«Rivedere Ultimo tango a Parigi mi ha fatto venire voglia di lavorare ancora… Per tanto tempo ho creduto che quella gioia molto infantile, quel piacere profondo, quel senso di essere a proprio agio soltanto sul set fosse finito per sempre. Da pochissime settimane, invece, c’è un’idea… Ho letto una colonna in cronaca e mi sono incuriosito. Di solito intuisco in pochi minuti se andare avanti o meno e questa volta, dopo 5 anni di vuoto, l’ho capito subito… Il tema del film sarà l’amore, chiamiamolo così. In realtà il tema è la comunicazione, e quindi anche l’incomunicabilità».
Ovvero, proprio il territorio in cui si muoveva Ultimo tango, che il 7 maggio, a 46 anni dall’uscita nel 1972, torna in sala nella versione restaurata dalla Cineteca Nazionale. Bernardo Bertolucci, unico italiano ad aver vinto un Oscar come regista (per L’ultimo imperatore, che di statuette ne vinse 9, tutte quelle per cui era nominato, compresa la più prestigiosa per il miglior film), aprendo un cassetto di casa ha ritrovato per caso alcune foto inedite scattate da Angelo Novi su quello scandaloso set con Marlon Brando e Maria Schneider. Le pubblica in esclusiva Vanity Fair nel numero in edicola, assieme a un’intervista di copertina dove il regista 77enne tocca molti temi, a partire dalla sua immobilità, figlia di una lontana operazione alla schiena. «Dall’idea che la sedia a rotelle fosse una galera sono uscito un giorno guardando una serie Marvel. Ho dimenticato gli svizzeri, le loro cliniche, i bisturi, le riabilitazioni e ho ricominciato a vivere» (quelle svizzere di cui parla, chiarisce, non sono le “cliniche della morte”: «L’eutanasia? Ma che siamo matti? Non mi è mai passato per la testa. Il testamento biologico l’ho fatto da un sacco di tempo. Non confondiamo»).
Nell’intervista a Vanity Fair, Bertolucci sottolinea il paradossale contrasto tra lo scandalo suscitato in Italia da Ultimo Tango a Parigi – il sequestro della pellicola, la Cassazione che ordinava di bruciare tutte le copie tranne alcune da conservare «come corpo del reato», Marlon Brando condannato a 2 mesi di carcere, il regista a 4 mesi e inoltre alla perdita del diritto di voto per 5 anni, la riabilitazione dalla censura solo nel 1987 – e l’intento relativamente innocente che c’era dietro: «Forse non era altro che una fantasia su come avrei potuto avere una storia senza sensi di colpa. Una storia senza debiti. Un sogno universale. Tenere tutto chiuso dentro una stanza, l’amore, il dolore, il piacere. Senza ferire nessuno, senza far sapere nulla di sé e senza conoscere nulla dell’altro… Era la fantasia di un ragazzo che professionalmente e creativamente era stato molto precoce, ma che sul piano umano e sessuale pagava un serio ritardo… Adesso non ricordo bene, ma credo di non aver fatto l’amore prima dei 19 anni… Il racconto colpiva allo stomaco per la disperazione esistenziale del personaggio di Marlon Brando, ma naturalmente la gente sottolineava l’uso del burro nella scena della sodomia».
Scena che continua a far discutere. Maria Schneider, che all’epoca aveva 19 anni, prima di morire nel 2011 ha raccontato di essersi sentita «umiliata e quasi violata» da quella scena, che era stata sì simulata ma di cui era stata avvisata all’ultimo momento; Bertolucci ha precisato che la sodomia era nel copione, solo il dettaglio del burro le era stato tenuto nascosto da lui e da Brando per avere una reazione più realistica; di recente Jessica Chastain e altre attrici di Hollywood lo hanno attaccato duramente per questa ammissione. A loro, dice, risponde «che Ultimo Tango è un film, è finzione, è messa in scena. Se è vero che Maria è stata stuprata in quell’appartamento, allora è vero anche che Brando è morto su quel balcone (il film si conclude con il personaggio della Schneider che spara a quello di Brando, ndr)».
