Marc Marquez arriva al Mugello forte del successo di Le Mans che gli ha permesso di allungare sul secondo in classifica Andrea Dovizioso, che ora ha un ritardo di otto punti. La pista toscana da sempre non è tra quelle dove la sua Honda va meglio. Ma visto quello che ha fatto in queso inizio di stagione è possibile che il campione del mondo della MotoGP possa giocare qualche scherzetto ai suoi avversari, soprattutto a Ducati e ai piloti italiani. “Fin dal Qatar e fino a Le Mans abbiamo continuato a migliorare e quindi arrivo qui in ottime condizioni. Mi sento bene, anche se il Mugello è una delle piste dove abbiamo faticato in passato, ma comunque abbiamo fatto delle belle gare. L’anno scorso avevamo un ottimo passo ma siamo caduti. Ora dovremmo andare meglio per cercare di lottare per il podio” ricorda il portacolori della Hrc Honda in conferenza stampa.
L’ultima vittoria per il campione spagnolo a Mugello risale al 2014. “Da allora ho sempre faticato parecchio a gestire la gomma anteriore. Quest’anno abbiamo delle mescole diverse e questo dovrebbe aiutarmi a migliorare. Cercheremo di essere più competitivi fin dall’inizio del weekewnd” aggiunge Marquez. “Sarà una gara importante per Ducati e per i piloti italiani. Loro vorrebbero vincere, mentre per me è una gara come le altre. Siamo in testa al campionato e vediamo di restare concentrati”. Uno di quei piloti che vorrebbe migliorare il risultato dell’anno passato quando arrivò secondo dietro all’allora compagno di team Jorge Lorenzo è Andrea Dovizioso. “Il nostro obiettivo è vincere e le Ducati qui possono esser competitive. Io mi aspetto degli avversari più forti rispetto all’anno scorso. Lo sono Rins, le Yamaha, Marquez. Ci sono tanti piloti in grado di lottare per la vittoria ed il podio. Sarà importante mantenere la concentrazione”.
“Partiamo da una buona base ma dobbiamo lavorare per tutto il weekend. Il nostro obiettivo è la vittoria ma solo in gara potremo capire se sarà possibile. Tutti si aspettano una vittoria Ducati ma dobbiamo essere intelligenti e trarre il massimo” aggiunge il forlivese che domenica parteciperà alla sua 300a gara. “Negli ultimi due-tre anni ho vinto tante gare, avendo tanti momenti importanti. Questa è una delle mie piste favorite, la sento come qualcosa di molto importante e vincere lagara di casa davanti a tanto pubblico sarebbe fantastico” dice. “Ogni anno è sempre impossibile capire come andrà a finire. Bisognerà comprendere e analizzare quanto sia forte la moto o il pilota e migliorare i punti deboli, così da lottare per la vittoria”.
Il record di vittorie consecutive nel Gran Premio d’Italia è suo. Valentino Rossi ha trasformato il Mugello nel Mugiallo, per via della marea gialla di bandiere con su il suo 46 che rendono quasi monocolore le tribune e le colline lungo il tracciato. “E’ sempre difficile capire prima del weekend dove siamo. L’anno scorso non è andata molto bene, ma sono andato abbastanza forte e adesso sembra che siamo migliorati in alcune gare ma anche le altre moto sono migliorate. Dipenderà da tanti piccoli particolari” spiega il “Dottore”. “Il Mugello è sempre la gara più speciale di tutta la stagione. Ma credo che lo sia per tutti i piloti italiani. Si corre anche a Misano, che è anche vicino a casa mia, ma qua è diverso” rimarca il pilota della Yamaha. “L’atmosfera, i tifosi lungo la pista che spesso vedi in gara la domenica è molto importante e ti aiuta a dare più del massimo”.
