ROMA (ITALPRESS) – Nel cinema si sa il terreno del remake è piuttosto scivoloso. Il rischio di non eguagliare l’originale è sempre in agguato, con la paura di non accontentare le aspettative di chi il capitolo I l’ha amato all’inverosimile, magari rivendendolo decine di volte senza stancarsi e persino ripetendo le battute a memoria. Figuriamoci quando si decide di riproporre sullo schermo un film cult tra i cult come “Altrimenti ci arrabbiamo”, pellicola del 1974 che ha consolidato il successo di una coppia ancora oggetto di culto: Bud Spencer e Terence Hill. Sarà per questo timore reverenziale, sarà per la fifa nel sostenere il confronto, fatto è che gli ideatori più che ad un remake hanno pensato alla formula del reboot, tradotto in italiano spicciolo equivarrebbe ad una nuova versione, una riedizione apertamente ispirata all’originale. La stessa Lucky Red, annusando nell’aria il furore dei più accaniti fan pronti ad esternare il proprio malcontento con il coltello fra i denti e le dita sulla tastiera, si sono affrettati a parlare di “omaggio ad un film che è diventato di culto per più di una generazione”. Un annuncio arrivato in contemporanea con l’inizio delle riprese di questa versione moderna e aggiornata.
Dietro il progetto, quasi per assicurare una certa continuità con l’originale, ci sono Paolo e Manuel Fondato, rispettivamente figlio e nipote di Marcello, il regista che diresse Bud e Terence in quello che si rivelò un successo internazionale. Nel cast, protagonisti del riadattamento ci saranno Edoardo Pesce e Alessandro Roja. Più che un onore un onere considerato che dovranno reggere il confronto con la coppia del cinema italiano più famosa al mondo, all’estero adorati quasi alla stregua di divinità, e che possono vantare persino musei e statue disseminate nelle piazze come in Germania e in Ungheria. Nel cast pure Alessandra Mastronardi e Christian De Sica; quest’ultimo interpreterà la parte del cattivo, quella che in principio fu di John Sharp. La regia è stata invece affidata agli YouNuts, i videomaker Niccolò Celaia e Antonio Usbergo, per intenderci coloro che hanno diretto la commedia Netflix “Sotto il sole di Riccione”.
Per il lancio pubblicitario di quello che al momento resta un cantiere dalle grandi ambiziosi, la Lucky Red ha pubblicato sul proprio profilo Instagram una foto (un po’ sfuocata a dir la verità) di una Dune Buggy, l’iconica auto degli anni ’60 e ’70 attorno alla quale ruotava l’intera storia raccontata dal film. Auto che ispirò la colonna sonora firmata da un’altra coppia, gli Oliver Onions, Guido e Maurizio De Angelis. Trama semplice quella portata sullo schermo da Bud Spencer e Terence Hill, necessaria quanto basta per fornire il pretesto per divertenti scazzottate tra il luna park e il locale del capo. Il film è un contenitore arcipieno di scene memorabili, come quella divertentissima del coro dei pompieri che mette in crisi un esperto killer, il Paganini dagli occhi di ghiaccio interpretato dall’attore spagnolo Manuel de Blas. E poi come dimenticare la celebre e roboante zuffa nel ristorante del boss stracolmo di giganteschi palloni, con la Dune Buggy che si arrampica per le scale del locale.
Troppe scene cult che rendono l’impresa del reboot piuttosto impegnativa, al limite quasi del proibitivo. Purtroppo la storia dei remake di film di successo è un album di foto sbiadite, un corollario di flop, occasioni sprecate e sforzi miseramente falliti. Rischi messi in conto dalla produzione. D’altronde il titolo fa esso stesso da monito e racchiude in sé la minaccia dei fan più sfegatati nel caso di un esperimento mancato: meglio reggere il confronto o “altrimenti ci arrabbiamo”.
