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RANIERI “DE ROSSI UN LEADER, LO AVREI TENUTO ALLA ROMA”

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Con Claudio Ranieri in panchina, Daniele De Rossi sarebbe stato un giocatore della Roma anche nella prossima stagione. Il tecnico di Testaccio si schiera apertamente al fianco del suo calciatore e tira le orecchie alla società giallorossa perchè “per una figura così importante come il capitano della Roma, vedendo l’amore sviscerato dei tifosi per la propria squadra, una considerazione più attenta avrebbe consigliato un altro comportamento”. A Ranieri non è andato giù il modo in cui il club ha gestito il futuro di De Rossi, messo alla porta solo pochi giorni fa dopo un lungo silenzio. “Non so quali siano i progetti per il futuro di Pallotta, non hanno parlato con me, non so che programmi ci saranno. Ma credo che in ogni società di calcio ci siano dei ricambi, ci sta. In Italia altre squadre hanno perso dei grossi punti di riferimento ma a Daniele, forse, andava detto in un’altra maniera e dargli modo di pensare bene e invece questo modo non gli è stato dato”. Ranieri non ha ancora parlato col suo capitano, “ma l’ho visto bello motivato e determinato come sempre. Dentro di sè sarà squassato, immagino che non dormirà la notte ma è normale: una notizia del genere sconquassa chi ha dato tutto, chi ha giocato anche non al 100% per l’attaccamento che ha alla maglia”.

De Rossi ha detto martedì che da dirigente si sarebbe confermato e se Ranieri fosse rimasto e gli avessero chiesto se trattenere o meno il calciatore non avrebbe avuto dubbio: “Avrei risposto: ‘lo voglio’. Perchè so che giocatore è, che uomo è, che capitano è. Ci sono vari leader: i leader per la società, per i giornalisti, per i tifosi, per i social, e ci sono quelli per l’allenatore. Daniele è un allenatore in campo, un leader positivo che non pensa al suo ego ma al bene di tutti, sono questi i leader che vogliono gli allenatori”. Ma allora chi ha ‘scaricato’ il capitano giallorosso? Non Totti, che a detta di De Rossi non ha grandi poteri nella società (“Dovrebbe dimettersi? Sono decisioni che dovrebbe prendere Francesco, non so quanto sia felice o meno, soddisfatto o meno all’interno di questo suo percorso di crescita da dirigente”) ma “testa grigia che sta a Londra”, avrebbe detto Ranieri in un confronto coi tifosi, riferendosi a Baldini. “Non ho usato queste parole – precisa – ma quando i tifosi mi chiedevano spiegazioni sulle decisioni, da chi erano state prese per la fine del rapporto di Daniele qui alla Roma, ho detto: ‘sicuramente a Londra e in America’, ovvero la società e il presidente e chi gli sta più vicino che è la persona che sta in Inghilterra”, il cenno a Baldini che, mette ancora in chiaro Ranieri, “non incide affatto nel mio lavoro quotidiano”.

E sul fatto che Pallotta sia poco presente, il tecnico ricorda che “nella mia carriera ho avuto pochi presidenti vicini o tutti i giorni con la squadra. Un allenatore pensa a lavorare sul campo e quello che succede fuori non gli interessa, l’importante è che quando ha bisogno di qualcosa ci sia qualcuno che gliela risolve. Non è importante la presenza di un presidente ma che tutto vada come deve andare”. Nel caos di questi giorni, intanto, la Roma è chiamata a preparare la sfida di sabato col Sassuolo per tenere ancora accesa la fiammella Champions. “Quando sono tornato, mi aspettavo di trovare una squadra mentalmente giù e le mie forze erano rivolte a far sì che i giocatori tornassero a credere in se stessi. Tutte queste cose non mi aiutano nel lavoro, non so quanto possano aver inciso per esempio le chiacchiere nella partita di Genova. Di sicuro l’aiuto dei tifosi è stato magnifico, ci sono stati dietro e ci hanno aiutato a giocare queste partite difficilissime”. La notizia dell’addio di De Rossi deve allora diventare “uno stimolo positivo. Potevano esserlo uno negativo le voci sull’allenatore del futuro ma i ragazzi non hanno mai mollato. Mi auguro che tutto questo sia da sprone a far bene, ci sono due partite da completare e c’è ancora una piccola possibilità”.

