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ALEX BRITTI, ARRIVA IL SINGOLO “BRITTISH” CON SALMO

Esce domani in radio e su tutte le piattaforme digitali “Brittish”, il nuovo singolo di Alex Britti, prodotto da Salmo&Dj Gengis.
«A me la musica piace fatta bene e Salmo – racconta Britti – nel mondo del rap è uno dei numeri uno e reciprocamente ci stimiamo molto. Da sempre amo confrontarmi con i vari generi musicali.
Il tutto nasce una sera in Sardegna. Ci siamo incontrati e chiaramente abbiamo concluso la serata con una jam. Abbiamo iniziato a giocare con le parole ed è nato il titolo del singolo che prelude un nuovo album”.
(ITALPRESS).

Candidatura Unesco per i portici di Bologna

Il Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, che si è riunito questa mattina presso la sede del MiBACT, ha deliberato la presentazione della candidatura dei Portici di Bologna alla Lista del Patrimonio Mondiale per il 2020 con esito finale nel 2021.
I Portici di Bologna rappresentano un bene seriale costituito da 12 elementi, selezionati nell’ambito dei 62 chilometri di portici della città, localizzati sia al centro che nelle aree più periferiche.
La decisione di presentare la candidatura per la Lista del Patrimonio Mondiale riconosce i Portici di Bologna come il risultato eccellente di un sistema di regolamentazione urbanistica delineato nel corso di nove secoli e come un modello architettonico e al tempo stesso sociale, un luogo di integrazione e scambio in cui i principali protagonisti della città (cittadini, visitatori, studenti) vivono e condividono idee e tempo. Nati e rimasti tuttora come proprietà privata per uso pubblico, i portici vengono riconosciuti come un elemento identificativo della città di Bologna, sia dalla comunità che dai visitatori, e sono un punto di riferimento per uno stile di vita urbano sostenibile, in cui gli spazi religiosi e civili e le abitazioni di tutte le classi sociali sono perfettamente integrate.
(ITALPRESS).

“PRESUNTO COLPEVOLE”, SORGI RACCONTA CRAXI

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“Quando Craxi andò ad Hammamet non aveva nessun mandato di cattura, era ancora un uomo libero: entrò col suo passaporto e poi lo restituì perché i magistrati glielo chiesero. Tecnicamente in quel momento era un esule più che un latitante”. A parlare dell’ex presidente del Consiglio e segretario del Partito Socialista Bettino Craxi, nei giorni in cui si celebra il ventennale della sua scomparsa, è Marcello Sorgi, autore del libro, edito da Einaudi, “Presunto colpevole. Gli ultimi giorni di Craxi”. “La parte giudiziaria della storia è acclarata, subì due condanne per corruzione e aveva due processi importanti che si interruppero per la sua fine – spiega il 64enne giornalista e scrittore palermitano in un forum nella sede romana dell’ITALPRESS – Dopo la sua morte, la Corte europea dei Diritti dell’uomo ha dichiarato che quelle condanne gli furono inflitte senza il necessario rispetto dei diritti dell’imputato e lo Stato italiano fu condannato a un risarcimento, seppur simbolico, alla famiglia. Quello di cui si sta discutendo in questi giorni è se fu giusto o no archiviare Craxi come un ladro e basta o se invece non sia più giusto riconoscere che fu un grande leader politico, che fu presidente del Consiglio per quattro anni dell’Italia e che la rappresentò degnamente all’estero, e che propose delle riforme alcune delle quali, se attuate, avrebbero migliorato il nostro Paese. Queste cose il presidente della Repubblica Napolitano, nel decennale della morte di Craxi, le disse tutte, ma allora l’appello cadde nel vuoto. Adesso mi pare ci sia un clima diverso”.

A contribuire al dibattito attorno alla figura di Craxi è anche l’uscita al cinema di “Hammamet” di Gianni Amelio, con Pierfrancesco Favino nei panni dell’ex premier: “E’ un bellissimo film, con una grande interpretazione di Favino, ed ha avuto lo scopo di innescare questa ondata di curiosità e commozione per il caso Craxi. Il mio libro parte dalla domanda: perché non fu possibile costruire un corridoio umanitario per riportare in Italia un uomo malatissimo che stava per morire? Questa domanda me la fece Tony Blair quando lavoravo in Inghilterra, per un leader anglosassone era assolutamente normale. Lo si è fatto, in alcuni casi, anche per dei criminali di guerra. L’Italia ha trattato con tutti, con il terrorismo internazionale ed interno, qualcuno dice anche con la malavita organizzata. Solo in due casi non si è trattato in Italia, per Moro e Craxi. E io parto proprio dalla ricostruzione di queste due trattative – conclude Sorgi – che ci furono e che non arrivarono a buon fine per la grande confusione con cui furono portate avanti”.
(ITALPRESS).

