarra), Diego Arrigoni (chitarra), Stefano Forcella (basso) e Claudio Dirani (batteria).
Il brano, testo e musica di Kekko Silvestre, è stato presentato in anteprima domenica scorsa sul palco dell’Arena di Verona in occasione dei Seat Music Awards.
“Comincia lo show – racconta Silvestre – apre la strada al nostro nuovo progetto discografico. E’, secondo me, un brano che offre un nuovo orizzonte sonoro che spazia dalle contaminazioni elettroniche al pop-rock ma senza snaturare lo stile melodico-compositivo che contraddistingue il nostro DNA da sempre”.
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Vasco Rossi, il 12 novembre arriva il nuovo album “Siamo qui”
ROMA (ITALPRESS) – Si intitola “Siamo qui” il nuovo album di Vasco Rossi, in uscita il 12 novembre. E’ lo stesso rocker a darne notizia in “anteprima esclusiva mondiale abusiva” ai suoi followers, mentre mancano due mesi alla sua pubblicazione.
Della canzone “Siamo qui”, quella che ha dato l’avvio all’intero nuovo lavoro, è stato girato un video in Puglia (località Spinazzola nelle Murge) per la regia di Pepsy Romanoff. Negli stessi giorni gli è stata conferita la cittadinanza onoraria di Castellaneta (Taranto) dove Vasco, non solo trascorre le sue vacanze da oltre dieci anni, ma ci prepara anche i concerti convocando tutta la produzione lì.
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A Venezia “America Latina”, thriller psicologico dei fratelli D’Innocenzo
VENEZIA (ITALPRESS) – I Fratelli D’Innocenzo lo definiscono un thriller “come tutte le storie d’amore”, giocando a spiazzare le attese legate a “America Latina”, il loro terzo film che giunge oggi sul Lido, a completare la rappresentativa italiana nel concorso di Venezia 78. Più che d’amore, in realtà, potremmo definirlo un thriller mentale, perché sembra quasi sigillato nella mente del protagonista, in una sorta di stanza chiusa della sua ossessione psicotica che un giorno implode e gli si rivela come una delirante epifania. Fuor di metafora, “America Latina” racconta la storia di Massimo, un odontoiatra di successo che vive con la moglie e le due figlie in una lussuosa villa collocata nel cuore dell’Agro Pontino (da cui lo spiazzante titolo del film).
La sua vita è incasellata in un quadro preciso, che lo vede muoversi con pacata lucidità tra l’ordine dello studio dentistico e la leziosità degli affetti che lo attendono a casa. Ai margini restano le visite dolorose al vecchio padre che vive da solo e nutre un profondo rancore nei suoi confronti e le serate in compagnia di un meno fortunato amico d’infanzia. E poi c’è l’interrato della sua villa, dove un giorno scende in cerca di una lampadina e trova tutto l’orrore rimosso della sua buona coscienza, la trappola per un’innocenza che l’ordine apparente della sua mente vittimizza ogni giorno: una ragazzina terrorizzata giace legata a un palo e lui proprio non sa come sia finita lì…
È attorno al mistero di quello scantinato che i Fratelli D’Innocenzo fanno ruotare l’intero dramma che travolge e sconvolge il loro protagonista, la psicosi che finisce con fargli perdere sempre più il contatto con la realtà, trasformandolo in un groviglio di sospetti e di paure. E lasciandoci del resto a nostra volta nel sospetto che tutto quel mondo in cui il protagonista vive altro non sia che una proiezione delle sue fantasie turbate.
Come in “Favolacce”, anche in “America Latina” i D’Innocenzo giocano a instaurare nel loro film un regime di apparenze quotidiane che coprono come un velo luminoso l’oscurità che si cela dietro la normalità. Affidandosi anche qui a Elio Germano creano del resto un legame diretto con il loro film precedente, rispetto al quale “America Latina” ribalta con precisione tutte le coordinate: lì ci si muoveva in un contesto proletario qui in un contesto altoborghese, lì era l’innocenza dei bambini a covare il male, qui è l’istituto paterno. I tutto è immerso ancora una volta in uno scenario di provincia che è osservato e rappresentato dai due fratelli come uno spazio esotico marcescente, una palude bonificata malamente in cui i personaggi si disperdono e infrangono le loro esistenze. Rispetto a “Favolacce”, però, “America Latina” risulta troppo avvitato nella dimensione mentale del suo protagonista, privo di quel tessuto sociale di riferimento che nel film precedente costituiva il nutrimento narrativo per lo scenario quasi surreale che veniva rappresentato. In questo senso anche la straordinaria capacità dei due fratelli di filmare la realtà con sguardo obliquo, dotato di prospettive dinamiche e funzionali, risulta qui un po’ virtuosistica. La prestazione di Elio Germano rispetta gli alti standard di questo nostro attore, ma va detto che il film risulta troppo concentrato su di lui, troppo stretto sui primi piani del suo delirio soggettivo, e manca di respiro, di ampiezza e di profondità.
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