Anche Danilo Petrucci, alla sua prima gara da pilota ufficiale Ducati nel Gran Premio di casa, spera in un grande risultato. “Il podio di due settimane fa mi aiuta a trovare una buona via per concentrarmi, per essere più rilassato all’arrivo qui” dice il ternano riferendosi al terzo posto di Le Mans, alle spalle di Marquez e Dovizioso. “Sono contento di avere trovato questa fiducia e sarà emozionante sulla griglia di partenza. Cercherò di fare del mio meglio, anche se non possiamo paragonare un anno ad un altro. Sarà più difficile per noi, ma siamo pronti e abbiamo una grande fiducia” ribadisce Petrux. “Sarebbe grandioso vincere qui. Ricordo che piangevo sul podio e mi piacerebbe ripetermi al Mugello. Ad ogni modo quest’anno cercherò di essere più forte e più veloce fin dall’inizio”.
MARQUEZ VUOLE ROVINARE FESTA A DOVI E ROSSI
ROLAND GARROS. CARUSO AL TERZO TURNO, ORA DJOKOVIC
La quinta giornata del Roland Garros parla siciliano, con Salvatore Caruso che continua a sognare, approdando al terzo turno del secondo Slam della stagione sulla terra rossa del torneo parigino. Il 26enne tennista di Avola, numero 147 Atp, alla seconda presenza in carriera nel main draw di un Major, infatti, centra anche la seconda vittoria, superando in soli tre set uno dei beniamini di casa, Gilles Simon, numero 26 del tabellone, con il punteggio di 6-1 6-2 6-4 in due ore e 18 minuti di gioco. Un bel sogno dal quale, molto probabilmente si sveglierà ai sedicesimi, visto che il prossimo avversario sarà il numero uno del mondo e del seeding, quel Novak Djokovic che si è liberato 6-1 6-4 6-3 di Henri Laaksonen. Un impegno quasi insormontabile per il siciliano che spererebbe di emulare il conterraneo Marco Cecchinato che nell’edizione passata eliminò proprio il serbo ai quarti, ottenendo una storica semifinale.
Solo che il Djokovic di adesso non è quello un po’ acciaccato del 2018. Caruso ha detto che chiederà consigli al palermitano su come affrontare uno dei monumenti del tennis moderno, sperando in una nuova impresa. Al terzo turno anche Fabio Fognini. Il tennista di Arma di Taggia, nona testa di serie, ha battuto l’argentino Federico Delbonis 6-4, 3-6, 6-3, 6-3, in due ore e 26′ di gioco. Per lui, adesso, lo spagnolo Roberto Bautista Agut, numero 18, che ha battuto in tre set lo statunitense Taylor Harry Fritz, 6-2, 6-3, 6-2. Avanzano anche l’austriaco Dominic Thiem, quarta testa di serie, che ha superato il kazako Bublik 6-3 6-7(6) 6-3 7-5. Il tedesco Alexander Zverev (n.5), 6-1 6-3 7-6(3) su Mikael Ymer. L’argentino Juan Martin Del Potro, numero 8, che ha eliminato in cinque set il giapponese Yoshihito Nishioka, 5-7, 6-4, 6-2, 6-7 (5), 6-2. Il russo Karen Khachanov, decimo del tabellone, ha superato il transalpino Gregoire Barrere, 6-3 7-6(6) 0-6 7-5.
In campo femminile, fatica più del previsto la numero uno WTA e del torneo. Naomi Osaka. La giapponese, vince in rimonta su Victoria Azarenka per 4-6 7-5 6-3, dopo essere stata
sotto di un set e in svantaggio per 4-2 nel secondo parziale. passa il turno anche Simona Halep. La numero 3 rumena si è imposta 6-4, 5-7, 6-3 sulla polacca Magda Linette. Avanti anche Ashleigh Barty, ottava forza del seeding, che regola 7-5 6-1 Danielle Collins e Serena Williams (n.10), 6-3 6-2 su Kurumi Nara.
