La qualificazione ai Mondiali che si terranno a breve in Francia “e’ un risultato sportivo che mancava da vent’anni e che oggi assume una connotazione ancora piu’ rilevante, se pensiamo che questo traguardo e’ arrivato a coronamento di un percorso di rilancio del nostro movimento calcistico femminile”. Lo ha detto il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, nel suo intervento in occasione dell’incontro con la Nazionale di calcio femminile, presso il cortile d’onore di Palazzo Madama. “A piu’ di quarant’anni dalla nascita della Federazione Italiana Calcio Femminile e dalla disputa del primo campionato nazionale, dopo tante stagioni contrassegnate da alterne fortune – ha spiegato Casellati -, oggi i numeri e i dati ci dicono che stiamo vivendo una sorta di ‘rinascimento’ di questo sport che troppo a lungo e’ stato considerato una mera prerogativa maschile, finendo per essere relegato, di conseguenza, al panorama dilettantistico. Le evoluzioni sociali e il difficile ma progressivo cammino di emancipazione della donna nella nostra societa’ hanno ‘liberato’ e ‘svincolato’ le ragazze dai tanti cliche’ e pregiudizi che circondavano la pratica del calcio e cio’ ha consentito, negli ultimi decenni, un avvicinamento graduale e sempre piu’ numericamente considerevole a questa disciplina sportiva”.
“Se nel 1996 le atlete tesserate erano appena 8.800, oggi l’obiettivo dichiarato della Federazione di Calcio Femminile e’ di arrivare a quota 100 mila nel giro di qualche anno. Un fenomeno che va considerato positivo sotto molti aspetti: tralasciando gli aspetti patologici del calcio declinato al maschile – la violenza negli stadi, il clima di aggressivita’ sociale che troppo spesso lo circonda, una certa tendenza moderna dei club a privilegiare piu’ gli aspetti legati al business che quelli squisitamente sportivi – il vecchio ‘football’ resta innegabilmente uno sport meraviglioso e ispirato da valori nobilissimi – ha proseguito il presidente del Senato -: quasi una ‘scuola di vita’ che insegna ai giovani a stare assieme, a rispettare le regole del gruppo, a stabilire relazioni umane nella logica dell’integrazione e della collaborazione, a garantire uguali opportunita’ a tutti i contendenti. Un gioco basato sul rispetto dell’altro, che sul campo implica spirito di sacrificio e senso di responsabilita’, che esige lealta’ e altruismo e, per converso, respinge e sanziona invece cattiverie e scorrettezze, egoismo e vilta’. Insegnamenti che evidentemente anche le donne hanno imparato a conoscere e ad apprezzare nella pratica sportiva e non solo da spettatrici passive delle sfide calcistiche maschili”.
Per la Casellati “i tempi in cui qualcuno ebbe a dire che ‘il calcio non e’ sport per signorine’ sono lontani nel tempo e ormai sbiaditi nella memoria. Se il calcio femminile italiano, ai suoi primordi, nel secondo Dopoguerra, come ci dicono le rare pagine di storia in materia, fu soprattutto un veicolo di trasmissione di amor patrio e di ricerca di consenso politico, oggi, in questa fase storica, il grande fermento che si registra attorno al movimento va interpretato come un segno di mutamento sociale e di un conseguente cambio di approccio da parte delle societa’. I club hanno capito di dover puntare sulla ‘professionalizzazione’ investendo tempo e risorse economiche a medio e lungo termine e i vertici federali hanno deciso di dedicare la giusta attenzione e dare maggiore fiducia alle nostre calciatrici”. “Non e’ un caso, e su questo voglio rivolgergli un plauso doveroso, che il presidente della Figc Gabriele Gavrina, la massima autorita’ calcistica italiana, tra i primi atti dopo il suo insediamento, abbia voluto incontrare la Nazionale di calcio femminile, suggellando di fatto un nuovo corso contrassegnato da strategie e investimenti mirati per arrivare a obiettivi ambiziosi – ha aggiunto il presidente del Senato -. Una scelta che sembra stia ripagando in termini di risultati: adesso spetta alle nostre ragazze farsi onore nella competizione internazionale, restituendo orgoglio e speranza a tutti i tifosi e agli appassionati di calcio che nel nostro Paese hanno dovuto subire lo smacco di una nazionale maschile che all’ultima Coppa del Mondo non e’ riuscita a riqualificarsi”.
