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“Fino al blackout”, il nuovo singolo di Baby k

MILANO (ITALPRESS) – “Fino al blackout” è il nuovo singolo di Baby K. Baby K non è solo il tag all’inizio di una canzone e nemmeno solo una hit estiva, è la cantautrice più cosmopolita del nostro paese (nata a Singapore ha viaggiato in lungo in largo prima di fermarsi per qualche anno in Gran Bretagna dove affondano le sue radici musicali e approdare poi in Italia) e proprio per questo, per la sua riconoscibilità e per il suo sound, le grandi aziende l’hanno scelta in questi anni per interpretare con la sua musica le loro campagne. Nella sua carriera ha raccolto non solo successi radio e da classifica ma anche 5 dischi d’Oro, 17 dischi di Platino e soprattutto un Disco di DIAMANTE grazie a “Roma – Bangkok”, unica canzone al femminile in Italia ad aver raggiunto questo traguardo (sono pochi gli artisti in generale che dalle certificazioni FIMI possono vantare di avere un disco di Diamante appeso in casa: Sia è l’unica donna internazionale che con Ed Sheeran e Luis Fonsi hanno ottenuto un Diamante per un singolo nel nostro paese mentre Jovanotti, Modà, Vasco Rossi, Ligabue e Renato Zero per un album). Dopo oltre 13 anni di carriera durante la quale ha alternato rap, pop e reggaeton cercando sempre qualcosa di nuovo, nuove influenze e nuovi mondi da esplorare, Baby K è tornata con il nuovo singolo, “Fino al blackout”, un brano che interpreta perfettamente la sua costante ricerca sonora e sposa la necessità di coniugare una musica che la rappresenti ad un testo che la racconti, come donna e come artista.
Claudia Judith Nahum (questo il suo vero nome), firma di “Fino al blackout” testo e musica e per la prima volta la produzione insieme a Macs (negli anni aveva già avuto modo di collaborare in fase di produzione ma mai era arrivata ad una presenza così importante nella chiusura di un brano). Il brano è accompagnato da un video che completa perfettamente e al contempo arricchisce la canzone. Nel video, girato da Matilde Composta e prodotto da Borotalco, Baby K interpreta se stessa: una donna di oggi, una donna combattiva, una donna che rivendica la propria indipendenza, l’amore per se stessa e la libertà di decidere della propria vita, della propria arte. “Fino al blackout” è stato scelto da Tezenis come colonna sonora della sua Swimwear Collection 2024.

foto: ufficio stampa Baby K – About

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Convenzione Siae-Uspi per l’uso del repertorio delle Arti figurative

ROMA (ITALPRESS) – E’ stata firmata la convenzione tra SIAE ed USPI (Unione Stampa Periodica Italiana) che permetterà agli editori associati USPI di poter fruire del repertorio delle Arti Figurative amministrato da SIAE a condizioni agevolate.
Per gli Associati USPI che siano in regola con le quote associative e che abbiano formulato preventiva e corretta richiesta di autorizzazione per la riproduzione di opere del repertorio, la SIAE si impegna a praticare uno sconto del 10% sulle tariffe del suo Compendio delle norme e dei compensi per la riproduzione delle opere delle arti figurative. Lo rende noto la Siae.
“L’accordo con USPI – afferma Matteo Fedeli, direttore generale SIAE – ribadisce che SIAE sta da tempo lavorando affinchè si riesca a rispettare il diritto d’autore, suo principio inderogabile e fondativo, e al tempo stesso ad assicurare ai periodici la possibilità di portare avanti le proprie attività editoriali e commerciali ad un costo ridotto”.
“Ferma restando – aggiunge Fedeli – la nostra recente proposta, da presentare al consiglio di gestione SIAE, di garantire quattro immagini gratuite nel caso di articoli di cronaca. Il nuovo corso SIAE si dimostra quindi attento alle esigenze della stampa, ma sempre nell’ottica di valorizzare e tutelare il lavoro dei suoi autori”.
Per Francesco Saverio Vetere, segretario generale USPI, “è stato importante aprire un dialogo costruttivo tra editori e SIAE, in un momento nel quale è evidente la mancanza di comprensione delle esigenze reciproche, dovuta più che altro a equivoci risolvibili con la buona volontà dimostrata dalle parti nella stipula della Convenzione. Per questo l’USPI – aggiunge – esprime vivo apprezzamento per l’apertura di SIAE nei confronti del settore che la nostra Associazione rappresenta”.

