MILANO (ITALPRESS) – Le porte del Teatro alla Scala si riapriranno al pubblico il 6 luglio dopo 133 giorni di chiusura dovuta all’emergenza sanitaria. In attesa della ripresa della programmazione in autunno con la Messa da Requiem diretta dal M° Riccardo Chailly, il Teatro riprende l’attività “un passo alla volta”. Dopo la riapertura del Museo Teatrale lo scorso 20 giugno e i concerti organizzati dalla Filarmonica nei cortili della città nell’ultimo fine settimana, i primi concerti nella sala del Piermarini si terranno lunedì 6, mercoledì 8, lunedì 13 e mercoledì 15 luglio. L’ordinanza della Regione Lombardia dello scorso 12 giugno, che permette di superare la precedente massima capienza di 200 posti, ha consentito di predisporre un nuovo protocollo per accogliere nel rispetto delle norme di sicurezza fino a 600 spettatori.
I primi due concerti presentano insieme sul palcoscenico alcune delle voci più apprezzate dal pubblico scaligero insieme a grandi strumentisti: lunedì 6 luglio con il baritono Luca Salsi, già protagonista di due inaugurazioni (Andrea Chènier e Tosca) ci sarà la pianista Beatrice Rana, il cui ultimo CD per Warner ha vinto il Diapason d’Or 2019 segnando un’ulteriore affermazione per una carriera ormai planetaria.
Mercoledì 8 luglio un altro protagonista delle prime scaligere, Francesco Meli che dal 2004 a oggi ha interpretato alla Scala sei titoli verdiani oltre a Mozart, Donizetti e Puccini, dividerà il palcoscenico con il soprano Federica Lombardi che dopo gli studi in Accademia è stata applaudita alla Scala come Musetta e soprattutto come Anna Bolena avviandosi a una brillante carriera internazionale che proprio nelle scorse settimane avrebbe dovuto vederla protagonista alla Scala de L’amore dei tre re di Montemezzi e nelle prossime a Salisburgo come Donna Elvira diretta da Currentzis. Con loro la star del violino Patricia Kopatchinskaja, tra le figure più carismatiche e originali del panorama concertistico, con un repertorio che spazia dal barocco al Novecento storico e alla musica contemporanea. Al pianoforte l’esperto accompagnatore Giulio Zappa.
Il terzo concerto lunedì 13 luglio, è dedicato alle nuove voci e accosta cantanti che dopo gli studi presso l’Accademia Teatro alla Scala si sono affermati nei teatri di tutto il mondo a nuove promesse emerse nei concorsi più recenti: una serata che guarda al futuro dell’opera, fortemente voluta dal Sovrintendente Meyer che pone da sempre un impegno particolare nella promozione delle giovani voci. Dall’Accademia provengono il soprano Irina Lungu, che in questi giorni avrebbe dovuto essere Donna Anna a Vienna, il baritono Fabio Capitanucci, i cui impegni in queste settimane includevano l’Opera di Firenze, la Welsh National e il Liceu di Barcellona, e Jongmin Park che avrebbe dovuto essere presto all’Arena di Verona. La ventitreenne palermitana Federica Guida è invece la vincitrice del Concorso di Portofino 2019, mentre Caterina Maria Sala, proveniente da una famiglia di cantanti di Como, dopo la vittoria come voce emergente al concorso AsLiCo 2019 avrebbe dovuto debuttare alla Scala nel 2020 in Pellèas et Mèlisande.
Il quarto concerto, mercoledì 15 luglio, riporta alla Scala i professori d’orchestra della Filarmonica. Dopo i 24 concerti da camera nei cortili della città organizzati il 26, 27 e 28 giugno dalla Filarmonica in collaborazione con il Teatro alla Scala, i musicisti tornano a casa.
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Vittorio Gassman, 20 anni senza il “mattatore”
C’è un frammento televisivo che offre di Vittorio Gassman l’immagine dell’attore valente, tanto padrone della tecnica da rendere un capolavoro pure la lista della spesa. C’è lui, in posa come un attore consumato, intento a leggere una volta il menu di un ristorante, un’altra volta le istruzioni per il lavaggio contenute nella targhetta di una maglia e l’altra ancora gli ingredienti di un frollino. Quel divertissement catodico in uno show Rai al quale decise di concedersi, danno la dimostrazione di quanto Vittorio Gassman – ironico e colto – abbia giocherellato con il suo talento; un talento di un gigante, abile, profondo, capace di trasformare in arte persino la lettura delle analisi cliniche. Sono passati venti anni (29 giugno) da quando il cuore dell’attore, il “mattatore” del cinema italiano, ha smesso di battere. Ma il suo talento appare ancora oggi immortale. Il suo volto, la sua mimica, le sue interpretazioni hanno dato la cifra stilistica a pellicole entrate di diritto in quel patrimonio culturale rappresentato dalla settima arte. I suoi personaggi sono spesso dei guasconi impenitenti, a volte eccessivi, sopra le righe, affabili cialtroni dagli occhi malinconici.
