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Spettacoli

Si è spento Franco Di Mare

ROMA (ITALPRESS) – Si è spento il giornalista Franco Di Mare, 68 anni. A darne notizia la famiglia con una nota: “Abbracciato dall’amore della moglie, della figlia, delle sorelle e del fratello e dall’affetto degli amici più cari, oggi a Roma si è spento il giornalista Franco Di Mare – si legge. Seguirà comunicazione per le esequie”. Franco Di Mare era malato da tempo di mesotelioma, un tumore dovuto all’esposizione all’amianto. Lo aveva rivelato lui stesso qualche settimana fa apparendo a “Che tempo che fa” il programma di Fabio Fazio su La Nove che oggi ha scritto su Facebook: “Addio a Franco Di Mare”.

foto: Agenzia Fotogramma

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“Galassie”, il nuovo singolo di Irama

ROMA (ITALPRESS) – E’ da oggi in radio e sulle piattaforme digitali “Galassie” (Warner Music Italy), il nuovo singolo di Irama, presentato in anteprima dal vivo all’Arena di Verona lo scorso 15 maggio, che anticipa l’album in uscita in autunno. “Galassie è un brano che parla di un viaggio, esplorando sonorità ibride tra il mondo orchestrale e quello elettronico. Un viaggio verso un luogo in cui “tutto il rumore sarà musica”, lontano, tra le galassie” racconta l’artista. Nella suggestiva cornice dell’Arena di Verona, Irama ha regalato al suo pubblico un’anteprima del brano affiancato da Michelangelo, uno dei tre ospiti a sorpresa del primo concerto dell’artista in uno dei tempi della musica italiana, un evento unico e coinvolgente che nemmeno la pioggia battente è riuscita ad ostacolare.
Sul palco una super band di 18 elementi, tra cui 8 archi e 4 coristi, una speciale scenografia studiata ad hoc che integrata a contenuti visual 3D, e una scaletta con le grandi hit della carriera di Irama con uno sguardo verso il futuro. Tra le sorprese pensate per questa speciale occasione, l’emozionante incontro musicale con Riccardo Cocciante, che ha interpretato con Irama “Ovunque sarai” e “Bella sen’anima” e Sfera Ebbasta sul brano “Una lacrima”.

foto: ufficio stampa Irama – MNcom

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Fuori “Altrove” il nuovo album di Ultimo

ROMA (ITALPRESS) – Altrove, il nuovo album di inediti (il sesto in studio) di Ultimo è fuori ovunque da oggi, venerdì 17 maggio, sotto etichetta indipendente Ultimo Records, distribuito da Believe. Disponibile su tutte le piattaforme digitali e nei formati CD, CD autografato, Vinile, Vinile autografato, Vinile trasparente, Vinile colorato verde, Vinile colorato blu – regala al pubblico 8 nuovi brani, 8 istantanee scattate per imprimere sul pentagramma una nuova dimensione. Un vero e proprio racconto in musica che il cantautore romano – con all’attivo 68 Dischi di Platino e 21 Dischi d’Oro, più di 2.000.000 di dischi venduti e più di 2 miliardi di stream collezionati su Spotify – ha tracciato per raccontarsi in modo inedito. Ultimo in Altrove porta il suo pubblico in una nuova dimensione sonora, più matura, senza rinunciare alle sue liriche profonde, mostrando un volto consapevole e adulto di quella che è di fatto la penna più incisiva del nuovo cantautorato. Si parte dalla title track Altrove, presentata lo scorso 10 maggio nel corso dell’ultima puntata di Viva Rai2! con una eccezionale performance al pianoforte nel cuore di un suggestivo Stadio Olimpico vuoto. Il singolo è accompagnato dal videoclip che mostra – complice la presenza della sua compagna Jacqueline Luna Di Giacomo – un ritratto intimo e generoso della loro relazione, aprendo al pubblico e ai fan una finestra sugli aspetti più spontanei e spensierati del proprio vissuto.
Spiccano all’interno della tracklist Neve al sole e Occhi lucidi, la ballad presentata lo scorso dicembre al FOQUS – Fondazione Quartieri Spagnoli di Napoli, durante uno speciale evento a cui è seguita la donazione di luminarie per dare luce al quartiere durante le feste e un quadro realizzato dallo stesso artista, tutt’ora esposto negli spazi della Fondazione. Nell’album c’è anche spazio per un unico feat. d’eccezione, quello con Mezzosangue in DILUVIO UNIVERSALE, primo duetto in assoluto presente all’interno di un album di Ultimo. Una traccia “nata come nascono le cose belle, senza pensare a nulla, in studio con due birre e una chitarra”, citando le parole che il rapper ha dedicato al cantautore in un post il giorno dell’annuncio.