“Al di la’ degli obiettivi sportivi che la Federazione e la squadra si pongono legittimamente, l’augurio che qui a Palazzo Madama voglio esprimere e’ che questa partecipazione ai Mondiali
rappresenti in ogni caso un punto di partenza e non di arrivo per il movimento calcistico femminile. Il calcio, nel nostro Paese, oltre che un’importante industria dello spettacolo, resta uno straordinario protagonista sociale capace di accendere i cuori e il senso di appartenenza degli italiani. Restituiamogli questa dimensione e avremo gia’ vinto”, ha detto ancora Casellati che ha poi ringraziato “il presidente federale Gabriele Gravina, la vicepresidente della Lega Pro Cristiana Capotondi, il commissario tecnico delle ‘azzurre’ Milena Bertolini, la dirigente Barbara Facchetti e tutto lo staff. A tutti loro e alle nostre calciatrici ho il piacere di fare un grande ‘in bocca al lupo’ a nome di tutti gli italiani, nella certezza che, nella prestigiosa competizione nella quale si andranno a cimentare, sapranno rappresentare il
Paese al meglio”.
(ITALPRESS).
CASELLATI SALUTA AZZURRE “RINASCIMENTO MOVIMENTO”
FOGNINI NEGLI OTTAVI A PARIGI, CARUSO ELIMINATO
Ottavi al Roland Garros per la terza volta in carriera e pienamente in corsa per la top ten. Fabio Fognini non tradisce le attese e, sul “Suzanne Lenglen”, supera in quattro set Roberto Bautista Agut, 31enne spagnolo accreditato della 18esima testa di serie: 7-6(5) 6-4 4-6 6-1. Si interrompe al terzo turno, invece, la favola di Salvatore Caruso. Come da pronostico si è arreso al numero uno del mondo Novak Djokovic: 6-3 6-3 6-2 lo score per il fuoriclasse serbo. Per Fognini, un match duro nei primi tre parziali, giocato punto a punto nella prima giornata di caldo a Parigi. Una sfida in cui il 32enne ligure, testa di serie numero 9, appena ha alzato il livello ha comandato a piacimento il gioco: 7-6(5) 6-4 4-6 6-1 il risultato dopo tre ore e 10 minuti. E’ più forte dello spagnolo (vantava due ottavi sulla terra rossa parigina), più talento e il suo tennis ha più varianti, dalla palla corta ai colpi di volo, senza dimenticare il servizio migliorato notevolmente: 11 in totale gli ace, alcuni dei quali in momenti decisivi. Come nel primo parziale, quando è andato sotto 3-1, ha rimontato, ha servito per il set sul 5-4 perdendo il game a zero complici un paio di sciocchezze, e sotto 6-5 ha salvato un set point con una prima sulla riga. Lottato anche il tie-break, così come il secondo parziale in cui l’azzurro è nuovamente andato a servire per chiudere sul 5-3. Altro game da dimenticare e lo spagnolo di nuovo in corsa. Fortuna che nel gioco seguente il ligure ha risposto alla grande facendo suo il game a zero: 6-4. Nel terzo set ‘Fogna’ si è distratto in apertura cedendo il turno di battuta, ha rimontato, ma sul 4-4 ha ancora ceduto il servizio: Bautista Agut non ha sprecato l’occasione e ha vinto il set allungando la sfida. Ma lo spagnolo non ne aveva più e ha pagato lo sforzo: bravo l’azzurro a partire sparato volando sul 5-0 nel quarto in una manciata di minuti. Il 6-1 finale certifica la splendida condizione atletica e mentale del ligure, nonostante nel terzo set si sia fatto trattare alla caviglia destra (ma solo scopo precauzionale). Oltre agli 