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CORREA-GOL, LAZIO IN FINALE, MILAN KO AL MEAZZA

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La Lazio vince di misura sul Milan per 1-0 a San Siro e conquista la finale di Coppa Italia 2019. Dopo lo 0-0 della semifinale di andata, i biancocelesti riescono a espugnare Milano grazie al gol di Correa al 13′ del secondo tempo e riscattano anche la sconfitta con i rossoneri in campionato di una settimana fa. Adesso attendono di conoscere la propria avversaria, la vincente di Atalanta-Fiorentina. Quanto accaduto nel pomeriggio a Milano, con lo striscione inneggiante Mussolini esposto dai tifosi della Lazio, ma anche prima della partita con i cori razzisti nei confronti di Bakayoko, non influenza la partita. Il primo tempo non è entusiasmante, anzi conferma il risultato dell’Olimpico. In campo c’è equilibrio, le occasioni sono poche ma sono i biancocelesti a chiudere in crescendo. La squadra di Inzaghi, che aveva perso al 15′ Milinkovic-Savic (fuori in lacrime per infortunio), trova la prima chance del match al 26′ con il tentativo di Immobile e va più vicina al vantaggio dei rossoneri. Al 47′ il tiro di Bastos finisce di poco al lato mentre al 48′ la giocata di Correa viene fermata dalla parata di Reina.
Il Milan, che da parte sua paga l’infortunio di Caldara, ci prova più timidamente: al 28′ è reattivo Strakosha a deviare in corner su Calabria, invece al 43′ Suso non trova di poco lo specchio della porta. La Lazio ricomincia da dove aveva lasciato, anzi si rende talmente pericolosa da meritare il vantaggio. Le occasioni da rete diventano numerose: al 51′ è ancora una gran parata di Reina a negarglielo, un minuto dopo ci riprova Bastos che manda di un niente fuori di testa e al 55′ di nuovo il portiere rossonero sbarra la strada a Correa. Proprio l’attaccante argentino riesce alla fine a scardinare il risultato, accendendo il match e portando i biancocelesti più vicini alla finale. Al 58′ il Milan si fa sorprendere clamorosamente in contropiede e la Lazio con tre passaggi arriva in porta: l’assist di Immobile e la firma dell’ex Sampdoria siglano lo 0-1 della squadra ospite. Il subentrato Cutrone illude di pareggiare i conti al 76′ ma l’1-1 è viziato da posizione di fuorigioco dell’attaccante. La squadra capitolina avrebbe anche l’occasione di raddoppiare e chiudere i conti, con una doppia occasione di Immobile, una divorata e l’altra annullata dal solito Reina. La vittoria di misura, comunque, basta per conquistare la decima finale di Coppa Italia.
(ITALPRESS).

MOURINHO “PENSO AL FUTURO MA NO IN PREMIER”

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“I trofei sono la mia garanzia di successo, anche contro quelli che fanno di tutto per dimenticarlo, ma non è possibile dimenticarlo: l’ultimo mio trofeo è l’Europa League, un anno e mezzo fa, molti pensano siano passati vent’anni ma ne è passato solo uno e mezzo. Certo, è passato: ora mi sto preparando per il futuro”. Lo ha dichiarato Josè Mourinho, nel corso di un’intervista di Diletta Leotta per Dazn nel corso della quale ha parlato anche del suo futuro. “Vivo a Londra ed è la mia base di partenza: la prossima tappa non sarà in Premier League” ha assicurato lo Special One, che fa il nome di un calciatore che gli piace molto. “Se devo dire un nome di un giocatore che ha un potenziale adatto al calcio di oggi che può cambiare le sorti di una squadra, è Mbappè. Mi piace” ha detto Mou. Nel corso dell’intervista, ha anche rivelato la genesi di “Io non sono un pirla” che usò nella prima conferenza da allenatore dell’Inter:”L’espressione pirla è nata col mio professore di italiano: studiavo due ore al giorno e poi ho iniziato a imparare delle espressioni per entrare più in sintonia con la gente”.
E sul rapporto con i calciatori e su come lo descriverebbero con una parola, Mourinho risponde:”Se i giocatori mi dovessero descrivere con una parola: dipende, per qualcuno ‘bastardo’ -ha risposto ridendo-. Vizi e virtù? Tre virtù del mio carattere: conoscenza, esperienza ed ambizione senza limite… difetti: orribile con la sconfitta, orribile con chi ha meno motivazione di me”.
(ITALPRESS).

