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CLIPPERS BATTUTI DA WOLVES, WESTBROOK DA RECORD

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Resta in salita la strada verso i playoff per i Clippers, sconfitti da Minnesota per 130-120. Danilo Gallinari incappa in una serata no (12 punti in 26′ con 1/3 da due, 1/7 da tre e 7/8 dalla lunetta oltre a 5 rimbalzi, un assist, due palle perse e una recuperata) e nonostante un Lou Williams da 45 punti, Los Angeles cede il passo ai Wolves dove, assente Wiggins, si scatenano Rose (22 punti), Teague (19 punti e 10 assist) e Towns (24 punti e 10 rimbalzi). Oggi i Clippers sarebbero fuori dai play-off in una Western Conference sempre guidata da Golden State davanti a Denver, tornata al successo a spese di Miami (103-87), e Oklahoma City. I Thunder la spuntano per 120-111 su Portland e per Russell Westbrook arriva la 23esima tripla doppia stagionale (21 punti, 14 rimbalzi e 11 assist) ma soprattutto la decima di fila, che rappresenta un record in Nba: superato Wilt Chamberlain che nel 1968 si era fermato a nove. Fondamentale anche il contributo di Paul George, che affonda i Blazers con 47 punti, 12 rimbalzi e 10 assist.

A ritmo di record anche James Harden, che allunga a 30 partite consecutive la sua striscia di gare con almeno 30 punti: contro Dallas, battuta 120-104, ne sigla 31. Ancora una gara ed eguaglierà la seconda serie più lunga di sempre detenuta da Chamberlain, che vanta anche il record assoluto con 65 partite di fila. A Est vincono le prime tre. Milwaukee piega Chicago 112-99 trascinata dai soliti Antetokounmpo (29 punti e 17 rimbalzi) e Bledsoe (19 punti) ma Toronto regge il passo, superando in volata Brooklyn per 127-125: il canestro della vittoria lo firma Kawhi Leonard (30 punti) a 4″2 dalla sirena, debutto davanti ai suoi nuovi tifosi con 16 punti, di cui 11 nell’ultimo quarto, per Marc Gasol. Subito decisivo all’esordio con Indiana Wesley Matthews (8 punti, 5 rimbalzi e tre assist) nel 99-90 su Charlotte, sesto successo consecutivo per i Pacers nonostante l’assenza di Oladipo.

ALLA BIT PRESENTATI MONDIALI SCHERMA 2019

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Italia e Ungheria rinsaldano i loro ottimi rapporti nell’ambito della scherma, grazie alla presentazione alla Bit, il Salone Internazionale del Turismo di Milano, dei Mondiali 2019 che si svolgeranno a Budapest dal 15 al 23 luglio 2019. “Da anni portiamo avanti una serie di collaborazioni con enti e federazioni di altri Paesi, convinti che per sviluppare al meglio il nostro mondo sia necessario fare sistema – ha detto il presidente della Fis, Giorgio Scarso – Spero che questo sia solo l’inizio di una serie di collaborazioni con altre federazioni come quella ungherese, alla quale ci legano, oltre al colore della bandiera, anche storici rapporti di stima e di amicizia. Noi italiani saremo in tanti a Budapest nel mese di luglio e sono certo che la nostra amicizia sia ricambiata”.

Dell’appuntamento ungherese, che tra l’altro regalerà a tutti gli atleti e le nazionali che finiranno sul podio il pass per le Olimpiadi di Tokyo 2020, ha parlato anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò: “L’Ungheria, insieme all’Italia e alla Francia è un vero caposaldo della storia e della tradizione della scherma, quindi sono convinto che il Mondiale di Budapest sarà un enorme successo per un Paese che in questo 2019 ospiterà anche gli appuntamenti iridati di ping pong, pentathlon moderno e canoa. Sono molto felice che il presidente Scarso sviluppi iniziative come questa che esalta anche il valore turistico e di marketing dello sport”, ha aggiunto Malagò.

