Lewis Hamilton conquista la pole position del Gran Premio di Gran Bretagna, decima prova stagionale del Mondiale di Formula Uno in programma sul circuito di Silverstone. Il pilota anglo-caraibico della Mercedes ferma il cronometro a 1’25″892 (record della pista) e partirà davanti a tutti per il quarto anno di fila: pole numero 76 della carriera, la quarta stagionale dopo Australia, Spagna e Francia e la sesta sul circuito inglese. Al suo fianco, più lento di appena 44 millesimi, Sebastian Vettel con Kimi Raikkonen terzo a 0″098. Il finlandese partirà dalla seconda fila assieme all’altra Mercedes del connazionale Valtteri Bottas, quinto e sesto Max Verstappen e Daniel Ricciardo su Red Bull, quindi le Haas di Kevin Magnussen e Romain Grosjean, chiudono la top ten Charles Leclerc (Sauber) ed Esteban Ocon (Force India).
Erano rimasti fuori dalla lotta per la pole Nico Hulkenberg (Renault), Sergio Perez (Force India), Fernando Alonso (McLaren), Pierre Gasly (Toro Rosso) e Marcus Ericsson (Sauber), eliminati nella seconda manche delle qualifiche. Usciti di scena nel Q1, invece, Carlos Sainz (Renault) e Stoffel Vandoorne (McLaren) oltre ai due piloti della Williams e Brendon Hartley. Zero giri cronometrati per Sergey Sirotkin e Lance Stroll, finiti entrambi sulla ghiaia nei primi minuti delle qualifiche mentre il pilota della Toro Rosso non ha nemmeno preso parte alla sessione dopo aver distrutto la sua monoposto nel corso delle terze libere, a causa del cedimento di una sospensione.
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HAMILTON IN POLE DAVANTI A VETTEL E RAIKKONEN
LA SVEZIA TORNA A CASA, INGHILTERRA NELLE PRIME 4
Se è un sogno non svegliateli. Da oltre 50 anni l’Inghilterra insegue il Mondiale. Una volta soltanto, nel 1966, ha alzato la Coppa al cielo. In Italia, nel 1990, arrivarono in semifinale. Ed eccoli qui, 28 anni dopo, di nuovo tra le prime 4 del mondo. Niente da fare per la Svezia, sbranata dai “tre leoni”. Il quarto di finale di Samara non ha riservato sorprese, gli inglesi sono superiori, anche se è ben noto quanto sia difficile piegare gli svedesi. L’Inghilterra lo ha fatto segnando un gol per tempo, non con Harry Kane, ma con Maguire e Dele Alli. Entrambi di testa, uno smacco per una Svezia che ha anche creato le occasioni per rientrare in partita, ma che ha trovato in Pickford un portiere in gran giornata. Tre grandi interventi e “clean sheet” per l’estremo difensore dell’Everton.
Al via nessuna sorpresa di formazione, sia Andersson che Southgate schierano gli 11 più attesi, quelli che hanno permesso alle due squadre di giocare la quinta gara del Mondiale. Una giornata iniziata presto per gli svedesi che, alle 8.30, sono stati costretti a lasciare temporaneamente l’hotel di Samara che li ha ospitati per un falso allarme incendio. Un contrattempo che non ha distratto gli svedesi, più che mai concentrati sulla sfida con i “tre leoni” sulla carta favoriti… proprio come lo erano gli azzurri, i messicani e gli svizzeri, senza dimenticare i tedeschi che soltanto al 95° erano riusciti a conquistare una vittoria poi rivelatasi inutile. Andersson si affida al solito 4-4-2 con Granqvist, Larsson e Berg a formare la colonna portante di una squadra sempre solida e compatta. Dall’altra parte il 3-5-2 di Southgate con la qualità di Dele Alli, Henderson e Lingard in mezzo al campo, capitan Kane e Sterling in attacco.