ALAPHILIPPE BIS ALLA FRECCIA-VALLONE, ULISSI TERZO

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Il muro di Huy come le Strade bianche e non come l’Amstel di qualche giorno fa. Julian Alaphilippe, che pure a 40 km dalla conclusione è stato costretto a cambiare bici e recuperare dal gruppo grazie al lavoro della squadra, ha atteso che Jakob Fuglsang prendesse qualche metro nei 300 metri finali con pendenze al 26%, poi è partito, lo ha affiancato e lo ha superato quasi sul traguardo alzando le mani al cielo e mettendo in bacheca la seconda vittoria consecutiva alla Freccia-Vallone, seconda gara del trittico delle Ardenne. “Grazie alla squadra e complimenti anche a Fuglsang, oggi è stato duro da battere” ha detto il francese, che dopo lo striscione ha anche abbracciato l’avversario. Non bene in questa occasione l’atteso campione del mondo Alejandro Valverde, ma ci sono tutti gli ingredienti per immaginare un’entusiasmante Liegi-Bastogne-Liegi domenica prossima. Dietro i primi due, ottimo terzo posto del toscano Diego Ulissi, un podio che non dimenticherà facilmente. “Oggi stavo bene, avevo sensazioni buone, mi sono mosso anche al penultimo giro, ma non abbiamo trovato un grande accordo. Sono contento del mio piazzamento e sono felicissimo. E’ un grande podio, adesso bisogna continuare così” le parole del portacolore dell’UAE Emirates che ha tagliato il traguardo con 6″ di ritardo dal duo di testa. Ottima decima posizione, in chiave italiana, anche per Enrico Gasparotto, molto attivo nel finale.
La gara è stata caratterizzata da una fuga di cinque uomini (Rosskopf, Carpenter, Van Rooy, Bouwman, Wirtgen), che hanno raggiunto un vantaggio di oltre 5′ sul resto del gruppo e che sono rimasti davanti per tanti chilometri, prima che di rimanere solo in tre con l’azzurro Damiano Caruso dietro che si è dato da fare per ricucire, fino a circa 30 km dalla conclusione quando il gruppo è tornato compatto ed è iniziata la bagarre. Mohoric e Marzczynski hanno provato per qualche km a fare da soli, ma prima dell’ultima salita sono stati riassorbiti. Poi, gli ultimi 500 metri hanno fatto selezione e deciso l’ordine d’arrivo. Nella stessa giornata, anche la gara femminile che ha visto la vittoria di Anna van der Breggen, al quinto successo di fila, che ha preceduto Annemiek van Vleuten e Annika Langvad.
(ITALPRESS).

CLIPPERS ANCORA IN CORSA, 26 PUNTI PER GALLINARI

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I Clippers non mollano e portano Golden State a gara 6. Piccolo capolavoro di Los Angeles alla Oracle Arena, dove i Warriors falliscono il primo match-point e si arrendono per 129-121. Lou Williams, Patrick Beverley e Danilo Gallinari i protagonisti assoluti: il primo chiude con 33 punti e 10 assist, doppia doppia anche per Beverley (17 punti e 14 rimbalzi), l’azzurro mette a referto 26 punti in 37′ (9/22 dal campo con 3/11 dall’arco e 5/6 dalla lunetta), corredati da 7 rimbalzi, due assist, una palla persa e una recuperata. “Loro sono ancora avanti 3-2 ma ho adorato come abbiamo giocato – esalta i suoi coach Rivers – Ho detto ai ragazzi di essere semplicemente noi stessi”. Golden State, a cui non basta la miglior prestazione in carriera nei play-off di Kevin Durant (45 punti), dovrà ora fare visita allo Staples Center per gara 6, sperando che Curry (24 punti) e Thompson (22 punti) forniscano ben altra prestazione in difesa.

