Il premio Oscar Paolo Sorrentino scriverà e dirigerà “E’ stata la mano di Dio” per Netflix. Il film è prodotto da Lorenzo Mieli per The Apartment, del gruppo Fremantle, e da Paolo Sorrentino. Le riprese partiranno a breve a Napoli.
“Sono emozionato all’idea di tornare a girare a Napoli, vent’anni esatti dopo il mio primo film – dichiara Paolo Sorrentino – E’ per la prima volta nella mia carriera un film intimo e personale, un romanzo di formazione allegro e doloroso. Sono felice di condividere questa avventura col produttore Lorenzo Mieli, la sua The Apartment e Netflix. La sintonia con Teresa Moneo, David Kosse e Scott Stuber – di Netflix, sul significato di questo film, è stata immediata e folgorante. Mi hanno fatto sentire a casa, una condizione ideale, perchè questo film, per me, significa esattamente questo: tornare a casa”.
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Sorrentino dirigerà “E’ stata la mano di Dio”, ciak a Napoli
Brunori Sas, quattro concerti acustici in estate
Brunori Sas si esibirà in quattro concerti acustici insieme al suo gruppo di storici musicisti. Appuntamento l’11 luglio a Champorcher (AO), nell’ambito del MusicaStelle Outdoor; il 24 luglio a Lugo (RA), ospite del Ravenna Festival, già sold out; il 26 luglio a Tarvisio (UD), nel cartellone del No Borders Music Festival nella cornice mozzafiato friulana; ed infine il 2 agosto a Monte Cucco (PG) per Suoni Controvento.
Il cantautore si prepara dunque a tornare sul palco con i suoi “Concertini Acustici”, durante i quali suonerà il suo ultimo disco ed il meglio del suo repertorio.
Queste le date nei palasport: 14 novembre 2020 Reggio Calabria, 18 novembre Ancona, 20 novembre Jesolo, 22 novembre Assago (Mi), 24 novembre Casalecchio di Reno (Bo), 26 novembre Firenze, 29 novembre Torino, 1 dicembre Roma, 3 dicembre Napoli, 5 dicembre Bari.
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È morto Ennio Morricone
C’era una volta Morricone. C’era il più grande compositore di colonne sonore di tutti i tempi. C’era, e ci sarà ancora, perché se è vero che la sua vita sulla terra si è conclusa all’alba in un letto di una clinica romana per i postumi di una brutta caduta, è altrettanto vero che la sua musica rimarrà immortale. Per sempre. I numeri della sua produzione artistica sono imponenti, impossibili da eguagliare. Quasi 70 anni di carriera, più di 70 milioni di dischi venduti, ha composto musiche per più di 500 tra film per il cinema e la tv, molti dei quali sono diventati grandi successi internazionali conquistando autorevoli premi. Lui stesso ha fatto incetta di riconoscimenti. Quattro Golden Globe, tre Grammy, un Leone alla carriera, dieci David e undici Nastri d’argento. Prima del 2007 ha più volte sfiorato l’Oscar senza mai riuscire a conquistarlo fino a quando l’Accademy ha voluto rendergli omaggio, consegnandogli la statuetta alla carriera. Quel giorno in italiano brandendo il premio e sollevandolo in aria, si rivolse alla sua amata moglie Maria: “Dedico questo Oscar – disse commosso dinanzi la platea – a mia moglie che mi ama moltissimo e io la amo alla stessa maniera, e questo premio è anche per lei”. La stessa donna, compagna di una vita e sua prima sostenitrice, alla quale ha voluto rivolgere un pensiero, il più dolce di tutti, nel necrologio: “A lei rinnovo l’amore straordinario che ci ha tenuto insieme e che mi dispiace abbandonare. A lei il piu’ doloroso addio”. Un necrologio scritto qualche giorno prima di morire e che principia con quel messaggio diretto al mondo e che il mondo non avrebbe voluto ricevere. Un messaggio che è un pugno nello stomaco. “Io Ennio Morricone sono morto”. Con la sua scomparsa va via un genio creativo, un musicista puro, sublime, versatile, capace di arrangiare i successi di Edoardo Vianello confezionati per i jukebox e allo stesso tempo di concepire sinfonie per il cinema, capolavori unici. D’altronde la musica in Morricone scorreva nelle vene, ne componeva il dna: il padre Mario, originario della Ciociaria, era un trombettista. La sua carriera è stata costellata di tappe importati: i primi studi al Conservatorio Santa Cecilia, poi i primi arrangiamenti per la musica leggera e poi ancora l’assunzione alla Rai che ha rischiato di privarci dei capolavori del maestro. Quando nel suo primo giorno di lavoro gli dissero che le sue musiche, in quanto dipendente del servizio pubblico non sarebbero state trasmesse, Morricone stracciò il contratto che aveva appena firmato.