INTER RIPARTE DA CONTE “NUOVO CAPITOLO MIA VITA”
Uno dei migliori allenatori in circolazione per riportare l’Inter in cima al mondo. Il tempo delle indiscrezioni è finito e il giorno dopo aver salutato Luciano Spalletti, Steven Zhang dà il benvenuto ad Antonio Conte. Sarà l’ex ct azzurro a guidare i nerazzurri dalla prossima stagione: l’ufficialità è arrivata in mattinata, con un comunicato sul sito del club. “Finalmente siamo riusciti a portare qui Antonio Conte e mi fa piacere vederlo seduto accanto a me – le parole con cui lo accoglie il presidente nerazzurro – C’è un rapporto di fiducia e rispetto sia da parte della società che da parte di Conte, perché lui crede nel nostro progetto. La nostra missione è sempre la stessa: rendere questo progetto il migliore possibile e portare questo club tra i migliori al mondo”. E il 49enne tecnico leccese è l’uomo ideale. “Conosciamo la sua storia e la sua mentalità vincente. Un allenatore che vuole vincere e che ci può aiutare a crescere: è sicuramente il genere di tecnico che vogliamo, per portare avanti il nostro progetto e per riportare il club dove merita di stare. Vogliamo vincere dei titoli e vogliamo offrire la migliore esperienza possibile a tutti i nostri tifosi nel mondo. Sono sicuro che Antonio Conte sia uno dei migliori allenatori che esistano – ha detto ancora Zhang – Sono certo che ci aiuterà a raggiungere il nostro obiettivo”.
Emozionato e determinato al tempo stesso, l’ex allenatore di Juve e Chelsea si dice pronto a iniziare “un nuovo capitolo della mia vita. Cercherò con il lavoro di ricambiare tutta la fiducia che il presidente e i dirigenti hanno riposto in me. Ho scelto l’Inter per la società, per la serietà e l’ambizione del progetto, la voglia da parte della proprietà di riportare l’Inter dove merita: un club che vuole tornare ad essere top in Italia, in Europa e nel mondo. Condividiamo la stessa ambizione, coraggio, fame e determinazione”. Conte non si nasconde, sa “di portare aspettative per quello che ho fatto in passato, per la mia storia calcistica, per le mie vittorie. Ho aspettative personali per me stesso molto alte, sono il primo a mettermi grande pressione. Vivo per il mio lavoro, per cercare di fare il meglio e per vincere. E siccome siamo l’Inter, noi ci dobbiamo porre grandi obiettivi”. La sua nuova avventura sarà basata su “educazione e rispetto. Ci deve essere tanta disponibilità a lavorare in maniera importante per il club. Quello che chiedo è il senso di appartenenza perché penso che sia molto importante se si vogliono raggiungere grandi obiettivi”.
E in questo senso uno dei primi nodi da sciogliere sarà il futuro di Mauro Icardi. “Vedremo ogni situazione e prenderemo le migliori decisioni con il club – evita di sbilanciarsi – Dobbiamo lavorare molto duramente insieme per prendere le migliori scelte perché il club è la cosa più importante nel presente e nel futuro. Lukaku? E’ difficile parlare ora di questo, sicuramente abbiamo un piano per provare a migliorare la squadra ma l’importante è avere una grande ambizione per ridurre il gap”. E il riferimento non può che essere alla Juve. Il 49enne tecnico salentino, che ha mosso i primi passi come vice di De Canio al Siena nel 2005, dopo la gavetta fra Bari, Atalanta e Siena (due promozioni in A conquistate) è stato il principale artefice della rinascita dei bianconeri, di cui era stato capitano da calciatore: il ciclo degli otto scudetti di fila nasce proprio sotto la sua guida, nell’estate 2012. Nelle tre stagioni sulla panchina della Juve, Conte ha conquistato tre titoli (il primo da imbattuto e il terzo col record di punti, 102) e due Supercoppe italiane oltre a una finale di Coppa Italia, una semifinale di Europa League e un quarto di finale in Champions. Un’unione chiusa con un burrascoso divorzio visto che lasciò i bianconeri il 15 luglio 2014, al secondo giorno di ritiro.