11 ace, ha collezionato 50 vincenti, quasi il doppio del rivale che si è fermato a 27. Un Fognini sempre più lanciato verso la top ten, mai così solido e sicuro di sé, mai così ispirato, che lunedì negli ottavi attende il tedesco Alexander Zverev, numero 5 del ranking e del seeding, che proprio al Roland Garros lo scorso anno ha raggiunto per la prima volta i quarti in uno Slam. Il 22enne di Amburgo ha superato al terzo turno il serbo Dusan Lajovic (l’avversario che Fognini ha sconfitto nella finale di Montecarlo) in cinque set: 6-4 6-2 4-6 1-6 6-2. Zverev è in vantaggio per 2-1 nel bilancio dei precedenti, ma l’azzurro ha vinto proprio l’ultimo, ad aprile, negli ottavi del Masters 1000 di Montecarlo, torneo poi vinto. Fognini al Roland Garros vanta come miglior risultato i quarti del 2011, quando per via di un infortunio non poté nemmeno scendere in campo contro Djokovic. Niente da fare, invece, per Salvatore Caruso, approdato al terzo turno dopo aver superato le qualificazioni. Giovedì scorso aveva travolto al secondo turno in tre set il francese Gilles Simon, testa di serie numero 25 (6-1 6-2 6-4), all’esordio si era sbarazzato invece in quattro set dello spagnolo Jaume Munar (7-5 4-6 6-3 6-3). Il 26enne di Avola, numero 147 Atp e alla seconda presenza a uno Slam dopo quella degli Australian Open 2018, ha provato a creare qualche difficoltà al numero numero uno del mondo sul “Philippe Chatrier”, ma l’impresa era troppo ardua: 6-3 6-3 6-2 in un’ora e quattro minuti il punteggio per il serbo. Al campione di Belgrado è bastato un break nel primo, uno nel secondo e due nel terzo per tenere sempre a distanza di sicurezza Caruso, che comunque non ha demeritato.
CHAMPIONS AL LIVERPOOL, TOTTENHAM BATTUTO
La terza volta è quella buona. Jurgen Klopp sfata il tabù Champions e un anno dopo la sconfitta di Kiev il Liverpool torna sul tetto d’Europa per la sesta volta nella sua storia. Il derby inglese del Wanda Metropolitano incorona i Reds, che dopo aver battuto il Tottenham due volte su due in Premier concedono il tris nella calda serata madrilena. Una sciocchezza di Sissoko dopo nemmeno mezzo minuto regala a Salah il rigore del vantaggio, poi nel finale Origi firma il 2-0 e Alisson cala la saracinesca, mettendo al sicuro risultato e coppa. Un successo meritato per i Reds, forse più per il cammino che li ha portati fino a Madrid che per quanto offerto nei 90′, in una partita che non resterà negli annali per lo spettacolo: troppo alta la posta in palio e alla fine nè Liverpool, nè Tottenham riescono a offrire la loro miglior versione. La squadra di Klopp, finalmente campione dopo due finali perse (la prima col Borussia Dortmund nel 2013), mette per una volta da parte quel calcio “sturm und drang” che l’ha sempre contraddistinta e, complice anche il vantaggio trovato all’inizio, conduce una gara di gestione mettendo anche a frutto l’esperienza di un anno fa col Real. Nel finale rischia qualcosa ma in porta c’è Alisson, tutt’altra storia rispetto allo sciagurato Karius. Il Tottenham, dal canto suo, ci mette il cuore ma si sveglia troppo tardi. Trovarsi sotto dopo due minuti non è facile per nessuno ma i tanti errori negli ultimi 25 metri si pagano, specie in una finale di Champions.