“Dobbiamo avere la coscienza a posto e fare il massimo di quello che possiamo”, aggiunge Ranieri, che conta di recuperare Pellegrini (“se non sarà a disposizione per sabato, lo sarà per la prossima”) mentre Zaniolo resta in dubbio, così come il modulo (“vediamo negli ultimi due allenamenti se fare 4-3-3 o tornare a come stavamo prima”). Di sicuro centrare la Champions sarebbe un modo per ‘digerire’ meglio la Coppa Italia vinta dai cugini laziali. “Credo che un fattore importante sia la costruzione dello stadio, fare uno stadio per poter cominciare a programmare una Roma grande – sostiene Ranieri guardando alle future ambizioni dei giallorossi – Ma da quando sono venuto penso solo alla squadra e a come far rendere al meglio ogni singolo giocatore, altre cose non me le sono poste”. E proprio perchè concentrato sul presente, Ranieri rivolge un appello ai tifosi: “Mi auguro che l’ultima partita all’Olimpico sia una festa per Daniele. Il tempo delle contestazioni ci sarà ma che l’ultima partita sia l’occasione per dimostrare amore a Daniele e alla Roma”.

PLAY-OFF SERIE B AL VIA TRA POLEMICHE E INCERTEZZE

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Dopo il clamoroso epilogo della regular season, con il Palermo retrocesso in C dal Tribunale federale per presunte irregolarita’ amministrative e l’annullamento del play-out tra Venezia e Salernitana (entrambe salve) e la decisione della corte d’appello della Figc sulla richiesta di sospensiva presentata dal Palermo, prendono il via domani i play-off di B. Il Palermo aveva chiesto alla Corte d’Appello la sospensione “senza indugio e con effetti immediati, dei play-off”, ma la Corte “ritenute sussistenti ragioni d’urgenza, fissa per la discussione del merito la seduta del 23 maggio 2019, alle ore 14.30”.
Nonostante le incertezze legate appunto a situazioni che vanno oltre il rettangolo di gioco, inizia la corsa per decidere chi approdera’ in Serie A assieme a Brescia e Lecce. Con Benevento e Pescara gia’ ammesse al turno successivo, domani tocca a Spezia-Cittadella, poi sabato il Verona sfidera’ il Perugia, ‘ripescato’ in extremis dopo l’esclusione dei rosanero. Gare secche al Picco e al Bentegodi. In caso di pareggio dopo 90 minuti, si disputano i tempi supplementari. Se dovesse permanere l’equilibrio anche al 120′, niente calci di rigore: passa in semifinale la squadra meglio classificata nella stagione regolare. Spezia e Verona dunque partono favorite, Cittadella e Perugia sono chiamate all’impresa per continuare a sognare la massima serie. In semifinale la terza, ovvero il Benevento, aspetta la vincente di Spezia Cittadella; per il Pescara una tra Verona e Perugia. A quel punto cambiera’ il regolamento: partite di andata e ritorno, al termine dei 180′ – in caso di parita’ di punteggio – si tiene conto della differenza reti nella doppia sfida; niente supplementari, si qualifica per la finale la squadra meglio posizionata in classifica (che giochera’ il ritorno in casa). Stesso meccanismo in finale. Tra polemiche e incertezze, scatta la grande corsa verso il sogno chiamato Serie A.
(ITALPRESS).