E ora Madama è la squadra da detronizzare. “Penso che sia una nuova sfida per me. Nel mio passato ho vinto titoli con la Juve, voglio fare lo stesso qui. La storia di questo club è importante, noi dobbiamo averne rispetto e vogliamo portare il club agli stessi livelli del passato”, garantisce Conte, rimasto fermo nell’ultimo anno dopo la splendida esperienza in Nazionale, interrotta ai rigori nei quarti di Euro2016 contro la Germania, e l’avventura inglese al Chelsea: Premier League vinta al primo tentativo contro i vari Guardiola, Klopp, Wenger e Mourinho e conquista della FA Cup nella seconda stagione prima di un’altra complicata separazione. Fra le sfide che attendono Conte, in nerazzurro anche per la felicità del tifoso Cattelan (aperta oggi la busta della puntata di “EPCC” di aprile: il conduttore aveva pronosticato la panchina del Bayern Monaco), la più importante riguarda proprio il pubblico nerazzurro. L’accoglienza della Curva Nord è stata tutt’altro che calorosa: “Non si può certo dimenticare il suo passato bianconero e giudiziario. Si può vincere e si può perdere ma la dignità non deve mai venire meno; gli isterismi e le frustrazioni bianconere le seppellisca a Torino. Buon lavoro mister Conte con l’augurio di dimostrarci presto di esser all’altezza dell’Inter perché noi non siamo la Juve”.
PALLOTTA “DE ROSSI? REALISMO, NO RISENTIMENTO”
“Guardando le proteste, sembra che la gente sia convinta del suo coinvolgimento nella decisione sul contratto di Daniele ma non è vero”. In una lunga lettera indirizzata ai tifosi giallorossi, il presidente della Roma, James Pallotta, esclude che dietro il mancato rinnovo di Daniele De Rossi ci sia la ‘longa manus’ di Franco Baldini. “Franco non ha dato alcun input su Daniele – assicura il numero uno del club capitolino – Questa è una discussione che non ho nemmeno affrontato con lui, perché negli ultimi due anni l’ho portata avanti, sul fronte dei rinnovi dei contratti, con il management. Tutti dobbiamo assicurarci, al di là che alla gente piaccia o no, di prendere delle decisioni volte a rinforzare la squadra. E non mi riferisco solo a chi gioca sul campo ma anche alle centinaia di dipendenti che abbiamo e agli obiettivi che cerchiamo di raggiungere insieme. Fare una grande squadra, creare una cultura e una tradizione vincente non potrà mai dipendere mai da una sola persona. Detto questo, è nostro dovere trattare gli individui con il rispetto che meritano”. “È andato tutto nel verso giusto rispetto alle modalità con le quali ci siamo rapportati con Daniele? No, non penso – prosegue Pallotta – La nostra visione era che questa probabilmente sarebbe stata la sua ultima stagione. Lasciatemi fare un esempio che dimostra quanto questa sia stata una decisione difficile. Diciamo che in squadra abbiamo Daniele e un altro centrocampista difensivo. Abbiamo ventiquattro giocatori in rosa e due centrocampisti difensivi. Cosa succede se, Dio non voglia, alla terza partita della stagione l’altro centrocampista difensivo si rompe una gamba? Che accadrebbe alla squadra? Daniele ha detto che gli sarebbe piaciuto giocare dieci o quindici partite la prossima stagione. Quindi cosa accadrebbe alla squadra senza la possibilità di acquistare un altro giocatore fino alla riapertura del mercato a gennaio? È quasi impossibile far salire in prima squadra un ragazzo di diciassette o diciotto anni in uno dei ruoli più delicati in un campionato come la Serie A. Quindi che facciamo? Se partecipi alla Champions o all’Europa League le partite a settimana sono tre. Emergerebbe un limite a livello fisico come Daniele stesso ha ammesso”. “Mi piacerebbe avere Daniele in squadra, ma avendo due giocatori per ruolo, se l’altro si fa male la Roma è fregata. È un ragionamento semplice. Non puoi arretrare un centrocampista con caratteristiche più offensive: quello è un ruolo troppo specifico. Non