L’assemblea ordinaria della Lega di serie A si e’ chiusa con l’elezione del presidente del Milan Paolo Scaroni come nuovo membro del consiglio d’amministrazione della Lega Calcio in sostituzione di Marco Fassone. Il numero uno rossonero e’ stato eletto al secondo scrutinio odierno con 13 voti sui 20 totali. Prima dell’avvio dei lavori, in via Rosellini era stato dato spazio agli interventi del vice segretario generale dell’European Leagues, Alberto Colombo, a Javier Tebas, presidente della Liga Spagnola e membro del board dell’European Leagues e ad Andrea Agnelli, in qualita’ di presidente dell’ECA (European Club Association), i quali avevano illustrato lo scenario evolutivo delle competizioni europee e l’impatto sul sistema competitivo dei campionati nazionali, rappresentando i diversi punti di vista delle istituzioni da essi rappresentate.
(ITALPRESS).
SCARONI CONSIGLIERE DI LEGA PER FASSONE
ZIDANE TORNA AL REAL, CONTRATTO FINO AL 2022
Nove mesi e otto giorni dopo, Zinedine Zidane torna a Madrid. Una nota del club alle 18 ha ufficializzato il clamoroso ritorno di Zizou al posto di Solari, che comunque potrebbe rimanere al Real con un altro ruolo. Zidane riprenderà da subito il timone: contratto fino al 30 giugno 2022.
Florentino Perez, dunque, alla fine è riuscito a convincere il 46enne tecnico francese (secondo “Marca” sarebbe bastata una seconda telefonata), che al termine della passata stagione aveva deciso di chiudere l’esperienza sulla panchina dei blancos e prendersi un anno sabbatico. Per dirla alla Venditti, “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”. E l’amore fra Zizou e la Casa Blanca è ormai di lunga data, da quando, per l’allora cifra record di 150 miliardi di lire, Florentino Perez lo strappa alla Juve nell’estate 2001. In cinque stagioni vincerà tutto, compresa la Champions che gli era sfuggita in bianconero, con tanto di gol, e che gol, nella finale col Bayer Leverkusen. Appese le scarpette al chiodo dopo la finale mondiale di Berlino, quattro anni dopo ecco il primo ritorno, prima come vice di Ancelotti (con cui conquista la ‘Decima’) e poi come allenatore del Castilla, la seconda squadra del Real. Un’esperienza fra luci e ombre che durerà una stagione e mezzo, fino a quando, nel gennaio 2016, Florentino Perez decide di promuoverlo al posto dell’esonerato Benitez. Saranno due anni e mezzo di trionfi, su tutti le tre Champions di fila, impresa mai riuscita dal cambio di format nel ’92 e che nell’era della Coppa dei Campioni avevano centrato solo altre tre squadre (lo stesso Real, Ajax e Bayern Monaco) ma mai nessuna con lo stesso allenatore. Al di là dei risultati (nel suo palmares anche una Liga, un Mondiale per club, due Supercoppe europee e una di Spagna), Zidane era riuscito a lasciare il segno per la gestione dello spogliatoio, mai così unito nonostante i tanti ego presenti. Il tecnico francese era anche riuscito a convincere Cristiano Ronaldo a non fare più gli straordinari, per risparmiarsi nei momenti chiave della stagione. Ricetta che ha funzionato al meglio. Poi però, dopo il trionfo di Kiev, la scelta di farsi da parte: “I giocatori hanno bisogno di un cambio, arriva un momento in cui non puoi chiedere di più. Se non vedo le cose in modo chiaro come voglio io, è meglio cambiare e non fare stupidaggini”, aveva motivato il suo addio.