Klopp vince così la sua personale partita a scacchi con Pochettino, una partita giocata sul filo dei nervi e dove la prima mossa manda gli Spurs gambe all’aria dopo appena 24 secondi: Henderson pesca Manè al di là della difesa, il cross del senegalese viene intercettato da Sissoko col braccio largo e Skomina senza esitazioni indica il dischetto. Se ne incarica Salah, che ha un conto in sospeso col destino – un anno fa un’entrataccia di Ramos mise fine alla sua finale dopo meno di mezz’ora – e a Lloris non riesce il miracolo. Gli Spurs cercano subito di rialzarsi ma Kane, fuori dallo scorso 9 aprile e spedito subito in campo, è preso nella morsa di Van Dijk e Matip e i vari Son, Eriksen e Alli non riescono a supportarlo. Anche in mezzo al campo e sulle corsie esterne il Liverpool è in pieno controllo mentre Manè là davanti è una continua spina nel fianco in attesa che si accendano anche il recuperato Firmino e Salah. La squadra di Klopp, però, qualcosa concede e con pazienza il Tottenham prova a crearsi gli spazi per provare a sorprendere i Reds ma senza grande successo (provvidenziale il taglio di Alexander-Arnold a chiudere su Son al 20′). I ritmi si abbassano, del resto la gara si mette sui binari più adatti per una squadra micidiale nelle ripartenze come il Liverpool. E se gli Spurs hanno il merito di non lasciarsi prendere dalla frenesia, all’undici di Klopp va riconosciuto il merito di gestire il vantaggio con intelligenza, anche a costo di rinunciare a quelle ondate rosse che ne sono diventate il marchio di fabbrica. Ma quando il Liverpool ha spazio, è sempre pericoloso: al 38′ Robertson si accentra e calcia da fuori, Lloris alza sopra la traversa. Nella ripresa Pochettino chiede ai suoi di alzare il baricentro, i Reds faticano a uscire ma Kane e soci sbagliano troppo, a conferma di una gara bella tatticamente ma povera di occasioni. Klopp si accorge che i Reds sono in sofferenza e toglie Firmino, lontano dalla condizione migliore, e Wijnaldum per giocarsi le carte Origi e Milner, Pochettino risponde con l’eroe di Amsterdam, Lucas Moura, per Winks, arretrando Eriksen in regia. I cambi sembrano dare ragione al tecnico tedesco visto che il Liverpool torna a creare gioco e proprio Milner va vicinissimo al raddoppio. Le squadre ora si allungano, gli spazi si aprono e finalmente le occasioni fioccano, da un lato e dall’altro. Van Dijk è un muro: fenomenale il suo recupero alla mezz’ora che impedisce a Son di calciare davanti ad Alisson. Il Tottenham sembra averne di più ma Alli colpisce di testa alto sopra la traversa e Alisson si oppone alla botta di Son e alla velenosa punizione di Eriksen. Arriva anche il momento di Llorente ma a tre minuti dal 90′, sugli sviluppi di un angolo, Origi trova il diagonale che chiude i conti. Quattordici anni dopo Istanbul, la Champions torna ad Anfield.
SCARZELLA VICEPRESIDENTE VICARIO WORLD ARCHERY
Il presidente Fitarco Mario Scarzella è stato confermato vicepresidente vicario della Federazione internazionale di Tiro con l’arco con 78 voti favorevoli, 3 contrari e 2 astenuti. La conferma al termine delle votazioni al 53° Congresso World Archery in corso a ‘s-Hertogenbosch, in Olanda, sede nelle prossime due settimane dei Mondiali di qualificazione Paralimpica e Olimpica per Tokyo 2020. Scarzella ricopre dal 2006 il ruolo di presidente World Archery Europe, è divenuto consigliere World Archery nel 2005 ed è stato eletto come primo vicepresidente WA la prima volta nel Congresso di Torino 2011. La votazione in Olanda permetterà al dirigente italiano di ricoprire il ruolo di vicario per il terzo mandato consecutivo.