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“Altrimenti ci arrabbiamo”, film cult tornerà in sala con un reboot
Emilio Fede compie 90 anni, tra giornalismo ed eventi mediatici
ROMA (ITALPRESS) – “Hanno attaccato, hanno attaccato”. Era il 16 gennaio del 1991 ed Emilio Fede, 90 anni il 24 giugno, nella sua seconda vita da giornalista nelle reti del Biscione, è il primo ad annunciare l’inizio della guerra del Golfo. Dal suo piccolo telegiornale, Studio Aperto, nel giorno del debutto su Italia1, riesce a rifilare un buco enorme alla concorrenza, in primis alla corazzata Rai, all’azienda che per 25 anni è stata casa sua e dove lui da semplice cronista arriva a dirigere il tg della rete ammiraglia. E qualche mese dopo altro buco: è il primo in tv a dare la notizia della cattura dei due piloti italiani Bellini e Cocciolone. La vita e la carriera di Emilio Fede da Barcellona Pozzo di Gotto ha un prima e un dopo a seguito dell’incontro con Silvio Berlusconi. Nel prima c’è il Fede giornalista della tv di Stato, che si forma in quella straordinaria palestra che fu il Tv7 di Sergio Zavoli, del Fede inviato di guerra in Africa, delle mine in Angola esplose ad un passo dai suoi piedi, delle sue inchieste.
Nel dopo c’è l’esperienza di Fininvest ma anche le vicende giudiziarie che hanno coinvolto il cerchio magico berlusconiano svelando i party di Arcore. Nel 1976 viene promosso alla conduzione del Tg1. Nel 1977, con l’addio al bianco e nero Fede viene scelto per condurre l’edizione di lancio del tg a colori. La scalata nella redazione del telegiornale del primo canale tocca il suo apice nel 1981 con l’affidamento della direzione della testata. E’ lui che decide di seguire la sorte del piccolo Alfredino Rampi con una lunga diretta; posiziona le telecamere dinanzi quel pozzo di Vermicino che inghiotte un bimbo di sei anni e le speranze di un’Italia incollata alla tv. Un anno e mezzo alla direzione, prima di passare il testimone ad Albino Longhi. In Rai rimarrà fino all’87, da un lato un processo per gioco d’azzardo, dall’altro equilibri politici modificati decretano la fine dell’esperienza di Fede alla Rai. Ed è a quel punto che si reinventa, che intuisce le potenzialità di quella sterminata prateria rappresentata dalle “antenne” private. Nell’87 l’esperienza a ReteA ma è il 1989 l’anno della svolta, l’anno in cui stringe una collaborazione con Silvio Berlusconi, del quale sarà collaboratore “fedelissimo”. Nomen omen. I suoi detrattori, accusandolo di faziosità, lo scherniscono modificando le vocali del cognome accostandolo ad un pedissequo animale da compagnia. Ingaggia battaglie con alcuni tra le voci critiche sollevatesi nei confronti dell’imprenditore dalle ambizioni istituzionali. Come quando nel 1994 chiede la testa di Indro Montanelli, direttore de “Il Giornale”, reo di essere contrario alla discesa in politica dell’allora Cavaliere. Diventa il simbolo di un giornalismo militante, partigiano, senza contare i suoi esilaranti fuori onda che alimentano intere puntate di “Striscia”. Uno dei più noti, quando sconsolato ammette la figuraccia; ne nasce un tormentone televisivo diventato il titolo della sua biografia uscita ad aprile scorso: “Che figura di merda”. Alle critiche si sono anche unite le multe fioccate dall’Agcom per il mancato rispetto della par condicio in diverse occasioni. Berlusconiano fino al midollo, non ha mai nascosto né l’amicizia né la stima verso l’ex presidente del Consiglio. Un rapporto incrinatosi negli ultimi anni. Mediaset nel 2012 lo solleva dalla direzione del Tg4; due anni dopo lo licenzia definitivamente. Anche il caso Ruby lo allontana dal suo ex datore di lavoro. I giudici di Milano gli riconoscono un ruolo importante nelle feste di Arcore, condannandolo per favoreggiamento della prostituzione. Sconterà gli arresti, vista l’età, tra i domiciliari e i servizi sociali, tra Milano e la Napoli della quale è stato sempre innamorato. La città del cuore nonostante l’assenza di un casinò; e per un uomo dalla solida passione per il gioco, gioia e dolori del suo portafogli, è stato davvero un amore disinteressato.
In un’intervista rilasciata all’ITALPRESS lo scorso aprile parlò dei rapporti con Berlusconi, nei confronti del quale ha nutrito ammirazione e stima. “Tutti mi fanno la stessa domanda: ti cerca ancora?, lo hai visto? Si, ci siamo sentiti, ci siamo confermati che ci vogliamo bene alla faccia degli invidiosi, di chi diceva che Berlusconi non voleva vedermi; tutti si aspettano la fine dei nostri rapporti, ma non è così”.