puoi farlo. Questa è la nostra logica: è solo realismo”. “È una decisione di calcio e per la squadra. Non è una questione legata al singolo, nonostante quanto sia grande Daniele. Un grande calciatore e una persona spettacolare. Daniele è stato molto fedele alla Roma e la Roma è stata molto fedele a Daniele. La gente non può mettere in discussione la nostra fedeltà, perché abbiamo detto: ‘Daniele, ci piacerebbe che tu facessi parte della Roma per il resto della tua vita’. Questo per me è piuttosto leale. Non abbiamo mai detto ‘Addio, ci si vede, buona vita’. Vogliamo che Daniele faccia parte di questo Club per sempre e speriamo che questo succeda. Non essere presente all’ultima partita di Daniele è stata una scelta incredibilmente difficile da prendere. Ma l’ho fatto perché era la sua serata e volevo che nulla distraesse da questo”. “Se volete contestarmi va bene ma non volevo sottrarre l’attenzione a quella che avrebbe dovuto essere la celebrazione della fantastica carriera in giallorosso di Daniele. E così è stato. Parlerò con Daniele in privato. Ci siamo scambiati dei messaggi ieri mattina e l’ho invitato a incontrarmi al termine delle sue vacanze per passare un po’ di tempo con me. Se pensate che ci sia del risentimento tra noi e che non ci parleremo vi state sbagliando. Lo stesso vale per Francesco (Totti, ndr). Ho invitato Francesco e la sua famiglia a venire da me – conclude Pallotta – e spero che lo faranno”.
AL MUGELLO BAGNAIA IL PIU’ VELOCE, IN RITARDO ROSSI
Tutti aspettavano la lotta tra i big, Marquez, Dovizioso, Rossi ed invece, il venerdì di prove libere del Gran Premio d’Italia al Mugello vede in cima alla scala dei tempi due rookie. Il più veloce di tutti, infatti, è Francesco, Pecco per gli amici, Bagnaia. Il campione del mondo della Moto2 in sella alla Ducati del Pramac Racing mette tutti in fila con il suo 1’46″732. Ad incalzarlo, a soli 46 millesimi un altro esordiente dalle chiare origini siciliane, quel Fabio Quartararo che con la Yamaha del team Petronas fa anche lui meglio dei piloti ufficiali. Questo non accadeva dal GP del Qatar del 2008 con un giovane Jorge Lorenzo a precedere James Toseland. Il primo dei centauri dei team ufficiali è Danilo Petrucci. Il ternano con la Ducati GP19 è a 131 millesimi. Un buon risultato per il Petrux, sempre tra i più veloci della categoria. A poco più di due decimi c’è un’altra sorpresa, Pol Espargaro con la KTM che è stato il più veloce in alcuni settori della pista toscana.
Poco più indietro la prima delle M1 ufficiali, quella di Maverick Viñales, a quasi due decimi e mezzo da Bagnaia. Un decimo più lento è Marc Marquez. Il campione del mondo della Hrc Honda è ancora alle prese con l’influenza, ma certamente, sabato, quando si farà sul serio per la pole e domenica per la gara sarà lì a lottare, anche se il Mugello non è una delle sue piste favorite. Divisi da appena tre millesimi tra di loro, inseguono a quattro decimi Alex Rins con la Suzuki e Cal Crutchleow con la Honda del team di Lucio Cecchinello. A chiudere la Top10 l’altra Ducati Pramac con la livrea Lamborghini di Jack Miller, autore anche di una caduta, e Franco Morbidelli con la seconda Yamaha Petronas. Venerdì da dimenticare, come spesso accaduto in questa stagione, per Valentino Rossi. Il “Dottore” è solo diciotetsimo a quasi un secondo da Bagnaia. Un po’ meglio è andata ad Andrea Dovizioso, autore dell’undicesimo tempo, più lento di sei decimi rispetto alla Ducati del campione Moto2.
Per lui, come per Rossi ed anche per Andrea Iannone (Aprilia Racing Team Gresini) e Jorge Lorenzo (Repsol Honda), rispettivamemte diciannovesimo e ventesimo, sarà essenziale sfruttare al meglio la terza sessione di libere di sabato mattina per entrare nei dieci ed evitare la Q1 per qualificarsi per la manche decisiva delle qualifiche. L’assenza di pioggia per domani potrebbe dargli una mano.