La Rai perse un impiegato, l’Italia guadagnò un eccellente genio creativo. L’appuntamento con la settima arriverà di lì a poco, con le scritture per le commedie di Luciano Salce, Camillo Mastrocinque, Lucio Fulci. Ma è l’incontro con Sergio Leone che darà una energica sterzata alla sua carriera. Forse è meglio parlare di rincontro, perché con Leone aveva condiviso i banchi della scuola elementare. Il regista gli affidò la direzione di uno dei suoi lungometraggi più noti, “Per un pugno di dollari”. Il risultato fu straordinario tanto da suggellare una duratura collaborazione. Arrivarono quindi “Per qualche dollaro in più”, “Il buono, il brutto, il cattivo”, “C’era una volta il west”, “Giù la testa”. Divenne ben presto il più noto compositore di musiche per film western. Ma la sua produzione non si esaurì con le composizioni nel versante di quel genere molto in voga non solo in Italia ma anche negli States, come gli spaghetti-western. Spaziò dalla commedia al dramma, dall’horror al poliziottesco, dall’epico al thriller. Le sue musiche hanno fatto ridere, riflette, impaurire, commuovere, sognare. Ci siamo innamorati e abbiamo pianto. Le sua musica è un vento leggero che accarezza l’anima. Poeta delle sette note, capace di trascrivere in uno spartito le emozioni concepite per il grande schermo.
Eclettico, duttile, sempre originale. La sua capacità di misurarsi con i generi più disparati gli ha permesso di lavorare con i registi più grandi e diversi tra loro: Bertolucci, Pasolini, Wertmuller, Pontecorvo, Lattuada, Ferreri, Bellocchio, Faenza, Bolognini, Petri, Visconti, Patroni Griffi, Comenicini, Argento. Dagli anni ’80 ha firmato le colonne sonore dei film cult di Carlo Verdone, poi l’incontro con Peppuccio Tornatore, al quale è stato legato dapprima da un sodalizio artistico e poi da una profondissima amicizia vissuta fino agli ultimi istanti della sua esistenza. “Nuovo cinema paradiso” non è una semplice colonna sonora, è un tripudio di note ed emozioni. La sua fama ovviamente ha finito per superare i confini nostrani, conquistando gli Stati Uniti. Ha composto tra gli altri per Brian De Palma (the Untouchables), Oliver Stone (U Turn), Adrian Lyne (Lolita). Due i lavori più noti: in “Mission” di Roland Joffé, e in “The Hateful Eight”, di Tarantino, con il quale nel 2016 ha vinto l’oscar per la migliore colonna sonora. Il secondo della sua carriera. Accanto alla sua attività di compositore per il cinema, Morricone non ha mai abbandonato la sua passione per la direzione. In questi anni, considerato tra i più grandi musicisti contemporanei, ha ricevuto continui tributi e riconoscimenti. A lui è persino dedicato un asteroide. Ennio Morricone, ha raccontato Vincenzo Denaro, il medico ed amico che l’aveva in cura, immaginando l’aldilà si chiedeva con chi si sarebbe alleato una volta andato in Paradiso, se con Beethoven o Mozart. Grande tra i grandi, anche ora che si trova nell’aldilà, dove ci piace pensare continuerà a comporre. A scrivere oltre le nuvole. “Io penso – disse un giorno il maestro -che quando fra cento, duecento anni vorranno capire com’eravamo, è proprio grazie alla musica da film che lo scopriranno”. Morricone credeva nell’immortalità della musica, e noi nell’immortalità del suo genio creativo che ci fa contestare l’incipit del suo necrologio.