PARATICI “POGBA? DIFFICILE, ALLEGRI E DYBALA RESTANO”

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Avanti con Allegri e Dybala, Romero è vicino, De Ligt piace e c’è attenzione verso i giovani italiani di talento. Porte chiuse o quasi al ritorno di Pogba. Lunga intervista alla “Gazzetta dello Sport” del ds bianconero Fabio Paratici, che oltre a ripercorrere le tappe dell’affare Ronaldo guarda avanti e al mercato che verrà. “Pogba tornerà? No. Nel calcio non si sa mai, però è molto difficile”, confessa il dirigente bianconero, che traccia la direzione delle prossime mosse. “Ci vorrà un difensore: ci vuole, perché giocheremo tante partite e ci vuole nel futuro della squadra. In mezzo non so quanti giocatori si possano comprare migliori dei nostri. Se guardo il livello del nostro centrocampo e vado a vedere in Europa quanti reparti migliori dei nostri ci sono, faccio fatica a trovarne. Sono di quel livello Modric e Kroos, Busquets e Rakitic a Barcellona, De Bruyne al City, Pogba allo United. Rabiot, forse. Tutti questi giocatori però non sono acquistabili. Tu puoi fare un cambiamento rischiando di prendere uno più giovane, ad oggi inferiore ai nostri, e poi si vedrà. È una scelta. Però Bentancur è stato inserito in un reparto che aveva già dei titolari. L’anno scorso ha giocato 10, 15 partite, quest’anno 25. Se fai un’operazione del genere sicuramente puoi trovare dei giovani validi. Ma che possano subito migliorare i nostri, ne vedo pochi”. Fra questi c’è Ramsey, ufficializzato ieri: “Lo abbiamo preso, ma è un giocatore diverso dai nostri. Uno che nella nostra rosa non c’è. Ha più tecnica delle nostre mezzali, meno quantità, pur correndo molto è meno tignoso sulla fase difensiva, meno tattico. È uomo da ultimo passaggio, ha fiuto per il gol. Szoboszlai? È un ragazzo di valore. Ma bisognerebbe trovare una squadra di A dove fargli giocare molte partite…”.

Sulla possibilità di investire su giocatori italiani, Paratici premette che “il livello della Juve degli ultimi anni non è uguale a quello di cinque anni fa, non è uguale a quello di dieci anni fa. Logicamente, come si restringe il numero dei calciatori in generale che possono giocare nella Juventus di oggi, si restringe il numero degli italiani che possono farlo”. Di sicuro piacciono “Zaniolo, Chiesa, Barella e Tonali”. E a proposito del giovane centrocampista del Brescia, aggiunge: “E’ un ragazzo super, ha la serietà, la personalità. Però le caratteristiche sono diverse. Credo che nessuno sia paragonabile a Pirlo”. Di sicuro in panchina resterà Allegri. “Io credo sia certamente tra i primi cinque al mondo. Lui parla di un calcio molto evoluto, ha una visione del gioco che non è statica. Spesso gli allenatori vedono il calcio in un modo, perseguono quello e cercano di continuare ad andare su quella strada, indipendentemente dal contesto. Max ha portato una leggerezza che nel nostro mondo serviva. Certo che resta. Non vedo proprio un allenatore migliore”. Tornando al mercato, si fa il nome di James Rodriguez: “È certo un grande giocatore, bisogna vedere. Ma ripeto, migliorare i nostri è difficile. Migliorare Costa, Dybala, Bernardeschi, Cuadrado è veramente difficile. Banalmente la prima cosa che non deve fare chi ha la mia responsabilità è fare danni”.