– Foto: Ufficio stampa Siae –

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Tony Hadley torna al rock con il tour estivo

ROMA (ITALPRESS) – Dopo il successo di The Big Swing tour, il tour swing in 3 date tutto sold out, in cui ha presentato anche i brani del nuovo disco swing “The Mood I’m In”, Tony Hadley torna per l’estate ai concerti rock con la sua Fabulous TH Band. Il tour sarà l’occasione per celebrare ancora una volta un artista sulla cresta dell’onda da oltre 4 decenni. Dagli esordi con il movimento New Romantic, ha interpretato brani diventati cult come l’epica “Through the Barricades”, la hit internazionale “True” e l’inno non ufficiale delle Olimpiadi di Londra, “Gold”.
In questo viaggio per la penisola Tony eseguirà dunque brani iconici del periodo in cui era con gli Spandau Ballet, ma anche le sue canzoni da solista, senza tralasciare qualche iconica cover. Queste le date annunciate: 8 luglio – Sanremo, Auditorium Alfano; 9 luglio – Parchi di Nervi, Villa Grimaldi; 11 luglio – Caserta, Belvedere di San Leucio; 5 agosto – Grotte di Castellana, Largo Porta Grande; 10 agosto – Francavilla al Mare, Piazza della Sirena; 12 agosto – Palermo, Teatro di Verdura; 13 agosto – Catania, Villa Bellini; 14 agosto – Asiago, Piazza Carli; 16 agosto – Sabaudia, Arena del Mare; 20 agosto – Lignano Sabbiadoro, Arena Alpe Adria; 21 agosto – Torre del lago (LU), Gran Teatro Puccini, Estate leggerissima inserita nel FEstival Puccini 2024; 22 agosto – Alghero, Anfiteatro Ivan Graziani, – Festival Abbabula e Alguer Summer Festival.

foto: International Music and Arts

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“Open Roads”, il cinema italiano ancora “ai comandi” per l’America