Come era prevedibile, ritmi lenti, lunghe fasi di studio e molta prudenza tanto che nei primi 20 minuti si vedono solo due tiri dalla distanza: di Claesson da una parte, di Kane dall’altra, ma nulla di emozionante. Possesso palla inglese, con Lingard e Sterling che provano a spezzare gli equilibri con le loro accelerazioni che trovano sempre pronta la difesa scandinava. Al 30°, però, le cose cambiano: sul corner di Young svetta Maguire che di testa mette dentro. Vantaggio Inghilterra e per le strategie svedesi è un duro colpo. E’ in questi casi che si sente la mancanza del grande assente chiamato Ibra. La Svezia, infatti, non cambia passo, non si fa vedere dalle parti di Pickford, ma comincia comunque a sbilanciarsi tanto che Sterling ha due colossali occasioni per il raddoppio, ma prima Lindelof e poi Olsen e Granqvist insieme, riescono a fermarlo. Si va negli spogliatoi sull’1-0 british. Nella ripresa nessun cambio, ma Svezia che inizia bene e che, al 2°, si rende pericolosa con un colp di testra di Berg che chiama al grande intervento Pickford. Non è il preludio a un assedio, perchè l’Inghilterra trova il modo di venir fuori e tra contropiedi e calci da fermo è sempre pericolosa. E così al 14° arriva il raddoppio, lo sigla Dele Alli, ancora di testa, su assist di Lingard. Gioca e gestisce bene la squadra di Southgate che ha pure in Pickford un punto di forza visto che, tre minuti dopo il raddoppio, è lui a dire no al piatto destro a colpo sicuro di Claesson (assist di tacco diu Berg). Andersson prova a cambiare: fuori Forsberg (un fantasma) e Toivonen, dentro Olsson e Guidetti ed è proprio l’attaccante di origini italiane, al 72°, a servire Berg un bel pallone, ma ancora una volta Pickford devia in angolo la conclusione del centravanti svedese. Il ct inglese invece richiama Dele Alli, da oggi l’inglese più giovane in gol ai Mondiali dopo Owen. Non c’è altro, il sogno inglese continua, la favola svedese finisce.
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AL TOUR IL PRIMO SQUILLO È DEL COLOMBIANO GAVIRIA
Fernando Gaviria ha vinto allo sprint; Vincenzo Nibali ha dimostrato di avere una buona gamba; mentre sono arrivati attardati al traguardo Chris Froome, Richie Porte, Adam Yates (51″ dietro questi tre) e Nairo Quintana (oltre un minuto più tardi). Queste, in sintesi, le notizie salienti della prima frazione dell’edizione numero 105 del Tour de France, la Noirmoutier en l’Ile-Fontenay le Comte, di 201 chilometri.
Il colombiano del team Quick Step Floors si è imposto con una bella e lunga volata, sorprendendo il campione del mondo Peter Sagan (Bora Hansgrohe, slovacco, secondo) e lo sprinter tedesco Marcel Kittel (Katusha Alpecin, terzo). E’ quindi Gaviria la prima maglia gialla di questa Grande Boucle. “Una vittoria incredibile: sono molto contento. Il merito è della mia squadra, che ha preparato al meglio la volata”, ha detto, dopo il traguardo, Gaviria.
“Sono partito lungo e sono riuscito a tener duro, lasciandomi dietro Sagan e gli altri. E’ molto bello vincere qui e indossare la maglia gialla. Il mio team è una grande famiglia: è una vittoria di tutti e per tutti”, ha aggiunto il sorridente colombiano.
Sembra sereno, e sarà di certo felice per i ritardi di alcuni rivali per il successo finale, anche il siciliano Nibali (Bahrain-Merida), che ha “ben controllato”, occupando costantemente i primi posti del plotone, prima di chiudere in 11^ posizione.
Vicini all’italiano all’arrivo, sempre con lo stesso crono di Gaviria, anche altri protagonisti attesi, come l’olandese Tom Dumoulin (Sunweb), il francese Romain Bardet (AG2R La Mondiale), il britannico Geraint Thomas (Sky) e gli spagnoli Mikel Landa e Alejandro Valverde (entrambi della Movistar).
Un paio di cadute, scaturite rispettivamente a 11 e a 9 chilometri dal traguardo, invece, hanno causato alcuni importanti distacchi in chiave classifica generale. L’australiano Porte (Bmc) e i britannici Froome (Sky) e Adam Yates (Mitchelton Scott) hanno pagato un prezzo salato: 51″ di ritardo. Ancor più sfortunato Quintana (Movistar), vittima di una foratura e di alcuni problemi tecnici alla bici a tre chilometri dall’arrivo. Il colombiano ha lasciato già per strada un minuto e 15″. Infine, a ben due minuti e 24″ dalla maglia gialla il polacco Michal Kwiatkowski (Sky).
