“Domani ci vuole l’elmetto. Giochiamo con una squadra che negli ultimi anni è diventata una realtà del calcio italiano. Fisicamente è una squadra incredibile e abbinano grande qualità”. Rino Gattuso ha parole di grande rispetto verso l’Atalanta, avversaria domani a Bergamo in uno scontro che sa di spareggio Champions. “Abbiamo lavorato con grande serietà, domani ci vuole grande carattere e grandissima voglia. Bisogna farsi trovare pronti, giocare bene tecnicamente, contrastarli bene e tenere botta. Queste partite ci devono portare a un miglioramento sul piano dell’esperienza, le partite ti fanno raggiungere l’esperienza giusta, è il percorso che dobbiamo fare”. Per Gattuso, comunque, “è una partita fondamentale ma poi ci sono altre 15 partite, 45 punti a disposizione. Il campionato è lungo e dobbiamo affrontarla con serenità e tranquillità. Vincere domani sarebbe un segnale incredibile, a livello mentale sarebbe qualcosa di importante, ma dopo ne mancano altre 15”. In una settimana dove tengono banco i gradi di capitano, Gattuso si tiene stretto il suo, Alessio Romagnoli. “E’ un capitano molto giovane e sta crescendo molto anche in questo ruolo. Si fa rispettare quando parla, dimostra grandissima coerenza e deve continuare su questa strada. Lo stanno aiutando le prestazioni ma la fascia non è qualcosa che devi solo mettere sul braccio, ci vuole coerenza e responsabilità e Alessio sta dimostrando tutto questo”.
HAMSIK “AMO NAPOLI, SPERO INSIGNE BATTA MIEI RECORD”
“L’emozione c’è perchè mi aspetta qualcosa di nuovo, vedremo come andrà questa nuova avventura in un Paese che non conosco, non so cosa mi aspetta, ma sono uno positivo e non vedo l’ora di iniziare”. Così Marek Hamsik, ai microfoni di Sky Sport 24, prima di una conferenza stampa organizzata a Bratislava a poche ore dalla sua partenza per la Cina. Dopo 12 anni e mezzo di Napoli, lo slovacco è pronto per una nuova esperienza. “Quando ho saputo dell’interessamento del Dalian mi sono messo in contatto con Carrasco che mi ha dato qualche informazione in più, adesso raggiungerò Shanghai per il ritiro così prima dell’inizio del campionato avrò tempo per conoscere i nuovi compagni e ambientarmi”, ha spiegato Hamsik che per salutare i tifosi napoletani, ha scritto una lettera molto bella. “Per me è stato più semplice scrivere, sono uno di poche parole e per scrivere quel testo mi sono serviti 2-3 giorni senza dormire. Ho scritto con il cuore, io posso solo ringraziare il presidente, i tifosi, Napoli, tutti mi hanno fatto sentire parte di una città, di una famiglia che non dimenticherò mai e sono orgoglioso di farne parte. Non ho pianto, però ho scritto quello che sentivo, spero di piangere quando tornerò a Napoli per fare un giro di campo come si deve al San Paolo”.
Momenti belli e altri meno, ma un legame sempre e comunque fortissimo. “Non so scegliere il momento più bello, ce ne sono stati parecchi, sicuramente la prima Coppa Italia dopo 25 anni che non si vinceva, non scorderò mai la festa di quella sera – confessa Hamsik -. Poi la qualificazione in Champions e tante altre vittorie importanti, l’unica cosa che è mancata è stato lo scudetto, non è arrivato per la forza della Juve, questo è veramente il mio unico rammarico”, ha spiegato l’ex capitano azzurro che in 12 anni di Napoli è stato corteggiato dai grandi club, ma non ha mai tradito i suoi tifosi. “Era fatta con la Juventus? Non direi, anche perchè non avrei potuto fare una cosa del genere dopo tanti anni di Napoli, il trasferimento più vicino è stato quello al Milan, ma io non ho mai cercato di cambiare squadra, perchè mi sentivo importante e felice, mi sentivo dentro questa maglia e per questo sono rimasto al Napoli per 12 anni e mezzo”. La sua fascia adesso passa sul braccio di Insigne. “Giustissimo così, Lorenzo è uno che ci tiene veramente a questa maglia, è napoletano. Mi auguro possa rimanere per tanti anni in azzurro e che possa battere il mio record di presenze, ne sarei davvero felice”.