KLOPP E POCHETTINO “PRONTI A GIOCARCELA”
Ironico come sempre, concentrato e a tratti anche spigoloso. L’etichetta da tecnico sfortunato non gli piace, non può piacergli e domani avrà un motivo in più per cercare di regalare la Champions League a se stesso e al suo Liverpool. Detto che “non ci sono favoriti”, che con il Tottenham “le sfide sono sempre state combattute” e che entrambe “hanno meritato di arrivare in finale”, nella conferenza stampa della vigilia, il tecnico tedesco viene bombardato dalle domande sulle sei finali perse in carriera tra Borussia Dortmund e Liverpool. “Ogni finale è diversa, se conoscessi il motivo delle finali che ho perso ci sarebbe da preoccuparsi. L’anno scorso ho subito tre reti molto strane, un gol dell’anno con una rovesciata da 18 metri (bale, ndr) e gli altri due incredibili (due papere di Karius, ndr), ma succede, bisogna accettare il risultato e andare a casa – spiega il tecnico dei “reds” -. Sono qui da quattro anni e abbiamo imparato molto, ma non dalla partita con il Real, perchè siamo una squadra completamente diversa da quella dell’anno scorso. Per noi la finale dell’anno scorso è stato un punto di ripartenza”.
“Abbiamo un anno di più di esperienza e giocatori come Trent hanno più di 50 partite nelle gambe. L’anno scorso in finale i ragazzi hanno fatto bene e creato occasioni. Siamo arrivati in finale un po’ a sorpresa e non eravamo così costanti come lo siamo adesso”, ha aggiunto Jurgen Klopp che non vuole sentir parlare di carriera sfortunata. “Sicuramente no, dal 2012, fatta eccezione per il 2017, con le mie squadre sono sempre arrivato in finale. Ho il record di vittorie in semifinale, ma se dovessi scrivere un libro su come si vincono le semifinali nessuno lo comprerebbe – scherza Klopp -. Sono una persona normale, se dovessi pensare che sono io il motivo delle finali perse mi vedrei come un perdente e sarebbe un problema per tutta la squadra, ovviamente non è così, il fatto è che all’esterno si giudica dopo il risultato e in base a quello si decide se si è un perdente o un vincente. Se sono arrivato in finale vuol dire che qualche partita l’ho vinta, nella vita ci sono momenti fortunati e meno fortunati, nelle finali spesso non lo sono stato, ma io penso a lavorare per dare il meglio, di sicuro non penso di avere avuto una carriera sfortunata”.
Domani dovrebbe riavere a disposizione Firmino, al rientro dopo un lungo infortunio. “E’ pronto dal punto di vista della condiziuone, ma per la formazione esatta meglio lasciare qualche punto interrogativo, non so se giocherà dal primo minuto o a partita in corso”, spiega Klopp amatissimo dal popolo dei “reds”, un amore totalemte ricambiato. “Il Liverpool è un club fantastico e ci siamo innamorati a vicenda. È normale che sia così felice, non spreco tempo a preoccuparmi prima di una partita”. Di fronte una squadra e un tecnico ben conosciuti dai “reds”. “Siamo pronti e cercheremo di giocare una grande gara contro una grande squadra. Ho molto rispetto per il lavoro di Pochettino, che ha migliorato la sua squadra in maniera incredibile. Ci aspetta una grande partita. Sento il supporto di famiglia e amici, cercherò di dare loro un motivo per fare festa”.