di Stefano Vaccara

NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Da 23 anni, “Open Roads: New Italian Cinema”, la rassegna organizzata a New York tra maggio e giugno dal Lincoln Center con Cinecittà, apre le sconfinate strade delle sale cinematografiche americane ai film italiani. Lo fa non solo con i registi affermati, ma anche con i giovani cineasti esordienti del nostro cinema prima di diventare famosi (come capitò ad un certo Sorrentino…). Giovedì, puntuale come ogni anno, si è aperta la rassegna di quest’anno che porta in totale 13 film, di cui 7 registi erano a New York per presentare le ore opere nella celebre sala del Walter Reade Theater del Lincoln Center, guidato per il cinema italiano da Dan Sullivan.
Quest’anno la rassegna portata a New York da Cinecittà guidata da Nicola Maccanico, è stata aperta con “Comandante” di Edoardo De Angelis, film applauditissimo in una sala sold out. Il regista napoletano ha anche ricevuto un’ovazione quando, poche ore dopo che un tribunale di Manhattan aveva condannato l’ex presidente Donald Trump, ha detto che era “il giorno giusto” per presentare qui il suo film, con protagonista uno splendido Pierfrancesco Favino nel ruolo di Salvatore Todaro, comandante di un sommergibile italiano durante la Seconda Guerra Mondiale. Il film di De Angelis sarà distribuito negli Stati Uniti con il titolo di “War Machine” e sarà nelle sale da luglio. Per il regista napoletano si tratta della seconda volta, già nel 2017 aprì la rassegna con “Indivisibili”.
Alla rassegna di 13 film, a New York sono presenti anche i registi Ginevra Elkann con “Te l’avevo detto”; Enrico Maria Artale con “El Paraiso”; Tommaso Santambrogio con “Gli Oceani sono i veri continenti”; Laura Luchetti con “La bella estate”; Alain Parroni con “Una sterminata domenica”; Piero Messina con “Another End”. Per la rassegna sono stati scelti anche il film campione di incassi “C’è ancora Domani” di Paola Cortellesi; “Il sol dell’avvenire” di Nanni Moretti; “Mi fanno male i capelli” di Roberto Torre; “Enea” di Pietro Castellitto; “Adagio” di Stefano Sollima e “Lubo” di Giorgio Diritti. “La storia di quell’uomo è la storia di tutti gli uomini” ha risposto De Angelis all’Italpress su quello che spera il pubblico americano colga dal suo film: “e quindi mi piacerebbe che passasse questa sensazione, questo sentimento universale che riguarda l’importanza per ogni uomo di salvare l’altro uomo inerme”. E se avesse l’occasione di poter fare un film negli USA, quale soggetto sceglierebbe De Angelis? “In questo momento negli Stati Uniti il soggetto più importante mi sembra quello della responsabilità. Mi piacerebbe fare un film sulla responsabilità. Un racconto che attraverso l’esplorazione di questo tema giunga poi alla definizione di una nuova identità”. “L’Italia è una terra dove si racchiude tutto il bene e il male del mondo” ha risposto De Angelis alla domanda se l’Italia resti ancora una forte fonte di ispirazione per i suoi cineasti: “E’ una terra dove gli elementi della natura si esprimono attraverso una forza primordiale. Raccontare storie legate a questa terra, mi sembra più una necessità che una scelta”. “Noi scegliamo i film in un modo condiviso. Perchè Open Roads, come tutte le rassegne che organizziamo in giro per il mondo del cinema italiano, ha l’obiettivo di funzionare nel territorio dove avviene il festival. Quindi Open Roads deve funzionare con il pubblico americano. Il ruolo decisivo nella selezione dei film è di Dan Sullivan, che è il responsabile dei film per il Lincoln Center” spiega all’Italpress Nicola Maccanico, CEO di Cinecittà, sulle modalità per la selezione dei film per la rassegna.”Sono 23 anni che noi consideriamo come parametro del successo di questa iniziativa il numero di film che trovano un distributore nel territorio americano. Noi facciamo ‘Open Roads’ per diffonderlo nel cinema americano e farlo arrivare al suo pubblico” ha proseguito Maccanico, che poi aggiunge: “Sopra il 40% pensiamo che Open Roads ha servito il cinema italiano. Sotto quella cifra non siamo contenti”.
“Il cinema di New York City ha avuto sempre una relazione speciale con il cinema italiano. Anche in periodi della storia delle rassegne tenute a New York dove molto poco del cinema internazionale veniva importato negli Stati Uniti, da noi il cinema italiano ha trovato sempre spazio. Quindi per me Open Roads mantiene quella tradizione di assicurare che New York sia sempre una casa per i nuovi film italiani” dice all’Italpress il selezionatore dei film della rassegna del Lincoln Center, Dan Sullivan, che poi conferma di aver visto un cambiamento nel cinema italiano: “Penso di sì, ci sia stato ma è difficile descriverlo. Ora siamo nel 2024, qualche anno è passato dalla pandemia di Covid e quello che causò nelle produzioni cinematografiche. Ci stiamo allontanando da quel periodo. Stiamo assistendo ad un risorgimento in molti cinema nazionali, e l’Italia era stata particolarmente colpita dalla pandemia. Penso che l’industria cinematografica italiana si sia ‘vaccinatà per tornare in giro nel mondo. Conseguentemente, molti film che abbiamo scelto sono anche co-produzioni, con qualche film girato fuori dall’Italia, ma nonostante ciò sono distintamente italiani sotto ogni punto di vista”.
I sette registi presenti a New York sabato hanno partecipato alla Casa Italiana Zerilli Marimò della New York University, diretta dal Professore Stefano Albertini, ad un dibattito sullo stato di salute del cinema italiano. L’istituzione della NYU è fin dalla prima edizione di “Open Roads” tra i principali sponsor della manifestazione, come lo è l’Istituto Italiano di Cultura di New York, attualmente diretto dal Professore Fabio Finotti, che ha anche ospitato un pranzo celebrativo della manifestazione al ristorante “The Leopard at des Artistes” sulla West Side di Manhattan. Il festival, come ogni anno, ha goduto dell’organizzazione sugli eventi cinematografici a New York dell’azienda Pr Sally Fischer.