A Gaviria anche la casacca verde (classifica a punti) e quella bianca (ranking giovani); maglia a pois (per gli scalatori) al francese Kevin Ledanois (Fortuneo Samsic).
Domani è in programma sempre in Vandea, nei Paesi della Loira, la seconda frazione della corsa gialla, la Mouilleron Saint Germain-La Roche sur Yon, di 182.5 chilometri. Tracciato di nuovo prevalentemente pianeggiante; arrivo buono, sulla carta, per gli sprinter.
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SALUTA LONDRA ANCHE FOGNINI, NADAL RESTA 1 ATP
Intensa e ricca di spunti la sesta giornata di gare sui cambi in erba di Londra, dove sono andati in scena gli ultimi match della settimana e del terzo turno maschile e femminile di Wimbledon, terza prova dello Slam della stagione. Anche Fabio Fognini è andato al tappeto, lasciando dunque il tabellone uomini privo di rappresentanti azzurri; Rafa Nadal è approdato agilmente agli ottavi di finale, conquistando l’aritmetica certezza di mantenere anche al termine del Major britannico la vetta del ranking internazionale; mentre nel draw delle donne è continuato il “crollo delle stelle”, sfociato nel fragoroso ko di Simona Halep.
Procedendo con ordine il ligure Fognini (che era l’ultimo superstite fra i nove azzurri, record, impegnati nella competizione maschile) si è arreso di fronte al ceco Jiri Vesely, numero 93 del mondo. Il tennista italiano, numero 16 del ranking Atp e 19^ testa di serie del seeding, ha ceduto in quattro set, col punteggio di 7-6 (4) 3-6 6-3 6-2, mancando ancora una volta l’accesso agli ottavi di finale. A ruota hanno di fatto passeggiato tanto lo spagnolo Nadal quanto l’argentino Del Potro. Il numero uno del mondo, due del seeding, si è sbarazzato in tre set dell’australiano Alex De Minaur, 80 della classifica internazionale, con un inequivocabile 6-1 6-2 6-4; Juan Martin Del Potro, numero 4 Atp e quinto favorito del tabellone, ha battuto il francese Benoit Paire (47 del mondo) per 6-4 7-6 (4) 6-3.
Leggermente più stancante l’affermazione del canadese Milos Raonic, finalista a Wimbledon nel 2016, accreditato come 13^ testa di serie, che ha sconfitto l’austriaco Dennis Novak (171 Atp) col punteggio di 7-6 (5) 4-6 7-5 6-2. Ha pagato, invece, le fatiche degli ultimi giorni Alexander Zverev. Il tedesco, numero 3 del mondo e 4 del seeding, è crollato fisicamente contro il lettone Ernests Gulbis, sceso al gradino 138 del ranking Atp, che si è imposto per 7-6 (2) 4-6 5-7 6-3 6-0. Zverev è la quarta delle prime otto teste di serie del singoalre maschile, dopo Cilic, Dimitrov e Thiem, a salutare Londra.
Ben diversa la situazione nella competizione rosa. Oggi è caduta anche la numero uno del mondo e del tabellone. La rumena Halep, reduce dal successo sui campi del Roland Garros, è stata sconfitta a sorpresa dalla taiwanese Su-Wei Hsieh (48 Wta) con il punteggio di 3-6 6-4 7-5. La Halep ha sciupato un match-point, nel terzo set, sul 5-4 in suo favore, per poi “crollare” nel finale della sfida. Delle top ten del ranking internazionale sono rimaste in gara soltanto la tedesca Angelique Kerber (10 Wta) nella parte alta del draw e la ceca Karolina Pliskova (8 Wta) nella zona bassa. Proprio nella parte inferiore trovano spazio anche la statunitense Serena Williams, tornata protagonista dopo la maternità, e Camila Giorgi, unica azzurra in gara nel singolo donne, che sarà pure l’unica italiana (fra maschi e femmine) a calcare i prati di Wimbledon nella seconda settimana. Dopo il classico break domenicale (middle sunday), la giocatrice di Macerata, numero 52 del ranking mondiale, giocherà lunedì contro la mancina russa Ekaterina Makarova, 35 Wta. In palio l’accesso ai quarti di finale.