FERRARI SVELA NUOVA SF90, VETTEL “È STRADA GIUSTA”
Un rosso opaco per questioni tecniche, per risparmiare quelle poche centinaia di grammi che nell’arco di una stagione possono fare la differenza, un posteriore molto stretto figlio anche delle nuove regole e nel nome un omaggio all’anniversario della fondazione della scuderia. A Maranello la Ferrari svela la SF90, la monoposto chiamata a dare l’assalto a quel titolo mondiale che manca ormai da troppo tempo, dal 2007 fra i piloti, dal 2008 fra i costruttori. Motore V6 con una cilindrata da 1600 cc, 743 kg di peso, la sessantacinquesima monoposto realizzata a Maranello per il campionato di F1 presenta un’ala anteriore più larga e più semplice nei suoi profili aerodinamici, mentre quella posteriore è più larga e alta. I deviatori di flusso sulle fiancate sono stati ridotti in altezza, semplificate invece le prese d’aria dei freni anteriori. “Nel 2018 abbiamo ottenuto ottimi risultati e questa vettura è un’evoluzione rispetto a quella della passata stagione – le parole di Mattia Binotto, al debutto ufficiale nella sua nuova veste di team principal – Abbiamo cercato di evolverla per raggiungere sempre maggiori velocità e successi. Abbiamo lavorato molto sull’anteriore: sono cambiati i regolamenti per cui il muso è un po’ diverso. Abbiamo cercato di spingere sull’innovazione: a noi piace molto”. La nuova aerodinamica sarà la chiave di volta visto che, con le nuove regole, le macchine saranno “meno guidabili perchè più sensibili al variare delle condizioni. Più dunque le macchine saranno consistenti, più prevedibile sarà la guida dei piloti, più saranno veloci, soprattutto in curva”. “Un’auto non solo bellissima ma anche competitiva”, ha assicurato John Elkann, presidente della Ferrari, che a fine presentazione si è fatto promotore di una foto di gruppo con cappellino d’ordinanza, quasi a testimoniare l’unità d’intenti. “La macchina incarna la tecnologia più avanzata, riflette le nuove regole per la prossima stagione ed è il frutto del grande lavoro e del grande talento che abbiamo nella Scuderia – ha invece voluto sottilineare l’ad Louis Camilleri – Abbiamo speranze, aspettative, siamo l’orgoglio di un’intera nazione e di milioni di fan in tutto il mondo. Abbiamo una grande responsabilità ma l’accettiamo volentieri. Siamo sicuri dei talenti e dell’abilità di chi lavora instancabilmente per raggiungere la nostra ambizione”.
Ma la SF90 non è l’unica novità. Rispetto alla scorsa stagione sono andati via Kimi Raikkonen e Maurizio Arrivabene, che “saranno sempre parte della famiglia Ferrari. Ora iniziamo un nuovo emozionante capitolo della nostra storia e a capo del quale ci sarà Mattia Binotto – ha proseguito l’ad del Cavallino – Lavora in Ferrari da circa un quarto di secolo, ha avuto una brillante carriera che testimonia le sue credibili capacità, anche di leadership. Conosce benissimo la scuderia, ama lavorare in squadra, ha molto talento ed è determinato a fare la differenza in tutti i livelli. Sono sicuro che guiderà la Ferrari a raggiungere livelli sempre maggiori di successo”. Anche perchè “la stagione passata è stata la migliore degli ultimi dieci anni ma non abbiamo raggiunto i nostri obiettivi. Non è mai un boccone amaro facile da ingoiare ma guardiamo al futuro con impegno e determinazione”. Binotto, dal canto suo, ha faticato a nascondere l’emozione. “E’ una giornata molto speciale, sono molto orgoglioso di essere a capo di un team così forte e di continuare il sogno di Enzo Ferrari”. Sul suo nuovo ruolo non si è voluto soffermare molto (“non sono io il giocatore che va in campo per fare gol, quelli sono i piloti e i tecnici e sta a me metterli nelle migliori condizioni”) e come molti affida le speranze di vittoria a Sebastian Vettel e Charles Leclerc, quest’ultimo chiamato a raccogliere l’eredità di Raikkonen. “E’ un sogno avere questi piloti”, garantisce Binotto, che mette in chiaro anche le gerarchie iniziali (“Vettel resta la nostra guida assoluta su cui stiamo puntando per il campionato”) in una Ferrari “più forte dell’anno scorso e dell’anno prima ancora, speriamo che questa crescita sia sufficiente per raggiungere l’obiettivo finale”. “Nonostante i titoli mondiali, Vettel rimane sempre ambizioso, vuole vincere e sa che tutto il team Ferrari gli darà tutto il supporto possibile”, incoraggia il tedesco anche l’ad Camilleri.