E su Dybala aggiunge: “Resta. Dalla Juve va via solo chi vuole andare via. I nostri giocatori, lo ripeto, sono difficilmente migliorabili. Dybala con chi è migliorabile? Difficile. Messi forse, già con Neymar avrei dei dubbi. E Dybala è uno che alla fine ce l’hai sempre. Gioca tutte le partite, è presente. Quando guardi la squadra ci trovi sempre il segno di Dybala”. Detto che “a livello economico Ronaldo si è ripagato da solo, è stato un affare, non solo dal punto di vista tecnico”, sui nomi che circolano per la difesa aggiunge: “Su Romero siamo bene indirizzati. De Ligt sicuramente è uno dei giovani migliori che ci sono, quindi lo guardiamo con grande attenzione”. Infine una battuta su Kean: “E’ un grande centravanti. È uno di quelli che faranno gol in Champions League, lo vedremo per tanti anni ancora giocare in Europa. Sicuramente già adesso è un giocatore da Juve. Non è che è nella rosa perché gli facciamo un favore noi, ma perché crediamo che sia un giocatore di immense prospettive”.

STORICO BRONZO MONDIALE PER ITALIA NEL TEAM EVENT

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È un bronzo storico e inaspettato. Irene Curtoni, Lara Della Mea, Simon Maurberger e Alex Vinatzer regalano all’Italia una splendida e sorprendente medaglia nel Team Event, la prima in assoluto in questo format ai Mondiali. La gioia esplode proprio quando sembravano doversi rassegnare a un altro quarto posto dopo quelli di Innerhofer nel superG e Tonetti in combinata: sul 2-1 per l’Italia nella finale per il 3° posto, la Germania aveva piazzato il punto decisivo con Linus Strasser nella sfida contro Alex Vinatzer, pareggiando i conti e portando avanti i tedeschi nella somma dei tempi. Solo che, prima dell’uscita dell’altoatesino che stava rischiando il tutto per tutto contro un rivale sulla carta superiore, Strasser aveva inforcato e pertanto è stato squalificato. Così gli azzurri hanno vinto 3-1, come nel calcio nella finale mondiale dell’82. I due giovanissimi del gruppo, che la prossima settimana parteciperanno anche ai Mondiali juniores in Val di Fassa, escono alla grande da questo Team Event e fanno ben sperare per il futuro: Alex Vinatzer e Lara Della Mea, entrambi classe 1999, hanno davvero impressionato per quello che hanno mostrato. L’altoatesino ha vinto tutte e quattro le sue sfide, così come l’altro componente maschile della squadra Simon Maurberger, anche se le loro imprese più belle, quelle contro gli austriaci Matt e Schwarz in semifinale, non sono servite a passare il turno. Della Mea è stata straordinaria per la capacità di combattere, anche quando ha perso contro Liensberger, e ha fatto vedere che ha grande qualità. La veterana Irene Curtoni, arrivata ad Are con il mal di schiena, non ha mai mollato e spesso ha tenuto il passo delle rivali fino alle ultime porte. Il pomeriggio era cominciato bene, come nelle previsioni. Al primo turno gli azzurri, infatti, hanno battuto 3-1 la Finlandia portandosi subito sul 2-0 grazie alla netta vittoria di Lara Della Mea su Nella Korpio, distanziata 1″21, e a quella sofferta di Simon Maurberger, che ha messo i propri sci davanti a quelli di Henttinen per appena 4 centesimi. Poi Irene Curtoni, complice un errore iniziale, ha perso la propria sfida con la Henkanen, ma ci ha pensato Alex Vinatzer a portare a casa il punto decisivo contro Rasanen. Con lo stesso risultato (3-1) l’Italia ha domato anche la Norvegia, superando per la prima volta i quarti in un grande evento. Stavolta le cose si erano messe male, con la sconfitta di misura di Irene Curtoni, superata proprio nelle ultime porte da Thea Louise Stjernesund, poi però è cominciata la rimonta con Alex Vinatzer che ha approfittato dell’uscita di Foss-Solevaag, la bellissima manche di Lara Della Mea contro Lysdhal e il sigillo conclusivo di Maurberger nella sfida con Nestvold-Haugen. Nella semifinale contro l’Austria gli azzurri hanno sfiorato l’impresa, senza centrarla. Irene Curtoni ha perso per 35 centesimi la sua  manche contro Katharina Truppe dopo aver tenuto il passo dell’avversaria per oltre metà gara, Alex Vinatzer ha riportato la gara in parità domando Michael Matt, poi Lara Della Mea è stata sfortunatissima rischiando di cadere proprio quando sembrava nettamente davanti a Katharina Liensberger e alla fine si è arresa per oltre due secondi, quindi Simon Maurberger ha compiuto un capolavoro superando Marco Schwarz, ma non è bastato perché nel calcolo dei tempi (il più basso tra gli uomini e quello più basso tra le donne) gli azzurri sono rimasti fuori per 29 centesimi. La medaglia è arrivata lo stesso e sul podio è salita anche l’Italia, con l’oro alla Svizzera e l’argento all’Austria.