foto: ufficio stampa Goigest

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Billie Eilish, esce l’album “Hit Me Hard and Soft”

MILANO (ITALPRESS) – Billie Eilish ha pubblicato il suo terzo album in studio, “Hit Me Hard and Soft”, su tutte le piattaforme digitali e in formato fisico.
Da oggi, il nuovo singolo “Lunch” è disponibile per la rotazione radiofonica in Italia.
“Lunch” esplora sonorità e contenuti nuovi per Billie ed è un pezzo uptempo, pop, sexy e in cui i bassi sono pompati al massimo.
-foto ufficio stampa Billie Eilish –
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Dal politichese al socialese, come cambia il linguaggio della politica in un libro edito da Treccani

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ROMA (ITALPRESS) – Fino agli anni ’90 ha dominato il “politichese”, una lingua poco comprensibile ma dotata di fascino: “votami perché parlo meglio di te”, supponevano i politici fino al rifiuto della Prima repubblica. È subentrato allora nei nuovi politici il paradigma del rispecchiamento, con la scelta linguistica del “gentese”, la lingua della “gente”, come racconta il linguista Michele A. Cortelazzo, Accademico ordinario della Crusca e collaboratore dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, nel libro “La lingua della neopolitica. Come parlano i leader” edito da Treccani.
E oggi? Il fenomeno del rispecchiamento, spiega Cortelazzo, professore emerito di linguistica italiana dell’Università di Padova, sembra essersi radicalizzato attraverso i social, con la diffusione del cosiddetto ‘hate speech’, il ricorso a insulti e stereotipi negativi verso gli avversari, facendo emergere una sorta di “socialese”.
Che il politichese non sia però definitivamente sparito potrebbe farlo pensare l’uso del termine “esternalizzazione” (“Lampedusa è la dimostrazione del fallimento delle politiche di esternalizzazione del Governo”, Elly Schlein), parola utilizzata in realtà più spesso di quanto si creda da diversi politici, anche a livello internazionale (il ministro degli Esteri, Antonio Tajani o l’attrice Cate Blanchett al Parlamento europeo). O di parole vaghe: “governo del cambiamento” (patrimonio prima della sinistra e poi della destra, osserva Cortellazzo); “interlocuzione”, “occupabili”; di ossimori che ricordano il passato come “convergenze parallele” (Aldo Moro), “equilibri più avanzati” (Francesco De Martino) “compromesso storico” (Enrico Berlinguer), “casti connubi” (Giulio Andreotti) diventati ora “radicalismo dolce” (Romano Prodi).
Nel capitolo dedicato alla lingua di oggi, Michele A. Cortelazzo evidenzia che Fratelli d’Italia e la sua leader Giorgia Meloni fanno largo uso di lessico valoriale: “coerenza”, “coraggio”, “fiducia”, “fierezza”, “orgoglio”, “serietà”; o di parole recuperate come “patria” e “nazione”, “sovranismo” e “sovranità” (anche alimentare), “bonifica” e l’anglismo più famoso, “underdog”.
Il Partito democratico, scrive il linguista, dopo la ‘verve’ di Luigi Bersani, ha vissuto un deficit di specificità lessicale con Enrico Letta (“cacciavite”, “occhi di tigre”, “front-runner”) risvegliandosi con Elly Schlein: “capibastone”, “cacicchi”, “vento della destra”, “vittimizzazione secondaria” ed “esternalizzazione” restano impressi.
Il Movimento 5 stelle è più orientato, sostiene il linguista dell’Università di Padova, “alla volgare eloquenza e alla denigrazione dell’avversario”: dal “vaffa” di Beppe Grillo alla “mangiatoia” soppiantata dalla “pacchia”, da “manine” che cambiano i provvedimenti approvati al “reddito di nullafacenza” o alla “pigranza”.
La Lega di Matteo Salvini, afferma Cortelazzo, “sembra affetta da bulimia comunicativa”, con parole come “europirla”, “sbruffoncella”, “ruspa”, “giornaloni”, “intellettualoni”, “professoroni”, “rosiconi” o “zecche”.