foto: xo9/Italpress

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Con “Raffaella Carra” Treccani inaugura la collana Miti Italiani

MILANO (ITALPRESS) – Raffaella la cantante. Raffaella la ballerina. Raffaella l’attrice. Raffaella la carismatica conduttrice tv che è stata capace di conquistare e di entrare nelle case e nei cuori del grande pubblico. E’ a lei, ovvero Raffaella Pelloni in arte Carrà, il cui impatto nella cultura nazional-popolare è testimoniato dal neologismo carrambata, entrato di diritto nel dizionario Treccani nel 2008 e ancora oggi diffusissimo, che l’Istituto dedica un volume fotografico e due serigrafie in edizione limitata firmate da Marco Lodola, con l’intento di celebrarne il mito e contribuire ulteriormente alla sua meritata immortalità. Il volume è edito in due accurate edizioni: la prima con copertina cartonata declinata in un accattivante color azzurro cielo; la seconda in edizione limitata a 199 esemplari, con copertina specchiata e custodita in un cofanetto in plexiglass, a cui è possibile abbinare una delle due opere su carta di Marco Lodola.
Raffaella Carrà è un volume fotografico di grande formato e dall’estetica intrigante, che ripercorre la vita artistica di Raffaella Carrà attraverso oltre 220 scatti. Un coinvolgente viaggio tra parole e immagini in cui la narrazione è scandita dai contributi di Ernesto Assante – noto giornalista e critico musicale scomparso a febbraio 2024 – e dalla voce di Caterina Rita, storica collaboratrice di Raffaella, programmista-regista Rai e diretta testimone e artefice in Pronto… Raffaella? (1983-85); Buonasera Raffaella (1985-86); Domenica In (1986-87) e Sogni (2004). Con Raffaella Carrà Treccani inaugura la collana Miti Italiani, attraverso la quale omaggia quegli uomini e quelle donne che sono stati protagonisti della vita culturale, artistica, economica ed imprenditoriale del nostro Paese. Veri e propri ‘mitì, celebrati attraverso una narrazione coinvolgente ed emozionante, che pagina dopo pagina ne testimonia il contributo e la capacità di innovare e diventare, in qualche modo, immortali.
Treccani ha affidato all’artista Marco Lodola la realizzazione di due serigrafie in edizione limitata dedicate proprio al mito di Raffaella Carrà, che viene rappresentata attraverso colori sgargianti e campiture piatte che spiccano su un profondo e luminosissimo sfondo Blu Klein e ricordano le serie di celebrità di Andy Warhol. Due serigrafie su carta, con inserti lucidi, disponibili in edizione limitata e abbinate all’acquisto dell’edizione del volume Raffaella Carrà in cofanetto, in cui l’artista dà voce alla propria poetica anti-elitaria, sfidando i tabù e omaggiando la gioia di vivere. Proprio come ha fatto la Carrà.

foto: ufficio stampa Treccani

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E’ morto l’attore Philippe Leroy