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Isoradio apre ai nuovi cantautori, Mogol “Servono canzoni che restino nel tempo”
ROMA (ITALPRESS) – E se tra i giovani cantautori di oggi ci fossero un nuovo Baglioni o un nuovo Venditti? Per verificarlo, offrendo quella vetrina di cui hanno bisogno per farsi conoscere, arriva su Isoradio “Sulle strade della musica”, spazio radiofonico interamente dedicato a loro e condotto da Max Locafaro ed Elena Carbonari. Il programma, che nasce dalla collaborazione tra Rai Radio, Isoradio, Siae e Ministero della Cultura, andrà in onda il venerdì alle 19.00 dal 25 giugno al 17 settembre. In ogni puntata quattro artisti avranno a disposizione uno spazio di circa dieci minuti per raccontare sé stessi e farsi conoscere. Non si tratta, come si potrebbe pensare, di uno dei tanti concorsi a cui siamo abituati ma uno spazio per parlare di musica e, attraverso di essa, anche del nostro Paese perché ogni cantautore affonda le proprie radici nel suo territorio.
«Il mio sogno nel cassetto è fare servizio pubblico nel modo migliore possibile, raccogliendo le sfide che arrivano dal territorio e dal mondo culturale – sostiene la direttrice di Isoradio Angela Mariella – Quando mi hanno parlato di questo progetto, ho capito che era importante dare voce ai giovani cantautori, e ce ne sono tanti in Italia, che durante la pandemia avevano sofferto ancora di più la mancanza di visibilità. Quando la senatrice Lucia Borgonzoni mi ha detto: “Aiutateci a dare voce a questi ragazzi”, ho risposto subito: “Io ci sono”». Insieme al direttore di Rai Radio Roberto Sergio, Mariella spiega: «Isoradio si sta trasformando, la mission dell’infomobilità rimane centrale ma si sta integrando con l’intrattenimento. Al centro di quest’ultimo sono sempre più importanti la musica e il rapporto con il territorio. Per noi, ora, un ingorgo non è più solo un ingorgo e un casello non è più solo un casello ma sono l’occasione per raccontare cosa c’è dietro e intorno a quell’ingorgo e a quel casello». Sergio conferma: «Siamo sempre al fianco della buona musica, e delle eccellenze italiane, con la convinzione che i bei prodotti editoriali siano un concreto aiuto alla ripartenza. La Rai deve essere presente a 360°, lavorando insieme alle istituzioni e ai ministeri come stiamo facendo».
Ministeri, appunto, come quella Cultura con la sottosegretaria Lucia Borgonzoni che spiega: «I Maneskin sono l’esempio di come siano fondamentali esperienze come questa di “Sulle strade della musica. Di trampolini di lancio più ce n’è e meglio è, in Italia siamo pieni di ragazzi che sono geni nella musica, nel cinema, nelle arti ma mancano i luoghi dove raccontarsi. Mi auguro presto di riuscire ad avere nel Ministero una Direzione Musica perché lo spazio per la musica contemporanea oggi è un po’ troppo striminzito». Soddisfazione per il progetto di “Sulle strade della musica” è espressa da Giulio Rapetti Mogol presidente della Siae: «Da sempre, e in particolare in questi mesi senza live, la radio è stata veicolo privilegiato per continuare ad essere in contatto con la musica anche quando essere vicini è stato impossibile. Siamo sempre dalla parte di chi crea e di chi mantiene vivi i sogni e per vocazione sosteniamo i giovani cantautori. Credo che questo prodotto di quattro persone appassionare possa diventare un successo. Abbiamo bisogno di ascoltare canzoni che restino nel tempo». A chi gli chiede un po’ provocatoriamente quali generi musicali dovrebbero esplorare i ragazzi ai tempi di rap e trap, Mogol risponde: «Il rap non ha melodia ed esprime quello che può con la ritmica e le parole. La trap ci mette una specie di pezza con un po’ di melodia. Ma penso che si possa fare del bello in tutti i generi, non è il genere che conta ma la qualità».