Il Terzo Polo vede in Matteo Renzi, sottolinea il professor Cortelazzo, “un abile oratore e diffusore di parole” come “rottamazione”, “professoroni” e “rosiconi” (poi adottati da Salvini) e soprattutto “gufi”. A Carlo Calenda si deve “bipopulismo”.
Cortelazzo ricorda che Forza Italia ha avuto un leader come Silvio Berlusconi “grande innovatore del linguaggio politico italiano, artefice del passaggio dal ‘politichese’ al ‘gentese’, facendo anche riferimento ad ambito metaforici, come quello sportivo rappresentato dalla discesa in campo. Uno smalto appannatosi negli ultimi anni, che ha portato la spinta innovativa a degradarsi nel ‘socialese’.
Ultimo guizzo linguistico del leader scomparso, che i giornali ricordano come ‘il combattente’, è stato ‘l’operazione scoiattolo’, nome in codice per la cattura, uno per uno, dei grandi elettori che gli mancano per il “grande salto verso il Colle” nel gennaio 2022.
Il passato in politica ritorna spesso e lo dimostra l’uso di “balneari”, un tempo governi di durata breve ora riferito ai concessionari di spiagge; ma poi si va oltre, con l’uso di tanti tecnicismi o modi di dire: “garante” (“Io sono il garante del M5s”, Giuseppe Conte) e “resilienza” (Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza oggi ma usato già da Emma Bonino), “cambio di passo” (spesso utilizzato da Giorgia Meloni ma anche da Roberto Giacchetti e politici di varia estrazione), “metterci la faccia” (“io ci metto la faccia sulle cose”, Giorgia Meloni”), “mettere a terra” (“mettere subito a terra le risorse”, Roberto Gualtieri); “mettere le mani nelle tasche degli italiani” (“stiamo mantenendo gli impegni senza mettere le mani nelle tasche degli Italiani”, Giulio Tremonti e a seguire Giorgia Meloni e Matteo Salvini), E qualche richiamo al latino pseudogiuridico come “ius soli” (Enrico Letta) e “ius culturae” diverso da “ius scholae”.
In piena seconda Repubblica, sono spariti i partiti, ad eccezione di quello Democratico, a vantaggio di parole o espressioni chiave: Movimento, Alleanza, Azione, Italia Viva, +Europa, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Italia al Centro, Noi moderati, Lega; ma anche “sardine”, “poli” (delle libertà, del buon Governo, del riformismo, del buonsenso e persino, Carlo Calenda, della serietà) e “campi” (campo largo il più famoso). Con un rischio, sostiene Cortelazzo, “che al diminuire dei partiti faccia riscontro il nomadismo politico, che porta ai cambi di casacca, cruciali durante le crisi di governo; e al ‘menevadismo’, lo scissionismo di sinistra che ricorda altri -ismi del passato come ‘doppiopesismo’, ‘doppiogiochismo’, ‘cerchiobottismo’ e ‘celodurismo’, quest’ultimo legato a Umberto Bossi.
Il libro “La Lingua della neopolitica. Come parlano i leader” affronta anche la drammatica stagione del Covid e le tracce che ha lasciato sulla lingua, con il ritorno di molti burocraticismi: ”chiudere per garantire la tutela sanitaria’, ‘blindare’ o ‘sigillare’, ‘congiunti’, ‘zone protette’ (rosse o arancioni), ‘ristori’ e ‘sostegni’, ‘negazionismo’, ‘dittatura sanitaria’ o ‘sanitocrazia’. E anglismi a non finire: ‘lockdown’, ‘green pass’, ‘smart-working’, ‘baby-sitting’, ‘recovery plan’ o ‘recovery fund’, ‘spending review’, ‘voluntary disclosure’.
Il professore Cortelazzo dedica una nota affettuosa al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al quale il responsabile della comunicazione del Quirinale, Giovanni Grasso, durante la registrazione di un intervento sull’emergenza sanitaria, segnalò fuorionda un ciuffetto fuori posto: “Eh Giovanni, non vado dal barbiere neanche io”. E nella memoria collettiva rimane questo umanissimo scambio di battute più ancora dell’importante contenuto, osserva il linguista Accademico della Crusca.
-foto ufficio stampa Treccani –
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“Melodrama” anticipa il nuovo album di Angelina Mango