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CROAZIA BATTE RUSSIA AI RIGORI, È IN SEMIFINALE
Sfumano i sogni di gloria della Russia. Al Fisht Stadium di Sochi i padroni di casa hanno perso contro la Croazia ai calci di rigore (per 6-5). A decidere la sfida, valida per i quarti di finale dei Mondiali, gli errori dal dischetto di Smolov e Mario Fernandes.
I 90 minuti regolamentari erano terminati 1-1 con le reti, nell’ordine, di Cheryshev e Kramaric. Nei supplementari è 2-2: in gol prima Vida e poi Mario Fernandes. Mercoledì sera, alle 20 italiane, al Luzhniki Stadium di Mosca, i croati affronteranno l’Ighilterra. In palio il pass per la finalissima.
Dopo le identiche gare degli ottavi di finale, prima uno pari al 90′ e poi successo ai rigori sia per i russi contro la Spagna che per i croati contro la Danimarca, i due commissari tecnici hanno apportato alcune modifiche nelle rispettive formazioni iniziali. Nei beniamini locali Stanislav Cherchesov, orfano dell’infortunato Zhirkov, ha puntato in avvio su un modulo più offensivo rispetto all’ultima uscita, rimettendo dentro Cheryshev, schierato al fianco di Samedov e Golovin alle spalle dell’unica punta Dzyuba. Modulo speculare per i croati: fuori sia Brozovic che Badelj, con Modric arretrato nella zona nevralgica, accanto a Rakitic. Più avanti spazio al “fresco” Kramaric, posizionato sulla trequarti, assieme a Rebic e Perisic, a sostegno di Mandzukic.
Gara non bella ma molto intensa. Poco dopo la mezzora l’ha sbloccata Cheryshev, bravo nello scambiare con Dzyuba e soprattutto nel trafiggere Subasic con un sinistro potente e angolato da fuori area. La Croazia, proprio come contro la Danimarca, ha reagito subito e al 39′ e’ pervenuta al pareggio: Mandzukic e’ andato via sulla sinistra e ha servito un pallone d’oro in mezzo, sul quale Kramaric e’ stato lestissimo, insaccando di testa alle spalle di Akinfeev (stavolta in versione non eroica).
Nella ripresa Modric e compagni hanno attaccato con più convinzione dei russi e hanno sfiorato il sorpasso intorno al quarto d’ora: dopo un batti e ribatti in area, Perisic col piattone destro ha colpito in pieno il palo.
Nei supplementari la “stanchezza” sembrava prevalere ma ci sono state altre due reti. Al minuto 100 Vida di testa, su corner battuto da Modric, ha firmato il momentaneo 2-1 in favore dei croati. Al minuto 115 i russi hanno ritrovati il pari (2-2) con un colpo di testa vincente di Mario Fernandes. Nei rigori la fortuna aiuta in particolare Modric e i croati tornano nelle semifinali mondiali, proprio come nel ’98, ai tempi di Suker e Boban.
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COMMISSO NON MOLLA MILAN “SONO ANCORA IN GIOCO”
Rocco Commisso non molla. L’imprenditore italo-americano, intervistato da Sky Sport, continua a essere interessato al Milan anche se, mette in chiaro, la palla è ancora nelle mani di Yonghong Li. “Quello che è stato detto è basato sui fatti – spiega a proposito delle voci delle ultime settimane – Ho lavorato su questo affare per tanto tempo ed eravamo veramente vicini a firmare un contratto preliminare che avrebbe permesso di andare avanti per l’acquisizione del team. Fiducioso? Non posso dire questo, quello che posso dire è che non controllo il risultato, la negoziazione. Sto parlando con delle persone che potrebbero parlare con altre persone. Sono sempre in gioco fino a quando non… Chiunque ha capito che tra le persone fino adesso nominate sono l’unico italiano, l’unico immigrato, ho i soldi, ho la storia, ho giocato a calcio per tanto tempo e conosco questo sport. So che sono stato un fan della Juve anni fa, ma so anche che la Juventus sta facendo molto bene e non ha bisogno dei miei soldi. Sarebbe bello, dal mio punto di vista, ritornare a fare qualcosa come ho fatto qui alla Colombia University o come ho fatto con i