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Moda, Pauline Ducruet “Mamma Stephanie coraggiosa, obbligo sostenibilità”
MILANO (ITALPRESS) – Nonna Grace? «Ha segnato il suo tempo, è stata sicuramente una proto influencer della sua epoca». Mamma Stéphanie? «Lei è stata davvero coraggiosa quando lanciò la sua linea di moda Pool Position. Voleva farlo e l’ha fatto. E riconosco che aveva un grande senso dello stile, bellissima quella sua linea di moda che è stata davvero un simbolo degli anni 80…i suoi costumi, favolosi. Per me invece, il primo capo che ho creato è stata una giacca in jeans upcycled che conservo gelosamente ancora oggi». Pauline Ducruet (figlia della principessa Stéphanie di Monaco e di Daniel Ducruet) si racconta in esclusiva a 7 del Corriere della Sera intervistata da Enrica Roddolo, giornalista del Corriere che firma su Corriere.it i commenti On Royalty, in libreria con il nuovo libro “Filippo and the Queen” (Cairo), dedicato ai Windsor.
La figlia di Stéphanie, nipote del principe Alberto II e di Carolina di Monaco, parla della sua passione per la moda diventata una professione con lancio della sua maison Alter Design in vendita alle Galeries Lafayette di Nizza e online, anche sulla piattaforma di moda online Wolf & Badger, il concept store di tendenza a Londra per marchi indipendenti con un’anima sostenibile, e sulla piattaforma Talia Collective.
«Ho sempre sognato di creare moda, sin da piccola – dice Pauline -. Poi ho studiato alla Marangoni a Parigi e alla Parsons a New York… e ho fatto anche delle internship in Louis Vuitton, e anche da Vogue… così ho potuto vedere l’altra faccia del fashion: decisamente meno glamour, e con la gente che lavora sodo dietro le quinte».
16ma nella linea di successione al trono dei Grimaldi si mette alla prova con la moda. «Però sono io che disegno gli abiti e ho studiato fashion design per misurarmi con la moda. Poi il giudizio spetterà ai consumatori: sono loro che se si ritroveranno nei miei capi li compreranno».
Lei dice di comprare anche abiti vintage. «La sostenibilità è obbligatoria oggi, e non solo quella dei materiali ma una sostenibilità sociale. Poi il vintage, oh si certo che ho indossato capi vintage, come tutti i giovani adoro il vintage! Per l’estate? Un costume, short di jeans e camicia bianca».
Prima di disegnare moda è stata una sportiva (tuffi). «Tuffandomi ho capito l’importanza della perfezione di quanto si fa e anche direi a lavorare con impegno già da bambina».
A ottobre 2021 Monaco anticipa a 7 che toccherà a lei inaugurere l’Expo di Dubai il padiglione di Monaco 360. «Sarò parte del progetto di Monaco all’Expo nel Golfo e ovviamente sono orgogliosa e onorata di poter portare le mie creazioni su un palcoscenico così internazionale. Ma non solo, sono felice di avere l’occasione di dimostrare che Monaco non è solo il Casinò e le supercar, ma è una realtà produttiva fatta di tecnologia, impegno sostenibile: stiamo facendo molto anche se siamo un piccolo Paese».
Sono le stesse parole di suo zio il principe Alberto II, paladino della sostenibilità anche con la sua fondazione FpA2. Un lavoro di squadra, o di competizione, in famiglia? «Mio zio Alberto è molto attivo sul fronte green, ma non è che io mi prendo cura di queste tematiche per questo. Piuttosto perché è un progetto generazionale: la mia generazione è più attenta e sensibile a questi temi».
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Blanco e Sfera Ebbasta, arriva il nuovo singolo “Mi fai impazzire”
ROMA (ITALPRESS) – E’ uscito su tutte le piattaforme digitali “Mi fai impazzire”, il nuovo singolo di Blanco e Sfera Ebbasta per Island Records / Universal Music Italia.
Il brano vede la straordinaria collaborazione tra Sfera Ebbasta e il giovanissimo cantautore Blanco, nome che in pochissimi mesi è arrivato al grande pubblico grazie ai singoli “Notti In Bianco” (certificato disco di platino) e “La Canzone Nostra” al fianco di Mace e Salmo (certificato triplo platino).
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Venezia, “Dune” di Villeneuve in prima mondiale fuori concorso
ROMA (ITALPRESS) – Dune, diretto da Denis Villeneuve (Arrival, Blade Runner 2049), sarà fuori concorso, in prima mondiale, alla 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, diretta da Alberto Barbera (1 – 11 settembre 2021).
Dune prodotto da Warner Bros. Pictures e da Legendary Pictures, è l’attesissimo adattamento per il grande schermo dell’omonimo, influente romanzo di fantascienza del 1965 di Frank Herbert. Il film sarà proiettato venerdì 3 settembre 2021 nella Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido di Venezia.