“Sono emozionato e felice – ha detto Scarzella -. Sono stato confermato Vicepresidente Vicario della Federazione Internazionale quasi all’unanimità, un risultato che rappresenta l’ennesimo attestato di stima da parte del Congresso World Archery. Sono soddisfatto perché questa rielezione rappresenta la vittoria di tutto il movimento italiano: abbiamo una grande considerazione a livello globale nell’ambiente arcieristico e questa votazione ne è la testimonianza”.
SETTE MEDAGLIE ITALIA A EUROPEI CANOTTAGGIO
L’Italia chiude l’Europeo di Lucerna con 7 medaglie (2 ori, 2 argenti, 3 bronzi) che valgono il terzo posto nel medagliere generale dietro Germania (5-1-1) e Olanda (2-3-2) e un passo avanti rispetto alla manifestazione continentale dello scorso anno a Glasgow, la spedizione azzurra si fermò a quota 6 (2-1-3). Per l’Italremo quattro medaglie giungono dalle specialità olimpiche (argento per quattro di coppia Senior e doppio Pesi leggeri maschili, bronzo per due senza e doppio senior femminili), e tre da quelle non olimpiche, tutte pesi leggeri (oro per singolo femminile e quattro di coppia maschile, bronzo per il singolo maschile), mentre si piazza ai piedi del podio, quarto, il due senza senior maschile.
Per quanto riguarda le gare, nelle specialità olimpiche Pietro Willy Ruta e Stefano Oppo confermano sul podio europeo il doppio pesi leggeri maschile azzurro, scalando un gradino rispetto al 2018 e conquistando un combattuto argento alle spalle della Germania, messa in crisi fino alle ultime palate dagli azzurri, e davanti al Belgio. È medaglia d’argento anche il quattro di coppia senior maschile di Giacomo Gentili, Luca Rambaldi, Andrea Panizza e Filippo Mondelli, che fa la gara sull’Olanda, abile alla fine nel battere la barca azzurra, mentre il terzo posto è per la Gran Bretagna. Splendide medaglie di bronzo sono arrivate, invece, dalle donne: il due senior di Aisha Rocek e Kiri Tontodonati e il doppio senior di Stefania Gobbi e Stefania Buttignon. Rocek e Tontodonati confermano il piazzamento azzurro dell’Italia agli Europei 2018 in questa specialità dopo un bellissimo testa a testa nelle battute finali con Spagna e Romania, mentre Gobbi e Buttignon salgono sul terzo gradino del podio in rimonta dietro Germania e Romania. Nelle specialità non olimpiche, si conferma campione d’Europa il quattro di coppia pesi leggeri maschile: Catello Amarante, unico reduce dell’oro dell’anno scorso, Gabriel Soares, Alfonso Scalzone e Lorenzo Fontana vincono il titolo su Olanda e Francia grazie a una seconda parte di gara in cui hanno dimostrato tutta la loro superiorità sugli avversari. Titolo europeo con tanto di record della manifestazione nel singolo pl femminile per Federica Cesarini, che vince la medaglia d’oro dopo una gara spavalda, davanti a Germania e Olanda, sin dall’inizio dietro l’azzurra. Medaglia di bronzo infine per Martino Goretti nel singolo pl maschile, che conferma a sua volta il podio continentale dell’anno scorso giungendo terzo alle spalle di Ungheria e Polonia. Nelle altre gare, quarto posto per il due senza e quinto per il quattro senza senior maschili, mentre chiudono sesti il doppio pl femminile e l’otto senior maschile. Il prossimo fine settimana il canottaggio italiano sarà impegnato a Varese nei Campionati Italiani COOP Junior, Pararowing, Pesi Leggeri e Senior, mentre il prossimo appuntamento per l’Italremo sarà la seconda tappa di Coppa del Mondo, in programma a Poznan, in Polonia, dal 21 al 23 giugno.