Alla finestra c’è Houston, che chiude sul 4-1 la serie con Utah (100-93) e attende la vincente fra Warriors e Clippers. Per il terzo anno di fila i Rockets sono in semifinale di Conference e il merito è anche del solito James Harden, 26 punti in gara 5. Ma è tutta la squadra a girare: 12 palle recuperare e 12 stoppate, era da gara 5 della finale di Conference del ’94 che Houston non faceva registrare questi numeri. Il Barba piazza la giocata decisiva nel finale quando stoppa Gobert e realizza i successivi due liberi che valgono il +5 (98-93) a 38″ dalla sirena, poi Mitchell (4/22 al tiro) manca la tripla e Paul chiude i conti dalla lunetta. 

RANIERI NON PENSA A FUTURO “LAVORIAMO PER CHAMPIONS”

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Per il futuro si vedrà, per ora testa bassa e pedalare perchè la concorrenza non molla di un millimetro. Sette punti nelle ultime tre gare e appena un gol subito, la Roma riprenderà sabato, all’Olimpico contro il Cagliari, la rincorsa a un posto in Champions. Claudio Ranieri esclude cali di attenzione perchè “bisogna rispettare sempre ogni avversario ma i ragazzi stanno lavorando molto intensamente e molto seriamente per poter concorrere per questo benedetto posto in Champions, per il quale ci sono diverse squadre in lizza. Sarebbe da sciocchi prendere una partita sottogamba”. E a maggior ragione se l’avversario è il Cagliari, “una squadra che non molla mai, che sta facendo un gran finale e ha diversi ottimi giocatori, con Pavoletti che è un punto di riferimento costante su ogni pallone alto. È una partita da giocare con intelligenza e attenzione. Cragno e Barella? Due giovani molto in gamba, con un futuro roseo anche in nazionale”.

Alla Roma mancheranno per squalifica Cristante e Zaniolo e il tecnico giallorosso si aspetta “qualche contrattempo in termini di fluidità di gioco ma mi auguro che chi scenderà in campo faccia un surplus di lavoro e tutta la squadra riesca a bilanciare queste assenze”. Sono a disposizione Perotti (“si sta allenando bene, ha recuperato”) e Pastore (“lo vedo molto bene, molto motivato”) ma il primo ha più chance di partire titolare anche se nessuno dei due ha i novanta minuti nelle gambe. In mezzo al campo potrebbe esserci presto una chance per Coric (“è un gran buon giocatore, non è facile cambiare nazione ma ha grande qualità, deve adattarsi al calcio tattico che c’è in Italia”) mentre davanti sono intoccabili El Shaarawy e Dzeko. Il primo, a segno contro l’Inter, è già in doppia cifra e ha dimostrato di essere “un ragazzo molto coscienzioso, che riesce a fare le due fasi e sta dando un grosso contributo”, mentre per quanto riguarda il bosniaco, fra i migliori a San Siro, “è un giocatore che ama partecipare al gioco: quello che ha fatto vedere con l’Inter è il suo habitat naturale, venire incontro, fare da punto di riferimento per i giocatori che si inseriscono”. Ranieri lo vede meglio come punta unica ma “può anche giocare con uno accanto che però deve capire il suo gioco e inserirsi al momento giusto”. Caratteristiche che non sembrano appartenere a Schick, nel quale però il tecnico giallorosso continua a credere: “Sono convinto che sia un grosso campione. C’è chi matura un po’ prima e chi un po’ dopo ma ha tutti i requisiti per diventare un grande giocatore”. E per il finale di stagione Ranieri conta anche su Under, sostituito all’intervallo con l’Inter. “E’ una questione sia fisica che tattica: in quella posizione o crei problemi all’avversario o l’avversario li crea a te. Si sta allenando molto bene e mi aspetto molto da lui”.

Mentre la rincorsa Champions continua, non mancano le voci sul futuro e in particolare quelle sulla panchina giallorossa. Ranieri nei giorni scorsi ha dato l’impressione di sentirsi un candidato a pieno titolo, salvo precisare oggi che “non mi sono mai proposto in vita mia. Io mi sento l’allenatore della Roma fino alla fine del campionato, poi Dio vedrà e provvederà. Mi hanno chiamato in un momento di necessità e ho accettato a scatola chiusa questa parte di stagione. Non penso al prossimo anno ma solo alla partita col Cagliari”.