Quella di domani è la partita più importante della sua carriera, ma potrebbe anche essere l’ultima sulla panchina del Tottenham. Si parla di Juventus, si fanno i nomi di altri club, ma non è il momento di parlare del suo futuro, non è nei pensieri di Mauricio Pochettino e non può esserlo alla vigilia di una finale di Champions League. Aver portato il Tottenham a Madrid è già un grandissimo risultato, nessuno se lo aspettava, ma non ci si può fermare qui, c’è voglia di continuare a stupire. “Il nostro è stato un percorso incredibile, c’è piaciuto tantissimo e ce lo siamo goduti – spiega il tecnico argentino in conferenza stampa -, ma ora siamo concentrati sulla partita di domani. Voglio dire, però, che sono orgoglioso già adesso dei miei ragazzi, incredibilmente aperti al lavoro e pronti ad accettare ogni proposta, ci siamo allenati bene, domani sarà fondamentale correre e godersi la partita”. Di fronte un Liverpool che ha disputato una stagione straordinaria e che ha almeno in parte i favori del pronostico e l’impressione è che a Pochettino vada bene così.
“Ci conosciamo molto bene, c’è l’ambizione di vincere perchè una volta che arrivi fino in fondo vuoi portare a casa la coppa – spiega il tecnico degli Spurs in conferenza stampa -. Abbiamo grande rispetto per una grande squadra come il Liverpool, la migliore d’Inghilterra insieme al City. L’anno scorso loro sono arrivati in finale, si sono ripetuti anche quest’anno e meritano ogni elogio, Klopp è un allenatore incredibile, ci sono giocatori fantastici in un club grandioso e storico, ma noi dobbiamo andare in campo per vincere e scrivere la storia, sappiamo cosa dobbiamo fare”. Pochettino sa anche chi manderà in campo, ma non può e non vuole dirlo. Kane è recuperato, ma non gioca da tempo e potrebbe partire dalla panchina, l’argentino, però, non si sbilancia. “I giocatori non conoscono l’11 iniziale, c’è ancora un allenamento e poi decideremo. Non sarà semplice prendere una decisione per la formazione di domani, ma non lo è stato anche nelle sfide precedenti. É sempre difficile, certe scelte sono anche dolorose perchè non è mai bello lasciare fuori qualche giocatore”.
Un argomento che Pochettino tiene in grande considerazione, è stato calciatore e sa cosa si prova a rimanere fuori soprattutto in grandi appuntamenti come quelli di domani. “Per questo ho chiesto alla Uefa di fare entrare tutti i giocatori in campo per fare le foto prima della partita, è un esempio significativo e positivo dal punto di vista del fair play, è un modo per esaltare i valori del calcio che è uno sport collettivo, dove tutti sono importanti dal primo al 25esimo giocatore, anche soltanto nel trasmettere energie al compagno”. Per Pochettino è importante cercare di ridurre al minimo le pressioni. “Un’amichevole e una finale di Champions League si preparano in modo differente, la concentrazione è totalmente diversa”. Detto questo, però, il tecnico degli “spurs” assicura: “Siamo pronti a divertirci. Dovremo essere determinati a lottare gli uni per gli altri. Ci conosciamo bene e abbiamo fiducia nelle nostre qualità. La cosa più importante sarà sentirci liberi. Giocare come quando eravamo bambini e sentivamo tutta la libertà del mondo. La chiave sarà non pensare al fatto che un milione di persone ci staranno guardando”.
(ITALPRESS)
MANCINI “BELOTTI MERITA, BALOTELLI FACCIA DI PIÙ”
Dopo i successi contro Finlandia e Liechtenstein, la Nazionale di Roberto Mancini cerca un altro doppio-passo vincente per consolidare il primato del girone di qualificazione a Euro2020. “Contro Grecia e Bosnia-Erzegovina (rispettivamente sabato ad Atene e martedì 11 giugno a Torino) ci attendono due partite difficili – commenta il cittì dal ritiro di Coverciano – Questo è un momento per noi importante perché abbiamo due compiti. Il primo è quello di vincere sempre per alzare la posizione nel ranking Fifa e il secondo è di vincere ancora per qualificarci all’Europeo. Diciamo che le prossime due partite sono quelle che ci potrebbero creare più ostacoli sul cammino della qualificazione. La Grecia è una squadra ottima, è migliorata molto rispetto a un anno fa, dobbiamo portarle rispetto. Ho preferito lasciare sei giorni in più ai ragazzi per togliersi le scorie del campionato, li ho trovati tutti rilassati”. Sono 33 i giocatori a disposizione di Mancini per questa seconda doppia-sfida internazionale con vista sull’Europeo: una convocazione allargata, nella quale spiccano il rientro di Belotti e l’assenza di Balotelli.