Ma il dopo Zidane è stato traumatico. Dopo aver incassato i no di tanti allenatori, Allegri compreso, Perez ha ripiegato su Julen Lopetegui, strappato alla Spagna alla vigilia del Mondiale. Esperimento naufragato a ottobre, dopo la disfatta col Barça. Al suo posto Santiago Solari, che Perez sperava potesse ripercorrere le orme di Zizou. Ma la settimana da incubo che ha visto i blancos perdere due volte il Clasico e poi contro l’Ajax, ha segnato il destino dell’argentino. Con la squadra fuori da Champions e Coppa del Re, e a -12 da Messi e soci in campionato, Perez ha così deciso di richiamare Zidane. Un ritorno fino a qualche giorno fa ritenuto improbabile: da un lato le insistenti voci su Mourinho, da parte sua disposto a riprendere le redini dei blancos, dall’altro le perplessità dello stesso Zizou, che secondo i ben informati avrebbe preso in considerazione un rientro solo a giugno, tentato anche dall’idea Juve (fino ad oggi lo stesso “El Pais” rivelava di una proposta bianconera sul tavolo fino al 2022). Ma in qualche modo Perez è riuscito a vincere le resistenze del tecnico francese, dandogli carta bianca su tutto. Nella speranza di avviare un nuovo ciclo leggendario come il primo – da qui anche un contratto che copre anche i prossimi tre anni – anche se la prima missione di Zizou sarà blindare la qualificazione alla prossima Champions e recuperare per la causa i vari Marcelo, Isco e Bale.
RANIERI OK ALL’ESORDIO, ROMA-EMPOLI 2-1
La Roma vince 2-1 contro l’Empoli nel posticipo della ventisettesima giornata di Serie A. All’Olimpico i giallorossi trovano una vittoria importante nella corsa alla Champions League e salgono a quota 47 punti in classifica. Ranieri si affida a Stephan El Shaarawy, miglior marcatore della Roma in campionato, che ha preso parte attiva a tre gol in tre sfide contro l’Empoli in Serie A. E l’1-0 porta la sua firma: l’italoegiziano controlla una palla dal limite dell’area e trova l’incrocio dei pali da fuori area. Ma la Roma al 12’ decide di farsi male da sola: Maresca concede una punizione generosa, sugli sviluppi del calcio piazzato Juan Jesus di testa batte il proprio portiere Olsen con un autogol che provoca un contraccolpo psicologico della Roma: al 14’ sugli sviluppi di una punizione dai 25 metri, Pasqual colpisce la traversa. Al 30’ c’è la reazione della Roma con una azione tutta in verticale sull’asse Kluivert-Cristante fino a Zaniolo autore di una conclusione sbilenca da buona posizione.
L’Empoli è una delle squadre ad aver subito più gol da duelli aerei e pochi minuti dopo c’è il nuovo vantaggio giallorosso: Florenzi sugli sviluppi di un calcio piazzato da zona defilata scodella la palla in area per la testa di Schick bravo a trafiggere Dragowski. Nella ripresa l’Empoli mostra un atteggiamento più intraprendente ma il primo brivido è di marca giallorossa con un destro dalla distanza di Kluivert terminato a lato. Ranieri gioca la carta Perotti per Zaniolo (problema al polpaccio) e trasforma il 4-2-3-1 nel 4-4-2. Ma il cambio modulo fa perdere compattezza in mezzo al campo con l’Empoli che prende coraggio e sfiora il gol con Krunic autore di un tiro impreciso da posizione favorevolissima in area dopo una sponda di Caputo di testa. Al 70’ cresce la pioggia e aumenta l’intensità del gioco: prima El Shaarawy sfiora il palo dopo aver recuperato palla in zona offensiva, poi Dell’Orco di testa va vicino al pareggio sugli sviluppi di un cross dalla sinistra. Il finale si complica per la Roma all’80’: Florenzi commette fallo su Brighi e Maresca estrae il secondo cartellino giallo. Nel finale convulso c’è l’illusorio pareggio dell’Empoli con Krunic ma col Var Maresca annulla per un tocco col braccio di Oberlin. Si tratta dell’ultima emozione del match, Ranieri porta a casa una vittoria importantissima all’esordio.