SCUDETTO U17 DONNE ALLA JUVENTUS, INTER BATTUTA
La Juventus, gia’ vincitrice del campionato femminile e della Coppa Italia, si aggiudica anche lo scudetto donne under 17 davanti al presidente del settore giovanile e scolastico della Figc, Vito Tisci, e del ct Nazzarena Grilli. Finalissima equilibrata al Centro Federale Territoriale di Gatteo Mare fra le giovani bianconere e l’Inter, con il primo tempo che ha visto un paio di occasioni per parte e che si è però concluso con un nulla di fatto e punteggio invariato sullo 0-0. Nel secondo tempo e’ la Juventus che sblocca il risultato al 9′ con un gol scaturito da un’azione sulla fascia sinistra che termina con un taglio basso di Nicole Gianesi, che supera il portiere e va dritto in rete. Subito dopo e’ l’Inter che prova a reagire ma senza successo. Il pressing delle juventine si fa sentire e la formazione nerazzurra e’ costretta ad arretrare nella propria metacampo. Le bianconere si fanno di nuovo pericolose con una punizione dal limite sempre lungo la fascia sinistra, ma l’intervento dell’estremo difensore nerazzurro stoppa l’azione consentendo un contrattacco che pero’ non produce effetti. Dopo 10 minuti l’Inter riprende a pressare per cercare di agguantare il pareggio che porterebbe ai spubblementari, ma la Juventus non lascia molti spazi di manovra alle nerazzurre. La gara prosegue così fino a quando, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Angelica Poli subisce fallo nell’area bianconera: per l’arbitro Andruccioli di Rimini e’ rigore e al 19′ della ripresa la stessa Poli segna il pareggio. La Juve reagisce e si rende pericolosa con un tiro da fuori che viene deviato sulla traversa dal portiere nerazzurro. Il gioco, complice anche il sole a picco sul campo, si fa piu’ pesante e l’arbitro e’ costretto a intervenire più volte fino a quando non manda tutti negli spogliatoi. Anche dopo i supplementari, il risultato resta ancora invariato e diventano necessari i rigori. Decisive le due parate di Valentina Soggiu, che regalano alla Juve la vittoria. L’Inter non calcia neppure l’ultimo tiro dalla lunetta e il 4-2 finale consegna alle bianconere che il titolo.
Partita assai combattuta, la finale per il terzo e quarto posto tra Roma e Genoa si è conclusa con la vittoria delle rossoblù ai rigori per 5-3. Sul campo di Gatteo Mare, le Under 17 allenate da Gianluca Orsini hanno chiuso il primo tempo in vantaggio per 1-0 con gol di Alice Carelli al 23′. Poi nella ripresa la doppietta di Alessandra Massa che segna nel giro di 7 minuti (15′ e 22′) i gol che ribaltano la situazione portando in vantaggio il Genoa. Immediata la reazione della Roma che, con Anastasia Ferrara, al 27′ riporta il risultato in parita’: 2-2. I rigori poi premiano il Genoa.
“Sono molto soddisfatto per una giornata così, all’insegna dello sport e dei valori dello sport – commenta all’Agenzia Italpress il presidente del Settore giovanile e scolastico della Figc, Vito Tisci – E’ una giornata che lancia un messaggio forte: la conferma che il calcio femminile sta crescendo ogni anno con grandi progressi”. Merito da condividere tra la Federazione e “le società sportive. La Federazione – prosegue – sta mettendo in campo le proprie energie e investimenti, e oggi abbiamo visto due belle finali, combattute fino in fondo. Complimenti – conclude – alle ragazze e complimenti alle società”.
“Oggi si è visto un bel calcio e tanto impegno da parte delle ragazze – dice dal canto suo la ct dell’Under 17 femminile Nazzarena Grilli – Devo dire che abbiamo avuto le nostre conferme, ma ci sono anche tante giovani interessanti. Credo che la Federazione abbia investito tanto, è stata una giornata organizzata benissimo. Ripeto, abbiamo visto tante conferme e tante novità, adesso ci ritroveremo con molte di loro allo stage che terremo a giugno a Castel di Sandro con la Federazione”.