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ROMA (ITALPRESS) – E’ morto a Roma, all’età di 93 anni, l’attore Philippe Leroy.
Nato a Parigi, nel 1960 esordisce come attore nel film drammatico-minimalista Il buco di Jacques Becker, al fianco di Jean Keraudy e Michel Constantin. Si trasferisce in Italia nel 1962 e ha un grande successo nelle pellicole Leoni al sole (1961), Il terrorista (1963), Frenesia dell’estate (1964), Le voci bianche (1964), Sette uomini d’oro (1965), il suo seguito Il grande colpo dei 7 uomini d’oro (1966) e Che notte, ragazzi! (1966).
Interpreta numerosi lungometraggi, fotoromanzi e serie televisive e divide la sua carriera tra Francia e Italia; la sua più celebre interpretazione televisiva italiana è quella nello sceneggiato La vita di Leonardo da Vinci (1971) di Renato Castellani; un’altra sua celebre interpretazione è quella di Yanez de Gomera, il compagno di Sandokan, nell’omonimo sceneggiato del 1976; tra gli altri film, State buoni se potete (1983) di Luigi Magni, dove interpreta sant’Ignazio di Loyola, al fianco di Johnny Dorelli (san Filippo Neri) e Renzo Montagnani (Mastro Iacomo/Satana), il poliziesco Milano calibro 9 (1972) di Fernando Di Leo, al fianco di Gastone Moschin e Mario Adorf e il comico Teste di quoio (1981); è apparso inoltre anche nella miniserie Il corsaro (1985) e nel film Nikita (1990) di Luc Besson.
Nel 1997 interpreta un cameo nella serie Noi siamo angeli, con Bud Spencer e Philip Michael Thomas, mentre nel 2008, 2009 e 2011 partecipa alla sesta e alla settima stagione di Don Matteo con Terence Hill, nel ruolo del vescovo.
Il 1º settembre 1990 sposa la giornalista Silvia Tortora, figlia del conduttore televisivo e uomo politico Enzo, da cui ha avuto due figli, Philippe e Michelle e che lo ha lasciato vedovo il 10 gennaio 2022.
-foto Agenzia Fotogramma-
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Al Vittoriano mostra “Gli ultimi momenti di Mazzini” di Silvestro Lega