ALLEGRI INDICA LA STRADA “TESTA, GAMBE E TECNICA”
Domani avremo bisogno di tutti i tifosi, sarà comunque una bellissima serata. Ci sarà l’Atletico che cercherà di ribattere colpo su colpo e segnare il gol che per loro potrebbe chiudere la qualificazione. Ma le partite non sono mai finite, dobbiamo fare 95′ con la testa giusta, gambe e tecnica”. Massimiliano Allegri chiede questo alla sua Juve nel ritorno degli ottavi di Champions di domani contro l’Atletico. Si ferma ancora Douglas Costa, Cancelo e Spinazzola potrebbero esserci, di sicuro non giocheranno contemporaneamente Bernardeschi, Dybala, Ronaldo e Mandzukic “perchè non avremmo cambi in panchina. L’importante è che chi va in campo faccia le cose che dobbiamo fare. Loro sono una squadra molto quadrata, bravi ad accorciare sulle palle a terra. Dovremo fare bene e cercare di spezzettare la partita in più partite, dove ci saranno momenti in cui respirare e altri in cui andare a mille”. Passare sarebbe “una bella spinta ma non vorrebbe dire aver vinto la Champions – aggiunge – Sarebbe un bel passaggio ma è inutile parlarne ora, c’è solo da rimanere sereni. Dobbiamo fare tutti qualcosa in più, tirare fuori quello che abbiamo dentro, non fermarci davanti alle difficoltà. Ognuno deve fare il massimo che può fare e uscire dal campo senza rimpianti”. Occhi puntati ovviamente su Cristiano Ronaldo: “è un giocatore con tanti gol nelle gambe e in Champions. Averlo con noi è un grande vantaggio: in queste partite si esalta”.
“Nessuno di noi pensa che è facile, sarebbe folle. Ma nessuno di noi pensa che sia impossibile”, dice dal canto suo Giorgio Chiellini. Si riparte dallo 0-2 di Madrid, un risultato “che non è il massimo ma nemmeno disastroso. Domani ci vorrà molta voglia di fare e osare, di volerlo più di loro. Vogliamo passare questo turno, per andarci a giocare quarti, semifinale e finale. Chi è alla Juve è abituato a sentire la pressione dei media, non fa nè caldo nè freddo, domani servirà e ci sarà entusiasmo”. “Infastiditi dall’esultanza di Simeone all’andata? Ogni persona ha pregi e difetti e reagisce a modo suo, quello che ci interessa domani è gioire per noi stessi”, aggiunge il capitano bianconero, che con l’Atletico festeggerà la presenza numero 500 alla Juve: “Spero possa essere ricordata”.
CLIPPERS E GALLINARI OK, NOTTE DI RISSE E LITI
Soltanto sei partite, ma una notte in cui, tra liti e risse, è successo di tutto. Prima spazio allo spettacolo e all’unico italiano in campo: Danilo Gallinari. L’azzurro è stato tra i grandi protagonisti dell’importante successo che i Clippers hanno ottenuto in casa, per 140-115, sui Celtics. Il “Gallo” è il più prolifico del quintetto iniziale con i suoi 25 punti (per lui anche 5 rimbalzi e 2 assist). Tutti in doppia cifra gli altri quattro con Zubac che ne fa 14, Gilgeous-Alexander 12 e 11 a testa Beverley e Shamet. Dalla panchina, però, viene fuori il solito trascinatore della franchigia di Los Angeles: Lou Williams, infatti, ne fa 34 entrando nella storia come miglior realizzatore, appunto dalla panchina, mentre sono 20 quelli di Harrell. Serata no per Boston nonostante i 26 punti di Rozier, i 22 di Brown e i 18 di Irving che fa registrare al suo attivo anche 11 assist.
Vincono gli Houston Rockets che battono Charlotte Hornets 118-106 con James Harden che ne fa 28 (10 assist), Gordon 22 e Capela 19 (15 rimbalzi). Agli ospiti, invece, non bastano i 40 di Kemba Walker che mette a referto anche 10 rimbalzi e 7 assist.
Notte infuocata per motivi diversi. A Salt Lake City Russell Westbrook risponde a muso duro ai presunti insulti razzisti di due tifosi degli Utah. La lite finisce sui social, il giocatore si è sfogato a fine partita spiegando che la “misura è colma, non sono più disposto ad accettare certe offese”. I Jazz hanno pubblicato un comunicato spiegando che, dopo aver consegnato cartellini di ammonimento ai tifosi coinvolti, hanno aperto un’indagine interna per accertare i fatti di “una vicenda molto spiacevole”. Per quel che riguarda la partita Westbrook può comunque festeggiare la vittoria dei suoi Thunder che si sono imposti a domicilio per 98-89 anche grazie ai suoi 23 punti, 11 assist e 8 rimbalzi.
Atmosfera rovente anche a Cleveland dove i Cavaliers battono 126-101 Toronto e dove Serge Ibaka, in seguito a uno scontro di gioco con Marquese Chriss, ha perso la testa aggredendo l’avversario prima mettendogli le mani sul collo e poi colpendolo con un pugno. Entrambi espulsi.