Il diretto interessato incassa la fiducia e spera di ripagarla in pista. “Non vedo l’ora di partire, come squadra siamo sulla strada giusta e speriamo di continuare a migliorare”, l’auspicio di Vettel, che non lega il suo futuro ai risultati di questa stagione. “Ho un contratto fino al 2020 e non mi aspetto nulla di diverso, sono molto felice qui, il mio obiettivo è vincere il campionato. Non ci siamo andati vicini come avremmo voluto ma questa è la mia missione. Per me è chiaro cosa sono qui a fare, speriamo di avere una macchina competitiva fino alla fine della stagione per lottare”. Da lui è chiamato a imparare Leclerc, prodotto della Driver Academy di Maranello, che ha voluto quel sedile con tutte le sue forze e ora vuole tenerselo stretto. “E’ un sogno diventato realtà”, confessa il 21enne monegasco, che evita proclami (“Puntare al titolo? La prima vittoria? Sono giovane, devo concentrarmi su me stesso, sul lavoro con la squadra e i risultati arriveranno”) e vede nella presenza di Vettel come compagno di squadra, più che un peso, “una grande opportunità, posso imparare da lui. Sono certo che sarà una stagione esaltante, la chiave sarà lavorare assieme”. Bisognerà fare squadra, insomma, tema che ha caratterizzato la presentazione e che si ritrova anche in quell’hashtag “Essere Ferrari” che ha accompagnato sui social l’evento. “Essere Ferrari è qualcosa di speciale, di unico – ha ricordato Elkann – Essere Ferrari è essere squadra, è l’orgoglio di una squadra che riesce a unire un intero Paese, che rappresenta il meglio dell’Italia per la sua voglia di inventiva, di innovazione, di intraprendenza. E’ importante che i nostri tifosi ci siano vicini, che ci sostengano: inizia un’importante stagione e un’importante decennio che ci porta ai nostri 100 anni. Abbiamo bisogno di vincere tutti insieme”. “La nostra filosofia è cercare di divertirci, lavorando in squadra e consolidando questo spirito – rafforza il discorso Binotto – Poi è chiaro che ci si diverte di più quando si vince”. E la SF90 è nata proprio per questo.
KRISTOFFERSEN ORO IN GIGANTE, DE ALIPRANDINI 20°
Henrik Kristoffersen ha sgranato gli occhi quando ha visto Marcel Hirscher tagliare il traguardo con un distacco di 20 centesimi. A quel punto c’era ancora da soffrire, perché toccava ad Alexis Pinturault, ma nel punto in cui il norvegese aveva sciato meglio nella seconda manche, il francese ha perso tutto il vantaggio accumulato in precedenza e a quel punto Kristoffersen ha capito che la sua prima medaglia mondiale sarebbe stata d’oro. Dopo anni di secondi posti e piazzamenti d’onore, ma anche di tante delusioni nelle rassegne iridate che non l’avevano mai visto salire sul podio, Kristoffersen fa a se stesso e alla Norvegia un regalo straordinario diventando campione del mondo in gigante e battendo sua maestà Hirscher, arrivato all’appuntamento più importante della stagione febbricitante. Al contrario, lo scandinavo, che aveva attraversato un momento difficile tra dicembre e gennaio, si è presentato ad Are al top e ha resistito alla pressione che finora gli aveva impedito di vincere. Nella prima manche Kristoffersen si è lamentato del sorteggio che gli aveva assegnato il pettorale numero uno, a suo dire penalizzante su una neve morbida. Nella seconda, invece, ha sciato meglio dei suoi rivali, soprattutto nella parte centrale del tracciato. Hirscher conquista così la decima medaglia mondiale, comprese quelle a squadre, ma non è un argento che gli piace, come si è visto nella cerimonia di premiazione, dove sia lui che Pinturault, in testa dopo la prima manche, non hanno fatto nulla per nascondere la delusione. In una gara emozionante, purtroppo gli azzurri non sono stati tra i protagonisti, anche e soprattutto per colpa delle condizioni fisiche che hanno debilitato Manfred Moelgg e Luca De Aliprandini, a letto con la febbre fino alla vigilia. L’altoatesino ha rinunciato alla seconda manche dopo aver chiuso 25° la prima preferendo risparmiarsi per lo slalom, il suo compagno di squadra si è classificato ventesimo, riuscendo a restare in piedi con un guizzo spettacolare nella seconda manche. Dietro di lui, 23esimo, Simon Maurberger, che ha corso in difesa nella prima manche dopo un paio di errori iniziali e nella seconda ha sciato in modo pulito recuperando qualche posizione. Per lui il Mondiale è finito, così come per Tonetti, uscito nella prima manche dopo poche porte. Entrambi torneranno a casa con la medaglia del team event che ha fatto gioire l’Italia.