DOPPIETTA ZANIOLO, ROMA BATTE PORTO 2-1

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Applausi a scena aperta dall’Olimpico, la Roma batte il Porto e si aggiudica l’andata degli ottavi di finale di Champions. Bella serata per i giallorossi che sconfiggono la formazione portoghese per 2-1 grazie alla doppietta di Zaniolo, ma resta il grande rammarico per il gol di Adrian Lopez che accorcia il risultato e tiene aperto il discorso qualificazione.
Una vittoria con la quale la Roma sfata il tabù Porto, mai sconfitto nei quattro precedenti europei: per altro si tratta della prima sconfitta del torneo per la squadra di Conceiçao (capolista del gruppo D con 15 punti su 18 a disposizione). Schieramento 4-3-3 per Di Francesco che porta El Shaarawy e Zaniolo al fianco di Dzeko mentre è costretto a rinunciare a Olsen non ancora in perfette condizioni, al suo posto Mirante. Il Porto, invece, si schiera con un 4-4-2 abbassando Brahimi sulla linea dei centrocampisti, tandem Fernando-Soares in avanti. Nei primi minuti è la Roma che pressa la retroguardia portoghese, non propriamente perfetta in alcuni disimpegni. Nonostante ciò i giallorossi non riescono a trovare il guizzo negli ultimi metri e talvolta, esponendosi eccessivamente, subiscono le veloci ripartenze degli ospiti, seppur inefficaci e con poca qualità.
Al 19′ il primo episodio da moviola con Pepe che blocca la palla con il braccio dopo un intervento scomposto in area: i giocatori della Roma reclamano il possibile rigore ma l’arbitro, dopo un silent-check col Var (quest’oggi all’esordio assoluto in Champions), conferma il non penalty. La prima vera grande occasione la ha la Roma al 37′ con uno splendido dribbling di Dzeko su Felipe, palla sul destro e conclusione sul primo palo: altrettanto bella la risposta di Casillas che devia quel tanto che basta per far sbattere il pallone contro il legno. Ancora Roma in avvio di seconda frazione con Zaniolo che imbecca Cristante in area, controllo con la suola e tiro col mancino parato da Casillas. Poi lo squillo del Porto al 57′, direttamente da corner: Telles crossa in mezzo per Danilo che di testa sfiora il secondo palo. Passano tredici minuti e l’Olimpico esplode di gioia con Zaniolo che, dopo aver ricevuto palla in area di rigore, scarica un diagonale col destro sul quale Casillas non può nulla: prima rete in carriera in Champions. Una serata magica per il giovane talento giallorosso che al 76′ sfrutta il rimbalzo del palo sul tiro di Dzeko e a porta sguarnita mette dentro il pallone del 2-0.
Altro boato e altra ondata di entusiasmo, spenta prontamente da un gol lampo del Porto che tre minuti più tardi riapre il parziale con l’opportunismo del neoentrato Adrian: rimpallo favorevole e destro violento per il 2-1. Brivido all’83’ con un tiro improvviso di Herrera che col destro sfiora il palo alla sinistra di Mirante. Finale in apnea fino all’ultimo dei 5 di recupero, poi il sospiro di sollievo e le braccia al cielo: la Roma c’è, il primo passo è stato compiuto. Il 6 marzo il ritorno in Portogallo.
Nell’altra gara della serata di Champions League, il Paris Saint Germain, privo di Neymar e Cavani, ha vinto 2-0 in casa del Manchester United. Le reti nella ripresa di Kimpembe (53′) e Mbappè (60′). United in dieci nei minuti finali per l’espulsione di Paul Pogba. Il ritorno è in programma a Parigi il prossimo 6 marzo.