L’intervista si conclude con una battuta sul restauro: «I nostri film restaurati verranno visti nel futuro. Questo è rassicurante. Ma sarebbe ancora più bello se le cineteche mi dicessero: “Bernardo, abbiamo finito di restaurare i tuoi film, adesso vogliamo restaurare te”».
BERTOLUCCI “FARO’ UN NUOVO FILM SULL’AMORE”
I DISEGNI DI FELLINI IN MOSTRA A ROMA
Il 21 aprile Roma festeggia il suo Natale con una mostra che restituisce la memoria dell’intramontabile Federico Fellini, che alla Capitale ha regalato i suoi più bei film.
E’ “Fantastiche Visioni”, la mostra ospitata presso la Galleria Ars Perpetua, con 41 disegni realizzati dal maestro autore della “Dolce vita” e di tanti altri film diventati capolavori della cinematografia mondiale. Opere disegnate da Fellini, che le affidava al suo truccatore storico, Rino Carboni, la cui memoria è custodita ora dal figlio Adriano, che ha ereditato e continua l’arte del padre.
A chi gli chiedeva perché disegnasse i personaggi dei suoi film, Fellini rispondeva: “Perché prendo appunti grafici delle facce, dei nasi, dei baffi, delle cravatte, delle borsette, del modo di accavallare le gambe delle persone? è un modo per cominciare a guardare il film in faccia, per vedere che tipo è, il tentativo di fissare qualcosa, sia pure minuscolo, al limite dell’insignificanza, ma che mi sembra abbia comunque a che fare col film, e velatamente mi parla di lui”. Era il suo processo creativo, che aveva avuto origine fin da quando, ancora ragazzo, collaborava con il Marc’Aurelio come vignettista e umorista e forse già da prima.
La mostra “Fantastiche Visioni” porta alla vista del pubblico 41 opere che Federico Fellini aveva consegnato al suo storico truccatore, Rino Carboni, come modelli per realizzare il make up e soprattutto i veri e propri effetti speciali di cui Carboni è stato un precursore geniale e innovativo.
I disegni di Fellini erano i suoi sogni e Carboni, con la sua maestria, riusciva a renderli concreti e visibili facendoli uscire dalla carta di cui erano fatti e dandogli le fattezze di tanti personaggi di una lunga serie di film, opere cult tra cui: Tre passi nel delirio – ep. Toby Dammit (1968), il primo film di Carboni con Fellini in cui realizza gli effetti speciali, tra i quali la testa mozzata di Terence Stamp; Fellini Satyricon (1969); I Clowns (1970); Roma (1972); Amarcord (1973); Il Casanova di Federico Fellini (1976); Prova d’orchestra (1979); La città delle donne (1980); E la nave va (1983); Ginger e Fred (1985).
Oggi il figlio di Rino Carboni, Adriano, ha deciso di rendere pubblici i disegni di Fellini dopo che la sua famiglia li ha lungamente e gelosamente conservati. Per lui si tratta di qualcosa di più di opere d’arte; sono veri e propri flash della sua vita: “ricordo che toccai con mano i bellissimi costumi dei clown realizzati da Danilo Donati quando avevo solo otto anni. Fu in quella situazione che conobbi Fellini. Mio padre mi portava sempre a fare visita ai set in cui lavorava, specialmente quelli di Fellini che venivano girati spesso a Cinecittà. Rimanevo incantato e affascinato dalla magia che racchiudevano le quinte dei film”. Sotto i suoi occhi di ragazzo prendevano vita i personaggi che poi abbiamo visto sugli schermi. “Fellini dava degli schizzi a mio padre, quasi caricaturali, poi li vedevo realizzare sul volto dell’attore e la caricatura prendeva vita. Ho ancora un ricordo nitidissimo”, conclude Adriano Carboni.