Forse il prototipo per eccellenza è Bruno Cortona, l’esuberante protagonista de “Il sorpasso”, che irrompe nella vita monotona e riservata del giovane e timido universitario interpretato da Jean-Louis Trintignant. Nella scena finale, per intenderci quella dell’incidente, il suo sguardo rapito dall’immagine dell’auto finita nella scarpata sublima il film, racconta di Bruno più di due ore di pellicola. Sguardo di chi crede di essere invincibile, padrone del destino, salvo poi piegarsi al volere di una sorte avversa quanto potente. C’è sempre stata una nota malinconica in quegli occhi. I suoi personaggi sono spesso ammantati di una falsa spocchia, ambiscono all’eroismo, quasi all’epico, ma alla fine si accontentano di sfangare la giornata. Il suo fisico, quel suo fascino dignitoso, hanno dato ai suoi personaggi un’area di signorilità, di superiorità, di forza. Mai malvagio. Donnaiolo impenitente, a volte cinico, altre generoso. Come affermò in un’intervista, i suoi personaggi hanno rappresentato l’italiano, con qualche pregio ma ancor di più qualche difettuccio trascurabile. La sua carriera è una luminosa costellazione di maschere, sempre altere, fiere ma mai boriose. Ne “I soliti ignoti” è “Peppe er pantera”, il pugile suonato che va sempre al tappeto, aspirante ladro che dopo il colpo sfumato, per timore di finire nelle mani delle guardie cerca di mimetizzarsi tra gli operai cacciandosi in un posto per lui ancora peggiore: un cantiere al lavoro. Ne “La grande guerra”, al fianco di Alberto Sordi è il soldato milanese un po’ vigliacco e un po’ traditore ma che si riscatta in quel sacrificio che lo rende protagonista di un atto eroico.
Nei due Brancaleone, Gassman è un prode male in arnese, malconcio combattente a capo di un drappello ancora più scalcinato, banda di reietti e pusillanimi, avventurieri con più fame che fama. La collaborazione con Dino Risi gli permisero di farsi cucire addosso personaggi diventanti icona della commedia italiana. Epiteti usati come titoli. Ecco quindi “Il mattatore”, “Il tigre”, “Il profeta”. Poi arriverà un altro capolavoro della cinematografia italiana, “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola. Accanto a Nino Manfredi e Stefano Satta Flores interpreterà Gianni Perego, sposato con una donna ricca e rozza, ma che farà credere agli amici ritrovati (causa equivoco) di essere come loro: un morto di fame. Nel mezzo ci sono le partecipazioni in film oggi considerati cult come “I mostri” e “I nuovi mostri” (delizioso l’episodio del ristorante diviso con il suo grande amico Ugo Tognazzi), ed ancora “In nome del popolo italiano”, “Profumo di donna”, “La terrazza”, “Telefoni bianchi”, “Il deserto dei tartari”, “Anima persa”. Negli anni ‘80 e ‘90 altri titoli, altri successi, non solo firmati da Dino Risi, ma ancora nuove importanti collaborazioni con Monicelli (“Camera d’albergo” e “I picari”), Scola (“La famiglia” e “La cena”), Corbucci (“Il conte Tacchia”) Citti (“Mortacci”). La sua carriera annovera pure una parentesi hollywoodiana con “Sleepers”, film del 1996 di Barry Levison. Gassman, che mattatore lo era pure sul palcoscenico, non ha però mai abbandonato il teatro, portando in scena da Pirandello a Shakespeare, da Miller a Flaiano, da Dumas padre a Montale. La sua voce, la sua intonazione, l’impostazione del corpo, la sua arte tutta lo hanno reso così duttile e plasmabile da essere capace di confrontarsi con qualsiasi testo. Capace persino di misurarsi con il menu di un ristorante, con le istruzioni per il lavaggio contenute nella targhetta di una maglia o con gli ingredienti di un frollino.