SPURS RITROVANO VITTORIA, BENE WARRIORS, LAKERS KO

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Torna a vincere dopo 4 sconfitte di fila San Antonio, e lo fa superando per 108-107 Memphis. Decisivo LaMarcus Aldridge con i suoi 22 punti, compresi i 7 finali che consentono agli Spurs di avere la meglio, neutralizzando un Avery Bradley da 33 punti. Bene anche Mills (22 pt), Bertans (17 pt) e Gay (15 pt e 12 rimbalzi), in doppia cifra anche Marco Belinelli: per la guardia di San Giovanni in Persiceto 11 punti in 28′ (4/10 dal campo ma 1/5 da tre e 2/2 dalla lunetta), corredati da due rimbalzi, due assist e una palla persa. I texani conservano il settimo posto e la zona play-off nella Western Conference, approfittando al meglio dei passi falsi delle altre rivali. I Jazz vanno a sbattere contro Golden State (115-108), nonostante la serata non eccezionale dei Warriors. Ma alla fine un paio di triple di Curry nell’ultimo quarto (24 punti complessivi) e un Durant da 28 punti e 7 assist bastano e avanzano ai campioni in carica, che con 41 successi e 15 sconfitte hanno il secondo miglior record della lega, dietro solo Milwaukee. Se la passano decisamente peggio i Lakers a cui non basta un LeBron James da tripla doppia (28 punti, 16 assist e 11 rimbalzi) per uscire indenni da Atlanta (117-113). Trae Young (22 punti e 14 assist) e Collins (22 punti) affondano i gialloviola, che ad oggi farebbero da spettatori nella post-season. A Est importante successo di Boston su Philadelphia (112-109) che consente ai Celtics di agganciare gli stessi Sixers al quarto posto nella Conference. Con Irving ai box, è Hayward a prendersi la scena con 26 punti, inclusa la tripla del sorpasso a 1’50” dalla fine. Ma fanno la loro parte anche Horford (23 pt) e Tatum (20 pt e 10 rimbalzi). Per Philadelphia, invece, doppia doppia di Embiid (23+14) e 22 punti di Butler. Anthony Davis continua a vivere da separato in casa a New Orleans: obbligato a giocare, mette a referto appena 3 punti in 24 minuti nella disfatta contro Orlando (118-88), surclassato sotto canestro da Vucevic (25 punti e 17 rimbalzi).

MERCEDES SVELA NUOVA W10, WOLFF “SI RIPARTE DA ZERO”

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Un retrotreno strettissimo, le pance modificate, più alte rispetto alla scorsa stagione, il muso invece quasi invariato, il tutto assecondando quanto previsto dai nuovi regolamenti. A Silverstone si alza il sipario sulla nuova Mercedes, la W10 EQ Power+ subito portata in pista da Valtteri Bottas e che nel pomeriggio vedrà al volante Lewis Hamilton. Dominatrice nelle ultime cinque stagioni, sia fra i Costruttori che fra i piloti, la scuderia tedesca punta a confermarsi. “La prossima stagione sarà una nuova sfida per tutti noi – sottolinea il Ceo e team principal, Toto Wolff – Le regole sono abbastanza cambiate e dobbiamo rimetterci alla prova, sia nei confronti delle nostre aspettative che verso i nostri rivali. Si comincia con zero punti, non daremo niente per scontato e non c’è assolutamente la sensazione di essere davanti a tutti. Con le nuove regole, tutti i team possono avere la chance di puntare al titolo e ognuno di loro rappresenta per noi una potenziale minaccia”. Sul tracciato di Silverstone sarà fatta la messa a punto finale in vista dei primi test ufficiali previsti lunedì a Barcellona. “Non vediamo l’ora di scendere in pista, di confrontarci con le simulazioni fatte e vedere se le nostre previsioni si concretizzeranno sull’asfalto. Ci concentreremo su noi stessi, sperando di essere pronti per le qualifiche di Melbourne”, chiosa Wolff.