LIBRI, A SORRENTO SANGIULIANO PRESENTA “TRUMP”
Sabato 14 aprile, alle 18.30, nella sala Tasso del Palazzo Municipale di Sorrento, il vice direttore del Tg1, Gennaro Sangiuliano, presenterà il suo ultimo libro dal titolo “Trump. Vita di un presidente contro tutti” edito da Mondadori.
All’incontro prenderanno parte il sindaco di Sorrento, Giuseppe Cuomo, il vice sindaco, Maria Teresa De Angelis, il presidente dell’Asmef, Salvo Iavarone e il capo redattore di Rai Parlamento, Paolo Corsini.
Le pagine del libro raccontano la vicenda personale, imprenditoriale e politica di Donald Trump senza sconti e pregiudizi. Dalle origini tedesche della famiglia all’incredibile ascesa politica, una storia americana iniziata con lo sbarco del nonno a New York. Attraverso il suo personaggio è possibile definire un paradigma del nostro tempo partendo dalla crisi di sovranità in cui sembrano precipitate le democrazie occidentali.
“Trump non è un intellettuale ma ha colto il senso del tempo – spiega Gennaro Sangiuliano – Potrebbe rivelarsi la risposta sbagliata a problemi reali e a rivendicazioni fondate. Demonizzarlo non serve. Non aiuta a capire”.
All’indomani della inattesa vittoria alle presidenziali contro Trump si è scatenata una sorta di isteria mediatica eppure alcuni atti di governo, dai dazi alla grande riforma fiscale pongono sul tappeto questioni rilevanti per tutto l’Occidente. Il dovere è capire senza pregiudizi, stare ai fatti.
MORTO A 86 ANNI REGISTA MILOS FORMAN
Lutto nel mondo del cinema. E’ morto, all’eta’ di 86 anni, il regista ceco Milos Forman. Ad
annunciarlo la moglie Martina. Forman, che viveva da anni negli Stati Uniti dove si e’ spento, era celebre per film come “Qualcuno volo’ sul nido del cuculo”, “Amadeus” e “Larry Flint – Oltre lo scandalo”, grazie ai quali vinse due premi Oscar e tre Golden Globe.
(ITALPRESS).
CINEMA, È MORTO VITTORIO TAVIANI
È morto a Roma all’età di 88 anni il regista e sceneggiatore Vittorio Taviani. Insieme al fratello Paolo ha diretto film come “Padre Padrone”, Palma d’oro al Festival di Cannes 1977, “La notte di San Lorenzo”, Gran Premio speciale della giuria al Festival di Cannes 1982, “Cesare deve morire”, Orso d’oro al Festival di Berlino 2012.
Originari di San Miniato (Pisa), i fratelli Taviani si trasferiscono a Roma alla metà degli anni cinquanta, iniziano a lavorare nel cinema e dirigono alcuni documentari. Il loro primo film autonomo è I sovversivi (1967). Con Gian Maria Volonté raggiungono il successo con Sotto il segno dello scorpione (1969).
Padre padrone (1977, Palma d’oro al Festival di Cannes), tratto dal romanzo di Gavino Ledda, racconta la lotta di un pastore sardo contro le regole feroci del proprio universo patriarcale. La notte di San Lorenzo (1982) narra la fuga verso “gli americani” di un gruppo di abitanti di un paese della Toscana, dove i tedeschi e i fascisti compiono una strage nel duomo per rappresaglia. Il film vince il gran premio speciale della giuria a Cannes. Nel 1984 Kaos è tratto dalle “Novelle per un anno” di Pirandello. Ne Il sole anche di notte (1990) trasferiscono nella Napoli del XVIII secolo il soggetto tratto dal racconto Padre Sergij di Tolstoj.