IN FRANCIA RINS E DOVIZIOSO ALL’ATTACCO DI MARQUEZ

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Marc Marquez tornando al successo nella gara di casa si è ripreso la testa della classifica iridata, anche se con un solo punto di vantaggio su Rins e la sua Suzuki e tre sul binomio Dovizioso-Ducati. “Quella di Jerez è stata una vittoria importante, anche se è stata solo un’altra gara. Abbiamo portato a casa i 25 punti, che era quello che cercavamo. Poi anche i test del lunedì hanno dimostrato che eravamo competitivi costantemente” dice il campione del mondo della Hrc Honda nella conferenza stampa che apre il weekend del GP di Francia a Le Mans. “Ora c’è questa pista che è diversa, è una pista stopo&go e quindi si parte da zero. Ma noi arrivamo qui con la mentalità giusta, con ottimismo e poi vediamo a che punto saremo, come saranno le gomme, dove saranno gli avversari, e cosa farà il meteo” aggiunge Marquez.
“L’anno scorso Dovizioso era stato molto veloce anche se poi ha commesso un errore in gara e anche la Yamaha lo era stata due anni fa. Quest’anno abbiamo una moto diversa e sarà importante capire come sarà in questo weekend” prosegue Marquez. “Dopo Austin abbiamo risolto il problema del freno motore e quindi a Jerez sono riuscito a guidare secondo le mie sensazioni, anche nelle curve a bassi giri. Adesso siamo qui e dobbiamo capire se il problema è risolto fino a in fondo e fino a domani non potrò saperlo. Il problema spero non ci sia più e che vada bene anche con il bagnato – dice -. Dobbiamo iniziare con la stessa strategia e poi se le condizioni saranno variabili riadattare il programma”. Ad una sola lunghezza dal connazionale arriva al Circuito Bugatti Alex Rins con una Suzuki molto competitiva. “Siamo reduci da un buon avvio di stagione, con la vittoria di Austin ed il secondo posto di Jerez” dice. “Poi il lunedì abbiamo provato un forcellone diverso, un nuovo cucchiaio. È stato un test positivo, abbiamo trovato delle buone soluzioni, non per questa gara, ma per quelle che avremo a metà stagione”.
Andrea Dovizioso a Jerez ha limitato i danni, perdendo la testa della classifica mondiale, ma rimanendo a tre punti da Marquez. “la nostra situazione è buona, è totalmente aperta, ma quest’anno ci sono più piloti a lottare per il campionato e siamo solo all’inizio. Sono contento di essere tra i primi tre e mi aspetto di essere più veloce che a Jerez. Ci sarà l’incognita meteo. Anche quest’anno, come sembra, sarà instabile e noi dovremo farci trovare pronti e lottare per podio e per la vittoria” dice il campione forlivese. “Il livello delle moto è molto ravvicinato: Honda, Suzuki, Yamaha e Ducati hanno caratteristiche diverse, così come lo stile di guida dei piloti più forti. Non siamo contenti al 100% del nostro limite al centro curva, ma ci sono altri aspetti positivi in altri aspetti della moto” afferma il Dovi. “In alcune piste abbiamo lo stesso passo in prova ma in gara a volte è più difficle, questo che successo anche a Jerez, ma non siamo lontani. Abbiamo vinto una gara. Siamo sempre al limite, ma questo credo valga anche per gli avversari”.
Per la Yamaha in conferenza stampa c’era Maverick Vinales. “Non ho potuto mai esprimere il mio potenziale fino a Jerez e questo porterà tanta fiducia all’interno del team. Dobbiamo continuare a lavorare perchè siamo migliorati nei test e l’obiettivo minimo è salire sul podio e magari lottare per la vittoria. Su questa pista sono sempre andato bene e non vedo l’ora di gareggiare”.

KOLAROV “CONTESTAZIONI? NON ABBASSO CRESTA”