Per quanto riguarda le modifiche effettuate sulla monoposto, il direttore tecnico James Allison sottolinea che “i cambiamenti apportati alle regole sono al contempo un’opportunità e un pericolo. Sono un’opportunità perchè tutte le vecchie premesse su cosa ti serve per essere veloce vengono spazzate via e, se sei bravo, puoi fare meglio degli altri team che si trovano nella tua stessa situazione. Ma sono anche un pericolo perchè se non sei abbastanza intelligente e non capisci come sfruttare queste nuove regole, sei destinato a soffrire”. Chiaramente il lavoro è stato incentrato sul cercare di migliorare i punti deboli della W09, che rappresentava già un’evoluzione positiva della monoposto precedente. “Abbiamo lavorato duro sulle sospensioni e sulle caratteristiche aerodinamiche – prosegue Allison – per avere una monoposto che sia molto più accomodante con le gomme, speriamo abbastanza per consentirci di essere competitivi in tutte le fasi della gara e su ogni pista in calendario”. Altro aspetto su cui la Mercedes ha lavorato è stata la riduzione del peso delle varie componenti, in modo da avvantaggiarsi in altre aree come aerodinamica, sospensioni e power unit. E a proposito di quest’ultima, la versione 2019 è un’evoluzione che nelle intenzioni del team dovrebbe portare a un miglioramento delle prestazioni e dell’affidabilità.

“Il 2018 è stato un grande anno ma sento che il 2019 può essere anche meglio – le prime impressioni di un Lewis Hamilton carico a mille – Voglio ottenere ancora di più, voglio continuare a spingere, mi sento pieno di energie e pronto ad attaccare – assicura il pilota anglo-caraibico – Quando a inizio anno vedi la macchina prendere forma inizi a sentire delle vibrazioni, poi ci sali su, è qualcosa che non tramonta mai. Ho trascorso uno splendido Natale con la mia famiglia, ho sciato, sono andato a fare surf, ho staccato la spina per un po’, cercando poi di riconcentrarmi e allenandomi duramente per la nuova stagione. Non vedo l’ora di affrontare questa nuova tappa del mio viaggio assieme alla Mercedes”. Al suo fianco ci sarà per il terzo anno Valtteri Bottas: “Darò tutto. Durante la scorsa stagione ho ricevuto qualche critica ma questo mi ha dato una motivazione in più. La monoposto è cambiata abbastanza viste le nuove norme sull’aerodinamica, non sai mai cosa aspettarti e anche per questo è emozionante salire sulla macchina e scoprirlo”.