Successo inatteso per i padroni di casa che ne portano sei in doppia cifra con Sexton che ne fa 28, tre in più di Kawhi Leonard che ne mette a referto 25.
Nelle altre due gare della notte vincono i Washington Wizards (121-115 contro i Sacramento Kings con 27 punti, 9 rimbalzi e altrettanti assist per Bradley Beal) e i Brooklyn Nets 103-75 contro i Detroit Pistons).
VETTEL E LECLERC PRONTI “A MELBOURNE GRANDI RICORDI”
Gli splendidi ricordi che legano Sebastian Vettel a Melbourne e le emozioni di Charles Leclerc per il primo Gp in Ferrari. La stagione numero 70 del campionato di Formula 1 si apre in Australia, sulla pista di Albert Park, dove domenica 17 marzo partirà il Mondiale. Le “rosse” sono pronte per il 35° Gp australiano, il 24° disputato a Melbourne, cui vanno sommate le undici edizioni ospitate ad Adelaide dal 1985 al 1995. La Ferrari ha vinto nove volte in Australia, la prima con Gerhard Berger nel 1987, ad Adelaide, l’ultima lo scorso anno con Sebastian Vettel. La Ferrari è anche salita 16 volte sul podio (otto secondi posti e altrettanti terzi posti), è partita in sei occasioni dalla pole position e ha ottenuto il giro più veloce in nove edizioni. Il tracciato misura 5.303 metri, è caratterizzato da 16 curve e dovrà essere percorso 58 volte. Si tratta di un circuito cittadino che normalmente tende quindi a migliorare sensibilmente man mano che le vetture girano lasciando della gomma sul manto stradale. Sono previste tre zone di utilizzo del DRS. “Trovo che Melbourne sia il luogo perfetto nel quale iniziare il campionato: c’è una bella atmosfera e la gente è simpatica e accogliente”, spiega Vettel al sito della scuderia di Maranello.
“La pista per contro è molto particolare perché bisogna trovare sintonia con il tracciato: devi ricordarti bene le traiettorie, non è sempre facile identificare il punto perfetto per le frenate e in più il fondo stradale è spesso sconnesso – prosegue il tedesco -. A noi piloti piace però, se ci chiedessero se vorremmo che venisse riasfaltato probabilmente diremmo di no, perché è unico nel suo genere. Su questa pista ho dei grandi ricordi. Ovviamente i più belli sono legati alle ultime due stagioni, quando abbiamo conquistato altrettante vittorie, ma mi piace ricordare anche il mio primo podio con la Ferrari, conquistato qui nel 2015 all’esordio con la Scuderia”. Dai ricordi di Vettel alle sensazioni di Charles Leclerc. “Ovviamente si tratta di una gara molto speciale per me, sarà il mio debutto con la Ferrari e questo rende questo GP d’Australia unico – spiega il successore di Kimi Raikkonen -. Ho già dei bei ricordi legati a Melbourne perché è ad Albert Park che ho esordito in Formula 1 lo scorso anno. Sono soddisfatto del lavoro svolto durante i test e non vedo l’ora di scendere in pista perché è nel weekend di gara che bisogna raccogliere i frutti del lavoro fatto durante l’inverno con un bel risultato”.
“Il tracciato – ha proseguito Leclerc – è particolare, perché è un cittadino che però ha quasi le caratteristiche di una pista permanente, con ampi spazi di fuga e velocità piuttosto elevate. È bello venire a Melbourne, la città e la gente sono speciali. In Australia si respira una cultura diversa e l’atmosfera è molto piacevole”. Sarà il Gp del debutto da team principal anche per
Mattia Binotto. “La gara che segna l’inizio della stagione è sempre molto importante e quella di quest’anno lo è ancora di più perché nel 2019 la Scuderia Ferrari compie 90 anni – sottolinea Binotto -. Siamo veramente felici di poter contare su una coppia di piloti straordinari come Sebastian e Charles. Archiviati i test invernali, tutta la squadra ha voglia di scendere in pista per misurarsi con avversari che sappiamo essere molto, molto forti. Siamo alla prima di una lunga serie di tappe e il nostro compito è quello di provare a mettere in difficoltà chi l’anno scorso ha dimostrato di essere più forte. Sarà una stagione impegnativa, è importante partire bene essendo consapevoli che abbiamo davanti a noi 21 appuntamenti di uguale peso. Il campionato finisce a dicembre, quindi ogni punto può essere prezioso”.