MILANO (ITALPRESS) – Esce il 24 maggio “melodrama”, il nuovo singolo di Angelina Mango che anticipa il suo primo album d’inediti “pokè melodrama”, in uscita il 31 maggio e già disponibile in pre-order.
“melodrama” – scritto dalla stessa cantautrice insieme a Federica Abbate, Alessandro La Cava e Nicola Lazzarin e prodotto da E.D.D. e Cripo – è un brano in cui l’elettronica si fonde con una ritmica reggaeton, creando un sound coinvolgente e caratteristico.
Svelando alcuni indizi sui social oggi Angelina ha annunciato ai fan la possibilità di ascoltare in anteprima il singolo in alcuni negozi di dischi in diverse città italiane, per l’occasione ha scelto un supporto particolare: la musicassetta.
A coronamento di un anno fatto di importanti successi, Angelina Mango aggiunge un nuovo tassello al suo percorso musicale scandito da grandi traguardi: in autunno sarà per la prima volta in tour in Europa con il suo “European club tour”, prodotto e organizzato da Live Nation, che la vedrà esibirsi live per sei concerti nelle città di Monaco di Baviera, Colonia, Londra, Bruxelles, Parigi e Barcellona.
-foto ufficio stampa Angelina Mango-
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“Furiosa”, la saga di Mad Max al femminile accende la Croisette

CANNES (ITALPRESS) – Provate a immaginarla come una versione distopica della Sposa di “Kill Bill”: “Furiosa” è pura forza vendicatrice al femminile, forgiata per prendersi la sua rivincita su chi tanto male le ha fatto e capace di tenere ferma la sua moralità in un mondo divorato dalla violenza. George Miller costruisce il quinto capitolo della Saga di Mad Max come uno spin-off al femminile, ritrovando quella Furiosa che nel precedente “Fury Road”, grazie al carisma di Charlize Theron, aveva sostanzialmente rubato la scena al Mad Max di Tom Hardy. Ora, in questa che tecnicamente è una “origin story”, Miller ci fa conoscere il passato di Furiosa, spingendosi sino all’infanzia che la vedeva figlia di una pacifica e evoluta comunità arroccata in un’oasi naturale chiamata Terra Verde, nascosta tra le rocce del deserto australiano: un paradiso in cui la natura rigogliosa accoglie un’umanità ancora portatrice di pace e amore, da preservare e tenere nascosta alle bande che si contendono il controllo delle poche risorse del devastato mondo circostante.
La conosciamo bambina e già letale, come del resto la madre che cerca di salvarla dalla banda di bikers che l’hanno rapita e la vogliono portare in dono a Dementus, il capo dell’abbrutita comunità di cui fanno parte. Il rischio è che Terra Verde venga scoperta e saccheggiata, ma la piccola Furiosa ha carattere e intelligenza a sufficienza per mantenere il segreto e affascinare Dementus, che ha la fanfaronesca astuzia di Chris Hemsworth e nutre il gigionesco culto della sua personalità con le armi dell’astuzia e della paura. Cresciuta come sua favorita, la piccola Furiosa diventa ragazzina e trova Anna Taylor-John a interpretarla con una caratura che sta tra l’esile e il determinato. Tutto il resto è una lotta senza quartiere suddivisa in capitoli che raccontano il susseguirsi di scontri per il possesso dei pozzi di petrolio, di attacchi alle fortezze delle varie bande motorizzate che compongono l’universo distopico creato da Miller per la sua Mad Max Saga. Una pletora di villain che più villain non si può, dai nomi che la dicono lunga sulle intenzioni dell’autore di prenderli sul serio: i fratelli Rictus Erectus e Scrotus, Immortan Joe, Organic Mechanic, Octoboss. Tra tutti emerge solo il Praetorian Jack di Tom Burke, che rappresenta l’unica figura dotata di umanità e ragione e che offre alla giovane Furiosa la strada per diventare l’eroina che sarà. Tanta disumanità spettacolarizzata con ironia e con fantasmagoria meccanica si spinge per due ore e mezza in un susseguirsi di scontri e inseguimenti che ruotano attorno a personaggi roboanti, vanitosi e vani: “Furiosa” purtroppo non ha un briciolo della straordinaria capacità mitopoietica messa in campo da Miller nel precedente “Fury Road”. Qui tutto risponde a una spettacolarità di routine, manca l’impatto visivo e la taratura caratteriale dei personaggi è troppo regolata sul senso ironico e grottesco per avere le dimensioni cubitali che segnavano il capitolo precedente.
Anna Taylor-John, che altre volte ha mostrato doti di presenza e carattere innegabili, qui appare troppo esile e eterea per lasciare il segno e non regge il confronto con la Furiosa adulta di Charlize Theron. Lo stesso Chris Hemsworth è troppo simpatico per essere un villain credibile e il suo Dementus non lo si riesce proprio a odiare: miscasting non da poco se si considera che finisce con togliere forza all’odio di Furiosa e alla sua vendetta.
-foto Ipa Agency
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A Cannes “Diamant Brut”, il reality dream dell’adolescenza perduta