In “Cesare deve morire” i detenuti all’interno del carcere romano di Rebibbia recitano la tragedia di Shakespeare. Con questo film i Taviani vincono nel 2012 l’Orso d’oro al Festival di Berlino e il David di Donatello per il miglior film e il David di Donatello per il miglior regista.
GRANDE FRATELLO, D’URSO “PURO E ORIGINALE”
Riparte il Grande Fratello, il reality più famoso al mondo, giunto alla sua quindicesima edizione, in prime time e in diretta su Canale 5 da martedì 17 aprile.
A condurre Barbara d’Urso accompagnata da due opinionisti d’eccezione: Simona Izzo e Cristiano Malgioglio.
Diciassette i concorrenti che, reclusi nella Casa per sette settimane, si contenderanno un montepremi finale di 100.000 euro.
Del gruppo faranno parte anche i concorrenti scelti dopo l’esperienza ne “Il Grande Casale”. Da venerdì 13 aprile, tre ragazzi, filippo, Simone e Valerio, vivono in un casale vicino Roma. Il pubblico li sta conoscendo attraverso i contenuti pubblicati sulle principali piattaforme web dedicate al programma – sito e social network – e le clip mostrate a “Pomeriggio Cinque” e “Domenica Live”.
Novità di questa edizione è la rivoluzione tecnologica della Casa: con GF15 debutterà, infatti, un innovativo sistema di produzione che coinvolgerà i reparti video, audio ed editing. La casa di GF15 è dotata di 106 telecamere, di cui 96 “remotate”, in altissima definizione, controllate attraverso dei touch screen. La narrazione del programma si avvarrà anche di un nuovo mixing automatizzato e di un nuovo editing.
“Il GF ai tempi delle leggendarie edizioni che ha fatto Barbara è cambiato. Il GF di qualche anno fa aveva tante cose assolutamente innovative e rivoluzionarie, c’erano spazi diversi, la casa era più piccola. Ora continuano ad esserci le cose rivoluzionarie, ma è rimasto soprattutto un programma che racconta storie” – ha spiegato il capo degli autori del programma, Andrea Palazzo – “Questo non sarà un GF “nip” perché è un’etichetta brutta e il GF non ha bisogno di sigle, non ha bisogno di essere definito. Abbiamo preso storie comuni e abbiamo provato a mescolarle con storie che hanno come protagonisti persone normali che non sono vip, ma che hanno avuto occasione di finire su qualche giornale perché hanno storie particolari”. L’autore ha continuato spiegando che oltre ai tre belloni, “ci saranno due ragazze in contrasto generazionale: una ragazza qualunque della porta accanto e la signora Bramieri.
Tra i concorrenti ci saranno anche Alberto, un ragazzo che viene chiamato “Tarzan” per via dei suoi capelli lunghi o “il piccolo lord” per via della sua famiglia benestante e Simone, il fidanzato della senatrice del PD, Stefania Pezzopane.
“Ho ceduto al canto delle sirene. Adesso la sfida è complicata, primo perché tutti si aspettano grandi cose e secondo perché sono tre anni che non si fa il Grande Fratello e tornare all’edizione quella pura e originale è una sfida importante – ha dichiarato Barbara d’Urso – Sarà un GF puro e originale ma con delle contaminazioni. La parte fondamentale sono i nuovi Sandra e Raimondo.
Poi riferendosi ai concorrenti la conduttrice ha detto: “Noi vogliamo che da casa le persone possano identificarsi con i personaggi della casa. Ci sono alcune storie che riconoscerete perché sono stati oltre che nelle mie trasmissioni anche in altre e sui giornali. Cercheremo di amalgamare queste storie e di raccontarle qui”.
“Sono uscito da regina, ma entro da imperatrice” – ha detto Cristiano Malgioglio – “L’unica cosa che ho chiesto agli autori è di tenere i microfoni aperti perché ho bisogno di parlare, di dire quello che vedo e che penso”.