Dune è interpretato da un cast stellare composto da Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson, Oscar Isaac, Josh Brolin, Stellan Skarsgård, Dave Bautista, Sharon Duncan Brewster, Stephen McKinley Henderson, Zendaya, Chang Chen, David Dastmalchian, con Charlotte Rampling, Jason Momoa e Javier Bardem.
Viaggio mitico ed emozionante di un eroe, Dune narra la storia di Paul Atreides, giovane brillante e dotato di talento, nato per andare incontro a un destino più grande della sua immaginazione, che deve raggiungere il più pericoloso pianeta dell’universo per assicurare un futuro alla sua famiglia e al suo popolo. Mentre forze malvage combattono per l’esclusivo possesso della più preziosa risorsa esistente sul pianeta – una spezia capace di liberare tutte le potenzialità della mente umana – solo coloro i quali sapranno sconfiggere le proprie paure sopravviveranno.
Denis Villeneuve ha diretto Dune e ha scritto la sceneggiatura insieme a Jon Spaihts ed Eric Roth, basata sul romanzo omonimo scritto da Frank Herbert. Il film è prodotto da Mary Parent, Denis Villeneuve, Cale Boyter e Joe Caracciolo, Jr. I produttori esecutivi sono Tanya Lapointe, Joshua Grode, Herbert W. Gains, Jon Spaihts, Thomas Tull, Brian Herbert, Byron Merritt e Kim Herbert.
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In arrivo un film su Lucio Dalla diretto da Cesare Cremonini
ROMA (ITALPRESS) – Tenderstories, società attiva nella creazione di contenuti originali e nella produzione audiovisiva e la società di produzione cinematografica Papaya Records, saranno i produttori del film dedicato alla figura artistica di Lucio Dalla, nato da un soggetto scritto da Cesare Cremonini, che sarà anche il regista del film. Il cantautore bolognese, impegnato nella scrittura del nuovo album e alla vigilia del grande ritorno negli stadi italiani che lo vedrà protagonista nel 2022, sta da tempo lavorando all’opera che affronterà alcuni momenti della carriera artistica di Dalla.
Il film è coprodotto da Tenderstories di Moreno Zani, il cui amministratore delegato è Malcom Pagani, e da Papaya Records di Filippo Valsecchi. La pellicola si preannuncia come uno degli eventi cinematografici più importanti dei prossimi mesi.
“E’ un progetto in cui abbiamo creduto molto fin da subito – affermano Zani, Pagani e Valsecchi -. Ringraziamo Cesare da cui è nata l’idea e siamo certi che da questa collaborazione sarà possibile far rivivere, attraverso un film, una figura fondamentale come Lucio Dalla: un’icona della musica italiana e, al tempo stesso, uno dei cantautori più celebri del nostro Paese. Abbiamo quindi deciso di omaggiare la sua grandezza artistica con questo contributo. Occorre puntare sulla cultura nella sua accezione più ampia e il settore cinematografico italiano rappresenta un’eccellenza da valorizzare, soprattutto in questa fase di ripartenza per l’Italia”.
Il film è ambientato principalmente a Bologna e sarà supportato dalla Emilia-Romagna Film Commission. L’ufficio stampa del film è curato da Ital Communications di Attilio Lombardi.
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Giovanni Allevi torna con “Kiss Me Again”
ROMA (ITALPRESS) – Giovanni Allevi, dopo l’album Equilibrium per pianoforte e orchestra sinfonica e Hope per coro polifonico e orchestra, ritorna al suo strumento prediletto con un brano per Pianoforte Solo. Kiss Me Again, questo il titolo della composizione disponibile da oggi su tutte le piattaforme digitali, racconta gli abbracci, i baci e i momenti di incer-tezza che tutti noi abbiamo condiviso e vissuto.
“Kiss me again – racconta Allevi – segna il mio ritorno al pianoforte dopo un lungo periodo di riflessione. La ballad è un’esplosione lenta e leggera di positività. Spero possa regalare a tutti l’entusiasmo per un nuovo inizio, la voglia di ricominciare ad inseguire i propri sogni, senza darla vinta al destino. Avere finalmente la possibilità di eseguirla dal vivo nei prossimi concerti estivi è un’emozione travolgente, perchè mi riporta al tormento, alle speranze e alla gioia liberatoria che tutti abbiamo attraversato e che stiamo ancora vivendo”.
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