DA STRISCIONE ULTRAS LAZIO A RAZZISMO, È CONDANNA

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Tolleranza zero. Mondo della politica unito nel condannare quanto accaduto ieri a Milano: lo striscione con la scritta “Onore a Mussolini” esposto da alcuni ultras della Lazio vicino a piazzale Loreto e i cori razzisti verso il giocatore rossonero Bakayoko non potevano passare sotto traccia, specie nel giorno in cui si celebra la festa della Liberazione. “Mi aspetterei dal mondo del calcio una presa di posizione chiara – le parole del sindaco di Milano, Giuseppe Sala – Non ho sentito ieri chissa’ quali condanne. Se il calcio e’ sacro, per cosi’ dire, c’e’ qualcosa che e’ molto piu’ sacro”. Il primo cittadino vorrebbe maggiore fermezza da parte dei club. “Bisogna capire se sul banco degli accusati c’e’ il sistema arbitrale, oppure un po’ anche le societa’. Io propendo per la seconda ipotesi. Questo e’ veramente scioccante, non possono lavarsene le mani cosi’ perche’ sono parte di questo sistema. Capisco che mettersi contro i tifosi ha sempre dei rischi pero’ quando si superano i limiti, si superano i limiti e ieri si sono superati”. “Il calcio dovrebbe essere un’altra cosa, non e’ una manifestazione politica – commenta il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani – Non mi sembrano cose di buon gusto, anzi, sono da condannare. E’ un fatto culturale: bisogna spiegare ai giovani che lo sport e’ una cosa, la politica e’ un’altra. Non bisogna strumentalizzare”.

“Ogni violenza fisica e verbale non c’entra con il mondo dello sport. Se e’ un brutto segnale? Chiedetelo a quei 14”, sono state invece le parole del ministro degli Interni, Matteo Salvini, riferendosi ai responsabili dello striscione che sono stati già identificati dalla Digos. Ma il mondo del calcio, dal canto suo, auspica un maggiore aiuto da parte delle autorità. La Lega di Serie A, in una nota, ha condannato “con fermezza gli episodi di razzismo accaduti in questi ultimi giorni. Lo sport deve esaltare il rispetto, l’inclusione e lo stare insieme in armonia, valori che sono alla base delle iniziative sociali promosse da sempre dalla Lega Serie A. Non e’ accettabile dover sentire nei nostri stadi aggressioni verbali di intolleranza e come fatto in passato, ad esempio con le modifiche apportate al codice di Giustizia Sportiva grazie al lavoro di Lega Serie A e Figc, faremo quanto in nostro potere per contrastare simili accadimenti. Auspichiamo altresi’ la massima collaborazione da parte delle Forze dell’Ordine per individuare e punire i responsabili che con le loro azioni offuscano l’immagine del nostro mondo”.

Nel tardo pomeriggio è arrivato anche il duro comunicato del Milan con l club che “conferma la propria posizione di assoluta condanna per ogni forma di razzismo e di discriminazione” e “sente il dovere di denunciare ai massimi Organi sportivi i gravi episodi di ieri”. In un comunicato ufficiale il club rossonero, all’indomani della semifinale di ritorno di Coppa Italia contro la Lazio e in “riferimento a quanto accaduto e più in particolare ai reiterati cori e ululati provenienti dal settore riservato ai tifosi della squadra ospite indirizzati ai giocatori Franck Kessie e Tiémoué Bakayoko prima, durante e dopo la partita, conferma la propria posizione di assoluta condanna per ogni forma di razzismo e di discriminazione. Nel corso dei suoi 120 anni di storia il Club rossonero ha sempre onorato i valori dello Sport, del rispetto e dell’inclusione, ponendoli alla base di tutte le proprie attività”. Nel comunicato diramato nel tardo pomeriggio di oggi, inoltre, la società rossonera “intende ringraziare tutti i giocatori di entrambe le squadre per la professionalità e la correttezza, e la propria tifoseria per l’appassionato sostegno e il comportamento responsabile in un contesto esasperato da episodi inaccettabili”.
Il Milan, in particolare “sente il dovere di denunciare ai massimi Organi sportivi i gravi episodi di ieri avvenuti sia all’esterno che all’interno dell’impianto sportivo, per i quali la Procura Federale non ha ritenuto opportuno avviare le procedure per porvi fine, con l’auspicio che, con l’impegno di tutti, vengano presi dei provvedimenti affinché il razzismo possa essere debellato da tutti gli stadi italiani”. A chiusura della nota della società anche la dichiarazione del presidente Paolo Scaroni: “È stato avvilente seguire un così importante evento sportivo nel nostro stadio mentre da un settore erano percepibili ululati e insulti razzisti. È doveroso non abbassare la guardia: il calcio è rispetto. Il calcio deve unire e non dividere”.