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“Da noi in Serbia si dice che non si può essere più cattolici del Papa, io sono qui da due anni e non posso convincere i romanisti che sono romanista, ma ognivolta che scendo in campo cerco di dare il massimo: a volte il mio massimo è sufficiente, altre volte meno, ma la cresta non l’abbasso davanti a nessuno, questo è poco ma sicuro”. Aleksander Kolarov, intervistato da Dazn, non si lascia intimidire. L’esterno serbo è finito spesso nel mirino dei tifosi giallorossi ma fa spallucce e pensa alla prossima gara col Sassuolo, la prima dopo l’ufficialità dell’addio a fine stagione di De Rossi. “Daniele lo considero un fratello. La prima partita che ho giocato con la Roma era a Bergamo, con l’Atalanta. Succede che i capitani parlino prima di determinate partite, lui invece lo fa proprio sempre e quando ho sentito quel discorso, l’emozione che ci ha messo, ho pensato ‘questo mica sta bene’ – racconta – Ne ho vissute tante di persone nella mia vita, ma di appassionate di una squadra come lui non ne ho conosciute altre. Io sono un tifoso della Stella Rossa e non ho avuto la fortuna di giocare là perché le ambizioni erano troppo diverse, lui invece ha potuto giocare per la squadra che ama. Durante l’anno abbiamo parlato spesso delle nostre carriere, io ho quasi 34 anni e lui a luglio ne fa 36, quindi la maggior parte ormai ce l’abbiamo alle spalle: lui sperava di chiudere qui la sua carriera. Poi sapete tutti com’è andata, la società ha deciso quello che ha deciso e lui ha già spiegato tutto in conferenza, ma secondo me è tra qualche mese, quando inizierà la nuova stagione, che tutti ci renderemo conto di cosa è stato Daniele De Rossi per la Roma”. La fascia dovrebbe finire sul braccio di Florenzi dalla prossima stagione. “Ha avuto la fortuna di giocare con Totti e De Rossi, ha avuto ottimi esempi. Però questo comporta anche una grande responsabilità perché tutti sappiamo come sono considerati Totti e De Rossi a Roma. E’ un ragazzo intelligente, saprà reagire nel modo giusto”. La Roma è ancora in corsa per la Champions, nonostante una stagione complicata, dall’esonero di Di Francesco all’addio di Monchi, passando per De Rossi. “Nel calcio può succedere di tutto: col City mi è capitato di vincere il titolo all’ultima giornata, al 90′ eravamo sotto di un gol e alla fine abbiamo vinto per 3-2. Stavolta non è tutto nelle nostre mani, dobbiamo sperare che le altre perdano punti. Noi come professionisti abbiamo l’obbligo di vincere con Sassuolo e Parma, poi si vedrà. Sicuramente l’obiettivo era centrare la Champions e quindi ognuno si deve prendere le proprie responsabilità: ad andare in campo sono i giocatori e quindi i primi responsabili siamo noi, però anche i giocatori devono essere messi nella condizione di dare il massimo. Non è un caso se la Juve vince il campionato da otto anni”.

LIBERE MOTOGP. VINALES DAVANTI A MARQUEZ

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Maverick Viñales conferma che la M1 sul piccolo circuito Bugatti di Le Mans si è sempre trovata bene. Lo spagnolo della Yamaha, infatti, detta il passo nella seconda sessione di prove libere e, se come sembra, domani dovrebbe fare la sua comparsa la pioggia, ha già messo al sicuro la qualificazione diretta per la Q2 delle qualifiche di domani. Lo stesso non si può dire per il suo compagno di squadra Valentino Rossi. Il “Dottore”, infatti, al venerdì è solo quattordicesimo, pagando nove decimi a Viñales. Poco meno di due decimi di ritardo, invece, per Marc Marquez. Il campione del mondo e leader della MotoGP, ha lavorato per trovare il miglior assetto alla sua Repsol Honda, per poi dare il massimo in occasione delle qualifiche. La buona notizia in casa Hrc è il quarto tempo fatto segnare da Jorge Lorenzo che è stato più lento di 288 millesimi rispetto al leader di giornata e di soli 3 su Fabio Quartararo. Il rookie francese della Petronas Yamaha, conferma di essere tra i protagonisti dopo la pole a sorpresa di Jerez.
A seguire le due Ducati ufficiali, con Andrea Dovizioso, che ha piazzato la sua GP19 a tre decimi da Viñales, lamentando però una mancanza di feeling con la rossa di Borgo Panigale e la necessità di lavorare anche domani per renderla guidabile come piace a lui. Danilo Petrucci, mette le ruote sul cordolo e va a terra nel corso del suo primo giro. Nulla di grave per il ternano che alla fine è sesto a 471 millesimi. Nonostante due scivolate fuori pista, Pol Espargaro porta la sua KTM Factory Racing al settimo tempo. Il catalano ha anche il tempo di provare un nuovo forcellone in carbonio. Alle sue spalle il fratello Aleix con l’Aprilia. Fuori pista anche per Jack Miller. L’australiano del Pramac Racing, è comunque tra gli attuali qualificati per la Q2, con il decimo tempo, preceduto dalla Honda LCR di Nakamani. Qualche difficoltà per l’altro pilota di Lucio Cecchinello, Cal Crutchlow. Il britannico è dodicesimo, dietro all’altra Petronas Yamaha di Franco Morbidelli.
Francesco Bagnaia, (Pramac Racing) è tredicesimo, davanti a Rossi. In ritardo le due Suzuki con Joan Mir, quindicesimo a nove decimi, davanti al vincitore di Austin e secondo della graduatoria iridata, Alex Rins. Pomeriggio complicato anche per Andrea Iannone. Il portacolori Aprilia rientra dall’infortunio di Jerez ed è diaciannovesimo. Per il sabato di qualifiche è previsto un peggioramento meteo e quindi la FP3 potrebbe non servire per migliorarsi, con una Q1 che promette grande battaglia tra i molti big per i primi due posti che valgono l’accesso alla manche decisiva delle qualifiche.