ROMA (ITALPRESS) – Il Vive – Vittoriano e Palazzo Venezia, diretto da Edith Gabrielli, inaugura la mostra “L’ultimo ritratto: Mazzini e Lega, storie parallele del Risorgimento”, in corso fino al prossimo 8 settembre a Roma, presso la Sala Zanardelli del Vittoriano. Al centro del progetto espositivo gli ultimi momenti di Giuseppe Mazzini di Silvestro Lega, un dipinto di straordinaria intensità, oltre che di assoluto rilievo artistico, in cui il Padre della Patria viene ritratto qualche ora prima della morte in tutta la sua fragile e composta umanità, ribadendo il ruolo centrale della pittura nel processo di trasmissione della memoria storica. Ad oggi conservata nel Museum of Art, Rhode Island School of Design di Providence (USA), grazie alla volontà del Ministero della Cultura ed all’impegno diplomatico degli Uffici di diretta collaborazione del Ministro Gennaro Sangiuliano, l’opera – una delle icone del nostro Risorgimento – viene esposta al Vittoriano, simbolo per eccellenza del Risorgimento, della Repubblica e dell’identità storica, artistica e culturale italiana. L’esposizione, a cura di Edith Gabrielli, con la consulenza storica di Giuseppe Monsagrati, patrocinata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, è promossa e organizzata dal Ministero della Cultura e dal Vive, in collaborazione con la Direzione Generale Musei del MiC, guidata da Massimo Osanna, e d’intesa con l’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, diretto da Alessandro Campi. “Il Vittoriano, la Casa del Risorgimento Italiano, è il luogo naturale per ospitare la mostra dedicata a Giuseppe Mazzini, che di quel processo Storico fondativo della Nazione è colui che meglio ha incarnato i valori e personificato le gesta. La dimensione del suo impegno e la sua statura politica hanno travalicato i confini della storia italiana per farne un esponente di peso del pensiero occidentale, come dimostra il fatto che Gli ultimi momenti di Giuseppe Mazzini di Silvestro Lega, simbolo iconico di questa mostra, provenga dal Museum of Art, Rhode Island School of Design di Providence dove è custodito negli Stati Uniti. Il Ministero della Cultura si è adoperato per ottenerne il prestito e, fino all’8 settembre, insieme a oltre sessanta opere, sarà esposto a beneficio del pubblico che potrà così riavvicinarsi a questa grande figura della nostra Patria”, dichiara il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Il capolavoro di Lega dimostra la capacità della pittura, strumento interpretativo e critico di eccellenza, di competere con altre forme di conservazione della memoria pubblica dei grandi del Risorgimento, in primis con la litografia e la fotografia. “Il Vittoriano, sede dell’Altare della Patria, rappresenta il più importante monumento che lo Stato Italiano ha dedicato al Risorgimento e dunque anche a Giuseppe Mazzini. L’eredità dei valori mazziniani si rintraccia in molte parti del complesso, quali i gruppi scultorei in bronzo raffiguranti Il Pensiero e L’Azione. E’ inoltre sempre qui, nel Vittoriano, che si trovano il Museo Centrale del Risorgimento e l’Istituto per la storia del Risorgimento Italiano: l’uno e l’altro custodiscono reliquie e documenti mazziniani di grande importanza. La scelta del nostro Istituto da parte del Ministero della Cultura per l’organizzazione di una mostra di così alto rilievo è del tutto naturale e ha innescato una rete straordinaria di collaborazioni con ben quindici istituti museali ed enti, fra i principali custodi dell’eredità dei due protagonisti, Giuseppe Mazzini e Silvestro Lega. Lega conobbe fin da giovane il pensiero di Mazzini: l’artista divenne un seguace degli ideali repubblicani e contribuì alla causa sul campo di battaglia e con la propria arte. Lega nell’ideare e poi dipingere questa tela così innovativa percorse una strada difficile e solitaria, come in fondo ogni grande artista. In Italia, da principio furono in pochi a comprenderla, mentre all’estero fu subito accettata. Solo con il tempo è divenuta un’icona di Mazzini e del nostro Risorgimento”, afferma Edith Gabrielli, Direttrice del Vive- Vittoriano e Palazzo Venezia. La mostra, organizzata su due piani, è suddivisa in quattro sezioni e si completa con una sala immersiva che, attraverso la tecnologia digitale, consente al visitatore di sperimentare con un linguaggio nuovo quanto già osservato nelle sezioni analogiche. Dedicato alla figura di Giuseppe Mazzini, il percorso espositivo del primo piano si apre con un’importante e recente acquisizione da parte dell’Istituto Vive – Vittoriano e Palazzo Venezia: il Busto di Giuseppe Mazzini eseguito dallo scultore pavese Giovanni Spertini nel 1878, lo stesso anno in cui, alla morte di Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, lo Stato concepì l’idea di realizzare un monumento in sua memoria, il Vittoriano appunto. L’opera di Spertini, che rappresenta Mazzini con la fascia recante uno dei suoi motti più celebri “Dio e il popolo”, è stata acquistata dal VIVE sul mercato londinese e andrà ad arricchire il percorso di visita sulla storia e il mito del Vittoriano, ora in corso di realizzazione. La seconda sezione del I piano, in particolare, approfondisce uno dei temi-chiave della mostra: il ruolo che Mazzini attribuì alla comunicazione tradizionale e di massa nonchè all’elaborazione e alla diffusione della propria immagine pubblica; dalla corrispondenza alla stampa – fra cui il celebre giornale da lui stesso creato “La Giovine Italia” – fino ai maestri che riteneva precursori della pittura nazionale, quali Francesco Hayez, Giovanni Migliara e Massimo D’Azeglio. In quest’ottica il pensatore genovese esercitò un controllo serrato della propria immagine attraverso gli strumenti delle repliche in gesso, in marmo e in bronzo, della litografia e della fotografia, conscio del loro valore propagandistico. Al secondo piano, l’esposizione si sviluppa intorno al profilo di Silvestro Lega e al ruolo centrale ricoperto da Gli ultimi momenti di Giuseppe Mazzini, non solo nell’ambito dell’immaginario iconografico del Padre della Patria ma anche nel percorso creativo dello stesso Lega. Lega partì dal suo linguaggio, radicato nel movimento dei Macchiaioli, e tenendo presenti alcune novità della scena artistica internazionale (da E’douard Manet a Edgar Degas), maturò una cifra stilistica originale e personalissima: ne venne fuori un’immagine di Mazzini inedita, molto lontana dall’iconografia ufficiale proposta dai suoi seguaci. La mostra annovera oltre sessanta oggetti, suddivisi fra sculture, dipinti, incisioni, fotografie, manoscritti, documenti inediti e cimeli mazziniani: fra i cimeli rientrano gli occhiali, la spada e lo scialle, già appartenuto a Carlo Cattaneo. Nel complesso, questi oggetti restituiscono al visitatore un contesto storico fedele e avvincente, permettendogli di comprendere meglio Mazzini, Lega e insieme l’intero processo risorgimentale. A conclusione del percorso espositivo, lo spazio immersivo consente al pubblico di riflettere sui contenuti della mostra per riviverli ed assimilarli emotivamente, entrare letteralmente nell’opera d’arte così da poterne apprezzare i dettagli, nonchè di verificare attraverso i monumenti quanto oggi la memoria di Giuseppe Mazzini sia viva ed attuale nel nostro Paese e nel mondo. La mostra si avvale dell’intesa con alcuni importanti istituti che conservano la memoria di Giuseppe Mazzini e di Silvestro Lega, come la Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea di Roma, la Domus Mazziniana di Pisa, l’Istituto Mazziniano-Museo del Risorgimento di Genova, il Museo del Risorgimento di Milano, il Museo del Risorgimento di Pavia, il Comune di Modigliana, la Diocesi di Faenza-Modigliana e l’Istituto Matteucci di Viareggio. In linea con la volontà dell’Istituto Vive di mantenere un dialogo costante con il proprio pubblico, la mostra propone un programma didattico rivolto a tutte le fasce d’età: dalle visite guidate dedicate agli adulti ai laboratori per bambini e famiglie volti ad approfondire la conoscenza della figura di Giuseppe Mazzini e del periodo del Risorgimento, dall’altro di Silvestro Lega e della pittura dell’800. (ITALPRESS).