JUVENTUS-FROSINONE 3-0, IN GOL ANCHE DYBALA
In attesa di vedere in campo le avversarie tra domani e domenica, la Juventus ha allungato ancora in classifica. Con la vittoria ottenuta stasera all’Allianz Stadium contro il Frosinone per 3-0, gli uomini di Massimiliano Allegri hanno portato a +14 il vantaggio in classifica sul Napoli primo inseguitore e guardano ora al prossimo delicato impegno, quello dell’andata degli ottavi di finale di Champions League al Wanda Metropolitano di Madrid contro l’Atletico. La gara di stasera è stata utile alla Juventus per testare la condizione dei rientranti Bonucci e Chiellini in difesa e in una serata in cui i pericoli sono stati minimi, i campioni d’Italia hanno impiegato veramente poco a mettere in ghiaccio il risultato. Una Juventus quasi assorta nel suo torpore per i primi cinque minuti, tanto da lasciar fare al Frosinone, ha asciugato le polveri al 6′ quando Dybala ha lasciato partire un fendente di mancino da fuori area che si è andato a infilare nel sette alla sinistra di Sportiello. Alla “Joya” mancava il gol dal 12 dicembre scorso quando accorciò le distanze a Berna contro lo Young Boys che si impose per 2-1 nell’ultima giornata della fase a gironi di Champions. Al 17′ la squadra di Allegri ha raddoppiato con Bonucci: sugli sviluppi di un corner, colpo di testa di Mandzukic ribattuto da Sportiello e più lesto di tutti è stato il difensore bianconero che sulla linea di porta ha anticipato anche Khedira. Pratica chiusa al 18′ della ripresa quando da un assist rasoterra dalla destra di Mandzukic è arrivata la conclusione di potenza di Ronaldo che ha battuto per la terza volta nella serata Sportiello. Per il portoghese si è trattato del 21 gol stagionale in maglia bianconera. Finale ancora di marca juventina con Bernardeschi vicino al poker: a otto minuti dal termine grande mancino di prima intenzione da fuori area e palla respinta dal portiere frusinate.
TEAM USA BATTE RESTO DEL MONDO PER 161-144
La festa per il 68esimo All Star Game dell’Nba è iniziata nella notte italiana con la vittoria del Team USA contro il Team World (161-144) nella Rising Star Challenge, sfida riservata ai ‘rookies’ e ai giocatori al secondo anno. La partita ha offerto, come da previsione, difese piuttosto ‘allegre’ e spettacolo a colpi di tiri da tre punti. L’Mvp della serata è stato Kyle Kuzma (Los Angeles Lakers), finito a referto anche da top-scorer con 35 punti (14 dei quali nei primi 4 minuti di gioco), impreziositi da 6 rimbalzi e 2 assist. Applausi per le schiacciate di John Collins (Atlanta Hawks).