CANNES (ITALPRESS) – C’è un sogno nel cellulare di Liane, 19 anni portati come le extension delle unghie nel cuore della periferia francese: è lei la protagonista di “Diamant Brut”, l’opera prima della regista francese Agathe Riedinger che bussa alla porta di Cannes 77 per inaugurare il suo Concorso. Un esordio di forza, non c’è che dire, inciso su una protagonista che è un vero diamante grezzo: storia minimale, che si racconta in due righe, quella del reality dream di una adolescente senza altra speranza se non essere selezionata nel cast del reality show per il quale il suo profilo Instagram è finalista. Mentre il telefono non squilla e i vocali che lascia alla casting director non hanno risposta, la regista la segue con sguardo vivido, senza troppe remore ma anche con una certa commozione, in bilico tra empatia giudicante e stigmatizzazione partecipe. Forme esaltate dai vestiti troppo stretti, trucco esplosivo come le scarpe e i capelli, Liane sta tra una casa in cui litiga con la madre e si prende cura della sorellina e il cerchio magico delle amiche, con cui sogna, litiga, gira per centri commerciali… C’è anche un ragazzo che la ama sinceramente sin da quando l’ha conosciuta nel centro correzionale che li ha accolti in infanzia: ora che sono quasi adulti, potrebbero sognare una casa e una vita insieme, se non fosse che Liane ha paura della normalità e spera il fuori norma della realtà in forma di show televisivo. Ruvido e dolce, “Diamant brute” è un esordio che sembra quasi la versione realistica di “Titane”: gonfia tutte le forme della messa in scena in maniera simbiotica rispetto alla sua protagonista, eccelle in drammaturgia scritta in forma realistica e eccede in sentimentalismo mascherato da volgarità. Agathe Riedinger nutre una dolcezza tutta particolare, che qua e là perde il controllo e s’inventa soluzioni improbabili (la Passacaglia della vita di Stefano Landi cantata a cappella da Liane), cerca il realismo crudo ma poi lo disegna come un fumetto di periferia, gioca con il sogno della protagonista e lo cavalca sino in fondo offrendole un finale salvifico: siamo del resto sulla linea di una narrazione che la regista coltiva da anni, visto che “Diamant brute” sta addosso allo stesso personaggio che aveva già raccontato in “J’attend Jupiter”, un cortometraggio del 2017. Qui però c’è la forza di una giovane interprete, l’esordiente Malou Khebizi, che dà a Liane una verità intima straordinaria.
-foto Ipa Agency –
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