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Ringo Starr, il “Beatle triste” compie 80 anni
Buon compleanno Sir Richard Starkey, buon compleanno Ringo Starr. Martedì 7 luglio il “Beatle triste”, come qualcuno definì il batterista di Liverpool, spegnerà 80 candeline. Quella nomea di musicista malinconico è forse dovuta al fatto che dei “Fab Four” Ringo è stato il meno noto, quello più riservato, di certo il meno creativo (per la band scrisse solo due brani, Don’t Pass Me By e Octopus’s Garden). Qualcuno ha insinuato che la scarsa creatività (almeno nella produzione di testi originali) dipendesse in qualche misura dall’uso (a volte abuso) di alcolici; forse invece perché semplicemente era un musicista più incline alla tecnica che avvezzo alla scrittura. E che tecnica si potrebbe affermare! Ecco quindi che un ulteriore luogo comune viene demolito; i commenti velenosi dei suoi detrattori hanno attribuito a lui soltanto il fattore C, fortunato per essersi trovato al posto giusto nel momento giusto. Nei Beatles è vero che arrivò tardi, entrò come una seconda scelta dopo che il produttore George Martin bocciò la prova di Pete Best. Ma considerare Ringo Starr un mediocre è un azzardo, una bestemmia colossale. Stewart Copeland, il mitico batterista dei Police, lo considera tra i migliori al mondo: “Suonava – ha affermato più volte – in modo così creativo”. E le classifiche redatte sui musicisti lo reputano un virtuoso, tanto da annoverarlo nell’olimpo dei batteristi. L’incontro tra le bacchette e Sir Richard Starkey avvenne quasi per caso; serviva un passatempo al povero Richard nei suoi lunghi periodi in un sanatorio. Nato in una famiglia umile, ha combattuto i primi anni della sua esistenza, fino all’adolescenza, contro una salute cagionevole. Poi il regalo del compagno della madre: una batteria. Ed ecco la svolta della sua vita. Acquistò ben presto una incredibile padronanza dello strumento, divenne col tempo celebre a Liverpool. Quando i Beatles dovettero trovarsi in fretta un batterista scelsero lui senza tentennamenti. Conquistò il titolo di quarto Beatles e qualche anno più tardi pure di baronetto. Universalmente considerato il più brutto dei quattro, rispetto a John e Paul è stato meno divo. Non per questo meno amato dai fan. Marge Simpsonne è stata da sempre segretamente innamorata, e con lei migliaia di ragazzine nel mondo perché l’hanno considerato più raggiungibile, per nulla inarrivabile come invece venivano ritenuti gli altri tre. Del fatto che non fosse un adone ne è stato sempre consapevole, non perdendo l’occasione per ironizzarci sopra. “Woody Allen mi piace perché è più brutto di me” disse. In Italia negli anni ’60 ha goduto della stessa fama dei compagni, tanto che quando l’industriale dolciario Mario Pavesi dovette dare il nome a dei biscotti lanciati sul mercato dei teenager, li battezzò Ringo, in onore del musicista molto popolare tra gli adolescenti. “Ringo – scrisse McCartney nella sua autobiografia, La versione di Paul – aveva l’aria adulta. Indossava un abito di classe, beveva bourbon e 7Up, viaggiava su un macchinone, una Ford da soldato americano e fumava le sigarette Lark”. Dei quattro, Ringo Starr è stato sempre il più diplomatico, colui che ha mantenuto ottimi rapporti con il resto della band anche quando il gruppo, sotto il peso di contrasti e singole ambizioni, si sciolse. Ma è innegabile che avesse un debole per Lennon che giustificava con il feeling tra la sua batteria e le canzoni concepite da John. Ecco spiegato perché uno dei momenti più dolorosi della sua esistenza sia coinciso con quel drammatico 8 dicembre 1980, quando uno squilibrato, Mark David Chapman, dinanzi alla sua residenza newyorkese, scaricò sul corpo asciutto di Lennon cinque colpi di pistola uccidendolo.