Poco dopo è arrivata la replica della Lazio che si definisce “parte lesa: i danni fatti da una minoranza dei tifosi ricadono sulla società e sulla stragrande maggioranza dei nostri sostenitori”. Così Arturo Diaconale, portavoce della Lazio, commenta lo striscione inneggiante a Benito Mussolini apparso ieri, prima della partita contro il Milan, a due passi da Piazzale Loreto. “Il club prende le distanze da queste manifestazioni che non c’entrano nulla con lo sport e invece rientrano in una logica politica – ha spiegato Diaconale all’Italpress – Se sono stati compiuti reati è giusto che le forze dell’ordine facciano il loro mestiere e perseguano i colpevoli. Ma erano meno di trenta persone: fare di tutta l’erba un fascio non è giusto, non bisogna mescolare i due piani, perché non è vero che i laziali sono nostalgici fascisti”. Il portavoce del club ha poi commentato anche i cori e le manifestazioni razziste dei tifosi della Lazio prima e durante la partita contro il Milan: “Allo stadio l’arbitro non ha sentito nulla, dunque se ci sono stati cori sono stati sopravanzati dal resto del pubblico. C’erano 55 mila tifosi del Milan, evidentemente il loro tifo ha soppiantato il resto”, ha concluso Diaconale.
(ITALPRESS).

VETTEL SUONA LA CARICA “ORA 18 GARE PER RIMEDIARE”

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Battere i rivali e dimostrare di essere all’altezza. Questo l’obiettivo della Ferrari per i prossimi Gp dopo le prime tre doppiette, in altrettanti Gran Premi, targate Mercedes. Sebastian Vettel ha voglia di riscatto a cominciare dal week-end di Baku. “Questa è una pista diversa rispetto alle altre, ma se migliori la macchina va meglio in qualsiasi circuito, c’eravamo posti l’obiettivo di avere pezzi nuovi per rendere la vettura più veloce, più lineare in qualunque pista, speriamo di poter ritrovare in gara gli stessi risultati rilevati nella galleria del vento e che i numeri coincidano, poi capiremo quanto riusciremo a progredire”, spiega il pilota tedesco che ha ben chiaro l’obiettivo della scuderia di Maranello oltre che quello personale. “E’ semplice se vinci ogni gara vinci il campionato, nelle prime tre gare l’obiettivo non è stato raggiunto, vediamo di rimediare nelle prossime 18, questo renderebbe la nostra vita e i calcoli molto più semplici”, è la ricetta di Vettel consapevole che fin qui, per motivi diversi, Hamilton e Bottas hanno dimostrato di avere un feeling maggiore con le rispettive monoposto. “I nostri avversari sono di livello altissimo, noi non abbiamo tratto il meglio dalle prime tre gare, mentre la Mercedes – spiega Vettel – probabilmente ha capitalizzato anche oltre rispetto al proprio potenziale. Questo è un altro loro punto di forza, sta a noi e agli altri cercare di capovolgere la situazione e noi cercheremo di farlo a nostro favore”.

E in casa Mercedes non sottovalutano la voglia di rivalsa del Cavallino. “Fin qui è stato un po’ più complicato lavorare sulla macchina rispetto agli altri anni. Di sicuro è andata di gran lunga meglio di quanto ci aspettassimo a inizio stagione ma è qualcosa per cui tutti abbiamo lavorato duramente – sottolinea Lewis Hamilton – In questo weekend mi aspetto però una Ferrari estremamente veloce grazie agli aggiornamenti e per di più è un circuito che negli anni scorsi si è dimostrato adatto a loro. Anche le Red Bull sono solite fare bene qui, hanno una power unit nuova quest’anno e saranno ancora più vicine. Siamo all’inizio, so che saremo lì e che dobbiamo solo lavorare per essere alla fine davanti a tutti”.