LIGABUE, “30 ANNI IN UN GIORNO” È SOLD OUT

MILANO (ITALPRESS) – “30 anni in un giorno” è sold out. L’evento live in data unica per celebrare i 30 anni della carriera di Luciano Ligabue, il 12 settembre alla RCF Arena Reggio Emilia (Campovolo), ha registrato il tutto esaurito, in poco più di due mesi dall’apertura delle prevendite, con 100.000 biglietti venduti.
L’iniziativa inaugurerà la RCF Arena Reggio Emilia (Campovolo), uno spazio totalmente nuovo e creato rigorosamente ad hoc per la musica con una capienza di massimo 100.000 spettatori e una pendenza del 5% per garantire una visuale e un’acustica ottimali.
(ITALPRESS).

MONICA BELLUCCI NON SARÀ AL FESTIVAL DI SANREMO

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“Il signor Amadeus e io ci siamo incontrati mesi fa ipotizzando un progetto insieme. Purtroppo, per cause maggiori, non siamo riusciti nel nostro fine. Auguro un bel Festival a lui e al suo team e spero in un’altra possibilità nel futuro”. Così Monica Bellucci, attraverso il suo ufficio stampa, rende noto che non prenderà parte al Festival di Sanremo, come aveva annunciato in conferenza stampa di presentazione il direttore artistico e conduttore della kermesse canora, Amadeus, pochi giorni fa.
(ITALPRESS).

 

SANREMO, TOTI “JUNIOR CALLY FACCIA PASSO INDIETRO”

“Il passo indietro deve farlo Junior Cally! Regione Liguria è da sempre in prima linea per combattere la violenza di genere e per chiedere rispetto per le donne. Lo chiediamo nelle scuole, suoi luoghi di lavoro, nella politica e anche su un palco così importante come quello del teatro Ariston, dove si parla a milioni di italiani. Una linea che mal si concilia con i testi di Cally contro le donne, che ormai avete letto tutti e che non troveranno spazio sulla mia pagina facebook”. Così il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, sulla sua pagina facebook, in merito alle polemiche sulla partecipazione del rapper Cally alla 70esima edizione del Festival di Sanremo.
“Come Regione Liguria, partner istituzionale del Festival, esprimiamo pertanto condanna per le sue parole e riteniamo che si debbano prendere al più presto dei provvedimenti. L’odio verso le donne non ha nulla a che vedere con la libertà di espressione artistica. E non è politically correct è semplicemente buon senso. Usiamolo”, aggiunge Toti.
(ITALPRESS).