“Quando John è morto – ha raccontato l’amico – ero alle Bahamas ed è li che ho ricevuto una telefonata dai miei figli da Los Angeles: John è morto mi dissero. Non sapevo cosa fare, pensavo ad un fottuto bastardo che gli aveva sparato. Ho preso un aereo per New York e appena arrivato chiesi a Yoko: ‘C’è qualcosa che posso fare?’. ‘Beh, gioca con Sean, tieni Sean occupato’. Ed è quello che ho fatto”. Negli ultimi anni Ringo non ha mai smesso di suonare, dando alle stampe diversi album, l’ultimo pubblicato nel 2019. Alla sua attività di musicista ha alternato anche quella di attore, partecipando ad una quarantina di lungometraggi. Ma è anche considerato un valente pittore. Elementi che fanno affermare, senza tema di essere smentiti, che Ringo Starr, al secolo Sir Richard Starkey, non sia altro che uno straordinario talento creativo. Degno, anzi degnissimo, di comporre i “Fab Four”.
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Boomdabash – Amoroso, “Karaoke” il singolo più venduto
“Karaoke”, il nuovo singolo dei Boomdabash con Alessandra Amoroso conquista la vetta della classifica ufficiale FIMI/GFK risultando il singolo più venduto ed ascoltato della settimana. Il brano uscito su etichetta Soulmatical – Polydor è inoltre primo in classifica top 50 Italia su Spotify e sui restanti principali partner di musica in streaming (iTunes, Apple Music, Amazon Music). A pochi giorni dall’uscita il videoclip ufficiale del singolo sfiora le 10 milioni di views rimanendo in tendenza YouTube tra i video più cliccati del momento.
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Diodato, dal 4 luglio “Concerti di un’altra estate”
Iniziano il 4 luglio da Saint-Barthèlemy, in Valle d’Aosta, a oltre 2 mila metri di altitudine, con un live tutto esaurito, i “Concerti di un’altra estate” di Diodato, appuntamenti inediti, nel segno di un nuovo dialogo musicale fuori programma che vedranno l’artista suonare dal vivo in alcuni posti straordinari, nel rispetto delle regole attuali. Queste le date: il 4 luglio un concerto pomeridiano in Valle d’Aosta al Musicastelle Outdoor (esauriti i biglietti), il 25/26/27 luglio alla Cavea – Auditorium Parco della Musica, Roma e il 4 agosto un concerto all’alba all’Indiegeno Fest – Teatro di Tindari (esauriti i biglietti), il nuovo live del 5 agosto al Teatro Antico, Taormina, che inaugura la programmazione dell’edizione 2020 della rassegna “Sotto il Vulcano”, e il 15 agosto al Cinzella Festival, Grottaglie (TA).
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Nastro d’argento europeo a Pedro Almodovar
“Nastro d’Argento europeo” 2020 a Pedro Almodòvar a quarant’anni dal suo esordio cinematografico con Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio e dopo una carriera costellata di successi che lo hanno consacrato come una vera icona del cinema mondiale. Regista, sceneggiatore, produttore, scrittore e musicista spagnolo, Almodòvar riceve il Nastro d’Argento Europeo per Dolor y Gloria, il suo ultimo film candidato a due Oscar (per il Miglior film internazionale e il Miglior attore), dopo il successo, un anno fa a Cannes, dove aveva ottenuto il Premio per la migliore interpretazione maschile per Antonio Banderas, ed altri prestigiosi riconoscimenti internazionali.
I Giornalisti Cinematografici, come si legge nella motivazione, sottolineano così “la grandezza della sincerità in un film intenso e speciale, intimo e personale che riesce a mettere a nudo con delicatezza, la verità dei sentimenti più privati ma anche la forza delle passioni. Più di sempre racconto della vita nello specchio del tempo, Dolor y Gloria mette a nudo, questa volta con la meravigliosa interpretazione di Antonio Banderas, fragilità e sofferenza ma anche la forza interiore di sapersi conciliare con il passato che riaffiora, cambiando empaticamente il colore dei ricordi”.
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Anna Tatangelo torna con il nuovo singolo “Guapo”
Guapo è il nuovo singolo di Anna Tatangelo feat. Geolier – fenomeno della nuova scena rap napoletana, disponibile su tutte le piattaforme streaming e in radio da venerdì 3 luglio.
Nato dalla penna di Geolier e Martina May, prodotto da Dat Boi Dee e mixato da Mixer T, Guapo è un cocktail in cui le voci della cantante e del rapper si affrontano tra rime e schermaglie.
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