Cosmos. Ritornare a fare qualcosa nel calcio, che è stato importante per me in tutti questi anni”. Se riuscisse a mettere le mani sul Milan, Commisso è convinto di poter aiutare tutto il calcio italiano “data la mia passione, l’amore per l’Italia dove sono nato, le mie competenze americane nel business. Come tutti sanno ho iniziato con niente, sono andato a scuola, ho costruito un’azienda enorme e mi piacerebbe ritornare a fare alcune cose che ho imparato in questi miei 68 anni di vita”. Tornando alla trattativa per il Milan, Commisso ammette che le cose si sono probabilmente complicate dopo il mancato pagamento di Yonghong Li: “non sappiamo quale strada sarà, se quella che porta a Li o a Elliott, non sappiamo come questa storia andrà a finire. Yonghong Li fuori dai giochi? Fino a quando qualcuno mi dice il contrario, oggi direi che lui è ancora il proprietario del Milan”. Commisso non esclude dunque di trovare un accordo col magnate cinese ma “prima di tutto dovremmo capire chi sta negoziando per lui. Non faccio promesse. Chi mi conosce sa che non faccio promesse che non posso mantenere”. Ma Commisso vuole fortemente la società rossonera e ha le idee chiare: “C’è tanto lavoro da fare anche se non sono uno che arriva e pensa di sapere di più delle persone che sono coinvolte con la squadra. Devo imparare, ma sono uno che impara in fretta. Quello che mi piace però è che lí c’è un ragazzo che si chiama Gattuso che mi ricorda me stesso quando giocavo 50 anni fa. Non ero bravo come lui, lui era un giocatore molto migliore di me, ha giocato per la Nazionale, ma io ero un duro. E anche lui è calabrese come me”.
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REA FA DOPPIETTA A MISANO, MELANDRI SALE SUL PODIO
Due su due. Jonathan Rea conquista la seconda vittoria del weekend al Misano World Circuit Marco Simoncelli dopo una gara combattuta. Se ieri sul tracciato di Rimini il successo è arrivato in maniera relativamente tranquilla, oggi il pilota del Kawasaki Racing Team WorldSBK ha dovuto lottare contro dei talenti incredibili, effettuando sorpassi sensazionali e battendo Michael van der Mark (Pata Yamaha Official WorldSBK Team) a tre giri dal termine. Nei primi minuti c’è stato molto spettacolo. Xavi Fores (Barni Racing Team) è stato fulmineo al via, portandosi in prima posizione. Ma un problema tecnico ha messo fine alla gara dello spagnolo due giri dopo. Nel frattempo Rea è balzato in quinta posizione, ma è stato insidiato da Chaz Davies (Aruba.it Racing – Ducati) al secondo giro. Van der Mark intanto era in testa e dominava con pista libera, mentre Rea combatteva con le due Ducati. Un primo confronto con Davies ha visto il pilota Kawasaki andare largo dopo una manovra azzardata alla curva 14. Poi, sia Rea sia Marco Melandri (Aruba.it Racing – Ducati) hanno trovato il sorpasso su Tom Sykes (Kawasaki Racing Team WorldSBK) e sono stati protagonisti di una battaglia al settimo e all’ottavo giro per la seconda posizione. Rea ha prevalso nuovamente e ha iniziato la caccia al leader, ormai con un secondo di vantaggio e dodici giri al termine a Misano. Il leader della classifica ha preso van der Mark a cinque tornate dalla fine e lo stesso ha fatto Melandri, che ha tenuto il passo della ZX-10RR. Il trio è arrivato insieme nelle ultime tornate a meno di mezzo secondo di distacco. Rea ha sferrato l’attacco al terzultimo giro con un grande sorpasso tra la prima e la seconda curva. Il campione in carica ha così conquistato la vittoria più sudata della stagione. Van der Mark si è arreso allo strapotere di Rea e ha difeso la posizione su Melandri, conquistando la seconda piazza e portando la Yamaha sul podio per la quarta volta consecutiva. Melandri non ha potuto replicare la vittoria dello scorso anno in Gara 2, ma è il ritorno fra i primi tre ha reso felice il pubblico di casa.