ICARDI “INTER E’ LA MIA FAMIGLIA, VOGLIO RESTARE”

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Mauro Icardi e l’Inter verso l’addio? Ormai da tempo si parla di varie ipotesi (dalla Juventus all’Atletico Madrid) per il futuro dell’ex capitano nerazzurro, ma ancora una volta l’attaccante argentino assicura che nella sua mente c’è ancora e sempre l’Inter. E dal momento “che negli ultimi tempi gli organi di stampa hanno riportato notizie che non rispecchiano il mio pensiero e la mia volontà – scrive Icardi sui social, in particolare su Instagram dove pubblica anche una foto con la maglia nerazzurra e la fascia di capitano al braccio -, ci tengo a informare i nostri tifosi che ho più volte comunicato alla società la mia intenzione di rimanere all’Inter. Così da oggi in poi non si creeranno equivoci di nessun genere. Capisco gli interessi della stampa di vendere notizie false – attacca Icardi – ma più che chiarire le cose personalmente non posso fare. Ripeto: ho già espresso all’Inter la volontà di rimanere perché l’Inter è la mia famiglia. Il tempo dirà chi ha detto la verità. Forza Inter, sempre…”.
(ITALPRESS).

JUVE E ALLEGRI SI SEPARANO, ADDIO A FINE STAGIONE

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“Sarebbe bello non lasciarsi mai ma abbandonarsi ogni tanto è utile, o necessario alla sopravvivenza di animali in estinzione come noi, che non siamo gli alberi, che restano fermi lì”. Per Massimiliano Allegri e la Juventus, dopo cinque anni, è arrivato il momento di separarsi perchè alle volte, come cantava Dimartino qualche anno fa, la volontà di andare avanti insieme non basta e forse la cosa migliore è prendere strade diverse. Cosa si siano detti in questi giorni il tecnico livornese e Andrea Agnelli lo scopriremo probabilmente nella conferenza stampa di domani, quando si presenteranno fianco a fianco, a conferma di un divorzio tutt’altro che traumatico. Riascoltando le parole dei protagonisti nell’ultimo mese, dalla serata amara di Champions del 16 aprile scorso ad oggi, è chiaro che alla fine società e allenatore si sono resi conto di avere visioni divergenti per il futuro. Perchè pochi minuti dopo l’eliminazione per mano dell’Ajax, Andra Agnelli si era affrettato a dire che sarebbe stato Allegri l’allenatore della prossima stagione e il diretto interessato aveva confermato come avesse già dato la disponibilità a rimanere. Ma cosa è cambiato allora?