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“Guaranà” di Elodie il brano più trasmesso in radio
“Guaranà” di Elodie si conferma al comando della classifica airplay per la seconda settimana consecutiva. I dati EarOne vedono al secondo posto (+8) “Balla per me” di Tiziano Ferro & Jovanotti, seguito da “In Your Eyes” di The Weeknd (-1). Completano la top 10 “Rain on me” di Lady Gaga (confermata in quarta posizione), “ilomilo” di Billie Eillish (quinta, -2), “Mediterranea” di Irama (sesto, +6), “Karaoke” dei Boomdabash & Alessandra Amoroso (settimi, +2), “Una voglia assurda” di J-AX (ottavo, +3), “Good Times” di Ghali (nono, -3) e “Non è vero” dei The Kolors (decimi, -3). Tutte italiane le tre più alte nuove entrate della settimana: “Bam Bam Twist” di Achille Lauro (posizione 14), “Ciclone” di Takagi & Ketra & Elodie (posizione 30) e “Soul Mama” di Zucchero (posizione 34).
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Demi Moore nel cast del film “Songbird” sulla pandemia
Demi Moore in un nuovo film sulla pandemia. La pellicola, un thriller in cui saranno usati parametri di distanziamento sociale in stile Covid-19 affinchè le riprese possano iniziare al più presto a Los Angeles, è intitolata “Songbird”. Con Moore recitano Craig Robinson (serie televisiva “Brooklyn Nine-Nine” e numerosi film), Paul Walter Hauser e Peter Stormare. Alla regia – come riporta Deadline – è stato chiamato Adam Mason. “Songbird” è ambientato tra due anni, con il virus che continua a mutare e costringe a nuovi lockdown. La trama si sviluppa attorno a un lavoratore di servizi essenziali, con una “rara immunità”, che cerca di raggiungere la donna che ama.
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Baby K e Chiara Ferragni lanciano insieme “Non mi basta più”
Baby K e Chiara Ferragni lanciano il brano “Non mi basta più”, da domani on air e disponibile in digitale. Il singolo vede in qualità di special guest la popolare social influencer. Il nuovo brano di Baby K è stato concepito dall’artista durante la quarantena.
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I Queen arrivano sui francobolli inglesi
I Queen sui francobolli. Per festeggiare i 50 anni dalla fondazione della band, le Poste del Regno Unito stanno per mettere in commercio una serie di affrancature ad essa dedicate. La Royal Mail commercializzerà, dal prossimo 8 luglio, 13 francobolli. I primi otto sono dedicati alle copertine degli album del gruppo, tra i quali “A Night At The Opera” (1975) e l’ultimo disco realizzato con Freddie Mercury, “Innuendo” (1991). Su altri quattro figurano i singoli musicisti con foto scattate durante dei live; Mercury ad esempio è stato immortalato al Wembley Stadium di Londra. Il tredicesimo e ultimo francobollo invece vede un’immagine in bianco e nero dei Queen; si tratta di una foto scattata da Johnny Dewe Mathews nel corso del primissimo servizio fotografico della band. I Queen sono il terzo gruppo – come riporta “Hot Press” – ad essere onorato dalla Royal Mail dopo i Beatles nel 2007 e i Pink Floyd nel 2016.
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Dal 16 luglio riparte il Teatro dell’Opera di Roma
Ventuno serate di spettacolo con opera, balletto e star internazionali. E’ la nuova stagione del Teatro dell’Opera di Roma, in programma dal 16 luglio al 13 agosto 2020 e presentata oggi. “Siamo il primo Teatro dell’Opera che riparte in Europa e lo faremo in una nuova cornice significativa come Il Circo Massimo. E’ giunto il momento di riuscire fuori, di rincontrarci, ma sempre in sicurezza. Questa stagione è il simbolo di una Roma che riparte”, ha detto la sindaca di Roma e presidente della Fondazione del Teatro dell’Opera di Roma, Virginia Raggi.
Ad aprire la stagione un nuovo Rigoletto di Verdi (16 luglio – 20 luglio) con la direzione di Daniele Gatti e la regia di Damiano Michieletto pensato in chiave anti Covid-19, Il barbiere di Siviglia (22 luglio – giovedì 13 agosto) e La vedova allegra (31 luglio – 12 agosto) in forma di concerto con interpreti internazionali diretti da Stefano Montanari, due gala con le star Anna Netrebko e Yusif Eyvazov (6 agosto – 9 agosto) un nuovo balletto sulle musiche de Le quattro stagioni di Vivaldi (25 luglio – 3 agosto) con la coreografia di Giuliano Peparini e il Corpo di Ballo che osserverà il distanziamento. Tutte le rappresentazioni inizieranno alle ore 21 e i biglietti saranno in vendita da martedì 23 giugno.