(ITALPRESS).
VITTOZZI D’ARGENTO AI MONDIALI DI BIATHLON
Lo zero in piedi e il decimo tempo sugli sci nell’inseguimento erano stati segnali di maturità all’interno di una gara sfortunata. Il pettorale giallo riconquistato, forse, ha fatto il resto, dando a Lisa Vittozzi la carica necessaria per disputare una prestazione meravigliosa nell’individuale, ai Mondiali di Oestersund, a 48 ore di distanza. Per l’azzurra è una giornata indimenticabile: in un solo colpo arrivano la medaglia d’argento, la coppa di specialità e l’allungo nella classifica generale di Coppa del Mondo su Dorothea Wierer e, soprattutto, sulle rivali straniere Marte Olsbu Roeiseland e Anastasia Kuzmina. Il gioco di parole è impossibile da evitare: nell’individuale, inteso come format di gara che prevede 15 chilometri, quattro poligoni un minuto di penalità a ogni errore, Lisa Vittozzi conquista il primo podio mondiale della propria carriera in una gara individuale, cioè escludendo le staffette. La precisione ha fatto la differenza. Anzi, la testa. L’atleta di Sappada non ha forzato un solo colpo, in una giornata che a differenza della pursuit non è stata condizionata dal vento. Ha mantenuto la tranquillità dal primo all’ultimo metro, andando avanti col suo passo, provando ad accelerare soltanto nella primissima parte dell’ultimo giro sugli sci, ma sarebbe servita un’impresa per guadagnare 20 secondi su Hanna Oeberg, che si presentava al via da campionessa olimpica e ha trovato anche l’oro mondiale davanti ai propri tifosi. La ‘rimontona’, dunque, non c’è stata e Lisa ha chiuso alle spalle della svedese (anche lei 100% al tiro) con 23″6 di ritardo, comunque sufficientemente forte per evitare il sorpasso di Justine Braisaz, bronzo a 32″5 nonostante un errore. Anche la gara di Dorothea Wierer è stata quasi esemplare: sugli sci è andata fortissimo, facendo registrare il nono tempo, al poligono ha ritrovato la solita rapidità che il vento di domenica le aveva fatto perdere, con il secondo range time e il secondo shooting time dietro la svizzera Haecki. Alla fine ha pagato i due errori nella seconda serie che l’hanno buttata giù dal podio, ma l’ottavo posto finale a 1’06″7 da Oeberg le consente comunque di guadagnare punti su Kuzmina e Roeiseland in Coppa e di non perdere troppo terreno da Vittozzi, ora a +26 senza considerare gli scarti. La slovacca (58esima dopo i 4 errori nella prima serie e i 7 complessivi) e la norvegese (23^) precipitano rispettivamente a -100 e a -101 da Lisa nella generale. Vittozzi, come detto, porta a casa anche un prestigiosissimo trofeo, oltre alla medaglia: è la coppa di specialità nell’individuale, già assegnabile perché nella tappa finale di Oslo-Holmenkollen non è previsto il format. Lisa scavalca Marketa Davidova (43esima e fuori dalla zona punti) e si lascia alle spalle Paulina Fialkova, che senza l’errore all’ultimo colpo dell’ultimo poligono, con tanto di piegamento sulle gambe prima di sparare, forse avrebbe addirittura vinto la medaglia d’oro. Invece è quinta, dietro anche Laura Dahlmeier. Le altre azzurre in gara, Nicole Gontier e Alexia Runggaldier (bronzo a Hochfilzen due anni fa) chiudono rispettivamente 69esima con 7 errori e 61esima con 3: avranno qualche giorno per riposare prima della staffetta di sabato. Domani tocca agli uomini, impegnati anche loro nell’individuale, mentre giovedì ci sarà la staffetta single mixed.