Qualcosa inevitabilmente si è rotto. Non si spiega altrimenti come ci sia voluto un mese, col discorso scudetto chiuso qualche giorno dopo la serata di Champions, per vedersi e discutere della prossima stagione. Quel “chi vivrà vedrà” pronunciato dal vicepresidente Nedved a proposito della conferma di Allegri era stato più di un indizio e probabilmente le idee del tecnico non hanno stavolta trovato sponda in società. La Juve che l’allenatore toscano ha in testa da sei mesi (ipse dixit) probabilmente non corrisponde a quella di Agnelli e soci, restii forse a tutti quei cambiamenti in rosa che per Allegri sarebbero necessari. E allora, al di là di contratti in scadenza, rinnovi e aumenti d’ingaggio, se non c’è comunione d’intenti meglio chiuderla lì. La Juve cercherà ora un nuovo allenatore, un top (ma gli unici liberi sono Mourinho e Conte che per motivi diversi difficilmente approderanno su quella panchina) o un emergente (si fanno i nomi di Simone Inzaghi e Mihajlovic) mentre nel futuro di Allegri potrebbe esserci l’estero (Psg?) o magari un anno sabbatico. Restano comunque cinque stagioni di grandi successi perchè sotto la guida del tecnico toscano, accolto dai tifosi fra insulti e scetticismo, sono arrivati 5 scudetti, 4 Coppe Italia e due Supercoppe italiane. A questo si aggiungono anche due finali di Champions, l’unico “neo” della gestione allegriana. La Coppa dalle grandi orecchie è ormai diventata un’ossessione per la Juve e sebbene il tecnico ci sia andato vicino come non succedeva dai tempi di Lippi, la società, che in estate gli aveva regalato il colpo Cristiano Ronaldo, si aspettava qualcosa di più del quarto di finale raggiunto quest’anno. In Europa la Juve è cresciuta grazie ad Allegri: finali a parte, perse contro squadre comunque più forti (il Barcellona a Berlino 2015 e il Real Madrid a Cardiff 2017), la formazione bianconera ha vissuto serate da sogno, come la rimonta sull’Atletico o le imprese sfiorate col Bayern di Guardiola o lo stesso Real un anno fa. Ma è mancato l’ultimo step, quello che avrebbe fatto finalmente scattare la scintilla fra Allegri e un popolo juventino che, almeno in parte, non l’ho mai amato fino in fondo. La sua capacità di sdrammatizzare nei momenti difficili, la perfetta gestione di uno spogliatoio con tanti ego, le intuizioni tattiche, la bravura nel far sbocciare talenti come Morata, Dybala o Kean non possono passare in secondo piano.

Allegri in questi anni ha scritto la storia: la sua Juve magari non ha giocato a memoria come il City di Guardiola, non è stata strabordante come il Liverpool di Klopp nè, per restare all’ambito italiano, ha mostrato con continuità l’intensità dell’Atalanta di Gasperini ma i risultati, per un club che del “Vincere è l’unica cosa che conta” ha fatto il suo motto, parlano da soli. In questa sua lunga traversata sulla sponda bianconera del Po, si è dimostrato non un integralista ma un moderno trasformista, un sarto capace di cucire il vestito giusto per ogni partita, utilizzando al meglio le stoffe a disposizione. Non è mai rimasto ancorato a un dogma: dal passaggio al 4-3-1-2 con Vidal trequartista alla sua prima stagione, al ritorno al 3-5-2 per una Juve che aveva bisogno di sicurezze, poi il 4-2-3-1 che l’ha portato a un passo dal Triplete e infine il 4-3-3 che ha caratterizzato le ultime due annate dove comunque sono stati frequenti i cambi in corsa, ora per tornare alla difesa a tre, ora per un 4-4-2 mobile. Dalla prossima stagione, però, niente più “allegrate”: la Juve cambia, Max saluta ma uscendo dalla porta principale.