Davies ha tagliato il traguardo in quarta posizione, non essendo riuscito a tenere il passo dei primi. Un finale complicato dopo un avvio di gara promettente, che ora inizia la pausa estiva con 92 punti di distacco da Rea. Sykes è arrivato quinto. Dopo la gara da dimenticare di ieri, Alex Lowes (Pata Yamaha Official WorldSBK Team) si è riscattato recuperando dal dodicesimo al sesto posto. È stato protagonista di un duello con Lorenzo Savadori (Milwaukee Aprilia), settimo. L’italiano è riuscito a tenersi alle spalle Eugene Laverty (Milwaukee Aprilia), oggi ottavo. Loris Baz (GULF Althea BMW Racing Team) ha recuperato dalla caduta di ieri chiudendo in nona posizione, mentre Leon Camier (Red Bull Honda World Superbike Team) chiude la top 10. Michael Ruben Rinaldi (Aruba.it Racing – Junior Team) è il miglior pilota indipendente a Rimini, con l’undicesimo posto. Ora pausa di due mesi, prima della ripresa a Portimao.
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VARESE VINCE FESTIVAL GIOVANI, C’È KINDER+SPORT
È la Canottieri Varese a trionfare alla 29esima edizione del Festival dei Giovani, l’evento giovanile più importante in assoluto nel panorama remiero italiano, davanti al circolo Aniene e alla Canottieri Lario. La società della città giardino ha avuto la meglio su altri 125 sodalizi provenienti da tutta Italia nelle acque del bacino della Schiranna a Varese, teatro per tre giorni di 312 regate, con partenze ogni 3 minuti che hanno impegnato almeno per due volte 1567 atleti, in tutto
3388 in gara su 2292 equipaggi. Un’edizione record quella del 2018 che ha visto al via 139 barche in più rispetto all’edizione 2017 nelle categorie allievi e cadetti. A tutti questi numeri si aggiungono le squadre delle varie regioni d’Italia, che si sono sfidate nella giornata conclusiva a bordo di otto e quattro di coppia, nelle regate riservate alle rappresentative regionali. Al via Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia e Marche. Le competizioni hanno visto un netto dominio degli equipaggi lombardi che hanno incassato quasi la metà degli ori in palio, ben quattro. Alle loro spalle si sono piazzati i portacolori del Friuli Venezia Giulia, forti di due vittorie conquistate. Un oro a testa invece per Toscana, Lazio e Puglia. La giornata finale ha visto anche la presenza di Giuseppe Abbagnale, presidente della federazione canottaggio e Marco Di Costanzo, bronzo olimpico nel due senza con Giovanni Abbagnale a Rio 2016.
“Questa è una grande festa dedicata ai giovani – ha detto il presidente Abbagnale -. Questo è il futuro del canottaggio, è il bacino dove attingere i futuri Di Costanzo e Vicino. Naturalmente è un impegno svolto per la gran parte dalle società, ma è l’impegno che va a favorire tutto il movimento”. Una rassegna, quella della Festival dei Giovani 2018 in cui trovare le nuove che si sperano possano aspirare a una medaglia olimpica nelle prossime edizioni dei giochi, a partire da Tokyo 2020. “Il prossimo anno si respirerà già aria olimpica perchè i campionati mondiali varranno come qualificazione per i giochi olimpici. Naturalmente – ha aggiunto – noi come federazione lavoriamo costantemente per far sì che il nostro bacino si riempia di nuovi personaggi cercando di costruire altri atleti che possano rappresentare al meglio l’Italia ai giochi olimpici£. Anche Marco Di Costanzo, oggi nelle vesti di testimonial del progetto Kinder + Sport, è passato dal Festival dei Giovani. “Ho partecipato quattro volte e vinto – ha ricordato Di Costanzo -. Quando gareggiavo io il format era forse più competitivo di questa edizione, ma è giusto che sia così perché posso vederlo dalle facce dei ragazzi che si divertono tantissimo, alla fine è la cosa più importante perché lo sport a questa età deve essere solo divertimento”. Non solo canottaggio per gli atleti under 14 in gara che, tra una regata e l’altra, hanno potuto stemperare la tensione praticando altri sport nell’area Kinder + Sport, partner del Festival dei Giovani, nell’ambito del progetto “Joy of Moving”.
Un’iniziativa attraverso il quale Kinder+Sport diffonde e promuove la pratica sportiva come una sana abitudine quotidiana per i più giovani. L’area, progettata per far vivere ai ragazzi la gioia del movimento e per far riflettere i genitori sui benefici dell’attività fisica, ha visto i giovani districarsi tra partite di basket, ping pong e calcio balilla.
(ITALPRESS).