CITROEN TORNA NEL CAMPIONATO ITALIANO RALLY
A dieci giorni dal via del Campionato Italiano Rally 2019, che scatterà dal Ciocco il prossimo 22 marzo, Citroen lancia la sua sfida al tricolore, nell’ultimo decennio feudo dei cugini di Peugeot e del plurititolato Paolo Andreucci. Per celebrare il suo centennale, dopo aver mietuto successi a ripetizione nel Mondiale Rally, la casa del “Double Chevron” ha voluto tornare a gareggiare anche in Italia, puntando sulla competitività della C3 R5 e sull’esperienza di un equipaggio costituito dal pordenonese Luca Rossetti e dalla navigatrice Eleonora Mori. Classe 1976, il pilota friulano che vanta un palmares ricco di successi a livello nazionale e internazionale (tre titoli europei, ma anche un titolo tricolore e uno turco), è stato richiamato nella scuderia del gruppo Psa dopo una lunga pausa sabbatica, ma non teme la concorrenza che quest’anno sarà più temibile del solito, con Skoda e Volkswagen pronte a battagliare. “Citroen è rally e il rally è Citroen, per cui quando nel mese di dicembre, mentre stavo parlando con un altro marchio, mi è stato chiesto di tornare a gareggiare con la casa francese non ci ho pensato un attimo – ha detto Rossetti nel corso della presentazione della stagione rallistica della casa francese -. Non conoscevo la vettura, ma dai primi test devo dire di essere piacevolmente sorpreso dalla qualità della trasmissione e del motore della C3 R5, ma anche del telaio e della parte strutturale. L’unico aspetto su cui dovremo lavorare è l’impianto frenante. Inoltre, dovremo adattarne il set-up alle caratteristiche dei tracciati su cui si disputa il CIR. Si tratta di un lavoro delicato che richiederà all’inizio dei continui aggiustamenti perché, voglio sottolinearlo, la C3 R5 è al debutto assoluto in Italia e perché dovremo confrontarci con avversari che di quei tracciati hanno grande esperienza”. Rossetti comunque, rifiuta il ruolo di favorito del prossimo campionato tricolore: “Se sono favorito è solo grazie al team, io devo ancora dimostrare sul campo di gara il mio livello. Non mi piace fare proclami, anche perché c’è una rosa ampia di piloti che possono vincere quanto me. Per quanto mi riguarda punto ad essere al 100% e se qualcuno mi batterà bisognerà fargli i complimenti”. Tallone d’Achille di Rossetti saranno soprattutto le prime uscite stagionali e i rally che si disputeranno sulla terra… “Quella del Ciocco è una gara che mi manca nel palmares, anzi a dire il vero sono sempre stato molto sfortunato nella prova toscana, ma non sono scaramantico. Piuttosto, visto che sono all’anno zero e che ho percorso pochi chilometri con la C3 R5, il mio obiettivo all’esordio sarà quello di percorrere più strada possibile prendendo meno rischi possibili e poi confrontarmi con gli altri. Se sarà sufficiente sarà una grande gara, altrimenti ci metteremo a lavorare per recuperare terreno. Per quanto riguarda invece le gare su terra, effettivamente sono un po’ di anni che non mi cimento con la guida in derapata. Cercherò di lavorarci per essere competitivo a fine stagione, visto che l’ultima gara del campionato, probabilmente quella decisiva, si svolge proprio su terra”. “Il ritorno di Rossetti in Citroen è stata una scelta complicata perché dieci anni fa non ci eravamo lasciati nel migliore dei modi – commenta Carlo Leoni, direttore Comunicazione e Relazioni Esterne di Psa Italia -. Se lo abbiamo richiamato è perché siamo convinti che sia il migliore pilota italiano in circolazione. Sarà sicuramente uno dei campionati italiani più aperti e difficili degli ultimi anni e per noi di Psa sarà complicato anche perché saremo al via anche con Peugeot, ma siamo certi di poter essere nuovamente protagonisti”. “Il ritorno di Citroen nel CIR avviene in un periodo d’oro per il nostro marchio, sia per la concomitanza con il centenario del ‘double chevron’, sia per lo straordinario successo di vendite dei nostri modelli C3 e C5 nei primi due mesi del 2019 – spiega Marco Antonini, direttore generale di Citroen Italia -. La C3, con più di 8mila vetture vendute, è infatti al terzo posto in Italia e prima tra le auto straniere, mentre a livello di marchio abbiamo venduto oltre 20mila auto, raggiungendo una quota di mercato del 5,45%”.