SPALLETTI “IL MASSIMO A NAPOLI, ANCELOTTI GRANDE”

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L’obiettivo è a un passo, a portata di mano, ma c’è il terzo posto da blindare, magari prendendosi anche la soddisfazione di un blitz in casa della seconda. Questo lo spirito con cui l’Inter e Luciano Spalletti si presentano alla penultima partita di campionato, quella di domani sera al San Paolo. “Si cerca sempre di affrontare le partite per portare a casa il massimo. Ne abbiamo ancora due, e siamo nelle condizioni di disputarle nella maniera corretta perché ci siamo allenati bene – ha spiegato il tecnico nerazzurro -. Napoli-Inter è una partita importantissima e lo sappiamo”. Poca voglia, anzi nessuna, di parlare del mosaico delle panchine del prossimo anno che non è ancora composto e che libera caselle. Proprio ieri la Juventus ha annunciato la separazione con Massimiliano Allegri. “Il nostro è un lavoro complicato perchè abbiamo un ruolo importante, bello e difficile, ma ora a me interessa un solo allenatore, Ancelotti, un maestro del nostro mestiere, una persona che stimo sotto tutti gli aspetti, uno dei più grandi che abbiamo avuto nel nostro calcio. In questo momento penso a lui e a quello che fa lui, a come allena la sua squadra in vista della partita di domani”.
C’è stato un altro annuncio importante nella giornata di ieri, quello via social di Mauro Icardi che ha assicurato che la sua intenzione è restare all’Inter (“La mia famiglia”) e che ha già comunicato il suo desiderio alla società. “Icardi è un bravo ragazzo ed è un grande calciatore. Io do sempre valore alle cose che si dicono, e se dice una cosa a due giornate dalla fine del torneo, c’è da tenerne conto. Non siamo mai tornati sul discorso della fascia di capitano, sarebbe difficile farlo, quel che conta è che si sta allenando nella maniera corretta e sta avendo il comportamento giusto, quello che deve avere per un club come questo”. Intanto lui e l’Inter hanno lanciato un altro attaccante argentino, Lautaro Martinez inserito nella lista dei pre-convocati per la Coppa America. “Fare una stagione in un club come l’Inter dà sicuramente forza e convinzione, conoscenze diverse a tutti. Si sarà cibato di queste nuove cose che ha trovato qui ed ora è un giocatore più forte di prima. Ha forza caratteriale e grinta, è un calciatore da grande club perché riesce a mantenere il massimo delle potenzialità che ha proprio per il suo carattere. Non si fa limitare dal contesto, dal momento o dall’avversario”.
Si resta in tema di annunci e ieri è arrivato quello della Uefa che ha dato al via libera al club per uscire dal settlement agreement. “Significa aver fatto bene nel presente per un futuro ancora migliore perchè qualche limitazione la portava – spiega Spalletti -. Però ora dobbiamo risalire sul pullman della Champions League. Tutti i milioni di interisti che ci sono se lo meritano, perchè hanno fatto vedere di avere grande attaccamento a questi colori in questi anni”. Qualche battuta a vuoto in questa stagione c’è stata e a bruciare sono le eliminazioni nelle coppe europee e in Coppa Italia. “Tutte le squadre nell’arco di una stagione hanno momenti di difficoltà. Purtroppo c’è stato un periodo in cui anche le limitazioni Uefa ci hanno costretto a qualche problema in più, ma per certi versi sono stati sopportati bene i momenti difficili. Siamo riusciti a uscirne bene”. A vincere la Tim Cup è stata la Lazio che ha eliminato i nerazzurri e che pèoi si è imposta in finale contro l’Atalanta. Il rammarico c’è, ma indietro non si può tornare se non per spiegare e contestualizzare bene il momento di quella partita.
“Parliamo di una squadra che negli ultimi anni è stata spesso davanti all’Inter, per cui è una squadra contro cui devi giocare e affrontare. È chiaro che ci dispiace e ci pesa essere usciti in quel turno contro la Lazio, ci sono state delle partite che effettivamente si potevano portare a casa, ma anche in quel caso non siamo mai usciti da una competizione dimostrando di essere inferiori all’avversario. In generale il nostro – sottolinea Spalletti – è sempre stato un lavoro e un comportamento corretto”.
(ITALPRESS).