FELLINI, 100 ANNI FA NASCEVA UN GENIO VISIONARIO

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Come si può datare l’esistenza di un uomo reso immortale dalla sua stessa arte? Per Federico Fellini, i 100 anni dalla nascita (nacque il 20 gennaio del 1920) rappresentano una distanza effimera, impalpabile, astratta. Lui, regista quasi metafisico, è stato un viaggiatore in uno spazio onirico, proiettando la Rimini della sua adolescenza in una Roma che ha scandagliato specialmente di notte, come uno dei tanti vagabondi che ha raccontato e che davano del tu ad una città deserta sotto una luna guardona. Quella notte che gli dava conforto dalle inquietudini esistenziali. Tipiche dell’artista. Tipiche del genio. La sua era un’arte della memoria. Una delle sue opere più note, Amarcord (letteralmente io mi ricordo nel dialetto romagnolo), non è solo l’omaggio alla sua terra, ai primi anni della sua vita, ma è l’esercizio stesso della memoria. Come allo stesso modo Ostia è la “Rimini nettata dagli umori viscerali” ne “I Vitelloni”. I personaggi che hanno proliferato nei suoi film sono caricature, bozze disegnate dalla sua creatività, figure di un passato nuovamente immaginato in una dimensione diversa. “Nulla si sa, tutto si immagina” asseriva spesso il regista. Ecco quindi piombare dalla Romagna della sua giovinezza la tabaccaia, la Gradisca, le donne burrose dai seni generosi. Donne da amare e dalle quali rifuggire, donne da temere perché ritenute tormento, minacce, ma anche figure salvifiche che sublimano gli intrecci letterari. Ne scandaglia intimamente ogni aspetto, ogni virtù, ogni difetto.
La sua carriera è una lunghissima esposizione di figure femminili: appariscenti e anonime, provocanti e pudiche, procaci e asciutte. Anita Ekberg, già prosperosa ne “La dolce vita” diventa giunonica, mastodontica, gigantesca nell’episodio con Peppino De Filippo di “Boccaccio 70”. Dapprima una minaccia al buon decoro, poi un’ossessione. La sua Giulietta Masina, prima che musa è stato il suo grande amore. Conosciuta nel 1942 alla radio ha interpretato le eroine al femminile del suo cinema, toccando l’apice in due film: ne “La strada” rappresentando la fragilità di Gelsomina (la pellicola fu premiata con l’Oscar), e in “Giulietta degli spiriti”, impersonando l’inquietudine esistenziale della borghese in crisi. Quest’ultimo film è un capolavoro geometrico oltre che cinematografico. Fellini del resto era un architetto nel senso del culto per le forme. La dimensione dei copricapo sfoggiati in “Giulietta degli spiriti” ne è un esempio, o ancora quel surreale girotondo che chiude “8 1/2” simboleggia la chiusura dei conti con la crisi dell’artista. Quel film (che lo consacra) più che un’opera è una convinta autoanalisi, è un rimprovero al mondo del cinema e dei cineasti, ma con un finale assolutorio, senza risparmiare qualche bacchettata alla critica. Di bacchettate d’altro canto il suo cinema è colmo. La sua arte è bastonatrice.
Ne “Lo sceicco bianco” svela la nudità del mondo dello spettacolo, artefatto fino a prova contraria. Fernando Rivoli, la star dei fotoromanzi interpretato da un superbo Alberto Sordi si rivela per quello che è: una mezza sola, sposatissimo e succube della moglie. Ne “I vitelloni” poi viene espresso un giudizio poco lusinghiero verso una gioventù di nullafacenti, in fuga dalle proprie responsabilità, forzatamente goliardici tanto da schernire dei lavoratori con il gesto dell’ombrello (deliziosa la scena di Sordi e dell’auto che si guasta dopo l’offesa rivolta agli operai). Ne “La dolce vita” rivela la forza corruttrice della città ai danni di chi arriva dalla provincia, raccontando la figura del padre di Marcello sedotto dalle notti di Via Veneto affollate da attricette e paparazzi. E’ però nel puntare la macchina da presa verso gli ultimi, verso i disperati, gli straccioni che si manifesta la poetica massima di Fellini. “La strada”, con quel rapporto così dilaniante e simbiotico tra Gelsomina e Zampanò (interpretato da Anthony Quinn), inchioda lo spettatore fino a provare pena per quell’omone rozzo e grottesco. I suoi film sono un corollario di barboni, vagabondi, saltimbanchi. La sua è un’arte clownesca, con i suoi continui e ripetuti omaggi al circo, a compagnie raccogliticce e scalcinate. Celebra i matti, esalta i rifiutati, magnifica chi interpreta ruoli marginali in quel grande copione che è la vita. E poi le suore e i monsignori, gli intellettuali e i burocrati. Da figlio di un neorealismo oramai superato ha tratteggiato, quasi come fosse una delle sue tante vignette satiriche pubblicate dal Marc’Aurelio (da dove tutto ha avuto inizio), l’Italia e gli italiani. Merito anche di chi ha condiviso la scrittura dei film, Tonino Guerra, Ennio Flaiano, Tullio Pinelli, Bernardino Zapponi, e del fortunato sodalizio con Nino Rota, le cui musiche hanno sublimato le sue storie. E ancora grazie agli interpreti divenuti simboli della sua creazione, alimentandone il mito e contribuendo a plasmare un marchio di fabbrica, primo fra tutti l’attore feticcio Marcello Mastroianni. Fellini concepiva le sue opere spinto da una visione del contemporaneo ma con un piglio immaginifico. “L’unico vero realista – sosteneva – è il visionario”. Arte visionaria quindi la sua, e allo stesso tempo idealista e sognatrice, illusa e spirituale. Il suo interesse verso il soprannaturale, verso l’esoterismo era notorio. Usuali le sue frequentazioni con maghi e veggenti dell’epoca, pubblica la sua amicizia con Gustavo Adolfo Rol, il più noto tra i sensitivi, il quale lo convinse a lasciare nel cassetto “Il viaggio di G. Mastorna”, pena – lo avvertì – la sua morte dopo la lavorazione. Morte che sopraggiunse il 31 ottobre del 1993, seguita di pochi mesi dalla scomparsa della sua inseparabile Giulietta. Federico Fellini ha lasciato un’impronta nella settima arte. Una visione innovativa e moderna, sacerdote di un cinema onirico e trascendente. Più che un regista è stato un vero e proprio filosofo. Un genio assoluto e astratto, che credeva che il cinema fosse arte nobilissima ed eccelsa. Il modo più diretto – affermava – per entrare in competizione con Dio.
(ITALPRESS)

DI JOHNNY MARR COLONNA SONORA DEL NUOVO BOND

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Il nome di Johnny Marr, ex Smiths, si aggiunge nella colonna sonora del nuovo film di James Bond. Dopo la notizia che sarà Billie Eilish a comporre la canzone principale, giungono ora informazioni sul resto del soundtrack. Il resto del commento sonoro – come riporta il “New Musical Express” – va appunto al chitarrista, che dopo lo sciogliemento degli Smiths nel 1987 ha lanciato una buona carriera solista nel corso della quale ha pubblicato quattro album di studio ed un live. Marr, 56 anni, sta lavorando al progetto con Hans Zimmer, compositore di musiche per film hollywoodiani. Zimmer, tedesco, nella sua carriera ha vinto quattro Grammy Award, l’Oscar alla migliore colonna sonora su 11 candidature, 2 Golden Globe su 9 candidature e un BRIT Award. “No time to die”, venticinquesimo capitolo della saga di 007, sarà nelle sale nel prossimo aprile e segna l’ultima apparizione di Daniel Craig nei panni della celebre spia.
(ITALPRESS).