“Non possiamo sentirci invincibili – gli fa eco Valtteri Bottas – Averle vinte tutte, facendo sempre doppietta, non è stato semplice, siamo stati ad altissimi livelli come team in tutte le aree ed è per questo che abbiamo ottenuto questi risultati. Ma mancano ancora 18 gare e dobbiamo continuare a spingere perchè gli altri proveranno a finire davanti a noi – il messaggio da Baku del pilota finlandese – Non dobbiamo pensare di essere imbattibili. Abbiamo come negli ultimi anni una macchina molto veloce ma non è semplice trovare di volta in volta l’assetto giusto. Se possiamo giocarcela con la Ferrari? Penso di sì, in due gare siamo andati forte, loro ci erano davanti in Bahrain ma questo è un circuito completamente diverso. Abbiamo i nostri punti di forza, la Ferrari ha i suoi così come la Red Bull, saremo lì a lottare e questo è già positivo”.

A Baku spera di ritrovarsi anche l’Alfa Romeo e soprattutto Antonio Giovinazzi sebbene l’ennesimo cambio della centralina lo costringerà a scontare una penalità di 10 posizioni sulla griglia di partenza. “Siamo soltanto a inizio stagione, la squadra crede in me e io credo nella squadra: dobbiamo continuare a lavorare insieme e i risultati arriveranno. A Melbourne eravamo veloci ma ho avuto dei problemi in gara con l’incidente in curva 1, in Bahrain ero a qualche decimo da Kimi e in Cina è stato un weekend difficile ma credo di non aver ancora mostrato il mio potenziale. Dobbiamo continuare a lavorare sui dati e quando la fortuna sarà dalla nostra parte vedremo i risultati”.

ATALANTA-FIORENTINA 2-1, NERAZZURRI IN FINALE

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Festa all’Atleti Azzurri d’Italia, l’Atalanta è in finale. Applausi a scena aperta del pubblico di Bergamo per la Dea che batte la Fiorentina nel doppio confronto e conquista l’accesso alla finale di Coppa Italia. Il ritorno della semifinale termina 2-1 per i bergamaschi, bravi a imporsi in rimonta grazie alle reti di Ilicic e Gomez dopo il 3-3 del Franchi. Un successo che carica ancor di più gli uomini di Gasperini, una delle squadre più in forma del calcio italiano, in piena lotta per la Champions e ora finalista nella coppa nazionale. Avvio di partita shock per la Dea che dopo soli tre minuti si fa trovare scoperta in difesa e concede la rete agli avversari. Splendido filtrante di Chiesa che pesca Muriel in posizione regolare, il colombiano si presenta davanti a Gollini e lo trafigge col mancino per l’1-0. L’Atalanta, colpita a freddo, subisce gli alti ritmi imposti dalla viola che al 5′ sfiora la rete con Chiesa e all’11’ cestina una clamorosa palla gol con Veretout che si fa murare dall’uscita di Gollini. Ma un’ingenuità di Ceccherini riporta l’incontro in parità.
Il difensore affonda il tackle in area su Gomez costringendo l’arbitro Calvarese a concedere il penalty. Timide proteste dei viola, conferma dal silent check del Var e Ilicic si presenta sul dischetto: lo sloveno calcia perfettamente alla sinistra di Lafont che intuisce ma non riesce a respingere il tiro. Quattordici minuti e un gol per parte con la gara che prende una strada favorevole all’Atalanta, impadronitasi del pallino del gioco dopo un inizio insufficiente. Anche in avvio di seconda frazione la Fiorentina buca la difesa avversaria con l’assist di Muriel per Benassi ma Gollini si supera in uscita. Poi la squadra di Montella esce completamente dalla partita lasciando campo ai padroni di casa. Al 50′ ci prova Gomez da fuori area, pericolosi anche Zapata e Pasalic ma gli attacchi della Dea vengono respinti efficacemente da Lafont. È proprio il portiere della Viola, però, a regalare il vantaggio agli avversari al 69′ con una respinta completamente da dimenticare sul tiro di Gomez. Il Papu si presenta al limite dell’area, carica il destro e buca clamorosamente Lafont che smanaccia e butta il pallone dentro la propria porta.
Un gol che chiude il discorso qualificazione e che demolisce l’entusiasmo degli ospiti. È l’Atalanta a far festa nella speranza di poter esultare nuovamente il 15 maggio contro la Lazio. Ma ora testa al campionato con il sogno Champions da trasformare in realtà.
(ITALPRESS).