“Molti ragazzi sono cresciuti anche vedendo il Grande Fratello” – ha detto Simona Izzo – “Al di là del gioco io mi aspetto che mi raccontino chi sono i giovani oggi. Mi è difficilissimo da capire perché sono i meno intercettabili e sfuggono agli adulti. In questo caso invece abbiamo dei ragazzi che si mettono in mostra. Ma mostreranno la verità di se stessi o mostreranno qualcosa che noi vorremmo che fossero? Questo è il bello del reality”.
Oltre all’appuntamento di prime time e alle finestre di daytime di Canale 5 e Italia 1, i telespettatori potranno seguire in diretta i protagnosti del reality tutti i giorni sui canali free Mediaset Extra (dalle 10.00 alle 2.00 del mattino successivo) e La5 (alle 12.00 e alle 18.00). Sempre su Mediaset Extra, dal lunedì al venerdì alle 20.30 andrà in onda “Ultime dalla Casa”, branded content realizzato Videonews.
Il pubblico sarà inoltre protagonista attivo del programma, grazie alle tantissime iniziative interattive del sito ufficiale www.grandefratellovip.mediaset.it, dell’App Mediaset Fan e dei vari profili social del programma.
CANNES, IN QUINZAINE SAVONA, BELLOCCHIO, ZANASI
Gianni Zanasi, Marco Bellocchio e Stefano Savona in Quinzaine des Réalisateurs, sezione collaterale del festival di Cannes. Verranno presentati La strada dei Samouni di Stefano Savona con le animazioni di Simone Massi, docufiction dove le immagini e l’animazione si intrecciano per raccontare la contemporaneità della storia, Troppa grazia di Zanasi e il corto La lotta di Marco Bellocchio.
GIORNALISMO: PREMIO ISCHIA A CAPPELLINI, LEOSINI E PIZZUL
Il sito slovacco Aktuality.sk vince la 39^ edizione del Premio Ischia Internazionale di Giornalismo per le inchieste del fotoreporter Ján Kuciak, ucciso a febbraio, che hanno portato alla luce le attività della criminalità organizzata italiana in Slovacchia, rivelando i contatti del premier Fico, costretto poi alle dimissioni, con personaggi legati alla ‘ndrangheta.
Il Premio Ischia per il “giornalismo dei diritti umani” è stato assegnato a Zina Hamu, ragazza yazida di 18 anni, sfuggita alle persecuzioni all’Isis che partecipa al progetto Unicef per diventare fotoreporter. Franca Leosini, conduttrice di “Storie Maledette” è la giornalista dell’anno per la televisione, Stefano Cappellini, capo redattore di Repubblica, è il vincitore per la carta stampata, mentre a Bruno Pizzul è stato assegnato il premio per il giornalismo sportivo.
Un riconoscimento speciale è andato a Paolo Borrometi, direttore del sito “La Spia”, sotto scorta per le minacce ricevute dalla mafia in Sicilia. Lo ha deciso la giuria riunita alla Terrazza Borromini di Roma, presieduta da Clemente Mimun, è composta dagli editori: Roberto Amodei, Urbano Cairo, Fedele Confalonieri, Giuseppe Marra, Edoardo Montefusco, Andrea Riffeser e dai giornalisti Maurizio Abet, Andrea Abodi, Giulio Anselmi, Alessandro Barbano, Lucio Brunelli, Luigi Contu, Maurizio Costanzo, Enzo d’Errico, Carlo Gambalonga, Riccardo Luna, Enrico Mentana, Giovanni Minoli, Mario Orfeo, Maarten van Aalderen, Sarah Varetto e Carlo Verna.
La cerimonia di consegna del Premio Ischia si terrà a Lacco Ameno venerdì 8 e sabato 9 giugno. Media partner della manifestazione Rai News 24, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Regione Campania, della Camera di Commercio di Napoli e con il contributo di Aci e dell’Istituto di Credito Sportivo.