“Belotti è andato molto meglio nel girone di ritorno e questa convocazione l’ha meritata – continua Mancini -. Tanti altri giocatori come lui avranno la porta aperta fino a giugno. Balotelli? Ho parlato con Mario, l’ho cercato io, ho impiegato qualche giorno perché ha 8/9 numeri di telefono…Gli ho detto le motivazioni, ha tempo per rientrare. E’ solo una questione tecnica. Viste le qualità che ha, dipenderà da lui. Balotelli sa che ci sono cose che non deve fare e invece si è fatto espellere. Sa benissimo che è colpa sua, lui ha qualità per ritornare qui. Al momento non sta giocando al 100%”. I messaggi che il campionato da poco concluso ha lasciato in eredità alla rappresentativa maggiore, sembrano incoraggianti in una prospettiva di medio periodo. “Se oggi in Nazionale ci sono 33 giocatori – spiega il cittì – alcuni dei quali prelevati dall’Under 21, più altri 5/6 che sono a casa e che hanno le qualità per rientrare vuol dire che abbiamo trovato una quarantina di giocatori per la Nazionale, di cui 15/20 sono giovani. E questa è l’indicazione più importante arrivata dal campionato appena concluso. Da qui si può ripartire per fare tanta strada”.
“E’ difficile che in Italia non crescano giocatori bravi per giocare in Nazionale, in questo anno sono tanti quelli sbocciati in fretta. Come squadre di club noi italiani non siamo invece arrivati alle finali delle coppe europee e questo è il dato negativo emerso dall’ultima stagione calcistica”, ha aggiunto Mancini. Un pensiero va anche al possibile cambio di team manager azzurro, con l’arrivo di Gianluca Vialli al posto di Gabriele Oriali. “Il nostro presidente ha parlato con Luca tempo fa, spero che lui possa essere qua a prescindere da Lele, che spero rimanga – dice Mancini – Cercherò di convincere Lele, poi non so cosa farà. Lui è una persona importante e seria, ha un ottimo rapporto con tutti i giocatori”. L’importanza del doppio impegno contro Grecia e Bosnia non oscura l’attualità che arriva dai club di casa nostra. Fanno discutere la notizia ufficiale dell’approdo di Antonio Conte sulla panchina dell’Inter e quella relativa alla petizione avanzata dai tifosi bianconeri per rimuovere la stella di Conte dall’Allianz Stadium, dove l’Italia giocherà martedì 11 giugno contro al Bosnia.
“Questo clima non è bello, stiamo parlando di sport, di calcio, e non dovrebbe essere così. La stella? Conte dopotutto è stato un giocatore e un allenatore della Juve. Se scegli di fare questa professione, la professione ti porta ovunque. Se Conte ha deciso questo, ci avrà pensato e vuol dire che per lui è la soluzione giusta. Sarri alla Juventus? Non mi preoccupa. E ancora il giro delle panchine non è finito, vedremo cos’altro accadrà dopo la finale di Champions”.
(ITALPRESS).
MARQUEZ IN POLE AL MUGELLO, DOVI 9° E ROSSI 18°
Marc Marquez partira’ dalla pole position nel Gran Premio d’Italia, sesta prova stagionale del Mondiale MotoGp in corso al Mugello. Lo spagnolo della Honda ferma il cronometro a 1’45″519, precedendo il francese della Yamaha Fabio Quartararo (+ 0″214) e l’italiano della Ducati Danilo Petrucci (+ 0″362). Quarto Franco Morbidelli, settimo Maverick Vinales, ottavo Francesco Bagnaia, nono Andrea Dovizioso. Fuori dal Q1 e indietro nella griglia, tra gli altri, Jorge Lorenzo e Valentino Rossi, che partiranno rispettivamente 17mo e 18mo.
(ITALPRESS).