PELLEGRINO-DE FABIANI, DOPPIETTA AZZURRA A COGNE
Cogne in delirio per i suoi campioni. Federico Pellegrino trionfa nella sprint in tecnica libera davanti ai propri tifosi con una rimonta pazzesca in finale, alle sue spalle si piazza Francesco De Fabiani, che sale per la prima volta sul podio nella specialità e regala all’Italia una doppietta sensazionale e storica, perché mai due azzurri avevano occupato i primi due posti in una sprint di Coppa del Mondo. L’impresa di Pellegrino lascia tutti a bocca aperta: il valdostano perde un bastoncino durante la finale, lo recupera e da lì in poi è costretto a una gara a inseguimento spaventosa che lo porta a scavalcare prima il compagno di squadra De Fabiani e poi il francese Lucas Chanavat, vincendo persino con un discreto margine (circa mezzo secondo) rispetto ai suoi avversari nello sprint finale, mentre proprio De Fabiani, al fotofinish, riusciva a piazzare i propri sci davanti a quelli del transalpino. Pellegrino conquista così il suo tredicesimo trionfo in carriera, il secondo stagionale dopo quello a Lillehammer. Dopo aver sostenuto carichi di lavoro pesantissimi, la settimana scorsa è riuscito comunque a salire sul podio a Lahti, sulla pista che lo ha visto diventare campione del mondo due anni fa. Qui, però, è arrivato in gran forma, come si è visto per tutta la giornata: ha stabilito il miglior tempo nelle qualificazoni, ha vinto in scioltezza i quarti approfittando anche della caduta di Sergey Ustiugov, ha fatto altrettanto in semifinale battendo proprio Chanavat e De Fabiani, gli stessi avversari della finale. Il 28enne campione delle Fiamme Oro non aveva mai gareggiato in Coppa del Mondo a Cogne, sulla pista di casa, e di sicuro non dimenticherà mai le emozioni vissute. Su questa stessa pista ai campionati italiani aveva faticato un po’ di più, proprio perché stava già lavorando in vista di questo appuntamento e soprattutto dei Mondiali che partiranno la prossima settimana, a Seefeld. Ci arriva nel migliore dei modi, provando anche ad accorciare nella classifica di specialità su Johannes Klaebo, oggi assente: ora i punti di distacco sono 60. Nella generale, invece, il migliore azzurro resta De Fabiani, che qui ha confermato i suoi progressi nella specialità e ha ottenuto il terzo podio stagionale dopo i due nelle mass start di Oberstdorf e Val di Fiemme, valide per il Tour de Ski: ora è settimo a 559 punti, mentre Pellegrino è 12° a 477. Nella 15 km in tecnica classica di domani (ore 12.30) i due azzurri avranno un’altra possibilità di far sognare i propri tifosi. Oggi, a Cogne, era rimasto fuori ai quarti Stefan Zelger, che nella stessa batteria di De Fabiani, ha provato a stare davanti fino a metà gara, poi ha ceduto chiudendo sesto. Non hanno superato le qualificazioni, invece, gli altri azzurri: non ce l’ha fatta per soli 45 centesimi Davide Graz, 31esimo. Eliminati anche Claudio Muller, Mirco Bertolina, Michael Hellweger, Giacomo Gabrielli, Stefano Dellagiacoma, Enrico Nizzi, Daniele Serra, Mikael Abram, Florian Cappello, Francois Vierin e Mattia Armellini.
PIETRA CONTRO AUTO WANDA NARA E MINACCE VIA SMS
MILANO (ITALPRESS) – La giornata per Wanda Nara, moglie e agente dell’attaccante dell’Inter Mauro Icardi, è iniziata nel peggiore dei modi. Nei pressi Bregnano, in provincia di Como, mentre era alla guida della sua auto, con i figli a bordo, è stata bersaglio di uno o più violenti, che hanno lanciato una pietra contro il veicolo. La Nara si trovava lì per una partita del figlio Benedicto. Per fortuna non ci sono state conseguenze, se non la grande paura per la famiglia. Inevitabile il riferimento dell’episodio ai fatti degli ultimi giorni, che hanno visto protagonista Wanda Nara, Mauro Icari e l’Inter. La richiesta di rinnovo, con relativo aumento, mai ottenuta, le frasi più o meno polemiche sui social e la decisione della società di dare la fascia da capitano ad Handanovic, levandola all’attaccante argentino. Una situazione evidentemente sfuggita di mano a tutti. Anche alla società nerazzurra, che ha preso posizione in modo inaspettato.
L’episodio di questa mattina, anticipato da minacce via sms a persone vicine alla famiglia, si spera sia l’epilogo di una brutta storia. Di sicuro la società nerazzurra dovrà trovare un accordo con il giocatore argentino, così da non svalutare un importante patrimonio.
Su quanto è accaduto si è espresso chiaramente anche Luciano Spalletti, nel corso della conferenza stampa della vigilia del match dell’Inter contro la Sampdoria. “A me interessano i risultati della squadra. Tutti si aspettano che la squadra venga messa sempre in primo piano. Noi dobbiamo esprimere la nostra professionalità, siamo disposti a passare sopra tutto e tutti per il bene dell’Inter. L’episodio di oggi? Spero che venga preso l’autore di questo gesto. Però, per il resto, dobbiamo pensare alla squadra, non alle cose di Icardi, che al momento non c’è. Sguardo fisso verso il match di domani. Mauro non ci sarà e a me interessano i giocatori convocati e arruolabili”, ha dichiarato il tecnico nerazzurro, confermando i recenti problemi fisici del calciatore argentino, che non scenderà in campo contro la Samp.
(ITALPRESS).