BERNARDESCHI “EURO2020? GIUSTO SOGNARE IN GRANDE”
Ambizione. Deve essere questa la parola chiave del nuovo corso azzurro. La delusione mondiale appartiene ormai al passato e sotto la guida di Roberto Mancini l’Italia punta a qualificarsi a Euro2020 per tornare a recitare da protagonista. L’esordio è stato incoraggiante, con i successi con Finlandia e Liechtenstein, e davanti ci sono ora Grecia (8 giugno ad Atene) e Bosnia (11 giugno a Torino). “È giusto sognare in grande e porsi degli obiettivi ambiziosi – sottolinea da Coverciano Federico Bernardeschi – Vogliamo andare alla fase finale del prossimo Europeo e vincere la massima competizione continentale per Nazionali. L’anno prossimo avremo un anno di esperienza in più alle spalle e dovremo arrivare pronti per giocarci al meglio Euro 2020”. I presupposti, a detta del centrocampista bianconero, ci sono tutti. “Questo è un gruppo straordinario ed è amalgamato benissimo, perché combina giocatori di esperienza con giovani di grande talento. Credo si possa essere tutti d’accordo nell’affermare che questa Italia sia la Nazionale a cui aspiravamo da tempo, perché è piena di calciatori dalle ottime capacità e soprattutto è formata da ‘uomini’. Il ct Mancini ha lavorato egregiamente sin da subito per creare questa combinazione, lanciando e mantenendo i ragazzi più giovani nel gruppo”. Bernardeschi ormai è un veterano nonostante la giovane età e fa della duttilità uno dei suoi punti di forza. “Nel calcio moderno penso che un giocatore debba sapersi adattare e poter ricoprire così più ruoli. Non importa se uno sia schierato più centrale, più avanti o più indietro: è fondamentale che ci sia corsa, qualità e atleticità nella prestazione del calciatore. Bisogna mettersi a disposizione dell’allenatore e dare il meglio per il bene della squadra, poi è ovvio che ci sarà sempre un ruolo in cui il giocatore riesca ad esprimere il proprio potenziale al meglio. Giocare vicino alla porta facilita senza dubbio la possibilità di realizzare più reti nell’arco di una stagione, anche perché partendo da più dietro e dovendo coprire più metri di campo accade più spesso di arrivare meno lucidi al momento della finalizzazione: su quest’ultimo punto voglio migliorarmi”. Bernardeschi, che ha fatto anche il suo personale in bocca al lupo alle azzurre che fra una settimana debutteranno al Mondiale (“tutti noi tifiamo per loro e le seguiremo con grande attenzione”), è tornato poi sulla finale di Champions giocata ieri sera a Madrid fra Liverpool e Tottenham, una finale che era fra gli obiettivi della sua Juventus. “Un po’ di sofferenza nel guardare la partita c’era ma è la Champions, è il calcio e bisogna andare avanti e pensare al presente e all’immediato futuro”. “Il prossimo anno inizierà una stagione in cui riproveremo a vincere tutto, quest’anno è andata così ma la Champions è questione di sfumature, abbiamo visto quanto è stata strana quest’anno”. Ma chi guiderà la Juve nella prossima stagione ancora non si sa, l’unica certezza è che in panchina non siederà Allegri. “Il mister va celebrato come merita: vincere così tanto in tutti questi anni non è facile – lo esalta Bernardeschi – Ogni tecnico ha le sue idee di gioco e le sue caratteristiche e le sue hanno portato la Juve a vincere. Un allenatore può piacere o non piacere ma quello che conta è vincere e lui lo ha sempre fatto, ha dalla sua parte i risultati e va solo applaudito. Mi ha aiutato molto in questi anni e lo ringrazio, ha fatto la storia della Juve e bisogna dargli merito”. Sull’identikit del successore, l’ex viola preferisce non esprimersi. “C’è una società molto seria con dirigenti appassionati di calcio e molto intelligenti, che sono da anni in questo settore. Sceglieranno loro e sono sicuro che il prossimo allenatore sarà un allenatore da Juventus”.