Foto: Ministero della Cultura

Elodie, The Stadium Show nel 2025 a San Siro e al Maradona

ROMA (ITALPRESS) – Oltre all’uscita del suo nuovo singolo “Black Nirvana”, disponibile da oggi in radio e su tutte le piattaforme streaming, Elodie annuncia l'”Elodie The Stadium Show”, due appuntamenti imperdibili prodotti da Vivo Concerti che avranno luogo l’8 giugno 2025 allo Stadio San Siro a Milano, uno dei palchi più ambiti della musica pop e rock a livello internazionale, e il 12 giugno 2025 allo Stadio Maradona a Napoli. I biglietti saranno disponibili online a partire da lunedì 3 giugno 2024 alle ore 14 e in tutti i punti vendita autorizzati da sabato 8 giugno 2024 alle ore 11. Per ulteriori informazioni: www.vivoconcerti.com. All’interno di questi due templi della musica live prenderà vita uno show sensazionale e sarà l’occasione per il pubblico di ascoltare per la prima volta anche la nuova era musicale dell’artista multiplatino che inizia dal nuovo singolo “Black Nirvana”, scritto da Jacopo Ettorre, Federica Abbate, la stessa Elodie e Itaca, il team che ne ha curato anche la produzione. Online anche il videoclip ufficiale del brano, diretto da Attilio Cusani, caratterizzato da un immaginario accattivante, tantrico e onirico.

foto: ufficio stampa Wordsforyou

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