REAL MADRID E TOTTENHAM IPOTECANO I QUARTI

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Spettacolo alla Johan Cruijff Arena. Il Real Madrid batte 2-1 l’Ajax al termine di una partita entusiasmante e ricca di episodi. Vittoria importante per i blancos che ad Amsterdam s’impongono grazie alle reti di Benzema e Asensio, di mezzo il gol di Ziyech. Si tratta del settimo successo di fila contro i lancieri, ottavo assoluto nei tredici precedenti fra le due squadre: un passo importante in ottica del passaggio del turno. Ritmi alti fin dalle prime battute con l’Ajax a tratti straripante. Real timido e impacciato, capace di produrre poco o nulla nei primi 45. Ben differente la produzione offensiva degli olandesi, bravi ad imporre il proprio gioco senza alcun timore di fronte ai campioni in carica. Al 26′ Tadic colpisce il palo mentre dieci minuti più tardi Ziyech cestina una palla gol clamorosa a tu per tu con Courtois. Poi al 37′ l’Ajax trova la via del gol su corner: colpo di testa di De Ligt, Courtois respinge malamente e Tagliafico da due passi ribadisce in rete. Esplode il pubblico olandese ma la gioia della rete dura pochi secondi perché, per la prima volta nella storia della Champions, il Var interviene e richiama l’arbitro Skomina all’on-field review. Evidente posizione di fuorigioco, con tanto di ostruzione su Courtois, da parte dell’attaccante Tadic: Skomina rientra in campo e segnala l’infrazione, annullando giustamente la rete. Nel secondo tempo il Real volta pagina e al 60′ trova il gol grazie a un’azione personale di Vinicius che dribbla tre giocatori e serve Benzema che calcia forte sotto la traversa per l’1-0. L’Ajax non demorde e quindici minuti più tardi sigla il pareggio con la rete di Ziyech. Ma la parola fine è di Asensio che all’87’ riceve il cross di Carvajal e con il mancino deposita in rete il pallone del 2-1. Delusione ma tanti applausi dal proprio pubblico, gli olandesi escono a testa alta e il Real vince una partita complicata con qualità, grinta e carattere.

Spurs a valanga e quarti di finale di Champions ipotecati. Wembley spinge il Tottenham ad una super serata: il Borussia Dortmund regge il confronto per un tempo, poi finisce ‘triturato’ per 3-0 con i gol, tutti nella ripresa, di Son, Vertonghen e l’ex juventino Llorente. Un bottino importante che dovrebbe resistere anche all’assalto dei tedeschi nell’ottavo di ritorno del 5 marzo. Pochettino spariglia le carte e, a sorpresa, getta nella mischia dal pronti e via sia Son che Lucas, rinunciando a Lamela e Llorente. Alli e Kane sono ancora in infermeria, Rose c’è ma si accomoda in panchina. Favre, privo di Weigl, Akanji, Piszczek, Reus e Alcacer, si affida a Goetze come ‘falso nove’, tenendo larghi Pulisic e Sancho. La gara è subito intensa, anche se le emozioni vere si contano sulle dita di una mano. A rompere il ghiaccio è Pulisic, che al 15′ chiama all’intervento l’attento Lloris, che non si lascia intimorire al 20′ da una conclusione centrale di Witsel. Gli Spurs soffrono un po’ la velocità dei tedeschi, che al 35′, dopo un destro alto di Eriksen, si rifanno minacciosi con Delaney, il cui tiro all’angolino viene neutralizzato da Lloris. Risponde Winks al 36′ senza incisività ma, proprio allo scadere, gli ospiti fanno venire un brivido ai tifosi inglesi: cross di Sancho, inzuccata ‘sporca’ di Zagadou e volo felino di Lloris, che smanaccia sulla linea un pallone che sembrava destinato al gol. Le squadre vanno  dunque a riposo sul pari senza reti ma, due minuti dopo la ripresa del gioco, ecco la giocata di Son che spezza gli equilibri. Il coreano si fa trovare in mezzo all’area e tramuta l’assist di Vertonghen in un destro sotto la traversa che mette Burki al tappeto. Il Dortmund accusa il colpo e fatica a replicare, Vertonghen prima (14′) e Eriksen poi (15′) cercano di sorprendere la retroguardia ospite con azioni personali che avrebbero meritato miglior sorte. Al 16′ Alderweireld inzucca da posizione decentrata, al 22′ Dahoud non impensierisce granché Lloris, che blocca a terra. Il Tottenham ha maggiore qualità e fiato e nel finale mette in ginocchio gli ospiti. Al 38′, su lancio di Aurier, Vertonghen insacca al volo da bomber provetto; al 41′ Llorente, appena entrato, stacca da angolo per il 3-0 che chiude quasi ogni discorso sulla qualificazione.