PETRUCCI VITTORIA DA URLO AL MUGELLO, ROSSI DELUDE
La prima volta non si scorda mai. Danilo Petrucci vince il Gran Premio d’Italia e sigla la sua prima vittoria in carriera nel Mondiale di MotoGP. Un successo emozionante nella gara di casa, festeggiato con le lacrime agli occhi di fronte al calore del pubblico del Mugello. Un italiano su un’italiana: la Ducati torna sul gradino più alto del podio e si gode anche il terzo posto di Andrea Dovizioso, quest’ultimo dietro al leader del campionato Marc Marquez. Gioia ed emozione con un pizzico di rammarico, però, per tutti gli altri piloti di casa: a partire da Valentino Rossi (out dopo nove giri), passando poi per le cadute dei giovani Franco Morbidelli e Francesco Bagnaia. Il tutto in una gara pazza, probabilmente la più bella dell’anno. Al via Marquez, pole-man di giornata, scatta perfettamente e difende la prima posizione mentre Dovizioso partito dalla nona casella balza sorprendentemente in terza piazza.
Sorpassi e controsorpassi con tanta lotta nel gruppo di testa mentre nelle retrovie Rossi esce dal tracciato a causa di un’incomprensione con Mir in curva 4 (per poi ritirarsi durante il nono giro in ventunesima posizione dopo una caduta senza conseguenze fisiche). Davanti, invece, si accende la lotta in casa Ducati con Marquez che al settimo giro va in difficoltà e viene infilato anche da Miller e Rins. Solamente durante il corso del 15° giro il pilota spagnolo riesce a trovare un passo importante con il quale si riappropria della leadership della gara con una bella accelerazione sul rettilineo, beffando Petrucci e Dovizioso. La risposta del Dovi arriva cinque tornate più tardi ma negli ultimi giri è Petrux a trovare lo spunto giusto per infilare la sua moto numero 9 davanti a tutti e a dettare il passo. Tanta tensione in un ultimo giro da urlo dove il pilota di Terni viene superato all’esterno da Dovizioso e Marquez sul rettilineo salvo poi tornare davanti dopo la staccata a seguito di un mezzo contatto tra il suo compagno di squadra e lo spagnolo.
E le ultime curve sono da cuore in gola con Petrux che chiude tutti gli spazi e vola via fino al traguardo tenendosi dietro, per una manciata di millesimi, il campione del mondo Marquez. Una giornata e una vittoria da incorniciare, una prima volta che mai si potrà scordare: “È incredibile, ho vinto nel miglior posto del mondo. Davanti ai miei tifosi, nella mia città: è stata una gara fantastica – ha sottolineato Petrucci nel post gara – Ringrazio la mia famiglia, i miei amici, la Ducati e anche Dovizioso per avermi aiutato durante tutti gli allenamenti in inverno”. Grande soddisfazione anche da parte di Marquez: “Ho vinto contro Dovizioso, questo era il mio obiettivo. Dovevo stargli davanti perché lui ne aveva di più”. Mentre per Dovi c’è tanto rammarico per aver perso il confronto con il rivale spagnolo: “Sono deluso per il terzo posto. Felice per Petrux ma oggi ho perso punti importanti contro Marquez”.
In Moto2 vittoria per Alex Marquez (fratello di Marc) che sigla il secondo successo di fila davanti all’italiano Luca Marini e Thomas Luthi mentre Lorenzo Baldassarri chiude al quarto posto e mantiene la vetta della classifica piloti. Doppietta italiana in Moto3 con il successo di Tony Arbolino davanti a Lorenzo Dalla Porta, terzo Jaume Masia.