“Abbiamo deciso di dedicare la prima de ‘Il Barbiere di Siviglià direttamente al personale medico e sanitario che in questi mesi ha lavorato duramente nella lotta contro il Covid-19”, ha aggiunto la sindaca Raggi.
“Uno dei problemi fondamentali per far ripartire opera e balletti in forma scenica è avere lo spazio giusto per rispettare le norme previste, ma permettendo l’esibizione”, ha spiegato il sovrintendente dell’Opera di Roma, Carlo Fuortes. “Il teatro e le terme di Caracalla oggi non lo consentono per le dimensioni – ha aggiunto -. Per quello abbiamo pensato al Circo Massimo, luogo di spettacolo nell’immaginario di tutto il mondo in cui mettere in scena dei colossal. Ci saranno mille posti e un palcoscenico da 1.500 mq, tre volte quello del Teatro Costanzi”.
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Al via “Linea 1201”, alla scoperta dell’Appennino attraverso l’arte
Ha preso il via presso la Capanna Moulin sulla vetta del Monte Marrone, nelle Mainarde – gruppo montuoso tra Lazio e Molise – il progetto Linea 1201, programma di residenza diffusa dell’artista Angelo Bellobono, che farà tappa, da giugno a settembre, presso quattro “Campi Base” scelti come luoghi significativi sia per la diversità geologica che per il posizionamento geografico e simbolico che li caratterizza.
Il progetto Linea 1201 è promosso dall’associazione Atla(s)Now, a cura di NOS Visual Arts Production e realizzato con il contributo della Fondazione Cultura e Arte, ente strumentale della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale presieduta da Emmanuele Francesco Maria Emanuele.
“Il legame tra arte e paesaggio, specie in un Paese come il nostro, dotato di un’eccezionale biodiversità e risultato di millenni di storia in cui civiltà e culture diverse si sono succedute e intersecate nella sua struttura costituendone l’identità culturale – sottolinea il presidente Emanuele -, è qualcosa di prezioso che dev’essere assolutamente valorizzato. Per questo la Fondazione Cultura e Arte ha sposato il progetto di Angelo Bellobono, che in questo periodo post-emergenza sanitaria assume anche un valore aggiuntivo, di arte totalmente sostenibile e fruibile all’aria aperta, da tutti, senza limitazioni di sorta dovute ai protocolli di sicurezza Covid-19. Importante è anche il percorso che ‘Linea 1201’ traccia, dalla Basilicata fino a Bologna passando per un luogo di grande valore simbolico qual è Amatrice, in una sorta di ideale collegamento culturale tra Nord e Sud che si dipana lungo la catena appenninica, oggetto di studio e rappresentazione artistica che fa tesoro dell’esperienza dei grandi pittori vedutisti dell’Ottocento”.
Tra l’estate e l’autunno 2020 il programma di residenze itinerante di Angelo Bellobono attraverserà l’Appennino in quattro tappe per investigare e raccontare le terre alte dell’Italia mediante l’arte, in dialogo con altri artisti, esperti e appassionati. Durante il percorso, l’artista produrrà una nuova serie pittorica, dove la pratica en plein air dei grandi pittori ottocenteschi sarà la chiave per raccontare un’Italia nascosta e promuovere un’idea di turismo culturale lento e consapevole, che necessariamente diventa sempre più impellente favorire. A conclusione del progetto sarà pubblicato un libro edito da viaindustriae publishing e a cura di NOS, in cui confluiranno riflessioni sull’esperienza e un racconto sul paesaggio.
Di importanza centrale, in quest’ottica, saranno anche le iniziative aperte al pubblico organizzate in occasione di ogni tappa, come escursioni e workshop, che permetteranno alle persone di condividere insieme all’artista percorsi, riflessioni e visioni (per i dettagli sui programmi e le prenotazioni: [email protected]). Nel corso del progetto, sul sito web e sui canali Instagram e Facebook di NOS Visual Arts Production sarà inoltre possibile seguire, a cadenza regolare, il diario on line dell’esperienza.
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